Mossa Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Mossa. Here they are! All 64 of them:

ma gia volgena il mio disio e'l velle si come rota ch'igualmente e mossa, l'amor che move: i sole e l'altre stelle ...as a wheel turns smoothtly, free from jars, my will and my desire were turned by love, The love that moves the sun and the other stars.
Dante Alighieri (Paradiso (The Divine Comedy, #3))
Mi sento come un pezzo degli scacchi. Tipo il cavallo, che può muoversi solo a elle. Pure se lo sa che è una mossa di merda. Però è il turno suo, e le regole quelle sono.
Zerocalcare (Macerie prime)
A l'alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva il mio disio e'l velle sì come rota ch'igualmente è mossa, l'amor che move il sole e l'altre stelle.
Dante Alighieri
Lui non parlò, né si avvicinò. Mi concesse tempo. Tempo per accettare la realtà dei fatti. Tempo per ponderare bene la mia prossima mossa. Tempo per morire dentro.
Chiara Cilli (Distruggimi (Blood Bonds, #2))
What our closest friends do for us is to teach us true selflessness. We learn that while it might be safer for them if we keep them out, true friendship means letting them in. We cannot decide for them what they are willing to suffer with us and for us. While we certainly don't want to see our friends suffer, friendship isn't about protecting each other from pain so much as it is about helping each other to become what God has called us to be.
Mark Mossa (Already There: Letting God Find You)
Quando si sposta il cavallo alla terza mossa significa che si hanno intenzioni bellicose.
Jean-Michel Guenassia
A rock was sticking out of the water, jagged and pointed, covered with moss--a remnant of the Ice Age. It had withstood the rains, the snows, the frost, the heat. It was afraid of no one. It did not need redemption, it had already been redeemed.
Isaac Bashevis Singer
Già nella vetrina della libreria hai individuato la copertina col titolo che cercavi. Seguendo questa traccia visiva ti sei fatto largo nel negozio attraverso il fitto sbarramento di Libri Che Non Hai Letto che ti guardavao accigliati dai banchi e dagli scaffali cercando d'intimidirti. Ma tu sai che non devi lasciarti mettere in soggezione, che tra loro s'estendono per ettari ed ettari i Libri Che Puoi Fare A Meno Di Leggere, i Libri Fatti Per Altri Usi Che La Lettura, i Libri Già Letti Senza Nemmeno Bisogno D'Aprirli In Quanto Appartenenti Alla Categoria Del Già Letto Prima Ancora D'Essere Stato Scritto. E così superi la prima cinta dei baluardi e ti piomba addosso la fanteria dei Libri Che Se Tu Avessi Più Vite Da Vivere Certamente Anche Questi Li Leggeresti Volentieri Ma Purtroppo I Giorni Che Hai Da Vivere Sono Quelli Che Sono. Con rapida mossa li scavalchi e ti porti in mezzo alle falangi dei Libri Che Hai Intenzione Di Leggere Ma Prima Ne Dovresti Leggere Degli Altri, dei Libri Troppo Cari Che Potresti Aspettare A Comprarli Quando Saranno Rivenduti A Metà Prezzo, dei Libri Idem Come Sopra Quando Verranno Ristampati Nei Tascabili, dei Libri Che Potresti Domandare A Qualcuno Se Te Li Presta, dei Libri Che Tutti Hanno Letto Dunque E' Quasi Come Se Li Avessi Letti Anche Tu. Sventando questi attacchi, ti porti sotto le torri del fortilizio, dove fanno resistenza i Libri Che Da Tanto Tempo Hai In Programma Di Leggere, i Libri Che Da Anni Cercavi Senza Trovarli, i Libri Che Riguardano Qualcosa Di Cui Ti Occupi In Questo Momento, i Libri Che Vuoi Avere Per Tenerli A Portata Di Mano In Ogni Evenienza, i Libri Che Potresti Mettere Da Parte Per Leggerli Magari Quest'Estate, i Libri Che Ti Mancano Per Affiancarli Ad Altri Libri Nel Tuo Scaffale, i Libri Che Ti Ispirano Una Curiosità Improvvisa, Frenetica E Non Chiaramente Giustificabile. Ecco che ti è stato possibile ridurre il numero illimitato di forze in campo a un insieme certo molto grande ma comunque calcolabile in un numero finito, anche se questo relativo sollievo ti viene insidiato dalle imboscate dei Libri Letti Tanto Tempo Fa Che Sarebbe Ora Di Rileggerli e dei Libri Che Hai Sempre Fatto Finta D'Averli Letti Mentre Sarebbe Ora Ti Decidessi A Leggerli Davvero.
Italo Calvino (If on a Winter’s Night a Traveler)
C'è un fascino indescrivibile nel maneggiare anonimi blocchi di copertura grezza, nel grattugiarli a mano nei grandi paioli di ceramica - non uso mai il miscelatore elettrico - e dopo nel sciogliere, mescolare, provare ogni mossa accurata con il termometro per lo zucchero fino a quando si raggiunge la giusta gradazione di calore per ottenere la trasformazione.
Joanne Harris (Chocolat (Chocolat, #1))
Cerco di capire cosa rende Sean così diverso dagli altri, cosa lo fa sembrare così vibrante e immobile al tempo stesso, e alla fine penso che sia qualcosa che ha a che fare con l'esitazione. La maggior parte della gente esita fra un passo e l'altro o fa una pausa o in qualche modo interrompe le fasi di un processo, che sia fasciare una zampa o mangiare un panino o semplicemente vivere la vita. Ma nel caso di Sean, non c'è mai una mossa di cui non sia sicuro, anche se significa non muoversi affatto.
Maggie Stiefvater (The Scorpio Races)
Quindi fatti un favore e impara a prendere il toro per le corna, cara. Non preoccuparti troppo di fare la cosa giusta, quando sai già benissimo qual è la mossa più intelligente.
Taylor Jenkins Reid (The Seven Husbands of Evelyn Hugo)
felt my heart leap did I realize that my yearning was not for physical rest but for the emotional soulagement of being quietly in my own place and alone.
Malka Ann Older (The Imposition of Unnecessary Obstacles (The Investigations of Mossa and Pleiti, #2))
E poi c’è lei. Tu non la conosci, ma siete legate da un fatto di sangue. L’hai vista, una volta, sebbene tu non riesca a ricordare di averla neppure sentita parlare. Forse hai visto una sua fotografia. Forse hai guardato a quella fotografia così a lungo, e così forte, che il suo volto ti è ormai familiare. Non vorresti che lo fosse. Di lei non sai niente, solo che ha un nome suggestivo, che suona come Devota, e che una sua mossa imprevista sulla scacchiera potrà invalidare la tua strategia. Non puoi seguirla, puoi solo immaginarla, mentre si aggira per le strade avvolta in una nebbia che la rende invisibile agli occhi del mondo. Ma lei segue te, sempre, per quanto non se ne accorga. E, se potesse capirlo, non lo vorrebbe.
Sara Zelda Mazzini (I Dissidenti)
This is a man with so much power in the academic world. Why would he need to do something so appallingly underhanded?” Mossa responded simply with a Classical quotation: “‘Why are men?
Malka Ann Older (The Mimicking of Known Successes (The Investigations of Mossa and Pleiti, #1))
Una volta che lo scrittore diventa un volto separato e alienato (nel senso letterale), comincia una ridda cannibalica, quel volto appare ovunque, quasi sempre a sproposito. La foto testimonia la mia assenza, è un vessillo di distanza e solitudine. La foto mi blocca, congela la mia vita in un istante, nega il mio trasformarmi in qualcos'altro, il mio divenire. Divento un 'personaggio', un tappabuchi per impaginazioni frettolose, uno strumento che amplifica la banalità. Al contrario la mia voce, con la sua grana, con i suoi accenti, con la sua dizione imprecisa, le sue tonalità, ritmo e pausa, tentennamenti, è la testimonianza di una presenza anche quando non ci sono, mi porta vicino alle persone, e non nega il mio divenire perché è una presenza dinamica, mossa, tremolante anche quando sembra ferma.
