â
Io non ho mai sentito tanto di vivere quanto amando, benchĂ© tutto il resto del mondo fosse per me come morto. Lâamore Ăš la vita e il principio vivificante della natura, come lâodio il principe distruggente e mortale. Le cose son fatte per amarsi scambievolmente, e la vita nasce da questo.
â
â
Giacomo Leopardi (Zibaldone di pensieri)
â
Tesoro, sai come si dice: bisogna baciare molti rospi prima di trovare il principe.
â
â
E.L. James (Fifty Shades of Grey (Fifty Shades, #1))
â
Devo pur sopportare qualche bruco
se voglio conoscere le farfalle,
sembra che siano cosĂŹ belle...
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (Il piccolo principe)
â
Il ne fait aucun doute pour moi que la sagesse est le but principal de la vie et c'est pourquoi je reviens toujours aux stoĂŻciens. Ils ont atteint la sagesse, on ne peut donc plus les appeler des philosophes au sens propre du terme. De mon point de vue, la sagesse est le terme naturel de la philosophie, sa fin dans les deux sens du mot. Une philosophie finit en sagesse et par lĂ mĂȘme disparaĂźt.
â
â
Emil M. Cioran (Oeuvres)
â
L'essenziale Ăš invisibile agli occhi
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (Il Piccolo Principe)
â
Solo i bambini sanno quello che cercano.
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince)
â
Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano).
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince)
â
Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarĂČ per te unica al mondo.
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (Il piccolo principe)
â
Ils ont découvert le principe de la «lettre volée» d'Edgar Allan Poe : le meilleur cachette est celle qui crÚve les yeux, car on pense toujours à aller chercher plus loin ce qui se trouve tout prÚs.
â
â
Bernard Werber (La Trilogie des Fourmis)
â
Certo che ti farĂČ del male. Certo che me ne farai. Certo che ce ne faremo. Ma questa Ăš la condizione stessa dellâesistenza. Farsi primavera, significa accettare il rischio dellâinverno. Farsi presenza, significa accettare il rischio dellâassenza.
â
â
Antoine de Saint-Exupéry
â
Quand lâesprit humain, absolument arrĂȘtĂ©, est complĂštement vide et calme, il est un miroir pur et net, capable de mirer lâessence ineffable et innommable du Principe lui-mĂȘme.
â
â
Lao Tzu (Lao Tseu: Tao Te King (French Edition))
â
J'ai un problĂšme avec la logique. Je n'ai jamais compris comment on pouvait dire une chose et son contraire. Jurer qu'on aime quelqu'un et le blesser, avoir un ami et l'oublier, se dire de la mĂȘme famille et s'ignorer comme des Ă©trangers, revendiquer des grands principes et ne pas les pratiquer, affirmer qu'on croit en Dieu et agir comme s'il n'existait pas, se prendre pour un hĂ©ros quand on se comporte comme un salaud. (p.173)
â
â
Jean-Michel Guenassia (Le Club des incorrigibles optimistes)
â
Ora so che il principe esiste davvero, che le persone che ami possono salvarti e che il destino potrebbe avere per tutti un piano piĂč vasto di quanto riusciamo a capire. Ora so che le fiabe possono diventare realtĂ , se soltanto hai il coraggio di continuare a crederci.
â
â
Kristin Harmel
â
Forse lo specchio porterĂ la mia immagine al principe. Forse puĂČ capitare che guardi in alto quando lo specchio sorvola il suo cielo, e allora vedrĂ la mia immagine. Forse seguirĂ lo specchio nel suo cammino e mi troverĂ qui.
â
â
Michael Ende (Momo)
â
Ognuno vede quello che tu pari, pochi sentono quello che tu se
â
â
NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe)
â
I grandi non capiscono mai niente da soli ed Ăš stancante, per i bambini, dar loro continuamente delle spiegazioni...
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince - Il Piccolo Principe: Bilingual parallel text - Bilingue con testo a fronte: English - Italian / Inglese - Italiano (Dual Language Easy Reader Vol. 33) (Italian Edition))
â
Il problema Ăš che la pace Ăš un lavoro troppo faticoso per chi ha coltivato a lungo lâeuforia della distruzione
â
â
Elia Pepperkamp (Il principe del popolo)
â
CiĂČ che abbellisce il deserto», disse il piccolo principe, «Ú che nasconde un pozzo in qualche luogo...»
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince)
â
Non si vede bene che con il cuore. L'essenziale Ăš invisibile agli occhi.
â
â
Antoine de Saint-Exupéry
â
Les stoïciens ont voulu soutenir que nos passions dépendent entiÚrement de notre volonté, et que nous pouvons les gouverner avec une autorité sans bornes; mais l'expérience les a contraint d'avouer, en dépit de leurs principes, qu'il ne faut pas peu de soins et d'habitude pour contenir et régler nos passions .
â
â
Baruch Spinoza (Ethics)
â
The thing people don't understand about an army is its great, unpunctuated wastes of inaction: you have to scavenge for food, you are camped out somewhere with a rising water level because your mad capitaine says so, you are shifted abruptly in the middle of the night into some indefensible position, so you never really sleep, your equipment is defective, the gunners keep causing small unwanted explosions, the crossbowmen are either drunk or praying, the arrows are ordered up but not here yet, and your whole mind is occupied by a seething anxiety that things are going to go badly because il principe, or whatever little worshipfulness is in charge today, is not very good at the basic business of thinking. It didn't take him many winters to get out of fighting and into supply. In Italy, you could always fight in the summer, if you felt like it. If you wanted to go out.
â
â
Hilary Mantel
â
Aveva ancora in mente il modo amichevole con cui il principe gli aveva parlato, e la gentilezza nei suoi occhi. Il principe Aldfrid lo vedeva come una meraviglia, come un potenziale bene prezioso, non come un mostro. Bruto sorrise e ricominciĂČ a canticchiare mentre saliva su per il sentiero
â
â
Kim Fielding (Brute)
â
Come sono fortunati gli attori! Loro possono scegliere se recitare in una tragedia o in una commedia, se soffrire o gioire, ridere o piangere. Ma nella vita reale Ăš diverso. Uomini e donne sono costretti per lo piĂč a interpretare personaggi che non sono tagliati per loro. Ai nostri Guildenstern tocca il ruolo di Amleto, e i nostri Amleti devono fare i buffoni come il principe Hal. Il mondo Ăš un palcoscenico, ma le parti sono mal distribuite.
â
â
Oscar Wilde
â
PerchĂ© lo fai, Bruto? PerchĂ© rischiare cosĂŹ tanto per lui?â
âLo amo.â
Per la sorpresa di Bruto, il Principe Aldfrid non si mostrĂČ arrabbiato. Anzi, fece un piccolo sorriso triste. âBene. Voglio dire, nonostante tutto sono contento che abbia almeno questo. Dei, era⊠era speciale.â
âLo Ăš ancora,â rispose Bruto in tono piatto
â
â
Kim Fielding (Brute)
â
-Vos livre sont classés selon quel principe? demandai-je.
-Le principe du désordre absolu, dit-il.
â
â
Jacques Poulin
â
I have to put up with a few caterpillars if I want to get to know the butterflies.
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince - Il Piccolo Principe: Bilingual parallel text - Bilingue con testo a fronte: English - Italian / Inglese - Italiano (Dual Language Easy Reader Vol. 33) (Italian Edition))
â
E fu di tanta virtĂč, etiam in privata fortuna, che chi ne scrive, dice: quod nihil illi deerat ad regnandum praeter regnum.
â
â
NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
â
Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore.
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince - Il Piccolo Principe: Bilingual parallel text - Bilingue con testo a fronte: English - Italian / Inglese - Italiano (Dual Language Easy Reader Vol. 33) (Italian Edition))
â
But, personally, I'm afraid I can't see sheep inside boxes. Perhaps I'm a bit like the grown-ups. I've had to grow old.
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince - Il Piccolo Principe: Bilingual parallel text - Bilingue con testo a fronte: English - Italian / Inglese - Italiano (Dual Language Easy Reader Vol. 33) (Italian Edition))
â
Sono tanto semplici gli uomini, e tanto ubbidiscono alle necessitĂ presenti, che colui che inganna, troverĂ sempre chi si lascerĂ ingannare.
â
â
NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
â
Non era perfetto, no. Non era il principe azzurro delle fiabe. A volte cercava di esserlo, ma a me piaceva di piĂč quando il castello si disfava
â
â
John Green (The Fault in Our Stars)
â
«Sai se vuole dichiararsi anche a scuola?»
«Non me ne ha ancora parlato.»
«E tu lo aiuterai in caso decidesse di farlo?»
Gabe sbuffĂČ, anche se i suoi occhi erano tristi. «Vorrei capire perchĂ© tutti chiedono il mio aiuto. Non sono il Principe Azzurro che salva la principessa in pericolo.»
