“
…io sono un principe libero
e ho altrettanta autorità di fare guerra
al mondo intero quanto colui
che ha cento navi in mare.
”
”
Samuel Bellamy (Pirata alle Antille nel XVIII secolo)
“
Avevamo diciott’anni, e cominciavamo ad amare il mondo, l’esistenza: ci hanno costretti a spararle contro.
”
”
Erich Maria Remarque
“
Quassù, la sensazione che la natura ha una sua presenza psichica è fortissima. A volte, quando tutto imbacuccato contro il freddo mi fermo ad osservare, seduto su un grotto, il primo raggio di sole che accende le vette dei ghiacciai e lentamente solleva il velo di oscurità, facendo emergere catene e catene di altre montagne dal fondo lattiginoso delle valli, un’aria di immensa gioia pervade il mondo ed io stesso mi ci sento avvolto, assieme agli alberi, gli uccelli, le formiche: sempre la stessa vita in tante diverse, magnifiche forme.
”
”
Tiziano Terzani (Lettere contro la guerra)
“
Quando i bambini crescono e diventano adulti, capiscono subito che quello che gli avevano detto da bambini non è vero, eppure riciclano ai loro figli l'antica bugia. E cioè che tutti vogliono consegnare ai bambini un mondo migliore, è un passaparola che dura da secoli, e il risultato è questa Terra, questa vescichetta d'odio.
Perciò io, che sono una bambina in scadenza, penso:
a) che i grandi non hanno più nulla da insegnarci;
b) che sarebbe meglio se noi prendessimo le decisioni, e i temi scolastici contro la guerra li scrivessero loro;
c) che dovrebbero smettere di fare i film dove la giustizia trionfa e farla trionfare subito all'uscita del cinema.
Ebbene sì, sono polemica.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
Tenente colonnello Abbati: – Io mi difendo bevendo. Altrimenti, sarei già al manicomio. Contro le scelleratezze del mondo, un uomo onesto si difende bevendo. È da oltre un anno che io faccio la guerra, un po’ su tutti i fronti, e finora non ho visto in faccia un solo austriaco. Eppure ci uccidiamo a vicenda, tutti i giorni. Uccidersi senza conoscersi, senza neppure vedersi! È orribile! È per questo che ci ubriachiamo tutti, da una parte e dall’altra. Ha mai ucciso nessuno lei? Lei, personalmente, con le sue mani? […] Io, nessuno. Già, non ho visto nessuno. Eppure se tutti, di comune accordo, lealmente, cessassimo di bere, forse la guerra finirebbe. Ma, se bevono gli altri, bevo anch’io. Veda, io ho una lunga esperienza, non è l’artiglieria che ci tiene in piedi, noi di fanteria. Anzi, il contrario. La nostra artiglieria ci mette spesso a terra, tirandoci addosso. […] Abolisca l’artiglieria, d’ambo le parti, la guerra continua. Ma provi ad abolire il vino e i liquori. Provi un po’. Si provi. […] Nessuno di noi si muoverà più. L’anima del combattente di questa guerra è l’alcool. Il primo motore è l’alcool. Perciò i soldati, nella loro infinita sapienza, lo chiamano benzina.
”
”
Emilio Lussu (Un Anno sull'Altipiano)
“
Nel suo superno mondo dei libri, non c’era guerra, non c’erano malintesi: c’era solo l’eterno sapere e voler sempre più sapere in fatto di numeri e parole, di titoli e nomi.
”
”
Stefan Zweig (Mendel dei libri - Amok - Bruciante segreto)
“
Noi vogliamo glorificare la guerra — sola igiene del mondo — il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertarî, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
”
”
Filippo Tommaso Marinetti (I manifesti del futurismo)
“
L’amore se ne infischia del soldo, l’amore è più caldo del caldo. Che sia vinta la guerra o sia persa, è l’amore che il mondo attraversa. L’amore non fa rima né ha ragioni, l’amore rende pazzo chi lo ha. L’amore sopravvive alle stagioni […]. L’amore vince i giochi, ogni contesa, che scoppi sulla terra o dentro al mare. Nessuna risorsa è meglio spesa, di quelle bruciate per amare.
”
”
Ali Smith (La storia di Antigone raccontata da Ali Smith)
“
Se ora penso agli anni di allora, mi colpisce quanto poco ci fosse in realtà da vedere, quante poche immagini illustrassero la vita e la morte nei Lager. Conoscevamo di Auschwitz il portale con la sua scritta, i pancacci di legno a più piani, i mucchi di capelli, occhiali e valigie; di Birkenau l'entrata con la torre, i corpi laterali e il passaggio per i treni; e da Bergen-Belsen ci venivano le montagne di cadaveri trovate e fotografate dagli alleati al momento della liberazione. Conoscevamo alcune testimonianze di detenuti, ma molti libri apparvero subito dopo la guerra e vennero ristampati solo negli anni Ottanta, visto che nel frattempo non rientrarono nei programmi delle case editrici. Ora ci sono così tanti libri e film che il mondo dei Lager è ormai parte dell'immaginario collettivo che completa il mondo reale. La fantasia lo conosce ormai bene, e a partire dalla serie televisiva Olocausto e da film come La scelta di Sophie e soprattutto Schindler's list si muove anche in quel mondo. E non ne prende solo atto, ma integra e abbellisce. Allora la fantasia stentava a muoversi; riteneva che allo sgomento di cui era debitrice al mondo dei Lager non si confacessero le movenze della fantasia. Quelle poche immagini che doveva alle foto degli alleati e alle testimonianze dei detenuti, le ha poi guardate riguardate, fino a farne dei cliché.
”
”
Bernhard Schlink (The Reader)
“
[...] quelli che erano nati negli anni venti, e che avevano vent’anni negli anni quaranta, avevan dovuto combattere perché c’era la guerra e servivano dei soldati. Quelli che eran nati negli anni trenta, e avevan vent’anni negli anni cinquanta, avevan dovuto lavorare perché c’era stata la guerra e c’era un paese da ricostruire. Quelli che eran nati negli anni quaranta, e che avevan vent’anni negli anni sessanta, avevan dovuto lavorare anche loro perché c’era il boom economico e una grande richiesta di forza lavoro. Quelli che eran nati negli cinquanta, e che avevan vent’anni negli anni settanta, avevan dovuto contestare perché il mondo cosí com’era stato fino ad allora non era piú adatto alla modernità o non so bene a cosa. Poi eravamo arrivati noi, nati negli anni sessanta e che avevamo vent’anni negli anni ottanta e l’unica cosa che dovevamo fare, era stare tranquilli e non rompere troppo i maroni.
Mi sembrava che noi, avevo detto, fossimo stata la prima generazione che, se ci davano un lavoro, non era perché c’era bisogno, ci facevano un favore.
Cioè era come se il mondo, che per i nostri genitori era stata una cosa da fare, da costruire, per noi fosse già fatto, preconfezionato, e l’unica cosa che potevamo fare era mettere delle crocette, come nei test.
E allora aveva anche senso, che proprio in quel periodo lí, negli anni ottanta, fossero comparsi in Italia i giochi elettronici, perché uno di vent’anni che passava sei o otto ore al giorno a giocare ai giochi elettronici, che negli anni cinquanta sarebbe stato un disadattato (Sei un delinquente, gli avrebbero detto i suoi genitori), a partire dagli anni ottanta andava benissimo, perché rispondeva al compito precipuo della sua generazione, di stare tranquillo e non rompere troppo i maroni.
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Paolo Nori (I malcontenti)
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Quando un uomo mangia tre pasti al giorno, diventa pericoloso. Per se stesso e per gli altri. Mangiare troppo rende nervosi. Pasti continui e digestioni faticose creano le guerre. Difficilmente i morti di fame combattono tra loro.
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Mauro Corona (La fine del mondo storto)
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Hai ragione: non siamo più giovani, non ci interessa più dare l'assalto al mondo. Siamo dei profughi, fuggiamo da noi stessi. Avevamo diciott'anni, e cominciavamo ad amare il mondo e l'esistenza: ci hanno costretti a spararle contro. La prima granata ci ha colpiti al cuore. Siamo esclusi ormai dall'attività, dal lavoro, dal progresso, non ci crediamo più. Crediamo alla guerra.
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Erich Maria Remarque (All Quiet on the Western Front [Classics Illustrated])
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«Vedrai» continua Samuel in preda al delirio, « un giorno avrai uno,due figli, o anche di più, non ho tempo per contarli adesso. Ma dovrai chiedergli un favore da parte mia, dovrai dirgli che si tratta di una cosa molto importante. Una promessa che loro padre ha fatto tanto tempo fa, in un passato che non esiste più. Perché un giorno questo passato di guerra non esisterà più. vedrai Jeannot.
Dirai ai tuoi figli di raccontare la nostra storia, nel loro mondo libero. Gli parlerai della nostra lotta. Gli insegnerai che su questa terra niente conta più di quella puttana della libertà, sempre pronta a vendersi al miglior offerente. Perchè quella cagna ama l’amore degli uomini e fuggirà sempre da quelli che vogliono incatenarla, e regalerà la vittoria a chi la rispetta senza pretendere di farla sua.»
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Marc Levy (I figli della libertà)
“
Come poteva un uomo apparire fiero e indifeso al tempo stesso? Eve gli si era seduta accanto, gli aveva preso le mani e… non ricordava con precisione quali parole avesse usato con l’intenzione di farlo stare meglio, ma non avrebbe mai scordato la sua reazione: Eric l’aveva guardata come se lei fosse un’oasi di tranquillità in una terra devastata dal caos. L’angelo della pace in un mondo di guerra e morte.
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Rosa Campanile (Dare to love (Die Love Rise #1.5))
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La schiavitù era la radice di tutte le lotte. Infatti si diceva che le fabbriche rendessero schiave le mani dei bambini, e che la gravidanza rendesse schiavo il corpo delle donne, e che il rum rendesse schiava l'anima degli uomini. In quel momento capii, da quel turbinio di idee, che quella guerra segreta veniva condotta contro qualcosa di più dei Padroni della Virginia, che noi intendevamo non solo migliorare il mondo, ma rifarlo da capo.
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Ta-Nehisi Coates (The Water Dancer)
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Nel VII secolo l’Islam era dilagato in tre continenti in un’ondata senza precedenti di esaltazione religiosa ed espansione imperiale. Dopo aver unificato il mondo arabo, impadronendosi di resti dell’Impero romano, e inglobato l’Impero persiano, l’Islam si era trovato a governare il Medio Oriente, il Nord Africa, vaste zone dell’Asia e parti dell’Europa. Nella sua concezione di ordine universale era destinato a espandersi sulla «casa della guerra», come erano chiamate tutte le regioni popolate da infedeli, finché il mondo intero fosse divenuto un sistema unitario condotto all’armonia dal messaggio del profeta Maometto. Mentre l’Europa costruiva il proprio ordine multistatale, l’Impero ottomano a predominio turco rinnovava questa aspirazione a un unico governo legittimo ed estendeva la sua supremazia sul centro del mondo arabo, sul Mediterraneo, sui Balcani e sull’Europa orientale.
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Henry Kissinger (Ordine mondiale (Italian Edition))
“
Abeti, betulle, paesi, città, betulle, paesi, corsi d'acqua gelati, ragazzi sui pattini, una slitta nella pianura, una casupola, abeti. Allegria portava la vista di una grossa lepre che sbucava spaurita dalle siepi para-neve che fiancheggiavano la ferrovia; stupore e poesia i piccoli branchi di caprioli che dall'orlo dei boschi guardavano passare il nostro treno coperto di ghiaccioli e pareva impossibile che nel mondo ci fosse la guerra e noi armati.
