â
Io non ho mai sentito tanto di vivere quanto amando, benchĂ© tutto il resto del mondo fosse per me come morto. Lâamore Ăš la vita e il principio vivificante della natura, come lâodio il principe distruggente e mortale. Le cose son fatte per amarsi scambievolmente, e la vita nasce da questo.
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Giacomo Leopardi (Zibaldone di pensieri)
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Tesoro, sai come si dice: bisogna baciare molti rospi prima di trovare il principe.
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E.L. James (Fifty Shades of Grey (Fifty Shades, #1))
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Devo pur sopportare qualche bruco
se voglio conoscere le farfalle,
sembra che siano cosĂŹ belle...
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Antoine de Saint-Exupéry (Il piccolo principe)
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Il ne fait aucun doute pour moi que la sagesse est le but principal de la vie et c'est pourquoi je reviens toujours aux stoĂŻciens. Ils ont atteint la sagesse, on ne peut donc plus les appeler des philosophes au sens propre du terme. De mon point de vue, la sagesse est le terme naturel de la philosophie, sa fin dans les deux sens du mot. Une philosophie finit en sagesse et par lĂ mĂȘme disparaĂźt.
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Emil M. Cioran (Oeuvres)
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Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano).
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Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince)
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Solo i bambini sanno quello che cercano.
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Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince)
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L'essenziale Ăš invisibile agli occhi
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Antoine de Saint-Exupéry (Il Piccolo Principe)
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Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarĂČ per te unica al mondo.
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Antoine de Saint-Exupéry (Il piccolo principe)
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Ils ont découvert le principe de la «lettre volée» d'Edgar Allan Poe : le meilleur cachette est celle qui crÚve les yeux, car on pense toujours à aller chercher plus loin ce qui se trouve tout prÚs.
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Bernard Werber (La Trilogie des Fourmis)
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Certo che ti farĂČ del male. Certo che me ne farai. Certo che ce ne faremo. Ma questa Ăš la condizione stessa dellâesistenza. Farsi primavera, significa accettare il rischio dellâinverno. Farsi presenza, significa accettare il rischio dellâassenza.
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Antoine de Saint-Exupéry
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Quand lâesprit humain, absolument arrĂȘtĂ©, est complĂštement vide et calme, il est un miroir pur et net, capable de mirer lâessence ineffable et innommable du Principe lui-mĂȘme.
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Lao Tzu (Lao Tseu: Tao Te King (French Edition))
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J'ai un problĂšme avec la logique. Je n'ai jamais compris comment on pouvait dire une chose et son contraire. Jurer qu'on aime quelqu'un et le blesser, avoir un ami et l'oublier, se dire de la mĂȘme famille et s'ignorer comme des Ă©trangers, revendiquer des grands principes et ne pas les pratiquer, affirmer qu'on croit en Dieu et agir comme s'il n'existait pas, se prendre pour un hĂ©ros quand on se comporte comme un salaud. (p.173)
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Jean-Michel Guenassia (Le Club des incorrigibles optimistes)
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Forse lo specchio porterĂ la mia immagine al principe. Forse puĂČ capitare che guardi in alto quando lo specchio sorvola il suo cielo, e allora vedrĂ la mia immagine. Forse seguirĂ lo specchio nel suo cammino e mi troverĂ qui.
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Michael Ende (Momo)
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Non si vede bene che con il cuore. L'essenziale Ăš invisibile agli occhi.
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Antoine de Saint-Exupéry
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CiĂČ che abbellisce il deserto», disse il piccolo principe, «Ú che nasconde un pozzo in qualche luogo...»
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Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince)
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Il problema Ăš che la pace Ăš un lavoro troppo faticoso per chi ha coltivato a lungo lâeuforia della distruzione
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Elia Pepperkamp (Il principe del popolo)
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Ognuno vede quello che tu pari, pochi sentono quello che tu se
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NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe)
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I grandi non capiscono mai niente da soli ed Ăš stancante, per i bambini, dar loro continuamente delle spiegazioni...
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Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince - Il Piccolo Principe: Bilingual parallel text - Bilingue con testo a fronte: English - Italian / Inglese - Italiano (Dual Language Easy Reader Vol. 33) (Italian Edition))
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Les stoïciens ont voulu soutenir que nos passions dépendent entiÚrement de notre volonté, et que nous pouvons les gouverner avec une autorité sans bornes; mais l'expérience les a contraint d'avouer, en dépit de leurs principes, qu'il ne faut pas peu de soins et d'habitude pour contenir et régler nos passions .
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Baruch Spinoza (Ethics)
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The thing people don't understand about an army is its great, unpunctuated wastes of inaction: you have to scavenge for food, you are camped out somewhere with a rising water level because your mad capitaine says so, you are shifted abruptly in the middle of the night into some indefensible position, so you never really sleep, your equipment is defective, the gunners keep causing small unwanted explosions, the crossbowmen are either drunk or praying, the arrows are ordered up but not here yet, and your whole mind is occupied by a seething anxiety that things are going to go badly because il principe, or whatever little worshipfulness is in charge today, is not very good at the basic business of thinking. It didn't take him many winters to get out of fighting and into supply. In Italy, you could always fight in the summer, if you felt like it. If you wanted to go out.
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Hilary Mantel
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Ora so che il principe esiste davvero, che le persone che ami possono salvarti e che il destino potrebbe avere per tutti un piano piĂč vasto di quanto riusciamo a capire. Ora so che le fiabe possono diventare realtĂ , se soltanto hai il coraggio di continuare a crederci.
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Kristin Harmel
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Aveva ancora in mente il modo amichevole con cui il principe gli aveva parlato, e la gentilezza nei suoi occhi. Il principe Aldfrid lo vedeva come una meraviglia, come un potenziale bene prezioso, non come un mostro. Bruto sorrise e ricominciĂČ a canticchiare mentre saliva su per il sentiero
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Kim Fielding (Brute)
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Come sono fortunati gli attori! Loro possono scegliere se recitare in una tragedia o in una commedia, se soffrire o gioire, ridere o piangere. Ma nella vita reale Ăš diverso. Uomini e donne sono costretti per lo piĂč a interpretare personaggi che non sono tagliati per loro. Ai nostri Guildenstern tocca il ruolo di Amleto, e i nostri Amleti devono fare i buffoni come il principe Hal. Il mondo Ăš un palcoscenico, ma le parti sono mal distribuite.
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Oscar Wilde
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PerchĂ© lo fai, Bruto? PerchĂ© rischiare cosĂŹ tanto per lui?â
âLo amo.â
Per la sorpresa di Bruto, il Principe Aldfrid non si mostrĂČ arrabbiato. Anzi, fece un piccolo sorriso triste. âBene. Voglio dire, nonostante tutto sono contento che abbia almeno questo. Dei, era⊠era speciale.â
âLo Ăš ancora,â rispose Bruto in tono piatto
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Kim Fielding (Brute)
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I have to put up with a few caterpillars if I want to get to know the butterflies.
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Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince - Il Piccolo Principe: Bilingual parallel text - Bilingue con testo a fronte: English - Italian / Inglese - Italiano (Dual Language Easy Reader Vol. 33) (Italian Edition))
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-Vos livre sont classés selon quel principe? demandai-je.
-Le principe du désordre absolu, dit-il.
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Jacques Poulin
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Sono tanto semplici gli uomini, e tanto ubbidiscono alle necessitĂ presenti, che colui che inganna, troverĂ sempre chi si lascerĂ ingannare.
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NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
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E fu di tanta virtĂč, etiam in privata fortuna, che chi ne scrive, dice: quod nihil illi deerat ad regnandum praeter regnum.
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NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
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Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore.
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Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince - Il Piccolo Principe: Bilingual parallel text - Bilingue con testo a fronte: English - Italian / Inglese - Italiano (Dual Language Easy Reader Vol. 33) (Italian Edition))
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But, personally, I'm afraid I can't see sheep inside boxes. Perhaps I'm a bit like the grown-ups. I've had to grow old.
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Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince - Il Piccolo Principe: Bilingual parallel text - Bilingue con testo a fronte: English - Italian / Inglese - Italiano (Dual Language Easy Reader Vol. 33) (Italian Edition))
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«La verità » disse Westley «Ú che tu preferisci vivere con il Principe anziché morire con il tuo amore».
«Preferisco vivere che morire, lo ammetto».
«Parlavamo d'amore, signora».
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William Goldman (The Princess Bride)
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«[...] Non sono un premio. Non sono la principessa che devâessere salvata dal drago. Il principe sono io e i mostri li ammazzo io.»
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Laurell K. Hamilton (Bullet (Anita Blake, Vampire Hunter, #19))
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«Sai se vuole dichiararsi anche a scuola?»
«Non me ne ha ancora parlato.»
«E tu lo aiuterai in caso decidesse di farlo?»
Gabe sbuffĂČ, anche se i suoi occhi erano tristi. «Vorrei capire perchĂ© tutti chiedono il mio aiuto. Non sono il Principe Azzurro che salva la principessa in pericolo.»
In realtĂ io sono la principessina. Dovrei cominciare ad andare in giro con una tiara per farmi riconoscere.
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Susan Moretto (Principessina)
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CosĂŹ il piccolo principe addomesticĂČ la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina:
« Ah! » disse la volpe, « piangerĂČ.»
« La colpa Ú tua », disse il piccolo principe,
« io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi...»
« E' vero », disse la volpe.
« Ma piangerai! » disse il piccolo principe.
« E' certo », disse la volpe.
« Ma allora che ci guadagni? »
« Ci guadagno », disse la volpe, « il colore del grano. »
«Da te, gli uomini», disse il piccolo principe,
«coltivano cinquemila rose
nello stesso giardino...
e non trovano quello
che cercano...»
«Non lo trovano», ripetei.
«E tuttavia quello che cercano potrebbe essere
trovato in una sola rosa o in un po' d'acqua...»
«Certo», confermai.
E il piccolo principe soggiunse:
«Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore.»
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Antoine de Saint-Exupéry (Il piccolo principe)
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Il existe deux ensembles de principes. Les principes de pouvoir et de privilÚge et les principes de vérité et de justice. Si vous courez aprÚs le pouvoir et les privilÚges, ce sera toujours au détriment de la vérité et de la justice.
