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You really want to know what being an X-Man feels like? Just be a smart bookish boy of color in a contemporary U.S. ghetto. Mamma mia! Like having bat wings or a pair of tentacles growing out of your chest.
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Junot Díaz (The Brief Wondrous Life of Oscar Wao)
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So you don’t know who the dad is?” “It’s a bit of a Mamma Mia situation, I’m afraid,” I answer. “Here we go again,” Bo mutters under his breath
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Hannah Bonam-Young (Out on a Limb)
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Ricordo che mia mamma diceva che se una persona conserva il proprio cuore, dovunque vada, non deve temere di perdere nulla.
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Haruki Murakami (Hard-Boiled Wonderland and the End of the World)
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I don't care what they say, we are only to love those who deserve our love and love them to the degree that they deserve it! You see, we are not God. Only God can love people undeserving without spoiling them. Us, on the other hand, can love someone so undeserving, and actually turn the person into someone so vile who is convinced that they were always entitled to every bit of it! Mamma mia! And what about giving? Yes, they all want us to give and expect nothing in return, they all have many scriptures to lay on our tables when it is they who are at the receiving end! But when the tables are turned and we are the ones at the receiving end, suddenly all the scriptures mean something else! And all the times they were on our end and we gave to them- suddenly are all forgotten!
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C. JoyBell C.
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You didn’t like Mamma Mia?” I ask, feeling like I just got kicked. “I’m not even really sure what it is,” Arthur replies, frowning thoughtfully. Useless bastard.
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Hannah Johnson (Know Not Why (Know Not Why, #1))
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I jumped off a bridge in Italy, is that culturally insensitive? Is saying 'mamma mia' culturally insensitive?
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Logan Paul (Inside the Mind of Jake Paul)
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Waterloo’ and ‘Mamma Mia.
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Carl Magnus Palm (ABBA at 50)
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«Sarà…» Mia madre si alza per sparecchiare. «Ma il fatto che torni a essere quella che eri prima dell’incidente anche solo parlando di questo Stefano e di quello che avete fatto insieme, io l’ho notato perfettamente, figlia mia.»
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Chiara Cilli (Radioactive Storm (The MSA Trilogy, #2))
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«È strano, papà, quello che è accaduto durante questo viaggio, le cose che non intendevo vivere accanto al mondo, e alle persone. Potrei raccontarti che ho appena vissuto la più bella esperienza di tutta la mia vita. Ho sicuramente di che raccontare e, al tempo stesso, rassicurare la mamma che pensa che suo figlio passi la sua vita a cambiare partner con la stessa frequenza con cui si cambia le mutande. Ho una buona notizia, vostro figlio di ventisette anni sta sicuramente vivendo la sua prima storia d’amore. Di' alla mamma di prepararmi qualcosa che mi consoli quando ritornerò, perché rischio di avere il cuore spezzato...»
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Amheliie (Road)
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Emos don't dance much to our music. They actually hate snow patrol and Girls allowed. How could anyone hate them? I haven't got any punk or metal stuff they would like but actually, when they'd had some cider they were dancing along happily to 'Mamma Mia' with us, no probs. Even though they're Emos, they are still like human.
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Dawn French (A Tiny Bit Marvellous)
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Life is short, the world is wide, and I wanna make some memories.
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Donna Sheridan
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La mamma aveva scelto il nome Lailah perché in ebraico era quello dell'angelo del concepimento. Quando, durante un'ecografia di routine, avevano scoperto la mia malformazione cardiaca, lei aveva voluto darmi un nome che ispirasse forza e speranza. Mia madre non era religiosa, ma in quel modo, forse, aveva voluto chiedere aiuto e affidarsi a chiunque la stesse ascoltando.
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J.L. Berg (Within These Walls (Walls, #1))
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Questo ti assomiglia veramente tanto — disse a Noah, appoggiandosi a lui con tutto il peso del corpo.— La mia ragazza ha molto talento — replicò Noah. Il mio cuore smise di battere.Il cuore di Anna smise di battere
E venne da me. — Andiamo — mi ordinò dolcemente quando fu al mio fianco. Il suo corpo mi sfiorò la spalla e un braccio in modo protettivo. E poi mi tese la mano.Volevo prenderla, e volevo sputare in faccia ad Anna, e volevo baciarlo, e volevo dare un calcio nelle parti basse a Aiden Davis. Ma gli sforzi compiuti da mamma e papà per fare di me una persona civile dimostrarono di essere andati a buon fine, così mi limitai a sfidare Anna solo con il pensiero, e tutti gli altri a rispondere a questo gesto: intrecciai le mie dita a quelle di Noah. Sentii una scarica elettrica andare dalla punta delle dita alla cavità in cui in teoria, fino a un attimo prima, c’era il mio stomaco.E fu così che divenni completamente, totalmente, interamente Sua
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Michelle Hodkin (The Unbecoming of Mara Dyer (Mara Dyer, #1))
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I use my mom’s shampoo sometimes,” I blurt out. “I know I shouldn’t. I know it’s lady shampoo. But it smells better than mine, and I think my hair might like it better, and – but that doesn’t change the fact that that stuff, that’s for chicks. And, that, that’s probably
gay, isn’t it? Like, at least a little.”
“I don’t know whether—”
“And I cried once listening to ‘The Scientist’ by Coldplay. I don’t know, I was in sort of a lousy mood anyway, but it’s not like that excuses that stuff. Like, that was gay, wasn’t it? Guys don’t just sit around and cry over Coldplay.”
“Howie—”
“And I loved Mamma Mia. Like, loved it. Amber made me watch it with her on TV once, and I didn’t want to, and she wound up thinking it was this sentimental piece of crap, but I loved it. It was all sunny and happy and there was all that blue sky and blue ocean, and everyone was just, like, so chill, all bouncing and singing and being so happy, and I just wanted to, I don’t know, live there or something. Jump right into the screen and sing
backup to Dancing Queen. That’s gay, right? That’s queeriest queerdom. There’s no way that’s not totally gay. It’s gay. It’s so gay. I’m … I …”
“If I may,” Arthur says.
I take a deep breath. “Yeah, okay.”
“I don’t like any of those things,” Arthur says, “and I am gay. So maybe you’re just
girly.”
That?
That’s his answer?
“I’m not girly,” I say, affronted.
“Just an observation,” Arthur replies innocently.
“You didn’t like Mamma Mia?” I ask, feeling like I just got kicked.
“I’m not even really sure what it is,” Arthur replies, frowning thoughtfully.
Useless bastard.
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Hannah Johnson (Know Not Why (Know Not Why, #1))
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E ricorda: è importante che sia l'uomo il più innamorato dei due."
"Perché, mamma?"
"Perchè, mia cara, il cuore di una donna è mutevole ed è capace di innamorarsi anche più di una volta. Gli uomini, invece, nonostante tendano a esternare meno i propri sentimenti, quando amano, lo fanno per sempre.
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Lucinda Riley (The Seven Sisters (The Seven Sisters, #1))
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Dentro di me ospitavo delle continue guerre civili psicologiche. Mi prendo cura della mia bambina e voglio farlo, davvero. Ma allora com’è che al tempo stesso vorrei scappare, far finta che nulla di questo sia successo, ricominciare la mia vita com’era prima? “Sono tante cose. Tra queste, ora sono anche madre”, avrei voluto esprimere, ma era una concezione della maternità che non riuscivo a far capire a molte persone, a esempio ai miei genitori. No: impossibile. Se lasciavi spazio al resto di te, non eri un bravo genitore. “Ora sei mamma” continuavano a dirmi a ogni mio cenno di insofferenza.
