Io Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Io. Here they are! All 100 of them:

To get what you want, you have to know exactly how much you are willing to give up. Never had he wanted something this badly, and held it in his hands knowing that tomorrow it would be gone, traded for the high cliffs of Ios, and the uncertain future across the border, the chance to stand before his brother, to ask him for all the answers that no longer seemed important. A kingdom, or this.
C.S. Pacat (Captive Prince: Volume Two (Captive Prince, #2))
Io sono uno che ama e non ho trovato la cosa da amare.
Sherwood Anderson
Io ti sento. Ti sento sempre, anche quando non ci sei.
Fabio Volo (Il tempo che vorrei)
Dio promette la vita eterna” disse Eldritch. “Io posso fare di meglio; posso metterla in commercio.
Philip K. Dick (The Three Stigmata of Palmer Eldritch)
Want to talk about Shakespeare's sonnets?" asked Orphu of Io. Are you shitting me?" The moravecs loved the ancient human colloquial phrases, the more scatological the better. Yes," said Orphu. "I am most definitely shitting you, my friend.
Dan Simmons (Ilium (Ilium, #1))
No matter how many times you say you'll give up with words, if your heart still says "love", there's nothing to be done.
Io Sakisaka
Tutto quello che c'era io l'ho visto guardando te. E sono stata ovunque, stando con te. E' una cosa che non riuscirò mai a spiegare a nessuno, ma è così. Me la porterò dietro e sarà il mio segreto più bello.
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
Io non odio persona alcuna, ma vi son uomini ch'io ho bisogno di vedere soltanto da lontano.
Ugo Foscolo (Le ultime lettere di Jacopo Ortis ed altre opere scelte)
Tutto fu ambito e tutto fu tentato. Quel che non fu fatto io lo sognai e tanto era l'ardore che il sogno eguagliò l'atto.
Gabriele d'Annunzio
Ti manderò un bacio con il vento e so che lo sentirai, ti volterai senza vedermi ma io sarò lì
Pablo Neruda
Volevo dire che io la voglio, la vita, farei qualsiasi cosa per poter averla, tutta quella che c'è, tanta da impazzirne, non importa, posso anche impazzire ma la vita quella non voglio perdermela, io la voglio, davvero, dovesse anche fare un male da morire è vivere che voglio.
Alessandro Baricco
When asked if I am pessimistic or optimistic about the future, my answer is always the same: if you look at the science about what is happening on earth and aren't pessimistic, you don't understand the data. But if you meet the people who are working to restore this earth and the lives of the poor, and you aren't optimistic, you haven't got a pulse.
Martin Keogh (Hope Beneath Our Feet: Restoring Our Place in the Natural World (Io Series))
Gods?” said Xeno. “We don’t bother with gods. Huh. Relics of an outmoded belief system, gods.” There was a rumble of thunder from the clear evening sky. “Except for Blind Io the Thunder God,” Xeno went on, his tone hardly changing.
Terry Pratchett (Small Gods (Discworld, #13))
Se è tardi a trovarmi, insisti, se non ci sono in un posto, cerca in un altro, perché io son fermo da qualche parte ad aspettare te.
Walt Whitman (Leaves of Grass)
Credo che non ti amerei tanto se in te non ci fosse nulla da lamentare, nulla da rimpiangere. Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita.
Boris Pasternak (Doctor Zhivago)
Lottate, ragionate col vostro cervello, ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso, responsabile, artefice di se stesso, difendetelo il vostro io, nocciolo di ogni libertà, la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere.
Oriana Fallaci (A Man)
Sono poche le persone che io amo per davvero e ancora meno quelle delle quali io penso bene. Più conosco il mondo, più ne sono disgustata; e ogni giorno conferma la mia convinzione dell'incoerenza del carattere umano, e della poca fiducia che possiamo riporre in tutto ciò che può apparire merito o intelligenza.
Jane Austen (Pride and Prejudice)
- La musica cura tutti i problemi, vero? - Non esiste altra cura a questo mondo. Non che io sappia.
Alessia Esse (Perfetto (La Trilogia di Lilac, #1))
Io sono vivo, voi siete morti
Philip K. Dick (Ubik)
E mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
Ugo Foscolo
For all that I lack in confidence, I'll make up for it ten times, a hundred times more, by forever trying my best.
Io Sakisaka (Strobe Edge, Vol. 10 (Strobe Edge, #10))
A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buonanotte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran. Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all'Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: "A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave". Ci rimasi secco. Fran.
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
A world, in which the person you like likes you back...a world which glitters and sparkles this much, really exists.
Io Sakisaka (Strobe Edge, Vol. 10 (Strobe Edge, #10))
È sempre più forte di me. Lo è sempre stato. Perché a lui basta una parola per farmi male. Anzi, anche meno: una parola non detta, un silenzio, una pausa. Uno sguardo rivolto altrove. Io posso sbraitare e dimenarmi per ore, passare alle ingiurie, mentre a lui per stendermi basta una piccola smorfia, fatta con un angolo del labbro.
Fabio Volo (Il tempo che vorrei)
Io non miro con la mano; colui che mira con la mano ha dimenticato il volto di suo padre. Io miro con l’occhio. Io non sparo con la mano; colui che spara con la mano ha dimenticato il volto di suo padre. Io sparo con la mente. Io non uccido con la pistola; colui che uccide con la pistola ha dimenticato il volto di suo padre. Io uccido con il cuore.
Stephen King (The Waste Lands (The Dark Tower, #3))
«Io ho pochissimi amici, forse nessuno di veramente intimo. Ho delle conoscenze, dei ragazzi e delle ragazze come me, la mia amica che ti parlò ieri al telefono, per esempio, con i quali scherzo, ballo, studio, faccio i pettegolezzi, ci scambiamo le idee, facciamo gli scemi e le persone serie a seconda delle circostanze, ma dentro, dentro è diverso. Ci sono dei tasti che toccati una volta per conoscersi quali siamo, non si toccano più, non si va a fondo. Si resta amici, ma si sa che certi argomenti non si debbono più toccare. Ci si sopporta e stima a vicenda. Papà diceva: ci si aiuta a vivere. Guai se così non fosse. Ma l'amicizia, diceva papà, l'amicizia vera è un sentimento forte. È un volersi bene spietato, un guardarsi continuamente negli occhi...»
