Io E Marley Quotes

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Gli amanti degli animali sono una speciale razza umana, generosa di spirito, piena di empatia, forse un po' incline al sentimentalismo, e con cuori immensi come un cielo senza nuvole.
John Grogan (Io & Marley)
I figli sono come orologi che non si possono ignorare; segnano l'inesorabile marcia della vita attraverso quello che altrimenti sembrerebbe un infinito are di minuti, ore, giorni, e anni.
John Grogan (Io & Marley)
Quando fu infine sistemata, ci sembrò ovviamente sensato portare a casa un grosso compagno a quattro zampe con unghie raspanti, grandi denti e limitate capacità espressive per iniziare a demolirla di nuovo.
John Grogan (Io & Marley)
Nonostante tutte le delusioni e le aspettative disattese, Marley ci aveva fatto un dono, spontaneo e inestimabile. Ci aveva insegnato l'arte dell0amore incondizionato. Come darlo, come accettarlo. Dove c'è quest'amore, gli altri pezzi vanno quasi sempre a posto.
John Grogan (Io & Marley)
Marley era giovane ed esuberante, con la capacità di attenzione di un'alga e l'instabilità della nitroglicerina. Era così eccitabile che qualsiasi interazione lo agitava enormemente, producendo in lui la particolare esuberanza di un espresso triplo.
John Grogan (Io & Marley)
Infine (sì, di nuovo un'ultima volta) devo ringraziare quel rompiscatole del mio amico a quattro zampe, senza il quale non ci sarebbe questo libro. Sarebbe felice di sapere che il suo debito per tutti i materassi strappati, le pareti sventrate e gli oggetti di valore inghiottiti è stato adesso pienamente saldato.
John Grogan (Io & Marley)
Non avevo mai considerato Marley come un modello da seguire, ma seduto lì a bere la mia birra, pensavo che forse custodiva il segreto di una buona vita. Mai rallentare, mai guardare indietro, vivere ogni giorno con brio giovanile, coraggio, curiosità e giocosità. Se pensi di essere ancora giovane, magari lo sei, indipendentemente da quel che dice il calendario. Non una cattiva filosofia di vita, anche se preferisco sorvolare sulla parte che implicava devastazione di divani e lavanderie.
John Grogan (Io & Marley)
Poi posai la fronte contro la sua e rimasi seduto lì a lungo, come se potessi trasmettere un messaggio attraverso i nostri due crani, dal mio cervello al suo. Volevo fargli capire alcune cose. «Sai tutte quelle sciocchezze che abbiamo sempre detto si di te?» sussurrai. «Che scocciatore eri mai? Non crederci. Non crederlo neanche per un minuto, Marley.» Doveva saperlo, e anche qualcos'altro. C'era qualcosa che non gli avevo mai detto, che non gli aveva mai detto nessuno. Volvevo che lo sentisse prima di andarsene. «Marley», dissi. «Sei un grande cane.»
John Grogan (Io & Marley)
Era indubbio, la vita senza un cane era più facile e immensamente più semplice. Potevamo andare via per il fine settimana senza dover prenotare il canile. Potevamo uscire a cena senza preoccuparci di quale cimelio di famiglia sarebbe stato in pericolo questa volta. I bambini potevano mangiare senza dover fare la guardia ai loro piatti. La pattumiera non doveva più essere posata sul balcone della cucina quando uscivamo. Potevamo di nuovo rilassarci e goderci il magnifico spettacolo di un bel temporale. Io apprezzavo soprattutto la libertà di muovermi per la casa senza una gigantesca calamita gialla incollata alle calcagna. Eppure, come famiglia, ci mancava qualcosa.
John Grogan (Io & Marley)
Passeggiare è probabilmente la parola sbagliata. Marley passeggiava come passeggia una locomotiva impazzita. Si buttava in avanti, tirando con forza il guinzaglio fino a strangolarsi. Noi lo strattonavamo indietro; lui ci strattonava avanti. Noi tiravamo; e lui tirava dal'altra parte, tossendo come un fumatore incallito per via del collare che lo strozzava. Virava a destra e a sinistra, lanciandosi verso ogni cassetta della posta e cespuglio, annusando, ansimando , e pisciacchiando, di solito finendo con l'innaffiare se stesso. Ci girava attorno avvolgendo il guinzaglio attorno alle nostre caviglie prima di lanciarsi di nuovo in avanti, facendoci incespicare. Quando qualcuno si avvicinava con un altro cane, Marley gli balzava gioiosamente incontro, impennandosi, tratttenuto dal collare, morendo dalla voglia di fare amicizia. «Si direbbe che ami la vita», commentò un proprietario di cane, ed era vero.
