Io E Te Quotes

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Tutto quello che c'era io l'ho visto guardando te. E sono stata ovunque, stando con te. E' una cosa che non riuscirò mai a spiegare a nessuno, ma è così. Me la porterò dietro e sarà il mio segreto più bello.
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
Io credo che tutto accada per una ragione. Le persone cambiano perché tu possa imparare a lasciarle andare via. Le cose vanno male perché tu le possa apprezzare quando invece vanno bene, credi alle bugie perché poi imparerai a non fidarti di nessuno tranne che di te stesso, e qualche volta le cose buone vanno in pezzi perché cose migliori possano accadere.
Marilyn Monroe
«Io vorrei farti dormire, ma come i personaggi delle favole, che dormono per svegliarsi solo il giorno in cui saranno felici. Ma succederà così anche a te. Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani.»
Fyodor Dostoevsky
Che idea, pensare che la Bestia fosse qualcosa che si potesse cacciare e uccidere! [...] Lo sapevi, no?… Che io sono una parte di te? Vieni vicino, vicino, vicino! che io sono la ragione per cui non c’è niente da fare? Per cui le cose vanno come vanno?
William Golding (Lord of the Flies)
Io non ho il coraggio di alzare gli occhi e capisco che veramente sono peggio dell'edera, dove m'attacco muoio e forse c'ha ragione lui che non faccio altro che scaricargli addosso tutte le mie paranoie, cioè dire sempre, fai te che per me è lo stesso.
Pier Vittorio Tondelli (Altri libertini)
Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.
Antoine de Saint-Exupéry (Il piccolo principe)
Voglio solo che sia chiaro che..." bisbigliò, direttamente al mio orecchio. Trattenni il respiro. "Quando ti bacio... quando ti sfioro... quando ti tocco... sono io. E voglio te.
Chiara Venturelli (Lezioni di seduzione)
Con te sarò nuovo. Ti dico queste parole nel periodo migliore della mia vita, nel periodo in cui sto bene, in cui ho capito tante cose. Nel periodo in cui mi sono finalmente ricongiunto con la mia gioia. In questo periodo la mia vita è piena, ho tante cose intorno a me che mi piacciono, che mi affascinano. Sto molto bene da solo, e la mia vita senza di te è meravigliosa. Lo so che detto così suona male, ma non fraintendermi, intendo dire che ti chiedo di stare con me non perché senza di te io sia infelice: sarei egoista, bisognoso e interessato alla mia sola felicità, e così tu saresti la mia salvezza. Io ti chiedo di stare con me perché la mia vita in questo momento è veramente meravigliosa, ma con te lo sarebbe ancora di più. Se senza di te vivessi una vita squallida, vuota, misera non avrebbe alcun valore rinunciarci per te. Che valore avresti se tu fossi l'alternativa al nulla, al vuoto, alla tristezza? Più una persona sta bene da sola, e più acquista valore la persona con cui decide di stare. Spero tu possa capire quello che cerco di dirti. Io sto bene da solo ma quando ti ho incontrato è come se in ogni parola che dico nella mia vita ci fosse una lettera del tuo nome, perché alla fine di ogni discorso compari sempre tu. Ho imparato ad amarmi. E visto che stando insieme a te ti donerò me stesso, cercherò di rendere il mio regalo più bello possibile ogni giorno. Mi costringerai ad essere attento. Degno dell'amore che provo per te. Da questo momento mi tolgo ogni armatura, ogni protezione... non sono solo innamorato di te, io ti amo. Per questo sono sicuro. Nell'amare ci può essere anche una fase di innamoramento, ma non sempre nell'innamoramento c'è vero amore. Io ti amo. Come non ho mai amato nessuno prima...
Fabio Volo (È una vita che ti aspetto)
«Fallo» mi intimò, e non ammetteva un ulteriore rifiuto. Mi mordicchiò il mento, leccandomi, facendomi quasi detonare in mille pezzi. «Scopa le mie dita come ieri notte io ho scopato te».
Chiara Cilli (Soffocami (Blood Bonds, #1))
Non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo... salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. E' lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non puoi nemmeno immaginare.
Alessandro Baricco
- Io non sono un tipo da cuori e fiori, non ho niente di romantico, ho gusti molto particolari. Dovresti stare alla larga da me. Ma in te, in te c’è qualcosa, per cui non riesco a starti lontano. Immagino che tu lo abbia capito. - Allora non farlo.
E.L. James (Fifty Shades of Grey (Fifty Shades, #1))
Sono dipendente dei tuoi baci. I'm addicted to your kisses. Sei tutto cio' di cui ho bisogno. You're everything I need. Tu sei l'unico per me, you’re the only one for me. Io e te mai soli. You and me, never alone. Lo e te per sempre. You and me, forever. Delaney, bellissima, Delaney, mi vuoi sposare? Will you marry me?
M.J. Fields (Dominic: The Prince (Ties of Steel #2))
La cosa più bella che può capitare a uno scrittore, a qualcuno che passa la sua vita a raccontare, è sentirsi raccontare. E quando scopri qualcuno che ti assomiglia veramente (ce ne sono) ti accorgi di quanto la persona su cui ti eri incastrata era sbagliata per te, e tu sbagliata per lui, e di quanto forse lei invece sia giusta, e quasi spero che ce la farà, che ce la faranno, perché è quello che conta, diventare un plurale – finché siamo io e te, come eravamo io e te, non cambia mai niente - e poi magari nessuno di noi si incontrerà mai, continueremo a essere soli in quel modo che soli non siamo, coi nostri fantasmi d’orgoglio e dolore, la nostra paura, un manipolo di sogni che a volte sono forti e hanno il potere di distorcere la trama del mondo e altre volte ci gravano addosso perché quella forza non la troviamo, vogliamo possiamo, ed è il mondo che distorce la trama di noi – io, te, lui, lei… così simili nel nostro essere – diversamente - alla deriva.
Sara Zelda Mazzini (Cronache dalla fine del mondo)
Pentru că au sâni rotunzi, cu gurguie care se ridică prin bluză când le e frig, pentru că au fundul mare şi grăsuţ, pentru că au feţe cu trăsături dulci ca ale copiilor, pentru că au buze pline, dinţi decenţi şi limbi de care nu ţi-e silă. Pentru că nu miros a transpiraţie sau a tutun prost şi nu asudă pe buza superioară. Pentru că le zâmbesc tuturor copiilor mici care trec pe lângă ele. Pentru că merg pe stradă drepte, cu capul sus, cu umerii traşi înapoi şi nu răspund privirii tale când le fixezi ca un maniac. Pentru că trec cu un curaj neaşteptat peste toate servitutile anatomiei lor delicate. Pentru că în pat sunt îndrăzneţe şi inventive nu din perversitate, ci ca să-ţi arate că te iubesc. Pentru că fac toate treburile sâcâitoare şi mărunte din casă fără să se laude cu asta şi fără să ceară recunoştinţă. Pentru că nu citesc reviste porno şi nu navighează pe site-uri porno. Pentru că poartă tot soiul de zdrăngănele pe care şi le asortează la îmbrăcăminte după reguli complicate şi de neînţeles. Pentru că îşi desenează şi-şi pictează feţele cu atenţia concentrată a unui artist inspirat. Pentru că au obsesia pentru subţirime a lui Giacometti. Pentru că se trag din fetiţe. Pentru că-şi ojează unghiile de la picioare. Pentru că joacă şah, whist sau ping-pong fără sa le intereseze cine câştigă. Pentru că şofează prudent în maşini lustruite ca nişte bomboane, aşteptând să le admiri când sunt oprite la stop şi treci pe zebră prin faţa lor. Pentru că au un fel de-a rezolva probleme care te scoate din minţi. Pentru că au un fel de-a gândi care te scoate din minţi. Pentru că-ţi spun „te iubesc” exact atunci când te iubesc mai puţin, ca un fel de compensaţie. Pentru că nu se masturbează. Pentru că au din când în când mici suferinţe: o durere reumatică, o constipaţie, o bătătură, şi-atunci îţi dai seama deodată că femeile sunt oameni, oameni ca şi tine. Pentru că scriu fie extrem de delicat, colecţionând mici observaţii şi schiţând subtile nuanţe psihologice, fie brutal şi scatologic ca nu cumva să fie suspectate de literatură feminină. Pentru că sunt extraordinare cititoare, pentru care se scriu trei sferturi din poezia şi proza lumii. Pentru că le înnebuneşte „Angie” al Rolling-ilor. Pentru că le termină Cohen. Pentru că poartă un război total şi inexplicabil contra gândacilor de bucătărie. Pentru că până şi cea mai dură bussiness woman poartă chiloţi cu înduioşătoare floricele şi danteluţe. Pentru că e aşa de ciudat să-ntinzi la uscat, pe balcon, chiloţii femeii tale, nişte lucruşoare umede, negre, roşii şi albe, parte satinate, parte aspre, mirându-te ce mici suprafeţe au de acoperit. Pentru că în filme nu fac duş niciodată înainte de-a face dragoste, dar numai în filme. Pentru că niciodată n-ajungi cu ele la un acord în privinţa frumuseţii altei femei sau a altui bărbat. Pentru că iau viaţa în serios, pentru că par să creadă cu adevărat în realitate. Pentru că le interesează cu adevărat cine cu cine s-a mai cuplat dintre vedetele de televiziune. Pentru că ţin minte numele actriţelor şi actorilor din filme, chiar ale celor mai obscuri. Pentru că dacă nu e supus nici unei hormonizări embrionul se dezvoltă întotdeauna într-o femeie. Pentru că nu se gândesc cum să i-o tragă tipului drăguţ pe care-l văd în troleibuz. Pentru că beau porcării ca Martini Orange, Gin Tonic sau Vanilia Coke. Pentru că nu-ţi pun mâna pe fund decât în reclame. Pentru că nu le excită ideea de viol decât în mintea bărbaţilor. Pentru că sunt blonde, brune, roşcate, dulci, futeşe, calde, drăgălaşe, pentru că au de fiecare dată orgasm. Pentru că dacă n-au orgasm nu îl mimează. Pentru că momentul cel mai frumos al zilei e cafeaua de dimineaţă, când timp de o oră ronţăiţi biscuiţi şi puneţi ziua la cale. Pentru că sunt femei, pentru că nu sunt bărbaţi, nici altceva. Pentru că din ele-am ieşit şi-n ele ne-ntoarcem, şi mintea noastră se roteşte ca o planetă greoaie, mereu şi mereu, numai în jurul lor.
Mircea Cărtărescu (De ce iubim femeile)
Addio, Dann. Addio, piccolo signor Rail, che mi hai insegnato la vita. Avevi ragione tu: non siamo morti. Non è possibile morire vicino a te. Perfino Mormy ha aspettato che tu fossi lontano per farlo. Adesso sono io che vado lontano. E non sarà vicino a te che morirò. Addio, mio piccolo signore, che sognavi i treni e sapevi dov'era l'infinito. Tutto quel che c'era io l'ho visto, guardando te. E sono stata ovunque, stando con te. È una cosa che non riuscirò a spiegare mai a nessuno. Ma è così. Me la porterò dietro, e sarà il mio segreto più bello. Addio, Dann. Non pensarmi mai, se non ridendo. Addio.
Alessandro Baricco (Castelli di rabbia)
Cosa sono io per te chiede io gli metto le mani in grembo e bisbiglio tu sei ogni speranza che io abbia mai avuto fatta persona
Rupi Kaur (milk and honey)
Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una nuvola venisse lavata via dal mare, l'Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell'umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.
Ernest Hemingway (For Whom the Bell Tolls)
Poi non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada. Così, io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. È lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatto tanto di quel male che tu non te lo puoi nemmeno immaginare.
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
«Siamo solo io e te, Aleksandra» sussurrò Henri, carezzandomi il lobo con le labbra e disegnando cerchi sempre più rapidi intorno al mio clitoride. «Solo io e te. Dillo, e forse ti chiuderò la bocca per non far sentire agli altri come gridi quando godi».
Chiara Cilli (Soffocami (Blood Bonds, #1))
«Io amo tutto di te, Emma. Amo il modo in cui riconosco il rumore dei tuoi passi in corridoio fuori da camera mia anche quando non sapevo che stessi arrivando. Nessun altro cammina, respira o si muove come fai tu. Amo come trattieni il fiato quando dormi, come se i sogni ti sorprendessero. Amo il modo in cui, quando siamo insieme in spiaggia, le nostre ombre si fondono in un’unica persona. Amo quando mi scrivi sulla pelle, facendomi capire meglio di quanto capirei se uno mi gridasse nell’orecchio. Non volevo amarti così. Amarti così è la peggiore idea del mondo. Ma non ci posso fare niente. E, credimi, io ci ho provato.»
