Il Mare Quotes

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Un libro dev'essere un'ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi.
Franz Kafka
Il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole
Giovanni Verga (I Malavoglia)
Mi sento un po’ come il mare, abbastanza calma per intraprendere nuovi rapporti umani ma periodicamente in tempesta per allontanare tutti, per starmene da sola.
Alda Merini
Sai cos'è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un'orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. La marea nasconde. È come se non fosse mai passato nessuno. È come se noi non fossimo mai esistiti. Se c'è un luogo, al mondo, in cui puoi non pensare a nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo. Tempo che passa. E basta...
Alessandro Baricco
Ci sono parole come le conchiglie, semplici ma con il mare intero dentro.
Alessandro D'Avenia (Cose che nessuno sa)
Lontano di già si è ritirato il mare Ma nei tuoi occhi socchiusi Due piccole onde son rimaste Demoni e meraviglie Venti e maree Due piccole onde per annegarmi.
Jacques Prévert
Prisca faceva il morto nell'acqua limpida come cristallo e strizzava gli occhi per guardare il cielo, diviso esattamente a metà dalla striscia bianca di un aeroplano.
Bianca Pitzorno (Ascolta il mio cuore)
Come lieta appare la terra a chi nuota se Poseidone infranta gli abbia la nave urtata dal vento e dall'onde furiose, e pochi sfuggirono al mare nuotando e toccaron la riva, e molta e densa salsedine incrosta la pelle, e scampati da morte a terra vengon allegri: similmente apparve alla donna caro il marito.
Homer (Odissea)
Ho visto il sole tramontare in un mare di fuoco liquido e sorgere come una sfera di rame incandescente. Ho visto la luna far risplendere i veli del cielo notturno come fuochi fatui e rispecchiarsi nel lento respiro delle onde. Ho visto il mare così liscio e l'aria così trasparente che la volta stellata sembrava sdoppiarsi al punto che non si capiva più qual era il sotto e quale il sopra, e pareva di veleggiare dentro a un globo splendente di luci. Ho visto cieli e nubi che un artista avrebbe impiegato un'esistenza intera a cercare di riprodurre.
Björn Larsson (La vera storia del pirata Long John Silver)
The Sea Still Sounds (Già da più notti s’ode ancora il mare) Even more so at night the sea still sounds, Lightly, up and down, along the smooth sands. Echo of an enclosed voice in the mind, that returns in time; and also that assiduous lament of the gulls; birds perhaps of the summits that April drives towards the plain; already you are near to me in that voice; and I wish there might yet come to you from me, an echo of memory, like this dark murmur of the sea.
Salvatore Quasimodo
Il mare è uno splendore indifferente.
Elsa Morante (L'isola di Arturo)
...rimane l'ombra di un sapore che la costringe a pensare acqua di mare, quest'uomo dipinge il mare con il mare
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare.
Giacomo Leopardi
Ci sedemmo su una panchina, di fronte al panorama mozzafiato che la città ci offriva. Nel magnifico scenario dei giardini di Battery Park, mentre la luce del sole iniziava a farsi più morbida, ammirando il mare calmo solcato dalle barche a vela ai piedi della statua della Libertà, mi sentivo come in un film. Chiusi gli occhi e immaginai di essere Madonna in Cercasi Susan disperatamente: alcune scene erano state girate qui. Lo avevo visto tante volte, quel film; in un certo senso, aveva un legame con noi
Chiara Santoianni (Missione a Manhattan)
Abituata alla tranquillità, desiderava per contrasto tutto ciò che era movimentato. Amava il mare soltanto per le sue tempeste, e la vegetazione soltanto se cresceva a stento e rada in mezzo alle rovine.
Gustave Flaubert (Madame Bovary)
[…] ci sono tre tipi di uomini: quelli che vivono davanti al mare, quelli che si spingono dentro il mare, e quelli che dal mare riescono a tornare vivi. […] vedrai la sorpresa quando scoprirai quali sono i più felici.
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
E la mia forza supina si stampa nell’arena, diffondesi nel mare; e il fiume è la mia vena, il monte è la mia fronte, la selva è la mia pube, la nube è il mio sudore. E io sono nel fiore della stiancia, nella scaglia della pina, nella bacca del ginepro: io sono nel fuco, nella paglia marina, in ogni cosa esigua, in ogni cosa immane, nella sabbia contigua, nelle vette lontane. Ardo, riluco. E non ho più nome.
Gabriele d'Annunzio
All'uscita del paese si dividevano tre strade: una andava verso il mare, la seconda verso la città e la terza non andava in nessun posto. Martino lo sapeva perché l'aveva chiesto un po' a tutti e da tutti aveva avuto la stessa risposta: - Quella strada lì? Non va in nessun posto! E' inutile camminarci. - E fin dove arriva? - Non arriva da nessuna parte - Ma allora perché l'hanno fatta? - Ma non l'ha fatta nessuno, è sempre stata lì! - Ma nessuno è mai andato a vedere? - Oh sei una bella testa dura! Se ti diciamo che non c'è niente da vedere... - Non potete saperlo se non ci siete stati mai.
Gianni Rodari (Cuentos por teléfono)
Mi piace essere in un corpo che ormai invecchia. Posso guardare le montagne senza il desiderio di scalarle. Quand'ero giovane le avrei volute conquistare. Ora posso lasciarmi conquistare da loro. Le montagne, come il mare, ricordano una misura di grandezza dalla quale l'uomo si sente ispirato, sollevato. Quella stessa grandezza è anche in ognuno di noi, ma lì ci è difficile riconoscerla. Per questo siamo attratti dalle montagne.
Tiziano Terzani (Lettere contro la guerra)
Aveva un odore semplice, il mare, ma nello stesso tempo così vasto e unico nel suo genere, che Grenouille esitava a suddividerlo in odore di pesce, di sale, di acqua, di alga, di fresco e così via. Preferiva lasciare intatto l'odore del mare, lo custodiva intero nella memoria e lo godeva indiviso. L'odore del mare gli piaceva tanto che avrebbe desiderato una volta averlo puro, non mescolato e in quantità tale da potersene ubriacare.
Patrick Süskind (Perfume: The Story of a Murderer)
Quella che lei chiama Bologna, è un cosa grande, che va da Parma fino a Cattolica [...] dove davvero la gente vive a Modena, lavora a Bologna e la sera va a ballare a Rimini [...] è una strana metropoli [...] che s'allarga a macchia d'olio tra il mare e gli Appennini.
Carlo Lucarelli (Almost Blue)
...Fidati del tuo cuore se il mare prende fuoco e vivi con amore anche se le stelle muteranno il loro corso..." ( Ho sognato di te )
Ben Sherwood (The Death and Life of Charlie St. Cloud)
Noi vogliamo preparare la nascita di una Venezia industriale e militare che possa dominare il mare Adriatico, gran lago Italiano.
Filippo Tommaso Marinetti (I manifesti del futurismo)
Il mare fa sognare. La montagna fa riflettere.
Emanuele Mazzocco (Al di là delle cose scontate (Italian Edition))
Ma forse, la morte non era altro che un'onda solitaria che andava a spegnersi a riva, mentre infinite altre continuavano a solcare il mare.
Leonardo Patrignani (Utopia (Multiversum, #3))
É un luogo romantico, sì" convenne Poirot, "e tranquillo. Il sole brilla e il mare è un incanto. Ma dimentica, signorina Brewster, che il male si annida dovunque, sotto il sole.
Agatha Christie (Evil Under the Sun (Hercule Poirot, #24))
Cam il ignora pe domnul Cole si se aproprie de mama lui Luce, ducandu-i mana la buze inainte sa fi facut cineva prezentarile. - Dumneavoastra trebuie sa fiti sora mai mare a lui Luce, spuse el cu dezinvoltura.
Lauren Kate (Fallen (Fallen, #1))
E la sera, dalla mia stanza di bambina, guardo I lumi della città sul mare. E certe volte ho l’impressione di essere ancora quella di una volta, e che gli anni non siano mai passati. E penso : laggiù è la vera vita, laggiù il mondo, l’avventura, il sogno ! E fantastico un giorno o l’altro di partire. Lo vede dunque che non è mai finita ?
Dino Buzzati
Allora ti piace l’amore?” “ E’ pericoloso. Ci scappano ferite e poi per la giustizia altre ferite. Non è serenata al balcone, somiglia a una mareggiata di libeccio, strapazza il mare sopra, e sotto lo rimescola. Non lo so se mi piace.
Erri De Luca (I pesci non chiudono gli occhi)
A volte ho l'impressione che il buio che porto con me possa far scendere la notte anche su chi mi sta accanto.
Virginia De Winter (La spia del mare)
Della mia infanzia non mi restava altro che l'estate. Le vie strette che sbucavano nei campi da ogni parte, di giorno e di sera, erano i cancelli della vita e del mondo. Gran meraviglia se un'automobile strombettante, giunta da chissà dove, traversasse il paese, sulla strada maestra e dileguasse chi sa dove verso nuove città, verso il mare, sconvolgendo ragazzi e polvere
Cesare Pavese (La bella estate)
Non so. Io non capisco nulla di nulla della vita. E’ così strana…mi sento come se avessi passato tutta la mia esistenza in riva a uno stagno e d’un tratto vedessi il mare. E mi sento mancare il respiro, ma sono al tempo stesso piena di esaltazione. Io non voglio morire, voglio vivere. Comincio ad avere un nuovo coraggio…mi sembra di essere uno di quei vecchi marinai che salpavano un tempo per mari sconosciuti. Sì, la mia anima anela all’ignoto.
W. Somerset Maugham (The Painted Veil)
Se fosse andato via, il futuro sarebbe diventato soltanto una landa infida e senza pace dove inciampare a ogni passo nel ricordo di lui. Le sue mani, il suo sorriso, il modo che aveva di guardarla avrebbero incrociato il suo cammino simili a fantasmi nella notte, incorporei ma non per questo meno tenaci.