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Chiara Cecilia Santamaria (Quello che le mamme non dicono)
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Scusa, mamma," soffio io.
Rimane con il cucchiaio a mezz'aria, stupita: "Scusa per che cosa, amore mio?"
"Per non chiederti mai di parlare di te."
"Ma tu sei la mia bambina brava," risponde lei. "Sei un po' matta, un po' egocentrica, certo. Ma sei la mia bambina."
E mi apre un abbraccio. "Vieni qui.
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Chiara Gamberale (Per dieci minuti)
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Quando sento la frase "decadenza spirituale" penso a mia madre seduta così, una donna vuota. Mamma morì di lì a qualche anno, e poco dopo morì anche mio padre. Ma solo a trent'anni scoprii che mio padre non era stato uno scrittore famoso, ma solo uno dei tanti scrittori universitari prezzolati: tutta la sua vita valeva al massimo un paio di note a piè di pagina nell'opera di un vero storico. Che folli erano stati, con le loro vite non vissute! Che codardi! Ho cercato dicancellarli dalla memoria, ma non ce l'ho fatta: nel buio della notte, qualcosa dentro di me desisera ancora un tocco gentile che non riesco nemmeno a ricordare, e si strugge ancora per un loro abbraccio.
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Walter Tevis (The Steps of the Sun)
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-"Vorrei che cresci rara come una giraffa in città, ma con l'istinto domestico del cagnolino (che a me è sempre mancato)", aveva scritto mia mamma, nella sua lettera. Di solito quindi bisognava scegliere: o la libertà di girare per il mondo come fosse una savana o l'istinto domestico, un collare col nome e qualcuno che ci porta dal veterinario. Ma la libertà lo sanno tutti che è una cosa bella e giusta: allora l'istinto domestico, se la esclude, che è? Brutto e sbagliato? Insomma che significa, esattamente, istinto domestico? Me lo chiedo ancora: stanotte, qui. Come si fa a capire se ce l'hai o se ti manca? E, se ce l'hai, perché devi rinunciare all'avventura della savana? -
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Chiara Gamberale (Le luci nelle case degli altri)
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Quell’anno, quando, un po’ prima del solito, i miei genitori ebbero fissato la data del ritorno a Parigi, la mattina della partenza, poiché per fotografarmi mi avevano fatto arricciare i capelli, sistemato con cautela un cappello che non avevo ancora mai portato e fatto indossare un cappottino di velluto, mia madre, dopo avermi cercato dappertutto, mi trovò in lacrime sul breve, ripido sentiero, vicino a Tansonville, nell'atto di dire addio ai biancospini, mentre abbracciavo i rami pungenti, e, come una principessa da tragedia a cui pesassero quei vani ornamenti, ingrato verso la mano importuna che intrecciando tutti quei nodi aveva avuto cura di raccogliermi i capelli sulla fronte, calpestavo i miei bigodini strappati e il mio cappello nuovo. La mamma non si commosse alle mie lacrime, ma non poté trattenere un grido alla vista del cappello sfondato e del cappotto da buttar via. Non l’udii: «Miei poveri, piccoli biancospini, dicevo piangendo, non voi, certo, vorreste farmi del male, costringermi a partire. Voi, voi non m’avete mai fatto soffrire! Perciò vi amerò sempre». E, asciugandomi le lacrime, promettevo loro che, quando fossi stato grande, non avrei imitato la vita insensata degli altri uomini e, anche a Parigi, nei giorni di primavera, invece di recarmi a far visite e ad ascoltare sciocchezze, sarei corso in campagna a vedere i primi biancospini.
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Marcel Proust (À la recherche du temps perdu, Tome I)
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Nessun estraneo è mai passato a trovarmi, prima d’ora. A eccezione della mamma, di Carla e dei miei insegnanti, il mondo sa a malapena della mia esistenza. Be’, online esisto, certo. Ho degli amici virtuali e recensisco i libri che leggo su Tumblr, ma è ben diverso dall’essere una persona reale, che può ricevere la visita di strani ragazzi venuti a offrirci un ciambellone.
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Nicola Yoon (Everything, Everything)
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– Sto uscendo! Anche oggi non torno per pranzo, abbiamo gli ultimi scrutini. Vi ho lasciato il pranzo pronto.
– Maaa’!
– Che c’è, noioso? Sono sulla porta e ho fretta!
– Qui non c’è nessun pranzo pronto!
– Come, non c’è?! I pelati sono nell’armadio a lato del frigo, la pasta ve l’ho messa nello scaffale di destra e per l’acqua basta aprire il rubinetto! Più pronto di così.
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Francesco Abate (Mia madre e altre catastrofi)
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Gabriel stared at the dashboard of Hunter’s Jeep and made no move to get out of the vehicle.
“I don’t know what the hell we’re doing here,” he said.
“Well,” said Hunter, “we could always go back to the house and watch Mamma Mia! with my grandparents. Or maybe we could stare at the police scanner for another hour and wait for nothing to happen. Or maybe ”
“I just don’t feel like being at a party.” At this party. Full of guys who’d know he wasn’t allowed on the team. Full of girls who’d tease him about being an idiot.
Hunter’s dog stuck his head between the seats, and Gabriel reached up to scratch him behind his ears. “I’ll just stay here with the dog.”
Hunter sighed and gave him a look. “Come on, baby, don’t be like that. Did you pack your Midol?”
“All right, all right.” Gabriel climbed out of the car, slamming the door behind him. “I don’t even know why I like you.
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Brigid Kemmerer (Spark (Elemental, #2))
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The loud banging on Himari’s door could only be one person, only one person in the world knocked like that, her neighbor Filippo ben Vincente. “I am not home,” Himari yelled, refusing to leave her nest on the couch.
“I have your favorite… amaretti. Still warm from the oven,” Filippo coaxed.
Himari looked at the junk food wrappers scattered on the coffee table and thought about her empty kitchen. Filippo’s cookies were divine. “Make me a cappuccino, too?”
“Yes, I make you two cappuccino. Come on.”
Himari rolled her eyes. She stopped correcting his English, especially when she found it charming. Shuffling to the door, she pulled it open and gave him a reluctant smile.
He threw up his hands and said, “Mamma Mia, look at you, eh? What is this you are wearing? It’s the same clothes since two days ago, and they were disgusting then.”
“Shut up and give me cookies.” Himari moved past him, seeing his studio door ajar.
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Staci Morrison (M3-The Outsiders (Millennium))
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Bohemian Rhapsody"
Is this the real life?
Is this just fantasy?
Caught in a landslide
No escape from reality
Open your eyes
Look up to the skies and see
I'm just a poor boy, I need no sympathy
Because I'm easy come, easy go
Little high, little low
Any way the wind blows
Doesn't really matter to me, to me
Mama, just killed a man
Put a gun against his head
Pulled my trigger, now he's dead
Mama, life had just begun
But now I've gone and thrown it all away
Mama, ooh
Didn't mean to make you cry
If I'm not back again this time tomorrow
Carry on, carry on as if nothing really matters
Too late, my time has come
Sends shivers down my spine
Body's aching all the time
Goodbye, everybody, I've got to go
Gotta leave you all behind and face the truth
Mama, ooh (Any way the wind blows)
I don't wanna die
I sometimes wish I'd never been born at all
I see a little silhouetto of a man
Scaramouche, Scaramouche, will you do the Fandango?