Cassandra Clare (Lady Midnight (The Dark Artifices, #1))
«Non sarai mai un corpo da usare per placare il mio desiderio, Cristina. Non ti tratterò mai come tale, né ti considererò mai così. Perciò no, non lascerò che la lussuria prenda il sopravvento sui sentimenti e mi trasformi in un animale che vuole solo accoppiarsi con la sua femmina. Meriti più di questo, e io ho intenzione di essere il meglio per te.»
Chiara Cilli (Radioactive Storm (The MSA Trilogy, #2))
«Ma il mio amore per te, Matt, va oltre ogni mia immaginazione. Più tu mi consumi, più io ti consumo, è vero. Ma ti amo» sorrido. «E se amarti vuol dire cadere a pezzi, allora i miei cocci sono tuoi. Io sono tua.»
Chiara Cilli (Radioactive Storm (The MSA Trilogy, #2))
Mia cara, il tuo piccolo cuore è ferito; non giudicarmi crudele perché obbedisco all’irresistibile legge della mia forza e della mia debolezza. Se il tuo piccolo cuore è ferito, anche il mio sanguina con il tuo. Nell’estasi della mia grande umiliazione, io vivo nella tua calda vita e tu morirai.., morirai dolcemente.., nella mia vita. Non posso farne a meno; come io mi avvicino a te, così tu, a tua volta, ti accosterai ad altri, e capirai l’estasi di questa crudeltà che è sempre amore; così, per ora, non cercare di sapere più niente di me e di te, ma abbi fiducia in me con tutta la tua anima appassionata».
J. Sheridan Le Fanu (Carmilla)
A forza di soffrire per te ho contratto un debito intellettuale nei confronti del tempo che attraverso. Sono un militante del pensiero critico. Mi attirano libri che fino a qualche tempo fa m’innervosivano solo a leggerne il titolo. Sei compatibile con tutto: con il privato, il pubblico, la politica, l’etica, l’estetica, la religione, la musica, la letteratura, il cinema, il teatro, l’informazione, la tecnologia, la pubblicità dei pannolini e persino quella delle macchine. Ogni cosa è compromessa con te. E io sono obbligato a speculare su tutto, perché tutto ti riguarda. Sei ovunque, tranne dove vorrei che fossi. Indovina dove.
Diego De Silva (Sono contrario alle emozioni)
Basta. Non mi parlare più. Mi fai piangere. Le tue bellissime parole servono solo, riescono solo a farmi piangere. Sei cattivo. Mi parli così, questi argomenti li cerchi e li sviluppi solo per vedermi piangere. No, non sei cattivo. Ma sei triste. Peggio che triste, sei tetro. Almeno piangessi anche tu. Sei triste e brutto. E io non voglio diventare triste, come te. Io sono bella e allegra. Lo ero.
Beppe Fenoglio (Una questione privata)
Non succederà”, giurò. “Non mi interessa nessuna di quelle cose e questo non cambierà.” “Come lo sai?” disse lui a bassa voce. “Perché ... Io sono innamorato di te. E se decidi domani, fra una settimana ... un anno ... che questa è solo un'avventura, oppure che hai bisogno di stare con qualcuno che è più di classe di quanto lo sia io, non sopravviverò a questo. È qualcosa che mi metterà in ginocchio e mi farà restare lì. Quindi lasciami andare, okay? Risparmiami altre sofferenze ... lasciami andare.” Paradise si asciugò gli occhi e dovette sorridere. “Mi hai appena detto che mi ami?” Quando lui non rispose, lei concluse: “Penso che lo hai fatto.
J.R. Ward (Blood Kiss (Black Dagger Legacy, #1))
Ascoltami bene, sto per fare una cosa, ma devi promettermi che appena avrò finito tu correrai." "Io odio correre." "Sì, bene, anch'io amore, ma giurami che correrai, dopo." "Dopo, cosa? E poi perché dovrei correre?" "Promettimelo." "Sì, d'accordo, te lo prometto, ma dimmi perché dovrei correre, dopo?" "Perché sto per baciarti.
Rossana Soldano (Come anima mai)
Ho voglia di trovare tempo per te, per dirti: ” A domani”. Dire: “A domani” è già un sentimento. Perché se oggi ti parlo di domani vuol dire che domani ci sarò. “A domani” è promessa; domani è esserci; domani è presenza. Domani è quella tregua di serenità fra il già passato e quello che verrà. Perché domani io e te saremo ancora noi.
Massimo Bisotti (Il quadro mai dipinto)
«Stai scherzando?» Il colore degli occhi di lui si vedeva anche al buio. «Per te è uno scherzo, Emma? Non capisci?» La voce gli si ridusse a un sibilo. «Io non vivo se tu muori!» Gli scrutò il viso. «Jules, mi dispiace un sacco, Jules…» La parete che di solito nascondeva la verità dentro agli occhi di lui si era sgretolata; adesso Emma vedeva il panico, vedeva la disperazione, il sollievo che aveva perforato le sue difese. Continuava a tenerle il polso. Non capì se fosse stata lei ad avvicinarsi per prima a lui o viceversa. Forse lo avevano fatto insieme. Si scontrarono come due stelle in collisione. E un secondo dopo lui la stava baciando. Jules. Julian. Che la baciava.
Cassandra Clare (Lady Midnight (The Dark Artifices, #1))
Altro io non sono che la schiava del mio ardente desiderio per te... Chi per questo mi biasima è sicuro che sia giusto il suo giudizio?
René R. Khawam (Le Mille e una Notte: Volume Primo; Volume 1 of 2)
Amarsi è l'opera d'arte di 2 architetti dilettanti di nome "Io" che,sbagliando e correggendosi a vicenda,imparano a realizzare un progetto che prima non esisteva: Noi.
Massimo Gramellini (Avrò cura di te)
Francesco venne poi com’io fu’ morto, (Francisco vino a buscarme, cuando estaba muerto,) per me; ma un d’i neri cherubini (pero uno de los querubines negros) li disse: “Non portar: non mi far torto. (le dijo: «No te lo lleves; no te equivoques».) Venir se ne dee giù tra ‘ miei meschini (Él debe quedarse aquí, entre mis servidores) perché diede ‘l consiglio frodolente, (porque dio un consejo fraudulento,) dal quale in qua stato li sono a’ crini; (desde ese momento, no lo he perdido de vista;) ch’assolver non si può chi non si pente, (porque no se puede absolver al que no se arrepiente,) né pentere e volere insieme puossi (y tampoco puede uno arrepentirse y seguir queriendo hacer lo mismo) per la contradizion che nol consente. (porque es una contradicción que no puede consentirse.)
Sylvain Reynard (Gabriel's Rapture (Gabriel's Inferno, #2))
Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina: « Ah! » disse la volpe, « piangerò.» « La colpa è tua », disse il piccolo principe, « io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi...» « E' vero », disse la volpe. « Ma piangerai! » disse il piccolo principe. « E' certo », disse la volpe. « Ma allora che ci guadagni? » « Ci guadagno », disse la volpe, « il colore del grano. » «Da te, gli uomini», disse il piccolo principe, «coltivano cinquemila rose nello stesso giardino... e non trovano quello che cercano...» «Non lo trovano», ripetei. «E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po' d'acqua...» «Certo», confermai. E il piccolo principe soggiunse: «Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore.»
Antoine de Saint-Exupéry (Il piccolo principe)
Poi posai la fronte contro la sua e rimasi seduto lì a lungo, come se potessi trasmettere un messaggio attraverso i nostri due crani, dal mio cervello al suo. Volevo fargli capire alcune cose. «Sai tutte quelle sciocchezze che abbiamo sempre detto si di te?» sussurrai. «Che scocciatore eri mai? Non crederci. Non crederlo neanche per un minuto, Marley.» Doveva saperlo, e anche qualcos'altro. C'era qualcosa che non gli avevo mai detto, che non gli aveva mai detto nessuno. Volvevo che lo sentisse prima di andarsene. «Marley», dissi. «Sei un grande cane.»
John Grogan (Io & Marley)
Orfeo: Io cercavo, piangendo, non più lei ma me stesso. Un destino, se vuoi. Mi ascoltavo. [...] Il mio destino non tradisce. Ho cercato me stesso. Non si cerca che questo. [...] Visto dal lato della vita tutto è bello. Ma credi a chi è stato tra i morti... Non vale la pena. [...] E voi godetela la festa. Tutto è lecito a chi non sa ancora. È necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno. L'origine del mio destino è finita nell'Ade, finita cantando secondo i miei modi la vita e la morte. Bacca: E che vuol dire che un destino non tradisce? Orfeo: Vuol dire che è dentro di te, cosa tua; più profondo del sangue, di là da ogni ebbrezza. nessun dio può toccarlo.
Cesare Pavese
- Sono felice. Mai mi sono sentito così bene, e te? - Io? - Step l'abbraccia con forza-. Sono di meraviglia - Fino al punto di toccare il cielo con un dito? - No, no così. - No? - Molto di più. Al meno a tre metri sopra il cielo
Federico Moccia (Tre metri sopra il cielo)
«Lo zio è arrivato. Vado a salutarlo. Tu rimani qua, se ti va.» «Scherzi? Se tu segui me, io posso seguire te, ragazzo di Harnee.» Bel rise e gli porse la mano. Lo attirò a sé e appoggiò le labbra sulla sua mascella, poi gli mordicchiò l’orecchio. «Provalo,» sussurrò. Si incamminò con Daniel al fianco, entrambi con un sorriso sul viso. Insieme, come era giusto che fosse.
Lisa Henry (When All the World Sleeps)
«Zeke forse ti ha chiesto una mano perché eri l’unico gay, ma credo si fidi di te. Altrimenti non saresti qui ora. Zeke ha scelto te, non un amico che conosce da quasi dieci anni. Io mi fido del giudizio di mio figlio, e di conseguenza mi fido di te. »
Susan Moretto (Principessina)
avrei potuto chiedere qualsiasi cosa... e ho chiesto te. — Strinse la presa sulla sua camicia, con le dita bianche per la pressione e per il freddo. — E lo rifarei. Io ti amo, Jace Wayland/Herondale/Lightwood o come cavolo ti vuoi far chiamare. Non m'importa. Ti amo, ti amerò per sempre, e fingere che le cose potrebbero andare diversamente sarebbe soltanto una perdita di tempo.
Cassandra Clare (City of Fallen Angels (The Mortal Instruments, #4))
E' così. Lo sei. Sei acida e sarcastica e lucida e critica e odi tutto e tutti. Ma questa tua capacità di immedesimarti, di vedere le cose con gli occhi delle altre persone, di interpretare il mondo da dentro la loro testa... o il loro cuore. Questa che a te può sembrare una mera abilità professionale, be', si chiama empatia, sai. E tu puoi fingere con tutte le tue forze che sia il contrario, ma la verità è che fa di te la persona più compressiva, più tollerante e persino più clemente, che io abbia mai conosciuto.
Alice Basso (L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome)
Quello che io penso, è che una parte di te vuole allontanarsi da me, è vero. E probabilmente avrai le tue ragioni per farlo. Ma un'altra parte di te desidera disperatamente avvicinarsi a me. Ne sono sicuro. Qualunque cosa tu mi dica qui adesso, io devo credere a quella parte di te che mi chiede di aiutarti e mi cerca. Puoi raccontarmi quello che vuoi, darmi tutte le ineccepibili ragioni che vuoi, io non posso semplicemente dimenticarti e cancellare dalla mia memoria gli anni passati con te. Sono qualcosa che è realmente avvenuto nella mia vita, e non mi è possibile eliminarli come se niente fosse. Sarebbe come eliminare la mia stessa persona.