Virginia De Winter (La spia del mare)
Il mare è tutto. Copre i sette decimi del globo terrestre. Il suo respiro è puro e sano. È l'immenso deserto dove l'uomo non è mai solo, poiché sente fremere la vita accanto a sé. Il mare non è altro che il veicolo di un'esistenza soprannaturale e prodigiosa; non è che movimento e amore, è l'infinito vivente...
Jules Verne (Twenty Thousand Leagues Under the Sea (Captain Nemo, #2))
Il mare appariva come una volta eterea, come un cielo solido e senza stelle sotto di noi, e nell'aria trasparente si perdeva nell'immensità; nessuna striscia, scura o luminosa, limitava l'orizzonte; c'era una chiarità, una vastità infinita, che non si può dipingere né descrivere, se non nella profondità eterna del pensiero.
Hans Christian Andersen
Passavamo sulla terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta. A parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti, eravamo felici. Le piante e le paludi erano fertili, i monti ricchi di pascolo e fonti. Il cibo non mancava neppure negli anni di carestia. Facevamo un vino colore del sangue, dolce al palato e portatore di sogni allegri. Nel settimo giorno del mese del vento che piega le querce incontravamo tutte le genti attorno alla fonte sacra e per sette giorni e sette notti mangiavamo, bevevamo, cantavamo e danzavamo in onore di Is. Cantare, suonare, danzare, coltivare, raccogliere, mungere, intagliare, fondere, uccidere, morire, cantare, suonare, danzare era la nostra vita. Eravamo felici, a parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti. (pag. 56)
Sergio Atzeni (Passavamo sulla terra leggeri)
Se è scritto che due pesci nel mare debbano incontrarsi, non servirà al mare essere cento volte più grande. Tu hai paura perché parti per un lungo viaggio; ma il più lungo viaggio fatto dall'uomo nell'universo è meno di un soffio. Il tuo cuore batte e la terra gira per 30 km intorno al sole. La formica viaggia nell'universo del giardino. Deve arrivare al rosario, là in fondo, per portare cibo alle compagne. Non ha strumenti per conoscere la strada, una parte e va,perché questo è nella sua Natura
Stefano Benni (Terra!)
voglio fare le cose con te quelle piccole quelle semplici meravigliose come i tramonti come la notte di San Lorenzo come Natale insieme come far saltellare il mare con le pietre comode alla mano quelle semplici meravigliose che le guardi e ti innamori ma che non ti sai spiegare voglio fare le cose con te quelle piccole come vivere la mia vita.
Gio Evan (Ormai tra noi è tutto infinito)
Si indrazneala cu care Nietzsche rostea lucrurile! Incredibil! Sa spui ca speranta e cel mai mare rau! Ca Dumnezeu a murit! Ca adevarul este o greseala fara de care nu putem trai! Ca dusmanii adevarului nu sunt minciunile, ci convingerile! Ca rasplata ultima a celui mort este ca nu va mai muri! Ca medicii nu au nici un drept sa deposedeze un om de moartea sa! Ganduri malefice! Il contrazisese pe Nietzsche la fiecare dintre ele. Si totusi, era o falsa polemica: in adancul inimii, el stia ca Nietzsche are dreptate.
Irvin D. Yalom (When Nietzsche Wept)
Io so cosa vuol dire essere felice nella vita e la bontà dell'esistenza, il gusto dell'ora che passa e delle cose che si hanno intorno, pur senza muoversi, la bontà di amarle, le cose, fumando, e una donna in esse. Conosco la gioia di un pomeriggio d'estate a leggere un libro d'avventure cannibalesche seminudo in una chaiselongue davanti a una casa di collina che guardi il mare. E molte altre gioie insieme; di stare in un giardino in agguato e ascoltare che il vento muove le foglie appena (le più alte) di un albero; o in una sabbia sentirsi screpolate e crollare infinita esistenza di sabbia; o nel mondo popolato di galli levarsi prima dell'alba e nuotare, solo in tutta l'acqua del mondo, presso a una spiaggia rosa. E io non so cosa passa sul mio volto in quelle mie felicità, quando sento che si sta così bene a vivere: non so se una dolcezza assonnata o piuttosto sorriso. Ma quanto desiderio d'avere cose! Non soltanto mare o soltanto sole e non soltanto una donna e il cuore di lei sotto le labbra. Terre anche! Isole! Ecco: io posso trovarmi nella mia calma, al sicuro, nella mia stanza dove la finestra è rimasta tutta la notte spalancata e d'improvviso svegliarmi al rumore del primo tram mattutino; è nulla un tram: un carrozzone che rotola, ma il mondo è deserto attorno e in quell'aria creata appena, tutto è diverso da ieri, ignoto a me, e una nuova terra m'assale.
Elio Vittorini
Ho voglia d’essere la vela gialla Verso il paese cui per mare andiamo.
Sergei Yesenin (Poesie)
La storia è un millepiedi e ogni piede tira da una parte diversa, e in mezzo c'è il nostro corpo.
Margaret Mazzantini (Mare al mattino)
TEMPORALE Un bubbolìo lontano... Rosseggia l'orizzonte, come affocato, a mare: nero di pece, a monte, stracci di nubi chiare: tra il nero un casolare: un'ala di gabbiano.
Giovanni Pascoli (Myricae)
Soltanto il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai faraglioni perché il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe, e par la voce di un amico.
Giovanni Verga (I Malavoglia)
L’amore se ne infischia del soldo, l’amore è più caldo del caldo. Che sia vinta la guerra o sia persa, è l’amore che il mondo attraversa. L’amore non fa rima né ha ragioni, l’amore rende pazzo chi lo ha. L’amore sopravvive alle stagioni […]. L’amore vince i giochi, ogni contesa, che scoppi sulla terra o dentro al mare. Nessuna risorsa è meglio spesa, di quelle bruciate per amare.
Ali Smith (La storia di Antigone raccontata da Ali Smith)
Non è il nostro compito quello di avvicinarci, così come non si avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra méta non è di trasformarci l'uno nell'altro, ma di conoscerci l'un l'altro e d'imparar a vedere ed a rispettare nell'altro ciò ch'egli è: il nostro opposto e il nostro complemento.
Hermann Hesse (Hermann Hesse: "Narziss und Goldmund". (Königs Erläuterungen und Materialien, Bd. 86))
O viaggio implacabile della società umana! O perdite di uomini e di anime lungo il cammino! Oceano nel quale cade tutto ciò che la legge lascia cadere! Funesto allontanarsi di ogni soccorso! O morte mortale! Il mare è l'inesorabile notte sociale dove la pena getta i suoi dannati. Il mare è l'immensa miseria. L'anima, alla deriva tra quei gorghi, può divenire cadavere. Chi la resusciterà?
Victor Hugo (Les Misérables)
«Non c’è nulla di meglio di un lupo che piomba in mezzo a un gregge di pecore per tornare alla realtà. Inoltre quello stupido pastore mi sembra più interessato a cantare l’amore anziché a farlo.» «È un giovinetto» intervenne lui, nella sua voce indugiava un sorriso. «Si suppone che dell’amore conosca solo la purezza.» Lei si girò per guardarlo in faccia. «È il motivo per cui ai pastorelli preferisco i lupi.»
Virginia De Winter (La spia del mare)
Il petrolio è la merda del diavolo, non ti fidare di quello che sembra una fortuna. Perché è peggio di una trappola per scimmie. E sempre quello che per i ricchi è una fortuna, per i poveri è una disgrazia.
Margaret Mazzantini (Mare al mattino)
Non avrebbe mai potuto raccontargli che il sogno della sua passione l'aveva seguita nella morte, che il suo volto era apparso circonfuso di fiamme mentre le sue labbra le sussurravano oscure parole d'amore.
Virginia De Winter (La spia del mare)
Probabilmente la nostra vita è iniziata nell'oceano. Circa quattro milioni di anni fa. Probabilmente vicino a fonti di calore come i vulcani sommersi. Poi, cinquecento milioni di anni fa, o forse poco più, gli organismi hanno cominciato a vivere anche sulla terra. [...] Ma in un certo senso si può dire che anche se abbiamo abbandonato il mare dopo milioni d'anni di vita nelle sue profondità, l'oceano è rimasto dentro di noi. Quando una donna porta in grembo un bambino, lo fa crescere nell'acqua, e l'acqua nel suo corpo è quasi identica a quella del mare, contiene quasi la stessa quantità di sali. La donna crea un piccolo oceano nel proprio corpo. Ma non solo. Il nostro sangue e il sudore hanno quasi la stessa composizione dell'acqua di mare. Portiamo oceani dentro di noi, nel nostro sangue e nel nostro sudore. E con le nostre lacrime, piangiamo oceani. (Shantaram, pag. 465)
Gregory David Roberts (Shantaram)
Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa... e la vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire... Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi... Eppure c'era sempre uno, uno solo, uno che per primo... la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte... magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni... alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare... e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov'era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente): l'America. Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia, con la faccia di uno che l'aveva fatta lui l'America. La sera, dopo il lavoro, e le domeniche, si era fatto aiutare dal cognato, muratore, brava persona... prima aveva in mente qualcosa in compensato, poi... gli ha preso un po' la mano, ha fatto l'America... Quello che per primo vede l'America. Su ogni nave ce n'è uno.
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
Un attimo dopo, in quella confusione di membra, si stava chinando a posare le labbra sulle sue. Erano morbide e fresche, e sapevano di mare più del mare stesso. Clelia fu scossa da un brivido caldo e si sentì allagare il cuore.
Giulia Anna Gallo (L'ultimo canto delle sirene)
Ah, che città, diceva a mia figlia zia Lina, che città splendida e significativa: qua si sono parlate tutte le lingue, Emma, qua s'è costruito di tutto e s'è scassato di tutto, qua la gente non si fida di nessuna chiacchiera ed è assai chiacchierona, qua c'è il Vesuvio che ti ricorda ogni giorno che la più grande impresa degli uomini potenti, l'opera più splendida, il fuoco, e il terremoto, e la cenere e il mare in pochi secondi te la riducono a niente.