Thunderbolt and lightning very, very frightening me
(Galileo) Galileo
(Galileo) Galileo
Galileo Figaro
Magnifico-o-o-o-o
I'm just a poor boy, nobody loves me
He's just a poor boy from a poor family
Spare him his life from this monstrosity
Easy come, easy go, will you let me go?
Bismillah! No, we will not let you go (Let him go!)
Bismillah! We will not let you go (Let him go!)
Bismillah! We will not let you go (Let me go!)
Will not let you go (Let me go!)
Never let you go (Never, never, never, never let me go)
Oh oh oh oh
No, no, no, no, no, no, no
Oh, mamma mia, mamma mia (Mamma mia, let me go)
Beelzebub has a devil put aside for me, for me, for me
So you think you can stone me and spit in my eye?
So you think you can love me and leave me to die?
Oh, baby, can't do this to me, baby
Just gotta get out, just gotta get right outta here
Ooh, ooh yeah, ooh yeah
Nothing really matters
Anyone can see
Nothing really matters
Nothing really matters to me
Any way the wind blows
Freddie Mercury, A Night At The Opera (1975)
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Freddie Mercury (Bohemian Rhapsody (Piano/Vocal/Guitar))
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Cosa è piú bello, amore mio? L’amore mancato o l’amore trovato?
Non ridere di me, amore. Lo so, sono goffo e ingenuo, io, sull’amore, e mi pongo domande da
canzonetta. Eppure, non riesco a smettere.
Questo dubbio mi travolge e mi corrode, amore. Trovare o mancare.
Intorno a me, le persone non smettono di desiderare.
Hanno trovato o hanno mancato? Io non lo so.
Un orfano non lo sa. Un orfano è sprovvisto del primo amore. Quello per mamma e papà. Da qui ha origine la sua ingenuità, la sua goffaggine.
Mi dicesti, su quella spiaggia deserta della California, «puoi accarezzarmi le gambe». E io non lo feci. Ecco, amore mio, l’amore mancato.
Per questa ragione, da quel momento non ho mai smesso di chiedermi: dove sei stata? E dove sei adesso?
E tu, bagliore della mia gioventú fallita, hai mancato o hai trovato?
Io non lo so. E non lo saprò mai. Non ricordo piú il tuo nome, amore. E non ho la risposta.
Ma mi piace immaginarla cosí, la risposta.
Alla fine, amore mio, non abbiamo scelta.
Dobbiamo trovare.
”
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Paolo Sorrentino (Il peso di Dio. Il vangelo di Lenny Belardo)
“
This guy Lobo, whose real and true name was Wolfgang Fink, played better than good flamenco guitar in a place called Mamma Mia in Puerto Vallarta. Had a partner name of Willie Royal, tall gangly guy who was balding a little early and wore glasses and played hot gypsy-jazz violin. They'd worked out a repertoire of their own tunes, "Improvisation #18" and "Gypsy Rock" as examples, played 'em high and hard, rolled through "Amsterdam" and "The Sultan's Dream" with enough power to set you two times free or even beyond that when the day had been tolerable and the night held promise. Lobo, sun worn and hard lined in the face looking over at Willie Royal bobbing and weaving and twisting his face into a mean imitation of a death mask when he really got into it, right wrist looking almost limp but moving his bow at warp speed across the strings, punctuated here and there by Lobo's stabbing ruscados and finger tapping on the guitar top.
Good music, wonderful music, tight and wild all at the same time. On those nights when the sweat ran down your back and veneered your face and the gringitas looked good enough to swallow whole - knowing too they looked just that way and them watching the crowd to see who might be man enough to try it - people would be riding on the music, drinking and clapping in flamenco time, dancing around the dinner tables.
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Robert James Waller (Puerto Vallarta Squeeze)
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«Anni fa avrei voluto chiamarmi Allen di cognome» dico. «Alejo era troppo difficile, mentre nessun insegnante sbagliava mai a pronunciare Allen. Il mio maestro di seconda elementare ha continuato a chiamarmi “Alegio” finché non è intervenuta mia mamma.» Non so come spiegarlo, ma senza neanche guardare Arthur, sento una densità intorno a noi, come se lui si fosse reso conto di che cosa ha detto. «Non avere un aspetto da portoricano mi ha scombussolato. So di aver guadagnato qualche minimo privilegio per la mia pelle chiara, ma i portoricani non hanno tutti la pelle dello stesso colore.»
«Mi dispiace...»
«E non tutti i portoricani si fanno il quartiere di corsa per comprare i churros o parlano spagnolo. So che non intendevi dire niente di male, ma mi piaci e voglio credere che io ti piaccio anche per quello che sono. E che imparerai a conoscermi senza pensare di conoscermi già solo perché la società è stupida.»
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Becky Albertalli (What If It's Us (What If It's Us, #1))
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«Scusa Sasha, ma non avevo previsto di tornare così tardi.» Dima cercò di farsi perdonare per non essere rientrato a effettuare i lavori alla fattoria.
«Ragazzo, lo sai che sto lavorando nei boschi in questi giorni. Il lavoro di taglialegna mi porta via molto tempo, gli alberi devono essere preparati per l’inverno. Puoi trascorrere la notte da Irina tutte le volte che vuoi, ma la mattina devi essere qui, puntuale per la mungitura» lo rimproverò Sasha con severità, alzandosi dalla seggiola che lo ospitava mentre strizzava con vigore le mammelle dell’ultima vacca.
Dima fece cenno affermativo con il capo, anche se Sasha era visibilmente infastidito dal suo comportamento lui non riusciva a non essere felice, i suoi occhi verdi brillavano come due gemme e il fratello lo notò subito.
«Hai fatto pace con la nostra Irina, eh?» chiese sorridendo, mostrando uno sguardo malizioso e sfacciato che lasciava poco da intendere.
Dima si limitò a fissarlo senza ribattere.
«Tutto tranquillo alla collina?» lo sollecitò Sasha, inarcando un sopracciglio.
«Sì, certo» rispose lui troppo velocemente.
«Mi sono perso qualcosa?» insisté di nuovo Sasha.
Dmitrij brontolò perché non si era aspettato che il fratello capisse subito che era successo qualcosa durante la notte. «Non ho fatto niente!» protestò di rimando, roso dal senso di colpa per essere così chiaramente leggibile agli occhi degli altri.
«Può anche darsi…» Il fratello maggiore scrutò Dima negli occhi. «In tal caso, peggio per te» concluse con ironia, ostentando un sorriso arrogante.
«Ma che stai dicendo?»
«Ti conosco da quando ciucciavi le tette di mamma, pensi di potermi nascondere qualcosa?» affermò Sasha abbandonando completamente il lavoro. Si alzò e una volta vicino al fratello lo afferrò per le spalle e lo strattonò con vigore. «Sarebbe anche ora!» brontolò mentre sfiorava la fronte del fratello minore con la sua.
Dima si liberò da quella morsa e lo sfidò: «Anche se fosse non è affar tuo, mi pare».
«Ah, tu dici? Irina è come una di famiglia e se finalmente vi siete decisi a smettere di essere scemi e a fidarvi l’uno dell’altra, io non posso che esserne felice. Ho sempre fatto il tifo per voi due!»
Dima scoppiò a ridere. Quell’energumeno sempre gelido con tutti aveva tutto sommato un cuore caldo. Sasha era un uomo rude e di poche parole, con pochi amici, ma buoni. Era stato per lui un secondo padre più che un fratello e non si aspettava una dichiarazione così diretta.