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Noam Chomsky
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Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerĂČ ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterĂ la mia felicitĂ . Quando saranno le quattro, incomincerĂČ ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirĂČ il prezzo della felicitĂ !
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Antoine de Saint-Exupéry (Il Piccolo Principe)
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Efrosin aveva piantato un seme, come sicuramente lui aveva lasciato il suo in quello del principe. Era il seme dell'amicizia, dell'affetto e -ancora peggio - dell'amore. Dmitri si rese quindi conto che, baciando le labbra rosse e morsicate di Efrosin e avendo assaporato la sensazione del suo corpo che si stringeva e tremava attorno al suo, quel seme sarebbe stata la sua rovina
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Leta Blake (Levity (Gay Fairy Tales #1))
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Le principal ennemi du langage clair, c'est l'hypocrisie. Quand il y a un fossĂ© entre les objectifs rĂ©els et les objectifs dĂ©clarĂ©s, on a presque instinctivement recours aux mots interminables et aux locutions rabĂąchĂ©es, Ă la maniĂšre d'une seiche qui projette son encre. A notre Ă©poque, il n'est plus concevable de "ne pas s'occuper de politique". Tous les problĂšmes sont des problĂšmes politiques, et la politique elle-mĂȘme n'est qu'un amas de mensonges, de faux-fuyants, de sottise, de haine et de schizophrĂ©nie.
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George Orwell (Such, Such Were the Joys)
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Mais moi, qu'ai-je de commun avec ces femmes inconsidérées ? Quand m'avez-vous vue m'écarter des rÚgles que je me suis prescrites, et manquer à mes principes ? Je dis mes principes, et je le dis à dessein : car ils ne sont pas, comme ceux des autres femmes, donnés au hasard, reçus sans examen et suivis par habitude ; ils sont le fruit de mes profondes réflexions ; je les ai crées, et je puis dire que je suis mon ouvrage.
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Pierre Choderlos de Laclos (Les Liaisons dangereuses)
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Zeke inclinĂČ la testa, come se stesse ponderando attentamente quanto Gabe gli diceva. «PerchĂ©, tu ce lâhai? Il buongusto estetico, intendo.»
Gabe rimase spiazzato. Di tutte le risposte che poteva riceve, questa era lâunica che non si aspettava. E che lo faceva un poâ incazzare.
«Sai una cosa, ragazzo dâoro? Il Principe Azzurro non ha mai insultato Cenerentola per il suo fottuto abito del ballo o per quelle cazzo di scarpette di cristallo. Quindi evita commenti sui vestiti della principessina.»
Questo sembrĂČ far vergognare Zeke, che arrossĂŹ e abbassĂČ lo sguardo.
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Susan Moretto (Principessina)
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Bor scoppiĂČ a ridere. Asia adorava il suo sorriso perchĂ© lui era un uomo virile come nessun altro, ma quelle poche volte che rideva, il viso si trasformava e a lei sembrava di poter leggere quellâanima complessa come fosse divenuta dâimprovviso trasparente, e quello che vi scorgeva era un individuo dalla sensibilitĂ distruggente e dal coraggio piĂč folle. Ecco perchĂ© lo amava in modo tanto doloroso e immenso, perchĂ© lui era la completezza. Lui era forte e fragile, sapeva amare e odiare, era la luce e le tenebre, ma solo a lei era permesso guardare nellâantro della bestia e trovarvi il principe.
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Eilan Moon (R.I.P. De Profundis (The R.I.P. Trilogy, #2))
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Qu'une goutee de vin tombe dans un verre d'eau; quelle que soit la loi du movement interne du liquide, nous verrons bientÎt se colorer d'une teinte rose uniforme et à partir de ce moment on aura beau agiter le vase, le vin et l'eau ne partaßtront plus pouvoir se séparer. Tout cela, Maxwell et Boltzmann l'ont expliqué, mais celui qui l'a vu plus nettement, dans un livre trop peu lu parce qu'il est difficile à lire, c'est Gibbs dans ses principes de la Mécanique Statistique.
Let a drop of wine fall into a glass of water; whatever be the law that governs the internal movement of the liquid, we will soon see it tint itself uniformly pink and from that moment on, however we may agitate the vessel, it appears that the wine and water can separate no more. All this, Maxwell and Boltzmann have explained, but the one who saw it in the cleanest way, in a book that is too little read because it is difficult to read, is Gibbs, in his Principles of Statistical Mechanics.
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Henri Poincaré (The Value of Science: Essential Writings of Henri Poincare (Modern Library Science))
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Giorni, mesi, per piantare il seme della fiducia, della speranza, e poi basta un proiettile vagante per avvelenare la terra, per trasformare il suo quartiere nel solito campo di battaglia. Tutti disseppelliscono lâascia di guerra, nellâaria fluttuano solo accuse e recriminazioni, sciocchezze cucinate nel pentolone dellâautocommiserazione e della infelicitĂ .
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Elia Pepperkamp (Il principe del popolo)
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Il Poeta Ăš simile al principe dei nembi, che vive tra le tempeste e si ride dell'arciere; esiliato sulla terra fra grida di scherno, le ali di gigante gl'impediscono di camminare.
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Charles Baudelaire (I fiori del male: 29 poesie)
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Ecco il mio segreto. Ă molto semplice: si vede solo con il cuore. L'essenziale Ăš invisibile agli occhi
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Antoine de Saint-Exupéry (Il Piccolo Principe)
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Ă talmente misterioso, il paese delle lacrime!
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Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince - Il Piccolo Principe: Bilingual parallel text - Bilingue con testo a fronte: English - Italian / Inglese - Italiano (Dual Language Easy Reader Vol. 33) (Italian Edition))
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Rubini schizzano via come gocce di sangue dal petto di un principe morente che si accascia nellâacqua, mormorando il nome di una donna.
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George R.R. Martin (A Clash of Kings (A Song of Ice and Fire, #2))
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«Dove sono gli uomini?» riprese infine il piccolo principe. «Si Ăš un po' soli nel desertoâŠÂ»
«Lo si Ú anche tra gli uomini» disse il serpente.
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Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince)
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It's the time you wasted on your rose that makes your rose so important.
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Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince - Il Piccolo Principe: Bilingual parallel text - Bilingue con testo a fronte: English - Italian / Inglese - Italiano (Dual Language Easy Reader Vol. 33) (Italian Edition))
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Lâharmonie, me disait-il, nâest quâun accessoire Ă©loignĂ© dans la musique imitative; il nây a dans lâharmonie proprement dite aucun principe dâimitation. Elle assure, il est vrai, les intonations; elle porte tĂ©moignage de leur justesse; et, rendant les modulations plus sensibles, elle ajoute de lâĂ©nergie Ă lâexpresson, et de la grĂące au chant. Mais câest de la seule mĂ©lodie que sort cette puissance invincible des accents passionĂ©s; câest dâelle que dĂ©rive tout le pouvoir de la musique sur lâĂąme. Formez les plus savantes successions dâaccords sans mĂ©lange de mĂ©lodie, vous serez ennuyĂ©s au bout dâun quart dâheure. De beaux chants sans aucune harmonie sont longtemps Ă lâĂ©preuve de lâennui. Que lâaccent du sentiment anime les chants les plus simples, ils seront intĂ©ressants. Au contraire, une mĂ©lodie qui ne parle point chante toujours mal, et la seule harmonie nâa jamais rien su dire au coeur.
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Jean-Jacques Rousseau (Julie, ou La nouvelle Heloise. Lettres de deux amans, habitans d'une petite ville au pied des Alpes. Recueillies et publiées Volume 2 (French Edition))
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La mia vita Ăš monotona. Io do la caccia ale galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciĂČ. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarĂ come illuminata. ConoscerĂČ un rumore di passi che sarĂ diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo mi farĂ uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiĂč in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me Ăš inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo Ăš triste! Ma tu hai i capelli color dell'oro. Allora sarĂ meraviglioso quando mi avrai addomesticato. E amerĂČ il rumore del vento nel grano...» disse la volpe.
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Antoine de Saint-Exupéry (Il piccolo principe)
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Un grand général doit savoir l'art des changements. S'il s'en tient à une connaissance vague de certains principes, à une application routiniÚre des rÚgles de l'art, si ses méthodes de commandement sont dépourvues de souplesse, s'il examine les situations conformément à quelques schémas, s'il prend ses résolutions d'une maniÚre mécanique, il ne mérite pas de commander.
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Sun Tzu (The Art of War)
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«Spero che tu non mi abbia molestato sessualmente mentre dormivo.»
«Per tua fortuna non sono cosĂŹ intraprendente», ammise lâuomo «ma non hai neppure chiuso la porta a chiave ieri sera.»
«Aspettavo che il mio principe azzurro venisse e mi rapisse, portandomi via con sé», rispose, mettendosi seduto sul letto.
«Temo che al posto del principe azzurro dovrai accontentarti solo di un prestante trentenne.»
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Cristiano Pedrini (La teoria del pettirosso (Italian Edition))
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Toute notre dignité consiste donc en la pensée. C'est de là qu'il nous faut relever et non de l'espace et de la durée, que nous ne saurions remplir. Travaillons donc à bien penser : voilà le principe de la morale.
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Blaise Pascal (Pensées)
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Les haines foisonnaient : haine contre les instituteurs primaires et contre les marchands de vin, contre les classes de philosophie, contre les cours d'histoire, contre les romans, les gilets rouges, les barbes longues, contre toute indĂ©pendance, toute manifestation individuelle ; car il fallait « relever le principe d'autoritĂ© », qu'elle s'exerçùt au nom de n'importe qui, qu'elle vĂźnt de n'importe oĂč, pourvu que ce fĂ»t la Force, l'Autorité ! Les
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Gustave Flaubert (L'éducation sentimentale)
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Come devono essere tristi, quei figli unici. Crescere in una casa piena di adulti, sempre in minoranza, sempre sconfitti, nemmeno un po' di quella stupidità sfrenata, niente scherzi da poter ripetere cento volte, nessuno con cui cantare, nessuno con cui litigare, nessuno con cui fare il principe, o lo schiavo [...] in seguito, quando i genitori cadono in disgrazia e diventano essere umani incasinati e banali e si trasformano pian piano da persone che si prendono cura di te in individui di cui ci si deve prendere cura, chi ci sarà ad affrontare con te quelle crescenti frustrazioni, a riflettere sulle migliaia di dettagli insignificanti di quella soap opera a lungo condivisa che non significa nulla per gli altri? E quando infine se ne saranno andati, chi si rivolgerà a te dicendoti: «SÏ, mi ricordo il cavalluccio a dondolo rosso... sÏ, mi ricordo il letto immaginario sotto il biancospino»?