Elena Ferrante (The Story of the Lost Child (Neapolitan Novels, #4))
Sabbia a perdita d'occhio, tra le ultime colline e il mare - il mare - nell'aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord. La spiaggia. E il mare. Potrebbe essere la perfezione immagine per occhi divini mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita ed esatta, verità - verità - ma ancora una volta è il salvifico granello dell'uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un'inezia che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia, impercettibile strappo nella superficie di quella santa icona, minuscola eccezione posatasi sulla perfezione della spiaggia sterminata. A vederlo da lontano non sarebbe che un punto nero: nel nulla, il niente di un uomo e di un cavalletto da pittore. Il cavalletto è ancorato con corde sottili a quattro sassi posati nella sabbia. Oscilla impercettibilmente al vento che sempre soffia da nord. L'uomo porta alti stivali e una grande giacca da pescatore. Sta in piedi, di fronte al mare, rigirando tra le dita un pennello sottile. Sul cavalletto, una tela.
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
A me, il mare ha invaso l’infanzia come invade le spiagge della riviera francese, nelle notti di luna. Sono venuto su con questo spettacolo negli occhi. Allaga ancora adesso ogni ricordo e lo riduce a una finestra spalancata. Lo spazio deserto, il limite che non si può misurare. Il mare ti insegna a fissare il vuoto. È la terra che io non so guardare: il profilo morbido delle colline, l’ostacolo di una montagna, l’aria rassicurante delle città. Ho bisogno sempre di avere un orizzonte di fronte, ma questa necessità mi espone a molte insidie. Vorrei poter imparare che il paesaggio più necessario è quello dove si fermano le cose, e si possono toccare. Avere l’appiglio contadino di un oggetto, l’ombra di una presenza intorno. E invece ho nella testa sempre questo gioco di correnti, questa esagerazione di sogni e di incubi, tra l’aiuto degli dei e le orche assassine.” (Fabio Stassi, “La lettrice scomparsa”)
Fabio Stassi (La lettrice scomparsa)
Dici che il fiume Trova la via al mare E come il fiume Giungerai a me Oltre i confini E le terre assetate Dici che come fiume Come fiume L'amore giunger L'amore E non so pi pregare E nell'amore non so pi sperare E quell'amore non so pi aspettare
Bono
Con un movimento abile, liberò il braccio destro dalla sua presa e, mentre si voltava, sollevò il bastone d'avorio coprendosi il volto con la maschera. Lui la fissò per un lungo momento. «Come se ci fosse differenza rispetto a quando non indossate una maschera.»
Virginia De Winter (La spia del mare)
Vito c'ha pensato qualche volta al gigante che organizza il mondo. Si è chiesto se è fatto di persone, tante persone una sull'altra. E se lui sarà una di quelle persone minuscole ma decisive. È quello che un ragazzo dovrebbe sperare, partecipare all'organizzazione del mondo. Lui è sempre stato uno studente in fuga, e non solo dalla scuola. Da ogni forma di apprendimento. Abbassa la testa. Si vergogna di queste ambizioni improvvise. Non farà niente di buono, di rimarchevole. È più facile che accada così, che la sua vita passi inosservata.
Margaret Mazzantini (Mare al mattino)
Insomma, disse fra sé, c'è un abisso fra il giovane che vedo qui e il guerriero di domani. E' risaputo che l'essere umano è complesso, molteplice, diviso, misterioso, ma ci vogliono le guerre o i grandi rivolgimenti per constatarlo. E' lo spettacolo più appassionante e più terribile, pensò ancora; il più terribile perché è il più vero: non ci si può illudere di conoscere il mare senza averlo visto nella tempesta come nella bonaccia. Solo chi ha osservato gli uomini e le donne in un periodo come questo può dire di conoscerli - e di conoscere se stesso.
Irène Némirovsky (Suite Française)
mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, […] e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava 'sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metteva tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, […] c'è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si sono messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c'è da non crederci, è che qualsiasi fiume, […], prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse diritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, […] è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c'è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte le nostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai…
Alessandro Baricco (City)
Ridiamo come le montagne non appena gli voltiamo le spalle, ogni volta che sono sicure che nessuno le veda. Come il mare che si ostinano a chiamare furioso mentre le tempeste non sono che i suoi sghignazzi. Come le nuvole che se piangono pioggia è solo per il gran ridere. Come il vento che non fa che sganasciarsi e soffia soltanto perché deve riposare il respiro. Ridiamo come il cielo che deve avere tutti i motivi per ridere di noi ma anche con noi. Ridiamo come non potranno mai fare gli animali che non sanno cosa si perdono. Ridiamo come solo i più fortunati riescono a fare. Ridiamo di cuore.
Luciano Ligabue (La neve se ne frega)
Alì dagli Occhi Azzurri uno dei tanti figli di figli, scenderà da Algeri, su navi a vela e a remi. Saranno con lui migliaia di uomini coi corpicini e gli occhi di poveri cani dei padri sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini, e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua. Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali. Sbarcheranno a Crotone o a Palmi, a milioni, vestiti di stracci asiatici, e di camicie americane. Subito i Calabresi diranno, come da malandrini a malandrini: «Ecco i vecchi fratelli, coi figli e il pane e formaggio!» Da Crotone o Palmi saliranno a Napoli, e da lì a Barcellona, a Salonicco e a Marsiglia, nelle Città della Malavita. Anime e angeli, topi e pidocchi, col germe della Storia Antica voleranno davanti alle willaye. Essi sempre umili Essi sempre deboli essi sempre timidi essi sempre infimi essi sempre colpevoli essi sempre sudditi essi sempre piccoli, essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare, essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo, essi che si costruirono leggi fuori dalla legge, essi che si adattarono a un mondo sotto il mondo essi che credettero in un Dio servo di Dio, essi che cantavano ai massacri dei re, essi che ballavano alle guerre borghesi, essi che pregavano alle lotte operaie... ... deponendo l’onestà delle religioni contadine, dimenticando l’onore della malavita, tradendo il candore dei popoli barbari, dietro ai loro Alì dagli Occhi Azzurri - usciranno da sotto la terra per uccidere – usciranno dal fondo del mare per aggredire - scenderanno dall’alto del cielo per derubare - e prima di giungere a Parigi per insegnare la gioia di vivere, prima di giungere a Londra per insegnare a essere liberi, prima di giungere a New York, per insegnare come si è fratelli - distruggeranno Roma e sulle sue rovine deporranno il germe della Storia Antica. Poi col Papa e ogni sacramento andranno su come zingari verso nord-ovest con le bandiere rosse di Trotzky al vento...
Pier Paolo Pasolini (Alì dagli occhi azzurri)
L'ASSIUOLO Dov'era la luna? ché il cielo notava in un'alba di perla, ed ergersi il mandorlo e il melo parevano a meglio vederla. Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggiù; veniva una voce dai campi: chiù... Le stelle lucevano rare tra mezzo alla nebbia di latte: sentivo il cullare del mare, sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un sussulto, com'eco d'un grido che fu. Sonava lontano il singulto: chiù... Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento; squassavano le cavallette finissimi sistri d'argento (tintinni a invisibili porte che forse non s'aprono più?...); e c'era quel pianto di morte... chiù...
Giovanni Pascoli (Myricae)
Tip di nuovo cercò i suoi occhi, che si ostinavano a trovare qualche appiglio nello spazio stretto attorno a loro; le morse un labbro, divertito. «Credi in Dio, adesso, Jennie Jannacci?» Lei si decise a ricambiare il suo sguardo. «No», mormorò con voce fanciullesca. «Ma posso farci un pensierino, quando mi guardi così.»
Dilhani Heemba (Bruci il mare (Nuova Terra, #2.5))
Il sole del pomeriggio batteva senza sosta la superficie del mare, e tutta la baia er a un'unica, stupenda distesa di fulgore. All'orizzonte campeggiavano alcune nuvole estive, ferme nel silenzio, immergendo parzialmente in acqua le forme sontuose, funeree, profetiche. I muscoli delle nuvole erano pallidi come alabastro.
Yukio Mishima (Confessions of a Mask)
I miei occhi e i miei pensieri lasciavano il cielo in dispetto, riandando a posarsi sul mare, il quale, appena io lo riguardavo, palpitava verso di me, come un innamorato. [...] Esso mi ripeteva che anche lui, non meno dello stellato, era grande e fantastico, e possedeva territori che non si potevano contare, diversi uno dall'altro, come centomila pianeti! Presto, ormai, per me, incomincerebbe finalmente l'età desiderata in cui non sarei più un ragazzino, ma un uomo; e lui, il mare, simile a un compagno che finora aveva sempre giocato assieme a me e s'era fatto grande assieme a me, mi porterebbe via con lui a conoscere gli oceani, e tutte le altre terre, e tutta la vita!
Elsa Morante (L'isola di Arturo)
Poesia d'amore Le grandi notti d'estate che nulla muove oltre il chiaro filtro dei baci, il tuo volto un sogno nelle mie mani. Lontana come i tuoi occhi tu sei venuta dal mare dal vento che pare l'anima. E baci perdutamente sino a che l'arida bocca come la notte è dischiusa portata via dal suo soffio. Tu vivi allora, tu vivi il sogno ch'esisti è vero. Da quanto t'ho cercata. Ti stringo per dirti che i sogni son belli come il tuo volto, lontani come i tuoi occhi. E il bacio che cerco è l'anima.
Alfonso Gatto
Milizia d'abisso perduta che vedi le navi dal basso come sagome nere di foglie, dimmi, in quelle ombre scorrenti tu sogni? In esse ricordi le navi che furono tue, tutte le tue navi fino all'ultima, la più detestata la più rimpianta? O a sognare ti basta il lusso dell'anemone, la geometria della stella marina, la dubbia parvenza delle creature di profondità?