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”
Mario Rigoni Stern (Il bosco degli urogalli)
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Diventare kamikaze significava divenire noi stessi una divinità. Pur essendo uomini pregavamo noi stessi, e in noi stessi riponevamo la nostra fede. Questa realizzazione era la nostra morte.
Ma affinché anche noi potessimo essere mistici, e l'incarnazione del Dio, era necessario che l'Imperatore rifulgesse sul gradino più alto della divinità. Era quella la sorgente della nostra immortalità, la fonte che avrebbe reso gloriosa la nostra morte, l'unico filo che ci legava al mondo.
”
”
Yukio Mishima
“
C'è abbastanza perfidia, odio, violenza, assurdità nell'essere umano medio
per rifornire qualsiasi esercito in qualsiasi giorno
E i migliori assassini sono quelli che predicano la vita
E i migliori a odiare sono quelli che predicano l'amore
E i migliori in guerra - in definitiva - sono quelli che predicano la pace
Quelli che predicano Dio hanno bisogno di Dio
Quelli che predicano la pace non hanno pace
Quelli che predicano amore non hanno amore
Attenti ai predicatori
Attenti ai sapienti
Attenti a quelli che leggono sempre libri
Attenti a quelli che o detestano la povertà o ne sono orgogliosi
Attenti a quelli che sono sempre pronti ad elogiare poiché hanno loro bisogno di elogi in cambio
Attenti a quelli pronti a censurare: hanno paura di quello che non sanno
Attenti a quelli che cercano continuamente la folla: da soli non sono nessuno
Attenti agli uomini comuni alle donne comuni
Attenti al loro amore
Il loro è un amore comune che mira alla mediocrità
Ma c'è il genio nel loro odio
C'è abbastanza genio nel loro odio per ucciderti
Per uccidere chiunque
Non volendo la solitudine
Non concependo la solitudine
Cercheranno di distruggere tutto ciò che si differenzia da loro stessi
Non essendo capaci di creare arte non capiranno l'arte
Come creatori, considereranno il loro fallimento solo come un fallimento del mondo intero
Non essendo in grado di amare pienamente considereranno il tuo amore incompleto
E poi odieranno te
E il loro odio sarà perfetto
Come un diamante splendente
Come un coltello
Come una montagna
Come una tigre
Come cicuta
La loro arte
più raffinata
”
”
Charles Bukowski
“
L'essere umano è davvero una creatura straordinaria. Ha scoperto il fuoco, edificato città, scritto magnifiche poesie, dato interpretazioni del mondo, inventato mitologie etc... Ma allo stesso tempo non ha smesso di fare la guerra ai suoi simili, non ha smesso di ingannarsi, di distruggere l'ambiente circostante. La somma algebrica fra vigore intellettuale e coglioneria dà un risultato quasi nullo. Dunque, decidendo di parlare di imbecillità, rendiamo in un certo senso omaggio a questa creatura che è per metà geniale, per metà imbecille
”
”
Umberto Eco (Non sperate di liberarvi dei libri)
“
Mentre essi continuavano a scrivere e a parlare, noi vedevamo gli ospedali e i moribondi; mentre essi esaltavano la grandezza del servire lo Stato, noi sapevamo che il terrore della morte è più forte. Non per ciò diventammo ribelli, disertori, vigliacchi - espressioni tutte ch’essi maneggiavano con tanta facilità; - noi amavamo la patria quanto loro, e ad ogni attacco avanzavamo con coraggio; ma ormai sapevamo distinguere, avevamo ad un tratto imparato a guardare le cose in faccia. E vedevamo che del loro mondo non sopravviveva più nulla. Improvvisamente, spaventevolmente, ci sentimmo soli, e da soli dovevamo sbrigarcela.
”
”
Erich Maria Remarque
“
Ci deve esser gente a cui la guerra giova".
[...]
"Be', io non sono del numero" [...]
"Né tu, né altri qui"
"E allora chi?" insiste Tjaden. "Neanche all'Imperatore la guerra giova: lui ha già tutto quello che gli occorre."
"Non dire questo" interrompe Kat; "finora una guerra non l'aveva avuta. E si sa che ogni imperatore di una certa grandezza deve avere almeno una guerra, altrimenti non diventa famoso. Guarda un po' nei tuoi libri di scuola, se non è così." [...] "Credo piuttosto che si tratti di una specie di febbre" dice Alberto. "in fondo non la vuole nessuno, e poi, a un dato momento, ecco che la guerra scoppia. Noi non l'abbiamo voluta, gli altri sostengono la stessa cosa; e intanto una metà del mondo la fa, e come!".
”
”
Erich Maria Remarque (All Quiet on the Western Front)
“
Non più dunque agli uomini mi rivolgo, ma a te Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi e di tutti i tempi. Se è permesso a deboli creature perdute nell’immensità e impercettibili al resto dell’universo osar domandare qualcosa a te, a te che hai dato tutto, a te i cui decreti sono immutabili quanto eterni, degnati di guardar con misericordia gli errori legati alla nostra natura. Che questi errori non generino le nostre sventure. Tu non ci hai dato un cuore perché noi ci odiassimo, né delle mani perché ci scannassimo. Fa che ci aiutiamo l’un l’altro a sopportare il fardello d’una esistenza penosa e passeggera. Che le piccole diversità tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue insufficienti, tra tutti i nostri usi ridicoli, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre condizioni ai nostri occhi così diverse l’una dall’altra, e così uguali davanti a te; che tutte le piccole sfumature che distinguono questi atomi chiamati uomini non siano segnali di odio e di persecuzione; che coloro i quali accendono ceri in pieno mezzogiorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro i quali coprono la veste loro di una tela bianca per dire che bisogna amarti non detestino coloro che dicono la stessa cosa portando un mantello di lana nera;che sia uguale adorarti in un gergo proveniente da una lingua morta, o in un gergo più nuovo; che coloro il cui abito è tinto di rosso o di violetto, che dominano su una piccola parte di un piccolo mucchio di fango di questo mondo e che posseggono alcuni frammenti arrotondati di un certo metallo, godano senza orgoglio di ciò che essi chiamano grandezza e ricchezza, e che gli altri guardino a costoro senza invidia;perché tu sai che nulla vi è in queste cose vane, né che sia da invidiare né che possa inorgoglire. Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! Che essi abbiano in orrore la tirannide esercitata sugli animi, così come esecrano il brigantaggio che strappa con la forza il frutto del lavoro e dell’industria pacifica! Se i flagelli della guerra sono inevitabili, non odiamoci però, non laceriamoci a vicenda quando regna la pace e impieghiamo l’istante della nostra esistenza per benedire ugualmente, in mille lingue diverse, dal Siam sino alla California, la tua bontà che questo istante ci ha dato
”
”
Voltaire (Trattato sulla tolleranza)
“
Non si può comprendere come sopra corpi così orribilmente lacerati siano ancora volti umani, sui quali la vita continua nel suo ritmo giornaliero. [...]
Io sono giovane, ho vent'anni: ma della vita non conosco altro che la disperazione, la morte, il terrore, e la insensata superficialità congiunta con un abisso di sofferenze. Io vedo dei popoli spinti l'uno contro l'altro, e che senza una parola, inconsciamente, stupidamente, in una incolpevole obbedienza si uccidono a vicenda. Io vedo i più acuti intelletti del mondo inventare armi e parole perché tutto questo si perfezioni e duri più a lungo. [...] Che aspettano essi [i nostri padri] da noi, quando verrà il tempo in cui non vi sarà guerra? Per anni e anni la nostra occupazione è stata di uccidere, è stata la nostra prima professione nella vita. Il nostro sapere della vita si limita alla morte. Che accadrà, dopo? Che sarà di noi?
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”
Erich Maria Remarque
“
[I libri] Ora questi, ora quelli io interrogo, ed essi mi rispondono, e per me cantano e parlano; e chi mi svela i segreti della natura, chi mi dà ottimi consigli per la vita e per la morte, chi narra le sue e le altrui chiare imprese, richiamandomi alla mente le antiche età. E v'è chi con festose parole allontana da me la tristezza e scherzando riconduce il riso sulle mie labbra; altri m'insegnano a sopportar tutto, a non desiderar nulla, a conoscer me stesso, maestri di pace, di guerra, d'agricoltura, d'eloquenza, di navigazione; essi mi sollevano quando sono abbattuto dalla sventura, mi frenano quando insuperbisco nella felicità, e mi ricordano che tutto ha un fine, che i giorni corron veloci e che la vita fugge. E di tanti doni, piccolo è il premio che mi chiedono: di aver libero accesso alla mia casa e di viver con me, dacché la nemica fortuna ha lasciato loro nel mondo rari rifugi e pochi e pavidi amici
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”
Francesco Petrarca
“
In questa era di decadenza del sistema democratico e - in termini diversi, di tutti i potentati, delle civiltà e delle culture oppressive dominanti - l'ondata ha ridato linfa e slancio a un emergere umano irrefrenabile, ma fino ad allora compresso oltre che puntualmente represso dai dominatori; ha riaperto scenari mondiali che dal 2001 erano rimasti prevalentemente attanagliati dalla morsa di guerra e terrorismo. A scapito di tali poteri e costringendoli a un'affannosa e sanguinaria rincorsa per reprimere, contenere e normalizzare, le società e i popoli del mondo arabo hanno preso l'iniziativa in una delle aree in cui a giudizio di molti questa era meno attesa.
Gli esiti odierni, la sconfitta sanguinosa di questi processi e delle loro esperienze migliori in Egitto e in Siria, non devono ingannare, non devono spingere a guardare ad essi e all'insieme partendo dalla fine. Si tratta più che mai di partire dall'inizio, cioè dalle persone, dalle protagoniste e dai protagonisti, da ciò cui anelavano e che cercavano e da come hanno operato a tal fine. Allora si squadernano orizzonti ricchi di novità e di lezioni per tutti, certamente per chi vive e si impegna per l'autoemancipazione come noi e fa riferimento alla Comune umanista socialista. E si capisce meglio che la stessa ferocia controrivoluzionaria, che ha contraddistinto e unito come non si era mai visto in passato gli oppressori di tutto il mondo, a modo suo rappresenta un'espressione distorta e sanguinaria del valore potenziale di processi di emersione umana per loro particolarmente minacciosi e intollerabili.
