La Vita Nuova Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to La Vita Nuova. Here they are! All 100 of them:

Le donne sono fatte così. Ogni giorno che sorge porta loro una nuova interpretazione del passato. Dev'essere una vita poco monotona la loro.
Italo Svevo (Zeno's Conscience)
In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: INCIPIT VITA NOVA
Dante Alighieri (Vita Nuova)
Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi.
Dante Alighieri (La vita nuova)
I have set foot in that region of life where it is not possible to go with any more intention of returning.
Dante Alighieri (La Vita Nuova)
«L’amore è la mia ragione che scende a compromessi con il mio cuore per il mio progetto di vita con te, ovunque e comunque.»
Dilhani Heemba (Nuova Terra: Gli occhi dell'erede (Nuova Terra, #1))
Sai qual è l'errore che si fa sempre? Quello di credere che la vita sia immutabile, che una volta percorso un binario lo si debba percorrere fino in fondo. Il destino ha molta più fantasia di noi. Proprio quando credi di trovarti in una situazione senza via di scampo, quando raggiungi il picco di disperazione massima, con la velocità di una raffica di vento tutto cambia, si stravolge e da un momento all'altro ti trovi a vivere una nuova vita.
Susanna Tamaro (Follow Your Heart)
L'amore raccolse e ricompose ogni parte di noi." Suggerita da Sheila Mazzei e Regin La Radiosa O'Polke
Dilhani Heemba (Nuova Vita: La speranza dell'erede (Nuova Terra, #2))
«L’amore rende folli.» «L’amore rende vivi; quando lo perdi, muori.» Suggerita da Sheila Mazzei e Regin La Radiosa O'Polke
Dilhani Heemba (Nuova Vita: La speranza dell'erede (Nuova Terra, #2))
Forse il tempo cura le ferite, ma non porta via certe cicatrici, non ti ridà i giorni persi senza chi ami, non ti dà indietro nulla." Suggerita da Sheila Mazzei
Dilhani Heemba (Nuova Vita: La speranza dell'erede (Nuova Terra, #2))
C'è qualcosa di terribilmente tenero nell'insicurezza di un uomo forgiato da una vita crudele." Suggerita da Sheila Mazzei e Jenny Jay
Dilhani Heemba (Nuova Vita: La speranza dell'erede (Nuova Terra, #2))
Then I call on Death as to a sweet and gentle refuge: and I say: 'Come to me' with such love, that I am envious of all who die
Dante Alighieri (la vita Nuova)
È incredibile come gioia e dolore abbiano gli stessi sintomi: lo stomaco che si stringe, il cuore a mille, le lacrime che vorrebbero affollarsi sulle palpebre." Suggerita da Sheila Mazzei
Dilhani Heemba (Nuova Vita: La speranza dell'erede (Nuova Terra, #2))
«Le grandi acque non possono spegnere l'amore, né i fiumi travolgerlo», mormorò cintando il passo del Cantico dei Cantici. «È così, Shay. Per tutta la vita.» Le mie gambe lo cinsero e lo trattennero. «La vita è troppo breve. Oltre, abbiamo detto oltre, vero?»
Dilhani Heemba (Nuova Terra: Gli occhi dell'erede (Nuova Terra, #1))
A volte penso che per i libri bisognerebbe inventare una parola nuova, signor Corso. Una parola che non esiste. E questa parola dovrebbe essere il contrario di cimitero e indicare un luogo dove si conserva la vita, non la morte, e non si mette a giacere niente.
Fabio Stassi (La lettrice scomparsa)
Devo tuttavia confessare che, nel mio sentimentalismo, sono profondamente commosso e ammirato di fronte a quel lupo che “non può” azzannare la gola dell’avversario, e ancor più di fronte all’altro animale, che conta proprio su questa sua reazione! Un animale che affida la propria vita alla correttezza cavalleresca di un altro animale! C’è proprio qualcosa da imparare anche per noi uomini! Io per lo meno ne ho tratto una nuova e più profonda comprensione di un meraviglioso detto del Vangelo che spesso viene frainteso, e che finora aveva suscitato in me solo una forte resistenza istintiva: «Se qualcuno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra...». L’illuminazione mi è venuta da un lupo: non per ricevere un altro schiaffo devi offrire al nemico l’altra guancia, no, devi offrirgliela proprio per impedirgli di dartelo!
Konrad Lorenz (King Solomon's Ring)
Del resto, questa forse è la notte famosa in cui tu finirai di essere bambino. Non so se qualcuno te l'ha detto. Di questa notte i più non si accorgono, non sospettano nemmeno che esista, eppure è una netta barriera che si chiude d'improvviso. Capita di solito nel sonno. Sì, può darsi che sia la tua volta. Tu domani sarai molto più forte, domani comincerà per te una nuova vita, ma non capirai più molte cose: non li capirai più, quando parlano, gli alberi, né gli uccelli, né i fiumi, né i venti. Anche se io rimanessi, non potresti, di quello che dico, intendere più una parola. Udresti sì la mia voce, ma ti sembrerebbe un insignificante fruscio, rideresti anzi di queste cose.
Dino Buzzati (Il segreto del Bosco Vecchio)
Io so cosa vuol dire essere felice nella vita e la bontà dell'esistenza, il gusto dell'ora che passa e delle cose che si hanno intorno, pur senza muoversi, la bontà di amarle, le cose, fumando, e una donna in esse. Conosco la gioia di un pomeriggio d'estate a leggere un libro d'avventure cannibalesche seminudo in una chaiselongue davanti a una casa di collina che guardi il mare. E molte altre gioie insieme; di stare in un giardino in agguato e ascoltare che il vento muove le foglie appena (le più alte) di un albero; o in una sabbia sentirsi screpolate e crollare infinita esistenza di sabbia; o nel mondo popolato di galli levarsi prima dell'alba e nuotare, solo in tutta l'acqua del mondo, presso a una spiaggia rosa. E io non so cosa passa sul mio volto in quelle mie felicità, quando sento che si sta così bene a vivere: non so se una dolcezza assonnata o piuttosto sorriso. Ma quanto desiderio d'avere cose! Non soltanto mare o soltanto sole e non soltanto una donna e il cuore di lei sotto le labbra. Terre anche! Isole! Ecco: io posso trovarmi nella mia calma, al sicuro, nella mia stanza dove la finestra è rimasta tutta la notte spalancata e d'improvviso svegliarmi al rumore del primo tram mattutino; è nulla un tram: un carrozzone che rotola, ma il mondo è deserto attorno e in quell'aria creata appena, tutto è diverso da ieri, ignoto a me, e una nuova terra m'assale.
Elio Vittorini
Ma come può essere tanto forte l'amore, se non si adatta ai cambiamenti della vita?" Suggerita da Sheila Mazzei
Dilhani Heemba (Nuova Vita: La speranza dell'erede (Nuova Terra, #2))
Le sue adorate mani erano seta su un cuore ferito, petali di rose che mi rendevano sua." Suggerita da Sheila Mazzei
Dilhani Heemba (Nuova Vita: La speranza dell'erede (Nuova Terra, #2))
La speranza; la speranza è un'agonia. Un'illusione dai risvolti violenti." Suggerita da Angharad Eldrige
Dilhani Heemba (Nuova Vita: La speranza dell'erede (Nuova Terra, #2))
La speranza, un frutto dolce amaro; deve essere figlia del diavolo tentatore, ma com'è angelica la sua fiamma!" Suggerita da Eylai Aadre Nó Eglantine
Dilhani Heemba (Nuova Vita: La speranza dell'erede (Nuova Terra, #2))
...la quale fue chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare.
Dante Alighieri (Vita Nuova)
It must be that Love lives within this lady who makes me go weeping so
Dante Alighieri (La Vita Nuova)
Di colpo tutto ciò che era creduto essenziale si rivela inutile. E questa nuova e fatale consapevolezza, unita all’incapacità di fare qualcosa con le mani, dissemina il terrore tra la gente.
Mauro Corona (La fine del mondo storto)
Ora sono pronta. Sono pronta alla vita. Non l’attendo più tra le lenzuola, a testa in giù, con i piedi issati sulla spalliera del letto. Non la pretendo, come fosse un diritto. La vivo, semplicemente. Vivo la mia di vita, così piena e imprevedibile, senza chiedermi se un giorno sarà anche capace di moltiplicarsi e generare nuova vita. Mi prendo cura di lei come farei con una pianta, forte ma provata, senza sapere se quando germoglia è di quelle specie che danno anche frutti.
Simona Sparaco (Nessuno sa di noi)
Questo sonetto ha due parti principali; che ne la prima intendo chiamare li fedeli d'Amore per quelle parole di Geremia profeta che dicono: "O vos omnes qui transitis per viam, attendite et videte si est dolor sicut dolor meus", e pregare che mi sofferino d'audire;
Dante Alighieri (Vita nuova)
Many a time the thought returns to me: What sad conditions Love on me bestows! And moved by Pity I say frequently: 'Can there be anyone who my state knows?' For Love takes hold of me so suddenly My vital spirits I am near to lose. One only of them all survives in me, Staying to speak of you, as Love allows. To aid me then my forces I renew And pallid, all my courage drained long since, I come to you to remedy my plight; But if I raise my eyes to look at you So vast a tremor in my heart begins My beating pulses put my soul to flight.
Dante Alighieri (La Vita Nuova (Vita Nova - The New Life))
Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice, li quali non sapeano che si chiamare.
Dante Alighieri (Vita nuova)
In quella parte del libro de la mia memoria, dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: "Incipit vita nova". Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'asemplare in questo libello; e se non tutte, almeno la loro sentenzia.