«Questa notte è stata la più bella di tutta la mia vita. E ce ne saranno ancora!» confessò Dima, stampandosi un sorriso luminoso sull’ovale del viso.
«Certo, sei mio fratello, non puoi aver fatto cilecca!» commentò Sasha, ridendo in modo sguaiato e mostrando così non solo i denti, ma anche le tonsille.
«Ben detto, sono andato dritto all'obbiettivo!»
Risero entrambi.
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Eilan Moon (Teufel, il Diavolo)
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Mi occupo di ciò che c'è da fare, di quello che è alla portata delle mie capacità di bambina. Concedo respiro allo zio e alla mamma, mi sento buona e amata. Una brava bambina diligente.
Quando la zia muore, io ho dodici anni e mi sento di colpo sola.
"Questo lavoro, si vede che ti fa star male, allora perchè lo fai?"
"Faccio questo lavoro perchè l'ho scelto, signora, perchè ho fatto una promessa. E non sono abituata a scappare solo perchè le cose sono troppo difficili."
"Ma non puoi nemmeno rovinarti la vita per una promessa. Neanche se quella promessa l'hai fatta a te stessa".
Credi di avere tutto sotto controllo. Pensi di essere nel posto giusto, nel pieno del tuo potenziale, a fare quel che vuoi. E poi basta una cosa così, bastano una domanda e due parole dette da un'estranea. E di colpo, nel riflesso dello specchio, ti sembra di scorgere un viso che non riconosci più. (...)
Però, se siamo qui, significa che siamo state tutte toccate, in un modo o in un altro, dalla sua maniera accogliente di stare al mondo.
"Speravo di non trovarti ancora qui. A volte ci sono cose che facciamo perchè dobbiamo. Altre che invece facciamo perchè vogliamo. Il fatto è che siamo spesso i nostri peggiori nemici, perchè preferiamo fare quello che ci riesce, o ciò che le persone che amiamo si aspettano da noi, piuttosto che fare quello che ci piace davvero. Preferiamo sentirci adatti a un ruolo già scritto, andare sul sicuro. E alla mia età posso dirtelo serena: è un gran peccato".
"Perchè si preoccupa tanto? Perchè si interessa del mio lavoro?"
"Perchè l'interessamento dev'essere a senso unico? Solo tu puoi prenderti cura di me?"
"Beh, l'infermiera sono io".
"E questo stabilisce parti impermeabili? Sei tu quella che cura, allora credi di non poter star male? Di non aver mai bisogno di aiuto?"
"E da cosa avrei bisogno di essere salvata, io?"
"Forse da te stessa. Forse la rabbia non è l'unica gabbia dentro la quale si può rimanere prigionieri. Il senso di responsabilità, il timore di deludere o ferire chi ci ama, possono essere anche peggio. Io ho fatto esperienza di entrambi, per questo so riconoscerli negli occhi delle persone".
Basta questa frase, e sento la mia intera vita traballare. Pensi che a te non succederà mai. Credi di sapere chi sei, l'hai sempre saputo, hai cominciato presto a nutrire i tuoi obiettivi e ti sei costruita con cura, un pezzettino per volta. Sei convinta che questo ti terrà al riparo da tutto. E invece, in un pomeriggio di metà agosto, capisci che non stai combattendo i mostri ma che il tuo mostro ha divorato te. Rifletto sulle sue parole e mi rendo conto che a portarmi qui, a trattenermi negli anni, è stata quella bambina che credeva di poter essere amata solo facendo la brava, quella che esisteva esclusivamente attraverso l'approvazione degli altri, tormentata dall folle e inconfessata paura che, se avesse smesso di compiacerli, il loro amore sarebbe scomparso. Quella che non si era mai concessa la possibilità di fare una cosa sbagliata, di correre un rischio, di accettare di sentirsi sola o spaesata. Quella che adesso, d'un tratto, in una camer d'ospedale, davanti a una donna vicina alla fine, si accorge di aver scalato una montagna che non era la sua. Un paio di occhi buoni, quella mattina, mi cambiano la vita in un attimo.
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Matteo Bussola (Il rosmarino non capisce l'inverno)
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«L’ha scattata mia mamma dopo il nostro primo grande evento. Uno che si è svolto in una vera e propria location per concerti, e non in uno squallido bar.» Jesse allungò la mano e toccò lievemente la cornice. «Il posto era minuscolo, e nessuno sapeva chi fossimo, ma, Dio, fu così divertente.»
Luka annuì. Avrebbe potuto capire tantissimo dall’enorme sorriso che ognuno di loro sfoggiava, in quella fotografia. «Wow.» Luka si schiarì di nuovo la gola. «Il modo in cui ti guarda…»
«Già.» Luka riuscì a percepire amore nella voce di Jesse. «Alcuni anni dopo aver scattato questa foto, mia mamma mi disse che fu proprio quella sera che capì come stavano le cose tra me e Shane.»
«Vorrei che qualcuno, un giorno, mi guardasse allo stesso modo.» Luka deglutì il nodo in gola.
«Nick lo fa già.»
Luka sbarrò gli occhi dalla sorpresa, e voltò il viso di lato a guardare Jesse. «Come?»
«Non te ne sei accorto?» Jesse sorrise con dolcezza. «Sicuramente non ha la minima idea di farlo, ma ti guarda come se non vedesse nient’altro. È pazzo di te. Si vede.»
Luka si morse il labbro e cercò di ignorare le farfalle nello stomaco
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Piper Vaughn (The Luckiest (Lucky Moon, #2))
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Dolcezza, tu non sei superficiale,” rispose lui a bassa voce sbattendo le palpebre. Poi lo tirò più vicino, perché non poteva sopportare che Terry vedesse che aveva le lacrime agli occhi come un bambino.
“Oh, su certe cose sono superficiale,” sussurrò Terry. “Ma meno di una volta, forse.” Lo baciò, mentre Red lo abbracciava con tutto se stesso. “Vedi, ho potuto dare uno sguardo alla vera bellezza e gentilezza.”
“Quando è successo?” chiese lui, temendo la risposta.
“Il giorno in cui un uomo che conoscevo a malapena mi ha preso in casa sua perché pensava che potessi essere in pericolo. Chi fa una cosa simile?” Terry tenne il suo viso tra le mani. “Solo l’anima più bella che incontrerò mai nel resto della vita. Come ho detto, posso essere superficiale, e posso conviverci, però non sono stupido.”
“Terry,” cominciò a dire lui, ma la gola gli si chiuse per un secondo e gli rubò le parole. “Tu meriti qualcuno con cui essere orgoglioso di farti vedere in giro.” Nella stanza risuonò un’altra pacca; questa gliel’aveva data sul sedere.
“Piantala. Io sono orgoglioso di te e mi farò vedere con te ovunque vorrai portarmi. Riconosco qualcosa di buono quando lo vedo, e penso che tu sia la cosa migliore che mi sia mai successa.” Lo tenne stretto e lo baciò con una tale energia che Red riuscì quasi a crederci. “Quindi metti da parte queste insicurezze e qualsiasi cosa tu creda di vedere quando guardi nello specchio, perché ti devo dire che quello specchio mente.” L’enfasi con cui pronunciò quell’ultima parola fece ridacchiare Red. “Hai uno specchio bugiardo. Quindi, visto che stiamo parlando di fiabe, allontana dalla mente qualsiasi cosa ti abbia detto e ascolta me. Mia mamma diceva che la bellezza sta in superficie come la pelle, ma la vera bruttezza arriva fino all’osso.”