Michele Mari
Il mondo della Magia si allontana sempre di più dal mondo dove regna il Cristo. Non ho nulla contro di lui, ma solo contro i suoi preti che negano il potere della Grande Dea oppure l'avvolgono nella veste azzurra della Signora di Nazareth e affermano che era vergine. Ma che cosa ne può sapere una vergine delle sofferenze dell'umanità? E ora che il mondo è cambiato e Artù, mio fratello e amante, che fu re e che sarà re, giace morto (e la gente comune lo dice addormentato) nell'Isola Sacra di Avalon, la storia dev'essere narrata com'era prima che i preti del Cristo Bianco venissero a costellarla di santi e leggende. Il mondo è mutato. Un tempo un viaggiatore, se aveva la volontà e conosceva qualche segreto, poteva avventurarsi con la barca nel Mare dell'Estate e giungere non già a Glastonbury dei monaci, ma all'Isola Sacra di Avalon; allora le porte tra i mondi fluttuavano con la nebbia e si aprivano al volere del viaggiatore. Perché questo è il grande segreto, noto a tutti gli uomini colti del nostro tempo: con il nostro pensiero, noi creiamo giorno per giorno il mondo che ci circonda.
Marion Zimmer Bradley (The Mists of Avalon (Avalon, #1))
Gli uomini attribuiscono troppo peso alle emozioni, confondendole con i sentimenti. Le emozioni servono a ricordarti in ogni momento il colore dei tuoi pensieri, ma hanno una natura violenta e breve. Per questo ti lasciano sempre insoddisfatto, alimentando rimpianti e nostalgie. I sentimenti invece sono un mare profondo e stabile, che evapora solo quando diventa stagnante.
Massimo Gramellini (L'ultima riga delle favole)
Il bambino si spostò un po’ più in la sul davanzale. Aria fredda e vento da nord. Davanti fino all’infinito, il mare. “Cosa ci fai tutto il tempo seduto qua sopra?” “Guardo” “Non c’è molto da guardare…” “Scherzate?” “Be’, c’è il mare, d’accordo, ma il mare è poi sempre quello, sempre uguale, mare fino all’orizzonte, se va bene ci passa una nave, non è che sia poi la fine del mondo.” Il bambino si girò verso il mare, si rigirò verso Bartleboom, si girò ancora verso il mare, si rigirò ancora verso Bartleboom. “Quanto vi fermerete qui?” gli chiese. “Non so. Qualche giorno. “Il bambino scese dal davanzale, andò verso la porta si fermò sulla soglia, rimase un po’ a studiare Bartleboom. “Voi siete simpatico. Magari quando ve ne andrete sarete un po’ meno imbecille“.
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
Guarda i quartieri moderni fuori le mura scendere dai colli al mare oleoso e verde cupo, i bei palazzi e portici dei tempi di Baccaredda (scrittore e sindaco, amato e carogna) e il lascito architettonico di quest’epoca ai futuri: il cubo luttuoso e vitreo che nasconde i vicoli del porto e offende il municipio bianco e danzante cui si è affiancato con protervia da funzionario viceregio d’altri tempi (non è escluso che i futuri decidano di amarlo e cantarlo… o lo smonteranno vetrata per vetrata e lo sposteranno in campagna oltre Palli e invece delle nere geometrie che spengono la luce e l’allegria vedranno panchine, fontane, palme e jacarandas?). Ruggero Gunale guarda la città che si allontana. Saluta torri pisane e campanili. Sillaba a se stesso: “La mitezza non incute rispetto né suscita vero compatimento. Anzi: godono a schiacciarti.” (pag. 29)
Sergio Atzeni (Il quinto passo è l'addio)
Bisognerebbe saper attendere, raccogliere, per una vita intera e possibilmente lunga, senso e dolcezza, e poi, proprio alla fine, si potrebbero forse scrivere dieci righe valide. Perché i versi non sono, come crede la gente, sentimenti (che si acquistano precocemente), sono esperienze. Per scrivere un verso bisogna vedere molte città, uomini e cose, bisogna conoscere gli animali, bisogna capire il volo degli uccelli e comprendere il gesto con cui i piccoli fiori si aprono al mattino. Bisogna saper ripensare a itinerari in regioni sconosciute, a incontri inaspettati e congedi previsti da tempo, a giorni dell'infanzia ancora indecifrati, ai genitori che eravamo costretti a ferire quando portavano una gioia e non la comprendevamo (era una gioia per qualcun altro), a malattie infantili che cominciavano in modo così strano con tante profonde e grevi trasformazioni, a giorni in stanze silenziose e raccolte e a mattine sul mare, al mare sopratutto, a mari, a notti di viaggio che passavano con un alto fruscio e volavano assieme alle stelle - e ancora non è sufficiente poter pensare a tutto questo. Bisogna avere ricordi di molte notti d'amore, nessuna uguale all'altra, di grida di partorienti e di lievi, bianche puerpere addormentate che si rimarginano. Ma bisogna anche essere stati accanto ad agonizzanti, bisogna essere rimasti vicino ai morti nella stanza con la finestra aperta e i rumori intermittenti. E non basta ancora avere ricordi. Bisogna saperli dimenticare, quando sono troppi, e avere la grande pazienza di attendere che ritornino. Perché i ricordi in sé ancora non sono. Solo quando diventano sangue in noi, sguardo e gesto, anonimi e non più distinguibili da noi stessi, soltanto allora può accadere che in un momento eccezionale si levi dal loro centro e sgorghi la prima parola di un verso.
Rainer Maria Rilke (The Notebooks of Malte Laurids Brigge)
Una volta gli chiese: "Hai appreso anche tu quel segreto del fiume: che il tempo non esiste?" Un chiaro sorriso si diffuse sul volto di Vasudeva. "Si, Siddharta" rispose "Ma è questo ciò che tu vuoi dire: che il fiume si trova dovunque in ogni istante, alle sorgenti e alla foce, alla cascata, al traghetto, alle rapide, nel mare, in montagna, dovunque in ogni istante, e che per lui non vi è che presente, neanche l'ombra del passato, neanche l'ombra dell'avvenire?
Hermann Hesse (Siddhartha)
Il cielo sopra la sua vettura era disseminato di un'enorme quantità di stelle, sembrava addirittura una polvere d'oro - l'oro che i conquistadores inviavano ai loro sovrani via mare - rovesciata da sacchetti di cuoio su un nero velluto spagnolo.
Alexander Lernet-Holenia (Mars in Aries)
La moarte te gandesti doar cand mori, Aleksy, abia cand mori, si este o prostie, o mare prostie. Pentru ca moartea este cel mai probabil lucru care i se poate intampla unui om in locul tuturor visurilor. De fapt, singurul care i se va intampla cu siguranta. De aceea, Aleksy, sa nu faci niciodata lucrurile aiurea, cu gandul ca mai ai timp sa le indrepti, pentru ca nu vei avea. Timpul care va veni il vei cheltui doar pentru a face si mai multe lucruri aiurea si pentru a muri si mai repede.
Tatiana Țîbuleac
Fu un momento indimenticabile. Andammo verso via Caracciolo, sempre più vento, sempre più sole. Il Vesuvio era una forma delicata color pastello ai piedi della quale si ammucchiavano i ciottoli biancastri della città, il taglio color terra di Castel dell'Ovo, il mare. Ma che mare. Era agitatissimo, fragoroso, il vento toglieva il fiato, incollava i vestiti addosso e levava i capelli dalla fronte. Ci tenemmo dall'altro lato della strada insieme a una piccola folla che guardava lo spettacolo. Le onde ruzzolavano come tubi di metallo blu portando in cima la chiara d'uovo della spuma, poi si frangevano in mille schegge scintillanti e arrivavano fin sulla strada con un oh di meraviglia e timore da parte di tutti noi che guardavamo. Che peccato che non c'era Lila. Mi stenti stordita dalle raffiche potenti, dal rumore. Avevo l'impressione che, pur assorbendo molto di quello spettacolo, moltissime cose, troppe si spampanassero intorno senza lasciarsi afferrare. Mio padre mi strinse la mano come se temesse che sgusciassi via. Infatti avevo voglia di lasciarlo, correre, spostarmi, attraversare la strada, farmi investire dalle scaglie brillanti del mare. In quel momento così tremendo, pieno di luce e di clamore, mi finsi sola nel nuovo della città, nuova io stessa con tutta la vita davanti, esposta alla furia mobile delle cose ma sicuramente vincitrice: io, io e Lila, noi due con quella capacità che insieme - solo insieme - avevamo di prendere la massa di colori, di rumori, di cose e persone, e raccontarcela e darle forza".
Elena Ferrante (My Brilliant Friend (Neapolitan Novels, #1))
Quella volta, Joshua mi rivelò un segreto che poi, come un seme, sarebbe germogliato in me, nel tempo di molti anni e molti dolorosi pensieri. Disse che dovevo stare molto attento perché sebbene la vita scorresse apparentemente come un fiume, dai monti al mare, nello stesso tempo correva però anche in senso contrario, risalendo verso le sorgenti. Così, ragionare di prima e dopo è illusorio, o quanto meno riduttivo, perché, seppure in modo nascosto, il dopo sempre precede il prima mentre mansueto lo segue. È un unico movimento, disse.
Alessandro Baricco (Abel)
Cos'è l'odio, veramente, l'ho capito su queste assi insanguinate, con l'acqua del mare addosso a imputridire le ferite. E cos'è la pietà, non lo sapevo prima di aver visto le nostre mani di assassini accarezzare per ore i capelli di un compagno che non riusciva a morire. Ho visto la ferocia, nei moribondi spinti a calci giù dalla zattera, ho visto la dolcezza, negli occhi di Gilbert che baciava il suo piccolo Léon, ho visto l'intelligenza, nei gesti con cui Savigny ricamava il suo massacro, e ho visto la follia, in quei due uomini che una mattina hanno spalancato le ali e se ne sono volati via, nel cielo. Dovessi vivere ancora mille anni, amore sarebbe il nome del peso lieve di Thérèse, tra le mie braccia, prima di scivolare tra le onde. E destino sarebbe il nome di questo oceano mare, infinito e bello.