Dante Alighieri (Vita nuova)
This was no coincidence. The best short stories and the most successful jokes have a lot in common. Each form relies on suggestion and economy. Characters have to be drawn in a few deft strokes. There's generally a setup, a reveal, a reversal, and a release. The structure is delicate. If one element fails, the edifice crumbles. In a novel you might get away with a loose line or two, a saggy paragraph, even a limp chapter. But in the joke and in the short story, the beginning and end are precisely anchored tent poles, and what lies between must pull so taut it twangs. I'm not sure if there is any pattern to these selections. I did not spend a lot of time with those that seemed afraid to tell stories, that handled plot as if it were a hair in the soup, unwelcome and embarrassing. I also tended not to revisit stories that seemed bleak without having earned it, where the emotional notes were false, or where the writing was tricked out or primped up with fashionable devices stressing form over content. I do know that the easiest and the first choices were the stories to which I had a physical response. I read Jennifer Egan's "Out of Body" clenched from head to toe by tension as her suicidal, drug-addled protagonist moves through the Manhattan night toward an unforgivable betrayal. I shed tears over two stories of childhood shadowed by unbearable memory: "The Hare's Mask," by Mark Slouka, with its piercing ending, and Claire Keegan's Irishinflected tale of neglect and rescue, "Foster." Elizabeth McCracken's "Property" also moved me, with its sudden perception shift along the wavering sightlines of loss and grief. Nathan Englander's "Free Fruit for Young Widows" opened with a gasp-inducing act of unexpected violence and evolved into an ethical Rubik's cube. A couple of stories made me laugh: Tom Bissell's "A Bridge Under Water," even as it foreshadows the dissolution of a marriage and probes what religion does for us, and to us; and Richard Powers's "To the Measures Fall," a deftly comic meditation on the uses of literature in the course of a life, and a lifetime. Some stories didn't call forth such a strong immediate response but had instead a lingering resonance. Of these, many dealt with love and its costs, leaving behind indelible images. In Megan Mayhew Bergman's "Housewifely Arts," a bereaved daughter drives miles to visit her dead mother's parrot because she yearns to hear the bird mimic her mother's voice. In Allegra Goodman's "La Vita Nuova," a jilted fiancée lets her art class paint all over her wedding dress. In Ehud Havazelet's spare and tender story, "Gurov in Manhattan," an ailing man and his aging dog must confront life's necessary losses. A complicated, only partly welcome romance blossoms between a Korean woman and her demented
Geraldine Brooks (The Best American Short Stories 2011)
Una nuova intimità s’era creata fra loro. Era un’intimità simile all’inizio di un nuovo amore, e quasi senza pensarci, Stoner ne comprese la ragione. Si erano perdonati per il male che si erano fatti l’un l’altra, ed erano rapiti dall’idea di come sarebbe potuta essere la loro vita insieme. Stoner la guardava ormai senza rimpianti. Nella luce morbida del tardo pomeriggio il suo viso sembrava giovane e senza rughe. Se fossi stato più forte, pensava. Se avessi saputo di più. Se avessi potuto comprendere. E alla fine, spietato, pensò: se l’avessi amata di più. Come percorrendo una distanza lunghissima, la sua mano attraversò il lenzuolo che lo copriva e toccò quella di lei. Edith non si mosse; e dopo un po’, Stoner cadde in un sonno profondo.
John Williams (Stoner)
Color di perle ha quasi, in forma quale convene a donna aver, non for misura: ella è quanto de ben pò far natura; per essemplo di lei bieltà si prova. De li occhi suoi, come ch’ella li mova, escono spirti d’amore inflammati, che feron li occhi a qual che allor la guati, e passan sì che ‘l cor ciascun retrova: voi le vedete Amor pinto nel viso, là ‘ve non pote alcun mirarla fiso.
Dante Alighieri (Vita nuova (Italian Edition))
«Portaci indietro fino al rottamaio» le ordinò. «Se quest’auto non ti convincerà che è meglio vivere la vita al posto di guida, niente ci riuscirà.» «Non ho la patente» disse lei. «Non ho la patente!» la prese in giro Cash. «Non ho soldi per il college! Mio padre non mi capisce! Non voglio deluderlo e seguire la strada che mi farebbe più felice! Sai quanta gente in questo momento vorrebbe tirarti una sberla? Zitta e guida!» Ancora una volta, Cash sapeva esattamente quale tasto toccare. Mo fissò l’autostrada sgombra e gli occhi le brillarono di una luce nuova. Strinse le dita attorno al volante e schiacciò l’acceleratore col piede, lanciando l’auto sportiva sulla strada a tutta velocità. Era divertente essere il passeggero sulla Porsche, ma guidarla era un’esperienza del tutto diversa. Cash controllava ancora la leva del cambio, ma per il resto l’automobile era in mano sua e questo fece provare a Mo una sensazione inebriante: stava comandando lei, e ci stava prendendo gusto! «È fantastico!» esclamò Mo. «Te l’ho detto» osservò Cash. «È così che dovrebbe sembrarti la vita!» «Fanculo a Stanford!» gridò Mo al cielo. «Sì, così!» la incitò Cash.
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
E tu troverai alla sinistra delle case di Ade una fonte, e accanto a essa un bianco cipresso diritto: a questa fonte non accostarti neppure, da presso. E ne troverai un'altra, fredda acqua che scorre dalla palude di Mnemosine: e davanti stanno i custodi. Di' loro: Sono figlio di Terra e di Cielo stellante, inoltre la mia stirpe è Celeste; e questo sapete anche voi. Sono riarsa di sete e muoio: ma date, subito, fredda acqua che scorre dalla palude di Mnemosine. Ed essi ti lasceranno bere dalla fonte divina, e in seguito tu regnerai assieme agli altri eroi. Di Mnemosine, questo è il sepolcro..." Laminetta trovata a Petelia Oblio e memoria sono i due strumenti del dissetamento. Se si beve dalla corrente dell'oblio si dimentica tutto e si rinasce a una nuova vita, cioè la sete è soltanto ingannata, e l'arsura non tarda a ripresentarsi in una nuova individuazione. Ma se si beve dalla fonte di Mnemosine, come testimoniano queste laminette, la memoria fa recuperare la conoscenza del passato e dell'immutabile, l'uomo riconosce la sua origine divina e si identifica in Dioniso, e l'arsura non viene spenta, ma dissetata, da una gelida, divina, prorompente conoscenza.
Giorgio Colli (La sapienza greca, I. Dioniso, Apollo, Eleusi, Orfeo, Museo, Iperborei, Enigma)
Donne ch’avete intelletto d’amore, i’ vo’ con voi de la mia donna dire, non perch’io creda sua laude finire, ma ragionar per isfogar la mente. Io dico che pensando il suo valore, Amor sì dolce mi si fa sentire, che s’io allora non perdessi ardire, farei parlando innamorar la gente. E io non vo’ parlar sì altamente, ch’io divenisse per temenza vile; ma tratterò del suo stato gentile a respetto di lei leggeramente,
Dante Alighieri (Vita nuova (Italian Edition))
Di solito non parlo con gli sconosciuti. Non mi piace parlare con chi non conosco. E non per via della famosa frasa Non Dare Confidenza Agli Sconosciuti che ci ripetono continuamente a scuola, che tradotto vuol dire non accettare caramelle o un passaggio da uno sconosciuto perché vuole fare sesso con te. Non è questo che mi preoccupa. Se un estraneo mi toccassse lo colpirei immediatamente, e io so colpire molto forte. Come per esempio quella volta che ho preso a pugni Sarah perché mi aveva tirato i capelli e l’ho fatta svenire e le è venuta una commozione cerebrale e avevano dovuto portarla al pronto soccorso. E poi ho sempre con me il mio coltellino svizzero che ha una lama a seghetto in grado di tranciare le dita a un uomo. Non mi piacciono gli estranei perché non mi piacciono le persone che non conosco. Sono difficili da capire. È come essere in Francia, dove andavamo qualche volta in campeggio quando mio madre era ancora viva. E io odiavo la Francia perché se entravo in un negozio o in un ristorante o andavo in spiaggia non capivo quel che dicevano, e la cosa mi terrorizzava. Ci metto un sacco di tempo per abituarmi alle persone che non conosco. Per esempio, quando c’è una persona nuova che viene a lavorare a scuola non le parlo per settimane e settimane. Rimango a osservarla finché non sono certo di potermi fidare. Poi le faccio delle domande su di lei, sulla sua vita, del tipo se ha degli animali e qual è il suo colore preferito e cosa sa dell’Apollo e le chiedo di disegnarmi una piantina della sua casa e voglio sapere che macchina ha, così imparo a conoscerla. Da quel momento in poi non mi preoccupo più se mi capita di trovarmi nella stessa stanza con questa persona e non sono più obbligato a stare all’erta.
Mark Haddon (The Curious Incident of the Dog in the Night-Time)
Quando si è giovani-parlo per me almeno-si vogliono provare sentimenti simili a quelli di cui leggiamo nei libri. Passioni che ti sconvolgono la vita, che creano e definiscono una realtà nuova. Più tardi, mi pare, vogliamo dai sentimenti qualcosa di più pratico e modesto: che siano di sostegno alla nostra vita per come è diventata e si manifesta. Vogliamo che ci garantiscano che va tutto bene. E che c'è di male in questo? da "Il senso di una fine
Julian Barnes
Sai qual è un errore che si fa sempre? Quello di credere che la vita sia immutabile, che una volta preso un binario lo si debba percorrere fino in fondo. Il destino invece ha molta più fantasia di noi. Proprio quando credi di trovarti in una situazione senza via di scampo, quando raggiungi il picco di disperazione massima, con la velocità di una raffica di vento tutto cambia, si stravolge, e da un momento all'altro ti trovi a vivere una nuova vita.
Susanna Tamaro (Follow Your Heart)
L'artista è il creatore di cose belle. Rivelare l'arte e nascondere l'artista è il fine dell'arte. Il critico è colui che può tradurre in diversa forma o in nuova sostanza la sua impressione delle cose belle. Coloro che trovano brutti significati nelle cose belle sono corrotti senza essere affascinanti. Questo è una colpa. Coloro che scorgono bei significati nelle cose belle sono le persone colte. Per loro c'è speranza. Essi sono gli eletti: per loro le cose belle significano solo bellezza. Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è quanto. La vita morale dell'uomo è parte del contenuto dell'artista, ma la moralità dell'arte consiste nell'uso perfetto di un mezzo imperfetto. Nessun artista ha intenti morali. In un artista un intento morale è un imperdonabile manierismo stilistico. Nessun artista è mai morboso. L'artista può esprimere qualsiasi cosa.
Oscar Wilde (Il ritratto di Dorian Gray)
Spesse fiate vegnonmi a la mente le oscure qualità ch’Amor mi dona, e venmene pietà, sì che sovente io dico: «Lasso!, avviene elli a persona?»; ch’Amor m’assale subitanamente, sì che la vita quasi m’abbandona: campami un spirto vivo solamente, e que’ riman perché di voi ragiona. Poscia mi sforzo, ché mi voglio atare; e così smorto, d’onne valor voto, vegno a vedervi, credendo guerire: e se io levo li occhi per guardare, nel cor mi si comincia uno tremoto, che fa de’ polsi l’anima partire.
Dante Alighieri (Vita nuova (Italian Edition))
Ne li occhi porta la mia donna Amore, per che si fa gentil ciò ch’ella mira; ov’ella passa, ogn’om ver lei si gira, e cui saluta fa tremar lo core, sì che, bassando il viso, tutto smore, e d’ogni suo difetto allor sospira: fugge dinanzi a lei superbia ed ira. Aiutatemi, donne, farle onore. Ogne dolcezza, ogne pensero umile nasce nel core a chi parlar la sente, ond’è laudato chi prima la vide. Quel ch’ella par quando un poco sorride, non si pò dicer né tenere a mente, sì è novo miracolo e gentile.
Dante Alighieri (Vita nuova (Italian Edition))
Amore e ‘l cor gentil sono una cosa, sì come il saggio in suo dittare pone, e così esser l’un sanza l’altro osa com’alma razional sanza ragione. Falli natura quand’è amorosa, Amor per sire e ‘l cor per sua magione, dentro la qual dormendo si riposa tal volta poca e tal lunga stagione. Bieltate appare in saggia donna pui, che piace a gli occhi sì, che dentro al core nasce un disio de la cosa piacente; e tanto dura talora in costui, che fa svegliar lo spirito d’Amore. E simil face in donna omo valente.
