Ella Mai Quotes

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-In cuor di donna quanto dura amore? (Ore) -Ed ella non mi amò quant'io l'amai? (Mai) -Or chi sei tu sì ti lagni meco? (Eco)
Luigi Pirandello (Il Fu Mattia Pascal (Italian Edition))
Perché ella voleva partire? Perché ella voleva spezzare l'incanto? I loro destini ormai non erano legati per sempre? Egli aveva bisogno di lei per vivere, degli occhi, della voce, del pensiero di lei... egli era tutto penetrato da quell'amore, aveva tutto il sangue alterato come da un veleno, senza rimedio. Perché ella voleva fuggire? Egli si sarebbe avviticchiato a lei, l'avrebbe prima soffocata sul suo petto. No, non poteva essere... Mai! Mai!
Gabriele d'Annunzio (The Child Of Pleasure)
Espero que aquesta sigui la missió de l'heroi, perquè no seguir-la a ella és la cosa més difícil que he fet mai.
John Green (Paper Towns)
Però tot allò havia estat feia molt de temps i la Shirley era de l’opinió que el passat es desintegrava si no l’esmentaves mai. Ella es negava a recordar.
J.K. Rowling (The Casual Vacancy)
Fins quan havia de durar aquella existència miseriosa? No se'n sortiria mai? Què tenien de més, que ella no posseís, aquelles que trobaven el consol de la felicitat? [...] Això li feia execrar la injustícia de Déu.
Gustave Flaubert (Madame Bovary)
Era comunque una forma di rapporto esigente. Altri oggetti di adorazione si contentavano quell’adorazione; uomini, donne, Dio, tutti permettevano che si adorassero prostrati in ginocchio; ma quella forma, fosse anche soltanto l’alone di un paralume bianco contro un tavolo di vimini, incitava a un combattimento perpetuo, sfidava a una lotta in cui si era costretti ad avere la peggio. Sempre (era nella sua natura, o nel suo sesso, non sapeva quale delle due) prima di scambiare la fluidità della vita con la concentrazione della pittura ella aveva qualche momento di nudità in cui pareva un’anima mai nata, un’anima spogliata del corpo, esitante su qualche pinnacolo ventoso ed esposta senza protezione a tutti i soffi di dubbio.
Virginia Woolf
dolci le melodie conosciute, ma più dolci le ignote così voi, tenere cornamuse, il vostro canto non al mero orecchio portate- ma, per questo più care, allo spirito offrite silenziosi concerti." " o grazioso giovane alla fresca ombra mai potrà il tuo canto languire- nè a quei rami venir meno la fronda." "audace amante, mai tu potrai baciarla, seppur vicino alla meta e tuttavia non disperare." "ella non può sfiorare e, seppur mai colta, per sempre l'amerai- e lei sarà per sempre bella.
John Keats
-De vegades, les coses més reals solament passen a la imaginació, Òscar -va dir ella-. Només recordem el que mai no ha passat.
Carlos Ruiz Zafón (Marina)
És tan bonica. No et canses mai de mirar-la. No t'amoïna gens si és més llesta que tu: saps que ho és. És divertida sense ser mesquina. L'estimo. Tinc molta sort d'estimar-la, Van Houten. En aquest món no pots triar si et fan mal, però sí que hi tens alguna cosa a dir en qui et fa mal. M'agrada el que he triat. Espero que a ella també. A mi també, Augustus. A mi també.
John Green (The Fault in Our Stars)
Sí que parlem: parlem de moltes coses. Ja em coneixes, i coneixes el meu costat negre també, però l'Annalise veu l'altra cara que tinc. Reconec que em fa por que mai no arribi a entendre'm o a acceptar-me com tu. És una cosa que em fa esgarrifar. Però això no vol dir que ella no conegui l'altre cosat d'en Nathan, el costat bo. L'Annalise sempre ha sabut veure'l. Vull estar amb ella. Vull ser bo.