In realtĂ io sono la principessina. Dovrei cominciare ad andare in giro con una tiara per farmi riconoscere.
â
â
Susan Moretto (Principessina)
â
CosĂŹ il piccolo principe addomesticĂČ la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina:
« Ah! » disse la volpe, « piangerĂČ.»
« La colpa Ú tua », disse il piccolo principe,
« io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi...»
« E' vero », disse la volpe.
« Ma piangerai! » disse il piccolo principe.
« E' certo », disse la volpe.
« Ma allora che ci guadagni? »
« Ci guadagno », disse la volpe, « il colore del grano. »
«Da te, gli uomini», disse il piccolo principe,
«coltivano cinquemila rose
nello stesso giardino...
e non trovano quello
che cercano...»
«Non lo trovano», ripetei.
«E tuttavia quello che cercano potrebbe essere
trovato in una sola rosa o in un po' d'acqua...»
«Certo», confermai.
E il piccolo principe soggiunse:
«Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore.»
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (Il piccolo principe)
â
Il existe deux ensembles de principes. Les principes de pouvoir et de privilÚge et les principes de vérité et de justice. Si vous courez aprÚs le pouvoir et les privilÚges, ce sera toujours au détriment de la vérité et de la justice.
â
â
Noam Chomsky
â
Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerĂČ ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterĂ la mia felicitĂ . Quando saranno le quattro, incomincerĂČ ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirĂČ il prezzo della felicitĂ !
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (Il Piccolo Principe)
â
Efrosin aveva piantato un seme, come sicuramente lui aveva lasciato il suo in quello del principe. Era il seme dell'amicizia, dell'affetto e -ancora peggio - dell'amore. Dmitri si rese quindi conto che, baciando le labbra rosse e morsicate di Efrosin e avendo assaporato la sensazione del suo corpo che si stringeva e tremava attorno al suo, quel seme sarebbe stata la sua rovina
â
â
Leta Blake (Levity (Gay Fairy Tales #1))
â
Le principal ennemi du langage clair, c'est l'hypocrisie. Quand il y a un fossĂ© entre les objectifs rĂ©els et les objectifs dĂ©clarĂ©s, on a presque instinctivement recours aux mots interminables et aux locutions rabĂąchĂ©es, Ă la maniĂšre d'une seiche qui projette son encre. A notre Ă©poque, il n'est plus concevable de "ne pas s'occuper de politique". Tous les problĂšmes sont des problĂšmes politiques, et la politique elle-mĂȘme n'est qu'un amas de mensonges, de faux-fuyants, de sottise, de haine et de schizophrĂ©nie.
â
â
George Orwell (Such, Such Were the Joys)
â
Mais moi, qu'ai-je de commun avec ces femmes inconsidérées ? Quand m'avez-vous vue m'écarter des rÚgles que je me suis prescrites, et manquer à mes principes ? Je dis mes principes, et je le dis à dessein : car ils ne sont pas, comme ceux des autres femmes, donnés au hasard, reçus sans examen et suivis par habitude ; ils sont le fruit de mes profondes réflexions ; je les ai crées, et je puis dire que je suis mon ouvrage.
â
â
Pierre Choderlos de Laclos (Les Liaisons dangereuses)
â
Zeke inclinĂČ la testa, come se stesse ponderando attentamente quanto Gabe gli diceva. «PerchĂ©, tu ce lâhai? Il buongusto estetico, intendo.»
Gabe rimase spiazzato. Di tutte le risposte che poteva riceve, questa era lâunica che non si aspettava. E che lo faceva un poâ incazzare.
«Sai una cosa, ragazzo dâoro? Il Principe Azzurro non ha mai insultato Cenerentola per il suo fottuto abito del ballo o per quelle cazzo di scarpette di cristallo. Quindi evita commenti sui vestiti della principessina.»
Questo sembrĂČ far vergognare Zeke, che arrossĂŹ e abbassĂČ lo sguardo.
â
â
Susan Moretto (Principessina)
â
Come devono essere tristi, quei figli unici. Crescere in una casa piena di adulti, sempre in minoranza, sempre sconfitti, nemmeno un po' di quella stupidità sfrenata, niente scherzi da poter ripetere cento volte, nessuno con cui cantare, nessuno con cui litigare, nessuno con cui fare il principe, o lo schiavo [...] in seguito, quando i genitori cadono in disgrazia e diventano essere umani incasinati e banali e si trasformano pian piano da persone che si prendono cura di te in individui di cui ci si deve prendere cura, chi ci sarà ad affrontare con te quelle crescenti frustrazioni, a riflettere sulle migliaia di dettagli insignificanti di quella soap opera a lungo condivisa che non significa nulla per gli altri? E quando infine se ne saranno andati, chi si rivolgerà a te dicendoti: «SÏ, mi ricordo il cavalluccio a dondolo rosso... sÏ, mi ricordo il letto immaginario sotto il biancospino»?
â
â
Mark Haddon (The Red House)
â
Bor scoppiĂČ a ridere. Asia adorava il suo sorriso perchĂ© lui era un uomo virile come nessun altro, ma quelle poche volte che rideva, il viso si trasformava e a lei sembrava di poter leggere quellâanima complessa come fosse divenuta dâimprovviso trasparente, e quello che vi scorgeva era un individuo dalla sensibilitĂ distruggente e dal coraggio piĂč folle. Ecco perchĂ© lo amava in modo tanto doloroso e immenso, perchĂ© lui era la completezza. Lui era forte e fragile, sapeva amare e odiare, era la luce e le tenebre, ma solo a lei era permesso guardare nellâantro della bestia e trovarvi il principe.
â
â
Eilan Moon (R.I.P. De Profundis (The R.I.P. Trilogy, #2))
â
Qu'une goutee de vin tombe dans un verre d'eau; quelle que soit la loi du movement interne du liquide, nous verrons bientÎt se colorer d'une teinte rose uniforme et à partir de ce moment on aura beau agiter le vase, le vin et l'eau ne partaßtront plus pouvoir se séparer. Tout cela, Maxwell et Boltzmann l'ont expliqué, mais celui qui l'a vu plus nettement, dans un livre trop peu lu parce qu'il est difficile à lire, c'est Gibbs dans ses principes de la Mécanique Statistique.
Let a drop of wine fall into a glass of water; whatever be the law that governs the internal movement of the liquid, we will soon see it tint itself uniformly pink and from that moment on, however we may agitate the vessel, it appears that the wine and water can separate no more. All this, Maxwell and Boltzmann have explained, but the one who saw it in the cleanest way, in a book that is too little read because it is difficult to read, is Gibbs, in his Principles of Statistical Mechanics.
â
â
Henri Poincaré (The Value of Science: Essential Writings of Henri Poincare (Modern Library Science))
â
Giorni, mesi, per piantare il seme della fiducia, della speranza, e poi basta un proiettile vagante per avvelenare la terra, per trasformare il suo quartiere nel solito campo di battaglia. Tutti disseppelliscono lâascia di guerra, nellâaria fluttuano solo accuse e recriminazioni, sciocchezze cucinate nel pentolone dellâautocommiserazione e della infelicitĂ .
â
â
Elia Pepperkamp (Il principe del popolo)
â
It is only in the heart that one can see rightly, what is essensial is invisible to the eye
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (Il Piccolo Principe)
â
E' il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa cosĂŹ importante
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (Il Piccolo Principe: Edizione in Bianco E Nero (2) (Italian Edition))
â
«Dove sono gli uomini?» riprese infine il piccolo principe. «Si Ăš un po' soli nel desertoâŠÂ»
«Lo si Ú anche tra gli uomini» disse il serpente.
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince)
â
Rubini schizzano via come gocce di sangue dal petto di un principe morente che si accascia nellâacqua, mormorando il nome di una donna.
â
â
George R.R. Martin (A Clash of Kings (A Song of Ice and Fire, #2))
â
Ma, per venire a quelli che per propria virtĂč e non per fortuna sono diventati principi, dico che li piĂč eccellenti sono MoisĂš, Ciro, Romulo, Teseo e simili.
â
â
NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
â
Quelli li quali per vie virtuose, simili a costoro, diventono principi, acquistono el principato con difficultĂ , ma con facilitĂ lo tengano;
â
â
NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
â
E debbasi considerare come non Ăš cosa piĂč difficile a trattare, nĂ© piĂč dubia a riuscire, nĂ© piĂč pericolosa a maneggiare, che farsi capo ad introdurre nuovi ordini.
â
â
NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
â
li quali non credano in veritĂ le cose nuove, se non ne veggono nata una ferma esperienza.
â
â
NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
â
Perché li uomini offendono o per paura o per odio.
â
â
NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
â
ConcluderĂČ solo che a uno principe Ăš necessario avere el populo amico: altrimenti non ha, nelle avversitĂ , remedio.