Haruki Murakami (The Wind-Up Bird Chronicle)
Non ti accetto, non ti perdono, ti voglio come sei e, se possibile, anche peggiore di adesso,Perché,Perché il bene che io sono non esisterebbe senza il male che sei tu, un bene che dovesse esistere senza di te sarebbe talmente inconcepibile che neppure io riesco a immaginarlo
José Saramago
«Io non mi sposo, se mi dici che mi ami e vuoi stare con me» azzardai, con il respiro strozzato in gola e le mani gelide per la tensione. Lui si volse verso di me. «Qui non si tratta di me, Serena» iniziò lui, ed ebbi un brivido di paura: non mi chiamava mai con il mio nome completo. «Non si tratta di Christian o di quello che provo per te. Se ti dicessi che ti amo e tu lo lasciassi e poi tra noi non funzionasse? La colpa sarebbe mia che ti ho portato via da lui.» «Non capisco» tentai di stimolarlo a spiegarsi meglio. «Tu devi lasciarlo perché vuoi farlo, non perché ci sono io di mezzo.» Il silenzio si fece pesante e denso. «Tu vuoi un figlio e vuoi sposarti, io questo non posso farlo» aggiunse lui dopo, distogliendo lo sguardo dal mio che si stava riempiendo di lacrime. «Ho paura di restare sola» bisbigliai. «Tutti abbiamo paura di restare soli, ma non si sposano solo per quel timore.» Pensai che avevo avuto ragione. Nico non sarebbe mai stato mio marito e forse non avremmo avuto dei bei bimbi cicciotti che correvano per casa, ero disposta a rinunciare a quello per lui? «Io sono innamorata di te, anche se non volevo accadesse. Ma tu cosa provi davvero per me?» Nico tornò a fissarmi. Era strano, sembrava assente e lontano, freddo come il ghiaccio e pericoloso come la punta di un coltello, e con quello sguardo mi colpì al cuore, dritto, affondando la lama sino all’impugnatura. «Sei importante per me». Tutto qui? Pensai subito. Solo quello, io ero importante, come poteva esserlo un cane o un animale domestico. Con le lacrime agli occhi guardai le fiamme spietate nei suoi occhi, fiamme che mi stavano divorando l’anima e tutti i sentimenti che avevo dentro. «Anche se provassi qualcosa per te, non te lo direi mai. Io sono così e sarò sempre così» aggiunse lui, poco dopo, scostandosi dal mio contatto, non solo da quello visivo. «Se devi piangere vai a farlo da un’altra parte, per favore» commentò lui, la voce fredda, priva di inflessioni che mi fece così male da farmi sentire i polmoni collassare. Tutto lì. Niente Addio, Serena, niente Chiamami quando starai meglio, niente Scusami, sono un cretino. Mi asciugai le lacrime dal viso, gli girai intorno, raccogliendo i miei vestiti che infilai velocemente e uscii dalla porta come ero entrata: sola.
Eilan Moon (Il mio lieto fine)
La vita sognata Chi mi parla non sa che io ho vissuto un’altra vita – come chi dica una fiaba o una parabola santa. Perché tu eri la purità mia, tu cui un’onda bianca di tristezza cadeva sul volto se ti chiamavo con labbra impure, tu cui lacrime dolci correvano nel profondo degli occhi se guardavamo in alto – e così ti parevo più bella. O velo tu – della mia giovinezza, mia veste chiara, verità svanita – o nodo lucente – di tutta una vita che fu sognata – forse – oh, per averti sognata, mia vita cara, benedico i giorni che restano – il ramo morto di tutti i giorni che restano, che servono per piangere te.
Antonia Pozzi
«Ma passi la vita a vendere bugie alle persone. Non ti stanchi mai?» «No, io non la vedo così» disse Diane. «La gente crede a quello che vuole, tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro. Tutto quello che faccio è dar loro un contesto. È simile a quello che fai tu, anche se sei troppo coinvolto per vedere il lato positivo delle cose.» Cash sbuffò. «È un po’ difficile quando ti fanno a pezzi in diretta tivù e i tabloid abbondano di pettegolezzi su di te.»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
«Tu ci hai tolto la vendetta più importante, e non l’hai fatto per noi. L’hai fatto per te, per non sentirti più così in colpa.» Sporsi il viso verso il suo, lo sguardo traboccante di rancore troppo a lungo taciuto. «Ma io non dimenticherò mai che, quando ti ho gridato di aiutarci, tu ti sei voltato dall’altra parte.» Lui chiuse le palpebre per una frazione di secondo. Quando le riaprì, il suo sguardo era duro come il granito. Come il mio. «Io non dimentico, fratello», conclusi, aspro.
Chiara Cilli (Per Sconfiggerti (Blood Bonds, #6))
E allora scegli me. Se uno stronzo testardo come te deve innamorarsi di qualcuno, io sono di gran lunga meglio di chiunque altro. È vero che ho una bambina ma personalmente credo sia un vantaggio. E si dà il caso che anche tu le piaccia, quindi è tutto perfetto, no? E io accetterò tutto di te. Non dovrai dimenticare quanto lo hai amato prima; sono sentimenti preziosi, devi tenerlo sempre con te" "Cosa?" "Sto dicendo che ti accetto incondizionatamente; non dovrai cambiare di una virgola
Miyako Fujisaki (世界一初恋 〜横澤隆史の場合〜 [Sekaiichi Hatsukoi: Yokozawa Takafumi no Baai])
Conosco il tuo nome, D. Non devo aspettare fino a quando deciderai di dirmelo. Posso dirtelo proprio adesso e osservare il tuo volto mentre comprendi che possiedo qualcosa di te che tu non mi hai lasciato vedere. Quindi magari potrei smettere di aspettarti. Magari se ti chiamassi per nome saresti mio, così come certamente io sono tuo
Jane Seville (Zero at the Bone (Zero at the Bone #1))
Io ti ho nominato regina. Ve n'è di più alte di te, di più alte. Ve né di più pure di te, di più pure. Ve né di più belle di te, di più belle. Ma tu sei la regina. Quando vai per le strade nessuno ti riconosce. Nessuno vede la tua corona di cristallo, nessuno guarda il tappeto d'oro rosso che calpesti dove passi, il tappeto che non esiste. E quando t'affacci tutti i fiumi risuonano nel mio corpo, scuotono il cielo le campane, e un inno empie il mondo. Tu sola ed io, tu sola ed io, amor mio, lo udiamo.
Pablo Neruda (The Captain's Verses)
«Ascolta, so come ti senti: sei prevenuto, hai paura, ti senti insicuro, credi che la felicità per te sia irraggiungibile. Ti assicuro che non è così. Io non ti lascerò mai, sarò sempre al tuo fianco, malgrado i tuoi sbalzi d’umore e la tua stronzaggine. Ci sarò per te, ci sono sempre stata. E ti amo, Elijah, dovresti saperlo.» Annuisce, ma l’espressione combattuta non va via dal suo viso. Non crede ancora di meritare la felicità. Non può vivere così, deve lasciarsi il passato alle spalle, prendere coscienza del fatto che da ora in poi la nostra vita sarà insieme, amarmi con tutto se stesso e mettersi in gioco. «Anche io ti amo e cercherò di dimostrartelo, di essere più ottimista. Mi fido di noi e so che il nostro amore è fortissimo, che siamo un’unica cosa e niente può separarci, nemmeno le mie insicurezze del cazzo.» Mi alzo sulle punte e assaggio le sue labbra con frenesia «Così ti voglio» mormoro. Si morde il labbro, incastrandomi con uno sguardo malizioso. «Io ti voglio in qualsiasi modo» esclama.
Debora C. Tepes (Sei tu il mio paradiso)
- Se non fossi innamorato pazzo di Evan, giuro che ci proverei con te, dottore. Vorrei dirti anch’io qualcosa di bello, ma… non voglio illuderti, non sarebbe giusto. Hale è la persona più sbagliata del mondo per cercare di iniziare qualcosa, ma non possiamo scegliere di chi innamorarci e, se vuoi allontanarti qualche giorno, credo che ti aiuterà a schiariti le idee… ti posso chiamare dal gabinetto se mi viene un attacco di panico? - scoppiarono a ridere entrambi e, dopo essersi sciolti dall’abbraccio, Brian si allontanò
Andrea Grady (Hale (Italian Edition))
Penso di essermi innamorato di te nell'istante in cui capii che stavi spaccando quelle ossa per creare una trappola per il Verme di Middengard. O forse quando mi mostrasti il dito medio perchè ti avevo preso in giro. Mi ricordavi tanto Cassian. Avevo voglia di ridere per la prima volta da decenni. Mi innamorai di te, saccentona, perchè eri una di noi. Perchè non avevi paura di me, e perchè decidesti di completare la tua vittoria spettacolare lanciando quel pezzo d'osso ad Amarantha come se fosse un giavellotto. In quel momento percepii lo spirito di Cassian accanto a me e avrei potuto giurare di sentirlo dire: "Se non la sposi tu, stupido stronzo, la sposerò io. -Rhysand, Corte di Nebbia e Furia. Capitolo 55.
Sarah J. Maas
So che non ci resta molto tempo, perciò dico le ultime due cose che voglio sappia fin dal momento in cui ho capito che era in grado di vedere il mio fantasma. «Io… ti amo e… mi dispiace così tanto». «Lo so. Ti amo anch’io», ripete, la bocca sui miei capelli. «Basta dispiaceri». Si allontana da me, adesso riesco di nuovo a vedergli il volto. «Lo sai che cosa vedo nel fiume?». Esita un istante, poi continua. «Te. Sempre te». Ogni singolo atomo di me esulta. Le mie labbra riescono a formare un’ultima parola, un’ultima promessa. «Sempre».
Bethany Neal (My Last Kiss)
Nella vita di tutti i giorni nessuno ti chiede di raccontare la storia che ti morde il cuore e te lo mastica, e se qualcuno te lo chiede, nella vita di tutti i giorni nessuno riesce a raccontare quella storia, perché non trovi mai le parole adatte, le sfumature giuste, il coraggio di essere nudo, fragile, autentico. Quella storia deve piombare da fuori, come quando accade che i libri ci scelgano e gli autori diventino amici a cui vorremmo telefonare alla fine della lettura per chiedere come fanno loro a conoscerci o dove hanno sentito la nostra storia. Quella storia è uno specchio che ti sorprende a esclamare: questa è la mia, questo sono io, ma non avevo le parole per dirlo. E forse scopri di non essere solo, definitivamente solo.
Alessandro D'Avenia
Evan si accorge che sto piangendo ancora prima di me. Dove ci sarebbero le lacrime, i suoi baci. - Non sono stato io a salvare te - sussurra passandomi le labbra sulle ciglia. - Sei stata tu a salvare me. Lo ripete ancora e ancora, finché non ci addormentiamo stretti l'uno all'altra, la sua voce nel mio orecchio, le mie lacrime nella sua bocca. - Sei stata tu a salvare me.
Rick Yancey (La quinta onda (La quinta onda, #1))
Ci sono cose che io non posso dire a te, almeno non ancora. E non insisterò affinché tu mi riveli i tuoi segreti. Però ti chiedo questo: quando mi dici qualcosa, fa che sia la verità. E io ti prometto di fare lo stesso. Tra noi per ora non c'è nulla, tranne...il rispetto, forse. E penso che nel rispetto possa esserci spazio per i segreti, ma non per le bugie. Sei d'accordo?
Diana Gabaldon (Outlander (Outlander, #1))
«Non sono qui perché sono a pezzi, sono qui perché mi sento completo. Problematico, probabilmente immeritevole, ma completo. Non ho bisogno di te, ma ti voglio. Ti voglio.» La mia voce si era fatta roca in modo imbarazzante. «Da morire. E…» Un altro respiro, un altro respiro. «Forse ti amo. O potrei amarti. O potrei arrivare ad amarti.» Avvertii un brusco capogiro, come se fossi sul punto di svenire o se stessi perdendo sangue dal naso. «Occhessoio.» «Oh, bambi,» disse Darian sorridendo, «sei un sacco romanico.» Rimasi a fissarlo, stordito e terrorizzato. «Oh, Dio. Allora è vero. Mi sa che ti amo. Ti amo sul serio.» Risi, non senza una punta di isteria. «Ti amo.» «Già.» Darian annuì con espressione saggia. «Io l’avevo pensato che eri innamorato di me. E poi ho pensato di no. E poi ho pensato che non lo eri per niente. E poi ho pensato di nuovo che lo eri. È tutt’apposto, bambi.»
Alexis Hall (Glitterland (Spires, #1))
Verrai a visitarmi in sogno ed io sarò felice: è dolce vedere i propri cari anche di notte, per il tempo che ci è concesso. Magari avessi la voce e il canto di Orfeo, per ammaliare la figlia di Demetra o il suo sposo e così portarti via dall'Ade. Scenderei tra le ombre, e né il cane di Plutone né Caronte, il nocchiero delle anime potrebbero impedirmi di restituirti alla luce. Ma così come stanno le cose, aspettami, finchè non giunga il mio ultimo giorno: prepara la dimora, dove tu ed io abiteremo insieme. Ordinerò ai miei figli di depormi nella tua stessa bara di cedro, giaceremo fianco a fianco: neanche da morto voglio restar separato da te, l'unica persona a me fedele.