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Mamadou Ly (Dall'Egitto alla Siria. Il principio di una Rivoluzione Umana e i suoi antefatti)
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Sembra che nel libro “La mia religione”, Tolstoj insinui che si sarà accanto ad una violenta rivoluzione una rivoluzione intima e segreta nell'intimo delle persone, da cui verrà fuori una nuova religione o piuttosto qualcosa di completamente nuovo che non avrà un nome definito e pure avrà lo stesso effetto, di consolare e di rendere la vita possibile, il che spettava in altri tempi alla religione cristiana. [...] Come ci si arriverà? Sarebbe straordinario poterlo già predire; ma è certo preferibile avere simili intuizioni che vedere nell'avvenire nient'altro che catastrofi; anche se queste, tuttavia, potranno abbattersi come terribili fulmini sul mondo moderno e sulla civiltà, traverso una rivoluzione, una guerra o la bancarotta degli stati in disfacimento. Se studiamo l'arte giapponese, ci troviamo di fronte a persone incontestabilmente sagge, amanti della filosofia e intelligenti, le quali trascorrono il loro tempo non a calcolare la distanza dalla terra alla luna, né a definire la politica di Bismark, ma a compiere studi su di un sol filo di erba. Ma questo filo di erba li porta poi a disegnare tutte le piante e quindi le stagioni, le grandi linee del paesaggio, gli animali e infine la figura umana. Così trascorre la sua vita l'artista giapponese e la vita gli sembra troppo breve per riuscire a fare tutto. Quel che ci insegnano questi giapponesi tanto semplici e che vivono nella natura come se essi fossero dei fiori, ha molto di una vera religione. E non si potrebbe, mi sembra, studiare l'arte giapponese senza diventare molto più gai e più felici. Occorre rifarci alla natura a dispetto della nostra educazione e del nostro lavoro impostato in un mondo di convenzioni.
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Vincent van Gogh (Dear Theo)
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L'indomani sarebbero stati chiamati alle armi. E due giorni dopo sarebbero andati in battaglia. Che vivessero o morissero, l'importante non era questo, quanto il fatto che non avrebbero più potuto disporre di loro stessi. Gli sforzi degli anni precedenti, il tentativo laborioso e onesto di imparare la loro arte, la lotta costante per superare i propri limiti - limiti della mano, dell'occhio, dell'immaginazione -, l'impegno delle loro volontà, le loro discussioni, tutto ciò sarebbe stato azzerato. Reso inutile.
Superfluo. La guerra avrebbe livellato tutto verso il basso. Erano solo carne ormai. Due piedi e due mani, quanto bastava alla nazione.
Carne. Carne da cannone. Buona a uccidere o a farsi uccidere.
Carne e ossa, nient'altro. Bipedi armati. Niente di più. Niente anima, al massimo quel tanto che basta per farsela sotto dalla paura.
Per il tempo di andare a combattere o a morire dovevano riporre nello spogliatoio di una caserma i singoli individui che tentavano di essere. Tutto ciò per cui si amavano e si stimavano, tutto ciò per cui tenevano gli uni agli altri ormai appariva ridicolo, civicamente odioso, patriotticamente inaccettabile, Il loro futuro non apparteneva più a loro, apparteneva alla nazione.
Più che una delusione, la guerra si trasformava per loro in un tradimento: tradire il loro ideale artistico per diventare fanti, tradire anni di studi per trasportare una mitragliatrice, tradire quel lungo lavoro di costruzione di sé per ridursi a un numero in un battaglione. E soprattutto tradire quell'apporto generoso di nuovi esseri al mondo in cui consiste l'attività creatrice, per arruolarsi in una mattanza generalizzata, in un'opera di distruzione, in una fuga in avanti verso il vuoto
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Éric-Emmanuel Schmitt (La Part de l'autre)
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Se il mio passaporto austriaco era mio di diritto, questo documento consegnatomi dalle autorità inglesi era l'oggetto di una mia richiesta, un favore che ero andato a chiedere e che, per di più, poteva essermi negato in qualunque momento. Da un giorno all'altro ero sceso ancora di un gradino: da ospite straniero e in un certo senso gentlemanche lì spendeva i suoi guadagni internazionali e pagava le tasse da emigrante, a refugee. Inoltre, da quel momento avrei dovuto fare richiesta per ogni visto straniero da apporre su quel documento bianco perchè tutti i paesi si dimostravano sospettosi nei confronti di quel "genere" di persone al quale all'improvviso appartenevo anche io, quello delle persone senza diritti nè patria, che non si potevano scacciare e rispedire a casa loro come gli altri. Non facevo che pensare a quello che un esiliato russo mi aveva detto molti anni addietro: "Un tempo l'uomo non era che anima e corpo. Oggi, se vuole essere trattato da essere umano, gli serve anche un passaporto".
E forse non c'è nulla che renda più esplicito l'incredibile passo indietro compiuto dal mondo nel periodo postbellico delle restrizioni imposte alla libertà di spostamento degli individui e più in generale ai loro diritti. Prima del 1914 la terra era di tutti gli uomini, ognuno andava dove credeva e vi restava per tutto il tempo che desiderava. (...) Soltanto dopo la guerra il nazionalsocialismo cominciò a sconvolgere il mondo e il primo sintomo attraverso il quale si manifestò l'epidemia morale del nostro secolo fu la xenofobia - l'odio o perlomeno il timore dell'altro. Dovunque ci si proteggeva contro lo straniero, dovunque lo si evitava. (...) Tuttavia è solo registrando questi piccoli sintomi che l'epoca futura potrà stabilire con esattezza il quadro clinico delle condizioni spirituali e degli sconvolgimenti intellettuali che hanno colpito il nostro mondo tra le due guerre.
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Stefan Zweig (Stefan Zweig. Das Gesamtwerk.: In chronologischer Auflage. Neu bearbeitet. (Gesamtwerke der Weltliteratur 4) (German Edition))
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Alcune caratteristiche dell'ondata rivoluzionaria - in primo luogo gli aspetti di sincronia e concatenazione tra i processi - hanno motivato e in parte giustificano il confronto con alcuni precedenti come il 1848, il 1968 o il 1989, che hanno coinvolto e scosso diverse aree regionali o continentali - e per certi versi sovra-continentali. Tuttavia una delle tesi principali di questa opera è che il valore della rivoluzione della gente comune cui abbiamo assistito - e, per quanto ci riguarda, intensamente vissuto - risieda come in tutte le rivoluzioni autentiche innanzitutto nell'aver messo al centro alcune fondamentali questioni umane e nel come e quanto esse abbiano iniziato a cercare e suggerire risposte all'insegna della vivibilità, in un'ottica possibilmente aggregante e complessivamente migliorativa per tutte e tutti. Questi processi sono preziosi per chi cerca la liberazione e l'autoemancipazione, mentre sono stati ritenuti pericolosi dagli oppressori di tutto il mondo per il principio di rivoluzione umana che hanno incarnato, soprattutto in Egitto e in Siria, in termini diversi nell'enigmatico quanto importante Yemen. In ciò si trovano delle differenze significative rispetto alle rivoluzioni del Novecento, in cui spesso sin dall'inizio sono prevalse le logiche politiche, politico-religiose e/o politico-militari. Questi processi presentano tratti nuovi e di grande valore in cui abbiamo rintracciato un filo conduttore che ce ne ha fatto formulare un'idea sintetica e un'analisi, nonché trarre insegnamenti utili alla ricerca di un bene comune in chiave universale. Al principio e al centro ci sono le persone e le personalità - non gli Stati e i partiti -, le donne e gli uomini coinvolti di tutte le età e generazioni, ciò che hanno sentito, pensato ed espresso operando ancora prima che facendo: le persone e le idee, di cui valutare il valore e le contraddizioni, i meriti e i deficit.
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Mamadou Ly (Dall'Egitto alla Siria. Il principio di una Rivoluzione Umana e i suoi antefatti)
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Già suo padre, prima di lui, era stato un guaritore di vasi. E così anche lui guariva vasi, e a dire il vero qualsiasi manufatto di ceramica risalente ai Vecchi Tempi, prima della guerra, quando ancora non tutti gli oggetti erano fatti di plastica. Un vaso di ceramica era una cosa meravigliosa, e ogni vaso che guariva diventava un oggetto che amava, e che non dimenticava mai; la forma, la consistenza della ceramica e lo smalto, restava tutto con lui, per sempre.
Quasi nessuno, tuttavia, aveva bisogno del suo lavoro, dei suoi servizi. Ormai rimanevano pochissimi manufatti di ceramica, e chi li possedeva faceva molta attenzione a che non si rompessero.
Sono Joe Fernwright, si disse. Sono il miglior guaritore di vasi al mondo. Io, Joe Fernwright, sono diverso da tutti gli altri uomini.
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Philip K. Dick (Galactic Pot-Healer)
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Mio caro Peter,
Vorrei scriverti un intero romanzo, ma mi stai facendo morire assiderato e quindi non ho molto tempo.
Mi piace credere d’aver capito il motivo della tua fuga, perché anche io ho fatto lo stesso un tempo. Amavo un uomo che è morto in guerra dopo che avevo riposto in lui ogni speranza d’essere felice. Ero disperatamente solo. Sono tornato sull’Isola Che-non-c’è perché non riuscivo a immaginare nessun posto più felice di questo ed è qui che ho perduto me stesso. Qualsiasi trattamento tu abbia ricevuto dalla tua famiglia, deve averti causato lo stesso dolore che io ho provato in quel momento. Mi dispiace. Non so cosa significhi per te sapere d’avere la mia comprensione, ma posso assicurarti che ce l’hai. Non sopporto l’idea di saperti disperato. Se potessi, farei tutto il possibile per renderti di nuovo felice.
Immagino non abbia senso fare i timidi in una lettera come questa. Io ti adoro. Adoro le tue storie. E vorrei avere l’occasione di poterti adorare nel modo reale, qualsiasi cosa siamo lì fuori, se me lo lascerai fare. Non voglio che tu resti qui, non solo perché ti amo, ma perché mi hai salvato la vita, che ti piaccia o no – e non posso tollerare il pensiero di scappare via lasciandoti intrappolato qui. In verità, sono un egoista. Voglio stare con te. Voglio che tu venga via insieme a me e giuro su Dio che se lo farai, ti darò qualsiasi casa mi sia rimasta nel mondo reale.
Sono sempre venuto sull’isola via mare, dal nord dell’Isola del Pellicano. Se vai in quella direzione e continui a navigare verso l’orizzonte, vedrai l’Inghilterra a sinistra del sole. Vai sempre dritto verso di lei e arriverai a un piccolo cottage vicino a un fiume. Spero d’essere lì ad aspettarti.
Ti prego, smettila di fare lo sciocco e vieni a cercarmi. Devo ricostruire tante cose, e vorrei farlo insieme a te
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Austin Chant (Peter Darling)
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Montalbano, di scatto, si susì e cangiò canale, più che arraggiato, avvilito da quella presuntuosa stupidità. Si illudevano di fermare una migrazione epocale con provvedimenti di polizia e con decreti legge. E s’arricordò che una volta aveva veduto, in un paese toscano, i cardini del portone di una chiesa distorti da una pressione accussì potente che li aveva fatti girare nel senso opposto a quello per cui erano stati fabbricati. Aveva domandato spiegazioni a uno del posto. E quello gli aveva contato che, al tempo della guerra, i nazisti avevano inserrato gli omini del paese dintra alla chiesa, avevano chiuso il portone, e avevano cominciato a gettare bombe a mano dall’alto. Allora le pirsone, per la disperazione, avevano forzato la porta a raprirsi in senso contrario e molti erano arrinisciuti a scappare. Ecco: quella gente che arrivava da tutte le parti più povere e devastate del mondo aveva in sè tanta forza, tanta disperazione da far girare i cardini della storia in senso contrario. Con buona pace di Cozzi, Pini, Falpalà e soci.