Dante Alighieri (Vita nuova (Italian Edition))
Fu un momento indimenticabile. Andammo verso via Caracciolo, sempre più vento, sempre più sole. Il Vesuvio era una forma delicata color pastello ai piedi della quale si ammucchiavano i ciottoli biancastri della città, il taglio color terra di Castel dell'Ovo, il mare. Ma che mare. Era agitatissimo, fragoroso, il vento toglieva il fiato, incollava i vestiti addosso e levava i capelli dalla fronte. Ci tenemmo dall'altro lato della strada insieme a una piccola folla che guardava lo spettacolo. Le onde ruzzolavano come tubi di metallo blu portando in cima la chiara d'uovo della spuma, poi si frangevano in mille schegge scintillanti e arrivavano fin sulla strada con un oh di meraviglia e timore da parte di tutti noi che guardavamo. Che peccato che non c'era Lila. Mi stenti stordita dalle raffiche potenti, dal rumore. Avevo l'impressione che, pur assorbendo molto di quello spettacolo, moltissime cose, troppe si spampanassero intorno senza lasciarsi afferrare. Mio padre mi strinse la mano come se temesse che sgusciassi via. Infatti avevo voglia di lasciarlo, correre, spostarmi, attraversare la strada, farmi investire dalle scaglie brillanti del mare. In quel momento così tremendo, pieno di luce e di clamore, mi finsi sola nel nuovo della città, nuova io stessa con tutta la vita davanti, esposta alla furia mobile delle cose ma sicuramente vincitrice: io, io e Lila, noi due con quella capacità che insieme - solo insieme - avevamo di prendere la massa di colori, di rumori, di cose e persone, e raccontarcela e darle forza".
Elena Ferrante (My Brilliant Friend (Neapolitan Novels, #1))
«Tutti questi uomini sono eroi,» continuò Jay, scorrendo le slide successive, che ci ritraevano tutti insieme, in gruppo. «Non solo perché hanno combattuto una guerra e rischiato le loro vite per il loro Paese. Sono eroi perché ogni notte combattono contro i loro incubi e ogni mattina si svegliano pronti ad affrontare una nuova giornata. Sono eroi perché non si sono arresi, quando sarebbe stato così semplice… smettere e basta. Sono eroi perché si preoccupano per gli altri, anche quando la loro vita è un casino. La loro battaglia non è finita quando sono tornati dalla guerra; in quel momento era appena iniziata. Eppure, affrontano ogni giorno con determinazione, con la speranza che sarà meglio di quello prima. E domani ci sarà meno dolore nascosto dietro il loro sorriso. A una settimana da oggi, gli incubi diverranno meno frequenti. Ma se questo non dovesse succedere?» La slide cambiò un’ultima volta, tornando alla foto di gruppo con cui Jay aveva cominciato. «Continueranno a combattere, perché è questo che fanno gli eroi.»
Teodora Kostova (Cookies (Cookies, #1))
E al risveglio improvviso dal sonno secolare noi vedemmo raggiare un altro cielo; udimmo altre voci, altri canti; udimmo tutti i pianti umani, tutti i pianti umani che la Terra nel suo cerchio rinserra. Udimmo tutti i vani gemiti e gli urli insani e le bestemmie immani. Udimmo taciturni la querela confusa. Ma ne l'anima chiusa l'antichissimo sogno, che fluttuava ancòra, ebbe una nuova aurora. E vivemmo; e ingannammo la vita ricordando quella morte, cantando dei miseri veduti, degli amori goduti, degli aromi bevuti. - "I poeti
Gabriele d'Annunzio (Poema paradisiaco)
E' una piccola compressa bianca, ovale, divisibile.. Non crea né trasforma; interpreta. Ciò che era definitivo, lo rende passeggero; ciò che era ineluttabile, lo rende contingente. Fornisce una nuova interpretazione della vita - meno ricca, più artificiale, e improntata a una certa rigidità. Non dà alcuna forma di felicità, e neppure di vero sollievo, la sua azione è di tipo diverso: trasformando la vita in una serie di formalità, permette di raggirare. Pertanto aiuta gli uomini a vivere, o almeno a non morire - per qualche tempo.
Michel Houellebecq (Serotonin)
So long have I been subject to Love's sway And grown accustomed to his mastery That where at first his rule seemed harsh to me Sweet is his presence in my heart today. Thus when all fortitude he takes away, So that my frail spirits seem to flee, Then I am lost in sweetness utterly And pallid looks my fainting soul display. Love marshals then against me all his might;Routed, my spirits wander, murmuring, And to my lady bring Petition for new solace in my plight. Thus by her merest glance I am unmanned, And pride so humbled, none could understand. 
Dante Alighieri (La Vita Nuova (Vita Nova - The New Life))
Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire. E non sono mai quelle che consideriamo importanti durante la vita. Non saranno i viaggi confinati nelle vetrine delle agenzie che rimpiangeremo, e neanche una macchina nuova, una donna o un uomo da sogno o uno stipendio migliore. No, al momento della morte tutto diventa finalmente reale. E cinque le cose che rimpiangeremo, le uniche reali di una vita. La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. [...] Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni. Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza "ti amo" a chi avevamo accanto, "sono fiero di te" ai figli, "scusa" quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi. Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi era sempre lì, proprio perché era sempre lì. Eppure il dolore a volte ce lo aveva ricordato che nulla resta per sempre, ma noi lo avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza, dando la precedenza a ciò che era urgente anziché a ciò che era importante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L’abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati […]. Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall’abitudine, dall’accidia, dall’egoismo.
Alessandro D'Avenia (Ciò che inferno non è)
Connell tace di nuovo. Si china a baciarla sulla fronte. Io non ti farei mai del male, ok? dice. Mai. Lei annuisce e non dice niente. Mi fai molto felice, dice lui. Le passa la mano sui capelli e aggiunge: Ti amo. Non lo dico per dire, ti amo davvero. A lei tornano a riempirsi gli occhi di lacrime e li chiude. Questo momento le sembrerà di unintensità insopportabile anche nei ricordi, ma ne è già consapevole fin d'ora, mentre sta accadendo. Non si è mai considerata degna di essere amata da qualcuno. Adesso però ha una nuova vita, di cui questo è il primo istante, e anche dopo tanti anni penserà ancor: Sì, proprio così, quello è stato l'inizio della mia vita.
Sally Rooney (Normal People)
[Sonetto XVIII] "Primo cominciamento" Era venuta ne la mente mia la gentil donna che per suo valore fu posta da l’altissimo signore nel ciel de l’umiltate, ov’è Maria. [Vita Nuova XXXIV 7] "Secondo cominciamento" Era venuta ne la mente mia quella donna gentil che piange Amore, entro ’n quel punto che lo suo valore vi trasse a riguardar quel ch’eo facia. Amor, che ne la mente la sentia, s’era svegliato nel destrutto core, e diceva a’ sospiri: "Andate fore"; per che ciascun dolente si partia. Piangendo uscivan for de lo mio petto con una voce che sovente mena le lagrime dogliose a li occhi tristi. Ma quei che n’uscian for com maggior pena, venian dicendo: "Oi nobile intelletto, oggi fa l’anno che nel ciel salisti".
Dante Alighieri
Aveva parlato, per anni, di uccidersi. Nessuno gli credette mai. Quando veniva da me e da Leone mangiando ciliegie, e i tedeschi prendevano la Francia, già allora ne parlava. Non per la Francia, non per i tedeschi, non per la guerra che stava investendo l’Italia. Della guerra aveva paura, ma non abbastanza per uccidersi a motivo della guerra. Continuò tuttavia ad avere paura della guerra, anche dopo che la guerra era da tempo finita: come, del resto, tutti noi. Perché questo ci accadde, che appena finita la guerra ricominciammo subito ad aver paura di una nuova guerra, e a pensarci sempre. E lui temeva una nuova guerra più di tutti noi. E in lui la paura era più grande che in noi: era in lui, la paura, il vortice dell’imprevisto e dell’inconoscibile, che sembrava orrendo alla lucidità del suo pensiero; acque buie, vorticose e venefiche sulle rive spoglie della sua vita.
Natalia Ginzburg (Lessico famigliare)
La semplicità di vita, che genera semplicità di gusto, cioè amore per ciò che è dolce e nobile, è fra tutte le cose la più necessaria per far nascere quell'arte nuova e migliore alla quale aspiriamo: semplicità ovunque, nel palazzo come nel cottage. E ancor più necessari sono ovunque la pulizia e la decenza, nel cottage come nel palazzo; la loro mancanza è infatti un serio aspetto del costume che dovremmo correggere, e assieme a essa tutte le disuguaglianze che esistono nel modo di vivere e il plurisecolare accumularsi dell'incuria e del disordine che ne sono la causa. Ma finora sono ben pochi coloro che hanno cominciato a pensare a un rimedio di portata generale. E non sembra esservi nessuno che tenga conto neppure dell'aspetto più particolare della questione, quel deturpamento delle nostre grandi città provocato da tutto ciò che il commercio si porta dietro, o che cerchi di tenere a freno il loro spaventoso squallore.
William Morris (Opere)
Finché l’umanità continuerà a brancolare nella sua nebbia millenaria di superstizioni e di venerande sentenze, finché sarà troppo ignorante per sviluppare le sue proprie energie, non sarà nemmeno capace di sviluppare le energie della natura che le vengono svelate. Che scopo si prefigge il vostro lavoro? Io credo che la scienza possa proporsi altro scopo che quello di alleviare la fatica dell’esistenza umana. Se gli uomini di scienza non reagiscono all’intimidazione dei potenti egoisti e si limitano ad accumulare sapere per sapere, la scienza può rimanere fiaccata per sempre, ed ogni nuova macchina non sarà fonte che di nuovi triboli per l’uomo. E quando, coll’andar del tempo, avrete scoperto tutto lo scopribile, il vostro progresso non sarà che un progressivo allontanamento dall’umanità. Tra voi e l’umanità può scavarsi un abisso così grande, che ad ogni vostro eureka rischierebbe di rispondere un grido di dolore universale…
Bertolt Brecht (Galileo)
Ogni generazione ha le proprie illusioni riguardo alla civiltà; alcune credono di contribuire al suo progresso, altre di essere testimoni della sua decadenza. In realtà essa s'infiamma, cova e si spegne simultaneamente, a seconda del luogo o del punto di vista da cui la si osserva. La generazione che a quel tempo discuteva di questioni filosofiche, sociali e politiche sulla kapija, sotto le stelle e sopra l'acqua, era solo più ricca di illusioni; per il resto era del tutto simile alle altre. Anch'essa aveva la sensazione di accendere i primi fuochi di una civiltà nuova, e di spegnere le ultime fiamme di quella che si stava consumando. Quel che si può dire in particolare di quei giovani è che da molto tempo non ne esistono altri che con tanta audacia sognino e parlino dei grandi problemi dell'esistenza, del piacere e della libertà e che paghino tale libertà a caro prezzo: traendo poca gioia dalla loro vita, soffrendo amaramente, vedendo infrante le illusioni e cadendo in guerra.