Sally Green (Half Wild (The Half Bad Trilogy, #2))
Jo no he dit mai que no cregués en l'amor, diu ella. Només que no estic segura de què significa exactament. En tot cas, el que he dit abans era que no creia en la seguretat que dieu que proporciona l'amor.
Miriam Toews (Women Talking)
Quell'uomo regalava libri ad una donna. Non gioielli, né vestiti. Libri. Nessuno ne aveva mai regalato uno a lei, ad esclusione di Bess, mentre Ryan avrebbe gradito senza alcuna ombra di dubbio, così come adorava regalarli a sua volta. Offrire in dono un libro equivaleva ad impacchettare, oltre al volume, anche le ore, i pensieri, le riflessioni spese nei riguardi della persona che lo riceveva. E per quelli non esisteva un prezzo di copertina sufficiente.
Ella M. Endif (Manuale della perfetta adultera)
És molt difícil marxar, fins que marxes. I llavors és la cosa més refotudament fàcil del món. Mentre corria, per primera vegada vaig sentir que em convertia en la Margo. Ho sabia: «No és a Orlando, no és a Florida». Marxar proporciona una sensació molt agradable, un cop marxes. Si hagués estat dins d'un cotxe, jo, i no caminant, hauria continuat conduint. Ella se n'havia anat i no tornaria per a la cerimònia de graduació ni res. Ara n'estava segur. Me'n vaig, i anar-se'n és tan estimulant que sé que no podré tornar mai. Però i llavors què? Continuo marxant dels llocs i prou, i marxant, i marxant, vagant en un viatge perpetu?
John Green (Paper Towns)
Io ero convinto che Ines non si sarebbe mai innamorata di Schwerdtfeger se Institoris. l’aspirante alla sua mano, non fosse entrato nella sua vita. Egli le faceva la corte, ma in certo qual modo gliela faceva per un altro. Mediocre com’era, poteva bensì con le sue attenzioni e coi pensieri che gli erano associati svegliare in lei la donna: fin lì arrivava; ma non poteva svegliarla per sé, quantunque per ragionamento ella fosse disposta a seguirlo: fin qui non arrivava. La femminilità in lei ridesta si volse infatti subito a un altro per il quale la sua coscienza aveva nutrito fino allora soltanto sentimenti pacati e semifraterni, mentre ora altri sentimenti sorgevano in lei.
Thomas Mann (Doctor Faustus)
M'havia ensenyat tot el que ara sabia sobre els crancs de riu, els petons, el vi rosat i la poesia. M'havia transformat. […] —No em pots transformar i després anar-te'n —li vaig dir en veu alta—, perquè jo ja estava bé abans, Alaska. […] Ella havia encarnat el Gran Potser: m'havia demostrat que valia la pena deixar enrere una vida mediocre a la recerca de potsers més rellevants, i ara se n'havia anat i s'havia endut la meva fe en els potsers. […] «Em vas deixar mancat de potsers, atrapat al bell mig del teu maleït laberint. I ara ja no sé si realment vas escollir sortir-ne de pressa i sense pensar; no sé si em vas abandonar expressament. Mai no et vaig conèixer, oi? No puc recordar res perquè mai no ho vaig saber».
John Green (Looking for Alaska)
Eccola dunque col pensiero laggiù. Le par d’essere ancora fanciulla, arrampicata sul belvedere del prete, in una sera di maggio. Una grande luna di rame sorge dal mare, e tutto il mondo pare d’oro e di perla. La fisarmonica riempie coi suoi gridi lamentosi il cortile illuminato da un fuoco d’alaterni il cui chiarore rossastro fa spiccare sul grigio del muro la figura svelta e bruna del suonatore, i visi violacei delle donne e dei ragazzi che ballano il ballo sardo. Le ombre si muovono fantastiche sull’erba calpestata e sui muri della chiesa; brillano i bottoni d’oro, i galloni argentei dei costumi, i tasti della fisarmonica: il resto si perde nella penombra perlacea della notte lunare. Noemi ricordava di non aver mai preso parte diretta alla festa, mentre le sorelle maggiori ridevano e si divertivano, e Lia accovacciata come una lepre in un angolo erboso del cortile forse fin da quel tempo meditava la fuga. La festa durava nove giorni di cui gli ultimi tre diventavano un ballo tondo continuo accompagnato da suoni e canti: Noemi stava sempre sul belvedere, tra gli avanzi del banchetto; intorno a lei scintillavano le bottiglie vuote, i piatti rotti, qualche mela d’un verde ghiacciato, un vassoio e un cucchiaino dimenticati; anche le stelle oscillavano sopra il cortile come scosse dal ritmo della danza. No, ella non ballava, non rideva, ma le bastava veder la gente a divertirsi perché sperava di poter anche lei prender parte alla festa della vita. Ma gli anni eran passati e la festa della vita s’era svolta lontana dal paesetto, e per poterne prender parte sua sorella Lia era fuggita di casa… Lei, Noemi, era rimasta sul balcone cadente della vecchia dimora come un tempo sul belvedere del prete.