Vasco Pratolini (Un eroe del nostro tempo)
Nobody but you Nessuno può salvarti se non tu stesso. Sarai continuamente messo in situazioni praticamente impossibili. Ti metteranno continuamente alla prova con sotterfugi, inganni e sforzi per farti capitolare, arrendere e/o morire silenziosamente dentro. Nessuno può salvarti se non tu stesso e sarà abbastanza facile fallire davvero facilissimo ma non farlo, non farlo, non farlo. Guardali e basta. Ascoltali. Vuoi diventare così? Un essere senza volto, senza cervello, senza cuore? Vuoi provare la morte prima della morte? Nessuno può salvarti se non tu stesso e vale la pena di salvarti. È una guerra non facile da vincere ma se c’è qualcosa che vale la pena vincere è questa. Pensaci su pensa al fatto di salvare il tuo io. Il tuo io spirituale. il tuo io viscerale. il tuo io magico che canta e il tuo io bellissimo. Salvalo. Non unirti ai morti-di-spirito. Mantieni il tuo io con umorismo e benevolenza e alla fine se necessario scommetti sulla tua vita mentre combatti, fottitene dei pronostici, fottitene del prezzo. Solo tu puoi salvare il tuo io. Fallo! Fallo! Allora saprai esattamente di cosa sto parlando.
Charles Bukowski
«Adesso parliamo di Justin Sinclair», continuò Bryce. «Abbiamo valutato alcune possibilità perché, prima o poi, un matrimonio per ragion di Stato è ciò che ti verrà in sorte. Il minimo che io possa fare è limitare i danni, anche in quanto fermo oppositore dell’istituzione». «Della ragion di Stato?». «No, del matrimonio».
Virginia De Winter (L'ordine della penna (Black Friars, #2))
Politician? Me? Do I look like a big mouth with large pockets?
Florian Armas (Io Deceneus: Journal of a Time Traveler (The Living Universe #1))
Dove saremmo Tod e io senza il gabinetto? Dove saremmo senza tutta la spazzatura?
Martin Amis (Time's Arrow)
Surely this sense of betrayal is what Robert Frost had in mind when he wrote: "Forgive, O Lord, my little jokes on Thee/And I'll forgive Thy great big one on me." io
Irvin D. Yalom (Existential Psychotherapy)
Io avevo bisogno di ammirare innanzi di amare.
Sibilla Aleramo (A Woman)
Io credo che tutto accada per una ragione. Le persone cambiano perché tu possa imparare a lasciarle andare via. Le cose vanno male perché tu le possa apprezzare quando invece vanno bene, credi alle bugie perché poi imparerai a non fidarti di nessuno tranne che di te stesso, e qualche volta le cose buone vanno in pezzi perché cose migliori possano accadere.
Marilyn Monroe
Cand unul se satura de celalalt, ce face, ma rog? Fireste, i-o spune verde asta si asta, dragoste cu sila nu se poate.
Mihail Drumeş (Scrisoare de dragoste)
Vorrei poter fermare il tempo e vivere così per sempre" Di solito questi riferimenti al suo imperituro amore nei miei confronti mi fanno sentire in colpa e a disagio. Ma mi sento così tranquilla e rilassata e al di là di qualsiasi preoccupazione per un futuro che comunque non avrò che mi lascio sfuggire due semplici parole: "Va bene" Sento il sorriso nella sua voce. "Allora sei d'accordo?" "Sono d'accordo" dico io.
Suzanne Collins (Catching Fire (The Hunger Games, #2))
Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere, credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini, dalle longitudini, ad una stessa famiglia, che è la famiglia umana.
Vittorio Arrigoni
«Mi sono chiesta se i Cyborg avessero un cuore.» «Io tra tutti i Cyborg non ho più un cuore.» «Tu puoi provare sentimenti?» «Non credo.»
Miriam Ciraolo (Beauty and the Cyborg (Beauty and the Cyborg, #1))
Se anche ci capitasse d’incontrare Geova, o Allah, o Visnù, io continuerei a basarmi sulla seconda legge della termodinamica.
James Tiptree Jr. (La via delle stelle)
Qualche volta, Beatrice, anche se io non ci sono più. Qualche volta, da oggi in poi. Sorridi.
Valentina D'Urbano (Alfredo (Italian Edition))
«L'amore non si misura, my lord, non è in ciò che facciamo o diciamo. L'amore è quello che siamo. E io so chi sei.»
Rossana Soldano (Come anima mai)
«Quando ho scelto di amare te, più di quanto io ami me stesso.»
Rossana Soldano (Come anima mai)
Io dispenso sempre buoni consigli... non saprei cosa farmene altrimenti.
Oscar Wilde
«In ginocchio» ordinai d'improvviso. Mi guardò come se fossi uscito di senno. «No». Mi incupii. I nostri sguardi ingaggiarono un duello dal quale nessuno dei due sarebbe uscito vincitore. Fui io il primo a sottrarmene per ruotare la piccola chiave nella serratura del cassetto sotto il tavolino. Quando ne tirai fuori il pugnale con cui l'avevo trafitta, lo shock che si manifestò sul suo viso fu impagabile. «In ginocchio» ripetei inflessibile. I suoi occhi impauriti guizzarono nei miei. «Mai».
Chiara Cilli (Distruggimi (Blood Bonds, #2))
«Fino a oggi non credevo nemmeno di possedere un cuore. Ora sei arrivato tu che riesci a farlo impazzire in un modo tutto nuovo, e io non so cosa fare per controllarlo. Perciò Logan Greenwood: esiste un antidoto per l'incantesimo con cui mi hai ammaliata?»
Glinda Izabel (Shades of Life)
Io sono vivo e non concludo.La vita non conclude.E non sa di nomi, la vita. Quest’albero, respiro tremulo di foglie nuove. Sono quest’albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo.
Luigi Pirandello (Uno, nessuno e centomila - Quaderni di Serafino Gubbio operatore)
Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio.
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
«Ho voluto credere che fosse a causa di un incantesimo quando eri sempre nei miei pensieri e mi scoprivo a cercarti tra la gente.Non avrei dovuto nemmeno guardarti e invece volevo cedere a ciò che desideravo,dopotutto chi ero io per oppormi a una forza più grande di me?».