â
â
NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
â
Et esaminando le azioni e vita loro, non si vede che quelli avessino altro dalla fortuna che la occasione;
â
â
NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
â
Bisognava che Ciro trovassi eâ Persi malcontenti dello imperio deâ Medi, e li Medi molli et effeminati per la lunga pace.
â
â
NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
â
The proof that the little prince existed is that he was fascinating, that he laughed, that he wanted a sheep. If someone wants a sheep it proves that they exist,
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince - Il Piccolo Principe: Bilingual parallel text - Bilingue con testo a fronte: English - Italian / Inglese - Italiano (Dual Language Easy Reader Vol. 33) (Italian Edition))
â
Mais tuer des hommes ne mĂšne a rien qu'a en tuer plus encore. Pour faire triompher un principe, c'est un principe qu'il faut abattre.
â
â
Albert Camus (The Rebel)
â
Lâharmonie, me disait-il, nâest quâun accessoire Ă©loignĂ© dans la musique imitative; il nây a dans lâharmonie proprement dite aucun principe dâimitation. Elle assure, il est vrai, les intonations; elle porte tĂ©moignage de leur justesse; et, rendant les modulations plus sensibles, elle ajoute de lâĂ©nergie Ă lâexpresson, et de la grĂące au chant. Mais câest de la seule mĂ©lodie que sort cette puissance invincible des accents passionĂ©s; câest dâelle que dĂ©rive tout le pouvoir de la musique sur lâĂąme. Formez les plus savantes successions dâaccords sans mĂ©lange de mĂ©lodie, vous serez ennuyĂ©s au bout dâun quart dâheure. De beaux chants sans aucune harmonie sont longtemps Ă lâĂ©preuve de lâennui. Que lâaccent du sentiment anime les chants les plus simples, ils seront intĂ©ressants. Au contraire, une mĂ©lodie qui ne parle point chante toujours mal, et la seule harmonie nâa jamais rien su dire au coeur.
â
â
Jean-Jacques Rousseau (Julie, ou La nouvelle Heloise. Lettres de deux amans, habitans d'une petite ville au pied des Alpes. Recueillies et publiées Volume 2 (French Edition))
â
La mia vita Ăš monotona. Io do la caccia ale galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciĂČ. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarĂ come illuminata. ConoscerĂČ un rumore di passi che sarĂ diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo mi farĂ uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiĂč in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me Ăš inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo Ăš triste! Ma tu hai i capelli color dell'oro. Allora sarĂ meraviglioso quando mi avrai addomesticato. E amerĂČ il rumore del vento nel grano...» disse la volpe.
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (Il piccolo principe)
â
Un grand général doit savoir l'art des changements. S'il s'en tient à une connaissance vague de certains principes, à une application routiniÚre des rÚgles de l'art, si ses méthodes de commandement sont dépourvues de souplesse, s'il examine les situations conformément à quelques schémas, s'il prend ses résolutions d'une maniÚre mécanique, il ne mérite pas de commander.
â
â
Sun Tzu (The Art of War)
â
E chi crede che neâ personaggi grandi eâ benefizii nuovi faccino dimenticare le iniurie vecchie, sâinganna. ErrĂČ, adunque, el duca in questa elezione; e fu cagione dellâultima ruina sua.
â
â
NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
â
«Spero che tu non mi abbia molestato sessualmente mentre dormivo.»
«Per tua fortuna non sono cosĂŹ intraprendente», ammise lâuomo «ma non hai neppure chiuso la porta a chiave ieri sera.»
«Aspettavo che il mio principe azzurro venisse e mi rapisse, portandomi via con sé», rispose, mettendosi seduto sul letto.
«Temo che al posto del principe azzurro dovrai accontentarti solo di un prestante trentenne.»
â
â
Cristiano Pedrini (La teoria del pettirosso (Italian Edition))
â
Di qui nacque che tuttâi profeti armati vinsono, e li disarmati ruinorono. PerchĂ©, oltre alle cose dette, la natura deâ populi Ăš varia; et Ăš facile a persuadere loro una cosa, ma Ăš difficile fermarli in quella persuasione.
â
â
NiccolĂČ Machiavelli (Il Principe (Italian Edition))
â
Les haines foisonnaient : haine contre les instituteurs primaires et contre les marchands de vin, contre les classes de philosophie, contre les cours d'histoire, contre les romans, les gilets rouges, les barbes longues, contre toute indĂ©pendance, toute manifestation individuelle ; car il fallait « relever le principe d'autoritĂ© », qu'elle s'exerçùt au nom de n'importe qui, qu'elle vĂźnt de n'importe oĂč, pourvu que ce fĂ»t la Force, l'AutoritĂ©Â ! Les
â
â
Gustave Flaubert (L'Ă©ducation sentimentale)
â
Toute ma vie, j'ai été habitué à ce que les autres se trompent sur mon compte. C'est le lot de tout homme public. Il lui faut une solide cuirasse; car s'il fallait donner des explications pour se justifier quand on se méprend sur vos intentions, la vie deviendrait insupportable. Je me suis fait une rÚgle de ne jamais intervenir pour rectifier ce genre d'erreur, à moins que ne l'exige la cause que je défends. Ce principe m'a épargné bien du temps et bien des tracas.
â
â
Mahatma Gandhi (Non-Violent Resistance (Satyagraha))
â
LâĂ©galitĂ©, sur le plan des matĂ©riaux, exige, si nous prĂ©tendons dĂ©finir et rĂ©aliser, quâils occupent tous une place identique, et jouent le mĂȘme rĂŽle. Ce qui est absurde. Le principe dâĂgalitĂ©
sâabĂątardit, alors, en principe dâIdentitĂ©.
â
â
Antoine de Saint-Exupéry
â
Un acte qui nous prouverait, ainsi qu'Ă lui-mĂȘme, qu'il Ă©tait rĂ©ellement possible de mettre en oeuvre les principes Ă©levĂ©s que nous avait enseignĂ©s Julian. Devoir, piĂ©tĂ©, loyautĂ©, sacrifice. Je me rappelle son reflet dans le miroir alors qu'il levait le revolver vers sa tĂȘte. Il avait une expression de concentration extatique, presque de triomphe, celle d'un plongeur de haut vol courant Ă l'extrĂ©mitĂ© du tremplin : joyeux, les yeux fermĂ©s, dans l'attente du grand plongeon.
â
â
Donna Tartt (The Secret History)
â
«Il primo a cadere fu Sytry, allora noto come Sartrael, ora principe della lussuria. E' stato lui a farci innamorare delle donne umane, Ăš stato lui a farmi innamorare di te. E pensare che lo stesso Michele e un angelo suo sottoposto, Anael, lo sbeffeggiavano dicendoci che dovevamo ripudiarlo per ciĂČ che aveva fatto. Gli stolti erano loro che non avevano per niente capito che era proprio grazie a lui che noi avevamo avuto il privilegio di conoscere l'amore e la passione. E' per lui che abbiamo combattuto»
â
â
Diletta Brizzi (Elements Tales)
â
L'homme n'est qu'un roseau, le plus faible de la nature; mais c'est un roseau pensant. Il ne faut pas que l'univers entier s'arme pour l'écraser : une vapeur, une goutte d'eau, suffit pour le tuer. Mais, quand l'univers l'écraserait, l'homme serait encore plus noble que ce qui le tue, puisqu'il sait qu'il meurt, et l'avantage que l'univers a sur lui, l'univers n'en sait rien. Toute notre dignité consiste donc en la pensée. C'est de là qu'il faut nous relever et non de l'espace et de la durée, que nous ne saurions remplir. Travaillons donc à bien penser : voilà le principe de la morale. Ce n'est point de l'espace que je dois chercher ma dignité, mais c'est du rÚglement de ma pensée. Je n'aurai pas d'avantage en possédant des terres : par l'espace, l'univers me comprend et m'engloutit comme un point; par la pensée, je le comprends.
â
â
Blaise Pascal
â
«Non posso chiamarti Bella» dicevo, «perchĂ© non Ăš il tuo no-me. E Dulcie mi Ăš cosĂŹ poco familiare! Dunque ti chiamerĂČ Cenerentola. E ti ricorderĂČ che Cenerentola sposĂČ un principe. Io non sono un principe... ma...»
Lei m'interruppe.
«Cenerentola aveva una parte ben difficile da sostenere. Poteva essere sicura di diventare una principessa in piena regola? Perché, dopo tutto, non era che una piccola sguattera e...»
«Ora tocca al principe interrompere» ribattei. «E sai che cosa disse?»
«No.»
«"All'inferno!" disse il principe. E la baciĂČ.»
E l'azione seguĂŹ alla parola.
â
â
Agatha Christie (The Murder on the Links (Hercule Poirot, #2))
â
Au moment ou la physique dĂ©couvre le principe d incertitude de Heisenberg, selon lequel il n est pas possible de connaĂźtre simultanĂ©ment la vitesse et la position d un Ă©lectron, parce qu en l Ă©clairant pour la mesurer on change sa vitesse, faire entrer un ready-made au musĂ©e change le musĂ©e lui-mĂȘme.
