La Forma Della Voce Quotes

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Questa era la cosa sconcertante: che la melma del fosso avesse voce e gridasse; che ciò che era morto e senza forma usurpasse le funzioni della vita.
Robert Louis Stevenson
Sarebbe una tragedia tanto grande, Morgana?" chiese a voce bassa Lancillotto. "In questa terra il Dio cristiano sta portando una rinascita spirituale...è un male, quando gli uomini hanno dimenticato i Misteri?" "Non li hanno dimenticati: li hanno trovati troppo difficili", disse lei. "Vogliono un Dio che abbia cura di loro e non pretenda che lottino per l'Illuminazione e cancelli i peccati con il pentimento. Non è così, non la sarà mai: ma forse è l'unico modo in cui i non illuminati possono pensare ai loro Dei." Lancillotto sorrise amaramente. "Forse una religione che impone a ciascuno di operare per vite e vite alla conquista della propria salvezza è troppo per gli umani. Vogliono la giustizia subito: e questo è ciò che gli promette la nuova razza di preti." Era la verità, e Morgana chinò la testa angosciata. "Poichè la loro visione di Dio plasma la loro realtà, sarà effettivamente così...la Dea era reale finché gli umani le rendevano omaggio e creavano la sua forma. Ora si creeranno il Dio che credono di volere....forse quello che meritano. Ma non penso che vorrei vivere in un mondo simile, Lancillotto.
Marion Zimmer Bradley (The Mists of Avalon (Avalon, #1))
E quando avevo incontrato per la prima volta Nina e Giovanni, lungo le scale, nel corso del loro trasloco, io invece di offrirmi di dare una mano, [...] di dar loro il benvenuto, di informarmi di loro, di invitarli a bere un caffè che sarebbero state, adesso, a pensarci, le cose forse normali da fare, per una qualche ragione che non capisco, io mi ero vergognato di me; a me in quelle occasioni succede cosí, ecco cosa dirò, a mia discolpa, e queste cose, magari, che viste da fuori posson magari sembrare maleducazione, o tracotanza, o guasconaggine, perfino, non lo sono, sono timidezza, e pigrizia, una forma di pigrizia e di pessimismo della quale credevo di essermi liberato [...] e invece si vede che non me n’ero liberato, non l’avevo estirpata, l’avevo tagliata ma era ricresciuta, come un callo, o un durone, o una verruca, o come si chiama, quelle cose nei piedi che quando ci si metton le scarpe delle volte fanno malissimo, solo che questa era dentro la testa e aveva la forma di una voce che mi diceva che non ci si può comportare sempre come si deve, altrimenti la vita sarebbe troppo faticosa, invece, dài, è cosí comodo, borbottare qualcosa a mezza voce e andar via ostentando un’indipendenza falsa come l’ottone, si arriva in casa che non ti serve nessuno e puoi star tutto il tempo che vuoi a guardare le tue caselle di posta elettronica vuote e ti senti benissimo.
Paolo Nori (I malcontenti)
Deborah se ne stava pigramente seduta sul pavimento del reparto in attesa di Anterrabae, quando vide Carla venire verso di lei. "Ciao, Deb...". "Carla? Non pensavo tu fossi quassù". Carla pareva esausta: "Deb...Non ne posso più dell'odio che ho dentro! Ho deciso di venire quassù così posso urlare e sbraitare fino a perdere la voce". Si guardarono sorridendo: sapevano benissimo che il reparto D non era poi il "peggiore", era soltanto il più onesto. Gli altri reparti avevano uno "status" da conservare e una forma da mantenere. Chi sta sul ciglio dell'inferno è terrorizzato dal diavolo, ma per coloro che sono già all'inferno il diavolo è soltanto una persona come le altre, niente di speciale. Nei reparti A e B i sintomi venivano appena bisbigliati, si prendevano i sedativi nel terrore dei rumori forti, del dolore manifesto e della disperazione autentica. Le donne del reparto D oscillavano come navi in mare aperto ma erano libere dai modi subdoli e perfidi di chi tiene nascosta la pazzia.