Virginia De Winter (L'ordine della penna (Black Friars, #2))
Sentivo che mi leggeva dentro, e io avrei voluto essere più uomo con lei. Avrei voluto essere quell'abbraccio in cui desiderava perdersi. Protetta e libera di lasciarsi andare, perché tanto c'ero io a prendermi cura di lei, a difenderla dal freddo e dal male.
Fabio Volo (Il giorno in più)
Ho perduto la donna che ho amato senza lottare, senza credere in me e in lei. Poco importa quello che ho imparato dopo, non conta quanto io sia cambiato, allora commisi questo delitto, il delitto di lasciarla sola.
Stefano Benni (Di tutte le ricchezze)
When you care about things, it ends up wearing you out.
Io Sakisaka
Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sè, sono vuote?...E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele, e io nell'accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d'intenderci, non ci siamo intesi affatto.
Luigi Pirandello (Uno, nessuno e centomila - Quaderni di Serafino Gubbio operatore)
Spazio Spazio spazio, io voglio, tanto spazio per dolcissima muovermi ferita: voglio spazio per cantare crescere errare e saltare il fosso della divina sapienza. Spazio datemi spazio ch’io lanci un urlo inumano, quell’urlo di silenzio negli anni che ho toccato con mano.
Alda Merini (Vuoto d'amore)
Bedtime is daytime, and we come into bloom after midnight.
Lenore Kandel (Collected Poems of Lenore Kandel (Io Poetry Series))
We are like in-between evening and morning.
Io Sakisaka
«Io vorrei farti dormire, ma come i personaggi delle favole, che dormono per svegliarsi solo il giorno in cui saranno felici. Ma succederà così anche a te. Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani.»
Fyodor Dostoevsky
«Scrivere, immaginare sono cose che si fanno in solitaria, perché così deve essere. Ma poi arrivano le persone che ti leggono, ti recitano. E allora sì che succede il miracolo. Perché chi entra nei tuoi mondi li fa diventare immensi e veri. Io avevo solo una storia nel cassetto, ora ho tanti cuori in petto quanti siete voi»
Bianca Marconero (La prima cosa bella)
Rage. Sing, O Muse, of the rage of Achilles, of Peleus’ son, murderous, man-killer, fated to die, sing of the rage that cost the Achaeans so many good men and sent so many vital, hearty souls down to the dreary House of Death. And while you’re at it, Muse, sing of the rage of the gods themselves, so petulant and so powerful here on their new Olympos, and of the rage of the post-humans, dead and gone though they might be, and of the rage of those few true humans left, self-absorbed and useless though they have become. While you are singing, O Muse, sing also of the rage of those thoughtful, sentient, serious but not-so-close-to-human beings out there dreaming under the ice of Europa, dying in the sulfur ash of Io, and being born in the cold folds of Ganymede. Oh, and sing of me, O Muse, poor born-against-his-will Hockenberry, dead Thomas Hockenberry, Ph.D., Hockenbush to his friends, to friends long since turned to dust on a world long since left behind. Sing of my rage, yes, of my rage, O Muse, small and insignificant though that rage might be when measured against the anger of the immortal gods, or when compared to the wrath of the god-killer Achilles. On second though, O Muse, sing nothing of me. I know you. I have been bound and servant to you, O Muse, you incomparable bitch. And I do not trust you, O Muse. Not one little bit.
Dan Simmons (Ilium (Ilium, #1))
Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare.
Giacomo Leopardi
«Questa vicenda mi ha fatto pensare molto. Amare è anche fuggire e poi interrompere a metà la corsa e sedersi sul ciglio della strada per aspettare che chi ti ha ferito così tanto venga a prenderti. Per Axel e me è stato così, e io non voglio arrivare alla fine della mia vita e accorgermi di aver lasciato indietro ciò che volevo veramente».
Virginia De Winter (L'ordine della penna (Black Friars, #2))
Alessandra sospirò. «Perché gli uomini di carne devono fare così schifo? Perché non sono come quelli di carta?» «Perché non li inventa una donna, suppongo.» «Quindi, se Dio esiste, è sicuramente maschio?» ‘L’uccel di Dio’. «O è un uomo di carta anche lui. Dopotutto è perfetto, e in tanti ci hanno scritto sopra un mucchio di cose, a partire da Mosè...» «Io non voglio un Dio perfetto. Voglio solo un uomo che sappia amarmi.» «Allora vuoi un Dio perfetto. Agli uomini, ad amare, lo insegnano le donne.»
Mirya (Di carne e di carta)
Questo ti volevo dire. Ho rotto il nostro patto ma forse é stato meglio così. Ora basta però, non ti voglio rattristare. Mia madre mi ha detto che sei bellissima e io lo sapevo. Quando eravamo piccoli ero sicuro che saresti diventata miss Italia. P.s. Preparati, che quando passo da Bologna ti prendo e ti porto via.
Niccolò Ammaniti (I'll Steal You Away)
Io non ho mai sentito tanto di vivere quanto amando, benché tutto il resto del mondo fosse per me come morto. L’amore è la vita e il principio vivificante della natura, come l’odio il principe distruggente e mortale. Le cose son fatte per amarsi scambievolmente, e la vita nasce da questo.
Giacomo Leopardi (Zibaldone di pensieri)
Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.
Antoine de Saint-Exupéry (Il piccolo principe)
Familiarity is the gateway drug to empathy.
iO Tillett Wright
Era incredibile come il semplice gesto di cercare qualcuno svelasse quanto si conosceva di quella persona. Volevo trovarlo, volevo che capisse che io c'ero. Trovarlo era il mio: 'volevo vederti ballare' , era il mio sapere cosa stesse leggendo, il mio augurio di buon compleanno. E forse lui non sapeva neanche cosa significasse per me interessarmi così a qualcuno, ma per una volta volevo essere io a tenere lui al sicuro, dietro una tenda, e danzare con i suoi fantasmi.
Rossana Soldano (Come anima mai)
La strada non presa Due strade divergevano in un bosco d'autunno e dispiaciuto di non poterle percorrere entrambe, essendo un solo viaggiatore, a lungo indugiai fissandone una, più lontano che potevo fin dove si perdeva tra i cespugli. Poi presi l'altra, che era buona ugualmente e aveva forse l'aspetto migliore perché era erbosa e meno calpestata sebbene il passaggio le avesse rese quasi uguali. Ed entrambe quella mattina erano ricoperte di foglie che nessun passo aveva annerito oh, mi riservai la prima per un altro giorno anche se, sapendo che una strada conduce verso un'altra, dubitavo che sarei mai tornato indietro. Lo racconterò con un sospiro da qualche parte tra molti anni: due strade divergevano in un bosco ed io - io presi la meno battuta, e questo ha fatto tutta la differenza.