â
â
Francois Jost
â
A nessuno importerĂ quali individui siano stati modificati per costruire un romanzo. Lo so, câĂš sempre un certo tipo di lettore che si sentirĂ in dovere di chiedere: Ma che cosa Ăš successo veramente? La risposta Ăš semplice: gli amanti sopravvivono, felici. FinchĂ© resterĂ anche una sola copia, un unico dattiloscritto della mia stesura finale, la mia Arabella dall'animo sincero e il suo principe-dottore sopravviveranno per amarsi. Il problema in questi cinquantanove anni Ăš stato un altro: come puĂČ una scrittrice espiare le proprie colpe quando il suo potere assoluto di decidere dei destini altrui la rende simile a Dio? Non esiste nessuno, nessuna entitĂ superiore a cui possa fare appello, per riconciliarsi, per ottenere il perdono. Non câĂš nulla al di fuori di lei. Ă la sua fantasia a sancire i limiti e i termini della storia. Non câĂš espiazione per Dio, nĂ© per il romanziere, nemmeno se fossero atei. Ă sempre stato un compito impossibile, ed Ăš proprio questo il punto. Si risolve tutto nel tentativo. [...] Mi piace pensare che non sia debolezza nĂ© desiderio di fuga, ma un ultimo gesto di cortesia, una presa di posizione contro la dimenticanza e l'angoscia, permettere ai miei amanti di sopravvivere e vederli riuniti alla fine. Ho regalato loro la felicitĂ , ma non sono stata tanto opportunista da consentire che mi perdonassero, non proprio, non ancora.
â
â
Ian McEwan (Atonement)
â
Addio", disse. "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. Ă molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale Ăš invisibile agli occhi". "L'essenziale Ăš invisibile agli occhi", ripetĂ© il piccolo principe, per ricordarselo. "Ă il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosĂŹ importante". "Ă il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurrĂČ il piccolo principe per ricordarselo. "Gli uomini hanno dimenticato questa veritĂ . Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..." "Io sono responsabile della mia rosa..." ripetĂ© il piccolo principe per ricordarselo.
â
â
Anonymous
â
«Perché credi che stia facendo questa cosa? Questo viaggio, intendo? Per incontrare il principe azzurro? So bene che non siamo a Disney. La vita non Ú una fiaba. E non sono certo uno stupido che vive appollaiato su una nuvola.»
Sento una risata soffocata da parte di Travis. Beh, almeno ride. Sempre meglio dei sospiri e dellâaria annoiata.
«Tu ti sei appollaiato lĂŹ invece, Mack,» insiste. «Non ho mai incontrato qualcuno capace di tenere una conversazione di unâora sulla dieta vegetariana e dello scontro culturale. Tu sei rimasto appollaiato troppo a lungo su quella nuvola.»
«E tu, tu non sei altro che un brontolone solitario e abitudinario, incapace di vivere il momento, senza farti milioni di domande!» lo accuso con un tono infastidito.
Ă l'ora dei complimenti. Ci conosciamo solo da quattro giorni, e ci siamo giĂ scornati due volte. Come una coppia, come due fratelli, o come individui di una stessa rete di conoscenze che trascorrono parecchio tempo insieme e che si conoscono molto bene. Credo che lâesperienza con me sconvolga l'equilibrio abitudinario che Travis si Ăš creato, piĂč di quanto non pensi.
In ogni caso, io ne sono sconvolto.
«Ho già incontrato un matto come te, e mi basta per i prossimi trent' anni. Ho già avuto la mia dose di esempi, Mack.»
Viene da ridere anche a me, divertito dal vederlo cosĂŹ stupido, cosĂŹ asociale, non sa proprio come interagire con gli altri.
â
â
Amheliie (Road)
â
Le point final du processus dialectique represente l'esprit qui se reconnait comme l'ultime realite, et realise que tout ce qu'il a considere jusqu'alors comme etranger et hostile a lui-meme,
en verite, en fait partie integrante. Il s'agit simultanement d'un etat de connaissance absolue ou l'esprit s'identifie enfin comme etant l'ultime realite, mais aussi un etat de liberte totale dans lequel l'esprit, au lieu d'etre controlee par des forces exterieures, est capable d'organiser le monde d'une facon rationnelle. Il prend alors conscience que le monde est en fait lui-meme, et qu'il lui suffit simplement de mettre en oeuvre ses propres principes de rationalite afin de l'organizer rationalement.
â
â
Peter Singer
â
The thing people donât understand about an army is its great, unpunctuated wastes of inaction: you have to scavenge for food, you are camped out somewhere with a rising water level because your mad capitaine says so, you are shifted abruptly in the middle of the night into some indefensible position, so you never really sleep, your equipment is defective, the gunners keep causing small unwanted explosions, the crossbowmen are either drunk or praying, the arrows are ordered up but not here yet, and your whole mind is occupied by a seething anxiety that things are going to go badly because il principe, or whatever little worshipfulness is in charge today, is not very good at the basic business of thinking.
â
â
Hilary Mantel (Wolf Hall (Thomas Cromwell, #1))
â
Depuis longtemps, il avait résolu de reconnaßtre ses passions pour seul mentor de vérité et d'y conformer sa vie, cela dût-il, délibérément, ne conduire nulle part. C'était le principe qui l'avait mené vers la joie funeste qu'il ressentait à cette heure et qui lui donnait le sentiment de se trouver au bord d'un tourbillon impétueux qui l'emportait vers le fond. Il semblait qu'il n'y eût rien à faire sinon de s'y lancer.
â
â
Yukio Mishima (The Sea of Fertility)
â
Il pianeta appresso era abitato da un ubriacone.
Questa visita fu molto breve, ma immerse il piccolo principe in una grande malinconia.
«Che cosa fai?» chiese all'ubriacone che stava in silenzio davanti a una collezione di bottiglie vuote e a una collezione di bottiglie piene.
«Bevo», rispose, in tono lugubre, l'ubriacone.
«PerchĂ© bevi?» domandĂČ il piccolo principe.
«Per dimenticare», rispose l'ubriacone.
"Per dimenticare che cosa?» s'informĂČ il piccolo principe che cominciava giĂ a compiangerlo.
«Per dimenticare che ho vergogna», confessĂČ l'ubriacone abbassando la testa.
«Vergogna di che?» insistette il piccolo principe che desiderava soccorrerlo.
«Vergogna di bere!» e l'ubriacone si chiuse in un silenzio definitivo.
Il piccolo principe se ne andĂČ perplesso.
I grandi, decisamente, sono molto, molto bizzarri, si disse durante il viaggio.
â
â
Antoine de Saint-Exupéry (The Little Prince)
â
! On y croit et on en a peur. VoilĂ le mal. Tant quâon nâaura pas dĂ©truit le respect pour ce qui est imprimĂ©, on nâaura rien fait ! Inspirez au public le goĂ»t des grandes choses et il dĂ©laissera les petites. â Ou plutĂŽt laissez les petites se dĂ©vorer entre elles. Je regarde comme un des bonheurs de ma vie de ne pas Ă©crire dans les journaux. Il en coĂ»te Ă ma bourse, mais ma conscience sâen trouve bien, ce qui est le principal.
â
â
Gustave Flaubert (GUSTAVE FLAUBERT Correspondance: Tome 4 -1869-1875 (French Edition))
â
Parlammo dei vari reparti che câerano in giro. Simeone pareva sollecito e conciliante.
«CâĂš posto anche per i badogliani» disse a un certo punto.
«Il posto câÚ» dissi io; «ma dove sono i badogliani?»
«No» disse lui. «I badogliani che dico io siete voi.»
«Tanti saluti» disse Enrico: «firmato Badoglio»; e si avviĂČ con Dante per tornare al campo. Lâuomo disse che doveva andare anche lui per le sue strade, ma io gli dissi: «Aspetta un momento», e mi misi a polemizzare con una certa foga.
«Stammi bene a sentire» gli dissi. «Noi non siamo badogliani, anzi siamo nemici personali di Badoglio. Badoglio Ú una carogna.»
Gli spiegai ben bene le mie vedute sul maresciallo e sui suoi colleghi, inoltre sul Re Imperatore e sul Principe di Piemonte; aggiunsi un appendice sui principini. «Dunque,» conclusi «se voi mettete fuori la chiacchiera che noi siamo badogliani, noi diremo che voi siete troskisti. Lo sai chi era Trotzki?»
«Era una carogna» disse Simeone.
«Sbagliato» dissi. «Era il creatore dellâArmata Rossa, il piĂč bravo dei compagni di Lenin; era bravo piĂč o meno come Lenin, e ancora piĂč brillante.»
«Non sarete mica troskisti?» disse Simeone.
«Ma sÏ» dissi; «lâala troskista dei badogliani.»