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Mark Haddon (The Red House)
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She had a beautiful perfume and lit up my life. I should never have run away from her. I should have guessed at the tenderness beneath her pathetic strategies. Flowers are so inconsistent! But I was too young to know how to love herâŠ
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Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince - Il Piccolo Principe: Bilingual parallel text - Bilingue con testo a fronte: English - Italian / Inglese - Italiano (Dual Language Easy Reader Vol. 33) (Italian Edition))
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Toute ma vie, j'ai été habitué à ce que les autres se trompent sur mon compte. C'est le lot de tout homme public. Il lui faut une solide cuirasse; car s'il fallait donner des explications pour se justifier quand on se méprend sur vos intentions, la vie deviendrait insupportable. Je me suis fait une rÚgle de ne jamais intervenir pour rectifier ce genre d'erreur, à moins que ne l'exige la cause que je défends. Ce principe m'a épargné bien du temps et bien des tracas.
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Mahatma Gandhi (Non-Violent Resistance (Satyagraha))
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LâĂ©galitĂ©, sur le plan des matĂ©riaux, exige, si nous prĂ©tendons dĂ©finir et rĂ©aliser, quâils occupent tous une place identique, et jouent le mĂȘme rĂŽle. Ce qui est absurde. Le principe dâĂgalitĂ©
sâabĂątardit, alors, en principe dâIdentitĂ©.
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Antoine de Saint-Exupéry
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Un acte qui nous prouverait, ainsi qu'Ă lui-mĂȘme, qu'il Ă©tait rĂ©ellement possible de mettre en oeuvre les principes Ă©levĂ©s que nous avait enseignĂ©s Julian. Devoir, piĂ©tĂ©, loyautĂ©, sacrifice. Je me rappelle son reflet dans le miroir alors qu'il levait le revolver vers sa tĂȘte. Il avait une expression de concentration extatique, presque de triomphe, celle d'un plongeur de haut vol courant Ă l'extrĂ©mitĂ© du tremplin : joyeux, les yeux fermĂ©s, dans l'attente du grand plongeon.
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Donna Tartt (The Secret History)
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«Il primo a cadere fu Sytry, allora noto come Sartrael, ora principe della lussuria. E' stato lui a farci innamorare delle donne umane, Ăš stato lui a farmi innamorare di te. E pensare che lo stesso Michele e un angelo suo sottoposto, Anael, lo sbeffeggiavano dicendoci che dovevamo ripudiarlo per ciĂČ che aveva fatto. Gli stolti erano loro che non avevano per niente capito che era proprio grazie a lui che noi avevamo avuto il privilegio di conoscere l'amore e la passione. E' per lui che abbiamo combattuto»
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Diletta Brizzi (Elements Tales)
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A dispetto di tutti, io calpesterĂČ ancora, e piĂč d'una volta, questa nostra terra. E vi camminerĂČ, in carne e ossa, come per il passato, principe o contadino, sapiente o stupido; a volte sulla vetta della scala sociale, a volte stritolato dalla ruota del destino.
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Jack London (The Star Rover (Modern Library Classics))
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L'homme n'est qu'un roseau, le plus faible de la nature; mais c'est un roseau pensant. Il ne faut pas que l'univers entier s'arme pour l'écraser : une vapeur, une goutte d'eau, suffit pour le tuer. Mais, quand l'univers l'écraserait, l'homme serait encore plus noble que ce qui le tue, puisqu'il sait qu'il meurt, et l'avantage que l'univers a sur lui, l'univers n'en sait rien. Toute notre dignité consiste donc en la pensée. C'est de là qu'il faut nous relever et non de l'espace et de la durée, que nous ne saurions remplir. Travaillons donc à bien penser : voilà le principe de la morale. Ce n'est point de l'espace que je dois chercher ma dignité, mais c'est du rÚglement de ma pensée. Je n'aurai pas d'avantage en possédant des terres : par l'espace, l'univers me comprend et m'engloutit comme un point; par la pensée, je le comprends.
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Blaise Pascal
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«Non posso chiamarti Bella» dicevo, «perchĂ© non Ăš il tuo no-me. E Dulcie mi Ăš cosĂŹ poco familiare! Dunque ti chiamerĂČ Cenerentola. E ti ricorderĂČ che Cenerentola sposĂČ un principe. Io non sono un principe... ma...»
Lei m'interruppe.
«Cenerentola aveva una parte ben difficile da sostenere. Poteva essere sicura di diventare una principessa in piena regola? Perché, dopo tutto, non era che una piccola sguattera e...»
«Ora tocca al principe interrompere» ribattei. «E sai che cosa disse?»
«No.»
«"All'inferno!" disse il principe. E la baciĂČ.»
E l'azione seguĂŹ alla parola.
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Agatha Christie (The Murder on the Links (Hercule Poirot, #2))
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NĂš creda mai alcuno Stato poter pigliare partiti sicuri; anzi pensi d'avere a prenderli tutti dubbi; perchĂš si trova questo nellâordine delle cose, che mai si cerca fuggire uno inconveniente, che non s'incorra in un altro: ma la prudenza consiste in saper cognoscere la qualitĂ degli inconvenienti, e prendere il manco tristo per buono.
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NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
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A nessuno importerĂ quali individui siano stati modificati per costruire un romanzo. Lo so, câĂš sempre un certo tipo di lettore che si sentirĂ in dovere di chiedere: Ma che cosa Ăš successo veramente? La risposta Ăš semplice: gli amanti sopravvivono, felici. FinchĂ© resterĂ anche una sola copia, un unico dattiloscritto della mia stesura finale, la mia Arabella dall'animo sincero e il suo principe-dottore sopravviveranno per amarsi. Il problema in questi cinquantanove anni Ăš stato un altro: come puĂČ una scrittrice espiare le proprie colpe quando il suo potere assoluto di decidere dei destini altrui la rende simile a Dio? Non esiste nessuno, nessuna entitĂ superiore a cui possa fare appello, per riconciliarsi, per ottenere il perdono. Non câĂš nulla al di fuori di lei. Ă la sua fantasia a sancire i limiti e i termini della storia. Non câĂš espiazione per Dio, nĂ© per il romanziere, nemmeno se fossero atei. Ă sempre stato un compito impossibile, ed Ăš proprio questo il punto. Si risolve tutto nel tentativo. [...] Mi piace pensare che non sia debolezza nĂ© desiderio di fuga, ma un ultimo gesto di cortesia, una presa di posizione contro la dimenticanza e l'angoscia, permettere ai miei amanti di sopravvivere e vederli riuniti alla fine. Ho regalato loro la felicitĂ , ma non sono stata tanto opportunista da consentire che mi perdonassero, non proprio, non ancora.
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Ian McEwan (Atonement)
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Addio", disse. "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. Ă molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale Ăš invisibile agli occhi". "L'essenziale Ăš invisibile agli occhi", ripetĂ© il piccolo principe, per ricordarselo. "Ă il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosĂŹ importante". "Ă il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurrĂČ il piccolo principe per ricordarselo. "Gli uomini hanno dimenticato questa veritĂ . Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..." "Io sono responsabile della mia rosa..." ripetĂ© il piccolo principe per ricordarselo.
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Anonymous
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«Perché credi che stia facendo questa cosa? Questo viaggio, intendo? Per incontrare il principe azzurro? So bene che non siamo a Disney. La vita non Ú una fiaba. E non sono certo uno stupido che vive appollaiato su una nuvola.»
Sento una risata soffocata da parte di Travis. Beh, almeno ride. Sempre meglio dei sospiri e dellâaria annoiata.
«Tu ti sei appollaiato lĂŹ invece, Mack,» insiste. «Non ho mai incontrato qualcuno capace di tenere una conversazione di unâora sulla dieta vegetariana e dello scontro culturale. Tu sei rimasto appollaiato troppo a lungo su quella nuvola.»
«E tu, tu non sei altro che un brontolone solitario e abitudinario, incapace di vivere il momento, senza farti milioni di domande!» lo accuso con un tono infastidito.
Ă l'ora dei complimenti. Ci conosciamo solo da quattro giorni, e ci siamo giĂ scornati due volte. Come una coppia, come due fratelli, o come individui di una stessa rete di conoscenze che trascorrono parecchio tempo insieme e che si conoscono molto bene. Credo che lâesperienza con me sconvolga l'equilibrio abitudinario che Travis si Ăš creato, piĂč di quanto non pensi.
In ogni caso, io ne sono sconvolto.
«Ho già incontrato un matto come te, e mi basta per i prossimi trent' anni. Ho già avuto la mia dose di esempi, Mack.»
Viene da ridere anche a me, divertito dal vederlo cosĂŹ stupido, cosĂŹ asociale, non sa proprio come interagire con gli altri.
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Amheliie (Road)
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Le point final du processus dialectique represente l'esprit qui se reconnait comme l'ultime realite, et realise que tout ce qu'il a considere jusqu'alors comme etranger et hostile a lui-meme,
en verite, en fait partie integrante. Il s'agit simultanement d'un etat de connaissance absolue ou l'esprit s'identifie enfin comme etant l'ultime realite, mais aussi un etat de liberte totale dans lequel l'esprit, au lieu d'etre controlee par des forces exterieures, est capable d'organiser le monde d'une facon rationnelle. Il prend alors conscience que le monde est en fait lui-meme, et qu'il lui suffit simplement de mettre en oeuvre ses propres principes de rationalite afin de l'organizer rationalement.
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Peter Singer
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Ce principe Ă©tabli, il s'ensuit que la femme est faite spĂ©cialement pour plaire Ă l'homme. Si l'homme doit lui plaire Ă son tour, c'est d'une nĂ©cessitĂ© moins directe : son mĂ©rite est dans sa puissance ; il plaĂźt par cela seul qu'il est fort. Ce n'est pas ici la loi de l'amour, j'en conviens ; mais c'est celle de la nature, antĂ©rieure Ă l'amour mĂȘme.