Wu Ming 1
Nu för tiden [...] ser jag de där skyltarna där det står privat, tillträde förbjudet, detta område är kameraövervakat och inser att jag skulle vara ganska nöjd med att bara vara en bit mossa i solen och regnet och åren som går, nöjd med att vara inget mer än mossan som slår rot på ytan till de där skyltarna och sprida mitt gröna över orden.
Ali Smith (Winter (Seasonal, #2))
A quanto si dice, quando alla fine venne scostato il velo, mia madre sorrise. E fu così che mio padre capì che era idiota. Le spose non sorridono. Qando partorì me, un maschio, mio padre mi sfilò dalle sue braccia e mi passò a una levatrice. Mossa a compassione, la donna diede a mia madre un cuscino da stringere al mio posto. Lei lo abbracciò. Non parve notare alcuna differenza.
Madeline Miller (The Song of Achilles)
Possibile che gli uomini sentano minacciata la propria autorità quando cominciano a rendersi conto che la donna sta sviluppando delle capacità reali in un determinato campo? Temono forse qualsiasi mossa che possa portare a una certa indipendenza delle mogli? Ritengono forse l’indipendenza e la realizzazione della donna un oltraggio nei confronti dell’autorità che Dio ha affidato agli uomini?
Rajaa Alsanea
Hon tog till sig en liten del av det som fanns där, bäcken bakom vårt hus, skogarna med sina stenar och sin mossa och buskvegetation, och blodroten, blåklockorna och violerna som spirade i den våta jorden varje vår. Allt detta blev henne förtroget, men fälten med sina ändlösa rader som strålade samman vid horisonten under en oändlig himmel rymde ingen riktig mening för henne. Hur älskar man så mycket tomhet? (189)
Siri Hustvedt (The Sorrows of an American)
Az a szokása, de sorsa is, akár akarja, akár nem, hogy kijön ide, e földnyelvre, melyet lassan elnyel a tenger, és itt áll egyedül, mint egy magányos tengeri madár. Le tudott vetni magáról hirtelen minden feleslegest, összehúzódni és paránnyá válni, hogy csupasznak és cingárabbnak lássék, és érezze magát még testileg is, de szellemi erejéből ne veszítsen semmit, és a tenger mossa alattunk a földet, melyen állunk - ez a sorsa és adottsága.
Virginia Woolf (To the Lighthouse)
Così quando sei capace, fingi di essere incapace. Quando sei attivo, fingi di essere inattivo. Quando sei vicino, fingi di essere lontano. Quando sei lontano, fingi di essere vicino. Così, quando il nemico cerca il vantaggio, getta l’esca per ingannarlo. Quando è in confusione attaccalo. Quando il nemico è potente, stai in guardia. Quando è forte, evitalo. Quando è infuriato, provocalo. Attaccalo quando è impreparato. Fai la tua mossa quando meno se lo aspetta.
Sun Tzu (L'arte della guerra)
Chi sa ballare alla persiana?” domando. Tutte si voltano a guardare Sanaz. Lei si schermisce, fa di no con la tessta. Cominciamo ad insistere, a incoraggiarla, formiamo un cerchio intorno a lei. Quando inizia a ballare, piuttosto a disagio, battiamo le mani e ci mettiamo a canticchiare. Nassrin ci chiede di fare più piano. Sanaz riprende, quasi vergognandosi, a piccoli passi, muovendo il bacino con grazia sensuale. Continuiamo a ridere e a scherzare, e lei si fa più ardita; muove la testa a destra e sinistra, e ogni parte del suo corpo vibra; balla anche con le dita e le mani. Sul suo volto compare un'espressione particolare, spavalda, ammicante, che attrae, cattura, e al tempo stesso sfugge e si nasconde. Appena smette di ballare, tuttavia, il suo potere svanisce. Esistono varie forme di seduzione, ma quella che emana dalle danze tradizionali persiane è unica, una miscela di impudenza e sottigliezza di cui non mi pare esistano eguali nel mondo occidentale. Ho visto donne di ogni estrazione sociale assumere lo stesso sguardo di Sanaz, sornione, seducente e l'ho ritrovato anni dopo sul viso di Leyly, una mia amica molto sofisticata che aveva studiato in Francia, vedendola ballare al ritmo di una musica piena di parole come naz e eshveh e kereshmeh, che potremmo tradurre con “malizia”, “provocazione”, “civetteria”, senza però riuscire a rendere l'idea. QUesto tipo di seduzione è al tempo stesso elusiva, vigorosa e tangibile. Il corpo si contorce, ruota su se stesso, si annoda e si snoda. Le mani si aprono e si chiudono, i fianchi sembrano avvitarsi e poi sciogliersi. Ed è tutto calcolato: ogni passo ha il suo effetto, e così il successivo. È un ballo che seduce in un modo che Daisy Miller non si sognava neanche. È sfacciato, ma tutt'altro che arrendevole. Ed è tutto nei gesti di Sanaz. La veste nera e il velo - che ne incorniciano il volto scavato, gli occhi grandi e il corpo snello e fragile - conferiscono uno strano fascino ai suoi movimenti. Con ogni mossa, Sanaz sembra liberarsene: la vesta diventa sempre più leggera, e aggiunge mistero all'enigma della danza.
Azar Nafisi (Reading Lolita in Tehran: A Memoir in Books)
«Non so in che anno pensa di vivere, ma per il resto del mondo è il 2017» disse Cash. «Quello che sta facendo è illegale e se non cambia atteggiamento chiamerò la polizia e racconterò quello che sta succedendo.» «E puoi dir loro che li saluta Johnny della stazione di servizio» disse l’uomo. «Vedi, io e i poliziotti abbiamo vedute simili. Se non vuoi finire in prigione per una settimana, io chiuderei quella boccaccia che ti ritrovi. Non so chi diavolo ti credi di essere, ragazzino, ma nessuno viene nella nostra città e pretende di insegnarci come vivere.» Cash lanciò un’occhiata al giornale che l’uomo stava leggendo. Come un segno del destino, vide una foto di se stesso accanto al titolo principale, che recitava: Cash Carter, la mina vagante: attore sviene durante un concerto. «In realtà sa benissimo chi sono» disse l’attore indicando l’articolo. «Sono la mina vagante di cui stava leggendo poco fa. Avrebbero potuto stampare una foto migliore, ma almeno ne hanno scelta una recente.» Il vecchio alternò lo sguardo tra Cash e il giornale, come fosse qualche sorta di trucco di magia. «Dato che ora ci conosciamo un po’ meglio, apri bene le tue orecchie del cazzo, Johnny» disse Cash. «Puoi anche essere amico della polizia locale, ma io sono amico della polizia di tutto il mondo: si chiamano fangirl, e ce ne sono quasi trenta milioni che seguono ogni mia mossa. Adesso chiedi scusa al mio amico e gli dai la chiave del bagno, perché se non lo fai racconterò a tutte le fangirl il trattamento che abbiamo ricevuto oggi e le scatenerò contro il tuo negozio come uno sciame di locuste! Ti tormenteranno, ti umilieranno e inseguiranno il tuo culo rugoso e razzista fino in capo al mondo, fino al giorno in cui la tua miserabile esistenza deciderà di giungere al termine! Sono stato abbastanza chiaro?»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
Così, ecco quello che siamo autorizzati a pensare della Grande Muraglia: non era tanto una mossa militare, quanto mentale. Sembra la fortificazione di un confine, ma in realtà, è l'invenzione di un confine. E' un'astrazione concettuale, fissata con tale fermezza e irrevocabilità da diventare monumento fisico e immane. E' un'idea scritta con la pietra. L'idea era che l'impero fosse la civiltà, il resto fosse barbarie, e quindi non-esistenza. L'idea era che non c'erano gli uomini, ma cinesi da una parte e barbari dall'altra. [...] La muraglia Cinese non difendeva dai barbari: li inventava. Non proteggeva la civiltà: la definiva.