Alessandro Baricco
E Harvey, essendo tutt'altro che ottuso, cominciò ad apprezzare e a godere l'aspro coro delle onde, quando le loro creste si infrangono una dietro l'altra, in un incessante scroscio; la fretta del vento che liberava gli immensi spazi, ammassando le ombre azzurrine e purpuree delle nubi; la splendente aurora, quando il sole si leva in un'aureola di fiamma; le spirali delle nebbie mattutine e il loro lento dissolversi come muraglie che collino a una a una, sulla candida distesa; lo splendido e salmastro riverbero del meriggio; il bacio della pioggia su miglia e miglia di acqua morta e liscia; il frettoloso oscurarsi del mondo al calar della sera; l'infinito scintillare del mare sotto il chiaro di luna, quando il bompresso aguzzava, solenne, la cima verso lontane stelle, e Harvey scendeva dal cuoco per un dolce.
Rudyard Kipling (Captains Courageous)
Ha detto: “Tre cose che non devi fare nella vita, Enait jan, per nessun motivo. La prima è usare le droghe. Ce ne sono che hanno un odore e un sapore buono e i sussurrano alle orecchie che sapranno farti stare meglio di come potrai mai stare senza di loro. Ma tu non devi credergli. Lo prometti?” “Promesso” “La seconda è usare le armi. Anche se qualcuno ti tratterà male, o ti insulterà, promettimi che la tua mano non si stringerà mai attorno a un coltello, a una pietra e neppure intorno a un mestolo di legno per il qhorma palaw, se qul mestolo di legno serve a ferire un uomo. Lo prometti?” “Promesso” “La terza è rubare. Ciò che è tuo ti appartiene, ciò che non è tuo no. I soldi che ti servono li guadagnerai lavorando, anche se il lavoro sarà faticoso. E non trufferai mai nessuno. Enait jan, vero? Sarai ospitale e tollerante con tutti. Promettimi che lo farai” “Promesso” Poi ha alzato lo sguardo in direzione della finestra, e ha cominciato a parlare di sogni senza smettere di solleticarmi il collo. Di sogni come la luna, alla cui luce è possibile mangiare, la sera. E di desideri, che un desiderio bisogna sempre averlo davanti agli occhi, come un asino una carota. Che se un desiderio, qualunque sia, lo si tiene in alto, a una spanna dalla fronte, allora di vivere varrà sempre la pena. Quando mi sono addormentato, lei stava ancora parlando. La mattina dopo è partita.
Fabio Geda (Nel mare ci sono i coccodrilli: Storia vera di Enaiatollah Akbari)
Non bere, non fumare, non dimenticare di prendere le tue medicine, non infrangere la tua routine. Nessuno aveva mai detto esplicitamente “Non fare sesso occasionale con uno sconosciuto in città che non conosci bene”, ma era probabilmente parte della clausola “Non fare mai nulla di divertente”. La verità era che il sesso occasionale era l’unico tipo di sesso che fossi in grado di gestire al momento. Alle mie condizioni, quando sentivo di poter avere il controllo della situazione. E di me stesso.Ma quella notte avevo infranto tutte le regole e ne avrei pagato il prezzo. Riuscivo a sentirla, la lenta risacca del mare che si infrangeva contro le dissestate scogliere della mia sanità mentale. Sarei precipitato. Sarei precipitato così rovinosamente e così in basso che non sarei stato più in grado di provare altro che disperazione.
Alexis Hall (Glitterland (Spires, #1))
Un racconto era diretto e semplice, non ammetteva alcuna intrusione tra lei e il lettore - nessun intermediario con le proprie personali ambizioni e incompetenze, nessuna urgenza di tempo, nessun limite alle risorse disponibili. In un racconto bastava desiderare, e poi mettere per iscritto il desiderio, e potevi crearti un mondo; in un dramma invece ti toccava fare con quello che avevi a disposizione: niente cavalli, niente strade di un villaggio, niente mare. Niente sipario. Sembrava talmente ovvio, adeso che era troppo tardi: il racconto era una sorta di telepatia. Attraverso la trascrizione di segni sulla pagina, lei era in grado di trasferire pensieri e sentimenti dalla sua mente a quella del lettore. Era un processo magico, tanto comune che nessuno si soffermava a rifletterci. Leggere una frase coincideva con il comprenderla; come nel caso del gesto di piegare un dito, tra il prima e il dopo non c'era nulla. Non esisteva intervallo che precedesse la comprensione dei segni. Vedevi la parola castello ed eccolo là, in lontananza, circondato da frondosi boschi estivi, immerso nell'aria dolce e azzurrina tagliata dal filo di fumo che sale dalla bottega del fabbro, con una strada di ciottoli che sparisce serpeggiando nell'ombra verde.
Ian McEwan (Atonement)
V'è uno spettacolo più grande del mare, ed è il cielo; v'è uno spettacolo più grande del cielo, ed è l'interno dell'anima. Far il poema della coscienza umana, foss'anco d'un sol uomo, del più infimo fra gli uomini, sarebbe come fondere tutte le epopee in un'epopea superiore e definitiva. La coscienza è il caos delle chimere, delle cupidigie e dei tentativi, la fornace dei sogni, l'antro delle idee di cui si ha vergogna; è il pandemonio dei sofismi, è il campo di battaglia delle passioni. Penetrate, in certe ore, attraverso la faccia livida d'un uomo che sta riflettendo, guardate in quell'anima, in quell'oscurità; sotto il silenzio esteriore, vi sono combattimenti di giganti come in Omero, mischie di dragoni ed idre e nugoli di fantasmi, come in Milton, visioni ultraterrene come in Dante. Oh, qual abisso è mai quest'infinito che ogni uomo porta in sé e col quale confronta disperatamente la volontà del cervello e gli atti della vita!
Victor Hugo (Les Misérables)
EDIPO - Non venirmi più a dire che non ho fatto ciò che era meglio, non darmi più consigli. Io non so con quali occhi, vedendo, avrei guardato mio padre, una volta disceso nell'Ade, o la misera madre: verso entrambi ho commesso atti, per cui non sarebbe bastato impiccarmi. O forse potevo desiderare la vista dei figli, nati come nacquero? No davvero, mai, per i miei occhi; e neppure la città, né le mura, né le sacre immagini degli dèi: di tutto ciò io sventuratissimo, l'uomo più illustre fra i Tebani, privai me stesso, proclamando che tutti scacciassero l'empio, l'individuo rivelato agli dèi impuro e figlio di Laio. Dopo avere denunziato così la mia infamia, dovevo guardare a fronte alta questi cittadini? No, affatto: anzi, se fosse stato possibile otturare nelle mie orecchie anche la fonte dell'udito, non avrei esitato a sbarrare del tutto questo misero corpo, così da essere sordo, oltre che cieco. È dolce per l'animo dimorare fuori dai mali. Ahi, Citerone, perché mi accogliesti? Perché, dopo avermi preso, non mi uccidesti subito, così che io non rivelassi mai agli uomini da chi sono nato? O Polibo e Corinto, e voi, che credevo antiche dimore degli avi, quale bellezza colma di male nutrivate in me: ora scopro d'essere uno sventurato, nato da sventurati! O tre strade e nascosta vallata, o querceto e gola alla convergenza delle tre vie, che beveste il sangue di mio padre, il mio, dalle mie stesse mani versato, vi ricordate di me? Quali delitti commisi presso di voi, e quali altri poi, giunto qui, ancora commisi! O nozze, voi mi generaste: e dopo avermi generato suscitaste ancora lo stesso seme, e mostraste padri, fratelli, figli, tutti dello stesso sangue; e spose insieme mogli e madri, e ogni cosa più turpe che esiste fra gli uomini. Ma, poiché ciò che non è bello fare non bisogna neppure dire, nascondetemi al più presto, per gli dèi, via di qui, o uccidetemi, o precipitatemi in mare, dove non mi vedrete mai più. Venite, non disdegnate di toccare un infelice; datemi ascolto, non temete: i miei mali nessun altro mortale può portarli, tranne me. Sofocle, Edipo Re [Esodo]
Sophocles (Oedipus Rex (The Theban Plays, #1))
Era come se stare su quel promontorio – sferzato dal vento, levigato dalla schiuma del mare – avesse portato via tutti i residui dei giorni precedenti per lasciarci freschi e vivi e dinamici. Non sono mai stata più piena di vita di quando ero lassù, con Uman, e quella sensazione mi ha pervasa per il resto della giornata e per buona parte di quella successiva. Le nostre ultime ore sull’isola. Lo stesso valeva per lui. Gliel’ho visto negli occhi. Lo stesso valeva per noi. Come se fossimo stati fatti a pezzi e poi rimessi insieme. È stata la nostra ultima mattina, anche se noi non lo sapevamo. Perlomeno io. Se Uman lo sapeva già, lo ha nascosto bene. O forse sono io che non ho voluto notare la differenza in lui.
Martyn Bedford (Twenty Questions for Gloria)
Dovrà capitare prima o poi che due anime selvatiche che non vogliono sentirsi strette da nessuno, né chiuse agli angoli del mondo e che si amano abbastanza da non scappare né inseguire, si fermino a comprendere che completarsi è questo. È chiudersi all’aperto sapendo che a nessuno dall’esterno sarà permesso entrare dentro. Si può rischiare di restare insieme tutta la vita così, senza che sia una minaccia ma solo un sublime stato di grazia e di strafottente e imbarazzante felicità. nnamoratevi, non di chi vorrete raggiungere a ogni costo, ma di chi una volta raggiunto non vi farà più desiderare uscite di sicurezza. Amate la persona che vi farà venire voglia di svegliarvi sempre prima del previsto, per guardarla qualche attimo in più prima di uscire, e dormire sempre un attimo più tardi, per farvi chiudere gli occhi stanchi di sonno ma mai stanchi di lei. Perché c'è sempre una prima volta, una primavera, una prima vera notte d'insonnia d'amore che ci rimane sotto pelle. Un primo giorno in cui impariamo a riconoscere la direzione del vento. Un primo momento che ci porta in un luogo in cui non sappiamo di andare e poi ci siamo, improvvisamente, senza averlo previsto. La prima volta che abbiamo davvero paura e la prima volta che ridiamo al buio. La prima volta che assaggiamo una vita infilando il dito nei suoi imperfetti particolari. La prima volta che scopriamo il mare dove non c'è perché ce l'abbiamo negli occhi, negli occhi dello stupore.