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Jean-Jacques Rousseau (Emile, or On Education)
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« Il y aurait hypocrisie ou naïveté à croire que la loi est faite pour tout le monde au nom de tout le monde ; qu'il est plus prudent de reconnaßtre qu'elle est faite pour quelques-uns et qu'elle porte sur d'autres; qu'en principe elle oblige tous les citoyens, mais qu'elle s'adresse principalement aux classes les plus nombreuses et les moins éclairées »
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Michel Foucault
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The thing people donât understand about an army is its great, unpunctuated wastes of inaction: you have to scavenge for food, you are camped out somewhere with a rising water level because your mad capitaine says so, you are shifted abruptly in the middle of the night into some indefensible position, so you never really sleep, your equipment is defective, the gunners keep causing small unwanted explosions, the crossbowmen are either drunk or praying, the arrows are ordered up but not here yet, and your whole mind is occupied by a seething anxiety that things are going to go badly because il principe, or whatever little worshipfulness is in charge today, is not very good at the basic business of thinking.
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Hilary Mantel (Wolf Hall (Thomas Cromwell, #1))
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Il pianeta appresso era abitato da un ubriacone.
Questa visita fu molto breve, ma immerse il piccolo principe in una grande malinconia.
«Che cosa fai?» chiese all'ubriacone che stava in silenzio davanti a una collezione di bottiglie vuote e a una collezione di bottiglie piene.
«Bevo», rispose, in tono lugubre, l'ubriacone.
«PerchĂ© bevi?» domandĂČ il piccolo principe.
«Per dimenticare», rispose l'ubriacone.
"Per dimenticare che cosa?» s'informĂČ il piccolo principe che cominciava giĂ a compiangerlo.
«Per dimenticare che ho vergogna», confessĂČ l'ubriacone abbassando la testa.
«Vergogna di che?» insistette il piccolo principe che desiderava soccorrerlo.
«Vergogna di bere!» e l'ubriacone si chiuse in un silenzio definitivo.
Il piccolo principe se ne andĂČ perplesso.
I grandi, decisamente, sono molto, molto bizzarri, si disse durante il viaggio.
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Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince)
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! On y croit et on en a peur. VoilĂ le mal. Tant quâon nâaura pas dĂ©truit le respect pour ce qui est imprimĂ©, on nâaura rien fait ! Inspirez au public le goĂ»t des grandes choses et il dĂ©laissera les petites. â Ou plutĂŽt laissez les petites se dĂ©vorer entre elles. Je regarde comme un des bonheurs de ma vie de ne pas Ă©crire dans les journaux. Il en coĂ»te Ă ma bourse, mais ma conscience sâen trouve bien, ce qui est le principal.
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Gustave Flaubert (GUSTAVE FLAUBERT Correspondance: Tome 4 -1869-1875 (French Edition))
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Parlammo dei vari reparti che câerano in giro. Simeone pareva sollecito e conciliante.
«CâĂš posto anche per i badogliani» disse a un certo punto.
«Il posto câÚ» dissi io; «ma dove sono i badogliani?»
«No» disse lui. «I badogliani che dico io siete voi.»
«Tanti saluti» disse Enrico: «firmato Badoglio»; e si avviĂČ con Dante per tornare al campo. Lâuomo disse che doveva andare anche lui per le sue strade, ma io gli dissi: «Aspetta un momento», e mi misi a polemizzare con una certa foga.
«Stammi bene a sentire» gli dissi. «Noi non siamo badogliani, anzi siamo nemici personali di Badoglio. Badoglio Ú una carogna.»
Gli spiegai ben bene le mie vedute sul maresciallo e sui suoi colleghi, inoltre sul Re Imperatore e sul Principe di Piemonte; aggiunsi un appendice sui principini. «Dunque,» conclusi «se voi mettete fuori la chiacchiera che noi siamo badogliani, noi diremo che voi siete troskisti. Lo sai chi era Trotzki?»
«Era una carogna» disse Simeone.
«Sbagliato» dissi. «Era il creatore dellâArmata Rossa, il piĂč bravo dei compagni di Lenin; era bravo piĂč o meno come Lenin, e ancora piĂč brillante.»
«Non sarete mica troskisti?» disse Simeone.
«Ma sÏ» dissi; «lâala troskista dei badogliani.»
«Dimmelo tu cosa siete» disse lui; io fui tentato di dirgli: deviazionisti crociani di sinistra, ma poi gli dissi brevemente che eravamo studenti, e con chi eravamo lÏ, e perché.
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Luigi Meneghello (I piccoli maestri)
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Les rois, comme les femmes, croient que tout leur est dĂ». Quelque triste que soit ce principe, il est vrai, mais ne dĂ©flore point l'Ăąme. Placez vos sentiments purs en des lieux inaccessibles oĂč leurs fleurs soient passionnĂ©ment admirĂ©es, oĂč l'artiste rĂȘvera presque amoureusement au chef-d'Ćuvre. Les devoirs, mon ami, ne sont pas des sentiments. Faire ce qu'on doit n'est pas faire ce qui plaĂźt. Un homme doit aller mourir froidement pour son pays, et peut donner avec bonheur sa vie Ă une femme.
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Honoré de Balzac (Le Lys dans la vallée)
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Quant aux dĂ©ceptions que le monde peut vous faire Ă©prouver, je trouve que câest lui faire trop dâhonneur, il ne mĂ©rite pas cette importance. Pour moi, voici le principe : on a toujours affaire Ă des canailles. â On est toujours trompĂ©, dupĂ©, calomniĂ©, bafouĂ©. Mais il faut sây attendre. Et quand lâexception se prĂ©sente, remercier le Ciel. Câest pour cela que je nâoublie rien des plus petits bonheurs qui mâarrivent, pas une poignĂ©e de main cordiale, pas un sourire ! Tout est trĂ©sor pour les pauvres.
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Gustave Flaubert (GUSTAVE FLAUBERT Correspondance: Tome 4 -1869-1875 (French Edition))
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Se ordinassi a un generale di volare da un fiore all'altro come una farfalla, o di scrivere una tragedia, o di tramutarsi in un uccello di mare, e se il generale non eseguisse l'ordine ricevuto, di chi sarebbe il torto, mio o suo?"
"Sarebbe vostro", affermĂČ senza esitare il piccolo principe.
"Esatto. Bisogna esigere da ciascuno ciĂČ che ciascuno puĂČ fare", proseguĂŹ il re. "L'autoritĂ si fonda principalmente sulla ragione. Se ordini al tuo popolo di andarsi a gettare nel mare, farĂ la rivoluzione. Io ho il diritto di esigere obbedienza perchĂ© i miei ordini sono ragionevoli".
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Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince)
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Cette trop grande confiance dans les théories, qui cause tout le mal, vient souvent d'une mauvaise éducation scientifique, dont le savant doit ensuite se corriger. Mieux vaudrait souvent qu'il fût ignorant. Il n'a plus l'esprit libre ; il est enchaßné par des théories qu'il regarde comme vraies absolument. Un des plus grands écueils que rencontre l'expérimentateur, c'est donc d'accorder trop de confiance aux théories. Ce sont les gens que J'appellerai des systématiques.
L'enseignement contribue beaucoup Ă produire ce rĂ©sultat. Il arrive gĂ©nĂ©ralement que dans les livres et dans les cours on rend la science plus claire qu'elle n'est en rĂ©alitĂ©. C'est mĂȘme lĂ le mĂ©rite d'un enseignement de facultĂ© de prĂ©senter la science avec un ensemble systĂ©matique dans lequel on dissimule les lacunes pour ne pas rebuter les commençants dans la science. Or, les Ă©lĂšves prennent le goĂ»t des systĂšmes qui sont plus clairs et plus simples pour l'esprit, parce qu'on a simplifiĂ© sa science et Ă©laguĂ© tout ce qui Ă©tait obscur, et ils emportent de lĂ l'idĂ©e fausse que les thĂ©ories de la science sont dĂ©finitives et qu'elles reprĂ©sentent des principes absolus dont tous les faits se dĂ©duisent. C'est en effet ainsi qu'on les prĂ©sente systĂ©matiquement.
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Claude Bernard (Principes de Médecine expérimentale (French Edition))
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Les lois de la société ne sont pas celles de la gravité, souvent l'on tombe vers le haut plutÎt que vers le bas. L'ascension politique de notre ami fut la conséquence directe de la faute grave qu'il avait commise. Depuis, il en a commis d'autres par la force des choses... Les principes sont des attaches, des amarres; quand on les rompt, on se libÚre, mais à la maniÚre d'un gros ballon rempli d'hélium, et qui monte, monte, monte, donnant l'impression de s'élever vers le ciel, alors qu'il s'élÚve vers le néant. Notre ami est donc monté, monté; il est devenu puissant, célÚbre, et surtout riche, outrageusement riche.
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Amin Maalouf (ۧÙŰȘۧۊÙÙÙ)
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Tu sei il diavolo,â disse allora Guglielmo.
Jorge parve non capire. Se fosse stato veggente direi che avrebbe fissato il suo interlocutore con sguardo attonito. âIo?â disse.
âSĂŹ, ti hanno mentito. Il diavolo non Ăš il principe della materia, il diavolo Ăš l'arroganza dello spirito, la fede senza sorriso, la veritĂ che non viene mai presa dal dubbio. Il diavolo Ăš cupo perchĂ© sa dove va, e andando va sempre da dove Ăš venuto. Tu sei il diavolo e come il diavolo vivi nelle tenebre. Se volevi convincermi, non ci sei riuscito. Io ti odio, Jorge, e se potessi ti condurrei giĂč, per il pianoro, nudo con penne di volatili infilate nel buco del culo, e la faccia dipinta come un giocoliere e un buffone, perchĂ© tutto il monastero ridesse di te, e non avesse piĂč paura. Mi piacerebbe cospargerti di miele e poi avvoltolarti nelle piume, portarti al guinzaglio nelle fiere, per dire a tutti: costui vi annunciava la veritĂ e vi diceva che la veritĂ ha il sapore della morte, e voi non credevate alla sua parola, bensĂŹ alla sua tetraggine. E ora io vi dico che, nella infinita vertigine dei possibili, Dio vi consente anche di immaginarvi un mondo in cui il presunto interprete della veritĂ altro non sia che un merlo goffo, che ripete parole apprese tanto tempo fa.