Euripides (Alcestis)
Tocca di nuovo a noi. A me? Proprio a te. Perché a me? Perché lo stavi aspettando. No! Non è vero! Da qualche parte evidentemente sì. Se ti dico di no. Fa lo stesso: tanto già sta succedendo. Cosa? Cos'è che sta succedendo? Che t'innamori. Io? Tu. No no. Sì sì. Non sono pronto. Nessuno lo è. Non ci credo più. Problemi tuoi. Sarà un casino. Sì. Qualcuno si farà del male. Probabilmente tutti. O magari... O magari no. Comunque non ho tempo. Lo troverai. Non ne ho bisogno. Invece sì. Non ne ho voglia. Ma se ogni notte ti addormentavi pregando il dio che non hai perché succedesse! Vabbe', ma era una specie di gioco fra me e me, era una bugia. In verità? In verità ho paura. Tanto ormai è successo. E quando? Adesso.
Chiara Gamberale (Adesso)
L'AQUILONE C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico: io vivo altrove, e sento che sono intorno nate le viole. Son nate nella selva del convento dei cappuccini, tra le morte foglie che al ceppo delle quercie agita il vento. Si respira una dolce aria che scioglie le dure zolle, e visita le chiese di campagna, ch'erbose hanno le soglie: un'aria d'altro luogo e d'altro mese e d'altra vita: un'aria celestina che regga molte bianche ali sospese... sì, gli aquiloni! È questa una mattina che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera tra le siepi di rovo e d'albaspina. Le siepi erano brulle, irte; ma c'era d'autunno ancora qualche mazzo rosso di bacche, e qualche fior di primavera bianco; e sui rami nudi il pettirosso saltava, e la lucertola il capino mostrava tra le foglie aspre del fosso. Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino ventoso: ognuno manda da una balza la sua cometa per il ciel turchino. Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza, risale, prende il vento; ecco pian piano tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza. S'inalza; e ruba il filo dalla mano, come un fiore che fugga su lo stelo esile, e vada a rifiorir lontano. S'inalza; e i piedi trepidi e l'anelo petto del bimbo e l'avida pupilla e il viso e il cuore, porta tutto in cielo. Più su, più su: già come un punto brilla lassù lassù... Ma ecco una ventata di sbieco, ecco uno strillo alto... - Chi strilla? Sono le voci della camerata mia: le conosco tutte all'improvviso, una dolce, una acuta, una velata... A uno a uno tutti vi ravviso, o miei compagni! e te, sì, che abbandoni su l'omero il pallor muto del viso. Sì: dissi sopra te l'orazïoni, e piansi: eppur, felice te che al vento non vedesti cader che gli aquiloni! Tu eri tutto bianco, io mi rammento. solo avevi del rosso nei ginocchi, per quel nostro pregar sul pavimento. Oh! te felice che chiudesti gli occhi persuaso, stringendoti sul cuore il più caro dei tuoi cari balocchi! Oh! dolcemente, so ben io, si muore la sua stringendo fanciullezza al petto, come i candidi suoi pètali un fiore ancora in boccia! O morto giovinetto, anch'io presto verrò sotto le zolle là dove dormi placido e soletto... Meglio venirci ansante, roseo, molle di sudor, come dopo una gioconda corsa di gara per salire un colle! Meglio venirci con la testa bionda, che poi che fredda giacque sul guanciale, ti pettinò co' bei capelli a onda tua madre... adagio, per non farti male.
Giovanni Pascoli (Poemetti di Giovanni Pascoli (Italian Edition))
«Ho pensato che mi stessi evitando perché eri arrabbiato...» «Ti stavo evitando perché ero confuso. È stata una sorpresa scoprire che sei transessuale, ma una sorpresa ancora più grande scoprire che non mi crea nessun problema. Sono sempre stato attratto dalle ragazze, ma c’è solo una persona che posso dire di aver amato... E sei tu. Il mondo non è bianco e nero, e se tutto va a rotoli è perché c’è ancora chi la pensa così. Io non voglio essere una di quelle persone. Voglio solo essere felice, io, e non c’è nulla che mi rende più felice di te. Allora, che cosa pensi? Possiamo cercare di essere grigi insieme?» «E se non funzionasse?» domandò Sam. «Allora non avrà funzionato» rispose Topher facendo spallucce. «Anche se alla fine dovessimo rimanere solo amici, non posso immaginare nulla di peggio che non averti nella mia vita. Io ci sarò sempre per te, di qualunque cosa tu abbia bisogno, in qualunque momento. È semplice.» Le parole di Topher fecero venire le lacrime a Sam, ma per la prima volta da moltissimo tempo erano lacrime di gioia. Sam diede a Topher l’abbraccio più forte che poteva. «Non hai idea di quanto ho aspettato che qualcuno mi dicesse una cosa del genere» disse Sam. «È andata bene?» disse Topher. «Ho passato tutto il giorno a ripetermi il discorso nella testa. Spero di non essere apparso troppo mieloso o disperato, perché erano parole sincere.» «No, è stato perfetto» ridacchiò Sam. «E non c’è niente che mi renderebbe più felice di essere grigio con te»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
Non scusarti mai più e, ripeto, mai più, perché sei te stesso, perché mi servi in modo così perfetto, perché ti senti felice. Le lacrime non sono un segno di debolezza,” aggiunse quando Kade gli sembrò confuso. “La tua gioia, il tuo dolore, tutto appartiene a me, sia che io sia con te o che non lo sia. Adesso sei il mio uomo.” Abbassò la testa e gli baciò delicatamente le labbra, sperando di dimostrargli quanto lo desiderasse e quanto lo soddisfacesse sia durante una sessione che al di fuori.
Tempeste O'Riley (Caged Sanctuary)
-La tua stessa coscienza ti dice che non sei più quello che eri, io invece sono rimasta la stessa, e mi rendo conto che tutto quello che ci prometteva felicità quando avevamo gli stessi sentimenti è diventato presagio d'infelicità ora che siamo diversi. Quanto sovente e con quanta pena abbia pensato ciò non voglio dirtelo. E' sufficiente che vi abbia pensato e che sia in grado ora di renderti la tua libertà. -Te l'ho forse mai chiesta? -A parole no, mai. - E in quale modo allora? -Mutando il tuo carattere, il tuo umore, la tua atmosfera di vita, le tue speranze, tutto ciò che rendeva il mio amore bello ai tuoi occhi. Se nulla mai ci fosse stato fra di noi, dimmi, mi sceglieresti ancora, cercheresti ancora di conquistarmi? Oh no, certo!
Charles Dickens (A Christmas Carol)
[...] Ora ti racconto una cosa che ho sentito alla televisione di un bar:in Africa c'è un serpente che non è velenoso,non fa nulla,si chiama "falso serpente corallo",perchè è uguale al serpente corallo che invece è velenoso assai. Insomma,questo serpente è evitato da tutti gli animali,perchè hanno paura che li morda.Ma sono dei brodi perchè non gli farebbe mica nulla. E lui,capito,va in giro e fa il serpente velenoso. E lo fa e ci gode. Lo fa fino a che non incontra qualcuno che lo riconosce per quello che è:un falso serpente corallo. E lo sai qual'è l'unico animale che lo riconosce al volo e lo mangia a morsi? Prova un pò a indovinare. Pensaci pure...non lo sai? Te lo dico io. E' il vero serpente corallo. Il vero serpente corallo lo riconosce subito. Lo vede subito che è un buffone e un impostore. Ecco,oggi una cosa simile è successa a te. Sei andato sul muso a dei ragazzini facendo finta di essere uno cattivo,ma purtroppo per te uno cattivo l'hai trovato davvero. Sono io." cit. La storia di Faccia
Gipi
Carter" disse Isaac brusco, facendomi guardare di nuovo verso di lui "Non sono perfetto e, anche se tu sembri pensare che io lo sia, posso dirti che non lo sono. Ma sono tuo, con tutto ciò che io sono" Fece un respiro tremante "Voglio passare la mia vita con te e speravo che lo volessi anche tu. Ho bisogno che tu mi dica quando sono antipatico, anche quando saremo vecchi e con i capelli bianchi. Lo farai? Per sempre Carter? Vuoi essere mio marito?" A quel punto, Hannah squittì è il viso di Isaac si voltò verso il suono quando si rese conto che avevamo un pubblico. Caddi in ginocchio, così da essere alla sua altezza, e gli presi il viso tra le mani, girando il suo volto di nuovo verso il mio "Si" sussurrai contro le sue labbra, prima di seppellire il viso del suo collo "Mille volte, sì
N.R. Walker (Through These Eyes (Blind Faith, #2))
E mettiti in testa che la persona giusta non esiste. Esistono solo persone che sono più adatte." "Più adatte?" "Più adatte, più compatibili... Come dite voi? Quella giusta esiste solo all'inizio, quando non capisci niente perchè pensi solo a darti baci. (...) Sai, lavorando in treno ho capito un sacco di cose. Anzi, quasi tutto. Ho ascoltato discussioni, discorsi... ho visto gente senza biglietto ma con gli occhi pieni di amore. E poi li ho visti un po' di mesi dopo, con l'abbonamento in regola e che a malapena si parlavano.
Luca Bianchini (Io che amo solo te)
Anche se Uman mi aveva già dimostrato la sua capacità di essere giù di morale, non era mai stato così depresso o così a lungo. Non con me. Ho ripensato a tutti quei giorni in cui non si era presentato a scuola e mi sono chiesta se anche allora fosse stato così. Ti prego, torna te stesso, mi sono sorpresa a sperare. Ma ovviamente, lui era se stesso. Anche quella era una parte di Uman. Se ami qualcuno – e io lo amavo, lo amo – devi amare tutto di quella persona, le cose brutte oltre a quelle belle. Ma è difficile, se quella persona si chiude in se stessa e ti esclude
Martyn Bedford (Twenty Questions for Gloria)
«Posso fingere di avere un nome diverso dal mio, ma non nasconderò più ciò che sono e ciò che sento.» Il giovane prese il coraggio a due mani e si buttò: «Io ti amo, Isabeau, voglio che tu lo sappia. Ti amo dal primo giorno che ti ho vista.» In quella miniatura sul libro, pensò, ma invece aggiunse: «Dal giorno in cui ti ho trovata accanto al mio letto al risveglio. Non ho desiderato che te, pur sapendo che non avrei mai potuto averti, e ho sofferto in silenzio ogni volta che ti ho pensata insieme a un altro.» Le strinse le mani forte tra le dita, con emozione. «Io ti desidero più di ogni altra cosa al mondo, ma non voglio che tu sia infelice. Se tu non mi vuoi, rifiuterò il matrimonio, manderò all'aria tutta la commedia se necessario, costi quello che costi, e non mi interessa ciò che dirà o farà il tuo tutore e nemmeno ciò che farà il re. Io voglio che tu sia libera, tutto il resto non conta.»
Cecilia Randall (Hyperversum (Hyperversum, #1))
Pensavo che tu avessi bisogno di me - disse Jem -Hai costruito un muro intorno a te Will e io non ti ho mai chiesto perché. Ma nessuno dovrebbe mai portare un peso da solo. Pensavo che, se io fossi diventato il tuo parabatai, mi avresti accolto dentro di te, e avresti almeno avuto qualcuno a cui appoggiarti. Mi chiedevo cosa avrebbe significato per te la mia morte. Ne avevo paura, per il tuo bene. Avevo paura che saresti rimasto solo all'interno del muro. Ma ora…qualcosa è cambiato. Non so perché, ma so che è vero. -Che cosa? - Le dita di Will erano ancora conficcate nel polso di Jem. - Il muro sta crollando.