Joanne Greenberg (Non ti ho mai promesso un giardino di rose)
Conobbi Ilan e Jacob per caso. Erano seduti al tavolo di fianco al mio, in un piccolo caffè marocchino nell’Upper West Side, e parlavano a voce troppo alta di Cime tempestose, il genere di dialogo zeppo di riferimenti che purtroppo riesce sempre ad attirare la mia attenzione. Jacob sembrava sui quarantacinque; era sovrappeso, ruminava ossessivamente quei biscottini verdi e poco invitanti a forma di foglia, e continuava a dire «ovvio». Ilan era bello, e diceva che la tragedia di Heathcliff era, per via della sua mancanza di diritti di proprietà, quella di essere sostanzialmente una donna. Jacob omaggiò Catherine che proclamava: «Io sono Heathcliff!» Poi fecero un qualche commento sulla passione. E sullo scavare tombe. E un ragazzo con la barba vicino a loro si spostò a un tavolo piú lontano. Jacob e Ilan continuarono a parlare, per nulla offesi, e a lodare la Brontë, e a un certo punto Ilan aggiunse: – Ma dato che in virtú delle quote rosa di solito è Jane Austen a finire nei piani di studi universitari, è comprensibile che lo studente medio stenti a liberarsi dell’idea che le donne siano delle idiote mosse solo dal terrore che un uomo possa essere meno ricco di quanto sembra.
Rivka Galchen (American Innovations)
La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi, e soltanto possibile con un estraneo attorno: luogo o persona che sia, che del tutto vi ignorino, che del tutto voi ignoriate, così che la vostra volontà e il vostro sentimento restino sospesi e smarriti in un’incertezza angosciosa e, cessando ogni affermazione di voi, cessi l’intimità stessa della vostra coscienza. La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l’estraneo siete voi. Tempo, spazio: necessità. Sorte, fortuna, casi: trappole91 tutte della vita. Volete essere? C’è questo. In astratto non si è. Bisogna che s’intrappoli l’essere in una forma, e per alcun tempo si finisca in essa, qua o là, così o così. E ogni cosa, finché dura, porta con sé la pena della sua forma, la pena d’esser così e di non poter più essere altrimenti.
Luigi Pirandello (Uno, nessuno e centomila (Italian Edition))
Frasi iniziali di Bleach "Il nostro mondo non ha alcun significato neppure noi che ci viviamo abbiamo alcun significato noi privi di significato pensiamo al mondo nonostante anche l'essere consci che non abbia significato farlo sia privo di significato." (Volume 22 - Conquistadores - Ulquiorra) "Noi siamo il pesce davanti alla cascata, siamo l'insetto in gabbia. Siamo un relitto in balia dei marosi, il khakkara del teschio un violente torrente di forza la balena che lo ingoia. Noi siamo il toro a cinque corna noi siamo il mostro che soffia fuoco un bambino che grida piangendo. Aah, noi siamo avvelenati dalla luce della Luna." (Volume 23 - Mala Suerte! - Ikkaku) "Finite in pezzi, tutti quanti." (Volume 24 - Immanent God Blues - Grimmjow) "Noi tutti nasciamo già morti. La fine è già lì ancor prima dell'inizio. Se vivere significa continuare a imparare è la fine l'ultima cosa che impareremo e, una volta scoperta, ciò che conosceremo appieno sarà la morte. Non dobbiamo cercare d'imparare nulla, coloro che non possono trascendere la morte non devono tentare di sapere nulla." (Volume 25 - No Shaking Throne - Shirosaki) "Quella voce che come una lama mi trapassa il petto somiglia a un incessante grido di gioia." (Volume 26 - The Mascaron Drive - Luppi) " Noi come singolo non possiamo mischiarci, come coppia non abbiamo la stessa forma. Non possediamo gli occhi del terzo, quindi nella direzione del quarto non vi è speranza. Il quinto è nel posto del cuore." (Volume 27 - Goodbye, Halcyon Days- Orihime) "Mio signore, noi vi guardiamo con l'espressione di chi osserva un magnifico pavone adornata di qualcosa d'infinito simile alla speranza, all'adorazione e alla paura." (Volume 28 - Baron's