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Umberto Eco (The Name of the Rose)
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Sentivo sempre piĂč il bisogno di raccogliere e conservare antichi volumi, e dâincaricare scrivani coscienziosi di trarne nuove copie. Nobile compito; non meno urgente - pensavo - dellâaiuto ai veterani o dei sussidi alle famiglie prolifiche e disagiate; qualche guerra, dicevo a me stesso, la miseria che la segue, un periodo di volgaritĂ e dâincultura sotto un cattivo principe basterebbero a far perire per sempre i pensieri pervenuti fino a noi mediante quei fragili oggetti di pergamena e dâinchiostro. Ogni uomo cosĂŹ fortunato da beneficiare, piĂč o meno, di quei legati di cultura, mi sembrava responsabile verso tutto il genere umano.
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Marguerite Yourcenar (Memoirs of Hadrian)
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De lâespĂšce dâĂąme qui a la plus haute autoritĂ© en nous, voici lâidĂ©e quâil faut sâen faire : câest que Dieu nous lâa donnĂ©e comme un gĂ©nie, et câest le principe que nous avons dit logĂ© au sommet de notre corps, et qui nous Ă©lĂšve de la terre vers notre parentĂ© cĂ©leste, car nous sommes une plante du ciel, non de la terre, nous pouvons lâaffirmer en toute vĂ©ritĂ©. Car Dieu a suspendu notre tĂȘte et notre racine Ă lâendroit oĂč lâĂąme fut primitivement engendrĂ©e et a ainsi dressĂ© tout notre corps vers le ciel. Or, quand un homme sâest livrĂ© tout entier Ă ses passions ou Ă ses ambitions et applique tous ses efforts Ă les satisfaire, toutes ses pensĂ©es deviennent nĂ©cessairement mortelles, et rien ne lui fait dĂ©faut pour devenir entiĂšrement mortel, autant que cela est possible, puisque câest Ă cela quâil sâest exercĂ©.
Mais lorsquâun homme sâest donnĂ© tout entier Ă lâamour de la science et Ă la vraie sagesse et que, parmi ses facultĂ©s, il a surtout exercĂ© celle de penser Ă des choses immortelles et divines, sâil parvient Ă atteindre la vĂ©ritĂ©, il est certain que, dans la mesure oĂč il est donnĂ© Ă la nature humaine de participer Ă lâimmortalitĂ©, il ne lui manque rien pour y parvenir ; et, comme il soigne toujours la partie divine et maintient en bon Ă©tat le gĂ©nie qui habite en lui, il doit ĂȘtre supĂ©rieurement heureux.
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Plato (Timaeus)
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Les discours et les Ă©crits politiques sont aujourd'hui pour l'essentiel une dĂ©fense de l'indĂ©fendable. Des faits tels que le maintien de la domination britannique en Inde, les purges et les dĂ©portations en Russie, le largage de bombes atomiques sur le Japon peuvent sans doute ĂȘtre dĂ©fendus, mais seulement Ă l'aide d'arguments d'une brutalitĂ© insupportable Ă la plupart des gens, et qui ne cadrent pas avec les buts affichĂ©s des partis politiques. Le langage politique doit donc principalement consister en euphĂ©mismes, pĂ©titions de principe et imprĂ©cisions nĂ©buleuses. Des villages sans dĂ©fense subissent des bombardements aĂ©riens, leurs habitants sont chassĂ©s dans les campagnes, leur bĂ©tail est mitraillĂ©, leurs huttes sont dĂ©truites par des bombes incendiaires : cela s'appelle la "pacification". Des millions de paysans sont expulsĂ©s de leur ferme et jetĂ©s sur les routes sans autre viatique que ce qu'ils peuvent emporter : cela s'appelle un "transfert de population" ou une "rectification de frontiĂšre". Des gens sont emprisonnĂ©s sans jugement pendant des annĂ©es, ou abattus d'une balle dans la nuque, ou envoyĂ©s dans les camps de bucherons de l'Arctique pour y mourir du scorbut : cela s'appelle l'"Ă©limination des Ă©lĂ©ments suspects". Cette phrasĂ©ologie est nĂ©cessaire si l'on veut nommer les choses sans Ă©voquer les images mentales correspondantes.
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George Orwell (Such, Such Were the Joys)
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La vie, désormais : la gestion des déchets. Que faire de la terre et des boues contaminées, des feuilles ?
Pour les dĂ©chets, on brĂ»le comme on peut, on enterre Ă la sauvette. Quand on brĂ»le, les incinĂ©rateurs rejettent dans l'air des poussiĂšres radioactives qui se reposent ailleurs, toujours un peu plus loin. On dĂ©contamine un lieu en en contaminant un autre : c'est un cercle vicieux. Ou alors, on nettoie Ă mains nues ou avec des gants et des masques, dans de grandes opĂ©rations citoyennes aussi spectaculaires qu'absurdes. Ce faisant, on ne fait qu'appliquer un des principes de base du nuclĂ©aire, oĂč le problĂšme des dĂ©chets n'est jamais rĂ©solu, il est remis Ă plus tard, infiniment et indĂ©finiment remis Ă plus tard. (p. 272)
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Michaël Ferrier (Fukushima : Récit d'un désastre)
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Il delinquente era una persona intelligente, coraggiosa, forte, d'etĂ matura, si chiamava Legros. Ebbene, vi dico, che lo crediate o no, che mentre saliva al patibolo piangeva. Ă mai possibile, dico io? Non Ăš un orrore? Via, chi puĂČ piangere di spavento? Che cosa succede all'anima in quei momenti? Fino a quali tormenti puĂČ essere spinta? Ă un oltraggio all'anima, niente altro che questo! Ă detto: "non uccidere", e allora, perchĂ© uno ha ucciso bisogna uccidere anche lui? No, non Ăš lecito.....
....Il dolore essenziale, quello piĂč forte, non Ăš quello delle ferite, Ăš il sapere con certezza che fra un'ora, poi fra dieci minuti, poi fra mezzo minuto, poi adesso, ecco, proprio ora, l'anima vola via dal corpo, e tu come persona non esisterai piĂč, e questo ormai con certezza. La cosa piĂč importante, ecco, Ăš questa certezza. Io ci credo a tal punto, che vi dirĂČ schiettamente la mia opinione. Uccidere per un'uccisione Ăš una punizione incomparabilmente piĂč grande dello stesso delitto. L'omicidio su sentenza Ăš incomparabilmente piĂč orribile dell'omicidio del delinquente.
Voi potete mettere un soldato davanti a un cannone in combattimento, e sparargli addosso, e lui continuerĂ a sperare, ma leggete a questo stesso soldato una sentenza che lo condanna con certezza, e lui impazzirĂ o si metterĂ a piangere. Chi ha detto che la natura umana Ăš capace di sopportare questo senza impazzire? No, non si puĂČ agire cosĂŹ con un uomo!
"il principe Myskin sulla pena di morte
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Fyodor Dostoevsky (The Idiot)
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Supposons dix hommes, dont chacun a dix sortes de besoins. Il faut que chacun, pour son nĂ©cessaire, s'applique Ă dix sortes de travaux ; mais, vu la diffĂ©rence de gĂ©nie et de talent, l'un rĂ©ussira moins Ă quelqu'un de ces travaux, l'autre Ă un autre. Tous, propres Ă diverses choses, feront les mĂȘmes, et seront mal servis. Formons une sociĂ©tĂ© de ces dix hommes, et que chacun s'applique, pour lui seul et pour les neuf autres, au genre d'occupation qui lui convient le mieux ; chacun profitera des talents des autres comme si lui seul les avait tous ; chacun perfectionnera le sien par un continuel exercice ; et il arrivera que tous les dix, parfaitement bien pourvus, auront encore du surabondant pour d'autres. VoilĂ le principe apparent de toutes nos institutions.
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Jean-Jacques Rousseau (Emile, or On Education)
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La Religion est utile et meÌme neÌcessaire aux Peuples. Cela nâest-il pas dit, soutenu, prouveÌ dans ce meÌme Ecrit? Loin dâattaquer les vrais principes de la Religion, lâAuteur les pose, les affermit de tout son pouvoir; ce quâil attaque, ce quâil combat, ce quâil doit combattre, câest le fanatisme aveugle, la superstition cruelle, le stupide preÌjugeÌ. Mais il faut, disent-ils, respecter tout cela. Mais pourquoi? Parce que câest ainsi quâon mene les Peuples. Oui, câest ainsi quâon les mene aÌ leur perte. La superstition est le plus terrible fleÌau du genre humain; elle abbrutit les simples, elle perseÌcute les sages, elle enchaiÌne les Nations, elle fait par tout cent maux effroyables: quel bien fait-elle? Aucun; si elle en fait, câest aux Tyrans; elle est leur arme la plus terrible, et cela meÌme est le plus grand mal quâelle ait jamais fait.â âil importe que lâEtat ne soit pas sans Religion, et cela importe par des raisons graves, sur lesquelles jâai par tout fortement insisteÌ: mais il vaudroit mieux encore nâen point avoir, que dâen avoir une barbare et perseÌcutante qui, tyrannisant les Loix meÌmes, contrarieroit les devoirs du Citoyen
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Jean-Jacques Rousseau (Le Contrat social, tome 3 et tome 4)
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Je ne considĂšre les souffrances et les joies d'autrui que par rapport Ă moi-mĂȘme, en tant que nourriture qui soutient les forces de mon Ăąme. Moi-mĂȘme, je ne suis pas capable d'aller jusqu'Ă la folie sous l'emprise de la passion. L'ambition chez moi est assujettie aux circonstances, mais elle s'est manifestĂ©e sous un autre aspect; car l'ambition n'est rien d'autre qu'une soif de puissance; or mon plaisir principal est de soumettre tout ceux qui m'entourent Ă ma volontĂ©. Ăveiller les sentiments d'amour, de fidĂ©litĂ© ou de crainte, n'est-ce pas lĂ les signes premiers et le grand triomphe d'un pouvoir absolu ? Ătre pour une personne la cause de souffrances ou de joies, sans avoir sur elle aucun droit positif, n'est-ce pas lĂ un aliment dĂ©licieux pour notre orgueil ? Et qu'est-ce que le bonheur ? Un orgueil rassasiĂ© ! Si je me considĂ©rait comme l'ĂȘtre le meilleur, le plus puissant du monde, je serais heureux; si tout m'aimaient, je trouverais en moi d'infinies sources d'amour. Le mal enfante le mal. La premiĂšre souffrance nous donne le secret du plaisir de torturer autrui. L'idĂ©e du mal ne peut entrer dans la tĂȘte d'un homme sans qu'il ait le dĂ©sir de l'appliquer Ă la rĂ©alitĂ©.