Massimo Bisotti (Il quadro mai dipinto)
Daca ma gandesc bine, reprosul esential pe care il am de facut tarii si vremurilor este ca ma impiedica sa ma bucur de frumusetea vietii. Din cand in cand, imi dau seama ca traiesc intr-o lume fara cer, fara copaci si gradini, fara extaze bucolice, fara ape, pajisti si nori. Am uitat misterul adanc al noptii, radicalitatea amiezii, racorile cosmice ale amurgului. Nu mai vad pasarile, nu mai adulmec mirosul prafos si umed al furtunii, nu mai percep, asfixiat de emotie, miracolul ploii si al stelelor. Nu mai privesc in sus, nu mai am organ pentru parfumuri si adieri. Fosnetul frunzelor uscate, transluciditatea nocturna a lacurilor, sunetul indescifrabil al serii, iarba, padurea, vitele, orizontul tulbure al campiei, colina cordiala si muntele ascetic nu mai fac de mult parte din peisajul meu cotidian, din echilibrul igienic al vietii mele launtrice. Nu mai am timp pentru prietenie, pentru taclaua voioasa, pentru cheful asezat. Sunt ocupat. Sunt grabit. Sunt iritat, hartuit, coplesit de lehamite. Am o existenta de ghiseu: mi se cer servicii, mi se fac comenzi, mi se solicita interventii, sfaturi si complicitati. Am devenit mizantrop. Doua treimi din metabolismul meu mental se epuizeaza in nervi de conjunctura, agenda mea zilnica e un inventar de urgente minore. Gandesc pe sponci, stimulat de provocari meschine. Imi incep ziua apoplectic, injurand "situatiunea": gropile din drum, moravurile soferilor autohtoni, caldura (sau frigul), praful (sau noroiul), morala politicienilor, gramatica gazetarilor, modele ideologice, cacofoniile noii arhitecturi, demagogia, coruptia, bezmeticia tranzitiei. Abia daca mai inregistrez desenul ametitor al cate unei siluete feminine, inocenta vreunui suras, farmecul tacut al cate unui colt de strada. Colectionez antipatii si prilejuri de insatisfactie. Scriu despre mizerii si maruntisuri. Bomban toata ziua, mi-am pierdut increderea in virtutile natiei, in soarta tarii, in rostul lumii. Am un portret tot mai greu digerabil. Patriotii de parada m-au trecut la tradatori, neoliberalii la conservatori, postmodernistii la elitisti. Batranilor le apar frivol, tinerilor reactionar. Una peste alta, mi-am pierdut buna dispozitie, elanul, jubilatia. Nu mai am ragazuri fertile, reverii, autenticitati. Ma misc, de dimineata pana seara, intr-un univers artificial, agitat, infectat de trivialitate. Apetitul vital a devenit anemic, placerea de a fi si-a pierdut amplitudinea si suculenta. Respir crispat si pripit, ca intr-o etuva. Cand cineva trece printr-o asemenea criza de vina e, in primul rand, umoarea proprie. Te poti acuza ca ai consimtit in prea mare masura imediatului, ca nu stii sa-ti dozezi timpul si afectele, ca nu mai deosebesti intre esential si accesoriu, ca, in sfarsit, ai scos din calculul zilnic valorile zenitale. Dar nu se poate trece cu vederea nici ambianta toxica a momentului si a veacului. Suntem napaditi de probleme secunde. Avem preocupari de mana a doua, avem conducatori de mana a doua, traim sub presiunea multipla a necesitatii. Ni se ofera texte mediocre, show-uri de prost-gust, conditii de viata umilitoare. Am ajuns sa nu mai avem simturi, idei, imaginatie. Ne-am uratit, ne-am instrainat cu totul de simplitatea polifonica a lumii, de pasiunea vietii depline. Nu! mai avem puterea de a admira si de a lauda, cu o genuina evlavie, splendoarea Creatiei, vazduhul, marile, pamantul si oamenii. Suntem turmentati si sumbri. Abia daca ne mai putem suporta. Exista, pentru acest derapaj primejdios, o terapie plauzibila? Da, cu conditia sa ne dam seama de gravitatea primejdiei. Cu conditia sa impunem atentiei noastre zilnice alte prioritati si alte orizonturi.
Andrei Pleșu (Despre frumusețea uitată a vieții)
io credo che anche noi, tutti noi non siamo nient'altro che degli spettri... in noi continua a circolare e a scorrere e a vivere non soltanto ciò che abbiamo ereditato dai nostri genitori, dico il sangue paterno e materno, ma anche tutti i pensieri immaginabili che sono già stati pensati, le vecchie credenze morte e sepolte, ogni specie di cose antiche e defunte a cui un tempo si è prestato fede e così via, in una catena senza fine. Fantasmi senza vita che però si annidano nel nostro sangue, e che noi non possiamo scacciare. Basta che io prenda un giornale, e mi metta a leggere, e mi sembra di vedere degli spettri che scivolano e sgusciano fra le righe... ah, devono essere tanti, innumerevoli come i granelli di sabbia nel mare... e noi tutti viviamo nell'ombra, timorosi della luce, della chiarezza, della verità..
Henrik Ibsen (Ghosts)
Non volevo parlare con Artù e non volevo vederlo. Salii sul promontorio e pregai gli dei, implorandoli di tornare in Britannia. Mentre pregavo, gli uomini del Kernow condussero la regina Isotta fino alla baia dove erano in attesa le due scure navi. I guerrieri, però, non la riportarono nel Kenow. Invece di ritornare a casa, la principessa degli Uì Liathàin, quella bambina di quindici anni che correva a piedi nudi nelle onde e che aveva la voce flebile degli spiriti dei marinai nei venti salmastri, fu legata a un palo e attorno a lei venne accumulata la legna gettata sulla riva del mare, che ricopriva la spiaggia di Halcwym, e laggiù, sotto gli occhi implacabili del marito, venne bruciata viva. Il corpo del suo amante venne bruciato sulla stessa pira. [...] Anche ora, quando chiudo gli occhi, a volte rivedo quella bambina uscire dal mare. Con il viso che sorride, il corpo sottile sotto la veste bianca aderente e le mani tese ad abbracciare il suo amante. Non posso sentire il grido di un gabbiano senza rivederla con l'occhio della mente, perché mi perseguiterà fino al giorno della mia morte, e anche dopo, dovunque andrà la mia anima, lei sarà laggiù; una bambina bruciata per ordine di un re, in base alle leggi, nello splendido regno di Camelot.
Bernard Cornwell (La torre in fiamme)
Eccola dunque col pensiero laggiù. Le par d’essere ancora fanciulla, arrampicata sul belvedere del prete, in una sera di maggio. Una grande luna di rame sorge dal mare, e tutto il mondo pare d’oro e di perla. La fisarmonica riempie coi suoi gridi lamentosi il cortile illuminato da un fuoco d’alaterni il cui chiarore rossastro fa spiccare sul grigio del muro la figura svelta e bruna del suonatore, i visi violacei delle donne e dei ragazzi che ballano il ballo sardo. Le ombre si muovono fantastiche sull’erba calpestata e sui muri della chiesa; brillano i bottoni d’oro, i galloni argentei dei costumi, i tasti della fisarmonica: il resto si perde nella penombra perlacea della notte lunare. Noemi ricordava di non aver mai preso parte diretta alla festa, mentre le sorelle maggiori ridevano e si divertivano, e Lia accovacciata come una lepre in un angolo erboso del cortile forse fin da quel tempo meditava la fuga. La festa durava nove giorni di cui gli ultimi tre diventavano un ballo tondo continuo accompagnato da suoni e canti: Noemi stava sempre sul belvedere, tra gli avanzi del banchetto; intorno a lei scintillavano le bottiglie vuote, i piatti rotti, qualche mela d’un verde ghiacciato, un vassoio e un cucchiaino dimenticati; anche le stelle oscillavano sopra il cortile come scosse dal ritmo della danza. No, ella non ballava, non rideva, ma le bastava veder la gente a divertirsi perché sperava di poter anche lei prender parte alla festa della vita. Ma gli anni eran passati e la festa della vita s’era svolta lontana dal paesetto, e per poterne prender parte sua sorella Lia era fuggita di casa… Lei, Noemi, era rimasta sul balcone cadente della vecchia dimora come un tempo sul belvedere del prete.