Robert Frost
Vimes died. The sun dropped out of the sky, giant lizards took over the world, and the stars exploded and went out and all hope vanished and gurgled into the sinktrap of oblivion. And gas filled the firmament and combusted and behold! There was a new heaven - or possibly not. And Disc and Io and and possibly verily life crawled out of the sea - or possibly didn't because it had been made by the gods, and lizards turned to less scaly lizards - or possibly did not. And lizards turned into birds and bugs turned into butterflies and a species of apple turned into banana and a kind of monkey fell out of a tree and realised life was better when you didn't have to spend your time hanging onto something. And in only a few billion years evolved trousers and ornamental stripey hats. Lastly the game of Crocket. And there, magically reincarnated, was Vimes, a little dizzy, standing on the village green looking into the smiling countenance of an enthusiast.
Terry Pratchett (Snuff (Discworld, #39; City Watch, #8))
Voi credete di conoscervi se non vi costruite in qualche modo? E ch'io possa conoscervi, se non vi costruisco a modo mio? E voi me, se non mi costruite a modo vostro? Possiamo conoscere soltanto quello a cui riusciamo a dar forma. Ma che conoscenza può essere? È forse questa forma la cosa stessa? Sì, tanto per me, quanto per voi; ma non così per me quanto per voi: tanto vero che io non mi riconosco nella forma che mi date voi, né voi in quella che vi do io.
Luigi Pirandello (Uno, nessuno e centomila)
Con te sarò nuovo. Ti dico queste parole nel periodo migliore della mia vita, nel periodo in cui sto bene, in cui ho capito tante cose. Nel periodo in cui mi sono finalmente ricongiunto con la mia gioia. In questo periodo la mia vita è piena, ho tante cose intorno a me che mi piacciono, che mi affascinano. Sto molto bene da solo, e la mia vita senza di te è meravigliosa. Lo so che detto così suona male, ma non fraintendermi, intendo dire che ti chiedo di stare con me non perché senza di te io sia infelice: sarei egoista, bisognoso e interessato alla mia sola felicità, e così tu saresti la mia salvezza. Io ti chiedo di stare con me perché la mia vita in questo momento è veramente meravigliosa, ma con te lo sarebbe ancora di più. Se senza di te vivessi una vita squallida, vuota, misera non avrebbe alcun valore rinunciarci per te. Che valore avresti se tu fossi l'alternativa al nulla, al vuoto, alla tristezza? Più una persona sta bene da sola, e più acquista valore la persona con cui decide di stare. Spero tu possa capire quello che cerco di dirti. Io sto bene da solo ma quando ti ho incontrato è come se in ogni parola che dico nella mia vita ci fosse una lettera del tuo nome, perché alla fine di ogni discorso compari sempre tu. Ho imparato ad amarmi. E visto che stando insieme a te ti donerò me stesso, cercherò di rendere il mio regalo più bello possibile ogni giorno. Mi costringerai ad essere attento. Degno dell'amore che provo per te. Da questo momento mi tolgo ogni armatura, ogni protezione... non sono solo innamorato di te, io ti amo. Per questo sono sicuro. Nell'amare ci può essere anche una fase di innamoramento, ma non sempre nell'innamoramento c'è vero amore. Io ti amo. Come non ho mai amato nessuno prima...
Fabio Volo (È una vita che ti aspetto)
Ad aver dato fastidio alle organizzazioni criminali è il mio lettore, non sono io. Il mio lettore è ciò che loro non vogliono, il fatto che in questo momento ne stiamo parlando, che ne hanno parlato tutti i giornali, che continuano ad uscire libri, che continuano a nascere documentari, è tutto questo che loro non vogliono, è l'attenzione su di loro, sui loro nomi, soprattutto sui loro affari.
Roberto Saviano (Gomorra)
Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!
Luigi Pirandello (Sei personaggi in cerca d'autore; Enrico IV)
Signora, il suo amore era talmente ardente che avrei potuto ricambiarlo solo facendo di lei mia moglie o la mia amante. Io non accettai ma, per il grande amore che mi portava, le offrii mille lire sterline di rendita all'anno per lei e per i suoi eredi se avesse sposato un cavaliere di suo gradimento. Signora, non mi piace essere obbligato ad amare; l'amore deve nascere dal cuore, non dalla costrizione.
Thomas Malory (Storia di re Artù e dei suoi cavalieri)
La maggior parte della gente non riesce a capire come qualcuno possa avere un successo internazionale a soli vent’anni e scegliere deliberatamente di gettare tutto al vento. Lo considera un delitto. Nell’immensa fiera dell’ego che è il mondo in cui viviamo puoi scegliere di rinnegare la tua stessa famiglia, di infischiarti della legge e di farti beffe della religione – di dissacrare insomma qualsiasi valore tradizionale – ma non puoi scegliere di rinunciare al successo. Semplicemente, è qualcosa di impensabile. Io l’ho fatto, e loro hanno deciso che dovevo essere pazzo.
Sara Zelda Mazzini (I Dissidenti)
Eppure, se avessi potuto ricominciare da capo, ero sicuro che avrei rifatto le stesse identiche cose. Perché quello ero io: quella vita in cui continuavo a perdere tutto. Non avrei potuto fare altro che diventare me stesso, nient'altro che me stesso, con tutte le persone che mi avrebbero lasciato, o che io avrei lasciato, con tutti i bei sentimenti e le magnifiche qualità e i sogni che sarebbero andati distrutti, o perlomeno che avrei dovuto ridimensionare.
Haruki Murakami (Hard-Boiled Wonderland and the End of the World)
Dunque, pare che alle anime viventi possano toccare due sorti: c'è chi nasce ape, e chi nasce rosa... Che fa lo sciame delle api, con la sua regina? Va, e ruba a tutte le rose un poco di miele, per portarselo nell'arnia, nelle sue stanzette. E la rosa? La rosa l'ha in se stessa, il proprio miele: miele di rose, il più adorato, il più prezioso! La cosa più dolce che innamora essa l'ha già in se stessa: non le serve cercarla altrove. Ma qualche volta sospirano di solitudine, le rose, questi esseri divini! Le rose ignoranti non capiscono i propri misteri. La prima di tutte le rose è Dio. Fra le due: la rosa e l'ape, secondo me, la più fortunata è l'ape. E l'Ape Regina, poi, ha una fortuna sovrana! Io, per esempio, sono nato Ape Regina. E tu, Wilhelm? Secondo me, tu, Wilhelm mio, sei nato col destino più dolce e col destino più amaro: tu sei l'ape e sei la rosa.