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Mikhail Lermontov (A Hero of Our Time)
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La jalousie ne m'est pas un sentiment inconnu, il est nĂ©anmoins trĂšs Ă©loignĂ© de moi. Je ne connais pas la possessivitĂ©, n'estimant pas qu'on dispose de prĂ©rogatives sur les ĂȘtres, je ne suis pas Ă l'aise avec la notion mĂȘme de propriĂ©tĂ©. Je respecte au plus haut point la libertĂ© de chacun (probablement parce que je ne supporterais pas qu'on entame la mienne). Je suis capable aussi, me semble-t-il, de discernement, et mĂȘme de dĂ©tachement. En tout cas, ce sont des qualitĂ©s qu'on m'attribue, mĂȘme Ă cet Ăąge-lĂ . GĂ©nĂ©ralement, je ne me comporte pas en envieux et j'ai toujours trouvĂ© avilissante l'agressivitĂ© hideuse des mĂ©gĂšres.
Sauf que tous mes beaux principes s'Ă©croulent en une seconde, la seconde de la jeune fille sautant au cou de Thomas. Parce que cette scĂšne tĂ©moigne d'une vie vĂ©cue en dehors de moi. Et me renvoie au vide, Ă l'inexistence de la façon la plus cruelle. Parce qu'elle montre ce qui m'est dissimulĂ© habituellement. Parce qu'elle raconte le charme du garçon tĂ©nĂ©breux et le nombre des tentatives qui doivent se produire afin de s'en approcher. Parce qu'elle offre une alternative au garçon dĂ©boussolĂ©, tiraillĂ©. En rĂ©alitĂ©, je ne supporte pas l'idĂ©e qu'on pourrait me le ravir. Que je pourrais le perdre. Je dĂ©couvre â pauvre imbĂ©cile  â la morsure du sentiment amoureux.
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Philippe Besson (« ArrĂȘte avec tes mensonges »)
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Mais les signes de ce qui m'attendait rĂ©ellement, je les ai tous nĂ©gligĂ©s. Je travaille mon diplĂŽme sur le surrĂ©alisme Ă la bibliothĂšque de Rouen, je sors, je traverse le square Verdrel, il fait doux, les cygnes du bassin ont reparu, et d'un seul coup j'ai conscience que je suis en train de vivre peut-ĂȘtre mes derniĂšres semaines de fille seule, libre d'aller oĂč je veux, de ne pas manger ce midi, de travailler dans ma chambre sans ĂȘtre dĂ©rangĂ©e. Je vais perdre dĂ©finitivement la solitude. Peut-on s'isoler facilement dans un petit meublĂ©, Ă deux. Et il voudra manger ses deux repas par jour. Toutes sortes d'images me traversent. Une vie pas drĂŽle finalement. Mais je refoule, j'ai honte, ce sont des idĂ©es de fille unique, Ă©gocentrique, soucieuse de sa petite personne, mal Ă©levĂ©e au fond. Un jour, il a du travail, il est fatiguĂ©, si on mangeait dans la chambre au lieu d'aller au restau. Six heures du soir cours Victor-Hugo, des femmes se prĂ©cipitent aux Docks, en face du Montaigne, prennent ci et ça sans hĂ©sitation, comme si elles avaient dans la tĂȘte toute la programmation du repas de ce soir, de demain peut-ĂȘtre, pour quatre personnes ou plus aux goĂ»ts diffĂ©rents. Comment font-elles ? [...] Je n'y arriverai jamais. Je n'en veux pas de cette vie rythmĂ©e par les achats, la cuisine. Pourquoi n'est-il pas venu avec moi au supermarchĂ©. J'ai fini par acheter des quiches lorraines, du fromage, des poires. Il Ă©tait en train d'Ă©couter de la musique. Il a tout dĂ©ballĂ© avec un plaisir de gamin. Les poires Ă©taient blettes au coeur, "tu t'es fait entuber". Je le hais. Je ne me marierai pas. Le lendemain, nous sommes retournĂ©s au restau universitaire, j'ai oubliĂ©. Toutes les craintes, les pressentiments, je les ai Ă©touffĂ©s. SublimĂ©s. D'accord, quand on vivra ensemble, je n'aurai plus autant de libertĂ©, de loisirs, il y aura des courses, de la cuisine, du mĂ©nage, un peu. Et alors, tu renĂącles petit cheval tu n'es pas courageuse, des tas de filles rĂ©ussissent Ă tout "concilier", sourire aux lĂšvres, n'en font pas un drame comme toi. Au contraire, elles existent vraiment. Je me persuade qu'en me mariant je serai libĂ©rĂ©e de ce moi qui tourne en rond, se pose des questions, un moi inutile. Que j'atteindrai l'Ă©quilibre. L'homme, l'Ă©paule solide, anti-mĂ©taphysique, dissipateur d'idĂ©es tourmentantes, qu'elle se marie donc ça la calmera, tes boutons mĂȘme disparaĂźtront, je ris forcĂ©ment, obscurĂ©ment j'y crois. Mariage, "accomplissement", je marche. Quelquefois je songe qu'il est Ă©goĂŻste et qu'il ne s'intĂ©resse guĂšre Ă ce que je fais, moi je lis ses livres de sociologie, jamais il n'ouvre les miens, Breton ou Aragon. Alors la sagesse des femmes vient Ă mon secours : "Tous les hommes sont Ă©goĂŻstes." Mais aussi les principes moraux : "Accepter l'autre dans son altĂ©ritĂ©", tous les langages peuvent se rejoindre quand on veut.
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Annie Ernaux (A Frozen Woman)
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Depuis la naissance de l'amour courtois, c'est un lieu commun que le mariage tue l'amour. Trop mĂ©prisĂ©e ou trop respectĂ©e, trop quotidienne, l'Ă©pouse n'est plus un objet Ă©rotique. Les rites du mariage sont primitivement destinĂ©s Ă dĂ©fendre l'homme contre la femme ; elle devient sa propriĂ©tĂ© : mais tout ce que nous possĂ©dons en retour nous possĂšde ; le mariage est pour l'homme aussi une servitude ; c'est alors qu'il est pris au piĂšge tendu par la nature : pour avoir dĂ©sirĂ© une fraĂźche jeune fille, le mĂąle doit pendant toute sa vie nourrir une Ă©paisse matrone, une vieillarde dessĂ©chĂ©e ; le dĂ©licat joyau destinĂ© Ă embellir son existence devient un odieux fardeau : Xanthippe est un des types fĂ©minins dont les hommes ont toujours parlĂ© avec le plus d'horreur. Mais lors mĂȘme que la femme est jeune il y a dans le mariage une mystification puisque prĂ©tendant socialiser l'Ă©rotisme, il n'a rĂ©ussi qu'Ă le tuer. C'est que l'Ă©rotisme implique une revendication de l'instant contre le temps, de l'individu contre la collectivitĂ© ; il affirme la sĂ©paration contre la communication ; il est rebelle Ă toute rĂ©glementation ; il contient un principe hostile Ă la sociĂ©tĂ©. Jamais les mĆurs ne sont pliĂ©es Ă la rigueur des institutions et des lois : c'est contre elles que l'amour s'est de tout temps affirmĂ©. Sous sa figure sensuelle, il s'adresse en GrĂšce et Ă Rome Ă des jeunes gens ou Ă des courtisanes ; charnel et platonique Ă la fois, l'amour courtois est toujours destinĂ© Ă l'Ă©pouse d'un autre.
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Simone de Beauvoir
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On s'Ă©tait trompĂ©. L'erreur qu'on avait faite, en quelques secondes, a gagnĂ© tout l'univers. Le scandale Ă©tait Ă l'echelle de Dieu. Mon petit frĂšre Ă©tait immortel et on ne l'avait pas vu. L'immortalitĂ© avait Ă©tĂ© recelĂ©e par le corps de ce frĂšre tandis qu'il vivait et nous, on n'avait pas vu que c'Ă©tait dans ce corps-lĂ que se trouvait ĂȘtre logĂ©e l'immortalitĂ©. Le corps de mon frĂšre Ă©tait mort. L'immortalitĂ© Ă©tait morte avec lui. Et ainsi allait le monde maintenant, privĂ© de ce corps visitĂ©, et de cette visite. On s'Ă©tait trompĂ© complĂštement. L'erreur a gagnĂ© tout l'univers, le scandale. [...] Il faudrait prĂ©venir les gens de ces choses-lĂ . Leur apprendre que l'immortalitĂ© est mortelle, qu'elle peut mourrir, que c'est arrivĂ©, que cela arrive encore. Qu'elle ne se signale pas en tant que telle, jamais, qu'elle est la duplicitĂ© absolue. Qu'elle n'existe pas dans le dĂ©tail mais seulement dans le principe. Que certaines personnes peuvent en recĂ©ler la prĂ©sence, Ă condition qu'elles ignorent le faire. De mĂȘme que certaines autres personnes peuvent en dĂ©celer la prĂ©sence chez ces gens, Ă la mĂȘme condition, qu'elles ignorent le pouvoir. Que c'est tandis qu'elle se vit que la vie est immortelle, tandis qu'elle est en vie. Que l'immortalitĂ© ce n'est pas un question de plus ou moins de temps, que ce n'est pas une question d'immortalitĂ©, que c'est une question d'autre chose qui reste ignorĂ©. Que c'est aussi faux de dire qu'elle est sans commencement ni fin que de dire qu'elle commence et qu'elle finit avec la vie de l'esprit du moment que c'est l'esprit qu'elle participe et de la poursuite du vent. Regardez les sables morts des dĂ©serts, le corps mort des enfants : l'immortalitĂ© ne passe pas par lĂ , elle s'arrĂȘte et contourne.