“Va bene, ho capito cosa intendi,” replicò Red, e Terry gli si fece ancora più vicino. Il bacio era tenero e gentile, ma pieno di significato
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Andrew Grey (Fire and Water (Carlisle Cops, #1))
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Mi sono imposta un programma a cui non devo mai venir meno; non devo mai più studiare alla sera, anche se la mattina dopo ho un sacco di prove scritte. Mi metterò invece a leggere libri: devo farlo, capisci, perché non l'ho mai fatto nei diciotto anni trascorsi. Non hai idea di che abisso di ignoranza sia la mia mente, papà: me ne sto accorgendo io stessa. Tutte quelle cose che la maggior parte delle ragazze con una famiglia, degli amici e una biblioteca hanno apprese quasi naturalmente, senza accorgersene, io non le ho nemmeno sentite nominare. Per esempio non ho mai letto né Mamma Oca, né Davide Copperfield, né Ivanhoe, né Cenerentola, né Barbablù, né Robinson Crusoe, né Jane Eyre, né Alice nel paese delle meraviglie, e nemmeno una sola parola di Rudyard Kipling. Non ho mai saputo che Enrico VIII avesse avuto più di una moglie, e che Shelley fosse un poeta. Non sapevo che R.L.S. significa Robert Louis Stevenson e che George Eliot fosse una donna. Non avevo mai visto una riproduzione di Monna Lisa e (non ci crederai, ma è la pura verità) non avevo mai sentito parlare di Sherlock Holmes.
Ora tutte queste cose le so, e ne so molte altre, ma capirai quanto cammino ho da riguadagnare! Sarà buffo, ma per tutto il giorno non faccio che aspettare la sera, quando finalmente metto sulla porta il cartello Occupata, indosso il mio accappatoio rosso, mi metto le pantofole di pelo, faccio sul letto un mucchio con tutti i cuscini, mi ci appoggio, accendo la lampada d'ottone e leggo, leggo, leggo.
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Jean Webster (Daddy-Long-Legs (Daddy-Long-Legs, #1))
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La sua calma incrollabile mi esaspera... mi fa sentire ancora più sola. Triste. Nel torto. Come se dovessi essere una figlia migliore, e capire che mamma sta soltanto cercando di aiutarmi.
Invece no. Non lo sono. Non potrò mai essere quella figlia, per quanto mi sforzi. Non davanti a una madre che cerca di uccidere un pezzo della mia anima.
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Sophie Jordan (Firelight (Firelight, #1))
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Che faccia farebbe la mia vecchia mamma, di cui abbiamo appena festeggiato centouno anni (ci metto davvero troppo tempo a scrivere questo libro) se le chiedessi a bruciapelo: “A proposito, mammina, tu mi hai desiderato?”.
“Sì, mi hai sentito bene: sono stato un figlio espressamente voluto da te, da papà, da voi due?”
Vedo il suo sguardo posarsi su di me. Sento il lungo silenzio che seguirebbe. E, visto che siamo in vena di domande: “Di’ un po’, come te la cavi, tu, nella vita?”.
[...]
Ma sapere se fui desiderato, no. A quell’epoca e nella mia famiglia c’era un aggettivo per definire simili domande: strambe.
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Daniel Pennac (Chagrin d'école)
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Era passato un anno dal parto. Nonostante il percorso per diventare mamma fosse stato incredibilmente difficile, disseminato di incertezze e rimpianti, di fatica e delusone, trecentosessantacinque giorni dopo avevo finalmente scoperto di essere felice. Guardando quella bambina così piccola che respirava profondamente, completamente arresa al sonno, avevo la certezza che la mia vita non sarebbe potuta essere diversa. Mia figlia non era arrivata per sottrarre qualcosa, ma per aggiungere.
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Chiara Cecilia Santamaria (Quello che le mamme non dicono)
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Ci sono figli di colleghi di mia mamma più bravi di me a fare qualsiasi cosa. Ci sono figli di colleghi di mia mamma che, forse, sono anche più figli di mia mamma rispetto a me.
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Marco Marsullo (I miei genitori non hanno figli)
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Con la fine dell’allattamento il rapporto con mia figlia è finalmente sbocciato, prendendo le distanze da quella gabbia dorata nella quale faticavo a stare in piedi. A tenerci insieme non era più un obbligo faticoso per entrambe, ma un momento che iniziava ad avvicinarsi a quelle immagini che nella mia testa avevo accarezzato durante la gravidanza, in cui la mamma tiene in braccio la bambina e la nutre con serenità e affetto, prima che col latte. Erano attimi che attendevo da troppo: darle il biberon e smettere di vederla contorcersi. Poterla lasciare un paio d’ore senza l’ansia di fare tardi. Uscire senza il terrore di una poppata interrotta a metà e di un seno di pietra da portarsi a spasso. Ecco, era questo a migliorare il nostro rapporto. Ad avvicinarci, finalmente. A lasciare che l’amore tenuto a fondo dalla fatica venisse timidamente a galla. A permettere che, in alcuni momenti, nella mia casa si respirasse quell’atmosfera di pura gioia che avevo aspettato per mesi.
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Chiara Cecilia Santamaria (Quello che le mamme non dicono)
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I can practically feel my hit points plummeting. The one-heart-remaining video game alarm beeps in my mind. Seconds away from one final “Mamma mia” before Bowser burns the Mushroom Kingdom to the ground.
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K.A. Mielke (Losing Hit Points (Lorimer Real Love))
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se tuo padre e tua madre ti abbandonassero, io non ti abbandonerò».19 Ve l’ho detto, però, di quando ero piccolo, a proposito di questa frase? No. Una volta – mia mamma era devota, e in vacanza mi portava sempre con sé ai Vesperi nella parrocchia, e qualche volta il prete faceva la predica ai Vesperi – mi ricordo che durante i Vesperi (io avevo tre anni) stavo sotto, con mia mamma, al pulpitone a chiocciola, e c’era su il prete che si sbracciava e io ero lì, sempre attentissimo, con la bocca spalancata. E ha detto questa frase: «Anche se vostra madre vi abbandonasse, io non vi abbandonerò». Io mi ricordo, come se fosse adesso, che ho guardato mia madre con terrore di fronte a quella frase. Mia madre si è voltata e mi ha sorriso, e io mi sono sentito tranquillizzato. Quello di mio fratello l’ho raccontato, però.
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Luigi Giussani (Dal temperamento un metodo - Quasi Tischreden - Volume 6 (Italian Edition))
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Certo. La mia personalità è Cristo, tant’è vero che noi ci chiamiamo cristiani. E quando i primi cristiani erano chiamati dal pretore... C’è un testo, tra i più antichi documenti storici di quelli che ci sono rimasti, in cui santa Perpetua risponde a tutte le domande: «Sono cristiana. Sono cristiana. Sono cristiana».6 A tutte le domande! E lo dice anche il testo,7 mi pare: siamo molto più di Cristo che nostri. Anzi, l’essere «nostri» è dato dal fatto di appartenere a Cristo. E infatti noi abbiamo sempre detto che la consistenza dell’io è l’appartenenza a un altro. Tant’è vero che abbiamo fatto anche il paragone del bambino che, se non ha il papà e la mamma, è fragilissimo, diviso, sconcertato, non ha la coscienza di sé, cresce handicappato mentalmente, psicologicamente.