«Dimmelo tu cosa siete» disse lui; io fui tentato di dirgli: deviazionisti crociani di sinistra, ma poi gli dissi brevemente che eravamo studenti, e con chi eravamo lÏ, e perché.
â
â
Luigi Meneghello (I piccoli maestri)
â
Il est plus facile par exemple dŽappartenir à une religion organisée, dont on respectera les lois, les demandes que de se conformer aux principes simples de la Conscience Divine. Car lŽintégrité qui vient de lŽamour, de lŽacceptation totale dŽautrui et de soi, et qui se meut par le discernement et lŽharmonie, dans lŽinstant, avec Dieu, requiert plus de choix, de courage et de force que lŽobéissance aveugle à un livre ou des lois rédigées par un leader humain.
â
â
Michael El Nour
â
le moi est avant tout une instance de maitrise. C est un systÚme de défense au service du principe de plaisir contre le dehors, mais aussi contre ces pulsions intimes et étrangÚres a la fois qui nous habitent.
Ce sont ces remparts qu il s agit d abattre, ce barrage contre le pacifique qu il faut ruiner.
Disons-le autrement, le moi est une organisation pour résister a la passivité essentielle du sujet a l égard de l autre. Le moi est fonciÚrement résistance a Dieu.
â
â
Catherine Millot
â
Si lâislam apparaĂźt comme une religion contraignante Ă un certain nombre de nos contemporains, musulmans et non-musulmans confondus, câest parce quâil y a bien souvent dans leur esprit confusion entre les nĂ©cessitĂ©s sociales propres Ă la umma et les principes religieux et spirituels qui gouvernent la foi. Or, cette derniĂšre, nous lâavons dit, ne peut ĂȘtre quâune libre adhĂ©sion du cĆur. Câest de cette façon que « la distinction claire entre la vĂ©ritĂ© et lâĂ©garement doit se faire »
â
â
Tayeb Chouiref (Citations coraniques expliquées: 150 citations pour découvrir l'ensemble de l'oeuvre et se familiariser avec tous les aspects du Coran (Eyrolles Pratique) (French Edition))
â
Quant aux dĂ©ceptions que le monde peut vous faire Ă©prouver, je trouve que câest lui faire trop dâhonneur, il ne mĂ©rite pas cette importance. Pour moi, voici le principe : on a toujours affaire Ă des canailles. â On est toujours trompĂ©, dupĂ©, calomniĂ©, bafouĂ©. Mais il faut sây attendre. Et quand lâexception se prĂ©sente, remercier le Ciel. Câest pour cela que je nâoublie rien des plus petits bonheurs qui mâarrivent, pas une poignĂ©e de main cordiale, pas un sourire ! Tout est trĂ©sor pour les pauvres.
â
â
Gustave Flaubert (GUSTAVE FLAUBERT Correspondance: Tome 4 -1869-1875 (French Edition))
â
Son pÚre était un homme de principes. Il le prenait parfois par les épaules, mettait un genou par terre et lui expliquait, en appliquant une pression de ses grosses mains, les nombreux déplacements des planÚtes et des astres, complexes, qui causaient des phénomÚnes naturels magnifiques comme les aurores boréales et aussi des injustices. Il lui expliquait que les injustices étaient presque aussi vieilles que les chaßnes de montagnes, mais que les injustices étaient aussi parfois des chances extraordinaires.
â
â
Daniel Grenier (LâannĂ©e la plus longue)
â
Cette trop grande confiance dans les théories, qui cause tout le mal, vient souvent d'une mauvaise éducation scientifique, dont le savant doit ensuite se corriger. Mieux vaudrait souvent qu'il fût ignorant. Il n'a plus l'esprit libre ; il est enchaßné par des théories qu'il regarde comme vraies absolument. Un des plus grands écueils que rencontre l'expérimentateur, c'est donc d'accorder trop de confiance aux théories. Ce sont les gens que J'appellerai des systématiques.
L'enseignement contribue beaucoup Ă produire ce rĂ©sultat. Il arrive gĂ©nĂ©ralement que dans les livres et dans les cours on rend la science plus claire qu'elle n'est en rĂ©alitĂ©. C'est mĂȘme lĂ le mĂ©rite d'un enseignement de facultĂ© de prĂ©senter la science avec un ensemble systĂ©matique dans lequel on dissimule les lacunes pour ne pas rebuter les commençants dans la science. Or, les Ă©lĂšves prennent le goĂ»t des systĂšmes qui sont plus clairs et plus simples pour l'esprit, parce qu'on a simplifiĂ© sa science et Ă©laguĂ© tout ce qui Ă©tait obscur, et ils emportent de lĂ l'idĂ©e fausse que les thĂ©ories de la science sont dĂ©finitives et qu'elles reprĂ©sentent des principes absolus dont tous les faits se dĂ©duisent. C'est en effet ainsi qu'on les prĂ©sente systĂ©matiquement.
â
â
Claude Bernard (Principes de Médecine expérimentale (French Edition))
â
Les lois de la société ne sont pas celles de la gravité, souvent l'on tombe vers le haut plutÎt que vers le bas. L'ascension politique de notre ami fut la conséquence directe de la faute grave qu'il avait commise. Depuis, il en a commis d'autres par la force des choses... Les principes sont des attaches, des amarres; quand on les rompt, on se libÚre, mais à la maniÚre d'un gros ballon rempli d'hélium, et qui monte, monte, monte, donnant l'impression de s'élever vers le ciel, alors qu'il s'élÚve vers le néant. Notre ami est donc monté, monté; il est devenu puissant, célÚbre, et surtout riche, outrageusement riche.
â
â
Amin Maalouf (ۧÙŰȘۧۊÙÙÙ)
â
De lâespĂšce dâĂąme qui a la plus haute autoritĂ© en nous, voici lâidĂ©e quâil faut sâen faire : câest que Dieu nous lâa donnĂ©e comme un gĂ©nie, et câest le principe que nous avons dit logĂ© au sommet de notre corps, et qui nous Ă©lĂšve de la terre vers notre parentĂ© cĂ©leste, car nous sommes une plante du ciel, non de la terre, nous pouvons lâaffirmer en toute vĂ©ritĂ©. Car Dieu a suspendu notre tĂȘte et notre racine Ă lâendroit oĂč lâĂąme fut primitivement engendrĂ©e et a ainsi dressĂ© tout notre corps vers le ciel. Or, quand un homme sâest livrĂ© tout entier Ă ses passions ou Ă ses ambitions et applique tous ses efforts Ă les satisfaire, toutes ses pensĂ©es deviennent nĂ©cessairement mortelles, et rien ne lui fait dĂ©faut pour devenir entiĂšrement mortel, autant que cela est possible, puisque câest Ă cela quâil sâest exercĂ©.
Mais lorsquâun homme sâest donnĂ© tout entier Ă lâamour de la science et Ă la vraie sagesse et que, parmi ses facultĂ©s, il a surtout exercĂ© celle de penser Ă des choses immortelles et divines, sâil parvient Ă atteindre la vĂ©ritĂ©, il est certain que, dans la mesure oĂč il est donnĂ© Ă la nature humaine de participer Ă lâimmortalitĂ©, il ne lui manque rien pour y parvenir ; et, comme il soigne toujours la partie divine et maintient en bon Ă©tat le gĂ©nie qui habite en lui, il doit ĂȘtre supĂ©rieurement heureux.
â
â
Plato (Timaeus)
â
Il faudrait pouvoir restituer au mot « philosophie » sa signification originelle : la philosophie â l'« amour de la sagesse » â est la science de tous les principes fondamentaux ; cette science opĂšre avec l'intuition, qui « perçoit », et non avec la seule raison, qui « conclut ». Subjectivement parlant, l'essence de la philosophie est la certitude ; pour les modernes au contraire, l'essence de la philosophie est le doute : le philosophe est censĂ© raisonner sans aucune prĂ©misse (voraussetzungsloses Denken), comme si cette condition n'Ă©tait pas elle-mĂȘme une idĂ©e prĂ©conçue ; c'est la contradiction classique de tout relativisme. On doute de tout, sauf du doute.