Elsa Morante (L'isola di Arturo)
Non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo... salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. E' lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non puoi nemmeno immaginare.
Alessandro Baricco
Naturalists tell of a noble race of horses that instinctively open a vein with their teeth, when heated and exhausted by a long course, in order to breathe more freely. I am often tempted to open a vein, to procure for myself everlasting liberty. Cento volte ho impugnato una lama per conficcarmela nel cuore. Si dice di una nobile razza i cavalli,che quando si sentono accaldati e affaticati, si aprono istintivamente una vena, per respirare più liberamente. Spesso anche io vorrei aprirmi una vena che mi desse libertà eterna.
Johann Wolfgang von Goethe (The Sorrows of Young Werther)
When the fight ends you can afford to relax. That’s the worst part. Winner or loser you have again eyes to see around you. Blood, butchered bodies, bodies pierced by arrows. You stir inside, your heart tightens, the feeling of loss wells up. The sense of smell is the next thing to revive, adding a new dimension of pain. I closed the eyes of the last cadet, blue eyes, unseeing, his body, so small, almost a child, the youngest cadets were all gone, their faces surprised in death. Cold lips never able again to kiss a girl. It’s then that the emptiness swallows you and you mourn inside. Damn you, Scharon. No! Damn you, Travellers.
Florian Armas (Io Deceneus: Journal of a Time Traveler (The Living Universe, #1))
Non sono riuscito ad averti vicino ma questo non significa non averti dentro. Sai cosa sarò io per te? Sarò sempre quel piccolissimo particolare che ogni tanto scorgerai nell’aria, nelle cose che guardi, nella loro bellezza, quel dettaglio emotivo che ti viene incontro. L’attimo che ti innamora l’anima per l’inquadratura di un tramonto, unico, imprevisto, che torna in mente all’ improvviso. Il diversivo, il tempo di un sorriso quasi inatteso che ti confonde i respiri, il deja vu, la sponda di un sogno. Le storie finiscono mentre quel piccolo particolare, quel quasi niente, mi farà restare con te per sempre.
Massimo Bisotti
Quello che per primo vede l'America. Su ogni nave ce n'è uno. E non bisogna pensare che succeda per caso, no... e nemmeno per una questione di diottrie, è il destino, quello. Quella è gente che da sempre c'aveva già quell'istante stampato nella vita. E quando erano bambini, tu potevi guardarli negli occhi , e se guardavi bene, già la vedevi, l'America, già li pronta a scattare, a scivolare giù per nervi e sangue e che ne so io, fino al cervello e da lì alla lingua, fin dentro quel grido (gridando), AMERICA, c'era già, in quegli occhi, di bambino, tutta, l'America.
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
‎È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l'avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l'ordine, la pace e la serenità.
Anne Frank (Il diario di Anna Frank)
«Vuoi una scelta?». Le sussurrò quella domanda sulle labbra prima di spingerle con forza con le proprie. Allentò quella tensione squisita soltanto quando la sentì scuotere il capo in segno di diniego, allora rise, piano, facendole scorrere una mano tra i capelli. «Non sarebbe stato giusto concedertela», le rispose. La sua voce soffice le solleticò la pelle arrossata del collo. «Io non ne ho mai avuta alcuna, dal momento in cui ti ho tenuta tra le braccia la prima volta».
Virginia De Winter
Pentru că au sâni rotunzi, cu gurguie care se ridică prin bluză când le e frig, pentru că au fundul mare şi grăsuţ, pentru că au feţe cu trăsături dulci ca ale copiilor, pentru că au buze pline, dinţi decenţi şi limbi de care nu ţi-e silă. Pentru că nu miros a transpiraţie sau a tutun prost şi nu asudă pe buza superioară. Pentru că le zâmbesc tuturor copiilor mici care trec pe lângă ele. Pentru că merg pe stradă drepte, cu capul sus, cu umerii traşi înapoi şi nu răspund privirii tale când le fixezi ca un maniac. Pentru că trec cu un curaj neaşteptat peste toate servitutile anatomiei lor delicate. Pentru că în pat sunt îndrăzneţe şi inventive nu din perversitate, ci ca să-ţi arate că te iubesc. Pentru că fac toate treburile sâcâitoare şi mărunte din casă fără să se laude cu asta şi fără să ceară recunoştinţă. Pentru că nu citesc reviste porno şi nu navighează pe site-uri porno. Pentru că poartă tot soiul de zdrăngănele pe care şi le asortează la îmbrăcăminte după reguli complicate şi de neînţeles. Pentru că îşi desenează şi-şi pictează feţele cu atenţia concentrată a unui artist inspirat. Pentru că au obsesia pentru subţirime a lui Giacometti. Pentru că se trag din fetiţe. Pentru că-şi ojează unghiile de la picioare. Pentru că joacă şah, whist sau ping-pong fără sa le intereseze cine câştigă. Pentru că şofează prudent în maşini lustruite ca nişte bomboane, aşteptând să le admiri când sunt oprite la stop şi treci pe zebră prin faţa lor. Pentru că au un fel de-a rezolva probleme care te scoate din minţi. Pentru că au un fel de-a gândi care te scoate din minţi. Pentru că-ţi spun „te iubesc” exact atunci când te iubesc mai puţin, ca un fel de compensaţie. Pentru că nu se masturbează. Pentru că au din când în când mici suferinţe: o durere reumatică, o constipaţie, o bătătură, şi-atunci îţi dai seama deodată că femeile sunt oameni, oameni ca şi tine. Pentru că scriu fie extrem de delicat, colecţionând mici observaţii şi schiţând subtile nuanţe psihologice, fie brutal şi scatologic ca nu cumva să fie suspectate de literatură feminină. Pentru că sunt extraordinare cititoare, pentru care se scriu trei sferturi din poezia şi proza lumii. Pentru că le înnebuneşte „Angie” al Rolling-ilor. Pentru că le termină