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Luigi Giussani (Una presenza che cambia - Quasi Tischreden - Volume 7 (Italian Edition))
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It is a remarkable irony that many of the best shows in London— Chicago, Oklahoma!—and even such harmless diversions as The Lion King and Beauty and the Beast—are imports from the colonies, while the homegrown productions include such luxurious twaddle as Mamma Mia!, Bombay Dreams, and Starlight Express. Brits who view’ American culture with disdain are the ones who must pay the freight here, being careful not to throw stones from inside their glass houses. Though it is doubtless a bitter pill to swallow, not everything that is idiotic, pandering, or unsophisticated originated in the land of the free and the home of Kenny G. Americans did not invent Cats.
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Joe Queenan (Queenan Country: A Reluctant Anglophile's Pilgrimage to the Mother Country)
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Cosa è piú bello, amore mio? L’amore mancato o l’amore trovato?
Non ridere di me, amore. Lo so, sono goffo e ingenuo, io, sull’amore, e mi pongo domande da canzonetta. Eppure, non riesco a smettere.
Questo dubbio mi travolge e mi corrode, amore. Trovare o mancare.
Intorno a me, le persone non smettono di desiderare.
Hanno trovato o hanno mancato? Io non lo so.
Un orfano non lo sa. Un orfano è sprovvisto del primo amore. Quello per mamma e papà. Da qui ha origine la sua ingenuità, la sua goffaggine.
Mi dicesti, su quella spiaggia deserta della California, «puoi accarezzarmi le gambe». E io non lo feci. Ecco, amore mio, l’amore mancato.
Per questa ragione, da quel momento non ho mai smesso di chiedermi: dove sei stata? E dove sei adesso?
E tu, bagliore della mia gioventú fallita, hai mancato o hai trovato?
Io non lo so. E non lo saprò mai. Non ricordo piú il tuo nome, amore. E non ho la risposta.
Ma mi piace immaginarla cosí, la risposta.
Alla fine, amore mio, non abbiamo scelta.
Dobbiamo trovare.
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Paolo Sorrentino (Il peso di Dio. Il vangelo di Lenny Belardo)
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Quando a Grande Inverno c'era uno Stark, una fanciulla vergine poteva andarsene in giro sulla strada del Re con addosso la veste del suo compleanno senza che le succedesse niente. E i viandanti potevano trovare fuoco e pane e sale in tante locande, in tanti fortini. Ma le notti sono più fredde, adesso, e le porte sbarrate. Le piovre nuotano nella foresta del Lupo. E gli uomoni scuoiati percorrono la strada del Re facendo domande su certi stranieri."
I ragazzi Reed si scambiarono uno sguardo. "Uomini scuoiati?" ripete' Jojen.
"I ragazzi del Bastardo di Bolton. Era morto, ma adesso non e' piu' morto. E pagano buon argento per le pelli di lupo, quest' uomo ha sentito dire... e forse oro per unaparola su certi altri morti che camminano." Guardo' Bran nel dirlo, e guardo' Estate sdraiato a lui. "Quanto alla Barriera..." riprese l'uomo che forse era un Liddle " non e' quello li' il posto in cui io andrei. Il Vecchio orso ha portato i guardiani della notte nella foresta Stregata, ma tutto quello che e' tornato sono i corvi, e quasi nessuno con un messaggio. "Ali oscure, oscure parole" diceva la mia mamma. Ma quando gli uccelli volano silenziosi, a me se,bra che le parole sono ancora piu' oscure." Attizzo' il fuoco con il bastone. "Era diverso quando a Grande Inverno c'era uno Stark. Ma il vecchio lupo e' morto, e il Giovane lupo e' andato al sud, a giocare... il gioco del trono . E a noi, tutto quello che ci rimane sono gli spettri.
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George R.R. Martin (Tempesta di spade (Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, #5))
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Terence Hill “Come Eastwood non mollo mai” L’attore torna in tv con “A un passo dal cielo” “Niente jeep ma il cavallo per amore della natura” L’attore Terence Hill confessa di scegliere sempre ruoli che gli appartengono anche a rischio di sembrare sempre uguale 673 parole Terence Hill ha una voce da ragazzo, percorsa da una vaga incertezza, anche quando dice cose di cui è profondamente convinto. Sarà per via di questa curiosa intonazione, ma anche, naturalmente, per la trasparenza dello sguardo blu, che la sua carriera, iniziata in un modo, esplosa in un altro, interrotta e poi ripresa in tv, con enorme successo di pubblico, prosegue a gonfie vele e promette ancora numerosi, fortunati, sviluppi. Da domani rivedremo l’attore su Raiuno, per dieci serate, in Un passo dal cielo 3, mentre a maggio inizieranno le riprese della nuova serie di Don Matteo: «Scelgo sempre personaggi adatti a me, dopo Don Matteo mi sono arrivate tante proposte, ho accettato questa, in cui vesto i panni di una guardia forestale, perchè il progetto mi ha entusiasmato, riguarda un tema a me vicino e cioè la passione per la natura». A cavallo o in bicicletta, Terence Hill (nome vero Massimo Girotti, nato a Venezia nel 1939), è sempre riuscito ad attraversare la barriera dello schermo, toccando le corde più profonde di diverse generazioni di pubblico. Da quelle cresciute con la serie di Trinità a quelle che lo ricordano, biondo e prestante, accanto a Lucilla Morlacchi nel Gattopardo di Visconti, da quelle che ormai lo considerano una specie di sacerdote in borghese, capace di risolvere ogni tipo di problema esistenziale, a quelle che conoscono il percorso difficile della sua vita personale, segnata da un lutto terribile come la perdita di un figlio. La sua esistenza d’attore è legata a personaggi longevi. Non ha mai desiderato cambiare, rompere, fare ruoli diversi? «Capisco che certe mie scelte possano apparire monotone, mi hanno chiesto spesso “perchè non fai un’altra cosa?, ma per me conta altro, soprattutto come mi sento...Per esempio con Eriprando Visconti ho girato Il vero e il falso in cui facevo l’avvocato, non mi sono trovato bene, e infatti tutto il film non funzionava...». Invece con Bud Spencer, nei film di Trinità, si è trovato benissimo. «Sa perchè ho scelto di continuare a farli? Una volta ho incontrato una mamma che aveva con sè due bambini di 7 e 5 anni, mi chiese di recitare ancora in tanti film così, dove poteva portare i suoi figli, aveva le lacrime agli occhi, non l’ho mai dimenticata». Oggi ritornerebbe a fare «Trinità»? «Sarebbe fuori luogo, i tempi sono cambiati, la gioia di “Trinità” era lo specchio degli Anni Settanta, c’era un seme di innocenza che adesso non c’è più». Sia Don Matteo, sia il Capo della forestale di «Un passo dal cielo», sono personaggi risolutivi, arrivano e sciolgono i nodi... «Sì, e questo è il motivo principale per cui piacciono tanto. Sono figure epiche, che offrono soluzioni ai guai e che, nel caos generale della vita di tutti, mettono ordine, appaiono rassicuranti. Sa che in Un passo dal cielo sarei dovuto andare in jeep? Sono io che ho voluto il cavallo, molto più adatto a sottolineare il rapporto con la natura». Da tanti anni interpreta un sacerdote, quanto conta per lei la religiosità? «Ho un buon rapporto con la fede, e mi sembra che Don Matteo la trasmetta nella maniera giusta, senza retorica, senza dare lezioncine, senza fare la predica». Possiamo dire che «Don Matteo» è un po’ un prete in stile Bergoglio? «Anzi, direi che Bergoglio ha imitato Don Matteo... Scherzo, Don Matteo riflette la mia passione per i libri di Carlo Carretto, grande cattolico italiano, lui aveva la stessa semplicità che troviamo oggi in Papa Francesco». Ha un sogno nel cassetto, un modello da raggiungere? «Io ho solo buona volontà, cerco di fare bene le cose, il mio modello è Clint Eastwood, ha 10 anni più di me e continua imperterrito ad andare av
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Anonymous
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La mamma somiglia molto a Bright Side. O forse era Bright Side che somigliava alla mamma. Anche lei, come mia madre, apprezzava il potere del silenzio. Qualcuno si sente minacciato dall’assenza di parole, e cerca di evitarla o di riempirla di cazzate senza senso. Il silenzio non è un nemico, anzi, può portare conforto e chiarezza. Ti ricorda cosa sia il tempo... cioè, pura presenza.