â
â
Frithjof Schuon (The Transfiguration of Man)
â
Les discours et les Ă©crits politiques sont aujourd'hui pour l'essentiel une dĂ©fense de l'indĂ©fendable. Des faits tels que le maintien de la domination britannique en Inde, les purges et les dĂ©portations en Russie, le largage de bombes atomiques sur le Japon peuvent sans doute ĂȘtre dĂ©fendus, mais seulement Ă l'aide d'arguments d'une brutalitĂ© insupportable Ă la plupart des gens, et qui ne cadrent pas avec les buts affichĂ©s des partis politiques. Le langage politique doit donc principalement consister en euphĂ©mismes, pĂ©titions de principe et imprĂ©cisions nĂ©buleuses. Des villages sans dĂ©fense subissent des bombardements aĂ©riens, leurs habitants sont chassĂ©s dans les campagnes, leur bĂ©tail est mitraillĂ©, leurs huttes sont dĂ©truites par des bombes incendiaires : cela s'appelle la "pacification". Des millions de paysans sont expulsĂ©s de leur ferme et jetĂ©s sur les routes sans autre viatique que ce qu'ils peuvent emporter : cela s'appelle un "transfert de population" ou une "rectification de frontiĂšre". Des gens sont emprisonnĂ©s sans jugement pendant des annĂ©es, ou abattus d'une balle dans la nuque, ou envoyĂ©s dans les camps de bucherons de l'Arctique pour y mourir du scorbut : cela s'appelle l'"Ă©limination des Ă©lĂ©ments suspects". Cette phrasĂ©ologie est nĂ©cessaire si l'on veut nommer les choses sans Ă©voquer les images mentales correspondantes.
â
â
George Orwell (Such, Such Were the Joys)
â
En effet, les peuples europĂ©ens, sans doute parce quâils sont formĂ©s dâĂ©lĂ©ments hĂ©tĂ©rogĂšnes et ne constituent pas une race Ă proprement parler, sont ceux dont les caractĂšres ethniques sont les moins stables et disparaissent le plus rapidement en se mĂȘlant Ă dâautres races ; partout oĂč il se produit de tels mĂ©langes, câest toujours lâOccidental qui est absorbĂ©, bien loin de pouvoir absorber les autres. Quant au point de vue intellectuel, les considĂ©rations que nous avons exposĂ©es jusquâici nous dispensent dây insister ; une civilisation qui est sans cesse en mouvement, qui nâa ni tradition ni principe profond, ne peut Ă©videmment exercer une influence rĂ©elle sur celles qui possĂšdent prĂ©cisĂ©ment tout ce qui lui manque Ă elle-mĂȘme ; et, si lâinfluence inverse ne sâexerce pas davantage en fait, câest seulement parce que les Occidentaux sont incapables de comprendre ce qui leur est Ă©tranger : leur impĂ©nĂ©trabilitĂ©, Ă cet Ă©gard, nâa dâautre cause quâune infĂ©rioritĂ© mentale, tandis que celle des Orientaux est faite dâintellectualitĂ© pure.
â
â
René Guénon (East and West)
â
La Religion est utile et meÌme neÌcessaire aux Peuples. Cela nâest-il pas dit, soutenu, prouveÌ dans ce meÌme Ecrit? Loin dâattaquer les vrais principes de la Religion, lâAuteur les pose, les affermit de tout son pouvoir; ce quâil attaque, ce quâil combat, ce quâil doit combattre, câest le fanatisme aveugle, la superstition cruelle, le stupide preÌjugeÌ. Mais il faut, disent-ils, respecter tout cela. Mais pourquoi? Parce que câest ainsi quâon mene les Peuples. Oui, câest ainsi quâon les mene aÌ leur perte. La superstition est le plus terrible fleÌau du genre humain; elle abbrutit les simples, elle perseÌcute les sages, elle enchaiÌne les Nations, elle fait par tout cent maux effroyables: quel bien fait-elle? Aucun; si elle en fait, câest aux Tyrans; elle est leur arme la plus terrible, et cela meÌme est le plus grand mal quâelle ait jamais fait.â âil importe que lâEtat ne soit pas sans Religion, et cela importe par des raisons graves, sur lesquelles jâai par tout fortement insisteÌ: mais il vaudroit mieux encore nâen point avoir, que dâen avoir une barbare et perseÌcutante qui, tyrannisant les Loix meÌmes, contrarieroit les devoirs du Citoyen
â
â
Jean-Jacques Rousseau (Le Contrat social, tome 3 et tome 4)
â
Mais les signes de ce qui m'attendait rĂ©ellement, je les ai tous nĂ©gligĂ©s. Je travaille mon diplĂŽme sur le surrĂ©alisme Ă la bibliothĂšque de Rouen, je sors, je traverse le square Verdrel, il fait doux, les cygnes du bassin ont reparu, et d'un seul coup j'ai conscience que je suis en train de vivre peut-ĂȘtre mes derniĂšres semaines de fille seule, libre d'aller oĂč je veux, de ne pas manger ce midi, de travailler dans ma chambre sans ĂȘtre dĂ©rangĂ©e. Je vais perdre dĂ©finitivement la solitude. Peut-on s'isoler facilement dans un petit meublĂ©, Ă deux. Et il voudra manger ses deux repas par jour. Toutes sortes d'images me traversent. Une vie pas drĂŽle finalement. Mais je refoule, j'ai honte, ce sont des idĂ©es de fille unique, Ă©gocentrique, soucieuse de sa petite personne, mal Ă©levĂ©e au fond. Un jour, il a du travail, il est fatiguĂ©, si on mangeait dans la chambre au lieu d'aller au restau. Six heures du soir cours Victor-Hugo, des femmes se prĂ©cipitent aux Docks, en face du Montaigne, prennent ci et ça sans hĂ©sitation, comme si elles avaient dans la tĂȘte toute la programmation du repas de ce soir, de demain peut-ĂȘtre, pour quatre personnes ou plus aux goĂ»ts diffĂ©rents. Comment font-elles ? [...] Je n'y arriverai jamais. Je n'en veux pas de cette vie rythmĂ©e par les achats, la cuisine. Pourquoi n'est-il pas venu avec moi au supermarchĂ©. J'ai fini par acheter des quiches lorraines, du fromage, des poires. Il Ă©tait en train d'Ă©couter de la musique. Il a tout dĂ©ballĂ© avec un plaisir de gamin. Les poires Ă©taient blettes au coeur, "tu t'es fait entuber". Je le hais. Je ne me marierai pas. Le lendemain, nous sommes retournĂ©s au restau universitaire, j'ai oubliĂ©. Toutes les craintes, les pressentiments, je les ai Ă©touffĂ©s. SublimĂ©s. D'accord, quand on vivra ensemble, je n'aurai plus autant de libertĂ©, de loisirs, il y aura des courses, de la cuisine, du mĂ©nage, un peu. Et alors, tu renĂącles petit cheval tu n'es pas courageuse, des tas de filles rĂ©ussissent Ă tout "concilier", sourire aux lĂšvres, n'en font pas un drame comme toi. Au contraire, elles existent vraiment. Je me persuade qu'en me mariant je serai libĂ©rĂ©e de ce moi qui tourne en rond, se pose des questions, un moi inutile. Que j'atteindrai l'Ă©quilibre. L'homme, l'Ă©paule solide, anti-mĂ©taphysique, dissipateur d'idĂ©es tourmentantes, qu'elle se marie donc ça la calmera, tes boutons mĂȘme disparaĂźtront, je ris forcĂ©ment, obscurĂ©ment j'y crois. Mariage, "accomplissement", je marche. Quelquefois je songe qu'il est Ă©goĂŻste et qu'il ne s'intĂ©resse guĂšre Ă ce que je fais, moi je lis ses livres de sociologie, jamais il n'ouvre les miens, Breton ou Aragon. Alors la sagesse des femmes vient Ă mon secours : "Tous les hommes sont Ă©goĂŻstes." Mais aussi les principes moraux : "Accepter l'autre dans son altĂ©ritĂ©", tous les langages peuvent se rejoindre quand on veut.
â
â
Annie Ernaux (A Frozen Woman)
â
Depuis la naissance de l'amour courtois, c'est un lieu commun que le mariage tue l'amour. Trop mĂ©prisĂ©e ou trop respectĂ©e, trop quotidienne, l'Ă©pouse n'est plus un objet Ă©rotique. Les rites du mariage sont primitivement destinĂ©s Ă dĂ©fendre l'homme contre la femme ; elle devient sa propriĂ©tĂ© : mais tout ce que nous possĂ©dons en retour nous possĂšde ; le mariage est pour l'homme aussi une servitude ; c'est alors qu'il est pris au piĂšge tendu par la nature : pour avoir dĂ©sirĂ© une fraĂźche jeune fille, le mĂąle doit pendant toute sa vie nourrir une Ă©paisse matrone, une vieillarde dessĂ©chĂ©e ; le dĂ©licat joyau destinĂ© Ă embellir son existence devient un odieux fardeau : Xanthippe est un des types fĂ©minins dont les hommes ont toujours parlĂ© avec le plus d'horreur. Mais lors mĂȘme que la femme est jeune il y a dans le mariage une mystification puisque prĂ©tendant socialiser l'Ă©rotisme, il n'a rĂ©ussi qu'Ă le tuer. C'est que l'Ă©rotisme implique une revendication de l'instant contre le temps, de l'individu contre la collectivitĂ© ; il affirme la sĂ©paration contre la communication ; il est rebelle Ă toute rĂ©glementation ; il contient un principe hostile Ă la sociĂ©tĂ©. Jamais les mĆurs ne sont pliĂ©es Ă la rigueur des institutions et des lois : c'est contre elles que l'amour s'est de tout temps affirmĂ©. Sous sa figure sensuelle, il s'adresse en GrĂšce et Ă Rome Ă des jeunes gens ou Ă des courtisanes ; charnel et platonique Ă la fois, l'amour courtois est toujours destinĂ© Ă l'Ă©pouse d'un autre.