Cassandra Clare (Clockwork Prince (The Infernal Devices, #2))
Bor era appostato davanti all’entrata di casa, indossava il suo cappotto e un cappellino di lana. Le braccia erano incrociate sul petto e tutto di lui sembrava essere impaziente. «L’appuntamento con la tua amica è alle dieci, muoviti dai!» esordì. Asia non rispose e rimase a fissarlo per un tempo indefinito. Era sbigottita. «E tu che ne sai?», chiese non appena si riprese dallo stupore. «Tua madre stamattina presto è rientrata. Ti ha lasciato qualcosa da mangiare in cucina.» Cambiò discorso. Non guardava la ragazza mentre parlava, teneva lo sguardo fisso sulle braccia di Asia accartocciate in modo irrequieto. «Non ho fame. È tua abitudine origliare le conversazioni altrui?» insistette lei con caparbietà. Solo allora il Venator alzò gli occhi e catturò con il suo sguardo intenso la mente di lei. «Non origlio, sono entrato in camera tua mentre lo dicevi. Semplice. Se non devi mangiare allora copriti e andiamo.» «Per quale assurda ragione dovresti venire con me?» «Anche io voglio vedere come sta Nowak.» Asia non osò ribattere. Afferrò con un moto di stizza il suo piumino e uscì seguendo il Venator. La nebbia copriva il fiume Vistola e rendeva tutto ovattato e silenzioso, nonostante non fosse più mattino presto. Bor le porse il casco e si sedette sulla sua cavalcatura. «L’ospedale dista dieci minuti a piedi, non vengo con te in moto. Voglio fare una passeggiata» rifiutò la proposta. «Come vuoi» rispose secco lui intanto che scendeva e iniziava a camminarle davanti. Asia rimase ferma per un istante e poi con una rapida corsa lo raggiunse posizionandosi al suo fianco. «Guarda che la mia passeggiata doveva essere solitaria», affermò. «Saprò essere invisibile e silenzioso.» Cosa diavolo vuole questo cavernicolo da me? si domandò lei, mentre manteneva il passo svelto di Bor. (brano tratto da R.I.P. Requiescat In Pace di Eilan Moon)
Eilan Moon (R.I.P. Requiescat In Pace (The R.I.P. Trilogy, #1))
«Piccolo Sinclair, sta’ attento. Io dovrò andarmene. Un giorno avrai forse bisogno di me, di nuovo contro Kromer o altro. Se mi chiamerai, non verrò più così volgarmente a cavallo o col treno. Allora dovrai ascoltare te stesso, e ti accorgerai che dentro ci sarò io. » ... La medicazione fu dolorosa. Tutto ciò che mi avvenne dopo quel giorno fu doloroso. Ma talvolta, quando trovo la chiave mi sprofondo dentro di me, dove le visioni del destino dormono nello specchio buio, basta che mi chini sopra questo specchio per vedere la mia propria immagine che è in tutto uguale a lui, a lui, mio amico e guida. Demian, Hermann Hesse
Hermann Hesse (Demian. Die Geschichte von Emil Sinclairs Jugend)
«Sono sicura che troverai qualcosa di adatto a te, James. Le cose si metteranno a posto da sole, vedrai. (…) E se per te andare all'università fosse proprio uno sbaglio, se effettivamente non dovesse piacerti come temi, beh, Non sarà stata un'esperienza sprecata. A volte le brutte esperienze aiutano, servono a chiarire che cosa dobbiamo fare davvero. Forse ti sembro troppo ottimista, ma io penso che le persone che fanno solo belle esperienze non siano molto interessanti. Possono essere appagate, e magari a modo loro anche felici, ma non sono molto profonde. Ora la tua ti può sembrare una sciagura che ti complica la vita, ma sai... godersi i momenti felici è facile. Non che la felicità sia necessariamente semplice. Io non credo, però, che la tua vita sarà così, e sono convinta che proprio per questo tu sarai una persona migliore. Il difficile è non lasciarsi abbattere dai momenti brutti. Devi considerarli un dono - un dono crudele, ma pur sempre un dono.»
Peter Cameron (Someday This Pain Will Be Useful to You)
NUTRICE: dove corri,figlia, lontano dalla tua casa? Fermati, calmati, frena la tua furia. Come una menade, che, alla cieca, gà invasata da dio, si lancia e porta i suoi passi sulla cima del Pindo nevoso o sui gioghi di Nisa, così Medea corre qua e là con gesti selvaggi, mostrando in volto i segni di un furore delirante. Il suo viso è in fiamme, il respiro affannoso, grida, il pianto le sgorga dagli occhi, di colpo si mette a ridere. è in preda ad ogni emozione. Esita, minaccia, avvampa, si lamenta, singhiozza. Dove si volgerà l’empito del suo cuore? Dove spingerà le sue minacce? Dove andrà ad infrangersi questo vortice? Il suo furore trabocca. No, non è da poco, non è comune il delitto che medita tra sé. Supererà se stessa, Medea. Li conosco, io, i segni del suo antico furore. Qualcosa di inaudito sta sopra di noi, qualcosa di grande, selvaggio, empio: lo leggo nel suo volto delirante. O déi. fate che la mia paura sia vana. MEDEA: Vuoi sapere, povera te, sin dove può spingersi l’odio? Sin dove l’amore
Seneca (Medea)
«La mia vita è sempre stata così folle, così rumorosa e così impegnata. Per una volta voglio che tutto sia tranquillo. E quando tutto il mondo è occupato a rovinare la tua reputazione, si impara presto quali sono i veri amici. Voi siete tutto quello di cui ho bisogno.» Mo singhiozzava, e riuscì a malapena a pronunciare qualche parola. «C’è qualcosa che possiamo fare per te?» Dovette chiederlo, anche se sapevano tutti che la risposta era no. Cash, però, aveva una richiesta molto importante, e le fu grato di avergli dato l’occasione per farla. «Sì, potete farmi una promessa» disse l’attore. «Promettetemi che non sprecherete il resto delle vostre vite ad accontentare gli altri, perché altrimenti vi sveglierete un giorno e vi accorgerete di non aver mai vissuto. Fidatevi, è meglio per voi che non impariate la lezione nel modo in cui l’ho imparata io.» Topher, Joey, Sam e Mo diedero la loro parola a Cash, e quello fu il regalo più grande che potessero fargli. «Bene» disse Cash ridacchiando. «La mia missione è compiuta.»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
Di solito non parlo con gli sconosciuti. Non mi piace parlare con chi non conosco. E non per via della famosa frasa Non Dare Confidenza Agli Sconosciuti che ci ripetono continuamente a scuola, che tradotto vuol dire non accettare caramelle o un passaggio da uno sconosciuto perché vuole fare sesso con te. Non è questo che mi preoccupa. Se un estraneo mi toccassse lo colpirei immediatamente, e io so colpire molto forte. Come per esempio quella volta che ho preso a pugni Sarah perché mi aveva tirato i capelli e l’ho fatta svenire e le è venuta una commozione cerebrale e avevano dovuto portarla al pronto soccorso. E poi ho sempre con me il mio coltellino svizzero che ha una lama a seghetto in grado di tranciare le dita a un uomo. Non mi piacciono gli estranei perché non mi piacciono le persone che non conosco. Sono difficili da capire. È come essere in Francia, dove andavamo qualche volta in campeggio quando mio madre era ancora viva. E io odiavo la Francia perché se entravo in un negozio o in un ristorante o andavo in spiaggia non capivo quel che dicevano, e la cosa mi terrorizzava. Ci metto un sacco di tempo per abituarmi alle persone che non conosco. Per esempio, quando c’è una persona nuova che viene a lavorare a scuola non le parlo per settimane e settimane. Rimango a osservarla finché non sono certo di potermi fidare. Poi le faccio delle domande su di lei, sulla sua vita, del tipo se ha degli animali e qual è il suo colore preferito e cosa sa dell’Apollo e le chiedo di disegnarmi una piantina della sua casa e voglio sapere che macchina ha, così imparo a conoscerla. Da quel momento in poi non mi preoccupo più se mi capita di trovarmi nella stessa stanza con questa persona e non sono più obbligato a stare all’erta.
Mark Haddon (The Curious Incident of the Dog in the Night-Time)
«Voglio sapere perché sono così lenta» sussurrò la lumaca. [...] «Sei lenta perché hai sulle spalle un gran peso» spiegò il gufo. [...] «Io so volare ma non lo faccio. Una volta, tanto tempo prima che voi lumache veniste ad abitare nel prato, c’erano molti più alberi di quelli che si vedono adesso. C’erano faggi e ippocastani, lecci, noci e querce. Tutti quegli alberi erano la mia casa, volavo di ramo in ramo, e il ricordo di quegli alberi che non ci sono più mi pesa così tanto che non posso volare. Tu sei una giovane lumaca e tutto ciò che hai visto, tutto ciò che hai provato, amaro e dolce, pioggia e sole, freddo e notte, è dentro di te, e pesa, ed essendo così piccola quel peso ti rende lenta.»
Luis Sepúlveda (Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza)
Bisbigliò: «Perché sei qui, Layla?». «Sono qui... sono qui perché è qui che sono felice, qui con te.» Roth non si mosse, non ero neanche sicura che stesse respirando. C'erano buone probabilità che le mie parole non gli fossero arrivate, con tutto l'alcol che aveva ovviamente ingurgitato. Gli posai le mani sul petto e feci per dirgli che era meglio rimandare quella conversazione, ma lui fu più veloce di me. Mi circondò con le braccia e mi strinse forte. Quella sensazione mi piaceva... anzi, di più. Quando mi nascose la testa contro il collo, facendo un respiro profondissimo, io sentii i nostri corpi toccarsi in ogni punto. Roth fu scosso da un brivido fortissimo che lo fece fremere tra le mia braccia.
Jennifer L. Armentrout (Every Last Breath (The Dark Elements, #3))
«Ma non è vero!» obiettò Topher. «So che gli eroi esistono, perché io sono l’eroe di mio fratello minore. Non è facile, non è sempre divertente, bisogna fare molte scelte difficili e ogni tanto bisogna dimenticarsi di sé per aiutare le persone a cui si vuole bene. Ma essere un eroe è una scelta, e tu hai scelto di deludere milioni di persone lasciando la serie! Non venirmi a dire che gli eroi non esistono, quando sei semplicemente troppo egoista per esserlo!» A quelle parole, Joey, Sam e Mo si aspettavano che Cash si arrabbiasse molto, ma l’attore non sembrava affatto furioso. Al contrario, si mise a fissare Topher con sguardo afflitto, come se fosse un bambino triste. «Ti sbagli, Topher» disse Cash. «Puoi dedicare anni della tua vita a fare tutto quello che hai appena detto, e deludere comunque gli altri non appena scegli te stesso. Non puoi controllare la felicità di tuo fratello, come io non posso controllare la tua. La verità è che si è responsabili di una persona sola, e quella persona siamo noi. Credimi, ho imparato la lezione nel modo più duro»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
Qualcosa gli sfiorò la mano: dita sottili e delicate si infilarono fra le sue, stringendogli la mano in una morsa calda e gentile. «Vorrei questo da te,» gli disse Gabe. «Se tu puoi.» Non vuoi: puoi. Aveva proprio usato quella parola, come se non fosse certo di Zeke. Non dei suoi sentimenti, ma della volontà di esternarli. Di dire a tutto il mondo che non amava un maschio. Che amava Gabe. Zeke non poté fare a meno di sorridere. «Io pensavo che preferissi questo.» Gli posò un bacio sulle labbra. Talmente rapido e delicato che più che un bacio sembrò il battito di ciglia di un bimbo, ma sufficiente a trasformare l’espressione di Gabe da esitante a esultante. Con tanto di coriandoli e trombette, almeno nella mente di Zeke
Susan Moretto (Principessina)
Soldato, lascia che ti accarezzi il viso e baci le tue labbra, lasciami urlare attraverso i mari e sussurrare attraverso i prati ghiacciati della Russia quello che sento per te... Luga, Ladoga, Leningrado, Lazarevo... Alexander, un tempo tu mi hai portata e io ora porto te. Nella mia eternità ora io porto te. Attraverso la Finlandia, attraverso la Svezia, fino in America con le mani tese, mi ergerò e mi farò avanti, destriero nero che galoppa senza cavaliere nella notte. Il tuo cuore, il tuo fucile mi conforteranno, saranno la mia culla, la mia tomba. Lazarevo stilla il tuo essere nel mio cuore, goccia d'alba al chiaro di luna, goccia del fiume Kama. Quando mi cerchi, cercami là, perchè là sarò tutti i giorni della mia vita.
Paullina Simons (The Bronze Horseman (The Bronze Horseman, #1))
Mi piaci perché con te posso essere me stesso, perché ti trovi sempre il tuo posto accanto a me e mi fai credere di saperti proteggere, perché non sai cucinare ma fai finta di essere una vera cuoca e i lavori da uomo li lasci fare a me, perché Luce ha i tuoi occhi e perché quando guardo la partita tu non obietti mai, e scarti sempre il gelato al pistacchio perché sai che io lo adoro. Mi piaci perché sono io se ci sei anche tu. Perché il mondo mi sembra valga un po' di più e la vita, bè, la vita ora mi sembra abbia trovato il suo guscio. E fare questo viaggio con voi mi piace molto. [...] Se ti dicessi che sono pronto e che sarò perfetto, ti direi una grande bugia. Ma davanti a Dio vorrei che tu sapessi che mi butterei nel fuoco per voi, perchè siete voi la mia vera avventura, per tutta la vita.