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Kim Holden (Gus (Bright Side, #2))
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She once dumped a guy because he thought Mamma Mia 2 was better than the original,” he tells me.
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Emily Henry (Funny Story)
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Non ho mai superato il trauma di essere venuto al mondo, non mi è mai piaciuta la stupidità dell'universo, e figuriamoci se potrò mai accettare il dolore per la morte di mia madre.
Carl William
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Carl William Brown (Aforismi. Volume quarto.: Aforismi, massime, pensierini, riflessioni, battute, idee, motti di spirito, invettive, sentenze e paradossi. (Italian Edition))
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I momenti di felicità… Ne abbiamo avuto l’esperienza, ma ci è sfuggito il significato, come diceva Eliot. O per meglio dire, non ce ne siamo resi conto, così la vita è passata e alla fine non mi è rimasto che il dolore per la perdita della persona più cara, mia mamma.
Carl William Brown
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Carl William Brown (Aforismi. Volume quarto.: Aforismi, massime, pensierini, riflessioni, battute, idee, motti di spirito, invettive, sentenze e paradossi. (Italian Edition))
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Mamma, lo so che Hogo ha trentacinque anni ed è totalmente malvagio in tutto e per tutto, ma c'è qualcosa che m'attira verso di lui. Verso la sua casa. Verso la disinnocenza che so che m'attende laggiù". "Acquietati, piccina. Nella mia cattiveria c'è del metodo. Negandoti il permesso di recarti a casa di Hogo, attirerò Hogo qui, nella tua casa, ove potremo colmarlo di sformato di mirtilli e altre squisitezze, e ridurlo alla nostra mercè, in una maniera o nell'altra". "È un piano assai astuto, mamma".
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Donald Barthelme (Snow White)
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Oh?” I look over at him. “You share them? That’s nice.” “She once dumped a guy because he thought Mamma Mia 2 was better than the original,” he tells me. “Wow, a die-hard fan,” I say.
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Emily Henry (Funny Story)
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That’s just our attachment issues,” he tells me. “Oh?” I look over at him. “You share them? That’s nice.” “She once dumped a guy because he thought Mamma Mia 2 was better than the original,” he tells me. “Wow, a die-hard fan,” I say. “She hasn’t seen either movie,” he says. “She just thought having such a staunch opinion about it was a red flag.
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Emily Henry (Funny Story)
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La rabbia è invisibile come l'aria e poi si infila dentro quando ti arrabbi tanto. Prima senti un nodo in gola e sbuffi come un toro. Ti comincia a battere forte forte il cuore e stringi i denti per calmarti. Però non funziona perché la rabbia è più forte delle persone. Scoppia dentro il corpo e siccome non lo sopporti più cominci a muovere le braccia e le gambe e cominci a picchiare o a tirare calci. Solo così la rabbia esce dal corpo e ti lascia in pace. Anche io una volta mi sono arrabbiata, e cioè con la mia MAMMA. Ma non l'ho picchiata perché era malata. Non si picchiano i malati. Purtroppo ora è morta.
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Romy Hausmann (Perfect Day)
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«Neela, ascoltami». La mamma mi strinse le mani tra le sue, richiamando la mia attenzione. «Cade servirà te, tra qualche anno. Sarà lo scudo che ti difenderà da Bower e da Lamaze. Sarà la spada con cui mieterai i loro casati. Sarà la mano con cui prenderai tutto, un giorno. Ma lo farà attingendo alla tua forza. Una forza che verrà da dentro di te». Mi puntò un dito sul petto. «Che non nascerà dal vostro amore, ma dal tuo impegno, dalla tua determinazione, dalla tua sete di potere. Perché un giorno, mia erede, tu regnerai». Mi accarezzò la guancia, contemplandomi. «Mi basta guardarti per capire che è scritto nel tuo destino».
Di slancio mi afferrò il mento con due dita. Tirai il fiato di soprassalto, incupendomi mentre mi fissava con un’intensità impressionante.
«Tu porrai fine alla faida», sentenziò.
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Chiara Cilli (Il Campione del Re (Blood Bonds, #10))
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While timing was only part of the issue with Doris Day, it would be a key reason why, from the mid-1950s onward, good people were unable to appear in good musicals. An original like Never Steal Anything Small was unsuccessful on every level—and heinous in its waste of Jimmy Cagney’s talent—while skillful adaptations like Silk Stockings and Bells Are Ringing flopped resoundingly. As fewer opportunities arose, they were sometimes attended by the questionable notion that dubbing solves all problems. This is why Rossano Brazzi and Sidney Poitier could look great, in South Pacific and Porgy and Bess, and sound ostensibly like the opera singers who were doing the actual vocalizing. While dubbing had been present from the very beginning, it achieved some kind of pinnacle from the mid-fifties to the late sixties. Hiring nonsinging names like Deborah Kerr and Rosalind Russell and Natalie Wood and Audrey Hepburn, even nonsinging non-names like Richard Beymer, was viewed as a form of insurance, conviction be damned.8 Casting for name recognition instead of experience has long been part of the film equation, and it cuts both ways. It may, for example, have seemed more astute than desperate to put Lee Marvin and Clint Eastwood into Paint Your Wagon, despite the equivocal results. Nicole Kidman in Moulin Rouge! was far less a musical player than a photogenic, aurally enhanced artifact, and many people left Mamma Mia! wondering if Pierce Brosnan’s execrable singing was intended as a deliberate joke. In contrast with these are the film people who take the plunge with surprising ease.
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Richard Barrios (Dangerous Rhythm: Why Movie Musicals Matter)
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La Casa ha muri portanti. Ecco cosa portano: l'infinita tristezza di mamma, gli scatti d'ira di Settembre, la mia muta incapacità di fare tutto quello che gli altri mi chiedono di fare, le stagioni, la morte dei piccoli animali nella macchia qui intorno, ogni parola d'amore o di rabbia che ci diciamo l'un l'altra.
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Daisy Johnson (Sisters)
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Mamma mia! Let’sa go-a home, eh-Loogie?
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Zack Zombie (Minecraft: Diary of a Minecraft Zombie Book 16: Down The Drain (An Unofficial Minecraft Book))
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Un anno ha 365 giorni. Otto anni fanno 2920 giorni, non calcolando gli anni bisestili. Comunque, neanche in quelli mi è arrivata una mezza parola dalla mia mamma. Per come la vedo io, più semplice di così non si può. Sono piuttosto bravo in matematica.