Alessandro Baricco (I barbari. Saggio sulla mutazione)
O luce etterna che sola in te sidi, sola t’intendi, e da te intelletta e intendente te ami e arridi! Quella circulazion che sì concetta pareva in te come lume reflesso, da li occhi miei alquanto circunspetta, dentro da sé, del suo colore stesso, mi parve pinta de la nostra effige: per che ‘l mio viso in lei tutto era messo. Qual è ‘l geomètra che tutto s’affige per misurar lo cerchio, e non ritrova, pensando, quel principio ond’elli indige, tal era io a quella vista nova: veder voleva come si convenne l’imago al cerchio e come vi s’indova; ma non eran da ciò le proprie penne: se non che la mia mente fu percossa da un fulgore in che sua voglia venne. A l’alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva il mio disio e ‘l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle.
Dante Alighieri
O luce etterna che sola in te sidi, sola t’intendi, e da te intelletta e intendente te ami e arridi! 126 Quella circulazion che sì concetta pareva in te come lume reflesso, da li occhi miei alquanto circunspetta, 129 dentro da sé, del suo colore stesso, mi parve pinta de la nostra effige: per che ‘l mio viso in lei tutto era messo. 132 Qual è ‘l geomètra che tutto s’affige per misurar lo cerchio, e non ritrova, pensando, quel principio ond’elli indige, 135 tal era io a quella vista nova: veder voleva come si convenne l’imago al cerchio e come vi s’indova; 138 ma non eran da ciò le proprie penne: se non che la mia mente fu percossa da un fulgore in che sua voglia venne. 141 A l’alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva il mio disio e ‘l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle.
Dante Alighieri
Attraverso l'esperienza" dice Roger Ascham "troviamo una via breve, dopo un lungo errare". Non di rado questo lungo errare ci rende incapaci di sostenere un ulteriore viaggio; e allora, di che utilità è la nostra esperienza? L'esperienza di Tess Durbeyfield portava a questo genere di inadattabilità: finalmente aveva appreso la lezione, ma chi ora, avrebbe accettato le sue azioni? Se prima di recarsi dai d'Urberville, si fosse sempre mossa sotto l'energia dei molti testi e pensieri gnomici che erano noti a lei e al mondo in generale, senza dubbio non si sarebbe mal lasciata ingannare. Ma Tess non era capace, nessuno è capace, di sentire l'intera verità di quei dorati assiomi in tempo per trarre vantaggio. Come molti altri, avrebbe potuto dire ironicamente a Dio, come Sant'Agostino: 'Tu mi hai consigliato una via migliore di quella che poi mi hai consentito di percorrere.
Thomas Hardy (Tess of the d'Urbervilles)
Ascolta bene, Wanda. So esattamente ciò che non vuoi essere. Ma noi siamo umani, ed egoisti, e non facciamo sempre la cosa giusta! Non ti lasceremo andare. Fattene una ragione «Viandante? Ti stiamo aspettando tutti, piccola. Apri gli occhi.»Questa voce, il respiro caldo che mi sfiorava l'orecchio, era ancora più familiare. Percepii una strana sensazione quando la sentii. Una sensazione mai provata prima. Mi mozzò il respiro e mi fece tremare le dita.Volevo vedere quel viso, quella voce.Un'ondata di colore invase la mia mente - un colore che mi chiamava da una vita lontana - un blu acceso, brillante. L'universo era blu e acceso. I miei occhi trovarono il blu che cercavo. Zaffiro, neve e mezzanotte.«Ian? Ian, dove sono?» Il suono della voce che mi uscì dalle labbra mi spaventò. Acuto e stridulo. Familiare, ma non mio. «Chi sono?»«Tu sei tu» rispose Ian. «E sei di nuovo a casa.» «Ti ho tenuta in mano, Viandante. Ed eri bellissima.» «No. È grossa abbastanza solo per te.»«Non voglio restare solo. Però...»Perché non me lo chiedeva? «Però cosa?»«Sei riuscita a pensarci un po' su? Non voglio metterti fretta. So che sei confusa... a proposito di Jared...»Impiegai un istante a capire cosa voleva dirmi, e reagii con un risolino soffocato. In genere, Melanie non si lasciava andare, Luna invece sì, e il suo corpo mi tradiva nei momenti meno opportuni.«Che c'è?» domandò Ian.«Ero io ad aspettare che ci pensassi su» bisbigliai. «Non volevo metterti fretta, perché so che sei confuso. A proposito di Melanie.»Un sobbalzo impercettibile, di sorpresa. «Pensavi...? Ma Melanie non sei tu, non mi sono mai sentito confuso.»Sorridevo nel buio. «E tu non sei Jared.»Rispose circospetto. «Resta pur sempre Jared. E tu lo ami.»Era ancora geloso? Non avrei dovuto lasciarmi lusingare da un'emozione negativa, ma dovevo ammettere che mi gratificava.«Jared è il passato, un'altra vita. Tu sei il mio presente.»Tacque per un momento. Quando riprese a parlare, la sua voce era gon-fia di emozione. «E il tuo futuro, se lo vuoi.»«Sì, te ne prego.»Mi baciò nella maniera meno platonica possibile, in mezzo alla calca, mentre ripensavo con eccitazione alla mossa smaliziata e spontanea con cui avevo aggiunto un anno alla mia età.Terminata la stagione delle piogge, Ian sarebbe diventato il mio compa-gno, nel vero senso della parola. Era una promessa, un impegno al quale non mi ero mai sottoposta, in tutte le mie vite. Ripensarci mi riempiva di gioia, di ansia, di timidezza e di impazienza... mi faceva sentire umana. «Il diciottesimo!» Avevo mentito, aggiungendo un anno.Con la coda dell'occhio, vidi Melanie e Ian sobbalzare di sorpresa. Il mio corpo non dimostrava affatto i suoi quasi diciassette anni.Fu quel piccolo imbroglio, quella rivendicazione preventiva del mio compagno, a farmi capire che sarei rimasta con loro. Con Ian e il resto del-la mia famiglia. Sentii un gonfiore strano chiudermi la gola. «Melanie sarà mia per sempre. E io sarò per sempre suo.»
Stephenie Meyer (The Host (The Host, #1))
RENDELET Mivel hogy én volnék Fjodor Kuzmics Kablukov, áldassék a nevem, a Legnagyobb Mirza, éljek sokáig, Főttitkár és Akadémikus és Hős és Tengernagy és Ács, és mivel állandóan az emberek jóllétén buzgólkodok, ezennel elrendelem. • Hát eszembe jutott még valami már majnem elfelejtettem annyira lefoglaltak az államügyek: • Március nyolcadika szintén Ünnep Nemzetközi Nőnap. • De ez azér nem munkaszüneti nap. • Szóval dolgozni menni kelletik, de lehet csak úgy ímmel-ámmal. • A Nőnap az pediglen olyasmi mint az Asszonyünnep. • Ezen a napon minden asszonyt tisztelni és becsülni kelletik mer ők a Feleség és Anya és Nagymama és Unokahúgocska vagy másvalamiféle Jányka azt mindet tisztelni kelletik. • Ezen az Ünnepen se ütni, se verni őket nem szabad meg semmi más efféle szokásos dolgot se nem, hanem hogy a Feleség és Anya és Nagymama és Unokahúgocska meg másvalamiféle Jányka jókor reggel fölkeljen azt pirogot süssön meg fánkot meg mindenféle eztazt meg mindent szépen elmosson a padlót felsöpörje kifényesíccse a padokat hozzon vizet a kútról azt abba mossa ki az alsóruhát meg a felsőruhát mindet meg akinek szőnyegei vannak aztat is jól porolja ki mer különben ismerlek benneteket azt akkora lesz a por a gunyhóba, hogy foghatod befele az orrod. Meg fát is hasogasson és fűtsön be a fürdőbe és jól mosakodjon meg. Gazdagon terítse meg az asztalt fánkokkal meg mindenféle ennivaló maradhatott még megévetlenül az Újévről azt azt is mindet rakja ki az asztalra. • Mikor megjöttök munkából, köszöntsétek a Feleséget és Anyát és Nagymamát és Unokahúgocskát meg másvalamiféle Jánykát mindet a Nőnap alkalmából. • Aztat mondjátok: „Kívánok neked Feleség és Anya és Nagymama és Unokahúgocska vagy másvalamiféle Jányka boldogságot az életben sikereket a munkában békés eget a fejed fölött.” • Minden nőt, legyen akár Szomszéd vagy bárki, ugyanezekkel a szavakkal udvariasan köszönteni kelletik. • Után aztán énekelj-mulass, egyél amit akarsz, érezd jól magad, de csak mértékkel.