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Andrea Camilleri (Rounding the Mark (Inspector Montalbano, #7))
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Anche per noi, che già da tempo ubbidiamo all'inconscia supplica di ogni presenza umana, fu uno stupore sentirci investire, sommergere da tanta ricchezza. Davvero l'uomo, in quanto ha di più vivo,si è svelato, e adesso attende che noialtri, cui tocca, sappiamo comprendere e parlare senza ombra di timidezza o di ironia. Le parole sono tenere cose, intrattabili e vive, ma fatte per l'uomo e non l'uomo per loro. Sentiamo tutti di vivere in un tempo in cui bisogna riportare le parole alla solida e nuda nettezza di quando l'uomo le creava per servirsene. E ci accade che proprio per questo, perchè servono all'uomo, le nuove parole ci commuovano e afferrino come nessuna delle voci più pompose del mondo che muore, come una preghiera o un bollettino di guerra.
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Cesare Pavese
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E' sudato. E' sporco di terra. Ha le mani segate dalla fune.
- Visto? - commenta raggiante.
- Fortuna che aveva la corda.
- Non è fortuna. E' preparazione.
- Ah, certo. Preparazione.
In effetti non si può dire che l'Alpinista non sia preparato, per quanto un po' sovrappeso. Metri di cordino arrotolati sulla spalla. Moschettone alla cintura. Zaino tattico. Elmetto da minatore.
- Comunque, è dura prepararsi per tutto. Se scivolando si faceva male...
- Macché scivolando. E' solo allenamento.
- Allenamento? E per che cosa?
- Per il peggio. Come dice il motto: prepararsi per il peggio, pregare per il meglio!
- Ah, molto interessante. Lo sa che io faccio l'esatto contrario?
Preparati, Ciccione. E' il tuo turno di rimanere basito.
- Voglio dire: mi preparo per il meglio, cioè per stare meglio, insomma, una società migliore, e intanto prego che la corda del mondo si spezzi, perché vede, ho l'impressione che sia già piuttosto tirata, e allora non vorrei che cede di schianto e ci troviamo gambe all'aria, tanto vale che si rompe prima, quando ancora non tutto è perduto, capisce?, quindi se l'Occidente vuole suicidarsi, niente in contrario, l'eutanasia mi trova favorevole, purché non la si eserciti sul sottoscritto, che nel frattempo preferisce senz'altro dedicarsi ad altri tipi di eu: l'eudemonia, certo, ma anche l'eupepsia, se vogliamo guardare all'immediato, e l'eugenetica, perché no?, mi offro volontario per qualsiasi esperimento.pag.185
Sono contento di non aver concluso il baratto. Nulla è fatto per essere scambiato, nessuno si fa trapiantare un polmone al posto di un rene. Per questo il sottoscritto è contro ogni salario. Da lavoro dipendente. Da lavoro autonomo. Dal solo fatto di esistere. Quest'ultimo, per carità, mi spetterebbe con gli interessi: per anni si è tratto profitto dal mio corpo, dalle mie relazioni, dai miei desideri, senza degnarsi di pagarmi uno stipendio, un affitto, un contratto d'uso.
La buona notizia è che non passerò a riscuotere. Mi riprendo la vita, e tanti saluti.
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Wu Ming 2 (Guerra agli umani)
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Era gente spregevole, quella di Sodoma e Gomorra, come tutti sanno. Il mondo stava meglio senza di loro. E alla moglie di Lot, naturalmente, fu detto di non voltarsi indietro a guardare il luogo dove prima c'era tutta quella gente con le sue case. Lei invece si voltò, e per questo io le voglio bene: perché fu un gesto profondamente umano. Così fu trasformata in un pilastro di sale. Così va la vita. La gente non dovrebbe mai voltarsi indietro. Sicuramente, io non lo farò più. Ora ho finito il mio libro sulla guerra. il prossimo che scriverò sarà divertente. Questo è un disastro, e non poteva essere altrimenti, poiché è stato scritto da un pilastro di sale.
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Kurt Vonnegut Jr. (Slaughterhouse-Five)
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Oggi, che siamo sull'orlo della terza guerra mondiale, non siamo certo in grado di guardare con disprezzo gli aztechi. Nell'epoca nucleare il mondo sopravvive solo perché ciascun contendente è convinto che il livello morale dell'altro sia abbastanza basso da autorizzare, per rappresaglia, l'annientamento di centinaia di migliaia di persone al primo colpo inferto dall'avversario. Grazie alla radioattività i sopravvissuti non saranno neppure in grado di seppellire i morti... - p. 136
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Marvin Harris (Cannibals and Kings: Origins of Cultures)
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La democrazia è per sua natura "amante della pace" e perciò ostile al riarmo. Sia il capitalismo che la democrazia sono fatti per un mondo in pace; il totalitarismo è invece fatto per un mondo in guerra. Pervadeva il libro un'acutissima coscienza della competizione fra democrazia e totalitarismo: competizione nella quale, riteneva Kennedy, il totalitarismo poteva ottenere notevoli successi a breve scadenza, ma "sulla distanza" la democraziona si sarebbe dimostrata superiore.
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Arthur M. Schlesinger Jr. (A Thousand Days: John F. Kennedy in the White House)
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Quello fu il primo di una lunga serie di pomeriggi caratterizzati dalla quiete profonda che soltanto l'infanzia può regalare. (...) La sensazione di essere al sicuro, come sottovetro, in un mondo protetto che niente e nessuno avrebbe potuto scalfire, e di essere al tempo stesso dei privilegiati perché non c'era la guerra, si poteva mangiare ogni giorno e si possedeva, come un tesoro, l'infinito regno delle parole.
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Bianca Rita Cataldi (Acqua di sole: La saga dei Fiorenza e dei Gentile)
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Citazioni Bleach
Ci sono due tipi di battaglia: la battaglia per proteggere la tua vita e la battaglia per proteggere il tuo orgoglio. Ma personalmente penso che alla fine proteggi la stessa cosa: il tuo cuore. Dove pensi che sia il tuo cuore? Quando ci incontriamo per la prima volta nasce fra noi un legame. I nostri cuori non sono dentro i nostri corpi. Quando pensiamo o teniamo a qualcosa è lì che i nostri cuori nascono. Se tu fossi l'unica persona in tutto il mondo allora il tuo cuore non sarebbe da nessuna parte. Se il tuo cuore è qui allora è per questo che tu dovresti essere qui.
Kaien Dono.
Non usare gli altri come scusa per morire. (Urahara Kisuke)
Oh capisco, vai a pensare prima che noi cominciassimo la battaglia, stavi compiendo qualche genere di rituale. Se è quello che tu chiami "vero guerriero" ho paura di non esserlo affato. Il fiore della terza divisione è la calendula. Un fiore che contiene il significato della "disperazione", quello è il nostro orgoglio. La guerra non è un atto eroico, la guerra non è divertente, la guerra è piena di disperazione, è oscura, è spaventosa, è una cosa di dolore e oscurità, ecco perché le persone hanno paura della guerra. Ecco perche le persone cercano di evitarla. Io sento che la mia zanpakuto, Wabisuke, più di ogni altra zanpakuto rappresenta completamente la filosofia della terza divisione. Incrementa il peso per ogni colpo fino a che quel nemico diverrà incapace di sopportare la pressione e cadrà in ginocchio e poi china la testa come se si scusasse... questo è perché è chiamata wabisuke.
Tu mi hai chiesto cosa posso fare con questa strana spada...
A... aspetta per favore...
Un guerriero non dovrebbe mai supplicare per la propria vita(Dialogo fra Kira Izuru e Avirama Reddah)
Esistono due tipi di battaglie. Quelle per salvare la vita e quelle per salvare l'onore. Quando combatti devi sempre sapere in che battaglia ti sei cimentato... Se adesso intervieni per aiutare Kaien, gli salveresti senza dubbio la vita... ma distruggeresti per sempre il suo orgoglio! (Jushiro Ukitake a Rukia Kuchiki)
Noi dell'undicesima compagnia pensiamo tutti che se comunque dobbiamo morire, tanto vale farlo pestandosi in grande stile! (Yumichika)
Sanità mentale? Spiacente, ma non ricordo di aver mai avuto un simile fastidio. (Zaraki)
Bleach
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Tite Kubo
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Citazioni Bleach
Tousen… quel giorno ho individuato una piccola bugia nelle tue parole. Parlavi del "mondo che lei amava" ma non una volta hai mai detto di amare quel mondo tu stesso. L'ho capito, sì, quest'uomo detesta veramente il mondo. Ero riuscito a capirlo. Infatti, credevo che fosse soltanto giusto. Chiunque avrebbe avuto quei sentimenti dopo che gli era stato portato via qualcuno che amava. Eppure… mai una volta ti sei ritenuto adatto a recitare la parte del santo ed a sostenere che nonostante tutto amavi il mondo. Io rispettavo questo. Ecco perché ho giurato a me stesso che sarei diventato un vero amico per te. Se tu avessi sopportato una grande tristezza, l'avrei presa io su di me. Se avessi ottenuto una grande gioia, l'avrei divisa con te. Se avessi deviato dal tuo percorso ti avrei richiamato. Se avessi commesso sbagli terribili ti avrei perdonato. Se il mondo ti avesse disprezzato io sarei stato il tuo rifugio. In qualche modo, avrei dato a quest'uomo che aveva perso il suo amore per il mondo il potere di amarlo ancora una volta. (Sanjin Komamura)
La tua spada non riflette altro che paura..quando schivi "ho paura di essere ucciso\", quando attacchi "ho paura di uccidere\", quando difendi qualcuno "ho paura che venga ucciso".. In battaglia ciò che serve non è la paura, da lì non nasce niente. Quando schivi deve essere "Non verrò ucciso!". Quando difendi qualcuno "Non morirà!". Quando attacca è "Ti uccido!". (Kisuke Urahara insegna a Ichigo come comportarsi in battaglia)
Non importa chi aizza chi. Dal momento esatto in cui si entra in guerra, entrambe le parti sono spregevoli. (Shusui Kyoraku a Love Aikawa)
Hai detto che i miracoli accadono solo una volta. Allora la seconda che cos'è? (A Byakuya)
...sono sorpreso. Non pensavo avresti sguainato subito la tua spada. Pensavo che ti avrei dovuto costringere a farlo. Quindi, questo significa che mi vedi come un degno avversario adesso? (A Ulquiorra)
Al massimo, ti vedo come qualcuno che va distrutto. (Da Ulquiorra)
...sta zitto. Non ho bisogno di sentirti andare avanti sull'esitazione o qualunque cosa... nessuna di queste questioni. (A Ulquiorra)
La differenza... nella forza... e allora? Pensi che dovrei arrendermi... solo perché sei più forte di me...? Ho sempre saputo che eri forte... niente di quel che vedo ora mi farà cambiare idea. Io ti sconfiggerò... Ulquiorra. (A Ulquiorra)
Io non... combatto perché penso di poter vincere. Io combatto... perché devo vincere...! (A Ulquiorra)
...non voglio farlo. Ho detto di no...! Questo... questo non è il modo in cui volevo vincere! (A Ulquiorra)
Bleach
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Tite Kubo
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C’è una antica tradizione che percorre per secoli la cultura europea e insegna a rafforzare la memoria, a usarla in modo creativo, a costruire nella mente palazzi, giardini, intere biblioteche: è la tradizione dell’arte della memoria. Ad essa è dedicata la seconda aiola del nostro giardino. Troviamo qui alcuni esempi europei, come Giulio Camillo, o Opicinus de Canistris, autore di mostruose mappe profetiche del mondo, o i francescani che nel Seicento pubblicano straordinari libri illustrati che delineano le architetture del sapere. Ma vediamo anche come l’arte della memoria operi ben al di là dei confini europei, ad esempio tra gli sciamani, e in forme diverse anche ai nostri giorni, nell’esperienza dei mnemonisti, nei progetti utopici dei palazzi enciclopedici, o nelle sperimentazioni artistiche.