Ivo Andrić (Il ponte sulla Drina. Racconti)
Oggi, il dolore, la curiosità, l’eccitazione per una persona nuova, la promessa di una gioia immensa a portata di mano, il goffo tentativo di sondare chi potrei fraintendere ma che non voglio perdere e di cui ogni volta devo prevedere le mosse, l’astuzia disperata che uso con chiunque desidero e voglio mi desideri, le barriere che innalzo come se tra me e il mondo ci fossero non uno, ma molti strati di porte scorrevoli in carta di riso, l’urgenza di criptare e decriptare ciò che, in realtà, non è mai stato codificato… tutto questo iniziò l’estate in cui Oliver venne a casa nostra. È inciso in ogni canzone che spopolava allora, in ogni romanzo che ho letto durante e dopo il suo soggiorno, in ogni cosa, dal profumo del rosmarino nelle giornate calde al frinire concitato delle cicale di pomeriggio: odori e suoni, in mezzo ai quali ero cresciuto e con cui fino ad allora avevo convissuto ogni anno della mia vita ma che poi d’un tratto riscoprivo eccitanti, arricchiti di una sfumatura particolare, per sempre colorata da ciò che accadde quell’estate.
André Aciman (Call Me By Your Name (Call Me By Your Name, #1))
Ticchettio d'ingranaggi. Rumore di pistoni. Sbuffi di vapore. Boyle. Rufus Leddy Boyle, lo scienziato pazzo. Henry sentì crescere dentro di sé la paura, come albume d'uovo montato a neve. In che mani era finito? Tentò ancora di muoversi, ma invano. L'ombra dell'uomo che aveva appena parlato gli coprì il viso. «So che potete sentirmi, lord Demison. Sono il colonnello Comask». Pausa. Anche l'uomo chiamato “dottor Boyle” entrò nel campo visivo di Henry. Poi il colonnello proseguì: «Avete servito egregiamente la corona, ma date le circostanze, credo che sia opportuno congedarvi. Non c'è urgenza di recuperare i documenti. E, almeno per il momento, la vostra missione è compiuta». Fece un saluto militare. «Ci rivedremo a Londra». Salutò il dottore e se ne andò. Henry era ancora impossibilitato a muoversi. Vide il dottor Boyle farsi più vicino e togliersi gli occhialini di protezione. Gli lesse negli occhi una strana mescolanza di orgoglio e compassione. «Bentornato tra i civili, lord Demison», disse l'uomo con insolita dolcezza. «E benvenuto nella vostra nuova vita».
Monica Serra (Evaporismi)
Osmond aveva l’attaccamento della conoscenza vecchia, e Isabel lo stimolo di quella nuova, che sembrava assicurarle un avvenire in cui la percezione della bellezza avrebbe raggiunto un livello assai alto. Il desiderio di spazi interminati era stato sostituito nella sua anima dal senso che la vita è vuota se non si ha qualche obbligo personale che possa far convergere le energie in un punto solo. Aveva detto a Ralph di aver «visto la vita» per un anno o due, e di essere stanca ormai, non dell’azione di vivere, ma di quella di stare a guardare. Che ne era stato di tutti i suoi ardori, delle sue aspirazioni, delle sue teorie, dell’alta stima che faceva della propria indipendenza e della sua incipiente certezza di non sposarsi mai? Queste cose erano state assorbite in una più primitiva esigenza, una esigenza che a soddisfarla spazzava via innumerevoli questioni, e tuttavia appagava infiniti desideri. Essa semplificava la situazione di colpo, cadeva dall’alto come la luce delle stelle, e non aveva bisogno di spiegazione alcuna. C’era una spiegazione sufficiente nel fatto che egli era l’innamorato suo, proprio suo, e che lei avrebbe potuto essergli utile. Poteva arrendersi a lui con una specie di umiltà, poteva sposarlo con una specie di orgoglio; non prendeva soltanto, donava anche.
Henry James (The Portrait of a Lady)
Intanto il compito di tutti coloro che considerano le arti con serietà è semplicemente quello di fare del loro meglio per salvare il mondo da quella che nel migliore dei casi sarà una perdita, risultante dall'ignoranza e dalla sconsideratezza: impedire il più scoraggiante fra tutti i mutamenti, quello che a una brutalità estinta ne sostituisce un'altra; anzi, anche se coloro che hanno veramente a cuore le arti sono così deboli e pochi da non poter fare nient'altro, il loro ufficio può esser quello di mantenere viva una traccia di tradizione, di memoria del passato, in modo tale che quando la nuova vita giungerà possa non disperdersi più di tanto nel conferire forme del tutto nuove al proprio spirito. Dove si volgeranno allora per chiedere aiuto, coloro che ben comprendono quale vantaggio una grande arte possa apportare al mondo, e quali danni alla pace e al quieto vivere derivino da una sua assenza? Penso che essi dovranno cominciare col riconoscere che l'arte antica – l'arte dell'intelligenza inconscia, come la si dovrebbe chiamare, che cominciò in una data imprecisata, remota almeno quanto lo sono quegli strani e magistrali graffiti sulle ossa di mammut e oggetti di tal genere ritrovati or è poco nelle stratificazioni del terreno – che quest'arte dell'intelligenza inconscia è definitivamente scomparsa.
William Morris (Opere)
L’educazione dovrebbe essere proprio questo: il principale strumento a nostra disposizione non per radicarci nelle nostre convinzioni, bensì per mettere in discussione ciò che pensiamo di sapere. Dovrebbero educarci a smettere di credere solo in ciò che pensiamo. Un principio cruciale della nostra vita è l’essere consci della complessità insita nel tentativo di comprendere l’altro. Quando non comprendiamo l’altro, spesso è perché l’abbiamo ridotto al più detestabile aspetto della sua persona. Dovremmo invece guardarlo nella bellezza della sua complessità e nella molteplicità delle sue manifestazioni. Dovremmo venire educati alla sensibilità, che è quella qualità che ci consente di entrare in relazione con l’altro riconoscendolo come un altro me stesso, anziché essere distorti dall’intolleranza che ci induce e vedere in lui la diversità. È proprio la complessità del nostro Mondo Ordinario, dilaniato da tensioni sociali e crisi economico-valoriali, ci richiede di manifestare questa nuova abilità ora. Dobbiamo esprimere un più alto livello di ascolto e maturare nuove comprensioni, sapendo riconoscere tutta la ricchezza che c’è nella diversità. O noi impariamo a convivere nella differenza, ma senza indifferenza, o diventeremo dei barbari. Ogni persona che incontriamo sta forse combattendo una battaglia di cui non sappiamo niente. Dovremmo solo per questo essere gentili, sempre
Oscar Di Montigny (Il tempo dei nuovi eroi)
L'artista è colui che crea cose belle. Lo scopo dell'arte è rivelare l'arte e nascondere l'artista. Il critico è colui che può tradurre in un modo diverso o in un materiale nuovo l'impressione che le cose belle suscitano in lui. La più alta e la più bassa modalità di critica sono entrambe una forma di autobiografia. Quelli che nelle cose belle trovano significati brutti sono corrotti e niente affatto attraenti: questa è una colpa. Quelli che nelle cose belle trovano significati belli sono persone colte: per loro c'è speranza. Gli eletti sono quelli per i quali le cose belle significano soltanto bellezza. [...] la moralità dell'arte sta nell'utilizzo perfetto di un mezzo imperfetto. Nessun artista vuole dimostrare qualcosa. Anche le cose vere possono essere dimostrate. [...] L'artista può esprimere tutto. Il pensiero e il linguaggio sono per l'artista gli strumenti di un'arte. Il vizio e la virtù sono per l'artista materiali di un'arte. [...] Tutta l'arte è insieme superficie e simbolo. [...] In realtà è lo spettatore, non la vita, ciò che l'arte rispecchia. La divergenza di opinioni a proposito di un'opera d'arte dimostra che l'opera è nuova, complessa e vitale. Quando i critici sono discordi e danno giudizi anche molto diversi su un'opera, l'artista è d'accordo con se stesso. Un uomo può essere perdonato per aver fatto una cosa utile, a patto che non la ammiri. L'unica scusa per chi fa una cosa inutile è che egli la ammiri intensamente. Tutta l'arte è perfettamente inutile.
Oscar Wilde (The Picture of Dorian Gray)
Sembra che nel libro “La mia religione”, Tolstoj insinui che si sarà accanto ad una violenta rivoluzione una rivoluzione intima e segreta nell'intimo delle persone, da cui verrà fuori una nuova religione o piuttosto qualcosa di completamente nuovo che non avrà un nome definito e pure avrà lo stesso effetto, di consolare e di rendere la vita possibile, il che spettava in altri tempi alla religione cristiana. [...] Come ci si arriverà? Sarebbe straordinario poterlo già predire; ma è certo preferibile avere simili intuizioni che vedere nell'avvenire nient'altro che catastrofi; anche se queste, tuttavia, potranno abbattersi come terribili fulmini sul mondo moderno e sulla civiltà, traverso una rivoluzione, una guerra o la bancarotta degli stati in disfacimento. Se studiamo l'arte giapponese, ci troviamo di fronte a persone incontestabilmente sagge, amanti della filosofia e intelligenti, le quali trascorrono il loro tempo non a calcolare la distanza dalla terra alla luna, né a definire la politica di Bismark, ma a compiere studi su di un sol filo di erba. Ma questo filo di erba li porta poi a disegnare tutte le piante e quindi le stagioni, le grandi linee del paesaggio, gli animali e infine la figura umana. Così trascorre la sua vita l'artista giapponese e la vita gli sembra troppo breve per riuscire a fare tutto. Quel che ci insegnano questi giapponesi tanto semplici e che vivono nella natura come se essi fossero dei fiori, ha molto di una vera religione. E non si potrebbe, mi sembra, studiare l'arte giapponese senza diventare molto più gai e più felici. Occorre rifarci alla natura a dispetto della nostra educazione e del nostro lavoro impostato in un mondo di convenzioni.
Vincent van Gogh (Dear Theo)
Così Stefano aveva continuato col suo lavoro senza difendere l’onore della sua promessa sposa, Lila aveva continuato con la sua vita di fidanzata senza ricorrere al trincetto o ad altro, i Solara avevano continuato a diffondere oscenità. La lasciai, ero stupefatta. Cosa stava accadendo? Non capivo. Mi sembrava più chiaro il comportamento dei Solara, mi sembrava coerente con il mondo che conoscevamo fin da bambini. Lei e Stefano invece cosa avevano in mente, dove pensavano di vivere? Si comportavano in un modo che non si trovava nemmeno nei poemi che studiavo a scuola, nei romanzi che leggevo. Ero perplessa. Non reagivano alle offese, anche a quella veramente insopportabile che gli stavano facendo i Solara. Sfoggiavano gentilezza e cortesia con tutti, come se fossero John e Jacqueline Kennedy in visita a un quartiere di pezzenti. Quando uscivano a passeggio insieme, con lui che le teneva un braccio intorno alle spalle, sembrava che nessuna delle vecchie regole valesse per loro: ridevano, scherzavano, si stringevano, si baciavano sulle labbra. Li vedevo sfrecciare nella decappottabile, da soli anche la sera, sempre vestiti come attori del cinema, e pensavo: se ne vanno chissà dove senza sorveglianza, e non di nascosto ma col consenso dei genitori, col consenso di Rino, a fare le cose loro senza dar peso a ciò che dice la gente. Era Lila a piegare Stefano a quei comportamenti che ne stavano facendo la coppia più ammirata e più chiacchierata del rione? Era quella l’ultima novità che s’era inventata? Voleva uscire dal rione restando nel rione? Voleva trascinarci fuori da noi stessi, strapparci la vecchia pelle e imporcene una nuova, adeguata a quella che si stava fabbricando lei?