Grazia Deledda (Reeds in the Wind)
Ma che importava, allora, ella si domandava procedendo verso Bond Street, che importava che ella dovesse, ineluttabilmente e completamente, cessare di vivere? Tanto fervore di vita sarebbe continuato senza di lei; se ne risentiva forse? o non era piuttosto consolante la certezza che la morte poneva fine a tutto; ma che in un certo modo, nelle vie di Londra, nella gran marea delle cose, qui, là, ella sopravviveva, Peter sopravviveva, e vivevano uno nell'altro, e lei era parte -l'avrebbe giurato- degli alberi a Bourton; di quel brutto casamento laggiù, trasandato e tutto a pezzi e bocconi; parte di gente che non aveva mai visto al mondo; distesa come un velo di nebbia tra le creature che le erano più amiche, che si protendevano a sollevarla così come aveva visto gli alberi sollevare la bruma tra i rami; eppure si estendeva quanto mai lontano, quella vita che era poi lei
Virginia Woolf (Mrs. Dalloway)
Tuo padre, sì… Ma quale interna pena fa tanto lunghe l’ore di Romeo? ROMEO - La pena di non posseder per sé la cosa che gliele farebbe brevi. ========== È la crudele legge dell’amore. Già le pene del mio pesano troppo sul mio cuore, e tu vuoi ch’esso trabocchi coll’aggiungervi il peso delle tue: giacché quest’affettuosa tua premura altro non fa che aggiunger nuova ambascia a quella che m’opprime, ch’è già troppa. L’amore è vaporosa nebbiolina formata dai sospiri; se si dissolve, è fuoco che sfavilla scintillando negli occhi degli amanti; s’è ostacolato, è un mare alimentato dalle lacrime degli stessi amanti. Che altro è più? Una follia segreta, un’acritudine che mozza il fiato, una dolcezza che ti tira su. ========== Oh, ch’ella insegna perfino alle torce come splendere di più viva luce! Par che sul buio volto della notte ella brilli come una gemma rara pendente dall’orecchio d’una Etiope. Bellezza troppo ricca per usarne, troppo cara e preziosa per la terra! Ella spicca fra queste sue compagne come spicca una nivea colomba in mezzo ad uno stormo di cornacchie. Finito questo ballo, osserverò dove s’andrà a posare e, toccando la sua, farò beata questa mia rozza mano… Ha mai amato il mio cuore finora?… Se dice sì, occhi miei, sbugiardatelo, perch’io non ho mai visto vera beltà prima di questa notte. ========== Codesti subitanei piacimenti hanno altrettanta subitanea fine, e come fuoco o polvere da sparo s’estinguono nel lor trionfo stesso, si consumano al loro primo bacio. Miele più dolce si fa più stucchevole proprio per l’eccessiva sua dolcezza, e toglie la sua voglia al primo assaggio. Perciò sii moderato nell’amare. L’amor che vuol durare fa così. Chi ha fretta arriva sempre troppo tardi, come chi s’incammina troppo adagio. ==========
William Shakespeare (Romeo and Juliet)
Un professor de pintura molt amable que donava classe als nanos del gueto deia que pintar era una forma d'evadir-se molt lluny. Era un home culte i tan apassionat que ella mai no va gosar contradir-lo. Però, a ella, la pintura no la transportava a fora ni la feia pujar al tren d'altres vides, a diferència dels llibres. Ben al contrari, la pintura la catapultava cap endins de si mateixa. Pintar no era una via de sortida, sinó d'entrada. Per això els quadres que pintava a Terezín eren foscos, de traços rampelluts, cels carregats d'un gris dens i tenebrós, com si ja aleshores intuís que aquest cel interior es convertiria en l'únic que veurien quan els portessin a Auschwitz, un cel on els núvols són de cendra. Pintar va ser una manera de conversar amb si mateixa molts d'aquells vespres en què la vencia el desànim d'una joventut que encara no havia començat i que ja semblava haver conclòs.