Tolsztaja Tatjána (Kssz!)
Ebbe l'intuizione di aver involontariamente infilato la mano nel Gran Nido di Vespe della Vita. Come immagine non valeva granché. Come cammeo della realtà, gli pareva abbastanza valido. Aveva infilato la mano in un gronda fradicia in piena estate e la mano e anche l'interno braccio erano stati consunti da un sacro fuoco di giustizia, che aveva operato il concetto di comportamento civile. Ci si può forse aspettare che uno si comporti da essere umano ragionante quando ha la mano infilzata su una fila di aghi da rammendo roventi? Ci si può aspettare di vivere nell'amore delle persone più vicine e più care quando la bruna nube infuriata si sprigiona dal buco nel tessuto delle cose (il tessuto che si riteneva fosse tanto innocente) e ti si scaglia addosso come una freccia? Si può forse essere considerati responsabili delle proprie azioni mentre ci si aggira a folle corsa sul tetto in pendenza a oltre venti metri d'altezza, senza sapere dove si va, senza ricordarsi che i piedi, mossi dal panico, possono indurti a fare una mossa improvvisa e a precipitare oltre la grondaia per trovare la morte sul cemento venti metri più in basso?
Stephen King (The Shining (The Shining, #1))
Non volevo ricordare.” Disse a fatica. “Perché mi hai obbligato?” La regina lo stava studiando come avrebbe fatto uno scienziato. “Il mio compito è proteggere questo mondo, Pan. I sognatori, qualunque sia la loro motivazione, sono sempre benvenuti qui. Ma tu sembri solo interessato a distruggere l’isola in ogni tua fantasia.” “È così,” sibilò Peter. “Sono qui per combattere. Sono un ragazzo.” “Lo sei,” disse lei. “Ma quando intendi crescere?” Crescere. A Peter sembrò di sentire quelle parole echeggiare con la voce di suo padre e non riuscì più a tollerarlo. Una rabbia cieca cancellò la sua paura e allontanò la sua nuova consapevolezza come una fiamma ardente. Si lanciò contro la regina quando il mondo intorno a lui riapparve all’improvviso in tutti i suoi colori. Capì d’essere circondato dalla corte della regina che gli puntava contro pungiglioni, spine e denti avvelenati. “Stai attento, Pan.” La regina non s’era mossa. “Quasi tutto in questo mondo può piegarsi ai tuoi desideri, ma non io. Ti piacerebbe venire cacciato per sempre dall’isola?” “No.” rispose Peter con rabbia. “Allora calmati,” disse la regina. “Ti lascerò sognare, ma l’Isola Che-non-c’è deve sopravvivere. Pensaci bene.
Austin Chant (Peter Darling)
Il signore che incise il capro, quell’uomo mirabile e scostante, mi fa pensare quel che segue: che gli uomini di allora sapessero che a loro mancava la letteratura. Naturalmente, non sapevano che si chiamava letteratura, né, se lo avessero saputo, avrebbero mai immaginato in che cosa consisteva; ma essi erano privi di qualcosa, qualcosa di decisivo; e quando cercavano, vanamente, di prendere a calci una rara farfalla, la loro ira era mossa, ignara, dalla brama occulta di trovare una rima; ma le rime non c’erano; e se qualcuno, parlando, produceva una rima, lo guardavano come se avesse prodotto un rumore sconveniente. Ora, supponiamo che, nel loro complesso, quei signori sapessero che nella loro vita, e per molti secoli o millenni nelle vite dei loro figli qualcosa sarebbe mancato, qualcosa che avrebbe cambiato il mondo, senza neppure toccarlo. No, non era una magia, ma qualcosa di magico lo aveva. Allora, come adesso, la maggioranza di coloro che si occupano di letteratura doveva essere fatta di lettori. Come tutti coloro che, a qualsiasi titolo, hanno a che fare con la letteratura, i lettori, anche ‘quei’ lettori che non avevano niente da leggere, anzi ancor di più, non potevano essere uomini normali. Più esattamente, avevano del demente. Certo si aggiravano per le caverne, per le foreste, con gli occhi allucinati, e con una oscura brama che non sapevano decifrare. Ad esempio, si sdraiavano nei pressi di un fiumiciattolo – non potevano sdraiarsi nei pressi di un ruscello perché il ruscello è già letteratura – e cadevano in smanie, parlavano da soli, sfogliavano fiori, non già per amore del fiore, la cui inesistenza abbiamo già acclarata, ma per amore dello ‘sfogliare’; strappavano i fili d’erba, e li guardavano intensamente, ma potevano solo rendersi conto che quel che facevano era simile a quel che volevano fare, ma non più che simile, e neanche tanto. Qualche volta, durante quei loro lenti pasti di carne compatta e ustionata, un tale, mosso da oscuro impulso, avrà pur detto: «Vorrei proprio sapere chi è l’assassino».
Giorgio Manganelli (Discorso dell'ombra e dello stemma)
Som i det gamla ordspråket: 'På en rullande stad växer ingen mossa ...