Elena Ferrante (My Brilliant Friend (Neapolitan Novels, #1))
L'amore è un gioco serissimo. Per questo, nei momenti di serio pericolo scompare. Non esiste essere più felice di chi ha l'agio di giocare con l'amore. L'amore è serio. E, poiché è serio, è profondo, E, allo stesso tempo, l'amore è un gioco. E, poiché è un gioco è superficiale. Quello che è profondo e, allo stesso tempo, superficiale, sono le alghe del fondo degli oceani e l'amore dei ragazzi. [...] L'amore è illusione. Ma è anche illuminazione. L'amore assorbe dentro di sé tutte le cose dell'universo e dà subito loro una nuova vita. Per questo è illusione. Quando si guarda con gli occhi dell'amore, tutto ciò che esiste è, senza eccezione, oro. l'universo riflesso nel cuore innamorato è un universo di profonda benevolenza. Per questo l'amore è illuminazione. Ma coloro che respirano l'aria dell'amore, non conoscono né illusione né l'illuminazione: semplicemente attraggono una persona e ne sono attratti. La natura aborrisce il vuoto, l'amore odia la solitudine. [...] L'amore prova una profonda compassione per sé stesso. Ma, dal momento che è troppo profonda, solo nel caso in cui il soggetto che ama senta il proprio piacere appagato, egli riuscirà ad andare oltre sé stesso, riuscendo a provare più compassione del normale anche per gli altri. E proprio perché è troppo profonda, quando l'amore dovesse finire, egli andrebbe oltre sé stesso, riversando sugli altri un odio superiore al normale. Le persone che hanno successo in amore si considerano sempre buoni. E anche colore che falliscono in amore, si considerano buoni. Indipendentemente dal successo o dal fallimento di un rapporto, l'amore non cambia: giudica qualsiasi cosa solo in base ai propri parametri. Un amore vittorioso è un cavallo che traina un carro carico di compassione. Un amore sconfitto è un cavallo che traina un carro carico d'odio. L'amore è quanto di più egoista possa esistere.
Natsume Sōseki (Nowaki)
Ti scrivo mentre tu sei da qualche parte a comprare la Coca-Cola. È la prima volta in vita mia che scrivo una lettera a qualcuno seduto accanto a me su una panchina. Ma se non facessi così dubito che riuscirei a farti arrivare quello che ti voglio dire. Perché tu non ascolti niente di quello che dico, prova a dire che non è vero. “Se può interessarti, oggi tu hai fatto una cosa molto grave nei miei confronti. Non ti sei neanche accorto che ho cambiato pettinatura. Piano piano, con sacrificio, avevo aspettato che mi crescessero i capelli e lo scorso week-end finalmente mi sono fatta fare un taglio femminile. Ma tu non ci hai fatto neanche caso. Ero così sicura di essere carina nella mia nuova pettinatura che non vedevo l'ora di farti una sorpresa, tanto più che era la prima volta che ci vedevamo da tanto tempo. E tu non te ne sei nemmeno accorto! Ti rendi conto di che vuoi dire? Figuriamoci, se è per questo probabilmente non sapresti dire neanche com'ero vestita. Ma guarda che io sono una donna. Per quanti pensieri tu possa avere, potresti almeno degnarmi di uno sguardo. Sarebbe bastato poco. Se solo mi avessi detto, non dico tanto, qualcosa tipo “Carina, questa pettinatura‟, ti avrei lasciato fare come volevi, immergerti nei tuoi pensieri quanto volevi. “Perciò sto per dirti una bugia. Ti dirò che ho un appuntamento a Ginza con mia sorella. Non è vero. Pensando di restare stanotte a dormire da te mi ero portata perfino il pigiama. Sì, se lo vuoi sapere nella mia borsa ci sono pigiama e spazzolino da denti. Mi viene da ridere, se penso a quanto sono cretina. A te l'idea di invitarmi a casa tua non ti ha sfiorato nemmeno. Ma non importa. Visto che ci tieni tanto a startene da solo fregandotene altamente di me, rimani pure da solo e pensa a tutti i tuoi problemi quanto vuoi senza nessuna interferenza da parte mia. “Il guaio è che non riesco nemmeno ad avercela con te. Mi sento soprattutto sola. In fondo sei sempre stato gentile con me mentre io per te non ho fatto niente. Tu sei sempre chiuso nel tuo mondo e ogni volta che io provo a bussare e a chiamarti tu mi lanci al massimo un'occhiata e subito ti richiudi in te stesso. “Eccoti che torni con la Coca-Cola. Vieni verso di me tutto sprofondato nei tuoi pensieri. Quanto vorrei che inciampassi! Ma non inciampi, ti siedi accanto a me come prima e bevi la tua Coca. Avevo un residuo di speranza che tornando notassi qualcosa e dicessi: “Di' un po‟, ma hai cambiato pettinatura?‟ Invece niente. Se te ne fossi accorto anche in ritardo avrei strappato questa lettera e ti avrei detto: “Dai, andiamo a casa tua. Ti cucinerò una cena favolosa e poi andremo a letto felici e contenti‟. Ma tu sei ottuso come un pezzo di legno. Sayonara. P.S. La prossima volta che ci vediamo a lezione evita di rivolgermi la parola.
Haruki Murakami (Norwegian Wood)
«Come stai?» «Bene.» Ma lui lo sapeva che replicare bene non significava nulla, che bene non è mai bene e basta, che bene è il risultato di un mo-mento e, ancora più spesso, la menzogna di una vita. Suggerita da Regin La Radiosa O'Polke
Dilhani Heemba (Bruci il mare (Nuova Terra, #2.5))
Si tratta di pensare in maniera diversa l'esistenza concreta della specie. Non che il tempo passa e noi invecchiamo: noi siamo protagonisti del nostro tempo e costruiamo la nostra vita, giorno per giorno, settimana per settimana, mese per mese, anno per anno, idea per idea, sentimento per sentimento, apprendimento per apprendimento, riflessione per riflessione, espressione per espressione. Allora abbiamo una visione più chiara: quando parliamo di interrelazione universale (lo ha detto anche Engels cercando di realizzare Hegel) non ci riferiamo a una interrelazione universale fatidica e fatale, tutta negativa, che quindi potrà realizzarsi solo attraverso bagni di sangue. Di vittoria in vittoria nascerà una nuova sconfitta, o di sconfitta in sconfitta cerchiamo la vittoria? Questo è il punto, il punto di partenza. Ecco perché non partiamo dal conflitto, non partiamo dalla negazione e non partiamo dalla negazione della negazione. Può sembrare una sfida eccessiva all'obbrobrio, all'oppressione, alla devastazione del sistema, ma è obbligatorio domandarsi: tutti coloro che sono partiti dal conflitto e lo hanno assolutizzato dove sono arrivati, a che conclusioni sono giunti, che strade ci hanno fornito, che chance ci hanno dato? Ci hanno insegnato molto, ma che obiettivo ci propongono? È possibile vincere continuando a partire dal conflitto? E il conflitto non è forse il terreno a cui l'avversario vuole costringerci, non è forse quello che dobbiamo rifiutare, che dobbiamo cercare di superare da tutti i punti di vista? Per esempio: il conflitto di genere c'è, addirittura abbiamo parlato di uno scontro necessario con il marxismo. Tuttavia questo è il punto di partenza o una conseguenza? Il vero punto di partenza è cercare di ricostruire a un livello più alto, nella logica dell'autosuperamento - che contiene profondamente opposizione, contrarietà, contrapposizione, conflitto, ma tende già a superarli -, l'unità della specie, la sua possibilità di sviluppo a un livello superiore. Su questo si gioca tutto. Cominciamo da un sì o cominciamo sui no? E dove andiamo a finire? Da che punto di vista partiamo e dove arriviamo, dove vogliamo arrivare? Questo è un problema filosoficamente molto profondo. Purtroppo Hegel ha fornito le ragioni maggiori di questa dialettica della negatività che dobbiamo cercare di superare d'entrata. Non è soltanto un desiderio (e se già lo fosse sarebbe una cosa molto grande), ha a che fare con tutto il modo in cui pensiamo alla nostra impresa, alla nostra causa, alla nostra vita.
Dario Renzi (Per una logica affermativa della specie. Corso introduttivo alla logica)
A la vérité, si Dante est imprégné de la pensée arabe (il serait plus exact de dire islamique), ce n’est pas seulement par l’averroïsme mais aussi et surtout par l’ésotérisme çufi, et en particulier par l’enseignement de Ibn Masârra et de Mohyiddîn Ibn Arabî. Les travaux de Miguel Asin Palacios ont montré l’influence indiscutable d’oeuvres comme les Futûhât el-Mekkyiah et le Kitâb el-Isrâ sur la Divine Comédie, la Vita Nuova et le Convito (121). Le mot « imprégné » est juste en ce qu’il sous-entend un partage intellectuel se situant aux sources mêmes de la pensée, et dont l’ésotérisme incontesté des oeuvres respectives suffit à exclure tout caractère extérieur ou « profane ». René Guénon a fait observer combien est significatif à cet égard le silence gardé par Dante sur celui auquel il a emprunté le principal du symbolisme de la Divine Comédie, alors qu’il ne se fait pas faute de nommer dans ses oeuvres nombres d’auteurs exotériques comme Avicenne, Averroès, Alfarabi, Albumazar, Al Fergani, Al-Ghazzâli (ce dernier, bien que Maître çufi, était surtout connu en Occident comme docteur), etc.
Pierre Ponsoye (L'Islam e il Graal)
«Sott'acqua è un'esplosione di vita, come se il mondo fosse rovesciato e ciò che è fuori si fosse trasferito dentro: pesci e coralli che riempiono ogni spazio, come se improvvisamente ti trovassi nel centro di una metropoli sovraffollata. Colori impossibili e suoni che non hai mai sentito prima, perché il mare non è affatto silenzioso come pensi: è vivo» proseguì Diego con entusiasmo. Guardò Alice che lo fissava con l'espressione di una bambina che mentre presta attenzione a una favola non sta realmente ascoltando: vive in quella storia. «Sei sospeso: non avverti più il tuo peso, acquisti una nuova consapevolezza del tuo spazio. L'aria che hai nei polmoni e la dimensione del tuo torace, braccia e gambe si muovono per trovare equilibrio prima di generare movimento». Diego sentì crescere in sé la memoria di quelle sensazioni. «Compare uno squalo o una murena. Ti ricordano che non sei al cinema dove il debole innocente trionfa sul forte e astuto colpevole. Sopravvive il più forte o il più veloce… il più scaltro. Non c'è nulla che ti protegga: c'è il mare, la sua bellezza e il suo pericolo. Sei da solo senti solo... Sei semplicemente libero».