Cohen. Pentru că poartă un război total şi inexplicabil contra gândacilor de bucătărie. Pentru că până şi cea mai dură bussiness woman poartă chiloţi cu înduioşătoare floricele şi danteluţe. Pentru că e aşa de ciudat să-ntinzi la uscat, pe balcon, chiloţii femeii tale, nişte lucruşoare umede, negre, roşii şi albe, parte satinate, parte aspre, mirându-te ce mici suprafeţe au de acoperit. Pentru că în filme nu fac duş niciodată înainte de-a face dragoste, dar numai în filme. Pentru că niciodată n-ajungi cu ele la un acord în privinţa frumuseţii altei femei sau a altui bărbat. Pentru că iau viaţa în serios, pentru că par să creadă cu adevărat în realitate. Pentru că le interesează cu adevărat cine cu cine s-a mai cuplat dintre vedetele de televiziune. Pentru că ţin minte numele actriţelor şi actorilor din filme, chiar ale celor mai obscuri. Pentru că dacă nu e supus nici unei hormonizări embrionul se dezvoltă întotdeauna într-o femeie. Pentru că nu se gândesc cum să i-o tragă tipului drăguţ pe care-l văd în troleibuz. Pentru că beau porcării ca Martini Orange, Gin Tonic sau Vanilia Coke. Pentru că nu-ţi pun mâna pe fund decât în reclame. Pentru că nu le excită ideea de viol decât în mintea bărbaţilor. Pentru că sunt blonde, brune, roşcate, dulci, futeşe, calde, drăgălaşe, pentru că au de fiecare dată orgasm. Pentru că dacă n-au orgasm nu îl mimează. Pentru că momentul cel mai frumos al zilei e cafeaua de dimineaţă, când timp de o oră ronţăiţi biscuiţi şi puneţi ziua la cale. Pentru că sunt femei, pentru că nu sunt bărbaţi, nici altceva. Pentru că din ele-am ieşit şi-n ele ne-ntoarcem, şi mintea noastră se roteşte ca o planetă greoaie, mereu şi mereu, numai în jurul lor.
Mircea Cărtărescu (De ce iubim femeile)
Addio, Dann. Addio, piccolo signor Rail, che mi hai insegnato la vita. Avevi ragione tu: non siamo morti. Non è possibile morire vicino a te. Perfino Mormy ha aspettato che tu fossi lontano per farlo. Adesso sono io che vado lontano. E non sarà vicino a te che morirò. Addio, mio piccolo signore, che sognavi i treni e sapevi dov'era l'infinito. Tutto quel che c'era io l'ho visto, guardando te. E sono stata ovunque, stando con te. È una cosa che non riuscirò a spiegare mai a nessuno. Ma è così. Me la porterò dietro, e sarà il mio segreto più bello. Addio, Dann. Non pensarmi mai, se non ridendo. Addio.
Alessandro Baricco (Castelli di rabbia)
Ascoltavo la mia prof preferita, quella di lettere. Stava spiegando che non si dice ma però, e neanche ma d'altra parte. Sono pleonasmi, allungano il discorso, e continuava a parlare, parlare e io pensavo che aveva ragione, ma però d'altra parte contemporaneamente d'altronde, per spiegarci di non farla lunga la stava facendo lunghissima, ma però non se ne accorgeva. E ci sono periodi molto maperò nella vita. Il fiume degli eventi ristagna e non si sa quale direzione prenderà, e andiamo alla deriva in acque torbide. Poi l'acqua diventa limpida, il torrente scorre, e tutto torna trasparente.
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
Poi non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada. Così, io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. È lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatto tanto di quel male che tu non te lo puoi nemmeno immaginare.
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
Spesso dicevo che la vita era uno schifo. Anche quella frase mi stava fregando, perché avrei dovuto dire: "La mia vita è uno schifo". Allora, magari avrei iniziato a chiedermi se potevo fare qualcosa per cambiarla. Se era tutta colpa del destino, del caso, della sfortuna, o se invece anch'io ne ero colpevole. Perché dire che la vita fa schifo è come dire che non c'è niente che si possa fare. Che bisogna accettarlo come un dato di fatto imprescindibile. Fortuna che poi ho cambiato idea. Fortuna che ho capito che la mia vita ha un valore e quel valore glielo do io con le mie scelte e con il coraggio delle mie decisioni. Ho imparato a pormi una domanda ogni sera prima di addormentarmi: cosa hai fatto oggi per realizzare il tuo sogno, la tua libertà? Alla seconda sera in cui mi sono risposto: "Niente", ho capito quanto in fondo una parte del problema fossi io. Quindi, o smettevo di lamentarmi o iniziavo a darmi da fare.
Fabio Volo (È una vita che ti aspetto)
«Io amo tutto di te, Emma. Amo il modo in cui riconosco il rumore dei tuoi passi in corridoio fuori da camera mia anche quando non sapevo che stessi arrivando. Nessun altro cammina, respira o si muove come fai tu. Amo come trattieni il fiato quando dormi, come se i sogni ti sorprendessero. Amo il modo in cui, quando siamo insieme in spiaggia, le nostre ombre si fondono in un’unica persona. Amo quando mi scrivi sulla pelle, facendomi capire meglio di quanto capirei se uno mi gridasse nell’orecchio. Non volevo amarti così. Amarti così è la peggiore idea del mondo. Ma non ci posso fare niente. E, credimi, io ci ho provato.»
Cassandra Clare (Lady Midnight (The Dark Artifices, #1))
Credo che si possa tracciare una frontiera molto precisa tra la giovinezza e la vecchiaia: la giovinezza termina con l’egoismo, la vecchiaia inizia con il vivere per gli altri. Io la vedo così: nella vita dei giovani c’è molta gioia e molta sofferenza, perché vivono solo per sé. Allora ogni desiderio e ogni idea diventano importanti; si assapora ogni gioia, ma anche ogni dolore e molti, quando si accorgono che i loro desideri sono irrealizzabili, subito gettano via l’intera vita. Questo è l’atteggiamento dei giovani. Per la maggior parte delle persone però, arriva un momento in cui tutto questo cambia, in cui cominciano a vivere più per gli altri che per se stessi. Certo non per virtù, ma in modo assolutamente naturale.