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Marguerite Duras (L'Amant)
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Nous entrons dans un temps oĂč il deviendra particuliĂšrement difficile de « distinguer lâivraie du bon grain », dâeffectuer rĂ©ellement ce que les thĂ©ologiens nomment le « discernement des esprits », en raison des manifestations dĂ©sordonnĂ©es qui ne feront que sâintensifier et se multiplier, et aussi en raison du dĂ©faut de vĂ©ritable connaissance chez ceux dont la fonction normale devrait ĂȘtre de guider les autres, et qui aujourdâhui ne sont trop souvent que des « guides aveugles ». On verra alors si, dans de pareilles circonstances, les subtilitĂ©s dialectiques sont de quelque utilitĂ©, et si câest une « philosophie », fĂ»t-elle la meilleure possible, qui suffira Ă arrĂȘter le dĂ©chaĂźnement des « puissances infernales » ; câest lĂ encore une illusion contre laquelle certains ont Ă se dĂ©fendre, car il est trop de gens qui, ignorant ce quâest lâintellectualitĂ© pure, sâimaginent quâune connaissance simplement philosophique, qui, mĂȘme dans le cas le plus favorable, est Ă peine une ombre de la vraie connaissance, est capable de remĂ©dier Ă tout et dâopĂ©rer le redressement de la mentalitĂ© contemporaine, comme il en est aussi qui croient trouver dans la science moderne elle-mĂȘme un moyen de sâĂ©lever Ă des vĂ©ritĂ©s supĂ©rieures, alors que cette science nâest fondĂ©e prĂ©cisĂ©ment que sur la nĂ©gation de ces vĂ©ritĂ©s. Toutes ces illusions sont autant de causes dâĂ©garement ; bien des efforts sont par lĂ dĂ©pensĂ©s en pure perte, et câest ainsi que beaucoup de ceux qui voudraient sincĂšrement rĂ©agir contre lâesprit moderne sont rĂ©duits Ă lâimpuissance, parce que, nâayant pas su trouver les principes essentiels sans lesquels toute action est absolument vaine, ils se sont laissĂ© entraĂźner dans des impasses dont il ne leur est plus possible de sortir.
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René Guénon (The Crisis of the Modern World)
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Mais la question ne se rĂ©duit pas seulement Ă l'ennui que procure cette gent Ă©crivassiĂšre ; il faut aussi souligner sa nocivitĂ©, car la « stupiditĂ© intelligente », surtout dans l'Italie actuelle, est remarquablement organisĂ©e. C'est une sorte de franc-maçonnerie implantĂ©e dans diffĂ©rents milieux et qui dĂ©tient pratiquement toutes les positions-clĂ©s de l'Ă©dition, lorsque celles-ci ne sont pas dĂ©jĂ tenues et contrĂŽlĂ©es par des Ă©lĂ©ments de gauche. Ses reprĂ©sentants possĂšdent un flair trĂšs dĂ©veloppĂ© pour reconnaĂźtre immĂ©diatement ceux qui ont une nature diffĂ©rente et pour les frapper d'ostracisme. Nous donnerons Ă ce sujet un exemple banal mais significatif II existe en Italie un groupe d'intellectuels rassemblĂ©s autour d'une revue assez largement diffusĂ©e et bien faite, qui se voudrait anticonformiste et qui critique volontiers le rĂ©gime politique et les moeurs d'aujourd'hui. Mais cette revue s'est bien gardĂ©e de contacter les rares auteurs qui pourraient lui donner, si elle voulait faire un travail sĂ©rieux, une base positive en matiĂšre de principes et de vision traditionnelle du monde. Ces auteurs ne sont pas seulement ignorĂ©s, ils sont aussi rejetĂ©s, exactement comme fait la presse de gauche, prĂ©cisĂ©ment parce qu'on sent que ce sont des hommes d'une autre trempe. Cela montre clairement que ce brillant anticonformisme n'est qu'un moyen pour se faire remarquer et pour parader, tout restant sur le plan du dilettantisme. Au demeurant, le fondateur de la revue en question, mort il y a quelques annĂ©es, n'hĂ©sita pas Ă dire un jour que si un rĂ©gime diffĂ©rent existait aujourd'hui, il changerait probablement de camp, de façon Ă ĂȘtre toujours dans l'« opposition» - le but, Ă©videmment, Ă©tant de « briller » et d'Ă©taler son « intelligence ».
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Julius Evola (L'arco e la clava)
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Faut-il regretter le temps des guerres "Ă sens" ? souhaiter que les guerres d'aujourd'hui "retrouvent" leur sens perdu ? le monde irait-il mieux, moins bien, indiffĂ©remment, si les guerres avaient, comme jadis, ce sens qui les justifiait ? Une part de moi, celle qui a la nostalgie des guerres de rĂ©sistance et des guerres antifascistes, a tendance Ă dire : oui, bien sĂ»r ; rien n'est plus navrant que la guerre aveugle et insensĂ©e ; la civilisation c'est quand les hommes, tant qu'Ă faire, savent Ă peu prĂšs pourquoi ils se combattent ; d'autant que, dans une guerre qui a du sens, quand les gens savent Ă peu prĂšs quel est leur but de guerre et quel est celui de leur adversaire, le temps de la raison, de la nĂ©gociation, de la transaction finit toujours par succĂ©der Ă celui de la violence ; et d'autant (autre argument) que les guerres sensĂ©es sont aussi celles qui, par principe, sont les plus accessibles Ă la mĂ©diation, Ă l'intervention - ce sont les seules sur lesquelles des tiers, des arbitres, des observateurs engagĂ©s, peuvent espĂ©rer avoir quelque prise...Une autre part hĂ©site. L'autre part de moi, celle qui soupçonne les guerres Ă sens d'ĂȘtre les plus sanglantes, celle qui tient la "machine Ă sens" pour une machine de servitude et le fait de donner un sens Ă ce qui n'en a pas, c'est-Ă -dire Ă la souffrance des hommes, pour un des tours les plus sournois par quoi le Diabolique nous tient, celle qui sait, en un mot, qu'on n'envoie jamais mieux les pauvres gens au casse-pipe qu'en leur racontant qu'ils participent d'une grande aventure ou travaillent Ă se sauver, cette part-lĂ , donc, rĂ©pond : "non ; le pire c'Ă©tait le sens"; le pire c'est, comme disait Blanchot, "que le dĂ©sastre prenne sens au lieu de prendre corps" ; le pire, le plus terrible, c'est d'habiller de sens le pur insensĂ© de la guerre ; pas question de regretter, non, le "temps maudit du sens". (ch. 10
De l'insensé, encore)
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Bernard-Henri Lévy (War, Evil, and the End of History)
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Les auteurs musulmans considĂšrent la personnalitĂ© comme le produit de la constitution innĂ©e modifiĂ©e par les facteurs de lâenvironnement. La constitution innĂ©e inclue lâhĂ©rĂ©ditĂ© physique et psychologique, la combinaison des quatre Ă©lĂ©ments, câest-Ă -dire le feu, lâair, lâeau, et la terre, dans leurs mode de chaud, sec, froid, et humide, et la correspondance de cette combinaison avec les signes du zodiaque et les diffĂ©rentes planĂštes. Câest une question trĂšs complexe en raison du nombre indĂ©fini de permutations possibles. La source de confusion pour les esprits modernes vient du matĂ©rialisme ambiant qui les pousse Ă tout prendre au pied de la lettre et Ă oublier que lâintention derriĂšre les quatre Ă©lĂ©ments nâa jamais Ă©tĂ© de les identifier avec leurs Ă©quivalents familiers dans le monde visible. Sâils sont appelĂ©s feu, air, eau et terre, câest simplement pour indiquer une correspondance entre eux et les Ă©lĂ©ments visibles. Ces quatre Ă©lĂ©ments sont Ă lâorigine de toute matiĂšre et eux-mĂȘmes originaires dâun principe commun, lâHylĂ© indiffĂ©renciĂ© (hayĂ»lĂą, câest-Ă -dire la matiĂšre primordiale.)
Il en est de mĂȘme de la correspondance entre les sept cieux et les sept planĂštes. Chaque ciel est dĂ©signĂ© par le nom de la planĂšte qui lui correspond le mieux, mais les cieux ne peuvent nullement ĂȘtre identifiĂ©s avec les orbites de ces planĂštes, car les planĂštes sont dans le ciel visible alors que les cieux sont dans le domaine subtile et invisible. Ces termes ne sont pris dans un sens littĂ©ral que si on perd de vue la correspondance entre les diffĂ©rents degrĂ©s, ou dimensions, de lâexistence. Ces correspondances et leurs implications pour la mĂ©decine, la psychologie et les autres sciences, furent comprises par de nombreuses civilisations antĂ©rieures Ă lâislam, et ne sont pas spĂ©cifiquement islamiques. Les musulmans, quâils fussent savants, religieux, philosophes ou soufis, les percevaient comme possĂ©dant une base de vĂ©ritĂ© et les adoptĂšrent avec quelques diffĂ©rences mineures selon les Ă©coles. Un tel point de vue est nĂ©anmoins devenu si Ă©tranger Ă la mentalitĂ© dâaujourdâhui, et il est si peu probable quâelle prĂ©sente un intĂ©rĂȘt en pratique, que nous nâen poursuivrons pas lâĂ©tude ici.
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Mostafa al-Badawi (Man and the Universe: An Islamic Perspective)
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PEER GYNT
L'Ăąme, souffle et lumiĂšre du verbe, te viendra
plus tard, ma fille Quand, en lettres d'or, sur le
fond rose de l'Orient, apparaĂźtront ces mots :
Voici le jour, alors commenceront les leçons ; ne crains rien, tu seras instruite. Mais je serais un sot de vouloir, dans le calme de cette tiĂšde nuit,me parer de quelques baillons d'un vieux savoir usĂ©, pour te traiter en maĂźtre d'Ă©cole. AprĂšs tout, le principal, quand on y rĂ©flĂ©chit, ce n'est point l'Ăąme, c'est le cĆur.
ANITRA
Parle seigneur. Quand tu parles, il me semble
voir comme des lueurs d'opale.
PBER GYNT
La raison poussĂ©e Ă l'excĂšs est de la bĂȘtise. La
poltronnerie s'Ă©panouit en cruautĂ©. L'exagĂ©ration de la vĂ©ritĂ©, c'est de la sagesse Ă l'envers. Oui, mon enfant, le diable m'emporte s'il n'y a pas de par le monde des ĂȘtres gavĂ©s d'Ăąme qui n'en ont que plus de peine Ă voir clair. J'ai connu un individu de cette sorte, une vraie perle pourtant, qui a manquĂ© son but et perdu la boussole.