Sara Rattaro (Un uso qualunque di te)
«Mi dispiace di aver rovinato questo momento, ma non posso starmene zitto mentre fai il più grande sbaglio della tua vita.» Il sudore iniziò a scorrermi lungo la schiena. Nicola Guidoni voleva rovinare la mia vita, voleva dire a tutti che era stato il mio amante e io avrei perso anche quel poco di felicità che avrei potuto avere al fianco di Christian. «Non ho mai conosciuto una donna come te. Tu mi provochi, mi sfidi, mi tieni testa. Sei forte e delicata al tempo stesso. Mi fai desiderare di essere un uomo migliore. Non ho intenzione di rinunciare a te senza lottare perché tu hai paura di te stessa e della splendida donna selvaggia che sei. Smetti di fingere di essere un’altra e vieni via con me.» Il respiro si bloccò ed ebbi voglia di piangere. Perché non mi aveva detto quelle cose quando ancora poteva?
Eilan Moon (Il mio lieto fine)
Non ti crucciare, don Camillo" sussurrò il Cristo. "Lo so che il vedere uomini che lasciano deperire la grazia di Dio è per te peccato mortale perchè sai che io sono sceso da cavallo per raccogliere una briciola di pane. Ma bisogna perdonarli perchè non lo fanno per offendere Dio. Essi cercano affannosamente la giustizia in terra perchè non hanno più fede nella giustizia divina, e ricercano affannosamente i beni della terra perchè non hanno fede nella ricompensa divina. E perciò credono soltanto a quello che si tocca e si vede, e le macchine volanti sono per essi angeli infernali di questo inferno terrestre che essi tentano invano di far diventare un Paradiso. E' la troppa cultura che porta all'ignoranza, perchè se la cultura non è sorretta dalla fede, a un certo punto l'uomo vede soltanto la matematica delle cose. E l'armonia di questa matematica diventa il suo Dio, e dimentica che è Dio che ha creato questa matematica e questa armonia. Ma il tuo Dio non è fatto di numeri, don Camillo, e nel cielo del tuo Paradiso volano gli angeli del bene. Il progresso fa diventare sempre più piccolo il mondo per gli uomini: un giorno, quando le macchine correranno a cento miglia al minuto, il mondo sembrerà agli uomini microscopico, e allora l'uomo si troverà come un passero sul pomolo di un altissimo pennone e si affaccerà sull'infinito, e nell'infinito ritroverà Dio e la fede nella vera vita. E odierà le machine che hanno ridotto il mondo ad una manciata d numeri e le distruggerà con le sue stesse mani. Ma ci vorrà del tempo ancora, don Camillo. Quindi rassicurati: la tua bicicletta e il tuo motorino non corrono per ora nessun pericolo.
Giovannino Guareschi (The Little World of Don Camillo)
Ma cosa devo fare allora?" "Danzare" rispose "continuare a danzare, finché ci sarà musica. Capisci quello che ti sto dicendo? devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non devi chiederti perché. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c'entra. Se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si bloccheranno. E una volta che saranno bloccati, io non potrò più fare niente per te. Tutti i tuoi collegamenti si interromperanno. Finiranno per sempre. E tu potrai vivere solo in questo mondo. Ne sarai progressivamente risucchiato. Perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi. Anche se quello che fai può sembrarti stupido, non pensarci. Un passo dopo l'altro, continua a danzare. E tutto ciò che era irrigidito e bloccato piano piano comincerà a sciogliersi. Per certe cose non è ancora troppo tardi. I mezzi che hai, usali tutti. Fai del tuo meglio. Non devi avere paura di nulla. Adesso sei stanco. Stanco e spaventato. Capita a tutti. Ti sembra sbagliato. Per questo i tuoi piedi si bloccano". Alzai gli occhi e guardai la sua ombra sul muro. "Danzare è la tua unica possibilità" continuò "devi danzare, e danzare bene. Tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta. Se lo fai, forse anch'io potrò darti una mano. Finché c'è musica, devi danzare!
Haruki Murakami (Dance Dance Dance)
«Tu sei il suo ragazzo?» La domanda fu pronunciata da Jessica, ma per un istante nessuno dei tre ragazzi capì a chi si stesse riferendo. Poi Mery scoppiò a ridere maligna e Gabe impallidì. «Sono solo un amico, più o meno.» Quella frase l’avrebbe perseguitato fino alla fine dei suoi giorni. «Zeke mi voleva vicino. Per aiutarlo.» «Nel caso io non avessi preso bene la notizia?» «Qualcosa del genere.» «Zeke, credevi davvero che sarebbe stato un problema?» chiese sconvolta. «Che il fatto che ti piacciono i ragazzi avrebbe cambiato l’amore che provo per te?» Lui scrollò le spalle fissando il tappeto ai suoi piedi e sua madre gli prese il mento, girandogli il viso nella sua direzione. «Niente, assolutamente niente in questo mondo potrebbe impedirmi di amarti. Hai capito?» Zeke annuì e lei gli scosse piano il capo. «Capito?» «Sì, mamma. »
Susan Moretto (Principessina)
«È orribile. Non voglio doverlo fare di nuovo,» mormorò. «Una volta mi è bastata.» Mery ripeté: «Non sei costretto. Zimmermann non è neppure un tuo amico. Se non te la senti, non lo fare. Lascia che si arrangi.» Gabe riusciva quasi a immaginarsi la scena: al centro della stanza Zeke, con lo sguardo puntato a terra e le mani tremanti. Davanti a lui sua madre, il volto paralizzato in una smorfia che era in pari misura disgusto e odio. «Devi venire anche tu, Mery. Devi aiutarmi.» «Cosa? Vuoi davvero aiutarlo?» «Sì.» «Perché?» «Forse c’è una possibilità. Un modo per far sì che la cosa funzioni. Zeke e sua madre, intendo. Forse, se lo aiuto, lui non finirà…» «Come te?» concluse Mery con la tristezza negli occhi. «Non vuoi che affronti quello che affronti tu ogni giorno.» Lui annuì. «Tu devi esserci, Mery.» «Io odio Zimmermann.» «Lo so. Ma ami me. Non è solo Zeke ad avere bisogno di aiuto.»
Susan Moretto (Principessina)
Presi in disparte Ryan, sistemandogli la cravatta per non dare nell’occhio. «Fammi un favore. Resta qui e, quando mi girerò verso di te, fissami nella maniera più tenebrosa e scocciata che puoi». «Tenebrosa?». «Sì, beh… hai presente, no?». «No». Gli riassestai il bavero del cappotto, cercando una definizione che non scadesse nel solito stereotipo. «Guardami come se fossi un vampiro cattivo». Ryan si lasciò scappare una risata monosillabica alla Al Pacino. «Tu vuoi lo sguardo di un voivoda, e io non lo sono mai stato». «Improvvisa». Il vampiro piegò il capo in un gesto d’intesa. «Sei tu la stratega, Elizabeth». Masticò il mio appellativo, spolpandolo fino a raschiarne il nocciolo. Com’è che si dice? Se vuoi qualcosa, o qualcuno, prima devi far tuo il suo nome. Quel millenario, nel più assurdo dei momenti, e nel più sbagliato dei luoghi, aveva fatto l’amore con tutte e nove le lettere del mio.
Giorgia Penzo (Asphodel)
Esterina, i vent’anni ti minacciano, grigiorosea nube che a poco a poco in sé ti chiude. Ciò intendi e non paventi. Sommersa ti vedremo nella fumea che il vento lacera o addensa, violento. Poi dal fiotto di cenere uscirai adusta più che mai, proteso a un’avventura più lontana l’intento viso che assembra l’arciera Diana. Salgono i venti autunni, t’avviluppano andate primavere; ecco per te rintocca un presagio nell’elisie sfere. Un suono non ti renda qual d’incrinata brocca percossa!; io prego sia per te concerto ineffabile di sonagliere. La dubbia dimane non t’impaura. Leggiadra ti distendi sullo scoglio lucente di sale e al sole bruci le membra. Ricordi la lucertola ferma sul masso brullo; te insidia giovinezza, quella il lacciòlo d’erba del fanciullo. L’acqua’ è la forza che ti tempra, nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi: noi ti pensiamo come un’alga, un ciottolo come un’equorea creatura che la salsedine non intacca ma torna al lito più pura. Hai ben ragione tu! Non turbare di ubbie il sorridente presente. La tua gaiezza impegna già il futuro ed un crollar di spalle dirocca i fortilizî del tuo domani oscuro. T’alzi e t’avanzi sul ponticello esiguo, sopra il gorgo che stride: il tuo profilo s’incide contro uno sfondo di perla. Esiti a sommo del tremulo asse, poi ridi, e come spiccata da un vento t’abbatti fra le braccia del tuo divino amico che t’afferra. Ti guardiamo noi, della razza di chi rimane a terra
Eugenio Montale (Tutte le poesie)
Poi... sei arrivata tu. Ho dovuto credere che tu mi amassi, che amassi veramente me, non i milioni di mio padre. Non c'era altro motivo per cui avresti voluto sposare un diavolo senza un penny e con i miei ipotetici precedenti. E io provavo pena per te. Oh, sì, non nego di averti sposata perché provavo pena per te. E poi... ho scoperto che eri la migliore, la più allegra e la più cara compagna che avessi mai avuto. Spiritosa, leale, dolce. Mi hai costretto a credere nuovamente nella vera amicizia e nel vero amore. Il mondo sembrava di nuovo bello perché c'eri tu, tesoro mio. Desideravo che continuasse così per sempre tra di noi. L'ho capito la notte in cui sono tornato a casa e ho visto per la prima volta la luce della mia casa che risplendeva sull'isola. E sapevo che tu eri lì ad aspettarmi. Dopo essere stato senza una casa per tutta la vita, era bello averne una. Tornare affamato a notte inoltrata e sapere che c'era un buon pasto e un fuoco accogliente - e che c'eri tu.