Al di là della tradizionale divisione tra parole e immagini l’arte della memoria insegnava a tradurre le parole in immagini, e le immagini in parole. Ci può dunque fare da tramite alla nostra terza aiola, dedicata appunto a parole e immagini. Si tratta, come si vede dagli esempi scelti, di un mondo vastissimo, in cui incontriamo le più diverse tipologie: dai ritratti, alle imprese, al gioco delle sorti che diventa anche un “giardino di pensieri”, all’iconologia, ai bestiari, alle storie e ai personaggi della letteratura medievale dipinti sui muri. E ancora incontriamo il gusto collezionistico di un grande letterato come Pietro Bembo, la fortuna figurativa di Dante e di Ariosto, le misteriose immagini alchemiche, la loro storia, le loro trasformazioni. E vediamo come i poeti creano il mito di Raffaello nella Roma di Leone X.
Nello stesso tempo leggiamo come questo mondo in fermento gioca gran parte nella autobiografia di un grande storico dell’arte come Michael Baxandall, e nella storia londinese del mitico istituto Warburg. Parole e immagini entrano poi in gioco nella riflessione sulla anachronic Renaissance, sui complessi rapporti con le diverse facce del tempo che un’opera può testimoniare.
Un invito a varcare i tradizionali confini ci viene proposto anche dal percorso della nostra ultima aiola, dove, accanto ai classici, alle grandi figure consacrate dal canone, troviamo viaggiatori, predicatori, mistiche, poetesse a lungo dimenticate, scritti dalla linea del fronte della Prima guerra mondiale, e tanto altro ancora che lasciamo scoprire a chi si avventurerà nella lettura.
Abbiamo provato a delineare un giardino con le sue aiole, ma naturalmente le aiole non segnano confini rigidi, si aprono piuttosto su molti sentieri che le legano fra di loro costruendo una rete che via via affiora.
Lina Bolzoni (Introduzione)
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Lina Bolzoni (Nel giardino dei libri)
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Nazionalismo è terrorismo.
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Abhijit Naskar (Generation Corazon: Nationalism is Terrorism)
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Spinse lo sguardo su e giù per la strada priva di grazia. E in quel momento gli parve che in una strada come quella, in una città come quella, ogni vita che vi si vive debba essere senza significato e intollerabile. Il senso di disintegrazione, di decadenza, endemico del nostro tempo, divenne incombente. In certo qual modo aveva a che fare coi cartelloni pubblicitari dall’altra parte della strada. Fissò ora con occhi ancor più veggenti quelle facce sogghignanti d’un metro di larghezza. Dopo tutto, c’era qualcosa di più che semplice vacuità, ingordigia e banalità su quelle facce. Tavolo d’Angolo vi sorride, un sorriso apparentemente ottimistico, con un lampeggiar di denti falsi. Ma che cosa si nasconde dietro quel sorriso? Desolazione, vuoto, profezie di sciagure. Ché non vedete, se sappiate guardare, come dietro quella soddisfazione e quella contentezza imbellettate, sotto quella banalità panciuta e ridacchiante, non ci sia altro che un terribile vuoto, una disperazione segreta? L’immenso desiderio di morte del mondo moderno. Patti suicidi. Teste ficcate nel forno a gas in solitarie villette. Anticoncezionali e stupefacenti. E le premonizioni di guerre future. Aerei nemici in volo su Londra; il sonoro, minaccioso ronzar delle eliche, il rombo dirompente delle bombe. È tutto scritto sulla faccia di Tavolo d’Angolo.
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George Orwell (Keep the Aspidistra Flying)
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L'opposto della guerra non è la pace. L'opposto della guerra è la generosità.
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Abhijit Naskar
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Il rito cannibalesco del comunismo e dei suoi alleati è rappresentato anche attraverso il mondo animale. Nelle sette teste dell’idra malefica, attinta dalla mitologia greca, sono raffigurati Togliatti, Nenni e i loro alleati che minacciano l’unità della famiglia. E, ancora, draghi, mostri e lupi raffigurano il comunismo nell’atto di divorare l’Occidente.
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Stefano Pivato (Favole e politica: Pinocchio, Cappuccetto rosso e la Guerra fredda)
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Le vicende di Chiodino astronauta accompagnano il mondo dei piccoli attraverso il dibattito che in quegli anni percorre la cultura comunista sulle conquiste spaziali. E allorché, nel 1957, quarto decennale della Rivoluzione di ottobre, l’Unione Sovietica invia nello spazio la cagnetta Laika, questa entra nelle avventure di Chiodino.
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Stefano Pivato (Favole e politica: Pinocchio, Cappuccetto rosso e la Guerra fredda)
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È questo il mio lavoro: andare in guerra, fingere che sia qualcosa di diverso è una bugia.
Il nostro mestiere è cominciare e porre fine a dei conflitti. Pace significa che siamo
disoccupati.
Ma sa una cosa? La pace è solo un’idea. Non ci sarà mai la pace sulla terra, almeno non
nel senso ingenuo di armonia universale che si figura la gente. Ci possono essere dei cessate
il fuoco e dei trattati, ma la vera pace non la conosceremo mai. Questa è la triste verità del
mondo.
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June Gray (Disarm (DISARM, #1))
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«Pronta a immergerti in un mondo di donne spudorate e macchine veloci?» esordì Naur.
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Chiara Cilli (I quattro Protetti (La guerra degli Dei, #1))
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«Non dico che Hitler non sia un acerrimo nemico» spiegò Peter. «Ma è un nemico ridicolo. Ridicolo d'aspetto; sbagliati sono sia lo sguardo studiato per affascinare, sia il suo modo ampolloso di parlare, sia il suo passo marziale. Ha scelto un baffetto ridicolo, probabilmente senza sapere che è identico a quello di un comico ebreo del cinema. Evita ogni parola straniera, e quando le pronuncia commette inevitabilmente un errore. A tutt'oggi è incapace di pronunciare il nome del partito da lui fondato. Gli abiti gli pendono di dosso come se li avesse presi in prestito. Quando riceve i diplomatici osserva quello che fanno per poi imitarli. Quando cena in compagnia guarda come mangiano gli altri per copiarli. In uniforme ha l'aspetto di un capostazione. Tutto questo è ridicolo. E comunque miserabile».
Il caposezione era soddisfatto della sua introduzione. Gli altri gli prestavano attenzione.
«Quell'uomo è l'esempio di una persona consapevole della propria ridicolezza, che quando il mondo lo prende sul serio si stupisce più del mondo stesso!» proseguì. «Quando quest'uomo cominciò, signori miei, non si peritò di ricorrere alla massima vigliaccheria alla quale possa giungere un uomo: è noto che quando la polizia reagì sparando al suo Putsch di Monaco, si riparò dietro ai bambini per non essere ferito! Dico bambini! In quattro anni di Guerra mondiale non è riuscito a superare il grado di caporale. Soltanto perché qualcuno l'ha preso sul serio, quest'uomo ridicolo, codardo, si è sentito incoraggiato a divenire sempre più imponente e marziale. Essendo lui un isterico schizofrenico e un giocatore d'azzardo, ciò è stato possibile. Per queste due ragioni tocca e si lancia nelle posizioni estreme. Poiché in campo intellettuale è al livello di un politicante da caffé, non desume la propria concezione del mondo dalla conoscenza ma dalla vendetta personale. Dato che un ebreo lo ha maltrattato al suo esame all'accademia, ora odia gli ebrei. Dato che Trotzkij ha detto di lui “Nessun bolscevico si lascerebbe neppure pulire le scarpe da lui”, è ostile al bolscevismo. Un uomo primitivo, questo dobbiamo ammetterlo. Questo primitivo è partito dall'infantile idea che dopo una guerra durata quattro anni nessuno voglia più combatterne altre. Da buon giocatore ha puntato tutto su quest'idea e ha avuto la fortuna di riuscire a bluffare il mondo, che ha preso sul serio le sue minacce. Ora viene il bello! Dopo che lui o il signor Röhm o chi altro ha appiccato il fuoco al Reichstag di Berlino e il mondo, invece di dire unanimemente “Hitler ha appicato l'incendio!” ha parlato e scritto, con la massima serietà, di “processo per l'incendio del Reichstag”; dopo che è stato accettato il voto della Saar non come una manovra di un certo signor Bürckel ma come un'elezione regolare, è accaduto un fatto mai avvenuto nella storia: una nullità che sapeva benissimo di essere - per citare il nostro festival - un Ognuno, un uomo qualunque, si è autovalutato un bilione. Anzi! Cifre astronomiche, più lo si prendeva sul serio. Signori miei! Ho udito parlare quest'uomo a Monaco. A me dà l'impressione di un clown. Tuttavia, invece di dargli l'unica risposta che si merita: una bella risata in faccia che riduca quella montatura alla nullità che è, continuiamo noi stessi a pomparla e mobilitiamo contro essa addirittura le cancellerie e la polizia!»
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Ernst Lothar (The Vienna Melody)
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Sua Maestà si incupì. «La magia è il Male. E il Male non deve essere liberato. La vostra missione è trovare le Arma Magĭca, riunirle e distruggerle per salvare il mondo in cui viviamo.»
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Chiara Cilli (I quattro Protetti (La guerra degli Dei, #1))
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Venezia, la campana Marangona batte il tocco delle sette, in cima al campanile di San Marco. Se all'ora del vespro ti capita di restare solo lassù, se nel posto più frequentato del mondo riesci a trovare anche un solo istante di solitudine, allora sentirai il muezzin, dall'altra parte del Bosforo. Da Venezia, l'Oriente è una pulsazione vicinissima. Stasera dal campanile sento perfettamente Istanbul, con la notte che scende sui minareti, la luna crescente, il favoloso Altrove dell'Asia. L'Anatolia, il Mar Nero, il Caucaso degli astuti armeni e dei misteriosi azeri.
Se questo mare - scrive il croato Predrag Marvejevic - è un golfo veneziano, e se quel golfo è un riassunto del Mediterraneo, allora quella geografia di canali, isole e barene non può essere che il riassunto del mondo, un concentrato di diversità. Niente come l'Adriatico, in questi giorni di guerra ed esodi di massa, ti dice che l'Europa altro non è che una penisola dell'Asia e che lì, a due passi, oltre le isole dalmate, comincia un altro mondo, un mondo che preme da millenni. Una terra inquieta, madre di tutte le migrazioni.
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Paolo Rumiz
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Sa lei perché la gente ora legge più libri di quanto non abbia mai fatto prima? Perché la terrificante catastrofe della guerra le ha fatto comprendere di aver la mente ammalata. Il mondo soffriva di ogni sorta di febbri celebrali, e dolori, e disordini, e non lo sapeva. Ora le nostre angosce mentali sono anche troppo manifeste. Leggiamo tutti avidamente, in fretta, cercando di scoprire, passato il disturbo, che cosa c'era che non andava nella nostra mente.
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Christopher Morley
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Sa lei perché la gente ora legge più libri di quanto non abbia mai fatto? Perché la terrificante catastrofe della guerra le ha fatto comprendere di aver la mente ammalata. Il mondo soffriva di ogni sorta di febbri celebrali, e dolori, e disordini, e non lo sapeva. Ora le nostre angosce mentali sono anche troppo manifeste. Leggiamo tutti avidamente, in fretta, cercando di scoprire, passato il disturbo, che cosa c'era che non andava nella nostra mente.