Emilio Alessandro Manzotti (Freccia)
Le città sono come un libro che bisogna leggere per intero, diversamente si rischia di non afferrarne il senso. La periferia, i margini e le zone di nuova espansione: nella mia vita sono andato a finire sempre un po' più in là. In effetti, sono le zone che mi interessano di più. E se è vero, come ribadisco incessantemente, che la città è come un grande corpo dilatato, incommensurabile, per capirci qualcosa bisogna avere pazienza, tenere a bada quel sentimento di conquista, quella vertiginosa sensazione di possesso che un'immagine troppo rapida e furtiva può restituire.
Gabriele Basilico (Architetture, Città, Visioni: Riflessioni Sulla Fotografia)
C’erano ancora parole non dette tra di loro, ma Colin impiegò un paio di secondi per tirarle fuori. «Non riesco a credere di aver trovato qualcuno che mi desideri fino a questo punto. Mi sembra perfetto.» Anche Taron lo baciò, rassicurato che potessero finalmente comunicare senza che ci fossero menzogne tra di loro. Non avrebbe più dovuto sospettare che Colin stesse fingendo, e Colin non avrebbe più dovuto temere per la propria vita. Le cose tra di loro stavano cambiando per prendere una nuova rotta. Taron aveva provato in tutti i modi a evitare un legame così forte con qualcuno, ma, in quel momento, non aveva dubbi che fosse la cosa giusta. Avrebbe fatto in modo che la loro relazione funzionasse, e avrebbe protetto Colin a tutti i costi.
K.A. Merikan (Wrong Way Home)
La mia vita è un gran casino. Il punk, gli amori folli, l'alcol a fiumi, la roba. Non riesco ad uscirne, a liberarmi dei miei demoni interiori, come se il mondo volesse accanirsi su di me. È una scusa, naturalmente, sono soltanto io a farmi del male, ad auto infliggermi nuova sofferenza credendo di uscire dall'incubo di quella precedente.
Alessandro Ebuli (Incastri distanti)
Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia,” he whispered, the words from Dante’s La Vita Nuova flooding from his lips. “Quand’ella altrui saluta, ch’ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l’ardiscon di guardare.” His voice was breathy from anticipation as he tried to soothe her, her body relaxing more with each word. He moved again and sparks flew through his body at the sensation. “That was beautiful,” she said. “The poem or the penetration?” he asked, not thinking before saying the words. “Shit, I shouldn’t have said that.” “I meant the poem, but the other part’s nice so far too,” she said shyly. “And you should’ve said that, because that’s who you are.
J.M. Darhower (Sempre (Sempre, #1))
Nella nuova situazione di agio e sicurezza perfetti, quell’energia irrequieta che per noi era forza diventa inevitabilmente debolezza. Persino nel nostro tempo certe tendenze e certi desideri, una volta necessari alla sopravvivenza, sono una fonte costante di insuccessi. Il coraggio fisico e l’amore per la battaglia, per esempio, non sono di grande aiuto all’uomo civile, anzi, possono essere un intralcio. E in uno stato di equilibrio fisico e sicurezza, il potere, intellettuale nonché fisico, sarebbe fuori luogo. Dovevo pensare che da anni innumerevoli non c’era più stato il rischio di una guerra o di qualche solitario atto di violenza, nessun pericolo da parte di animali feroci, nessuna malattia debilitante che richiedesse una costituzione sana e solida, nessun bisogno di lavorare. In una vita così, quelli che definiamo deboli sono equipaggiati bene quanto i forti, non sono più deboli. Anzi, sono più adatti, perché i forti si troverebbero logorati da un’energia che non sono in grado di sfogare. La squisita bellezza degli edifici che vedevo era senza dubbio il risultato dell’ultimo grande sforzo di un’energia ora divenuta inutile prima che il genere umano si concedesse alla perfetta armonia della nuova condizione che aveva raggiunto, la realizzazione di quel trionfo che aveva dato inizio all’ultimo grande periodo di pace. Tale è sempre stato il destino dell’energia in condizioni di sicurezza: scivola nell’arte e nell’erotismo e da lì nel languore e nella decadenza. Ma persino questo slancio artistico alla lunga è destinato a morire, ed era quasi morto nel tempo da me visitato. Adornarsi di fiori, danzare, cantare al tramonto: ecco cosa restava dello spirito artistico e niente di più. E anche quello alla fine si sarebbe spento nell’inattività appagata.
H.G. Wells
Ma, più avanti nel libro, Young iniziò a prendere le distanze dalla sua creatura, e delineò i rischi di un’evoluzione di una nuova forma di «aristocrazia e oligarchia di tipo genetico» – il «club dello sperma fortunato» – nella quale i più bravi si sposavano tra loro, creando una inedita forma di ereditarietà di tipo genetico. La visione fantascientifica di Young si sviluppò fino a immaginare la scomparsa del partito laburista, che non avrebbe avuto più una classe debole da difendere, e quindi ragione di continuare a esistere. Inoltre, sarebbe aumentata la mobilità sociale verso il basso dei figli dell’attuale aristocrazia dirigente, che però «erano troppo stupidi per accorgersene». Il libro si conclude con la descrizione della rivoluzione del «popolo con basso quoziente intellettivo», che sarebbe culminata in una sanguinosa sommossa a «Peterloo», nella quale lo stesso autore del volume avrebbe perso la vita.
Roger Abravanel (Meritocrazia: Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto)
La vita è lunga, la gente cambia, non sarò mai così stupida da pensare altrimenti. Ma qualunque cosa accadrà, niente potrà più essere come prima. Tutto è cambiato in un modo che potrebbe suonate malenso e al limite dell'offensivo se lo si racconta davanti a una tazza di caffè. Non posso più tornare a essere quella che ero. Posso solo guardare la vecchia me con solidarietà, benevolenza, e una certa soggezione. Se n'è andata, zaino in spalla, diretta alla fermata della metropolitana che la porterà in aereo porto. Ha fatto del suo meglio con l'eyeliner. Ha imparato una nuova parola che vuole provare con te. Si aggira tranquilla. Sta cercando qualcosa.
Lena Dunham (Not That Kind of Girl: A Young Woman Tells You What She's "Learned")
E lo primo che cominciò a dire sì come poeta volgare, si mosse però che volle fare intendere le sue parole a donna, a la quale era malagevole d’intendere i versi latini. (Vita Nuova, XXV, 6)
Chiara Mercuri (Dante: Una vita in esilio (Italian Edition))
È certo che Dante non era arrivato da solo a questa nuova lettura dei rapporti tra uomo e donna, c’erano stati i poeti cortesi, i siciliani e il bolognese Guido Guinizzelli a precederlo. Ma i trovatori, i siciliani e lo stesso Guinizzelli stanno a Dante come la Vita Nuova sta alla Commedia: nulla di paragonabile! Quel che Dante seppe tirare fuori dalle premesse della poesia provenzale e bolognese è incommensurabilmente superiore.
Chiara Mercuri (Dante: Una vita in esilio (Italian Edition))
Stabilito che Dante è un poeta, dobbiamo chiederci da che cosa tragga ispirazione la sua poesia. La risposta la conosciamo già: dall’amore. Dante è figlio della poesia cortese e di quella siciliano-bolognese, che è tutta poesia d’amore. Dante, per giunta, è il fondatore di una nuova scuola, lo Stilnovo, secondo la quale la poesia è tutta poesia d’amore per definizione.
Chiara Mercuri (Dante: Una vita in esilio (Italian Edition))
E così avvenne che quando il ragazzo che sarebbe stato il mio pupillo subì la mia influenza, io gli insegnai secondo le antiche tradizioni dell'antica Roma, e della Roma repubblicana, e secondo le idee del vecchio vescovo Alarico e di Palagio, e secondo le idee che regnavano a Camelot ai tempi di mio padre e di suo padre, e che non erano le idee della nuova Roma. Il ragazzo a cui feci da maestro apprese la pulizia, la semplice religiosità, la disciplina e la vita di un guerriero. Apprese a godere la bontà della vita, a godere e ad apprezzare la bontà e la forza delle donne, e ad accettare per vere l'intrinseca nobiltà e la bontà dell'uomo.
Jack Whyte
Quante serate che ho passate da solo a guardare i documentari di Ulisse. Mi hanno sempre regalato un piacere particolare, il piacere della scoperta e della conoscenza. Che meraviglia la Patagonia. Sembra essere rimasta come l'origine dei tempi. E Ushuaia, che nome evocativo. Non so perché, è uno dei quei posti che ho sempre voluto andarci, sin da piccolo, quando esploravo il mappamondo. Immagino come sarebbe stata fantastica ed eccitante, piena di conoscenza e di esperienza; la vita degli esploratori come Magellano, che hanno visto cosi tante cose, ma per la prima volta, prima di ogni uomo, e hanno vissuto con cosi tanta meraviglia di scoperta, a quel tempo che tutto era ignoto, e non come adesso che tutto si sa con un click. A volte viene voglia di andare via... E mi viene in mente una frase di Pirandello: Hai mai pensato di andare via e non tornare mai più? Scappare e far perdere ogni tua traccia, per andare in un posto lontano e ricominciare a vivere, vivere una vita nuova, solo tua, vivere davvero. Ci hai mai pensato?
Luigi Pirandello
La guida Baha'ì spiegava che "la bellezza dei giardini è destinata ad agire sul visitatore come una musica di sottofondo, e a creare un'armonia inconscia che gli permetta di ascoltare se stesso". (...) Ma nei pressi di Herzelya i pensieri cupi hanno preso il sopravvento. Tutti i tuoi amici hanno concluso gli anni di gesso con uno scopo, solo tu sei immerso in una palla di dubbi. Una nuova era, emozionante, sta per iniziare nella loro vita, mentro il tuo treno è ancora bloccato alla stazione di partenza. Tra poco cominceranno a parlare di fazzolettini umidificati e asili nido, e tu, di cosa parlerai tu? Di un articolo scientifico che hai tradotto in tema di paternità? (...) Ma poi un suono lungo e chiaro ha tagliato il buio. La musica di un sassofono. Non c'era alcuna ragione per incamminarci nella direzione dalla quale proveniva la musica, ma l'abbiamo fatto perchè in quella notte totale non avevamo altro punto di riferimento, e perchè ogni persona ha bisogno, a quanto pare, di un sassofono verso cui dirigersi. Anche se il suono del sassofono tremola. E persino se capita di sentirvi una leggera stonatura. Ci si dirige verso il sassofono perchè sappiamo che altrimenti rischiamo di consegnare l'anima al buio. (...) In quel momento si è accesa la bramosia: creare il punto focale, quello senza il quale non c'è simmetria, completare la mia parte e correggere lo sbaglio, aggiungere lo strumento musicale mancante, cosicchè il nostro quartetto possa eseguire la musica armoniosa della quale la guida del giardino Baha'ì aveva parlato. Tutto dipende da me, ho pensato con entusiasmo crescente. (...) Se troverò il coraggio (...) tutto sarà perfettamente simmetrico, perfettamente bello, come un'elegante prova filosofica, come la traduzione precisa di una frase dall'inglese all'ebraico. Come una stanza ordinata. Come piace a me. Per alcuni minuti ho sentito di avere finalmente uno scopo. Finalmente qualcosa in me desiderava davvero. (...) Chi ha portato a casa la coppa?, sarà certamente la tua prima domanda dopo che avrai ripreso conoscenza. La finale è domani, sarà la mia risposta. Tutto è ancora possibile.