L.M. Montgomery (The Blue Castle)
Ma ancora non sono dove vorrei essere,” disse. “Sono ancora – come dire? – sono ancora spaventato.” “Notizia dell'ultim'ora, scemo. Tutti abbiamo paura. Devi fartene una ragione e andare avanti.” Baciò Zach con gentilezza. “Impara ad accettare ciò che puoi e ciò che non puoi fare. Come già stai facendo.” “Non so come farò a Boston, senza di te,” disse Zach. David sbuffò. “Te la caverai benissimo. Abbiamo un intero anno di tempo per lavorare sulla tua autostima. Diamine, ragazzi molto più giovani di te vanno al college tutti da soli; ragazzi con le loro inibizioni e i loro problemi. Sarai in buona compagnia. Pensi che io fossi perfettamente a mio agio quando andai all'UCLA? Diavolo, no.” “No?” “No. Perché era passato appena un anno da quando avevo perso il mio migliore amico, e l'amore della mia vita.” Batté la fronte contro quella di Zach. “Tu non avrai questo problema, perché sai che non mi perderai mai. Io ci sarò.” “Insieme per sempre?” “Insieme per sempre,” gli fece eco David. Tirò Zach a sé e appoggiò la testa sulla sua spalla
Rowan Speedwell (Finding Zach (Finding Zach, #1))
«Credo di doverti essere grato per quello che mi stai dicendo» disse Joey. «Ma è più complicato di così. Mio padre è un famoso pastore, e l’anno prossimo frequenterò un college di battisti. È difficile pensare a uno scenario che non crei problemi, a parte farlo con uno sconosciuto: e prima che tu me lo chieda, no, non sono pronto a dirlo alla mia famiglia.» «Cavolo, questa sì che è una situazione scomoda» disse Brian. «Ho uno zio che rifiuta di accettarmi da quando l’ho detto alla mia famiglia, ma non è una scusa valida per reprimere la parte più importante di noi stessi. So che è difficile capirlo quando si è giovani, ma se tuo padre preferisse perdere un figlio che accettarti per come sei, la perdita è la sua. Ricorda che per ogni persona che non ti accetterà ne troverai una decina che lo faranno. È una delle leggi gay.» «Sei una specie di predicatore o una cosa del genere? Non puoi inventarti tutta questa roba sul momento.» «Il martedì e il giovedì al San Diego LGBT Community Center» rispose Brian. Joey non poteva credere alla propria fortuna. Tra tutte le persone che avrebbe potuto incontrare online, aveva trovato un uomo che non si sarebbe mai approfittato di lui. Brian appoggiò un paio di banconote sul bancone e fece per andarsene. «Offro io» disse. «Abbi cura di te, Jay.» «In realtà mi chiamo Joey» disse. «E sei sicuro che non vuoi portarmi a casa? Mi lasceresti un ricordo davvero piacevole.» Brian rise. Quando nessun altro stava guardando, si protese in avanti e diede a Joey un bacio sulle labbra. «Ecco qui» disse. «Almeno è stata la prima volta di qualcosa. Buonanotte.»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
Sul serio, Taff. Mi ami? Voglio dire, mi ami davvero? Non solo perché siamo cresciuti insieme o stronzate del genere. Ma amore, nel senso di amore vero?” “Amore tipo 'ti-sposerei-se-solo-in-Colorado-fosse-legale', ecco che tipo di amore,” disse serio David. Si piegò in avanti e appoggiò la testa contro l'addome di Zach, passando le braccia attorno ai suoi fianchi e appoggiandole sul tavolo dietro di lui. “Sono innamorato di te da sette fottuti anni, Zach Tyler, da quando mi hai baciato, e non mi importa se hai delle cicatrici o i pidocchi o i nervi a fior di pelle, ti amo e voglio stare con te. Puoi scappare, nasconderti e fare finta di niente, se vuoi; non ti chiedo nulla. Ma voglio che tu sappia quello che provo. So che non sei ancora pronto per una relazione seria, e va bene. Posso aspettare.” Zach passò le mani tra i capelli arruffati di David, giocando con le ciocche screziate. “Sei completamente matto, lo sai, Taff? Proprio non riesco a capire perché diavolo tu voglia qualcuno come me. Sono del tutto fuori di testa; credo che tu te ne sia accorto, dopo ieri notte. Ma, Gesù, quanto lo voglio. Lo voglio davvero. Sono solo un po' spaventato.” “Lo so. Anch'io
Rowan Speedwell (Finding Zach (Finding Zach, #1))
Tu sei il diavolo,” disse allora Guglielmo. Jorge parve non capire. Se fosse stato veggente direi che avrebbe fissato il suo interlocutore con sguardo attonito. “Io?” disse. “Sì, ti hanno mentito. Il diavolo non è il principe della materia, il diavolo è l'arroganza dello spirito, la fede senza sorriso, la verità che non viene mai presa dal dubbio. Il diavolo è cupo perché sa dove va, e andando va sempre da dove è venuto. Tu sei il diavolo e come il diavolo vivi nelle tenebre. Se volevi convincermi, non ci sei riuscito. Io ti odio, Jorge, e se potessi ti condurrei giù, per il pianoro, nudo con penne di volatili infilate nel buco del culo, e la faccia dipinta come un giocoliere e un buffone, perché tutto il monastero ridesse di te, e non avesse più paura. Mi piacerebbe cospargerti di miele e poi avvoltolarti nelle piume, portarti al guinzaglio nelle fiere, per dire a tutti: costui vi annunciava la verità e vi diceva che la verità ha il sapore della morte, e voi non credevate alla sua parola, bensì alla sua tetraggine. E ora io vi dico che, nella infinita vertigine dei possibili, Dio vi consente anche di immaginarvi un mondo in cui il presunto interprete della verità altro non sia che un merlo goffo, che ripete parole apprese tanto tempo fa.
Umberto Eco (The Name of the Rose)
non piangere, Wanda. Resterai con me.»«Otto vite» sussurrai stretta a lui, con voce spezzata. «In otto vite non ho mai trovato nessuno in grado di trattenermi su un pianeta, nessuno da seguire fra i pianeti. Non ho mai trovato un compagno. Perché proprio adesso? Perché proprio tu? Appartieni a un'altra specie. Come puoi tu essere il mio compagno?»«Che strano universo» mormorò. «Non è giusto» protestai, ripetendo le parole di Sole. Non era giusto. Com'era possibile che avessi finalmente trovato l'amore e fossi costretta ad abbandonarlo, a un passo dalla fine? Era giusto che la mia anima e il mio corpo non sapessero riconciliarsi? Era giusto che dovessi voler bene anche a Melanie?Era giusto che Ian dovesse soffrire? Meritava la felicità più di chiunque altro. Non era giusto, e nemmeno... logico. Come potevo infliggergli tanto dolore?«Ti amo» sussurrai.«Non dirlo come fosse un addio.»Invece dovevo. «Io, l'anima che chiamano Viandante, ti amo, Ian, anche se sei umano. E ciò non cambierà mai, qualsiasi cosa io diventi.» Scandii ogni parola per fargli capire che non mentivo. «Se anche fossi un Delfino, un Orso o un Fiore, non mi importerebbe. Ti amerò per sempre, per sempre ti ricorderò. Tu sarai il mio unico compagno.»Le sue braccia si irrigidirono, mi cinsero ancora più forte, e sentii la fu-ria scorrere dentro di loro. Era difficile respirare.«Tu non vai da nessuna parte, Viandante. Tu resti qui.» «Non puoi permettere che Mel resti intrappolata, è come ucciderla, Jeb.»Ian si chinò verso il cerchio di luce, la sua espressione di nuovo furiosa. «Non è la stessa fine a cui condanneresti Wanda, Jared? E tutti noi, se la porti via?»«Ma quale "tutti noi"! Tu vuoi salvare Wanda a spese di Melanie... è l'unica cosa che ti importa.»«Tu invece vuoi avere Melanie, a spese di Wanda, è l'unica cosa che importa a te! Perciò, visto che siamo pari, tocca decidere cos'è meglio per la comunità.»«No! Tocca decidere cos'è meglio per Melanie! Il corpo è suo!»
Stephenie Meyer (The Host (The Host, #1))
Poi", continuò Marguerite, "tu eri l'unica persona davanti alla quale avevo subito intuito che potevo pensare e parlare liberamente. Tutti coloro che stanno intorno alle donne come me analizzano tutto quello che diciamo, cercano di trarre delle conclusioni dalle nostre azioni più insignificanti. Per natura, non abbiamo amici. Abbiamo amanti egoisti, che dilapidano il patrimonio non certo per noi, come dicono, ma per la loro vanità. Per questi amanti, dobbiamo essere gaie quando sono allegri, in buona salute quando vogliono cenare, scettiche come loro. Ci è proibito avere un cuore, per non essere beffate e perdere il nostro credito. Noi non ci apparteniamo più. Non siamo più esseri umani, ma cose. Siamo le prime nel loro amor proprio, le ultime nella loro stima. Abbiamo amiche, ma sempre del genere di Prudence, ex mantenute, che hanno conservato il gusto dello scialo senza poterselo permettere, data l'età. Allora diventano le nostre amiche, o meglio, le nostre commensali. La loro amicizia arriva fino al servilismo, mai fino al disinteresse. Mai ci daranno un consiglio, se non venale. A loro poco importa se abbiamo dieci amanti, purché ci ricavino qualche vestito, o un braccialetto, e possano ogni tanto passeggiare nella nostra carrozza o andare al teatro nel nostro palco. Prendono i mazzi di fiori che abbiamo ricevuto il giorno prima, e si fanno prestare i nostri scialle di cachemire. Non ci fanno mai il minimo piacere senza farselo pagare il doppio di quello che vale. L'hai visto tu stesso, la sera in cui Prudence mi ha portato i seimila franchi che l'avevo pregata di chiedere da parte mia al duca: se n'è fatta prestare cinquecento che non mi restituirà mai, o che mi pagherà in cappelli che resteranno eternamente nelle loro scatole. Noi non possiamo avere, o meglio io non potevo avere che una gioia, triste come sono talvolta, sofferente come sono sempre: trovare un uomo abbastanza superiore da non chiedermi conto della mia vita, ed essere l'amante dei miei sentimenti molto più che del mio corpo. Un uomo così l'avevo trovato nel duce, ma il duca è vecchio, e la vecchiaia non protegge né consola. Avevo creduto di poter accettare la vita che mi offriva, ma che vuoi? morivo di noia, e per finire con l'uccidersi è meglio gettarsi in un incendio che asfissiarsi col carbone. Allora ho incontrato te, giovane, ardente, felice, e ho cercato di fare di te l'amante che avevo invocato nella mia rumorosa solitudine. Ciò che amavo in te non era l'uomo che eri, ma quello che dovevi essere. Tu non accetti questo ruolo, lo respingi come indegno di te, sei un amante volgare; fai come gli altri: pagami, e non ne parliamo più.
Alexandre Dumas fils (La Dame aux Camélias)
Ian mi spostò una ciocca di capelli dalla fronte.«Ma per bella che sia, non la conosco. Non è di lei che... mi importa.»La cosa mi fece sentire meglio. E ancora più confusa.«Ian, tu... nessuno qui ci separa come dovrebbe. Né tu, né Jamie, né Jeb.» La verità emerse all'improvviso, con più vigore di quanto desiderassi. «Tu non puoi affezionarti a me. Se potessi stringere tra le mani me, ne saresti disgustato. Mi butteresti a terra per schiacciarmi con un piede.» Corrugò la fronte pallida, aggrottando le sopracciglia nere. «Io... no, non se sapessi che sei tu.»Abbozzai una risata. «E come mi riconosceresti? Siamo tutte uguali.»Smarrì il sorriso.«È il suo corpo che conta» ribadii.«Non è affatto vero. Non è il volto, ma le sue espressioni. Non è la voce, ma il modo di parlare. Non è come ti sta quel corpo, ma le cose che ci fai. Tu sei bella.»Mentre parlava avanzò fino a inginocchiarsi ai piedi del mio letto, e riprese le mie mani tra le sue.«Non ho mai incontrato nessuna come te.» Non riuscii a prevederlo, come con Jared. Ian non mi era altrettanto fa-miliare. Melanie ne anticipò le intenzioni un istante prima che le sue labbra toccassero le mie."No!"Non fu come baciare Jared. Con lui non c'erano stati pensieri, ma soltanto desiderio. Senza controllo. Una fiammata inevitabile. Con Ian, non sapevo come sentirmi. Tutto era sfuocato e confuso.Le sue labbra erano morbide e calde. Le posò con delicatezza sulle mie, sfiorandole piano.«Bene o male?» sussurrò. Sorrisi. «Cos'hai combinato?»«Niente. Mi ha letteralmente incastrato.» La sua espressione innocente era un po' esagerata, perciò cambiò rapidamente argomento. «Indovina un po'? Jared ha passato il pranzo a ripetere che secondo lui non è giusto che tu abbandoni la stanza a cui eri abituata. E che non è il modo di trattare gli ospiti. Dice che tu dovresti tornare in camera con me! Non è grandioso? Gli ho chiesto se potevo dirtelo subito, e ha risposto che era una buona i-dea. Mi ha detto che ti avrei trovata qui.»«Ci avrei scommesso» mormorò Ian.«Che ne pensi, Wanda? Saremo di nuovo compagni di stanza!»«Ma, Jamie, dove andrà Jared?»«Aspetta, lasciami indovinare» lo anticipò Ian. «Non avrà detto anche che la vostra camera è abbastanza grande per tre?»«Sì. Come fai a saperlo?»«Ho tirato a indovinare.»«Buone notizie, no, Wanda? Sarà come prima che venissimo qui?»La sua frase fu come una pugnalata, un dolore troppo netto e preciso per confrontarlo con un pugno.Jamie scrutò allarmato la mia espressione afflitta. «Ops. Scusa, mi riferivo a tutte e due. Sarà bello. In quattro, no?»Cercai di ridere malgrado la sofferenza. Ian mi strinse la mano.«Tutti e quattro» mormorai. «Bene.»