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Christopher Morley (The Haunted Bookshop (Parnassus, #2))
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Guardo Edith, ormai avanti negli anni: dopo avermi cercato con gli occhi e trovato ai margini di quel giardino solatio, intento a scrivere sul mio solito quaderno rilegato di pelle lista e scolorita, mi scruta da lontano, lasciando affiorare un sorriso che le increspa appena le labbra. È lì e aspetta, come sempre, seduta nella sua poltrona preferita sotto il portico della candida villa in cui viviamo da vent’anni, immersa nel verde e nei fiori.
Vorrei dirle che il problema non è nostro, ma del mondo, che non ama le cose semplici. Il mondo è un caos d’idee complicate che si fanno la guerra fra loro, senza lasciare spazio alla ragionevolezza, e a coloro che si lanciano in fantasticherie idealistiche non offre che buche in cui seppellirle, quando giunge il momento di raccoglierne i pezzi.
Adesso che anche l’ultimo grande sogno è finito, un’altra Grande Guerra è alle porte. Se sarà ancora peggiore della precedente, probabilmente sarà l’ultima.
(...) Sostando in piedi all’ombra del grande albero, Edith fissa un punto lontano, all’orizzonte, appoggiandosi alla staccionata bianca, e continua a fissarlo fin quasi a farsi lacrimare gli occhi.
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Serena M. Barbacetto (My little lady)
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Si possono battere le contrade più lontane, ritrovare le scie di Marco e di Cristoforo verso le cune del sole che nasce e del sole che tramonta, varcare, a polmone di vela o ritmo di quadrimotore, le liquide giogaie degli antipodi, le conche abbacinate della Polinesia, i torridi specchi dell'Oceano Indiano, o gli algidi itinerari dell'Atlantico; ma nessun orizzonte sarà mai, per il nostro cuore, più grande dell'Egeo. Perché la vicenda del mondo e la storia dello spirito, nella sua mescolanza di realtà e di sogni, di pace e di guerra, di cose umane e di fantasie divine ha le sue scaturigini in questo bacino serrato eppure immenso, tra questi arcipelaghi angusti eppure infiniti, che unirono il destino delle genti micenee con quello di Roma, che recarono il messaggio di Galilea incontro alle stirpi barbariche, preparando l'avvento dei tempi nuovi.
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Vittorio Beonio Brocchieri (Il Marcopolo)
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Bullshit, la Sicilia non esiste, gli sentiamo dire in tono piuttosto agitato dalla cucina. Io lo so perché ci sono nato. Senza offesa, bro', ma è tutta la sera che dici cazzate.
Cosa succede?, chiedo, portando in tavola il pesce che Pupetta ha preparato per secondo.
Dice Sicilia, e tz, fa tz con la bocca, l'amico americano. E basta, cazzo. Ma non si possono più sentire queste storie sulla specialità di quest'isola di merda. Come se in Sardegna non ci fosse il mare, come se in Irlanda non avessero la campagna, come se in Australia non ci battesse il sole. Tesoro, sono cazzate.
Ha bevuto un po' troppo, cerca di spiegare Pupetta al fidanzato. [...]
No, no, lascialo continuare, dice però John, è interessante, quando i siciliani si arrabbiano è interessante, mi ricordano certi personaggi di Pirandello.
Pirandello fa cacare, dice Gaga. Tomasi di Lampedusa fa cacare.
E Camilleri, anche Camilleri fa cacare?, chiede l'americano.
Camilleri è il male assoluto. Dovrebbero imprigionarlo e rileggerli tutti i romanzi di Montalbano fino a che non implori pietà. Bisognerebbe mettere mano alla pistola ogni volta che qualcuno dice della splendida decadenza de dell'irrimediabilità di questo posto, come fanno Camilleri Pirandello Tomasi. Bisognerebbe appiccare il fuoco, incendiare tutto, la, togliere ogni punto di riferimento agli isolani e al resto del mondo. Bisognerebbe, ecco, bisognerebbe che qualcuno si decidesse a scrivere un piccolo manuale per organizzare una guerra lampo, radere al suolo la Sicilia e resettare la mente di quelli un po' cretini come te. Senza offesa, tesoro, era solo un esempio.
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Giuseppe Rizzo (Piccola guerra lampo per radere al suolo la Sicilia)
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Odiava la guerra, che minacciava ben più della vita o del suo benessere: distruggeva in ogni istante l'universo della creazione romanzesca, l'unico in cui si sentisse felice, simile a uno squillo di tromba discordante e terribile che facesse crollare le fragili muraglie di cristallo erette con tanta fatica tra lui e il mondo esterno
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Irène Némirovsky (Suite Française)
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Che il buon Dio ci protegga da loro" mormorava la madre, "hanno infettato perfino questo buco fangoso e ignorante. Il mondo è malato, figli miei. Il male ha contagiato tutta l'Europa, ma non abbiate paura, Dio non ci abbandonerà a questi cani rabbiosi che incitano anche la brava gente ai crimini più nefasti.
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Edith Bruck (Il pane perduto)
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Uccidere una donna è una cosa grave. Esiste un codice ancestrale in base al quale si fa la guerra solo per proteggere dal mondo esterno la propria casa - cioè la donna che la abita, che nella casa ha il suo regno, il suo santuario. L'onore di un uomo si misura dalla sua capacità di tenere gli altri lontano dalla casa e dalla moglie. La guerra, in altre parole, si fa solo per evitare che la guerra varchi la porta di casa. La guerra si fa tra i forti, gli attivi: gli uomini, solo gli uomini.
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Alice Zeniter (L'Art de perdre)
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Tutto troppo semplice, come avremmo capito molti anni dopo. Lentamente, e con fatica, avremmo scoperto che il mondo non era esattamente a due colori, ma che in mezzo ci poteva stare un'infinità di sfumature.
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Gino Strada (Pappagalli verdi. Cronache di un chirurgo di guerra)
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Sono lieta, in mezzo alle mie tristezze mediterranee, di essere qui. E dirvi com'è bello pensare strutture di luce, e gettarle come reti aeree sulla terra, perché essa non sia più quel luogo buio e perduto che a molti appare, o quel luogo di schiavi che a molti si dimostra – se vengono a occupare i linguaggi, il respiro, la dignità delle persone. A dirvi come sia buona la Terra, e il primo dei valori, e da difendere in ogni momento. Nei suoi paesi, anche nei suoi boschi, nelle sorgenti, nelle campagne, dovunque siano occhi – anche occhi di uccello o domestico o selvatico animale. Dovunque siano occhi che vi guardano con pace o paura, là vi è qualcosa di celeste, e bisogna onorarlo e difenderlo. So questo. Che la Terra è un corpo celeste, che la vita che vi si espande da tempi immemorabili è prima dell’uomo, prima ancora della cultura, e chiede di continuare a essere, e a essere amata, come l’uomo chiede di continuare a essere, e a essere accettato, anche se non immediatamente capito e soprattutto non utile. Tutto è uomo. Io sono dalla parte di quanti credono nell'assoluta santità di un albero e di una bestia, nel diritto dell’albero, della bestia, di vivere serenamente, rispettati, tutto il loro tempo. Sono dalla parte della voce increata che si libera in ogni essere – al di là di tutte le barriere – e sono per il rispetto e l’amore che si deve loro.
C’è un mondo vecchio, fondato sullo sfruttamento della natura madre, sul disordine della natura umana, sulla certezza che di sacro non vi sia nulla. Io rispondo che tutto è divino e intoccabile: e più sacri di ogni cosa sono le sorgenti, le nubi, i boschi e i loro piccoli abitanti. E l’uomo non può trasformare questo splendore in scatolame e merce, ma deve vivere e essere felice con altri sistemi, d’intelligenza e di pace, accanto a queste forze celesti. Che queste sono le guerre perdute per pura cupidigia: i paesi senza più boschi e torrenti, e le città senza più bambini amati e vecchi sereni, e donne al disopra dell’utile. Io auspico un mondo innocente. So che è impossibile, perché una volta, in tempi senza tempo e fuori dalla nostra possibilità di storicizzare e ricordare, l’anima dell’uomo perse una guerra. Qui mi aiuta Milton, e tutto ciò che ho appreso dalla letteratura della visione e della severità. Vivere non significa consumare, e il corpo umano non è un luogo di privilegi. Tutto è corpo, e ogni corpo deve assolvere un dovere, se non vuole essere nullificato; deve avere una finalità, che si manifesta nell'obbedienza alle grandi leggi del respiro personale, e del respiro di tutti gli altri viventi. E queste leggi, che sono la solidarietà con tutta la vita vivente, non possono essere trascurate. Noi, oggi, temiamo la guerra e l’atomica. Ma chi perde ogni giorno il suo respiro e la sua felicità, per consentire alle grandi maggioranze umane un estremo abuso di respiro e di felicità fondati sulla distruzione planetaria dei muti e dei deboli – che sono tutte le altre specie –, può forse temere la fine di tutto? Quando la pace e il diritto non saranno solo per una parte dei viventi, e non vorranno dire solo la felicità e il diritto di una parte, e il consumo spietato di tutto il resto, solo allora, quando anche la pace del fiume e dell’uccello sarà possibile, saranno possibili, facili come un sorriso, anche la pace e la vera sicurezza dell’uomo.
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Anna Maria Ortese (Corpo celeste)
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Vero è che in tutte le cose del mondo, e le umane e le naturali, non vi sono coincidenze irragionate; ogni moto, ogni evento, ogni caso anche minimo che accade verso il cielo o sopra la Terra, e il volare d'un insetto o il germinare d'un'erba non meno che una guerra o lo scoppiare della passione nel cuore dell'uomo, tutti sono tra loro connessi come i congegni d'un ordigno impregnato di umana intelligenza; solamente quando saremo morti capiremo, con improvvisa maraviglia, la portata e forse la grande saggezza di tanti atti nostri che credevamo aver fatti per caso, e stimavamo spersi e ineffettuali nella gran costruzione della vita del mondo.
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Massimo Bontempelli
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Considera la scaltrezza del mare: le sue più temute creature scivolano sott'acqua, per lo più occulte e infidamente nascoste sotto le più incantevoli tonalità turchine. Considera anche il fulgore e la bellezza diabolici di tante delle sue più inesorabili tribù, come la forma adorna e delicata di molte specie di squali. Considera, ancora, l'universale cannibalismo del mare: tutte le sue creature si predano l'un l'altra perpetrando fin dal principio del mondo una guerra eterna,
Considera tutto questo; e poi volgiti a questa verde, mite, mansuetissima terra. Considerali entrambi, il mare e la terra; e non vi trovi una strana analogia con qualcosa che è in te? Perchè, come quest'orrendo oceano circonda la terra verdeggiante, così nell'anima dell'uomo si trova un'insulare Tahiti, piena di pace e di gioia, ma cinta da tutti gli orrori della metà della vita conosciuta. Che Dio ti protegga! Non spingerti al largo di quell'isola: potresti non far mai più ritorno!
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Melville Herman (Moby Dick)
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Come mai possiamo inventare modi migliori per ucciderci a vicenda, ma non uno per preservare la pace!