â
â
Simone de Beauvoir
â
Les vĂ©ritĂ©s mĂ©taphysiques ne peuvent ĂȘtre conçues que par une facultĂ© qui nâest plus de lâordre individuel, et que le caractĂšre immĂ©diat de son opĂ©ration permet dâappeler intuitive, mais, bien entendu, Ă la condition dâajouter quâelle nâa absolument rien de commun avec ce que certains philosophes contemporains appellent intuition, facultĂ© purement sensitive et vitale qui est proprement au-dessous de la raison, et non plus au-dessus dâelle. Il faut donc, pour plus de prĂ©cision, dire que la facultĂ© dont nous parlons ici est lâintuition intellectuelle, dont la philosophie moderne a niĂ© lâexistence parce quâelle ne la comprenait pas, Ă moins quâelle nâait prĂ©fĂ©rĂ© lâignorer purement et simplement ; on peut encore la dĂ©signer comme lâintellect pur, suivant en cela lâexemple dâAristote et de ses continuateurs scolastiques, pour qui lâintellect est en effet ce qui possĂšde immĂ©diatement la connaissance des principes. Aristote dĂ©clare expressĂ©ment [Derniers Analytiques, livre II] que « lâintellect est plus vrai que la science », câest-Ă -dire en somme que la raison qui construit la science, mais que « rien nâest plus vrai que lâintellect », car il est nĂ©cessairement infaillible par lĂ mĂȘme que son opĂ©ration est immĂ©diate, et, nâĂ©tant point rĂ©ellement distinct de son objet, il ne fait quâun avec la vĂ©ritĂ© mĂȘme. Tel est le fondement essentiel de la certitude mĂ©taphysique ; et lâon voit par lĂ que lâerreur ne peut sâintroduire quâavec lâusage de la raison, câest-Ă -dire dans la formulation des vĂ©ritĂ©s conçues par lâintellect, et cela parce que la raison est Ă©videmment faillible par suite de son caractĂšre discursif et mĂ©diat.
â
â
René Guénon (Introduction to the Study of the Hindu Doctrines)
â
Les Tantras, dans cette optique, estiment que le lien du secret, qui sâimposait autrefois pour les doctrines et les pratiques de la « Voie de la Main Gauche » Ă cause de leur caractĂšre pĂ©rilleux et de la possibilitĂ© dâabus, dâaberrations et de dĂ©formations, est pĂ©rimĂ©.
Le principe fondamental de lâenseignement secret, commun tant aux Tantras hindouistes quâaux Tantras bouddhiques (ceux-ci dĂ©finissant essentiellement le VajrayĂąna), câest la nature transformable du poison en remĂšde ou « nectar » ; câest lâemploi, Ă des fins de libĂ©ration, des forces mĂȘmes qui ont conduit ou qui peuvent conduire Ă la chute et Ă la perdition. Il est prĂ©cisĂ©ment affirmĂ© quâil faut adopter « le poison comme antidote du poison ». Un autre principe tantrique, câest que « fruition » et « libĂ©ration » (ou dĂ©tachement, renoncement) ne sâexcluent pas nĂ©cessairement, contrairement Ă ce que pensent les Ă©coles unilatĂ©ralement ascĂ©tiques. On se propose comme but de rĂ©aliser les deux choses Ă la fois, donc de pouvoir alimenter la passion et le dĂ©sir tout en restant libre. Un texte avait prĂ©cisĂ© quâil sâagit dâune voie « aussi difficile que le fait de marcher sur le fil de lâĂ©pĂ©e ou de tenir en bride un tigre ».
(âŠ)
De toute façon, Ă ceux qui penseraient que le tantrisme offre un commode alibi spirituel pour sâabandonner Ă ses instincts et Ă ses sens, il faudrait rappeler que tous ces courants supposent une consĂ©cration et une initiation prĂ©liminaires, le rattachement Ă une communautĂ© ou chaĂźne (kula) dâoĂč tirer une force protectrice, dans tous les cas une ascĂšse sui generis, une disciple Ă©nergique de maĂźtrise de soi chez celui qui entend se livre aux pratiques dont nous allons parler."
"MĂ©taphysique du sexe", pp. 303-304
â
â
Julius Evola (Eros and the Mysteries of Love: The Metaphysics of Sex)
â
Nous entrons dans un temps oĂč il deviendra particuliĂšrement difficile de « distinguer lâivraie du bon grain », dâeffectuer rĂ©ellement ce que les thĂ©ologiens nomment le « discernement des esprits », en raison des manifestations dĂ©sordonnĂ©es qui ne feront que sâintensifier et se multiplier, et aussi en raison du dĂ©faut de vĂ©ritable connaissance chez ceux dont la fonction normale devrait ĂȘtre de guider les autres, et qui aujourdâhui ne sont trop souvent que des « guides aveugles ». On verra alors si, dans de pareilles circonstances, les subtilitĂ©s dialectiques sont de quelque utilitĂ©, et si câest une « philosophie », fĂ»t-elle la meilleure possible, qui suffira Ă arrĂȘter le dĂ©chaĂźnement des « puissances infernales » ; câest lĂ encore une illusion contre laquelle certains ont Ă se dĂ©fendre, car il est trop de gens qui, ignorant ce quâest lâintellectualitĂ© pure, sâimaginent quâune connaissance simplement philosophique, qui, mĂȘme dans le cas le plus favorable, est Ă peine une ombre de la vraie connaissance, est capable de remĂ©dier Ă tout et dâopĂ©rer le redressement de la mentalitĂ© contemporaine, comme il en est aussi qui croient trouver dans la science moderne elle-mĂȘme un moyen de sâĂ©lever Ă des vĂ©ritĂ©s supĂ©rieures, alors que cette science nâest fondĂ©e prĂ©cisĂ©ment que sur la nĂ©gation de ces vĂ©ritĂ©s. Toutes ces illusions sont autant de causes dâĂ©garement ; bien des efforts sont par lĂ dĂ©pensĂ©s en pure perte, et câest ainsi que beaucoup de ceux qui voudraient sincĂšrement rĂ©agir contre lâesprit moderne sont rĂ©duits Ă lâimpuissance, parce que, nâayant pas su trouver les principes essentiels sans lesquels toute action est absolument vaine, ils se sont laissĂ© entraĂźner dans des impasses dont il ne leur est plus possible de sortir.
â
â
René Guénon (The Crisis of the Modern World)
â
Câest Ă Ibn âArabi que lâon attribue le rĂŽle le plus Ă©minent dans cette interprĂ©tation de plus en plus approfondie du principe fĂ©minin. Pour lui non seulement la nafs [Ăąme] est fĂ©minine â comme câest le cas gĂ©nĂ©ralement â mais aussi dhĂąt, « essence divine », de sorte que la fĂ©minitĂ©, dans son Ćuvre, est la forme sous laquelle Dieu se manifeste le mieux (âŠ) cette phrase savant exprime, en effet, parfaitement le concept dâIbn âArabi puisquâil Ă©crit au sujet de sa comprĂ©hension du divin :
« Dieu ne peut ĂȘtre envisagĂ© en dehors de la matiĂšre et il est envisagĂ© plus parfaitement en la matiĂšre humaine que dans toute autre et plus parfaitement en la femme quâen lâhomme. Car Il est envisagĂ© soit comme le principe qui agit soit comme le principe qui subit, soit comme les deux Ă la fois (âŠ) quand Dieu se manifeste sous la forme de la femme Il est celui qui agit grĂące au fait quâIl domine totalement lâĂąme de lâhomme et quâIl lâincite Ă se donner et Ă se soumettre entiĂšrement Ă Lui (âŠ) câest pourquoi voir Dieu dans la femme signifie Le voir sous ces deux aspects, une telle vision est plus complĂšte que de Le voir sous toute autre forme par laquelle Il se manifeste. »
(âŠ)
Des auteurs mystiques postĂ©rieurs Ă Ibn âArabi dĂ©veloppĂšrent ses idĂ©es et reprĂ©sentĂšrent les mystĂšres de la relation physique entre lâhomme et la femme par des descriptions tout Ă fait concrĂštes. Lâopuscule du soufi cachemirien Yaâqub Sarfi (mort en 1594), analysĂ© par Sachiko Murata, en est un exemple typique ; il y explique la nĂ©cessitĂ© des ablutions complĂštes aprĂšs lâacte dâamour par lâexpĂ©rience « religieuse » de lâamour charnel : au moment de ce plaisir extatique extrĂȘme â le plus fort que lâon puisse imagine et vivre â lâesprit est tant occupĂ© par les manifestations du divin quâil perd toute relation avec son corps. Par les ablutions, il ramĂšne ce corps devenu quasiment cadavre Ă la vie normale.