Stephenie Meyer (The Host (The Host, #1))
«Scusa Sasha, ma non avevo previsto di tornare così tardi.» Dima cercò di farsi perdonare per non essere rientrato a effettuare i lavori alla fattoria. «Ragazzo, lo sai che sto lavorando nei boschi in questi giorni. Il lavoro di taglialegna mi porta via molto tempo, gli alberi devono essere preparati per l’inverno. Puoi trascorrere la notte da Irina tutte le volte che vuoi, ma la mattina devi essere qui, puntuale per la mungitura» lo rimproverò Sasha con severità, alzandosi dalla seggiola che lo ospitava mentre strizzava con vigore le mammelle dell’ultima vacca. Dima fece cenno affermativo con il capo, anche se Sasha era visibilmente infastidito dal suo comportamento lui non riusciva a non essere felice, i suoi occhi verdi brillavano come due gemme e il fratello lo notò subito. «Hai fatto pace con la nostra Irina, eh?» chiese sorridendo, mostrando uno sguardo malizioso e sfacciato che lasciava poco da intendere. Dima si limitò a fissarlo senza ribattere. «Tutto tranquillo alla collina?» lo sollecitò Sasha, inarcando un sopracciglio. «Sì, certo» rispose lui troppo velocemente. «Mi sono perso qualcosa?» insisté di nuovo Sasha. Dmitrij brontolò perché non si era aspettato che il fratello capisse subito che era successo qualcosa durante la notte. «Non ho fatto niente!» protestò di rimando, roso dal senso di colpa per essere così chiaramente leggibile agli occhi degli altri. «Può anche darsi…» Il fratello maggiore scrutò Dima negli occhi. «In tal caso, peggio per te» concluse con ironia, ostentando un sorriso arrogante. «Ma che stai dicendo?» «Ti conosco da quando ciucciavi le tette di mamma, pensi di potermi nascondere qualcosa?» affermò Sasha abbandonando completamente il lavoro. Si alzò e una volta vicino al fratello lo afferrò per le spalle e lo strattonò con vigore. «Sarebbe anche ora!» brontolò mentre sfiorava la fronte del fratello minore con la sua. Dima si liberò da quella morsa e lo sfidò: «Anche se fosse non è affar tuo, mi pare». «Ah, tu dici? Irina è come una di famiglia e se finalmente vi siete decisi a smettere di essere scemi e a fidarvi l’uno dell’altra, io non posso che esserne felice. Ho sempre fatto il tifo per voi due!» Dima scoppiò a ridere. Quell’energumeno sempre gelido con tutti aveva tutto sommato un cuore caldo. Sasha era un uomo rude e di poche parole, con pochi amici, ma buoni. Era stato per lui un secondo padre più che un fratello e non si aspettava una dichiarazione così diretta. «Questa notte è stata la più bella di tutta la mia vita. E ce ne saranno ancora!» confessò Dima, stampandosi un sorriso luminoso sull’ovale del viso. «Certo, sei mio fratello, non puoi aver fatto cilecca!» commentò Sasha, ridendo in modo sguaiato e mostrando così non solo i denti, ma anche le tonsille. «Ben detto, sono andato dritto all'obbiettivo!» Risero entrambi.
Eilan Moon (Teufel, il Diavolo)
Ascolta bene, Wanda. So esattamente ciò che non vuoi essere. Ma noi siamo umani, ed egoisti, e non facciamo sempre la cosa giusta! Non ti lasceremo andare. Fattene una ragione «Viandante? Ti stiamo aspettando tutti, piccola. Apri gli occhi.»Questa voce, il respiro caldo che mi sfiorava l'orecchio, era ancora più familiare. Percepii una strana sensazione quando la sentii. Una sensazione mai provata prima. Mi mozzò il respiro e mi fece tremare le dita.Volevo vedere quel viso, quella voce.Un'ondata di colore invase la mia mente - un colore che mi chiamava da una vita lontana - un blu acceso, brillante. L'universo era blu e acceso. I miei occhi trovarono il blu che cercavo. Zaffiro, neve e mezzanotte.«Ian? Ian, dove sono?» Il suono della voce che mi uscì dalle labbra mi spaventò. Acuto e stridulo. Familiare, ma non mio. «Chi sono?»«Tu sei tu» rispose Ian. «E sei di nuovo a casa.» «Ti ho tenuta in mano, Viandante. Ed eri bellissima.» «No. È grossa abbastanza solo per te.»«Non voglio restare solo. Però...»Perché non me lo chiedeva? «Però cosa?»«Sei riuscita a pensarci un po' su? Non voglio metterti fretta. So che sei confusa... a proposito di Jared...»Impiegai un istante a capire cosa voleva dirmi, e reagii con un risolino soffocato. In genere, Melanie non si lasciava andare, Luna invece sì, e il suo corpo mi tradiva nei momenti meno opportuni.«Che c'è?» domandò Ian.«Ero io ad aspettare che ci pensassi su» bisbigliai. «Non volevo metterti fretta, perché so che sei confuso. A proposito di Melanie.»Un sobbalzo impercettibile, di sorpresa. «Pensavi...? Ma Melanie non sei tu, non mi sono mai sentito confuso.»Sorridevo nel buio. «E tu non sei Jared.»Rispose circospetto. «Resta pur sempre Jared. E tu lo ami.»Era ancora geloso? Non avrei dovuto lasciarmi lusingare da un'emozione negativa, ma dovevo ammettere che mi gratificava.«Jared è il passato, un'altra vita. Tu sei il mio presente.»Tacque per un momento. Quando riprese a parlare, la sua voce era gon-fia di emozione. «E il tuo futuro, se lo vuoi.»«Sì, te ne prego.»Mi baciò nella maniera meno platonica possibile, in mezzo alla calca, mentre ripensavo con eccitazione alla mossa smaliziata e spontanea con cui avevo aggiunto un anno alla mia età.Terminata la stagione delle piogge, Ian sarebbe diventato il mio compa-gno, nel vero senso della parola. Era una promessa, un impegno al quale non mi ero mai sottoposta, in tutte le mie vite. Ripensarci mi riempiva di gioia, di ansia, di timidezza e di impazienza... mi faceva sentire umana. «Il diciottesimo!» Avevo mentito, aggiungendo un anno.Con la coda dell'occhio, vidi Melanie e Ian sobbalzare di sorpresa. Il mio corpo non dimostrava affatto i suoi quasi diciassette anni.Fu quel piccolo imbroglio, quella rivendicazione preventiva del mio compagno, a farmi capire che sarei rimasta con loro. Con Ian e il resto del-la mia famiglia. Sentii un gonfiore strano chiudermi la gola. «Melanie sarà mia per sempre. E io sarò per sempre suo.»
Stephenie Meyer (The Host (The Host, #1))
Maggie chiuse gli occhi e contò sino a dieci. Uno, due, tre… Se voleva arrivare a casa di sua sorella prima che facesse notte, non aveva altra scelta che chiedere al cowboy di accompagnarla. Certo, avrebbe sempre potuto optare per il motel e attraversare quelle duecento iarde pullulanti di lupi. Un altro ululato. No, non avrebbe potuto. «Lupi» disse Mitch, il braccio sinistro che sporgeva indolente dal finestrino, il mozzicone del sigaro stretto tra le dita. «Lupi» ripeté lei con un’alzata di spalle, come se si trattasse di barboncini addestrati. Poi mosse un paio di passi esitanti verso il pick-up. Quell’affare era così alto che dovette allungare il collo e sollevare la testa per parlare al cowboy. «Mi chiedevo…» mormorò vincendo ogni residua resistenza. Lui rimase immobile, se non per il sopracciglio sinistro che scattò verso l’alto. «… se per caso tu non potessi darmi uno strappo.» Lui finse di prendere in considerazione la cosa. Poi, con un altro sbuffo di fumo, disse: «Mi sembrava che avessi rifiutato la mia offerta, dieci minuti fa...». «Perché non intendevo esserti di disturbo» rispose lei come se si stesse rivolgendo alla duchessa di Kent. E di fatti lui scoppiò a ridere. «Essermi di disturbo? Dopo avermi assalito come un ninja? Ma sarò magnanimo. Dai, sali.» Maggie tirò un sospiro di sollievo. Era così stanca e infreddolita che anche quel pick-up scassato le parve per un istante una limousine. «Dove metto la valigia?» «Buttala dietro, nel cassone.» Buttare nel cassone la sua Samsonite rosa, costata una cifra improponibile? «Preferirei sistemarla in cabina, se non ti spiace.» «In cabina non c’è posto, qua dietro è pieno di roba. A meno che tu preferisca viaggiare nel cassone e la valigia sul sedile…» Lei rimase zitta, gli occhi sgranati, per nulla certa che quella fosse solo una battuta. «Ok, ci penso io» tagliò corto lui, aprendo la portiera e scivolando a terra con un balzo. Afferrò il trolley per la maniglia e, senza un’altra parola, lo fece volare nel cassone. Oh! Il botto risuonò nelle orecchie di Maggie come una granata. Risistemandosi lo Stetson sulla testa, il cowboy girò intorno al pick-up e con un sorriso esagerato aprì la portiera del passeggero. «Sali, sorella di Suzie, o vuoi che dia una mano anche a te?»
Viviana Giorgi (Tutta colpa del vento (e di un cowboy dagli occhi verdi))
Qui giace Francis Turner Su Mary, non stare lì impalata, appoggia quei fiori e siediti. [...] Mi hanno assegnato un bel posto, non trovi? [...] Passo le giornate a seguire tutto il viavai che c’è là fuori, non mi pare neanche di essere morto. Dai su, Mary, non fare così. Asciugati, da brava. Tu non potevi saperlo. Nessuno può pensare di uccidere qualcuno con un bacio. Sei stata spontanea e nient’altro. Ti sei sentita di farlo e, così, all’improvviso, dopo che tutte le cose lasciavano credere che non l’avresti mai fatto, mi hai baciato. Non hai usato un coltello, né una pistola. Non avevi una capsula di cianuro nascosta in bocca. Hai semplicemente appoggiato piano le tue labbra sulle mie. Devi smetterla di fartene una colpa. Io non ti avevo detto nulla, forse avrei dovuto ma ho preferito rischiare. Ho passato tutta la vita a controllarmi, con te ho voluto rischiare. Non avevo incontrato niente fino a quel momento che lo meritasse più della signorina Mary Iggins e non mi pento di averlo fatto. Tutta la mia infanzia se n'è andata con me seduto in tribuna che la guardavo sfilare. [...] Capisci, Mary, per tutta la vita, giorno dopo giorno —un giorno dopo l'altro, uno dopo l'altro e dopo l'altro e dopo l'altro e dopo ancora uno e ancora uno e ancora uno...— io sono rimasto a guardare. I miei genitori mi hanno spiegato subito come stavano le cose. Niente palla avvelenata, niente nascondino, niente capanna sull'albero, niente grandi emozioni. Un'esistenza protetta da spettatore, questo mi toccava e io questo ho preso. Fino a che ti ho conosciuta. [...] Voglio dire, sì, fare quella cosa lì mi mancava moltissimo, però mi pareva di immaginare abbastanza bene come sarebbe stato. Il finale almeno, lo conoscevo anche io: un piacere che ti svuota, un crollo di tensione dalle ginocchia alle radici dei capelli. L'inizio invece, il momento del vero inizio, quando le mani sono ancora al loro posto e i vestiti anche, quando le bocche parlano solo come azione diversiva intanto che gli occhi scrutano i pensieri dell'altro, ecco insomma, il momento, l'attimo che precede il primo bacio, lo desideravo come la rivelazione di uno stato superiore di conoscenza, che in fondo spettava anche a me, in quanto essere umano. Dopo il bacio vengono un sacco di altri bei momenti, ma sono —così pensavo— una conseguenza abbastanza automatica del primo esaltante contatto da cui sono scaturiti. Finire a letto dopo che ci si è baciati dev'essere splendido ma non è certo sorprendente, mai almeno quanto l'attimo in cui l'altro, un individuo in tutto e per tutto sconosciuto fino a un secondo prima, accetta di schiudere le labbra mentre ti avvicini. Il bacio, baciare la donna che desideravo, era ciò che più avrebbe messo a rischio la mia vita, ma era anche la scommessa più emozionante. Io l'avevo fatta con te, Mary. E avevo perso. [...] Di nuovo il silenzio della sera prima. E tu che ti avvicini centimetro dopo centimetro, tenendo gli occhi nei miei, sollevando il mento verso un luogo che, contro ogni aspettativa, contro ogni più libera immaginazione, sembrava essere proprio la mia bocca. Che gioia immensa, l'attimo dell'intenzione tradita. Lo stavi facendo, lo stavi proprio facendo. La gente non si era ancora accorta di niente, e neanche tu. Non potevi aver sentito il colpo. Un solo tum. E poi tutto fermo, non un battito, non un rumore, tutto già finito dentro di me, mentre il nostro amore cominciava. No, niente cianuro, ma il sapore delle tue labbra, della tua saliva, è stato un'arma forse ancora più potente. È così, Mary. Piangi pure se vuoi, ma il mio cuore è esploso per colpa tua, il mio cuore è esploso grazie a te. Vedo perfettamente la tua bocca ancora schiusa mentre cado, l'interno lucido, buio, gli occhi di una donna che, senza saperlo, ha appena messo la morte sulle labbra di un uomo. Qui, sulla collinetta di Spoon River, di amori letali ne sentirai raccontare. Ma il nostro, Mary —forse era questo che volevi sentirmi dire— è stato davvero unico.
Mauro Covacich