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Abhijit Naskar (Bulletproof Backbone: Injustice Not Allowed on My Watch)
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Mi è bastato soltanto un minuto
Per incontrarti per caso
Un'ora per rendermi conto che tu eri diversa dagli altri
Dopo un giorno era come se ti conoscessi da anni
Ma non mi basterà una vita intera per dimenticarti
Come una scossa 9.3
Sei l'epicentro del mio terremoto
E andremo in ogni luogo dove siamo stati noi
Ma il mondo non è più lo stesso ora che
Mi sono perso e non so più dove mi trovo
Adesso le città sembrano piccole
Perché prima avevo te
Prima avevo te
Vorrei disegnare il mondo su un foglio di carta
Così da rendere la terra piatta
Così non conterà più la distanza
Basterà un passo da una parte all'altra
Ma nei margini non ci sono mai stato dentro come da bambino
Sarà per questo che ora noi vediamo gli orizzonti e gli altri vedono confini
Capirai di avere un cuore quando qualcuno te lo spezza
Ma impari ad usarlo quando trovi chi lo raccoglie da terra
Hai visto la parte peggiore di me
E quella che nemmeno io conoscevo
Ci siamo fatti la guerra ma in guerra poi nessuno vince davvero
Sarà il mio silenzio a spiegarti ogni cosa che provo
Ma tutto crolla quando sei con me
Come una scossa 9.3
Sei l'epicentro del mio terremoto
"9.3
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Mr Rain
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La guerra oggi è pace, e la pace è guerra. Le belle e le brutte notizie durano poco, assumono quasi subito un significato ambiguo, perdono chiarezza: e anche se non ci sono guerre o altre calamità, l’industria della paura impedisce che se ne parli in modo non allarmistico. Le belle notizie non fanno più notizia. Le brutte notizie sono, per definizione, le notizie.
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Zygmunt Bauman (Male liquido: Vivere in un mondo senza alternative (Italian Edition))
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«Non so se è proprio il mio ambiente.»
Gary si limitò a sorridere. «Se stai per andare in guerra è una ragione in più per aggregarti. Se combatti per la libertà, per la pace, allora devi vedere per cosa combatti, giusto? E sono piuttosto sicuro che non vuoi arrivare fino all’altro capo del mondo, camminare per la giungla ed essere colpito da un’arma da fuoco con qualche rimpianto, no?»
Lo guardai, fissando lo sguardo in quegli occhi grigi dal colore strano. Se solo sapesse. Deglutii con difficoltà. La verità delle sue parole mi sembrò come un pugno in pancia. «Il rimpianto è… io, ehm…»
Gary non mi spinse a finire. Non ero neanche sicuro di poterlo fare. «Vieni con noi. Anche solo per un po’ di aria fresca e musica.» I suoi amici si diressero alla porta e chiamarono il suo nome. Lui rivolse loro un cenno con la testa, poi tornò a girarsi verso di me. «Non partire con qualche rimpianto. Se non vuoi venire con noi, allora vai a New York e promettimi una cosa.»
«Cosa?»
«Quella cosa che vuoi, ma che ti spaventa,» rispose. «Falla.» Scivolò fuori dal separé e si alzò. «È stato bello conoscerti, Richard Ronsman. Spero di averti un po’ rischiarato la giornata, come tu hai fatto con la mia»
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N.R. Walker (A Soldier's Wish)
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Nella nostra gioia c'è una consapevolezza ormai profonda. C'è una possibilità perennemente pronta, un'ipotesi gioiosa comunque presente. Come se fosse sempre possibile, un po' più facile di quanto sia, cavar fuori una festa dalla guerra. Meriti o colpe, sono roba tua, matasse che sbroglierai di sicuto. Noi, seduti, accuditi, abituati sin troppo bene. Non importa se parti quinto, settimo o più indietro. Non importa perchè non si sa. Non si sa mai.
Perchè Valentino in gara è una bestia.
Perchè Valentino bene o male viene avanti, viene su.
Perchè con Valentino, non bisogna mai darla per morta.
A furia di stare insieme, sulle piste del mondo, ci siamo fatti delle idee precise. Ci siamo accorti che gli anni, come detto, non contano un bel niente perchè abbiamo a che fare, ma pensa che fortuna, con un fenomeno che gli anni non sente. Più esattamente abbiamo a che fare con un campione che ha vinto e poi ha vinto ancora e poi ha stravinto e poi si era infilato in un cono d'ombra nel quale poteva incupirsi, invecchiare, sparire. Dal quale invece è saltato fuori come se nulla fosse successo.
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Giorgio Terruzzi (Grazie Valentino: Lettera a un campione infinito (Italian Edition))
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A dispetto di questa confusione, ritengo sia possibile indicare una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l’“Ur-Fascismo o il “fascismo eterno (...)
-La prima caratteristica di un Ur-Fascismo è il culto della tradizione.(...) Questa nuova cultura doveva essere sincretistica. (... )deve tollerare le contraddizioni. Tutti i messaggi originali contengono un germe di saggezza e quando sembrano dire cose diverse o incompatibili è solo perché tutti alludono, allegoricamente, a qualche verità primitiva.
Come conseguenza, non ci può essere avanzamento del sapere. La verità è stata già annunciata una volta per tutte, e noi possiamo solo continuare a interpretare il suo oscuro messaggio. (...)
-Il tradizionalismo implica il rifiuto del modernismo.(...)
Il rifiuto del mondo moderno era camuffato come condanna del modo di vita capitalistico
-L’irrazionalismo dipende anche dal culto dell’azione per l’azione.
Perciò la cultura è sospetta nella misura in cui viene identificata con atteggiamenti critici.
(...)Göbbels: “Quando sento parlare di cultura, estraggo la mia pistola
"
-Nessuna forma di sincretismo può accettare la critica. Disaccordo è inoltre un segno di diversità. L’Ur-Fascismo cresce e cerca il consenso sfruttando ed esacerbando la naturale paura della differenza.
-L’Ur-Fascismo scaturisce dalla frustrazione individuale o sociale. A coloro che sono privi di una qualunque identità sociale, l’Ur-Fascismo dice che il loro unico privilegio è il più comune di tutti, quello di essere nati nello stesso paese.
-Seguaci debbono sentirsi umiliati dalla ricchezza ostentata e dalla forza dei nemici.
Così, grazie a un continuo spostamento di registro retorico, i nemici sono al tempo stesso troppo forti e troppo deboli.
-Non c’è lotta per la vita, ma piuttosto “vita per la lotta" Il pacifismo è allora collusione col nemico, il pacifismo è cattivo perché la vita è una guerra permanente.
-L’elitismo è un aspetto tipico di ogni ideologia reazionaria,
L’Ur-Fascismo non può fare a meno di predicare un “elitismo popolare.Ogni cittadino appartiene al popolo migliore del mondo, i membri del partito sono i cittadini migliori. Ma non possono esserci patrizi senza plebei. Dal momento che il gruppo è organizzato gerarchicamente ogni leader subordinato disprezza i suoi subalterni.
-In ogni mitologia l’“eroe" è un essere eccezionale, ma nell’ideologia Ur-Fascista l’eroismo è la norma -strettamente legato al culto della morte-. L’eroe Ur-Fascista è impaziente di morire. Nella sua impazienza, va detto in nota, gli riesce più di frequente far morire gli altri.
-Dal momento che sia la guerra permanente sia l’eroismo sono giochi difficili da giocare, l’Ur-Fascista trasferisce la sua volontà di potenza su questioni sessuali. È questa l’origine del machismo. Dal momento che anche il sesso è un gioco difficile da giocare, l’eroe Ur-Fascista gioca con le armi, che sono il suo Ersatz fallico: i suoi giochi di guerra sono dovuti a una invidia penis permanente.
-In una democrazia i cittadini godono di diritti individuali, Per l’Ur-Fascismo gli individui in quanto individui non hanno diritti, e il “popolo" è concepito come una qualità, un’entità monolitica che esprime la “volontà comune - il leader pretende di essere il loro interprete-. A ragione del suo populismo qualitativo, l’Ur-Fascismo deve opporsi ai “putridi" governi parlamentari.
-L’Ur-Fascismo parla la “neolingua
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Umberto Eco (Il fascismo eterno)
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Il desiderio più grande di ogni soldato in guerra è poter tornare a casa. Noi stiamo chiusi in casa e desideriamo di poter tornare al mondo.
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Donato Carrisi (Andrà tutto bene: Gli scrittori al tempo della quarantena)
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I tablighi, come molti altri elementi non necessariamente fondamentalisti del mondo islamico, hanno una più generica e più esistenziale aspirazione: quella semplicemente di condurre un'esistenza diversa dalla nostra, di vivere secondo altri principi, di stare fuori dai meccanismi internazionali che loro vedono dominati da leggi e valori di stampo esclusivamente occidentale.. [...] A torto o a ragione, molti percepiscono la globalizzazione come uno strumento della nostra «civiltà atea e materialistica» che, appunto attraverso l'espansione dei mercati, diventa sempre più ricca e più forte a scapito del loro mondo. [...] Da qui la reazione difensiva e il ricorrere all'Islam come a un rifugio. La religione diventa l'arma ideologica contro [...] l'occidentalizzazione. [...] A noi può parere strano, ma 'è oggi nel mondo un crescente numero di persone che non aspira ad essere come noi, che non insegue i nostri sogni, che non ha le nostre aspettative e i nostri desideri.
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Tiziano Terzani (Lettere contro la guerra)
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La poesia non ci ha salvato
Ma ha provato ad avvertirci
Con tutto l’amore di cui è capace
“Se ricomincia la guerra , di chi è la colpa?
Oh, dei peccati della povera gente ,
naturalmente. Dio punisce
le sodome di stracci, le gomorre
della miseria, le corse dell'amore pezzente.
Muoiono anche i ricchi,
naturalmente. Ma per qualcosa.
E questo "qualcosa"
è la furia che fa del mondo
il contrario di sé, una rovente
rovina, un'oscurità senza fondo.
Piccoli coreani, eravate in vita anche voi.
Ignorati, perché noi ricchi ignoriamo la miseria.
E il nostro pretesto è la lontananza,
quasi che la lontananza guarisse i mali,
e, nell'ultimo orizzonte, vivessero uomini
trascinati da vite celestiali,
come piccoli orsi o castori...Eravate milioni
di uomini come noi. E per conoscervi
abbiamo dovuto sapervi in guerra,
sapervi vestiti come mendicanti di stracci militari,
sapervi inferiori e superiori, seviziatori e martiri,
fascisti e comunisti: come noi, proprio come noi,
laggiù, dove l'orizzonte dell'orizzonte,
non basta a fare della vita solo vita.
C'è qualcosa
la cui colpa viene attribuita a voi,
umili formiche esasperate, milioni
di piccoli cadaveri...
E i nostri ragazzi coi nasi schiacciati
e i visi di buoni, verranno chiamati coreani.
I ragazzi del popolo, naturalmente... “
( Pier Paolo Pasolini, da 'La rabbia', 1963 )
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Pier Paolo Pasolini
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Il grosso della schiera turca invece cercò di sfuggire per la via più breve al mortale groviglio delle rupi e si lanciò inciampando e cadendo verso la sella, inseguito dai guerrieri della montagna. Questi erano fuori di sé. Folli suoni gutturali ed urlanti uscivano dalla loro bocca, mentre davano la caccia ai Turchi. Anche Gabriele Bagradiàn aveva perduto da un pezzo la chiarezza del condottiero, scosso da una ebbrezza sconosciuta, da una delirante musica primordiale, che si era destata dal sonno millenario del suo sangue. Anche dal suo petto erompevano i suoni brevi, gutturali di un idioma selvaggio, che, sveglio, lo avrebbe riempito d'orrore. Il mondo diventava ancora cento volte più leggero di prima. Era un nulla, più inconsistente del tremito sottile di una libellula. Era una danza saltellante e rossastra e non faceva male al danzatore.