Grazia Deledda (Reeds in the Wind)
Tuo padre, sì… Ma quale interna pena fa tanto lunghe l’ore di Romeo? ROMEO - La pena di non posseder per sé la cosa che gliele farebbe brevi. ========== È la crudele legge dell’amore. Già le pene del mio pesano troppo sul mio cuore, e tu vuoi ch’esso trabocchi coll’aggiungervi il peso delle tue: giacché quest’affettuosa tua premura altro non fa che aggiunger nuova ambascia a quella che m’opprime, ch’è già troppa. L’amore è vaporosa nebbiolina formata dai sospiri; se si dissolve, è fuoco che sfavilla scintillando negli occhi degli amanti; s’è ostacolato, è un mare alimentato dalle lacrime degli stessi amanti. Che altro è più? Una follia segreta, un’acritudine che mozza il fiato, una dolcezza che ti tira su. ========== Oh, ch’ella insegna perfino alle torce come splendere di più viva luce! Par che sul buio volto della notte ella brilli come una gemma rara pendente dall’orecchio d’una Etiope. Bellezza troppo ricca per usarne, troppo cara e preziosa per la terra! Ella spicca fra queste sue compagne come spicca una nivea colomba in mezzo ad uno stormo di cornacchie. Finito questo ballo, osserverò dove s’andrà a posare e, toccando la sua, farò beata questa mia rozza mano… Ha mai amato il mio cuore finora?… Se dice sì, occhi miei, sbugiardatelo, perch’io non ho mai visto vera beltà prima di questa notte. ========== Codesti subitanei piacimenti hanno altrettanta subitanea fine, e come fuoco o polvere da sparo s’estinguono nel lor trionfo stesso, si consumano al loro primo bacio. Miele più dolce si fa più stucchevole proprio per l’eccessiva sua dolcezza, e toglie la sua voglia al primo assaggio. Perciò sii moderato nell’amare. L’amor che vuol durare fa così. Chi ha fretta arriva sempre troppo tardi, come chi s’incammina troppo adagio. ==========
William Shakespeare (Romeo and Juliet)
Cinque cicatrici (L’abitudine di restare). Ho cinque cicatrici. Una me la feci a tre anni ruzzolando per le scale. Sbattei forte col mento contro uno spigolo, il mento si aprí a metà. Ogni tanto Virginia mi dice: «Papà, mi fai vedere la cicatrice sotto la barba?», io alzo la testa e lei fruga fra i peli della barba e guarda la cicatrice, poi mi chiede se fa male. La seconda è sul torace, frutto di un lungo intervento chirurgico di quando mi esplose un polmone in una sera d’estate. Ci dormii su per tutta la notte pensando a un dolore intercostale, invece era un polmone che mi era collassato sul cuore. Sopravvissi per un misto d’intuizione e tempismo e perché il secondo medico mi prese sul serio, anziché rimandarmi a casa con due compresse di Voltaren come aveva fatto il primo. La terza cicatrice è sul medio della mano destra, che mi affettarono con un coltello quand’ero giovane e troppo stupido per capire che certe volte vinci proprio quando perdi. La quarta e la quinta non si vedono, ma sono le uniche cicatrici che fanno ancora male. Dalle prime tre non ho imparato niente, dalle altre invece sí. Ho imparato che quando le cose finiscono non è necessariamente colpa tua, ma che, se tieni distanti gli altri nel tentativo di proteggerti, allora non puoi pretendere di riprenderteli quando d’un tratto ti senti pronto tu. Che la vita è quel che accade, anche se è fatta di quel che scegli. E con quel che accade hai in genere solo due alternative: abbracciarlo con tutto te stesso oppure andare via. Ho a lungo creduto che la libertà che serve fosse quella di un marinaio sempre pronto a prendere il mare. Invece oggi so che la libertà che scelgo e la forza che conta, quell’orizzonte che sentivo di dover cercare ogni volta piú lontano, non si fondano sull’attitudine a partire. Ma sull’abitudine di restare.
Matteo Bussola (Notti in bianco, baci a colazione)
Lecturile Autodidactului mă pun în încurcătură întotdeauna. Brusc, îmi revin în minte numele ultimilor autori pe care i-a consultat: Lambert, Langlois, Larbaletrier, Lastex, Lavergne. Dintr-o străfulgerare am înţeles metoda Autodidactului: se instruieşte în ordine alfabetică. Il contemplu cu un fel de admiraţie. Cîtă voinţă îi trebuie ca să realizeze încetul cu încetul, cu încăpăţînare, un proiect atît de vast? Într-o zi, acum şapte ani (mi-a mărturisit că studiază de şapte ani) a intrat cu mare pompă în această sală. A parcurs cu privirea nenumăratele cărţi care acoperă pereţii şi probabil a spus, asemenea lui Rastignac: «Intre noi doi acum, Cunoaştere omenească!» S-a dus apoi să ia prima carte din primul raft de la extrema dreaptă; a deschis-o la prima pagină cu un sentiment de respect şi de teamă, însoţit cu o hotărîre de neclintit. Astăzi se află la L. A trecut deodată de la studiul coleopterelor la cel al teoriei cuantelor. A citit tot; a înmagazinat în capul lui jumătate din ce se ştie despre partenogeneză, jumătate din argumentele împotriva vivisecţiei. În urma lui, înaintea lui, e un univers. Şi se apropie ziua cînd va spune, închizînd ultimul volum din ultimul raft de la extrema stîngă: «Şi acum?»
Jean-Paul Sartre (Nausea)
Nessun limite a Parigi. Nessuna città ha avuto questa dominazione che dileggiava talvolta coloro ch'essa soggioga: Piacervi o ateniesi! esclamava Alessandro. Parigi fa più che la legge, fa la moda; e più che la moda, l'abitudine. Se le piace, può esser stupida, e talvolta si concede questo lusso, allora l'universo è stupido con lei. Poi Parigi si sveglia, si frega gli occhi e dice: «Come sono sciocca!» e sbotta a ridere in faccia al genere umano. Quale meraviglia, una simile città! Quanto è strano che questo grandioso e questo burlesco si faccian buona compagnia, che tutta questa maestà non sia turbata da tutta questa parodia e che la stessa bocca possa oggi soffiare nella tromba del giudizio finale e domani nello zufolo campestre! Parigi ha una giocondità suprema: la sua allegrezza folgora e la sua farsa regge uno scettro. Il suo uragano esce talvolta da una smorfia; le sue esplosioni, le sue giornate, i suoi capolavori, i suoi prodigi e le sue epopee giungono fino in capo al mondo, e i suoi spropositi anche. La sua risata è una bocca di vulcano che inzacchera tutta la terra, i suoi lazzi sono faville; essa impone ai popoli le sue caricature, così come il suo ideale, ed i più alti monumenti della civiltà umana ne accettano le ironie e prestano la loro eternità alle sue monellerie. È superba: ha un 14 luglio prodigioso, che libera l'universo; fa fare il giuramento della palla corda a tutte le nazioni; la sua notte del 4 agosto dissolve in tre ore mille anni di feudalismo; fa della sua logica il muscolo della volontà unanime; si moltiplica sotto tutte le forme del sublime; riempie del suo bagliore Washington, Kosciusko, Bolivar, Botzaris, Riego, Bem, Manin, Lopez, John Brown, Garibaldi; è dappertutto dove s'accende l'avvenire, a Boston nel 1779, all'isola di Leon nel 1820, a Budapest nel 1848, a Palermo nel 1860; sussurra la possente parola d'ordine: Libertà, all'orecchio degli abolizionisti americani radunati al traghetto di Harper's Ferry ed all'orecchio dei patrioti d'Ancona, riuniti nell'ombra degli Archi, davanti all'albergo Gozzi, in riva al mare; crea Canaris, Quiroga, Pisacane; irraggia la grandezza sulla terra; e Byron muore a Missolungi e Mazet muore a Barcellona, andando là dove il suo alito li spinge; è tribuna sotto i piedi di Mirabeau, cratere sotto i piedi di Robespierre; i suoi libri, il suo teatro, la sua arte, la sua scienza, la sua letteratura, la sua filosofia sono i manuali del genere umano; vi sono Pascal, Régnier, Corneille, Descartes, Gian Giacomo; Voltaire per tutti i minuti, Molière per tutti i secoli; fa parlar la sua lingua alla bocca universale e questa lingua diventa il Verbo; costruisce in tutte le menti l'idea del progresso; i dogmi liberatori da lei formulati sono per le generazioni altrettanti cavalli di battaglia, e appunto coll'anima dei suoi pensatori e dei suoi poeti si sono fatti dal 1789 in poi gli eroi di tutti i popoli. Il che non le impedisce d'esser birichina; e quel genio enorme che si chiama Parigi, mentre trasfigura il mondo colla sua luce, disegna col carboncino il naso di Bourginier sul muro del tempio di Teseo e scrive Crédeville, ladro, sulle piramidi. Parigi mostra sempre i denti; quando non brontola, ride. Siffatta è questa Parigi. I fumacchi dei suoi tetti sono le idee dell'universo. Mucchio di fango e di pietre, se si vuole; ma, soprattutto, essere morale: è più che grande, è immensa. Perché? Perché osa. Osare: il più progresso si ottiene a questo prezzo. Tutte le conquiste sublimi sono, più o meno, premî al coraggio, perché la rivoluzione sia, non basta che Montesquieu la presagisca, che Diderot la predichi, che Beaumarchais l'annunci, che Condorcet la calcoli, che Arouet la prepari e che Rousseau la premediti: bisogna che Danton l'osi.
Victor Hugo
Cine ma va lecui de cumplitul meu "Bildungstrieb"? Pe cine sa fac vinovat de pasiunea mea pentru "carti",de a acumula,de a sti,de a strange nimicuri despre orice?Prefer,pentru comoditate,sa pun aceste cusururi pe seama originilor mele:iesit dintr-un popor pentru care analfabetismul era realitatea dominanta,nu sunt oare,prin curiozitatea mea insatiabila,un fenomen de reactie? Sau,mai curand,nu trebuie sa platesc pentru toti strabunii mei in ochii carora exista o singura carte,cea numita de ei cartea,adica Biblia? E in acelasi timp placut si umilitor sa ma gandesc ca in urma cu cateva generatii ai mei erau niste salbatici,niste bastinasi.Juridic vorbind,erau niste sclavi,obligati sa nu stie nimic;eu insa ma simt obligat za stiu totul:de aceea citesc orice,pana-ntr-acolo ca nu mai am timp pentru propriile mele elucubratii.Le neglijez ca sa vad ce au spus ceilalti.Consumul de carti nu este egalat la mine decat de consumul de alimente: intr-adevar,mi-e foame permanent si nimic nu ma satura-nici cand mananc,nici cand citesc.Bulimia si abulia merg mana-n mana.Trebuie sa devor ca sa simt ca exist,ca sa fiu.Imi amintesc ca in copilarie,uneori,mi se intampla sa mananc singur cat toata familia.Asadar o veche nevoie de a ma linisti prin hrana,de a gasi certitudini printr-un act bestial,de a scapa prin ceva precis,animalic,de ezitarile,de vagul si indecizia in care traiesc.Cand vad un caine sau un porc repezindu-se la mancare,il inteleg ca pe un frate.Si cand ma gandesc ca de luni de zile lecturile mele au drept tema principala renuntarea si ca,dintre toate cartile,le prefer pe cele de filozofie hindusa. Cartile pe care le citesc cu cel mai mare interes trateaza despre mistica si despre dietetica.Sa fie vreun raport intre ele? Neindoielnic,in masura in care mistica implica asceza-aceasta nefiind in esenta decat o chestiune de regim.