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Jostein Gaarder (The Solitaire Mystery)
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Sì, abbiamo le nostre radici, è vero, e sì, sono una parte importante di noi perché, come dice il comandante, spesso ci riportano a casa, il luogo dell’accoglienza e degli affetti. Il problema è che per alcuni le radici diventano catene, qualcosa alla quale si resta aggrappati con tutta la forza per paura, come l’erbaccia che mamma mi diceva sempre di sradicare dal vaso in giardino, che non si strappava nemmeno a tirarla con due mani e alla fine venne via con tutta la terra appresso.
Ecco, quello che vorrei dire a mio padre – se non fosse impelagato a infilare una serie di no a catena alla mia sorellina, che tutto crede di poter controllare e invece nulla controlla – è che per non vivere in eterno nella paura bisogna strappare i cespi prima che tutto venga via insieme con te.
Altrimenti, quando poi un giorno torni, il vaso lo trovi vuoto.
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Lorenzo Marone (Tutto sarà perfetto)
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I say, trying to project a coolness I do not feel. An aloofness. A nonchalance. I am Meryl Streep as Margaret Thatcher! I am Meryl Streep in that movie with the nuns. My gaze falls to his mouth, to the hollow of his throat, to the triangle of skin exposed by his unbuttoned buttons, and all pretense of cool vanishes. I am Meryl Streep in Mamma Mia! Here We Go Again.
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Rachel Lynn Solomon (The Ex Talk)
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«Dobby si compra presto un golfino, Harry Potter!» disse tutto felice, indicando il petto nudo.
«Sai che cosa ti dico, Dobby?» disse Ron, che sembrava aver preso in gran simpatia l’elfo. «Ti regalerò quello che la mia mamma mi farà per Natale. Me ne regala sempre uno. Ti piace il bordeaux, vero?»
Dobby ne fu felicissimo.
«Forse dovremo rimpicciolirlo un po’ per fartelo andar bene» gli disse Ron, «ma starà a meraviglia con il tuo copriteiera».
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J.K. Rowling (Harry Potter and the Goblet of Fire (Harry Potter, #4))
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Mia mamma dice sempre che la cortesia è un inganno avvolto in una bella confezione.
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Veronica Roth (Divergent (Divergent, #1))
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Hey there! Im-a Marco,” the weird dirty little man with the big mustache and red and blue overalls said. “Hello there,” I said to the dirty old man. “Hello, my name is-a Marco and I’m-a from the Italiano Biome. I’m-a worker of the sewer, here to keep your sewers-a nice and poopy,” he said. “And this is my-a brother Loogie!” Then another dirty little man in green and blue overalls jumped out of the sewer. “Oh yeah! Its-a me, Loogie!” “What?!!!” Then the other guy hacked really loud and spit in the sewer pipe. “HHHHAAACCCK—PTTTOOOO!” I guess these must be the guys who take care of the sewers. “Hi, I’m Zombie. I live in this town. It’s good to meet you.” “Hello, Zombie!” the one in red and blue overalls said. “Tell me, do you happen to know where-a the Sewer Fairy Princess is?” “Sewer Fairy Princess?” “Yes! Mamma mia, we search in all of the pipes looking for her, but we have notta find her.
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Zack Zombie (Minecraft: Diary of a Minecraft Zombie Book 16: Down The Drain (An Unofficial Minecraft Book))
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Quando fu il turno di Jack, il cowboy fece appello a ogni briciola di sentimento nel proprio cuore. «Quando abbiamo deciso di rinnovare le promesse, mi ero preparato tutto un discorso, ma oggi mi ritrovo solo con due domande: come spiegare l'amore che provo per mio marito, e com'è cambiata la nostra unione da quando ci siamo scambiati le promesse nuziali?
«E ho solo una semplice risposta: quando ci siamo sposati, non ti amavo. Non potevo. Mi dispiace di averti mentito, mamma, ma è la verità. Di te sapevo solo che eri il figlio del nemico giurato della nostra famiglia. Soltanto un nome, ecco cos'eri per me. Per questo oggi me ne sto qui con delle nuove promesse, grazie a tutto ciò che ho imparato da ogni singolo avvenimento degli ultimi mesi. Passando da una crisi all'altra, il mio amore si è evoluto. La mia nuova promessa, che forse non è poi tanto nuova, è che ti amo, che continuerò a tenerti nel cuore, nella mente e ad amarti per tutti gli anni che il buon Dio vorrà concederci. Io, Jackson Robert Campbell-Hayes, prendo te, Riley Nathaniel Campbell-Hayes, come mio sposo. Amo tutto ciò che so di te e confido in ciò che devo ancora scoprire, so che sarà fantastico.»
Sogghignò. «Sono così eccitato al pensiero di avere una possibilità di crescere insieme, d'imparare a conoscere l'uomo che diventerai, e ogni giorno che passa m'innamoro sempre di più. Sappi, piccolo etero, che giuro di amarti per l'eternità. Non ho poesie da dedicarti, Riley, ma posso offrirti l'amore della mia famiglia, la mia terra e i miei cavalli, e voglio condividerne ogni aspetto con mio marito. Ti amo, Riley.»
Tutto attorno gli argini si ruppero mentre i due si abbracciavano, scacciando con un bacio ogni dubbio che avrebbero mai potuto avere prima di scambiarsi le nuove promesse. La famiglia proruppe in
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R.J. Scott (The Heart of Texas (Texas, #1))
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Il piatto di carote e tofu di mamma Ingredienti per 4 persone Carico di fragranti semi di sesamo tostati, questo miscuglio di carote e tofuè uno dei miei piatti preferiti. Si tratta di una creazione di mia madre; durante il liceo fu un contorno importante nel mio cestino del pranzo. Sebbene lo mangi spesso caldo con il riso appena fatto, è squisito anche freddo, specie sul pane integrale tostato! 2 pani di usu-age tofu (tofu fritto sottile) da 8 x 13 cm 2 cucchiai di aceto di riso 2 cucchiaini da tè di zucchero semolato 2 cucchiaini da tè di sake 2 cucchiaini da tè di salsa di soia a basso contenuto di sodio 1 cucchiaino da tè di sale 1 cucchiaio di olio di semi di mais 600 gr di carote tagliate a fiammifero 26 gr di semi di sesamo tostati e macinati (vedere pag. 105) 2 cucchiaini da tè di olio di semi di sesamo tostati Mettete a bollire una piccola pentola d’acqua. Aggiungete l’usuage tofu e lasciatelo cuocere gentilmente a fuoco medio per un minuto, mescolando di tanto in tanto, poi scolate: servirà a rimuovere l’olio in eccesso. Tagliate il tofu a metà sul lato lungo, quindi affettatelo in strisce sottili. Aggiungete aceto, zucchero, sake, salsa di soia e sale in una piccola ciotola e mescolate fino a quando lo zucchero non si sarà completamente disciolto. Scaldate l’olio in un’ampia padella a fiamma alta. Aggiungete le carote e i bocconi di usu-age tofu e fateli rosolare per circa 3 minuti o fin quando le carote risulteranno croccanti e tenere. Abbassate la fiamma e aggiungete la miscela di soia. Continuate la cottura per altri 2 minuti o finché il tutto non risulterà tenero. Spegnete il fuoco; spargete i semi di sesamo e spruzzate dell’olio di semi di sesamo tostati. Trasferite il tutto in un piatto da portata.
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Naomi Moriyama (Sempre giovani e magre I segreti in cucina delle donne giapponesi)