John Grogan (Io & Marley)
Prima che fossimo scesi completamente dalla macchina, Marley scorse gli altri cani riuniti con i loro padroni sull'asfalto. Un party! Ci scavalcò con un balzo, saltò giù dall'auto e se la squagliò, tirandosi dietro il guinzaglio. Passò velocemente da un cane all'altro, annusando parti intime, perdendo pipì e facendo volare in aria una quantità di sputi. Per Marley era un festival degli odori - così tanti genitali, così poco tempo - e stava cogliendo il momento, attento a mantenersi davanti a me mentre gli correvo dietro. Ogni volta che l'avevo quasi raggiunto, si allontanava ancora un po'. Infine l'ebbi quasi sotto tiro e compii un balzo gigantesco, atterrando con entrambi i piedi sul suo guinzaglio. Questo lo ece arrestare così bruscamente che per un momento pensai di avergli spezzaro il collo. Scattò indietro, cadde sul dorso, si girò e mi guardò con la serena espressione di un eroinomane che si è appena fatto la dose.
John Grogan (Io & Marley)
Quando svoltai l'angolo, mi fermai di colpo. Ci avrei scommesso una settimana di stipendio che quel che stavo vedendo non poteva essere vero. Il nostro turbolento, esasperato cane stava adagiato tra le ginocchia di Jenny, il grosso testone posato placidamente sul suo grembo. La coda gli penzolava piatta tra le zampe, la prima volta che non lo vedevo agitarla quando stava toccando uno di noi. Gli occhi erano alzati verso di lei, e guaiva sommessamente. Jenny gli accarezzò la testa diverse volte e poi, senza preavviso, affondò la faccia nel folto del suo collo e cominciò a singhiozzare. Forte, in modo incontrollato. Restarono così a lungo, con Marley immobile come una statua, Jenny che lo stringeva a sè come un enorme bambolotto. Io mi tenevo in disparte, sentendomi un po' come un intruso che interferiva in quel momento privato, non sapendo esattamente che cosa fare. E poi, senza alzare la faccia, Jenny mosse un braccio verso di me, e io li raggiunsi sul divano e me la strinsi contro. Restammo lì noi tre, nel nostro abbraccio di condiviso dolore.
John Grogan (Io & Marley)
Ho riflettutto molto su come descriverlo, e questo è quel che ho deciso: «Nessuno l'ha mai definito un grande cane, o anche un buon cane. Era sfrenato come un ossesso e forte come un toro. Affrontava gioiosamente la vita, con un entusiasmo associato spesso a disastri naturali. È l'unico cane che sia mia stato espulso da un corso di aducazione all'obbedienza». Continuavo: «Marley era un divoratore di divani, un demolitore di porte a zanzariera, un dispensatore di saliva, un ribaltatore di coperchi di pattumiera. Quanto al cervello, lasciatemi dire che ha dato la caccia alla sua coda fino al giorno in cui è morto, apparentemente convinto di essere sull'orlo di una grossa svolta nel mondo canino». Ma c'era dell'altro in lui, e descrissi il suo intuito e la sua empatia, la sua dolcezza con i bambini, e il suo cuore puro. Quelo che volevo realtmente dire era come quest'animale aveva toccato le nostre anime e ci aveva insegnato alcune delle lezioni più importanti della vita. «Una persona può imparare molto da un cane, anche da un cane strambo come il nostro», scrissi. «Marley mi ha insegnato a vivere ogni giorno con sfrenata esuberanza e gioia, a cogliere il momento e seguire il mio cuore. Mi ha insegnato ad apprezzare le cose semplici: una passeggiata nei boschi, una fresca nevicata, un sonnellino in un raggio di sole invernale. E mentre diventava vecchio e malandato, mi ha insegnato l'ottimismo di fronte alle avversità. Sopprattutto mi ha insegnato l'amicizia, l'altruismo e una profonda devozione.» Era uno straordinario concetto che solo ora, sulla scia della sua morte, stavo assorbendo totalmente: Marley come mentore. Era un maestro e un modello di comportamento. Era possibile per un cane, qualsiasi cane, ma soprattutto un pazzo cane incontrollabile come il nostro, indicare agli umani le cose che contavano realmente nella vita? Direi di sì. Lealtà. Coraggio. Devozione. Semplicità. Gioia. E le cose che non contavano. A un cane non servono automobili lussuose o grandi case o vestiti di sartoria. Gli status symbol non significano niente per lui. Un bastone fradicio gli va altrettanto bene. Un cane giudica gli altri non dal colore, il credo o la classe ma da chi sono interioremente. A un cane non importa se sei ricco o povero, istruito o analfabeta, intelligente o stupido. Dagli il tuo cuore e lui ti darà il suo. Era molto semplice, eppure noi umani, così più saggi e più sofisticati, abbiamo sempre avuto difficltà a immaginare quel che conta e non conta realemente. Mentre scrivevo quest'articolo di addio a Marley, mi rendevo conto che era tutto lì di fronte a noi, se solo avessimo aperto gli occhi. A volte occorre un cane con un alito cattivo, pessime maniere, e intenzioni pure per aiutarci a vedere.
John Grogan (Io & Marley)