Philip Reeve (Mortal Engines (Mortal Engines, #1))
«Voglio solo sapere che sapore hai.» Corey abbassò di nuovo gli occhi e strascicò un piede sul pavimento. «È sbagliato?» Lo guardò. «Non so se è sbagliato.» Angel era sbalordito. Era la cosa più imbarazzante, eppure allo stesso tempo più arrapante, che gli avessero mai chiesto. «Okay,» si sentì rispondere. Corey alzò la testa, un’espressione speranzosa in volto. «Davvero? Voglio dire, non ho rovinato tutto?» Il cuore di Angel si sciolse, quando colse il desiderio in quelle parole. «No, affatto.» Corey gli prese il volto tra le mani, guardandolo dritto in faccia, con un’espressione troppo concentrata. «Come faccio?» Corey lo fissò. «Voglio solo sentire...» Le loro labbra s’incontrarono. Una pressione delicata, niente di più, e poi si separarono. Il giovane sorrise. «Sei così morbido...» mormorò incantato, prima di protendersi di nuovo verso Angel. Questa volta, il bacio si trasformò in qualcosa di più. Corey premette la lingua sulla linea tra le labbra di Angel e il ragazzo lo accolse, pronto. Non era mai stato baciato da nessuno come lo stava baciando Corey, con tutta quell’attenzione, come se gli stesse chiedendo di dargli tutto. Poi, con una mossa impetuosa e trepidante, Corey spinse Angel contro il muro. Lo baciò ancora. Lo baciò con tutte le sue forze, fuoco, fiamme e determinazione. Il piercing si spinse dolorosamente nella carne di Angel finché il ragazzo non inclinò appena il capo, assaporandone il gusto metallico. Angel riusciva già a immaginarselo premuto contro il suo membro, e si eccitò. Cercò di resistere per circa un nanosecondo, poi aprì la bocca e prese tutto ciò che Corey aveva da dargli. Cazzo, i jeans attillati erano un’agonia attorno alla sua erezione. Anche Corey era eccitato e si spinse contro di lui, lasciandolo senza alcuna via di scampo. Angel era in trappola e, dannazione, era la cosa più arrapante che avesse mai sperimentato
R.J. Scott (Boy Banned)
La vista di quella creatura lo costrinse ad appoggiare la schiena mentre gli ingranaggi del suo cervello iniziavano a muoversi, cercando con difficoltà di adattarsi alle nuove parti aggiunte al meccanismo. Sembrava quasi che fossero trascorsi anni e non mesi dalla sua scomparsa, e andò su tutte le furie con sua madre perché aveva un maledetto cane e non tanto per il fatto che non lo avesse ancora notato. Comunque, era anche vero che lui non aveva fatto una sola mossa per scendere dall’auto e rincorrerla. Che cazzo di problema aveva? «Non sapevo che avessero un cane,» sussurrò. «Cos’è? Un Pomerania?» Taron si voltò verso di lei, ma la donna stava tornando in casa. Si strinse nelle spalle, lasciando Colin a tormentarsi le dita. Era un quartiere tranquillo e, a quell’ora della sera, era quasi un mortorio, ma per qualche ragione il silenzio in auto divenne più confortevole dell’atmosfera pacifica che lo aspettava fuori. «Credi che lo abbia preso dopo la mia scomparsa?» riprovò Colin. Taron sospirò. “Forse. Vali di più di un cane, Colin.” Colin deglutì e si aggrappò al tessuto dei pantaloni troppo grandi per lui. «Non lo so. A volte ho la sensazione che non mi abbiano mai voluto davvero, ed è per questo che mi hanno cresciuto i miei nonni finché non sono diventato abbastanza grande da soddisfare le loro aspettative.»
K.A. Merikan (Wrong Way Home)
La prima mossa è quasi sempre un trucco, è la seconda la più efficace... l'importante è colpire il bersaglio. 
Masashi Kishimoto
Mio lord, io... io non capisco... Joffrey ti ha dato Harrenhal, ti ha nominato protettore del Tridente... Perché..." "Perché avrei desiderato vederlo morto?" Ditocorto alzò le spalle. "Nessuna ragione in particolare. Inoltre, ora io mi trovo a mille miglia lontano dalla valle di Arryn. Bisogna sempre tenere i propri avversari in uno stato di confusione. Se non riescono a capire chi sei o che cosa vuoi, non saranno in grado di prevedere la tua prossima mossa. A volte, il modo migliore per disorientarli è compiere mosse che non hanno alcuno scopo, che addirittura sembrano andare contro di te. Ricordalo, Sansa, nel momento in cui deciderai di partecipare al gioco." "Quale gioco?" "L'unico gioco che esiste. Il gioco del trono.
George R.R. Martin (A Storm of Swords (A Song of Ice and Fire, #3))
Quindi fatti un favore e impara a prendere il toro per le corna, cara. Non preoccuparti troppo di fare la cosa giusta, quando sai già benissimo qual è la mossa più intelligente .
Taylor Jenkins Reid
E po', che dicivano l'antichi che bazzicavano con la sapienzia? Dicivano: "Monaci e parrini sentici la missa e stòccaci li rini." Che veniva a significare che i parrini servivano solo per sentirci dire la santa messa, doppo si poteva spezzarci la schina.
Andrea Camilleri (La mossa del cavallo)
As usual, the tactile tasks calmed me. I found myself humming under my breath—the second aria of Murderbot. Though it was cold, it was clear, and I looked up every so often to admire the moons reflected in the façade of the Silvered Library, one of the buildings surrounding the courtyard. (That was not its official name, of course. When Valdegeld was founded, the committee took a strong stance against the Classical tradition of so-called academic indulgences: naming buildings, departments, jobs, et cetera after individuals in exchange for funds. Therefore,
Malka Ann Older (The Imposition of Unnecessary Obstacles (The Investigations of Mossa and Pleiti, #2))
la fede c’entra con la realtà quando cambia l’io nella sua mossa dentro la realtà; e in questo senso la fede si chiama memoria.
Luigi Giussani (Affezione e dimora - Quasi Tischreden - Volume 5 (Italian Edition))
Miliardi e Mondiali La macchina da soldi che non conosce soste L’ultimo caso per la federazione la scelta di Russia e Qatar Giulia Zonca | 824 parole Trovare l’uomo chiave dell’operazione Fifapulita è praticamente impossibile. Troppi soldi, troppe mazzette vere o presunte e troppi giri d’affari concentrici che prima di chiamare denaro ne producono in abbondanza. La Fifa si basa su un sistema fatto di soldi, tanti dichiarati, incalcolabili quelli in nero, non tutti e non sempre sono spesi male, anzi, ma il circolo infinito di dollari che non conosce crisi crea un vortice in stile deposito di Zio Paperone dove avidità chiama altra avidità. E non c’è pace. Cambiare tutto La Fifa si ritrova nelle stesse condizioni in cui stava il Comitato olimpico prima degli scandali del 2002 e ora se vuole reggere dovrà fare la stessa mossa. La rivoluzione. Nuovi nomi e altre regole ma al momento il sistema Fifa si basa proprio sull’immutabilità, sul circolo chiuso, su un potere che resta sempre nelle stesse mani, garantisce a tutti grandi introiti e visto dall’interno funziona benissimo. Ogni uomo preso con le mani nella marmellata sa che verrà abbandonato, però sa anche che fino a lì vivrà alla grande. La perdita di credibilità non è mai sembrata un problema al governo di pallone. Ogni voce considerata frottola, ogni frode un male inevitabile ed arginabile. Il pantano perpetuo. L’inchiesta dell’Fbi parte dal 1991 e traccia una scia di bigliettoni che rimbalzano dai conti alle Cayman, girano sulle banche di Hong Kong e tornano in Svizzera. Fondi alleggeriti e pronti ad altro uso. Il mondo del pallone ha dichiarato 4,826 miliardi di dollari di incasso dall’ultimo quadriennio mondiale. Già: la parola magica che attira sponsor, apre porte, unge canali ed evidentemente fa dimenticare ogni decenza. Non è solo la manifestazione più vista al mondo a solleticare scambi illeciti, dentro il calderone della frode denunciato dall’accusa americana ci sono Confederations Cup, tornei minori, pacchetti di diritti tv e persino la Coppa America del 2016 che si gioca proprio negli Stati Uniti. Al Bureau non hanno indagato a caso. La doppia assegnazione Lo scandalo più evidente e cristallino resta l’assegnazione dei Mondiali 2018-2022, doppio pacco per essere sicuri di mescolare abbastanza le carte e sovrapporre gli illeciti. La confusione e la molteplicità degli interessi in ballo è sempre lo sfondo in cui si muove la Fifa. L’edizione 2018 è andata alla Russia e quella del 2022 al Qatar, voto segreto deciso da 22 persone: dovevano essere 24 ma due erano già tagliati fuori da un’inchiesta di corruzione. Tanto per capire. E qui siamo agli