Lecture Full-Course - Dordoni) "Ti ostini ad agghindarti pur sapendo che ti aspetta la falce. Ti ostini a farti bella pur sapendo che ti aspetta la falce. E' spaventoso, è spaventoso il momento in cui verrai falciata. I tuoi capelli recisi somiglieranno a te, priva di vita. Sia i miei capelli che le mie unghie sono stupendi, come tesori perché basta che vengano separati dal mio corpo per diventare qualcosa di sporco e disgustoso? La risposta è semplice: essi così non sono altro che l'immagine della mia morte." (Volume 29 - The Slashing Ópera - Cirucci) "La tua ferita è profonda come gli abissi dell'oceano Il tuo delitto scarlatto scolorirà con la morte." (Volume 30 - There Is No Heart Without You - Kaien Shiba) "Dimmi che sono colui che odi di più al mondo." (Volume 31 - Don't Kill My Volupture - Szayel Aporro Granz) "Il re arriva la galoppo liberandosi della sua ombra, facendo stridere l'armatura calciando le ossa succhiando carne e sangue digrignando distrugge il cuore e la mente lungo il cammino solitario verso un luogo remoto e lontano." (Volume 32 - Howling - Grimmjow) "Noi siamo parassiti vermi che strisciano sotto l'ombra di un intento malvagio indissolvibile Alzerò la testa più in alto della luna finché non vedrò più voialtri miserabili" (Volume 33 - The Bad Joke - Nnoitra) "Se mi darai un paio di ali, io volerò per te anche se la terra intera dovesse venire sommersa dall'acqua Se tu mi darai una spada, io combatterò per te anche se il cielo intero dovesse trapassarti di luce" (Volume 34 - King Of The Kill - Nel) "Nascere è come morire" (Volume 35 - Higher Than The Moon - Mayuri) "E' ancora presto per credere" (Volume 36 - Turn Back The Pendolum - Shinji) "Non penso che gli esseri umani siano belli ma penso che i fiori lo siano L'unico momento in cui l'essere umano somiglia ad un fiore è quando cade a terra colpito da una spada" (Volume 37 - Beauty Is So Solitary - Yumichika) "L'unica cosa di cui ho paura è diventare un guerriero che non conosce la paura" (Volume 38 - Fear For The Fight- Hisagi) "Errare è umano uccidere è diabolico" (Volume 39 - El Verdugo - Quimera Parca)
Tite Kubo
«Io agirò sempre di testa mia. Ho il mio carattere e non mi sottometterò a nessuno.» Mi metto a ridere, nella nostra società questa cosa alla fine è il destino di ogni lupa. «Quando avrai un compagno avverrà.» «E io non lo prenderò un compagno e ho risolto.» La guardo affascinato da questo suo carattere, da questo suo modo di vedere la vita e, per qualche motivo tutta la rabbia di prima è andata via. Adesso sono meno arrabbiato con lei e, sono contento che non sia successo niente in quel bosco. Mi appoggio al tavolo e mi metto a braccia conserte. La fisso e, poco dopo le dico quello che penso. «Sei decisamente una donna strana e affascinante.» Faith mi guarda per qualche istante e, poi mi dice quello che pensa con un sorriso bellissimo privo di qualsiasi ombra. «Anche tu lo sei.» «Strano?» Scuote la testa e si schiarisce la voce prima di parlarmi e, io lo osservo incantato dai suoi gesti e dal suo modo di fare. «No, affascinante. Quando ti ho visto in forma di lupo non credevo ai miei occhi, eri spettacolare. Non ho mai visto nessun lupo come te.» Mi stacco dal tavolo avvicinandomi a lei con un passo. Faith rimane dove si trova e, io le accarezzo il viso ammirando tutta la sua bellezza. Prima in quel bosco, appena ho avvertito l'odore della sua pelle mischiato all'odore di altri maschi, ho perso la cognizione del buon senso. Ho subito detto a Ian dove andavo e, mi sono trasformato immediatamente senza perdere tempo. «Quando ho sentito il tuo odore in mezzo al loro, non ho più ragionato.» «E perché, mio signore?» Attiro il suo corpo verso il mio. Adesso ci dividono solo pochi millimetri, le prendo il viso con entrambe le mani e, la fisso. Faith non dice niente e, sono io a dare la risposta che sta aspettando. «Perché tu sei mia»