(âŠ)
On retrouve des considĂ©rations semblables concernant le « mystĂšre du mariage » chez Kasani, un mystique originaire de Farghana (mort en 1543). Eve, nâavait-elle pas Ă©tĂ© crĂ©Ă©e afin que « Adam pĂ»t se reposer auprĂšs dâelle », comme il est dit dans le Coran (sourate 7:189) ? Elle Ă©tait le don divin pour le consoler dans sa solitude, la manifestation de cet ocĂ©an divin quâil avait quittĂ©. La femme est la plus belle manifestation du divin, tel fut le sentiment dâIbn âArabi.
â
â
Annemarie Schimmel (My Soul Is a Woman: The Feminine in Islam)
â
Bergson, on s'en souvient, voyait dans l'Ă©volution l'expression d'une force crĂ©atrice, absolue en ce sens qu'il ne la supposait pas tendue Ă une autre fin que la crĂ©ation en elle-mĂȘme et pour elle-mĂȘme. En cela il diffĂšre radicalement des animistes (qu'il s'agisse d'Engels, de Teilhard ou des positivistes optimistes tels que Spencer) qui tous voient dans l'Ă©volution le majestueux dĂ©roulement d'un programme inscrit dans la trame mĂȘme de l'Univers. Pour eux, par consĂ©quent, l'Ă©volution n'est pas vĂ©ritablement crĂ©ation, mais uniquement 'rĂ©vĂ©lation' des intentions jusque-lĂ inexprimĂ©es de la nature. D'oĂč la tendance Ă voir dans le dĂ©veloppement embryonnaire une Ă©mergence de mĂȘme ordre que l'Ă©mergence Ă©volutive. Selon la thĂ©orie moderne, la notion de 'rĂ©vĂ©lation' s'applique au dĂ©veloppement Ă©pigĂ©nĂ©tique, mais non, bien entendu, Ă l'Ă©mergence Ă©volutive qui, grĂące prĂ©cisĂ©ment au fait qu'elle prend sa source dans l'imprĂ©visible essentiel, est crĂ©atrice de nouveautĂ© absolue. Cette convergence apparente entre les voies de la mĂ©taphysique bergsonienne et celles de la science serait-elle encore l'effet d'une pure coĂŻncidence? Peut-ĂȘtre pas: Bergson, en artiste et poĂšte qu'il Ă©tait, trĂšs bien informĂ© par ailleurs des sciences naturelles de son temps, ne pouvait manquer d'ĂȘtre sensible Ă l'Ă©blouissante richesse de la biosphĂšre, Ă la variĂ©tĂ© prodigieuse des formes et des comportements qui s'y dĂ©ploient, et qui paraissent tĂ©moigner presque directement, en effet, d'une prodigalitĂ© crĂ©atrice inĂ©puisable, libre de toute contrainte.
Mais lĂ oĂč Bergson voyait la preuve la plus manifeste que le 'principe de la vie' est l'Ă©volution elle-mĂȘme, la biologie moderne reconnaĂźt, au contraire, que toutes les propriĂ©tĂ©s des ĂȘtres vivants reposent sur un mĂ©canisme fondamental de conservation molĂ©culaire. Pour la thĂ©orie moderne l'Ă©volution n'est nullement une propriĂ©tĂ© des ĂȘtres vivants puisqu'elle a sa racine dans les imperfections mĂȘmes du mĂ©canisme conservateur qui, lui, constitute bien leur unique privilĂšge. Il faut donc dire que la mĂȘme source de perturbations, de 'bruit', qui, dans un systĂšme non vivant, c'est-Ă -dire non rĂ©plicatif, abolirait peu Ă peu toute structure, est Ă l'origine de l'Ă©volution dans la biosphĂšre, et rend compte de sa totale libertĂ© crĂ©atrice, grĂące Ă ce conservatoire du hasard, sourd au bruit autant qu'Ă la musique: la structure rĂ©plicative de l'ADN.
â
â
Jacques Monod (Chance and Necessity: An Essay on the Natural Philosophy of Modern Biology)
â
Jâai Ă©tĂ© obligĂ© de remonter, pour vous montrer le lien des idĂ©es et des choses, Ă une sorte dâorigine de ces rĂ©serves en vous disant que si lâhumanitĂ© avait fait ce quâelle a fait, et qui en somme a fait lâhumanitĂ© rĂ©ciproquement, câest parce que depuis une Ă©poque immĂ©moriale elle avait su se constituer des rĂ©serves matĂ©rielles, que ces rĂ©serves matĂ©rielles avaient crĂ©Ă© des loisirs, et que seul le loisir est fĂ©cond ; car câest dans le loisir que lâesprit peut, Ă©loignĂ© des conditions strictes et pressantes de la vie, se donner carriĂšre, sâĂ©loigner de la considĂ©ration immĂ©diate des besoins et par consĂ©quent entamer, soit sous forme de rĂȘverie, soit sous forme dâobservation, soit sous forme de raisonnement, la constitution dâautres rĂ©serves, qui sont les rĂ©serves spirituelles ou intellectuelles.
Jâavais ajoutĂ©, pour me rapprocher des circonstances prĂ©sentes, que ces rĂ©serves spirituelles nâont pas les mĂȘmes propriĂ©tĂ©s que les rĂ©serves matĂ©rielles. Les rĂ©serves intellectuelles, sans doute, ont dâabord les mĂȘmes conditions Ă remplir que les rĂ©serves matĂ©rielles, elles sont constituĂ©es par un matĂ©riel, elles sont constituĂ©es par des documents, des livres, et aussi par des hommes qui peuvent se servir de ces documents, de ces livres, de ces instruments, et qui aussi sont capables de les transmettre Ă dâautres. Et je vous ai expliquĂ© que cela ne suffisait point, que les rĂ©serves spirituelles ou intellectuelles ne pouvaient passer, Ă peine de dĂ©pĂ©rir tout en Ă©tant conservĂ©es en apparence, en lâabsence dâhommes qui soient capables non seulement de les comprendre, non seulement de sâen servir, mais de les accroĂźtre. Il y a une question : lâaccroissement perpĂ©tuel de ces rĂ©serves, qui se pose, et je vous ai dit, lâexpĂ©rience lâa souvent vĂ©rifiĂ© dans lâhistoire, que si tout un matĂ©riel se conservait Ă lâĂ©cart de ceux qui sont capables non seulement de sâen servir mais encore de lâaugmenter, et non seulement de lâaccroĂźtre, mais dâen renverser, quelquefois dâen dĂ©truire quelques-uns des principes, de changer les thĂ©ories, ces rĂ©serves alors commencent Ă dĂ©pĂ©rir. Il nây a plus, le crĂ©ateur absent, que celui qui sâen sert, sâen sert encore, puis les gĂ©nĂ©rations se succĂšdent et lesâchoses quâon avait trouvĂ©es, les idĂ©es quâon avait mises en Ćuvre commencent Ă devenir des choses mortes, se rĂ©duisent Ă des routines, Ă des pratiques, et peu Ă peu disparaissent mĂȘme dâune civilisation avec cette civilisation elle-mĂȘme.
Et je terminais en disant que, dans lâĂ©tat actuel des choses tel que nous pouvons le constater autour de nous, il y a toute une partie de lâEurope qui sâest privĂ©e dĂ©jĂ de ses crĂ©ateurs et a rĂ©duit au minimum lâemploi de lâesprit, elle en a supprimĂ© les libertĂ©s, et par consĂ©quent il faut attendre que dans une pĂ©riode dĂ©terminĂ©e on se trouvera en prĂ©sence dâune grande partie de lâEurope profondĂ©ment appauvrie, dans laquelle, comme je vous le disais, il nây aura plus de pensĂ©e libre, il nây aura plus de philosophie, plus de science pure, car toute la science aura Ă©tĂ© tournĂ©e Ă ses applications pratiques, et particuliĂšrement Ă des applications Ă©conomiques et militaires ; que mĂȘme la littĂ©rature, que mĂȘme lâart, et mĂȘme que lâesprit religieux dans ses pratiques diverses et dans ses recherches diverses auront Ă©tĂ© complĂštement diminuĂ©s sinon abolis, dans cette grande partie de lâEurope qui se trouvera parfaitement appauvrie. Et si la France et lâAngleterre savent conserver ce quâil leur faut de vie â de vie vivante, de vie active, de vie crĂ©atrice â en matiĂšre dâintellect, il y aura lĂ un rĂŽle immense Ă jouer, et un rĂŽle naturellement de premiĂšre importance pour que la civilisation europĂ©enne ne disparaisse pas complĂštement.
â
â
Paul Valéry (Cours de poétique (Tome 1) - Le corps et l'esprit (1937-1940) (French Edition))