atti non alle speculazioni. Sempre fatti concreti escono dal rapporto Garcia, una memoria investigativa seguita alle proteste per quei Mondiali assegnati in modo così strano. I conti non tornavano a nessuno il che significa che hanno provato a farli tutti e che il famoso voto di scambio, di cui ci si preoccupava all’inizio del dicembre 2010, era davvero in atto. Doveva esserci un asse Inghilterra-Australia, uno Spagna-Portogallo-Qatar: tu muovi consensi per il 2018, io per il 2022 e siamo tutti contenti. Era già molto al limite però almeno non ancora fraudolento. Peccato che il giochino sia scoppiato perché sono intervenuti fattori esterni. Le bustarelle. L’indagine censurata L’indifferente Blatter ha tentato di mostrarsi magnanimo. Ha varato una commissione etica, ci ha messo dentro Michael Garcia, ex procuratore federale americano, e qui parte il labirinto. Garcia ha redatto un rapporto, mai reso noto ufficialmente, la Fifa ne ha prodotto una sintesi e ha concluso che non c’era stata manipolazione nel voto. Garcia ha rigettato la tesi e ha dato le dimissioni. Vi gira la testa? Chiaro, i nonsense si rincorrono e la trasparenza è impossibile perché la Fifa è uno statuto autonomo, risponde solo a se stessa. Non ha pubblicato gli esiti dell’indagine e la normale conseg
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Ippoterapia, zoo ucraini e soap opera Le interpellanze assurde in Europa I parlamentari italiani sfornano quesiti a raffica per non passare da “fannulloni” Ma ogni interrogazione costa 1500 euro tra registrazione e traduzioni Marco Zatterin | 692 parole Lara Comi ha avuto un martedì da grafomane. La contabilità dell’Europarlamento rivela che ieri mattina sono state recepite 82 interrogazioni scritte alla Commissione Ue dalla deputata forzista, il 15% di quelle catalogate a Strasburgo in 24 ore. Spaziano dalla Garanzia Giovani alle imprese cipriote, dalla lotta alla disoccupazione spagnola e alla crisi olandese. Una crisi di attivismo? «L’ho fatto apposta» dice lei. Vuol far saltare le classifiche «falsate» del lavoro degli onorevoli europei in cui si fanno punti per ogni domanda, qualunque essa sia. «Ci sono colleghi sempre assenti che sono in vetta», accusa. Difficile contraddirla. Avviene proprio così. Da anni. Il costo della democrazia L’interrogazione parlamentare è un dono democratico. Consente agli eletti di controllare il potere a dodici stelle e farsi voce degli elettori. Possono essere orali o scritte, le prime vengono risolte in emiciclo, le seconde tornano sul pc dopo un paio di mesi. Nell’Ue hanno un solo difetto. Costano. Perché ogni testo va registrato, tradotto, studiato dall’esecutivo Ue, spedito al Parlamento, ritradotto. Un conto della commissione Bilancio è che ogni «question» pesa circa 1500 euro. Implica che per le 82 domande della Comi sono partiti 120 mila euro. «Lo so, sono molti - ammette lei -, ma è una guerra per la meritocrazia». Come sempre è meglio non esagerare, pure nella consapevolezza che se l’interrogazione è buona, pagare per renderla disponibile a tutti è un dovere. Il guaio è quando i numeri diventano alti e i testi vani. Dal luglio del reinsediamento in Europa, la leghista Mara Bizzotto ha firmato 228 testi (340 mila euro), quasi uno al giorno, dopo i 1344 nella passata legislatura. Sono questioni importanti, l’immigrazione e l’economia, in mezzo a altre bizzarre e fuori dallo spettro Ue: il 17 aprile ha chiesto notizie sugli animali dello zoo di Kharkiv in pericolo; le hanno fatto sapere che «la Commissione non ha competenze in merito per quanto riguarda l’Ucraina». Scalare la vetta C’è un motivo valido e due meno per scrivere un’interrogazione. Il primo lo si è visto, si fa pressione e si scruta l’operato dell’Europa. Gli altri lasciano a desiderare. Uno è che la mossa diventa pezza da appoggio per il collegio, col rischio di sollevare casi che fuori dalla pista Ue. L’altro è quello del ranking. I siti «Votewatch» e «MepRanking» misurano l’attività dei deputati con vari criteri omogenei. Presentare un’interrogazione vale quando essere relatore. Il che, ovviamente, non funziona: si sembra e non si è. Nell’Europa, genere trascurato, i deputati tendono a scomparire dai radar e molti cercano di recuperare spingendo sulle interrogazioni, principio anche nobile. Salta all’occhio la gara, interessante, fra i due grillini Corrao e Castaldo, entrambi con 127 domande da luglio, concreti sebbene non privi di sbavature. Come quando si interroga la Commissione su se sia consapevole del fatto che «la soap opera Agrodolce cofinanziata da Rai e da Regione Siciliana attraverso i fondi Fas si è conclusa bruscamente nel marzo 2011». Ce n’è per tutti i gusti. Solo qualche esempio: Michela Giuffrida (Pd) che si occupa del «cedimento di un pilone dell’A19 Palermo-Catania»; il leghista Buonanno che denuncia gli auricolari sporchi e paventa un rischio Ebola (!); Raffaele Fitto che parla delle migrazioni come d’un deliberato tentativo islamista di destabilizzare l'Italia; e la stessa Comi che domanda a Bruxelles se non abbia piani per l’ippoterapia, ottenendo una replica asciutta: «I programmi non prevedono azioni in materia». A 1500 euro a colpo si fa presto a spender troppo, così c’è anche chi immagina di regolamentar
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«Ehilà, reginetta di bellezza, sei pronta?» la voce di Rhage lo raggiunse in bagno. «O hai in mente di depilarti le sopracciglia?» Qhuinn diede una rapida controllata alle basette con la mano. A posto. «Vaffanculo, Hollywood», strillò al di sopra del getto d'acqua. Chiuse il rubinetto e uscì dalla doccia, asciugandosi mentre tornava in camera da letto. Ritto accanto a un Tohr tutto sorridente, Rhage teneva le braccia dietro la schiena. «Bel modo di parlare al tuo cazzo di stilista.» Qhuinn li guardò torvo. «Se lì dietro avete un tessuto hawaiano vi uccido.» Rhage guardò Tohr, sogghignando. Quando l'altro fratello annuì, Hollywood tirò fuori quello che nascondeva dietro il corpo mastodontico. Qhuinn rimase impietrito. «Un momento… quello è uno…» «Smoking, credo che si chiami così», lo interruppe Rhage. «S–M–O–K–I–N–G.» «È della tua taglia», disse Tohr. «E Butch dice che lo stilista è il migliore su piazza.» «Ha lo stesso nome di un'automobile», bofonchiò Rhage. «Non ci si crede… uno tutto pieno di sé, con la puzza sotto il naso…» «Ehi, avete visto anche voi Honey Boo Boo?» chiese Lassiter, piombando nella stanza. «Woooow, bello smoking…» «Solo perché insisti ad accendere la tele su quell'orrore di reality nella sala del biliardo.» Hollywood si voltò proprio mentre V entrava dietro l'angelo. «Qhuinn non sapeva nemmeno cos'era, Vishous.» «Lo smoking?» V si accese una delle sue sigarette rollate a mano. «Per forza. È un vero maschio.» «Allora vuol dire che Butch è una ragazza», fece notare Rhage. «Perché l'ha comprato lui.» «Ehi, quanta gente, siamo già nel pieno della festa», esclamò Trez, sopraggiungendo insieme ad iAm. «Oh, bello smoking. Non è un Tom Ford?» «Non era un Dick Chrysler?», scherzò Rhage. «O un Harry GM… no, aspetta, questa suona come una battutaccia…» «Meglio che ti vesti, Raperonzolo.» V controllò l'orologio. «Non abbiamo molto tempo.» «Questo sì che è un signor smoking», sentenziò Phury, spalancando la porta insieme a Z. «Ne ho uno identico.» «Fritz ha già acceso le candele», annunciò Rehv alle spalle dei gemelli. «Ehi, bello smoking. Ne ho uno identico.» «Anch'io», ribadì Phury. «Il taglio è fantastico, vero?» «Le spalle, giusto? Tom Ford è il migliore…» Un pandemonio. Totale. Assoluto. Osservando la scena, con tutti quei vampiri che parlavano uno sopra l'altro, dandosi il cinque e scambiandosi pacche sul sedere, Qhuinn rimase per un attimo senza fiato. Poi abbassò gli occhi sull'anello che gli aveva regalato Blay. Avere una famiglia era… proprio, incredibilmente meraviglioso. «Grazie», disse piano. Tutti si bloccarono di colpo, voltandosi verso di lui e guardandolo, immobili, in perfetto silenzio. Fu Z a prendere la parola, con gli occhi gialli che brillavano. «Mettiti il vestito della festa. Ci vediamo giù di sotto, playboy.» Le pacche sulle spalle si sprecarono via via che tutti, uscendo, lo salutavano. Poi Qhuinn rimase da solo con il suo smoking. «Coraggio, diamoci una mossa», disse all'abito.