Hermann Hesse
In un altro tempo io ero il falco e vivevo di giorno: della vita vedevo le luci. Lui era il lupo e viveva di notte: della vita vedeva le ombre. Io ero sempre in ritardo, mentre lui correva alla velocità del suono. Com’è logico supporre, non ci saremmo mai potuti incontrare, se non si fosse creato uno squarcio nel tempo per cui ci trovammo nello stesso luogo nell’istante in cui io non ero ancora un falco, e lui aveva già smesso di essere un lupo. Per ventiquattro ore appena sovvertimmo l’ordine del tempo, finché il giorno divenne notte e la notte divenne giorno, e il falco vide attraverso le ombre, senza esserne aggredito, e il lupo guardò verso la luce, senza esserne accecato. Poi io mi rituffai nella lentezza dei miei giorni, e lui riprese a correre nella frenesia delle sue notti. E ora vorrei non desiderare di ricondurlo dentro al mondo insieme a me. Vorrei non osservare ogni suo gesto segreto cercando di capire se posso accettare quella segretezza dentro la mia vita, e conoscere già la risposta. Vorrei non provare vergogna di me stessa al pensiero che lui non mi avrebbe ancora chiesto niente di tutto questo. Mi fa rabbia la sua lucida follia, che sottintende un coraggio più grande del mio. Ci vuole coraggio per essere pazzi, perché il mondo non ce lo permette.
Sara Zelda Mazzini (I Dissidenti)
Tutta quella città… non se ne vedeva la fine… / La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine? / E il rumore / Su quella maledettissima scaletta… era molto bello, tutto… e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c’era problema / Col mio cappello blu / Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino / Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino / Primo gradino, secondo / Non è quel che vidi che mi fermò / È quel che non vidi / Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi… lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne / C’era tutto / Ma non c’era una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo / Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu / Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me / Ma se io salgo su quella scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi / Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita / Se quella tastiera è infinita, allora / Su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio / Cristo, ma le vedevi le strade? / Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una / A scegliere una donna / Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire / Tutto quel mondo / Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce / E quanto ce n’è / Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla… / Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita. Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare.
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
Nel tennis il vero avversario, la frontiera che include, è il giocatore stesso. C'è sempre e solo l'io là fuori, sul campo, da incontrare, combattere, costringere a venire a patti. Il ragazzo dall'altro lato della rete: lui non è il nemico; è più il partner nella danza. Lui è il pretesto o l'occasione per incontrare l'io. E tu sei la sua occasione. Le infinite radici della bellezza del tennis sono autocompetitive. Si compete con i propri limiti per trascendere l'io in immaginazione ed esecuzione. Scompari dentro al gioco: fai breccia nei tuoi limiti; trascendi; migliora; vinci. [...] Si cerca di sconfiggere e trascendere quell'io limitato i cui limiti stessi rendono il gioco possibile. È tragico e triste e caotico e delizioso. E tutta la vita è così, come cittadini dello Stato umano: i limiti che ci animano sono dentro di noi, devono essere uccisi e compianti, all'infinito. (Infinite Jest, p. 116)
David Foster Wallace (Infinite Jest)
Facevo due tre passi nel corridoio e mi raggiungeva la temuta voce: "Dino". Tornavo indietro. "Ci sei a colazione?" "Sì." "E a pranzo?" "E a pranzo?" Dio mio, quanto innocente e grande e nello stesso tempo piccolo desiderio c'era nella domanda. Non chiedeva, non pretendeva, domandava soltanto un'informazione. Ma io avevo appuntamenti cretini, avevo ragazze che non mi volevano bene e in fondo se ne fregavano altamente di me, e l'idea di tornare alle otto e mezzo nella casa triste, avvelenata dalla vecchiaia e dalla malattia, già contaminata dalla morte, mi repelleva addirittura, perché non si deve avere il coraggio di confessare queste orribili cose quando sono vere? "Non so" allora rispondevo "telefonerò". E io sapevo che avrei telefonato di no. E lei subito capiva che io avrei telefonato di no e nel suo "Ciao" c'era uno sconforto grandissimo. Ma io ero il figlio, egoista come sanno esserlo soltanto i figli.
Dino Buzzati (La boutique del mistero)
La cosa più bella che può capitare a uno scrittore, a qualcuno che passa la sua vita a raccontare, è sentirsi raccontare. E quando scopri qualcuno che ti assomiglia veramente (ce ne sono) ti accorgi di quanto la persona su cui ti eri incastrata era sbagliata per te, e tu sbagliata per lui, e di quanto forse lei invece sia giusta, e quasi spero che ce la farà, che ce la faranno, perché è quello che conta, diventare un plurale – finché siamo io e te, come eravamo io e te, non cambia mai niente - e poi magari nessuno di noi si incontrerà mai, continueremo a essere soli in quel modo che soli non siamo, coi nostri fantasmi d’orgoglio e dolore, la nostra paura, un manipolo di sogni che a volte sono forti e hanno il potere di distorcere la trama del mondo e altre volte ci gravano addosso perché quella forza non la troviamo, vogliamo possiamo, ed è il mondo che distorce la trama di noi – io, te, lui, lei… così simili nel nostro essere – diversamente - alla deriva.
Sara Zelda Mazzini (Cronache dalla fine del mondo)
Forse è vero, come sosteneva mia madre, che ognuno di noi ha una quota prediletta in montagna, un paesaggio che gli somiglia e dove si sente bene. La sua era senz'altro il bosco dei 1500 metri, quello di abeti e larici, alla cui ombra crescono il mirtillo, il ginepro e il rododendro, e si nascondono i caprioli. Io ero più attratto dalla montagna che viene dopo: prateria alpina, torrenti, torbiere, erbe d'alta quota, bestie al pascolo. Ancora più in alto la vegetazione scompare, la neve copre ogni cosa fino all'inizio dell'estate e il colore prevalente è il grigio della roccia, venato dal quarzo e intarsiato dal giallo dei licheni. Lì cominciava il mondo di mio padre. Dopo tre ore di cammino i prati e i boschi lasciavano il posto alle pietraie, ai laghetti nascosti nelle conche glaciali, ai canaloni solcati dalle slavine, alle sorgenti di acqua gelida. La montagna si trasformava in un luogo più aspro, inospitale e puro: lassù lui diventava felice. Ringiovaniva, forse, tornando ad altre montagne e altri tempi. Anche il suo passo sembrava perdere peso e ritrovare un'agilità perduta.