Eskol Nevo
Non sopportavo gran parte dei miei coetanei all’estero, una volta espatriati scoprivano di aver vissuto per venti o trent’anni in mezzo ai barbari. Non importa in che città fossero: Parigi, Barcellona, New York, Pechino, Osaka, e ovviamente la maledetta Berlino. Non importa che lavoro o che ragione profonda si nascondessero dietro la loro nuova vita. La terra natale era disseminata di ladri, burocrati, baciapile, raccomandati e mafiosi. Ma cosa avevano fatto loro per migliorarla? Erano andati via. Questo pensavo all'epoca, ma chi resta ha le sue ragioni. Dopo tutti questi anni, lo riconosco. La vita mancata è sempre migliore di quella vissuta.
Mario Desiati (Spatriati)
Il veneziano sapeva che quando Kublai se la prendeva con lui era per seguire meglio il filo d’un suo ragionamento; e che le sue risposte e obiezioni trovavano il loro posto in un discorso che già si svolgeva per conto suo, nella testa del Gran Kan. Ossia, tra loro era indifferente che quesiti e soluzioni fossero enunciati ad alta voce o che ognuno dei due continuasse a rimuginarli in silenzio. Difatti stavano muti, a occhi socchiusi, adagiati su cuscini, dondolando su amache, fumando lunghe pipe d’ambra. Marco Polo immaginava di rispondere (o Kublai immaginava la sua risposta) che più si perdeva in quartieri sconosciuti di città lontane, più capiva le altre città che aveva attraversato per giungere fin là, e ripercorreva le tappe dei suoi viaggi, e imparava a conoscere il porto da cui era salpato, e i luoghi familiari della sua giovinezza, e i dintorni di casa, e un campiello di Venezia dove correva da bambino. A questo punto Kublai Kan l’interrompeva o immaginava d’interromperlo, o Marco Polo immmaginava d’essere interrotto, con una domanda come: – Avanzi col capo voltato sempre all’indietro? – oppure: – Ciò che vedi è sempre alle tue spalle? – o meglio: – Il tuo viaggio si svolge solo nel passato? Tutto perché Marco Polo potesse spiegare o immaginare di spiegare o essere immaginato spiegare o riuscire finalmente a spiegare a se stesso che quello che lui cercava era sempre qualcosa davanti a sé, e anche se si trattava del passato era un passato che cambiava man mano egli avanzava nel suo viaggio, perchè il passato del viaggiatore cambia a seconda dell’itinerario compiuto, non diciamo il passato prossimo cui ogni giorno che passa aggiunge un giorno, ma il passato più remoto. Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti. Marco entra in una città; vede qualcuno in una piazza vivere una vita o un istante che potevano essere suoi; al posto di quell’uomo ora avrebbe potuto esserci lui se si fosse fermato nel tempo tanto tempo prima, oppure se tanto tempo prima a un crocevia invece di prendere una strada avesse preso quella opposta e dopo un lungo giro fosse venuto a trovarsi al posto di quell’uomo in quella piazza. Ormai, da quel suo passato vero o ipotetico, lui è escluso; non può fermarsi; deve proseguire fino a un’altra città dove lo aspetta un altro suo passato, o qualcosa che forse era stato un suo possibile futuro e ora è il presente di qualcun altro. I futuri non realizzati sono solo rami del passato: rami secchi. – Viaggi per rivivere il tuo passato? – era a questo punto la domanda del Kan, che poteva anche essere formulata così: – Viaggi per ritrovare il tuo futuro? E la risposta di Marco: – L’altrove è uno specchio in negativo. Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà.
Italo Calvino
Questo mio progetto in italiano mi rende acutamente consapevole delle distanze immani tra le lingue. Una lingua straniera può significare una separazione totale. Può rappresentare, ancora oggi, la ferocia della nostra ignoranza. Per scrivere in una nuova lingua, per penetrarne il cuore, nessuna tecnologia aiuta. Non si può accelerare il processo, non si può abbreviarlo. L'andamento è lento, zoppicante, senza scorciatoie. Piè capisco la lingua, più si ingarbuglia. Più mi avvicino, più si allontana. Ancora oggi il distacco tra me e l'italiano rimane insuperabile. Ho impiegato quasi la metà della mia vita per fare appena due passi. Per arrivare solo qui. In questo senso la metafora del piccolo lago che volevo attraversare, con cui ho cominciato questa serie di reflessioni, è sbagliata. Perché in realtà una lingua non è un laghetto ma un oceano. Un elemento tremendo e misterioso, una forza della natura davanti alla quale mi devo inchinare.
Jhumpa Lahiri (In Other Words)
Ogni stagione della vita è una nuova edizione, che corregge la precedente e sarà corretta a sua volta fino all'edizione definitiva, che l'editore dà in regalo ai vermi.
Machado de Assis (Memórias póstumas de Brás Cubas)
Lui era fatto così: si agitava nel buio senza intravedere il più piccolo spiraglio e poi una improvvisa illuminazione rischiarava a giorno la strada da percorrere. Avrebbe riparato scrivendo un libro. Già lo vedeva completo in ogni sua parte. Avrebbe raccontato la storia di Beatrice e la storia delle poesie che aveva scritto per lei. Sarebbe stato il racconto dell’immenso privilegio che Dio gli aveva concesso. Lo avrebbe intitolato Vita Nova, vita rinnovata dal vero amore. Le poesie per Beatrice adesso gli apparivano sotto una luce diversa. Non mentiva a sé stesso, sapeva bene di aver fatto di quella donna un angelo del paradiso unicamente per stupire il mondo con una poesia nuova. Voleva distinguersi, voleva che i suoi amici rimatori si sentissero vecchi, sorpassati. Eppure, adesso aveva come la sensazione che ciò che a lui, allora, sembrava solo una scelta di poetica rispondesse a un piano di cui non era consapevole. Percepiva che una potenza esterna lo aveva ispirato, che un soffio creatore aveva fatto di lui il suo strumento. Si convinse che Dio lo aveva guidato sempre, anche nell’errore.
Marco Santagata (Come donna innamorata)
Oggi, tuttavia, in tempi ideologicamente più distaccati, un punto fondamentale si lascia affermare senza timore di essere contestati (come invece è stato fatto, nel passato, anche da storici autorevoli): il carattere rivoluzionario — che, come tale, a volte sbocca anche in guerre campali e sanguinose battaglie — della lotta che a Firenze, come altrove in Italia, prende il nome di lotta fra Guelfi e Ghibellini, e che di fatto rappresenta il primo tentativo della borghesia di strappare il potere alla nobiltà feudale, e di imporre, con il capitalismo, una nuova visione della vita. Non riuscirà nel primo intento, ma trionferà nel secondo, anche se la loro nuova visione sarà priva di quei valori etici che in altri paesi hanno permesso alla borghesia di trionfare anche politicamente. Come ha insegnato Gramsci, e come è anche logico che sia, una rivoluzione non trionfa senza valori etici che ne garantiscano la continuità nel tempo.
Mario Alinei (Dante rivoluzionario borghese: Per una lettura storica della Commedia (Italian Edition))
«Sento di aver fatto qualcosa di creativo quando mi dedico con tutto il cuore a qualcosa e lotto senza riserve fino alla fine; così vinco una battaglia per crescere. È questione di sudore e lacrime. La vita creativa esige uno sforzo costante per migliorare i nostri pensieri e le nostre azioni. Forse la cosa importante è il dinamismo implicito nello sforzo. «Si passa attraverso tempeste e si possono subire sconfitte. L’essenza della vita creativa è perseverare nonostante le sconfitte e inseguire l’arcobaleno che c’è nei nostri cuori. L’indulgenza e l’indolenza non sono creative. Lamentele e indecisioni sono da vigliacchi e corrompono la naturale tendenza della vita alla creatività. Chi smette di lottare per la creatività si avvia verso l’inferno che ne distruggerà la vita.» Mi irrigidii. Shock da riconoscimento. Il resto del discorso lo percepii come una serie di colpi di martello che mi arrivavano dritti nel cervello. «Non ci si deve mai rilassare negli sforzi per costruire una nuova vita. Creatività significa aprire la pesante porta della vita. Non è una lotta facile. Anzi, può essere il compito più difficile del mondo. Aprire la porta della propria vita è più difficile che aprire le porte ai misteri dell’universo. «Ma l’atto di aprire la porta dimostra la fondatezza dell’esistenza di un essere umano, e rende la vita degna di essere vissuta. Nessuno è più solo e infelice di chi non conosce la pura gioia di creare da solo la propria vita. Essere umano non significa solo camminare su due gambe e manifestare ragione e intelligenza: essere umano nel pieno senso della parola significa vivere una vita creativa.» Bernie piegò il foglio di carta e guardò i fedeli. «Ritengo il fatto che siete tutti qui presenti la prova che Geoff ha vissuto una vita creativa. Grazie.»
Edward Canfor (Il Budda Geoff e io)
Quando vide tutte queste cose, per un momento gli venne un dubbio sulla possibilità di questa nuova vita della quale aveva sognato lungo il viaggio. Tutte queste tracce della sua vita passata lo riprendevano e pareva che gli dicessero: «No, tu non ci sfuggirai, non diventerai un altro ma resterai quello che sei, coi tuoi dubbi, con la tua eterna scontentezza, coi vani tentativi di migliorarti e le tue ricadute, con la tua perpetua attesa di una impossibile felicità». Ma questo gli dicevano le cose: intanto un’altra voce interiore gli diceva che si può fare tutto ciò che veramente si vuole.
Leo Tolstoy (Anna Karenina)
In secondo luogo questa piccola opposizione al Fascismo, formata dai detriti del vecchio politicantismo italiano (democratico, reazionalistico, radicale, massonico) è irriducibile e dovrà finire a grado a grado per interno logorio e inazione, restando sempre al margine delle forze politiche effettivamente operanti nella nuova Italia. E ciò perché essa non ha propriamente un principio opposto ma soltanto inferiore al principio del Fascismo, ed è legge storica che non ammette eccezioni che di due principi opposti nessuno vinca, ma trionfi un più alto principio, che sia la sintesi di due diversi elementi vitali a cui l’uno e l’altro separatamente si ispirano; ma di due principi uno inferiore e l’altro superiore, uno parziale e l’altro totale, il primo deve necessariamente soccombere perché esso è contenuto nel secondo, e il motivo della sua opposizione è semplicemente negativo, campato nel vuoto. Questo sentono i fascisti di fronte ai loro avversari e perciò hanno una fede inconcussa nel trionfo della loro parte e non transigono; e possono ormai con pazienza longanime attendere che le opposizioni, come hanno abbandonato il terreno legale della lotta in Parlamento, finiscano col persuadersi della necessità ineluttabile di abbandonare anche quello illegale, per riconoscere che il residuo di vita e di verità dei loro programmi è compreso nel programma fascista, ma in una forma balda, più complessa, più rispondente alla realtà storica e ai bisogni dello spirito umano.