J.R. Ward (Lover at Last (Black Dagger Brotherhood, #11))
One of the principles gleaned from the end of the world, now enshrined at the Sunken Memorial in Yaste, was that humans will believe in completely unrealistic probabilities to their detriment.
Malka Ann Older (The Imposition of Unnecessary Obstacles (The Investigations of Mossa and Pleiti, #2))
because being of utility was more than I had expected, and yet one still does not want to be used. Of use, but not used.
Malka Ann Older (The Mimicking of Known Successes (The Investigations of Mossa and Pleiti, #1))
Mossa had never loved being ignored as much as when it allowed her to observe Pleiti abstracted.
Malka Ann Older (The Imposition of Unnecessary Obstacles (The Investigations of Mossa and Pleiti, #2))
Pensa prima di parlare. leggi prima di pensare. Questo ti darà qualcosa da pensare che non ha ancora pensato, una mossa saggia ad ogni età.
Fran Lebowitz
Raccogli le tue ossa, le poche certezze che hai, la tua residua fiducia nella vita e diamoci una mossa. Morire può essere un fatto spiacevole, ma se proprio dobbiamo farla questa cosa, lasciandoci le palle, allora facciamola come si deve.
Michael B. Morgan (Root Legacy: AI confini della coscienza - con Illustazioni (SciFi and Cyberpunk stories) (Italian Edition))
Dante conosceva davvero il segreto profondo della giustizia divina, i termini ultimi del patto tra Dio e Mosè, tra Cristo e gli uomini? Qualcosa che lo avrebbe indotto, a un certo punto della sua vita, a scrivere il poema degli stati dell’anima, di quell’aldilà che lui descrive, in cui ciascun essere umano è fissato in un atto definitivo, che ripete eternamente il gesto terreno che lo ha salvato o dannato per sempre? Come in quei personaggi che sembrano monumenti: Vanni Fucci che fa le fiche a Dio prima di trasformarsi in un rettile, esprimendo con quel gesto tutta la sua vita piena di risentimento; Farinata e il padre di Guido Cavalcanti con il loro ateismo, che li induce a ritenere che la vita sia tutto; il conte Ugolino, colto nel moto di stizza con cui azzanna il teschio dell’arcivescovo Ruggieri; Paolo e Francesca, che peccano e piangono, si amano e sanno che è una colpa di cui però non possono fare a meno... Statue scolpite nell’attimo decisivo, nella mossa che ne esemplifica la condizione e la pena. Sembra quasi che un gesto, uno solo, un istante della nostra vita si dilati fino all’eternità, e in questo suo divenire eterno riveli definitivamente chi siamo. Cosa vedono i poeti, che noi non vediamo?
Francesco Fioretti (Il libro segreto di Dante)
Di quell’esperienza gli sarebbe rimasto il finale ritrovato del gran libro, in cui Dante per un attimo vede tutta la verità nell’eterno presente e ne esce mutato: ma già volgeva il mio disio e ’l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle. Non faceva che pensare a quei tre versi, da allora, li ripeteva spesso a memoria mentre camminava per strada. Quante cose vi dice il poeta: che la felicità è un’armonica consonanza di istinto e ragione, desiderio animale e volontà razionale, quando vanno all’unisono come gli ingranaggi di un orologio meccanico; che ad azionare la macchina è la stessa energia cosmica che muove i pianeti; che tale energia ha nome Amore e li fa ruotare in sintonia col Tutto; che la felicità è un dolce lasciarsi andare a tale forza cosmica, un liberarsi dei desideri che crediamo erroneamente di desiderare, per non ostacolare il moto e anzi assecondarlo, lasciarsi muovere dalla potenza che muove le stelle. Cosa vedono i poeti, che noi non vediamo?
Francesco Fioretti (Il libro segreto di Dante)
هنوز در گلوی هر نوزاد بغضی قدیمی هست و اولین صدای انسان آواز گریه‌ایست که هرگز هیچ پرنده اندوهگینی شبیه آن را نخوانده است.
Jila Mossaed (غزالان چالاک خاطره)
«Non lo dirai a Pyro, giusto?» osservò ogni mossa del mercenario. Boar si immobilizzò, la mano sul manico dello sportello. «Ti perderei se lo facessi, non è vero?» chiese, provando una fitta al cuore per aver ricattato una persona dolce come Boar. Tuttavia, era l’unico modo per portare a termine l’incarico. Drake aveva ragione. Era più semplice chiedere scusa dopo che non il permesso prima «Dobbiamo farlo sul serio, piccolo. Tutto il resto può aspettare. Il tempo scorre e un’opportunità simile potrebbe non ripresentarsi. Non ti mentirò… ho paura. La tua presenza aiuterà, ma Drake ha bisogno di farlo. Ha sofferto tanto. Nessuno di noi può comprendere quello che ha passato, e io sono passato da una casa a un’altra vivendo in situazioni che dire di merda è poco. L’inferno di Drake deve finire.» Boar prese un respiro profondo, contemplando il loro bagagliaio. Aprì la bocca diverse volte, ma parlò solamente dopo un lungo minuto di silenzio. «Sono cresciuto in una casa in cui la famiglia era il valore più importante, ma quando le cose si sono messe male sono rimasto da solo. La nostra storia è importante per me. Non posso perdere nessuno di voi, quindi assicurati che non perda te, questa notte, Clover,» sussurrò. Forse fu la luce, ma lui avrebbe potuto giurare di aver visto un luccichio, come qualcosa di bagnato, negli occhi di Boar. Lo abbracciò con forza e gli diede un bacio sulla guancia. «Non accadrà»
K.A. Merikan (Their Obsession (Four Mercenaries #2))
Chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere dalle sensazioni che quel corpo maschile tra le sue braccia gli regalarono. Prese un respiro profondo quando il profumo di Denver lo inebriò. Cazzo, sì. Era quello che voleva, quello di cui aveva bisogno… proprio come Denver, a quanto sembrava. Denver si accoccolò ancora di più, strusciandogli il sedere contro l’uccello, che rispose con fervore. Era inutile fingere che non fosse attratto da Denver. Diamine, non era una semplice attrazione, perché il suo corpo era sempre vigile e rispondeva a ogni singola mossa del ragazzo tra le sue braccia. Solamente guardare quel corpo esile con quel culo sodo gli provocò un’erezione. Il suo orgasmo prematuro e imbarazzante quando avevano pomiciato aveva dimostrato quanto gli piacesse. Non poteva più lottare contro i suoi impulsi. Non voleva. Ne aveva bisogno, lo desiderava
Nora Phoenix (The Time of My Life)
Aspettò lì fermo impettito la palla da undici grammi che gli passò dall'alto in basso il cuore. Morì prima di sentire il fragore dello sparo, una martellata contro la lamiera del cielo. Cadde dalla cima del sasso e rotolò verso i camosci. Qui l'uomo vide una cosa che non era mai stata vista. Il branco non si disperse in fuga, lentamente fece la mossa opposta. Le femmine prima, poi i maschi, poi i nati in primavera salirono verso di lui, incontro al re abbattuto. Uno per uno chinarono il muso su di lui, senza un pensiero per l'uomo in agguato. Toccarono con le corna, una spinta leggera, il dorso fulvo e ispessito del padre di tutti loro. Le femmine appoggiarono due colpi, i piccoli sfregarono timidi i loro primi centimetri sul mantello invernale, già scuro, del loro patriarca. Niente era più importante per loro di quel saluto, l'onore al più magnifico camoscio mai esistito. L'uomo guardava, l'arma ancora in spalla, il corpo sui gomiti. Abbassò il fucile. La bestia lo aveva risparmiato, lui no. Niente aveva capito di quel presente che era già perduto. In quel punto finì anche per lui la caccia, non avrebbe sparato ad altre bestie.