Paolo Cognetti (Le otto montagne)
Îmi zisese într-o zi: "Nu, domnule, eu nu mă tem de moarte. Vină cînd va dori. Uşa e deschisă, nu trebuie nici măcar să bată. E destul s-o împingă şi să-mi spună: «Bună ziua, domnule»... asta-i singura condiţie pe care i-o pun, să mi se adreseze politicos... «am venit să vă poftesc cu mine». Poate că tot din politeţe o voi întreba «unde?», fără să aştept un răspuns, deoarece ştiu că n-ar avea ce să-mi răspundă. După care formalităţile ar fi încheiate şi m-aş pregăti de călătorie, iertîndu-i pe toţi, uitîndu-i şi lăsîndu-i şi pe ei să mă uite"...
Octavian Paler (Un om norocos)
Oggi, mezzo gennaio, non è giornata allegra; cielo nubiloso, aritmie, il solito disordine che a farsi potabile richiede il tempo che una sardina impiega a farsi capodoglio. Ovvio che la sardina mi abbia orientato verso l’olio, e dunque l’Oglio, e l’ingrata patria, gli ossicini io non ti do. Ecco, in un giorno come questo è difficile fare l’unica cosa che io sappia veramente fare: comprare libri. Quando la primavera si sbizzarrisce, e i capri petulchi lasciviano pe’ prati, e l’odore della mortella – erba di cui ignoro tutto, e che quindi è puramente letteraria – impreziosisce l’aria, io vado ad acquistare libri. Badate: io non ho detto che vado ad acquistare libri che ho preventivamente scelto, che voglio assolutamente, che, acquistati, porterò golosamente a casa e leggerò, scrivendo poi un mirabile saggio critico, splendore di acutezza e di segreta poesia, destinato a procurarmi lettere di appassionati lettori, sconvolti e rigenerati. Macché. L’unica faccenda che mi sta a cuore è questa appunto: comprare libri. Ora, il quesito, la quaestio quodlibetalis è come segue: colui che acquista libri è per ciò stesso un lettore? Ovviamente, la maggioranza dei leggenti queste righe, se ve ne sono, penseranno che no; lettore è colui che legge. Quale errore. Non v’ha dubbio che è naturale che il lettore legga, ma contesto che per esser lettori si debba assolutamente leggere; e soprattutto che acquistare libri non sia gesto di lettore. Ma se il libro non lo leggi, che senso avrà mai che se ne stia nella tua biblioteca? E tu stesso lo dici: forse non lo leggerò mai, magari un giorno lo regalerò. Eh no, quest’ultima facezia me la fate dire voi, io i libri acquistati non letti, forse non mai letti, nemmeno li presto. Essi ‘mi servono’. Servono a che? Servono grazie alla naturale attività magica e umbràtile e stemmica che un libro esercita. Un libro lo si compra con animo che suppongo simile a quello con cui si dipingevano bovi e capri nelle caverne paleolitiche. Una mucca dipinta non si munge né si mangia, ma è ‘la mucca’, cosa che non è consentito ad alcuna altra mucca. E così il libro non letto, acquistato e depositato sugli scaffali, è ‘il libro’. Acquistare un libro ha un effetto nervino che nessun altro gesto può avere; è una scelta del tutto onirica, isterica, fantastica, e suppone un progetto di vita, e naturalmente più libri possono alludere a più progetti di vita.
Giorgio Manganelli (Discorso dell'ombra e dello stemma)
L'AQUILONE C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico: io vivo altrove, e sento che sono intorno nate le viole. Son nate nella selva del convento dei cappuccini, tra le morte foglie che al ceppo delle quercie agita il vento. Si respira una dolce aria che scioglie le dure zolle, e visita le chiese di campagna, ch'erbose hanno le soglie: un'aria d'altro luogo e d'altro mese e d'altra vita: un'aria celestina che regga molte bianche ali sospese... sì, gli aquiloni! È questa una mattina che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera tra le siepi di rovo e d'albaspina. Le siepi erano brulle, irte; ma c'era d'autunno ancora qualche mazzo rosso di bacche, e qualche fior di primavera bianco; e sui rami nudi il pettirosso saltava, e la lucertola il capino mostrava tra le foglie aspre del fosso. Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino ventoso: ognuno manda da una balza la sua cometa per il ciel turchino. Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza, risale, prende il vento; ecco pian piano tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza. S'inalza; e ruba il filo dalla mano, come un fiore che fugga su lo stelo esile, e vada a rifiorir lontano. S'inalza; e i piedi trepidi e l'anelo petto del bimbo e l'avida pupilla e il viso e il cuore, porta tutto in cielo. Più su, più su: già come un punto brilla lassù lassù... Ma ecco una ventata di sbieco, ecco uno strillo alto... - Chi strilla? Sono le voci della camerata mia: le conosco tutte all'improvviso, una dolce, una acuta, una velata... A uno a uno tutti vi ravviso, o miei compagni! e te, sì, che abbandoni su l'omero il pallor muto del viso. Sì: dissi sopra te l'orazïoni, e piansi: eppur, felice te che al vento non vedesti cader che gli aquiloni! Tu eri tutto bianco, io mi rammento. solo avevi del rosso nei ginocchi, per quel nostro pregar sul pavimento. Oh! te felice che chiudesti gli occhi persuaso, stringendoti sul cuore il più caro dei tuoi cari balocchi! Oh! dolcemente, so ben io, si muore la sua stringendo fanciullezza al petto, come i candidi suoi pètali un fiore ancora in boccia! O morto giovinetto, anch'io presto verrò sotto le zolle là dove dormi placido e soletto... Meglio venirci ansante, roseo, molle di sudor, come dopo una gioconda corsa di gara per salire un colle! Meglio venirci con la testa bionda, che poi che fredda giacque sul guanciale, ti pettinò co' bei capelli a onda tua madre... adagio, per non farti male.
Giovanni Pascoli (Poemetti di Giovanni Pascoli (Italian Edition))
Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire partecipare. Chi vive veramente non può non essere cittadino partecipe. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Io partecipo, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, partecipo. Perciò odio chi non partecipa, odio gli indifferenti.
Antonio Gramsci
mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, […] e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava 'sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metteva tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, […] c'è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si sono messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c'è da non crederci, è che qualsiasi fiume, […], prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse diritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, […] è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c'è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte le nostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai…
Alessandro Baricco (City)