Barbara Pedrollo (Il bacio del lupo (Italian Edition))
Chi è, veramente, Gesù? Sappiamo cosa è diventato dopo la sua morte, in duemila anni di fede cristiana. Ma come lo considerano i contemporanei? Cosa pensano quando lo ascoltano parlare e mentre lo vedono agire? È lui stesso a domandarlo ai suoi, in maniera insistente: «Chi dicono gli uomini che io sia?» (Mc 8,27). Gesù proviene da un piccolo borgo rurale della Galilea. Non c’è dubbio che conosca bene la Torah, anche se tutto lascia pensare che sia un autodidatta. Si esprime con semplicità e si rivolge alla gente del popolo. La sua forza non è l’erudizione. Non è per studiare che ha abbandonato la casa, il lavoro, la famiglia. Se ne è andato, e ha scelto la vita del maestro itinerante, qualcuno dice del vagabondo, per rispondere a una chiamata. Cosa lo spinge lungo le rive del lago di Tiberiade, nella valle del Giordano, per le strade di Gerusalemme? In principio è l’acqua. Gesù si avvicina al fiume, entra nella corrente, attende che avvolga il suo corpo. Poi si scuote, risale. Ed è allora che la vede. Una colomba lieve, leggera. Scende, dall’alto, da una distanza infinita, dal punto più lontano. Il cielo si è già aperto una volta, durante l’esilio di Babilonia. Lungo il canale Chebar, il profeta Ezechiele ha visto discendere un carro misterioso, in un fulgore di corpi, di lampi, di suoni (Ez 1,1). Ora Gesù guarda quella creatura, mansueta ma non meno enigmatica. Non importa che forma abbia scelto lo spirito, quello che conta è che venga, si posi, si libri fino a sfiorarlo. «Sei tu il mio Figlio, l’amato, in te ho posto la mia benevolenza» (Mc 1,11). Hanno udito anche gli altri? E se non hanno visto la colomba, cosa hanno potuto comprendere? Lui, sì, ha capito. Si è inciso le parole sul cuore. Non è in esilio come Ezechiele, divenuto profeta per risollevare il proprio popolo dalla pena dell’abbandono e della prigionia. Lo spirito è lì per avvicinarlo, ne è sicuro. Ma avvicinarlo a cosa? Nella vita di ogni mistico, e in questo non pensiamo che Gesù faccia eccezione, esiste una porta che separa «prima» e «dopo». C’è insomma un’esperienza biografica iniziale, che segna la presa di coscienza dei propri poteri spirituali. Un simile cambiamento può concretizzarsi in una visione, una percezione uditiva, un trauma o un’emozione debordante. Il vaso dell’anima si riempie, tracima, spande la propria energia per tutto il fisico, pervade la mente fino a trasformarla. L’apparizione dello spirito in forma di colomba e il risuonare della voce celeste sono a un tempo familiari e stranianti. Familiari perché ricordano le esperienze dei profeti biblici, che Gesù e i suoi contemporanei conoscevano intimamente. Ma sono anche stranianti. Quando il cielo si è aperto per lui, Ezechiele è stato sopraffatto da una scena arcana, stracolma di dettagli, un congegno cosmico su cui, nei millenni successivi, si è concentrato l’esoterismo ebraico. I quattro esseri viventi, che all’aspetto sembrano avere figura umana, ciascuno con quattro facce e quattro ali, descritti da Ezechiele, sono molto diversi dalla colomba solitaria che si libra su Gesù. Complessità da una parte, semplicità disarmante dall’altra. Gesù «vede» la colomba, e «sente», grazie a lei, la forza divina, così lieve eppure tenace. È una presenza nascosta, interiore, quasi impalpabile, che lo lambisce. Affinché la colomba potesse arrivare a lui, si sono aperti i cieli. Secondo la concezione antica, la volta celeste separa il nostro mondo visibile da quello, invisibile, di Dio. Solo un prodigio può socchiudere, in casi eccezionali, la cortina celeste, spessa e opaca. Chi ha il privilegio di vedere al di là, si affaccia su di una dimensione al di fuori e al di sopra del tempo. Così è successo al profeta Ezechiele e così accade ora a Gesù. L’esperienza visiva e uditiva del Giordano segna una svolta decisiva ...
Giulio Busi