Giovanni Gentile (Opere Giovanni Gentile (Italian Edition))
Le donne guardavano gli uomini, li guardavano per capire se stavolta sarebbero crollati. Le donne guardavano e non dicevano niente. E quando gli uomini erano in gruppo, la paura spariva dai loro volti e la rabbia prendeva il suo posto. E le donne sospiravano di sollievo, perché capivano che andava tutto bene: il crollo non c'era stato; e non ci sarebbe mai stato nessun crollo finché la paura fosse riuscita a trasformarsi in furore. Piccoli germogli d'erba cominciarono a sbucare dalla terra, e in pochi giorni le colline furono verdi di nuova vita.
John Steinbeck (The Grapes of Wrath)
Tu vorrai il frigorifero, dice la pubblicità, tu la macchina nuova, tu addirittura una faccia nuova. E loro vogliono quel che il padrone impone, e credono che sia questa la vita moderna, la felicità. Sgobbano, corrono come allucinati dalla mattina alla sera, per comprarsi quello che credono di desiderare; in realtà quel che al padrone piace che si desideri.” “Come in America,” feci io tanto per non starmene zitto, e non far la figura del provinciale. “Sì; ma un’America soltanto negativa, rovesciata nel cannocchiale. In America il fenomeno lo ritrovi eccome, moltiplicato per mille, ma lì almeno alla tensione, alla fatica, corrispondono certi vantaggi veri, se non altro quello di sentirsi parte di una enorme potenza. La civiltà americana moderna è come una grande macchina a gettone, tragica, che ti inghiotte, ma almeno qualcosa ne esce fuori. Qui invece tu non hai l’America, ma l’americanismo semmai, una copia cioè che riprende del modello solo gli aspetti negativi, senza darti nulla in cambio. Qui non c’è nemmeno tragedia, mi capisci?
Luciano Bianciardi (L'integrazione)
Le grandi soddisfazioni sono rare nella vita, mentre le piccole se ne possono accumulare diverse nel corso di una sola giornata. Se riesci a sentirti contento dopo aver comprato una matita nuova, allora la vita ti sorriderà sempre.
Olivier Durand (La ribellione del manoscritto)
Only the carelessly youthful and naive could have the gall to think that surviving is blessing enough
Allegra Goodman (La Vita Nuova)
He could explain away the mechanical, but the inner workings of the soul eluded him
Allegra Goodman (La Vita Nuova)
Liberatasi dagli angusti confini della morale individualista, la nuova Europa si librerà verso aspirazioni morali illimitate: sarà paladina del salvataggio del pianeta dal degrado, del contrasto alla povertà del Terzo Mondo, della diffusione dei diritti umani, di tutto ciò che si può ammantare della parola “sociale”, il potentissimo aggettivo capace, come notava Hayek, di ridurre tutte le idee alla vacuità.
Franco Debenedetti (La mente servile. La vita morale nell'era della democrazia)
La “Crisi Esistenziale” di chi ama l’amore e ha il coraggio di amare. Nell’epoca dove tante cose sembrano andate perse, e dove molti valori sembrano pian piano scomparsi, si trova spazio e l’ispirazione di far nascere una nuova canzone, con la quale si vuole comunicare i tanti disagi che il mondo attuale si appresta a vivere, le tante problematiche che spesso attanagliano l’essere umano, sempre preso da se stesso, e molto spesso distratto da tutte le cose che il mondo e la vita offrono. E' cosi che nasce “Crisi Esistenziale” il nuovo brano che dà il via al nuovo album di Savio De Martino, cantautore dalle mille risorse artistiche, un brano scritto dallo stesso Cantautore, sia per la parte letteraria, che per la parte musicale, un brano voluto, un testo ricercato, una canzone necessaria, una sorta di protesta, un modo di gridare e poter dire, BASTA !!! Questo stesso brano è stato anche proposto alla candidatura per le nuove proposte di Sanremo Giovani 2015, proprio perche’ i giovani possano valorizzare la propria vita e il futuro, trovando stimoli nuovi, trovando aiuto in chi ha potere, costruirsi un domani fatto di sogni da poter realizzare, Savio De Martino ancora una volta riesce a regalare nuove emozioni, il suo essere cosi poliedrico, rende questo artista, seppur giovane, capace di mettersi sempre in gioco e in discussione con vari generi musicali. Le sue tendenze variano dal Pop al Jazz, dal Blues alla buona Musica Leggera, in tanti anni di gavetta e di carriera è sempre riuscito a dire la sua, regalando al pubblico che lo segue con affetto e stima, tante emozioni e soprattutto tanta energia positiva. Lui innamorato della vita, innamorato della musica, e speranzoso che le cose e il mondo puo’ cambiare, una crisi cosi mondiale, dovrebbe far riflettere molte persone, e sensibilizzare chi ha il potere di essere a capo di tutto, ecco perché nasce questo nuovo brano per il 2015, dal titolo "Crisi Esistenziale". Genesi di Crisi Esistenziale di Savio De Martino Testo, Musica e Produzione sono di Savio De Martino attraverso la S.D.M. Production, la distribuzione avviene grazie alla Zeus Record S.R.L., gli arrangiamenti sono di Giuseppe Balsamo e Savio De Martino, le riprese video di “Pino Baylon Video” e la registrazione e mixaggio sono stati effettuati presso lo studio SG SOUND MUSIC ITALY di Savio De Martino. Il video è già disponibile su YouTube.
Savio De Martino
Terence Hill “Come Eastwood non mollo mai” L’attore torna in tv con “A un passo dal cielo” “Niente jeep ma il cavallo per amore della natura” L’attore Terence Hill confessa di scegliere sempre ruoli che gli appartengono anche a rischio di sembrare sempre uguale 673 parole Terence Hill ha una voce da ragazzo, percorsa da una vaga incertezza, anche quando dice cose di cui è profondamente convinto. Sarà per via di questa curiosa intonazione, ma anche, naturalmente, per la trasparenza dello sguardo blu, che la sua carriera, iniziata in un modo, esplosa in un altro, interrotta e poi ripresa in tv, con enorme successo di pubblico, prosegue a gonfie vele e promette ancora numerosi, fortunati, sviluppi. Da domani rivedremo l’attore su Raiuno, per dieci serate, in Un passo dal cielo 3, mentre a maggio inizieranno le riprese della nuova serie di Don Matteo: «Scelgo sempre personaggi adatti a me, dopo Don Matteo mi sono arrivate tante proposte, ho accettato questa, in cui vesto i panni di una guardia forestale, perchè il progetto mi ha entusiasmato, riguarda un tema a me vicino e cioè la passione per la natura». A cavallo o in bicicletta, Terence Hill (nome vero Massimo Girotti, nato a Venezia nel 1939), è sempre riuscito ad attraversare la barriera dello schermo, toccando le corde più profonde di diverse generazioni di pubblico. Da quelle cresciute con la serie di Trinità a quelle che lo ricordano, biondo e prestante, accanto a Lucilla Morlacchi nel Gattopardo di Visconti, da quelle che ormai lo considerano una specie di sacerdote in borghese, capace di risolvere ogni tipo di problema esistenziale, a quelle che conoscono il percorso difficile della sua vita personale, segnata da un lutto terribile come la perdita di un figlio. La sua esistenza d’attore è legata a personaggi longevi. Non ha mai desiderato cambiare, rompere, fare ruoli diversi? «Capisco che certe mie scelte possano apparire monotone, mi hanno chiesto spesso “perchè non fai un’altra cosa?, ma per me conta altro, soprattutto come mi sento...Per esempio con Eriprando Visconti ho girato Il vero e il falso in cui facevo l’avvocato, non mi sono trovato bene, e infatti tutto il film non funzionava...». Invece con Bud Spencer, nei film di Trinità, si è trovato benissimo. «Sa perchè ho scelto di continuare a farli? Una volta ho incontrato una mamma che aveva con sè due bambini di 7 e 5 anni, mi chiese di recitare ancora in tanti film così, dove poteva portare i suoi figli, aveva le lacrime agli occhi, non l’ho mai dimenticata». Oggi ritornerebbe a fare «Trinità»? «Sarebbe fuori luogo, i tempi sono cambiati, la gioia di “Trinità” era lo specchio degli Anni Settanta, c’era un seme di innocenza che adesso non c’è più». Sia Don Matteo, sia il Capo della forestale di «Un passo dal cielo», sono personaggi risolutivi, arrivano e sciolgono i nodi... «Sì, e questo è il motivo principale per cui piacciono tanto. Sono figure epiche, che offrono soluzioni ai guai e che, nel caos generale della vita di tutti, mettono ordine, appaiono rassicuranti. Sa che in Un passo dal cielo sarei dovuto andare in jeep? Sono io che ho voluto il cavallo, molto più adatto a sottolineare il rapporto con la natura». Da tanti anni interpreta un sacerdote, quanto conta per lei la religiosità? «Ho un buon rapporto con la fede, e mi sembra che Don Matteo la trasmetta nella maniera giusta, senza retorica, senza dare lezioncine, senza fare la predica». Possiamo dire che «Don Matteo» è un po’ un prete in stile Bergoglio? «Anzi, direi che Bergoglio ha imitato Don Matteo... Scherzo, Don Matteo riflette la mia passione per i libri di Carlo Carretto, grande cattolico italiano, lui aveva la stessa semplicità che troviamo oggi in Papa Francesco». Ha un sogno nel cassetto, un modello da raggiungere? «Io ho solo buona volontà, cerco di fare bene le cose, il mio modello è Clint Eastwood, ha 10 anni più di me e continua imperterrito ad andare av
Anonymous
Dante Alighieri wrote his first book in the prosimetrum genre – La Vita Nuova – in 14th century Florence. Since I’m compiling this collection – my first indie publication – in Florence, just blocks from Dante’s house, and since his book involves a lost love, and ‘A New Life,’ I thought it fitting to emulate this style in my own casual, intuitive fashion. My hope is that the juxtaposition of poems, journal entries, essays and prose will create a story; a memoir in anarchistic vignettes.
Jalina Mhyana (Dreaming in Night Vision: A Story in Vignettes)
Quando scende la sera e mi accade di restare sola, tutto mi terrorizza: la vita e la morte, l'amore e la sua assenza, il fatto che ogni cosa nuova si muti presto in un'abitudine, la sensazione di sprecare gli anni migliori in una routine che si protrarrà sino al mio ultimo respiro [...].
Paulo Coelho (Adultery)