Erri De Luca
Tu credi che io sia cambiato, mamma, e lo sono infatti... ma non nel modo che credi tu. Adesso porto una maschera e anche il mondo porta una maschera, e ci guardiamo e ridiamo l'uno dell'altro, ghignando come mascheroni da fontana, e aspettiamo. Aspettiamo per vedere chi di noi due farà la prima mossa falsa; aspettiamo per saltarci reciprocamente alla gola.
Caryl Chessman (Cell 2455, Death Row: A Condemned Man's Own Story)
Non sapeva bene cosa fosse la poesia, ma se si considerava poesia la quiete della bruma mattutina, la grazia dei petali che fremono nella brezza, il lampo che attraversa l'istante, l'impeto del vento che fa ululare la terra, la solitudine della luna galleggiante nell'oscurità e tutto quanto gli trasmettevano le registrazioni delle partite di Alechin, ebbe la certezza che la poesia fosse senza dubbio un tesoro prezioso: per lui ogni mossa di Alechin era un verso che invadeva l'anima.
Yōko Ogawa
Io lo odio, il sesso! Qualunque mossa tu faccia, qualunque decisione prenda, finisci per sbagliare. Lo fai, è un errore, non lo fai, è un errore. Lo fai ma non te lo ricordi, è un errore mortale
Arianna Di Luna (Amore, malintesi e... zombie!)
Ricordi quando ti ho detto” le disse con la voce più dolce che lei gli avesse mai sentito “che non sapevo se ci fosse un Dio oppure no, ma che in entrambi i casi eravamo completamente abbandonati a noi stessi? Ancora non conosco la risposta, ma sapevo che c’era una cosa chiamata fede, e che io non meritavo di averla. E poi sei arrivata tu, tu che hai cambiato tutto quello in cui credevo. Hai presente quel verso di Dante che ti avevo detto al parco? L’amor che move il sole e l’altre stelle?” Lei lo guardò incurvando appena gli angoli della bocca. “Continuo a non capire l’italiano.” “È l’ultimo verso del Paradiso. Ma già volegeva il mio disio e ‘l velle, / sì come rota ch’igualmente è mossa, / l’amor che move il sole e l’altre stelle. Dante, credo, stava cercando di spiegare la fede in termini di amore invincibile. Forse sarò blasfemo, ma è così che penso al mio amore per te. Sei entrata nella mia vita e all’improvviso ho avuto una verità a cui aggrapparmi: io amavo te, tu amavi me.” Anche se in apparenza Jace la stava guardando, il suo sguardo era distante, come fisso su un punto lontano. “poi iniziai ad avere quei sogni” proseguì. “E pensai che magari mi sbagliavo. Che non ti meritavo, non ero degno di una felicità così perfetta. Voglio dire, chi è che se la merita? E dopo stasera…” “Basta.” Lei gli stava ancora stringendo la camicia. Allentò la presa, distendendogli le mani sul petto. Sentiva il cuore di lui che le correva sotto le dita; le guance gli erano diventate rosse, e non solo per il freddo. “Jace. Mentre succedeva tutto quello che è successo stasera, io una cosa la sapevo: non eri tu quello che mi stava facendo del male. Non eri tu che mi stavi facendo quelle cose. Io credo, nella maniera più assoluta e incontrovertibile, che tu sia buono. E questo non cambierà mai.” Jace inspirò profondamente, tremando. “Non so nemmeno come cercare di meritarmi tutto questo.” “Non devi farlo. Io ho abbastanza fede in te per entrambi.” disse Clary.
Cassandra Clare (City of Fallen Angels (The Mortal Instruments, #4))
«Sei al sicuro, te lo prometto. Io ti salverò sempre,» gli assicuro, le mie braccia che si stringono intorno a lui. Il respiro di Madden si ferma e mi stringe di rimando, guardando verso di me con speranza e desiderio. «Fai sparire il dolore, Thane?» supplica, le sue dita che tirano i peli del mio petto mentre si avvicina. «Come, dolcezza? Dimmi come e ti darò qualunque cosa.» Voglio che lui capisca che so cosa sta chiedendo, ma non posso permettermi di fraintendere. L’ultima cosa di cui Madden ha bisogno è che io faccia una mossa non gradita, mentre è fisicamente ed emotivamente vulnerabile. La sua risposta arriva con le sue calde labbra sulle mie. Mi blocco per la sorpresa, mentre mi godo l’assalto di Madden ai miei sensi. Mi ci vuole una frazione di secondo perché il mio cervello e il mio corpo si adattino a quel momento. Apro le labbra e affondo il bacio, concedendomi di sentire tutte quelle cose che avevo messo da parte dopo la sparatoria
K.M. Neuhold (Rescue Me (Heathens Ink #1))
«Non hai indossato le mutande di Batman.» Matthew emise una risata tremula, era senza fiato e meraviglioso. «No. Le sto conservando per quando ti scoperò.» «Davvero? E quando lo farai?» «Più tardi. Prima voglio chiederti una cosa.» Matthew si spostò e gli appoggiò il mento sullo sterno. «Stamattina mi ha chiamato mio padre. Vorrebbe che trascorressi l’inverno con lui.» «In Australia?» «Sì.» Kai, il cui cuore batteva all’impazzata, vide Jude spegnere la telecamera e allontanarsi dal suo posto vicino allo specchio. Nella sua confusione postcoitale aveva quasi dimenticato che le telecamere seguivano ogni loro mossa… ogni loro parola. «Ma…» «Ma niente.» Matthew si tirò su e si avvicinò a Kai, gli prese il volto tra le mani e lo baciò una, due volte. «Vieni con me.» «Con te?» «Sì. Cazzo, Kai. Sii coraggioso. Vieni con me dall’altra parte del mondo.» Coraggioso. La parola gli echeggiò nella mente mentre fissava Matthew. Gli ultimi mesi erano stati folli, ma gli avevano insegnato che non aveva nulla da perdere nel fare delle cose che non avrebbe mai osato sognare di fare. Coraggioso. Sì, poteva farlo. Aveva appena rigirato sottosopra il ragazzo dei suoi sogni. Poteva fare tutto ciò che voleva, cazzo
Garrett Leigh (Bold (Blue Boy, #3))
D'altronde, se nemmeno dopo un terremoto ti dai una mossa e inizi a costruire fondamenta più solide, vuol dire che alla scossa successiva meriti di restare sotto i calcinacci.
Lorenzo Marone (La tristezza ha il sonno leggero)
I wanted to go home, where I felt safe. It occurred to me, as we continued our journey in silence, that when the first refugees from Earth had arrived on Giant—and, for that matter, on Io—they must have felt much the same.
Malka Ann Older (The Imposition of Unnecessary Obstacles (The Investigations of Mossa and Pleiti, #2))
Da cos'era mossa la storia, in fin dei conti? […] Il potere di pensare, e di scrivere ciò che si pensa… Era quello a creare la storia! A regolare tutto l'universo! Proprio come quella misteriosa carta nautica: la storia si scriveva nella mente delle persone. Era il pensiero, insomma, a disegnare la realtà.
Han Song (Oceano rosso - volume 2: Il passato del nostro passato / Il nostro futuro (Italian Edition))