Vois-tu ce désert qui entoure l'oasis? Je n'aurais qu'à agiter mon turban pour que les flots de l'Océan en comblassent toute l'étendue. Mais je serais un imbécile de créer ainsi des continents et des mers nouvelles. Sais-tu, ce que c'est que de vivre?
ANITRA
Enseigne-le-moi.
PEER GYNT
C'est planer au-dessus du temps qui coule, en
descendre le courant sans se mouiller les pieds, et sans jamais rien perdre de soi-mĂȘme. Pour ĂȘtre celui qu'on est, ma petite amie, il faut la force de l'Ăąge! Un vieil aigle perd son piumage, une vieille rosse son allure, une vieille commĂšre ses dents. La peau se ride, et l'Ăąme aussi. Jeunesse ! jeunesse ! Par toi je veux rĂ©gner non sur les palmes et les vignes de quelque Gyntiana, mais sur la pensĂ©e vierge d'une femme dont je serai le sultan ardent et vigoureux. Je t'ai fait, ma petite, la grĂące de te sĂ©duire, d'Ă©lire ton cĆur pour y fonder un kalifat nouveau. Je veux ĂȘtre le maĂźtre de tes soupirs. Dans mon
royaume, j'introduirai le régime absolu. Nous
séparer sera la mort... pour toi, s'entend. Pas une fibre, pas une parcelle de toi qei ne m'appartienne. Ni oui, ni non, tu n'auras d'autre volonté que la mienne. Ta chevelure, noire comme la nuit, et tout ce qui, chez toi, est doux à nommer, s'inclinera devant mon pouvoir souverain. Ce seront mes jardins de Babylone.
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Henrik Ibsen (Peer Gynt)
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- Auzi domnule, cum domn'e?, as putea eu sa accept vreodata sau sa fiu obligat de acest Burtica sau chiar conditionat, auzi! conditionat!
- La ce va referiti, Dom' Preda?
- Cum ba, tu esti pe lumea cealalta de nu intelegi?
Imi vorbea de parca eu as fi fost acolo sa stiu ce a vorbit el cu Burtica. Pana la urma s-a hotarat sa ma lamureasca si pe mine.
- Uite ce mi-a zis, nea Tecu, cica, tov. Preda, dumneavoastra cunoasteti parerile noastre cu privire la puterea si capacitatea de gandire a tov Nicolae Ceausescu. Stiti cu totii ca dansul e un geniu, ca are gandire creatoare in politica tarii noastre, ca el e ctitorul neegalat de nimeni in privinta indicatiilor novatoare, de construire a socialismului, cum de altfel si a culturii, precum si a cunoasterii istoriei patriei noastre. De aceea m-am gandit ca impreuna sa ajungem la un acord si sa aratam ca in cartea pe care ati scris-o pana acum din romanul Delirul, dumneavoastra ati avut ca model persoana dansului. Descrierea actiunilor din timpul celui de-al doilea razboi mondial il infatiseaza ca un personaj principal, curajos, capabil, credincios comunismului si luptator pentru infrangerea fascismului si a Germaniei hitleriste.
- Si dumneavoastra ce ati raspuns?
- I-am zis ca nu pricep la ce se refera. Cum, tov Preda, n-ai inteles la cine ma refer eu? Te rog sa il prezinti ca personaj principal al romanului Delirul in volumul al doilea.
Dupa cum mi-a povestit el in continuare, am inteles ca Preda ramasese inmarmurit pe scaun si nu-i venea sa creada ca tot ce auzise din gura lui Burtica era aievea. Si ca Burtica s-a ridicat in picioare si s-a proptit cu ambele maini in marginea biroului si i-a repetat: "Cred ca ne-am inteles sau, mai bine zis, ai inteles, domnu' Preda in privinta recomandarii mele prin aceea de a indeplini vointa sefului statului nostru de a il prezenta cu toate meritele in locul lui Niculae, personajul dumneavoastra din volumul I, inlocuindu-l discret cu Niculae Ceausescu, atribuindu-i lui toate meritele.
Dupa ce s-a mai linistit a inceput sa-mi spuna mie cu vocea unui copil batut pe nedrept de parinti:
- Vezi, ma, Dumitrescule, cum te obliga cizmarul asta nenorocit, care nu stie nici sa scrie, nici sa citeasca, si nici macar sa vorbeasca, te obliga sa il incluzi pe el in toate operele literaturii romane? El habar n-are de nimic, dar de, EL detine puterea si ce vrea el si cum vrea el noi trebuie sa executam. Inclusiv eu sa-l introduc in volumul doi al Delirului. Cum sa-l introduc in cartea mea cand nu stiu nimic despre el? Ba stiu ceva. Ca a facut politica asa de buna ca a dus tara de rapa. I-am zis lui Burtica sa ma scuze, dar nu pot scrie despre un om despre a carui viata si cultura nu stiu nimic.
- Si tov. Burtica n-a zis nimic?
- Cum sa nu zica? A zis. Si inca ce-a zis. Bine, tov. Preda, dar te avertizez, numai sa incepi sa scrii ceva din volumul al doilea al romanului Delirul si vorbim altfel. Trebuia sa il introduci si in volumul I, dar hai, treaca-mearga. Acum trebuie sa il bagi in vol. II.
- Dom Burtica, dar v-am spus ca nu pot, nu pot. Ei, daca nu poti, cat voi trai eu si dumneata, acest volum II din Delirul sa stii de la mine ca nu va aparea.
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Savu Dumitrescu (Marin Preda Ăntre ViaÈÄ Èi Moarte)
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Jâai Ă©tĂ© obligĂ© de remonter, pour vous montrer le lien des idĂ©es et des choses, Ă une sorte dâorigine de ces rĂ©serves en vous disant que si lâhumanitĂ© avait fait ce quâelle a fait, et qui en somme a fait lâhumanitĂ© rĂ©ciproquement, câest parce que depuis une Ă©poque immĂ©moriale elle avait su se constituer des rĂ©serves matĂ©rielles, que ces rĂ©serves matĂ©rielles avaient créé des loisirs, et que seul le loisir est fĂ©cond ; car câest dans le loisir que lâesprit peut, Ă©loignĂ© des conditions strictes et pressantes de la vie, se donner carriĂšre, sâĂ©loigner de la considĂ©ration immĂ©diate des besoins et par consĂ©quent entamer, soit sous forme de rĂȘverie, soit sous forme dâobservation, soit sous forme de raisonnement, la constitution dâautres rĂ©serves, qui sont les rĂ©serves spirituelles ou intellectuelles.
Jâavais ajoutĂ©, pour me rapprocher des circonstances prĂ©sentes, que ces rĂ©serves spirituelles nâont pas les mĂȘmes propriĂ©tĂ©s que les rĂ©serves matĂ©rielles. Les rĂ©serves intellectuelles, sans doute, ont dâabord les mĂȘmes conditions Ă remplir que les rĂ©serves matĂ©rielles, elles sont constituĂ©es par un matĂ©riel, elles sont constituĂ©es par des documents, des livres, et aussi par des hommes qui peuvent se servir de ces documents, de ces livres, de ces instruments, et qui aussi sont capables de les transmettre Ă dâautres. Et je vous ai expliquĂ© que cela ne suffisait point, que les rĂ©serves spirituelles ou intellectuelles ne pouvaient passer, Ă peine de dĂ©pĂ©rir tout en Ă©tant conservĂ©es en apparence, en lâabsence dâhommes qui soient capables non seulement de les comprendre, non seulement de sâen servir, mais de les accroĂźtre. Il y a une question : lâaccroissement perpĂ©tuel de ces rĂ©serves, qui se pose, et je vous ai dit, lâexpĂ©rience lâa souvent vĂ©rifiĂ© dans lâhistoire, que si tout un matĂ©riel se conservait Ă lâĂ©cart de ceux qui sont capables non seulement de sâen servir mais encore de lâaugmenter, et non seulement de lâaccroĂźtre, mais dâen renverser, quelquefois dâen dĂ©truire quelques-uns des principes, de changer les thĂ©ories, ces rĂ©serves alors commencent Ă dĂ©pĂ©rir. Il nây a plus, le crĂ©ateur absent, que celui qui sâen sert, sâen sert encore, puis les gĂ©nĂ©rations se succĂšdent et lesâchoses quâon avait trouvĂ©es, les idĂ©es quâon avait mises en Ćuvre commencent Ă devenir des choses mortes, se rĂ©duisent Ă des routines, Ă des pratiques, et peu Ă peu disparaissent mĂȘme dâune civilisation avec cette civilisation elle-mĂȘme.
Et je terminais en disant que, dans lâĂ©tat actuel des choses tel que nous pouvons le constater autour de nous, il y a toute une partie de lâEurope qui sâest privĂ©e dĂ©jĂ de ses crĂ©ateurs et a rĂ©duit au minimum lâemploi de lâesprit, elle en a supprimĂ© les libertĂ©s, et par consĂ©quent il faut attendre que dans une pĂ©riode dĂ©terminĂ©e on se trouvera en prĂ©sence dâune grande partie de lâEurope profondĂ©ment appauvrie, dans laquelle, comme je vous le disais, il nây aura plus de pensĂ©e libre, il nây aura plus de philosophie, plus de science pure, car toute la science aura Ă©tĂ© tournĂ©e Ă ses applications pratiques, et particuliĂšrement Ă des applications Ă©conomiques et militaires ; que mĂȘme la littĂ©rature, que mĂȘme lâart, et mĂȘme que lâesprit religieux dans ses pratiques diverses et dans ses recherches diverses auront Ă©tĂ© complĂštement diminuĂ©s sinon abolis, dans cette grande partie de lâEurope qui se trouvera parfaitement appauvrie. Et si la France et lâAngleterre savent conserver ce quâil leur faut de vie â de vie vivante, de vie active, de vie crĂ©atrice â en matiĂšre dâintellect, il y aura lĂ un rĂŽle immense Ă jouer, et un rĂŽle naturellement de premiĂšre importance pour que la civilisation europĂ©enne ne disparaisse pas complĂštement.
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Paul Valéry (Cours de poétique (Tome 1) - Le corps et l'esprit (1937-1940) (French Edition))