Emil M. Cioran (Caiete II)
Cred ca deja am scris in notele mele despre faptul ca iubirea se aseamana izbitor cu o tortura sau cu o operatie chirurgicala. Aceasta idee poate fi insa dezvoltata la modul cel mai chinuitor. Chiar daca cei doi amanti ar fi foarte indragostiti si plini de dorinte unul fata de celalalt, unul din ei va fi intotdeauna mai calm sau mai putin posedat decat celalalt. El - sau ea - este operatorul, sau calaul; celalalt, subiectul, victima. Auziti aceste suspine, preludiu al unei tragedii a dezonoarei, gemetele, strigatele, horcaiturile? Cine nu le-a proferat, cine nu le-a extorcat fara putinta de a se impotrivi? Si ce gasiti mai rau in supliciul profesat de niste tortionari meticulosi? Ochii acestia de somnambul, dati peste cap, membrele ale caror muschi tresar cu putere si se incordeaza, ca si cum ar fi actionati de o pila galvanica, betia, delirul, opiumul, in consecintele lor cele mai violente,nu va vor oferi, cu siguranta, exemple atat de curioase, atat de inspaimanatatoare. Si chipul omului, pe care Ovidiu il credea alcatuit pentru a oglindi astrele, iata-l nemairostind decat expresia unei ferocitati nebunesti ori destinzandu-se intr-un soi de moarte. Fiindca, desigur, as crede ca fac un sacrilegiu folosind extaz pentru acest soi de descompunere. -Infricosator joc, in care trebuie ca unul dintre jucatori sa-si piarda controlul de sine ! Odata, in fata mea, s-a pus intrebarea : in ce consta placerea cea mai mare a dragostei? Cineva a raspuns cu naturalete : in a primi; iar un altul : in a se datui. Primul spuse: placere orgolioasa! Iar al doilea: voluptate a umilintei! Toti acesti obsceni vorbeau ca din Imitatio Christi. In fine, s-a gasit un isolent utopist care a spus ca cea mai mare placere a dragostei este aceea de a forma cetateni pentru patrie. Eu spun ca unica, suprema voluptate, in iubire, sta in certitudinea de a face răul. Iar barbatul si femeia stiu asta din nastere ca intreaga voluptate se gaseste in rău.
Charles Baudelaire (Les Paradis artificiels)
Qui vous le dit, qu’elle (la vie) ne vous attend pas ? Certes, elle continue, mais elle ne vous oblige pas à suivre le rythme. Vous pouvez bien vous mettre un peu entre parenthèses pour vivre ce deuil… accordez-vous le temps. *** Parce que ҫa me fait plaisir. Parce que je sais aussi que l’entourage peut se montrer très discret dans pareille situation, et que de se changer les idées de temps en temps fait du bien. Parce que je sais que vous aimez la montagne et que vous n’iriez pas toute seule. *** Oui. Si vous perdez une jambe, ҫa se voit, les gens sont conciliants. Et encore, pas tous. Mais quand c’est un morceau de votre cœur qui est arraché, ҫa ne se voit pas de l’extérieur, et c’est au moins aussi douloureux… Ce n’est pas de la faute des gens. Ils ne se fient qu’aux apparences. Il faut gratter pour voir ce qu’il y a au fond. Si vous jetez une grosse pierre dans une mare, elle va faire des remous à la surface. Des gros remous d'abord, qui vont gifler les rives, et puis des remous plus petits, qui vont finir par disparaître. Peu à peu, la surface redevient lisse et paisible. Mais la grosse pierre est quand même au fond. La grosse pierre est quand même au fond. *** La vie s’apparente à la mer. Il y a les bruit des vagues, quand elles s’abattent sur la plage, et puis le silence d’après, quand elles se retirent. Deux mouvement qui se croissent et s’entrecoupent sans discontinuer. L’un est rapide, violent, l’autre est doux et lent. Vous aimeriez vous retirer, dans le même silence des vagues, partir discrètement, vous faire oublier de la vie. Mais d’autres vague arrivent et arriveront encore et toujours. Parce que c’est ҫa la vie… C’est le mouvement, c’est le rythme, le fracas parfois, durant la tempête, et le doux clapotis quand tout est calme. Mais le clapotis quand même Un bord de mer n'est jamais silencieux, jamais. La vie non plus, ni la vôtre, ni la mienne. Il y a les grains de sables exposés aux remous et ceux protégés en haut de la plage. Lesquels envier? Ce n'est pas avec le sable d'en haut, sec et lisse, que l'on construit les châteaux de sable, c'est avec celui qui fraye avec les vagues car ses particules sont coalescentes. Vous arriverez à reconstruire votre château, vous le construirez avec des grains qui vous ressemblent, qui ont aussi connu les déferlantes de la vie, parce qu'avec eux, le ciment est solide.. *** « Tu ne sais jamais à quel point tu es fort jusqu’au jour où être fort reste la seule option. » C’est Bob Marley qui a dit ҫa. *** Manon ne referme pas violemment la carte du restaurant. Elle n’éprouve pas le besoin qu’il lui lise le menu pour qu’elle ne voie pas le prix, et elle trouvera égal que chaque bouchée vaille cinq euros. Manon profite de la vie. Elle accepte l’invitation avec simplicité. Elle défend la place des femmes sans être une féministe acharnée et cela ne lui viendrait même pas à l’idée de payer sa part. D’abord, parce qu’elle sait que Paul s’en offusquerait, ensuite, parce qu’elle aime ces petites marques de galanterie, qu’elle regrette de voir disparaître avec l’évolution d’une société en pertes de repères.
Agnès Ledig (Juste avant le bonheur)
13. ‘’Cel pe care mi-l arati, ce insemnatate are cate stie? E asemenea unui dictionar. Important este ceea ce este.’’ 14. ‘’ Si, una cate una, dintr-o contradictie invinsa in alta, ma indrept spre tacerea intrebarilor si astfel, catre fericire. O, limbutilor! Intrebarile au stricat atat de mult oamenii! Nebun cel care spera in raspunsul providentei! ‘’ 15. ‘’Iubesti fiindca iubesti! Nu exista ratiune pentru a iubi. ‘’ 16. ‘’Te folosesti de trecutul tau ca de o priveliste, marginita aici de un munte, dincolo de un fluviu si dispui in libertate de orasele viitoare, tinand seama de ceea ce exista. Iar daca ceea ce exista n-ar exista, ai inventa cu usurinta orase de vis, caci visului nimic nu-i rezista, dar vor fi nu numai usor de imaginat, ci si pierdute in arbitrar.’’ 17. ‘’ Iar desfraul se naste din spaima de a nu reusi sa fii…La fel despre acela sau aceea care nu vedeau decat golul din oameni, caci ei sunt goi daca nu sunt ferestre inspre eternitate. Iata pentru ce in dragostea vulgara nu iubesti decat ceea ce-ti scapa, caci altfel vei fi satul si scarbit de placerea ta. ‘’ 18. ‘’Caci exista un timp al judecatii. Dar exista si un timp al devenirii.’’ 19. ‘’Nu confunda dragostea cu delirul posesiei, care adduce cea mai crunta suferinta. Caci, in ciuda parerii commune, nu dragostea te face sa suferi, ci instinctual proprietatii, care este contrariul dragostei.’’ 20. ‘’De-abia v-a fost acordata dragostea si voi, intocmai ca in falsele voastre prietenii, transformati acest dar liber in servitute si robie si, din clipa in care sunteti iubiti, incepeti sa va simtiti lezati. Si va impuneti, pentru a aservi mai bine spectacolul suferintei voastre.’’ 21. ‘’Si-ti voi raspunde prin acest mare secret, ascuns sub cuvinte vulgare si simple, pe care intelepciunea m-a facut sa-l aflu, putin cate putin, de-a lungul vietii: ca a pregati viitorul nu inseamna decat a crea prezentul. Iar cei care urmaresc imagini indepartate, fruct al inventiei lor, se irosesc in utopia si himera.’’ 22. ‘’Din distrugere in distrugere, aluneci spre vanitate, caci ea ramane singura culoare posibila, atunci cand tot ce mai exista este doar reziduu ce nu te poate hrani. …Iata ca esti obligat, in pustiul tau, sa fii satisfacut de tine insuti, caci nu mai exista nimeni in afara ta. Si esti condamnat sa strigi de-acum inainte: ‘’Eu, eu, eu’’ in gol, si nu vei primi niciodata raspuns.’’ 23. ‘’Nu aceeasi este placerea pe care ti-o da un diamant fals si un diamant pur. Cea care tace in fata ta nu este aceeasi cu o alta, in profunzimea tacerii ei. Si nu vei fi niciodata inselat de la inceput…Ce inseamna diamantul daca nu este un bolovanis tare de scurmat, care-l ascunde? Ce inseamna o spade, daca nu exista dusmani? Ce inseamna o revenire fara absenta? Ce inseamna fidelitate daca nu exista tentatie?’’ 24. ‘’Am cautat si am gasit, caci spiritul nu doreste decat ceea ce poseda. A gasi inseamna a vedea. Si cum as putea cauta ceea ce pentru mine inca nu are sens? Ti-am spus, regretful dragostei inseamna dragoste. Nimeni nu sufera de dorinta a ceea ce nu concepe.'' 25. ‘’Nu incerca sa transformi omul in altceva decat este. Caci, fara indoiala, ratiuni puternice , impotriva carora nu poti sa faci nimic, il oblige sa fie asa cum este si nu altfel. Dar il poti transforma in ceea ce este, caci omul e greu de substanta. Tu esti cel care trebuie sa alegi din el ceea ce iti place. Si sa faci desenul a ceea ce ai ales, astfel incat sa para evident tuturor si lui insusi.’’ 26. ‘’Iata de ce nu am dusmani. In dusman vad prietenul. Iar el imi devine prieten. Iau toate partile. Nu am de ce sa schimb partile. Ci le leg printr-un alt limbaj. Si aceeasi fiinta se poarta altfel.’’ 27. ‘’Umilinta inimii iti cere nu sa te umilesti, ci sa te deschizi. Aceasta este cheia transformarilor. Doar atunci poti sa daruiesti si sa primesti.’’ 28. ‘’Daca iubirea ta dispretuieste semnele iubirii sub pretextul de a atinge esenta, ea nu mai este decat vocabular.
Antoine de Saint-Exupéry (Citadelle)