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Franz Werfel (Die Vierzig Tage Des Musa Dagh)
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Pfühl era uno di quegli individui disperatamente, incrollabilmente sicuri di se stessi, sicuri fino al martirio, come lo sanno essere solamente i tedeschi, e questo proprio perché solo i tedeschi possono essere sicuri di sé sulla base di un’idea astratta, com’è la dottrina, cioè la pseudo-conoscenza della verità assoluta. Il francese può sentirsi sicuro di sé perché si crede personalmente, sia per doti fisiche che d’intelletto, irresistibile e affascinante, di fronte agli uomini come alle donne. L’inglese è sicuro di sé perché è cittadino del paese meglio ordinato del mondo; perciò, in quanto inglese, sa sempre ciò che deve fare, e sa che tutto ciò che fa, in quanto inglese, non può che esser ben fatto. L’italiano è sicuro di sé perché è irrequieto ed esaltabile, e facilmente si dimentica di se stesso e degli altri. Il russo è sicuro di sé perché non sa e non vuol sapere nulla, nella persuasione che nulla si può sapere. Il tedesco è sicuro di sé nel peggiore dei modi, nel modo più disgustoso e inesorabile, perché è ciecamente convinto di sapere la verità: una scienza, cioè, da lui stesso elaborata, ma che per lui è il vero assoluto.
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Leo Tolstoy (Guerra e pace)
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Mi sembrava - e ad essere onesto, signore, mi sembra ancora - che gli Stati Uniti non facessero altro che affettare una posa. In quanto società, non eravate affatto disposti a riflettere sul dolore condiviso che vi univa a coloro che vi avevano attaccato. Vi trinceravate nel mito della vostra differenza, nella presunzione della vostra superiorità. E ostentavate tali convinzioni sul palcoscenico del mondo, così che l'intero pianeta fosse scosso dalle ripercussioni della vostra collera, non ultima la mia famiglia, sull'orlo di una guerra a migliaia di chilometri di distanza. Un'America come quella andava fermata, non solo nell'interesse dell'umanità ma anche nel vostro stesso interesse.
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Mohsin Hamid (The Reluctant Fundamentalist)
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La luminosità turchese di questo piccolo uovo. Il guscio, così sottile, micron di carbonato di calcio, frangibile, perfettamente proporzionato. Traslucido abbastanza da far scorgere un vago, pulsante bagliore rosa carne da dentro il tuorlo, vasi sanguigni sottilissimi così delicati e fitti che nessun Rinascimentale avrebbe saputo disegnare. Come può questa delicata perfezione esistere nello stesso mondo di un obice da 140 tonnellate che spara 1000 Kg di munizioni diffondendo schegge di metallo bollente nei tessuti umani, e nelle teste protette da gusci frangibili e perfettamente proporzionati?
Dov'è l'assurdità?
Nella guerra?
Nella natura?
Nel luogo della mia mente dove le due cose si uniscono?
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Dave McKean (Black Dog: The Dreams of Paul Nash)
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Sono passati molti anni, pieni di guerra, e di quello che si usa chiamare la Storia. Spinto qua e là alla ventura, non ho potuto finora mantenere la promessa fatta, lasciandoli, ai miei contadini, di tornare fra loro, e non so davvero se e quando potrò mai mantenerla. Ma, chiuso in una stanza, e in un mondo chiuso, mi è grato riandare con la memoria a quell'altro mondo, serrato nel dolore e negli usi, negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente; a quella mia terra senza conforto e dolcezza, dove il contadino vive, nella miseria e nella lontananza, la sua immobile civiltà, su un suolo arido, nella presenza della morte.
– Noi non siamo cristiani, – essi dicono, – Cristo si è fermato a Eboli –. Cristiano vuol dire, nel loro linguaggio, uomo: e la frase proverbiale che ho sentito tante volte ripetere, nelle loro bocche non è forse nulla piú che l'espressione di uno sconsolato complesso di inferiorità. Noi non siamo cristiani, non siamo uomini, non siamo considerati come uomini, ma bestie, bestie da soma, e ancora meno che le bestie, i fruschi, i frusculicchi, che vivono la loro libera vita diabolica o angelica, perché noi dobbiamo invece subire il mondo dei cristiani, che sono di là dall'orizzonte, e sopportarne il peso e il confronto. Ma la frase ha un senso molto piú profondo, che, come sempre, nei modi simbolici, è quello letterale. Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania. Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né l'anima individuale, né la speranza, né il legame tra le cause e gli effetti, la ragione e la Storia. Cristo non è arrivato, come non erano arrivati i romani, che presidiavano le grandi strade e non entravano fra i monti e nelle foreste, né i greci, che fiorivano sul mare di Metaponto e di Sibari: nessuno degli arditi uomini di occidente ha portato quaggiú il suo senso del tempo che si muove, né la sua teocrazia statale, né la sua perenne attività che cresce su se stessa. Nessuno ha toccato questa terra se non come un conquistatore o un nemico o un visitatore incomprensivo. Le stagioni scorrono sulla fatica contadina, oggi come tremila anni prima di Cristo: nessun messaggio umano o divino si è rivolto a questa povertà refrattaria. Parliamo un diverso linguaggio: la nostra lingua è qui incomprensibile. I grandi viaggiatori non sono andati di là dai confini del proprio mondo; e hanno percorso i sentieri della propria anima e quelli del bene e del male, della moralità e della redenzione. Cristo è sceso nell'inferno sotterraneo del moralismo ebraico per romperne le porte nel tempo e sigillarle nell'eternità. Ma in questa terra oscura, senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è un dolore terrestre, che sta per sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli.
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Carlo Levi (Christ Stopped at Eboli: The Story of a Year)
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I flagelli, invero, sono una cosa comune ma si crede difficilmente ai flagelli quando ti piombano sulla testa.
Nel mondo ci sono state, in egual numero, pestilenze e guerre, tuttavia pestilenze e guerre colgono gli uomini impreparati.
Il dottor Rieux era impreparato come lo erano i nostri concittadini; e in tal modo vanno intese le sue esitazioni.
In tal modo va inteso anche come egli sia stato diviso tra l'inquietudine e la speranza.
Quando scoppia una guerra la gente dice "Non durerà, è una cosa troppo stupida". E non vi è dubbio che una guerra sia davvero una cosa troppo stupida ma questo non le impedisce di durare….I nostri concittadini erano al riguardo come tutti quanti, pensavano a se stessi.
In altre parole erano degli umanisti: non credevano ai flagelli.
Il flagello non è commisurato all'uomo, ci si dice quindi che il flagello è irreale, è un brutto sogno che passerà.
Ma non passa sempre, e di cattivo sogno in cattivo sogno,sono gli uomini che passano, e gli umanisti in primo luogo, in quanto non hanno preso le loro precauzioni.
I nostri concittadini non erano più colpevoli di altri, dimenticavano di essere modesti, ecco tutto, e pensavano che tutto era ancora possibile per loro, il che supponeva impossibili i flagelli. Continuavano a concludere affari e preparare viaggi, avevano delle opinioni.
Come avrebbero pensato alla peste che sopprime il futuro, i mutamenti di luogo e le discussioni? Essi si credevano liberi ma nessuno sarà mai libero fin tanto che ci saranno i flagelli" - La Peste
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Albert Camus
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Forse non siete aulici, cioè al di sotto del mondo, ma snob, cioè al di sopra. Snob di nuovo conio, che hanno fatto di necessità virtù. Dopotutto siete arrivati in un mondo che ha già esaurito ogni esperienza, digerito ogni cibo, cantato ogni canzone, letto e scritto ogni libro, combattuto ogni guerra, compiuto ogni viaggio, arredato ogni casa, inventato e poi smontato ogni idea...e pretendere, in questo mondo usato, di sentirvi esclamare "che bello!", di vedervi proseguire entusiasti lungo strade già consumate da milioni di passi, questo no, non ce lo volete - potete, dovete - concedere. Il poco che riuscite a rubare a un mondo già saccheggiato, ve lo tenete stretto. Non ce lo dite, "questo mi piace", per paura che sia già piaciuto anche a noi. Che vi venga rubato anche quello.
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Michele Serra (Gli sdraiati)
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Todenhoefer racconta che il radicalismo islamico sta contagiando un numero impressionante di persone: «ci sono un entusiasmo, quasi un’estasi, e una certezza assoluta della vittoria che non ho mai visto fino a ora in zone di guerra». Il giornalista ha raccontato di aver visto in soli due giorni 50 nuovi arrivi, persone «con gli occhi che brillano», provenienti «da ogni angolo del mondo... anche molte persone di successo, molti giovani, dagli Usa, Regno Unito, Svezia, Russia, Francia, Germania, eccetera».
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Anonymous
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Spesso sono però anche personaggi noti del mondo del fumetto a vestire la camicia nera. Come Paperino, che si reca in Etiopia per far opera di civilizzazione: Ai moretti paperino dice «fatemi attenzione» Nel boschetto qui vicino farò un poco di lezione[7]. Pinocchio è arruolato nelle file delle camicie nere fin dalle origini del fascismo[8]. In una di quelle storie, Avventure e spedizioni punitive di Pinocchio fascista, a Mastro Geppetto vengono attribuiti i trascorsi risorgimentali e patriottici di Collodi
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Stefano Pivato (Favole e politica: Pinocchio, Cappuccetto rosso e la Guerra fredda)
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Entrai qualche volta da solo in cappella. Nel freddo buio mi raccolsi e cercai di pregare. L’odore antico dell’incenso e della pietra mi ricordò che non la vita importa a Dio, ma la morte. Per commuovere Dio, per averlo con sé - ragionavo come fossi credente - bisogna aver già rinunciato, bisogna esser pronti a sparger sangue. Pensavo a quei martiri di cui si studia al catechismo. La loro pace era una pace oltre la tomba, tutti avevano sparso del sangue, com’io non volevo. In sostanza chiedevo un letargo, un anestetico, una certezza di essere ben nascosto. Non chiedevo la pace del mondo, chiedevo la mia. Volevo esser buono per essere salvo.
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Cesare Pavese (La casa in collina)
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Dove andarono i palestinesi espulsi? Israele riuscì a mandare i palestinesi dell'Est verso la Cisgiordania occupata e la Transgiordania. Quelli del Nord furono respinti in Siria e Libano. Ma a sud l'Egitto rifiutò di aprire i suoi confini ai palestinesi.
Verso la fine della guerra, Israele "risolse" questo problema creando quella che oggi conosciamo fin troppo dolorosamente come la Striscia di Gaza. Era un piccolo rettangolo ritagliato nella Palestina storica (il 2 per cento del paese). Fu istituita per accogliere le centinaia di migliaia di palestinesi espulsi da Israele delle zone centrali e meridionali della Palestina. Allora era il campo profughi più grande del mondo. Lo è ancora oggi.
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Ilan Pappé (A Very Short History of the Israel–Palestine Conflict)