Antonio Iturbe (The Librarian of Auschwitz)
El tremolor se'm va aturar de cop i el foc em va envair, amb més força que mai, però era una calor diferent, no abrasava. Lluïa. Tot el meu interior es va ensorrar […]. Tots els fills que em lligaven a la vida varen quedar fets bocins amb tisorades veloces, com si es tallessin els cordills que aguanten un munt de globus. Tot el que em definia —[…] la meva llar, el meu nom, el meu jo— es va desconnectar de mi en aquell instant, amb unes quantes tisorades, i va marxar volant cel enllà. No m'havia quedat vagant. Ara un nou fil em lligava allà on era. No un, sinó un milió. I no eren fils, sinó cables d'acer. Un milió de cables d'acer que m'unien a una sola cosa, al mateix centre de l'univers. Ara ho podia veure, notava com l'univers girava al voltant d'aquell punt. Fins llavors mai n'havia vist la simetria, però ara em quedava ben clar. Ja no era la gravetat de la Terra el que em lligava on estava… …ara era [ella] […] qui em mantenia allà.
Stephenie Meyer (Breaking Dawn (The Twilight Saga, #4))
Era uno spettacolo straziante vedere quella donna entrare un giorno dopo l'altro nel cortile della prigione per cercare con ansia e fervore, con l'amore e con le suppliche di intenerire il cuore di pietra del figlio. Ma invano perché egli rimaneva cupo, ostinato e impenitente. Non riuscì ad addolcirne per un istante la durezza della espressione nemmeno l'insperata commutazione della pena di morte in quattordici anni di lavori forzati. Infine la pazienza e la rassegnazione che tanto a lungo avevano sorretto la donna non poterono più dominare le infermità fisiche. Ella si trascinò ancora una volta lungo la via per andare a vedere il figlio, ma le mancarono le forze e cadde a terra priva di sensi. Furono allora poste alla prova la freddezza e l'indifferenza del giovane, e la privazione di cui non poté non avvertire il colpo lo fece quasi impazzire. Un giorno era trascorso e sua madre non era andata a trovarlo; e poi un altro passò senza che gli andasse vicino e un altro ancora, ma non la vide; mancavano ormai solo ventiquattro ore a quello che sarebbe stato forse l'addio supremo. Oh, come allora gli si affollarono alla mente le memorie da tanto tempo dimenticate dei giorni lontani! Correva sconvolto avanti e indietro per l'angusto cortile, come se agitandosi a quel modo avesse potuto affrettare la visita attesa: e con quale amarezza lo investì la realtà della sua condizione di impotente desolazione quando seppe la verità! Sua madre, la sola persona cara che avesse mai avuto sulla terra, era malata, forse morente, meno di un miglio lontano da dove egli si trovava, e se fosse stato libero dai ceppi, gli sarebbero bastati pochi minuti per recarsi al suo capezzale. Corse al cancello, si aggrappò alle sbarre di ferro con la forza della disperazione, e le scosse fino a farle risonare, si gettò contro l'enorme muraglia quasi sperando si aprirsi fra le piante una via d'uscita; ma il cancello e le mura si fecero beffa dei suoi tentativi, ed egli si torse le mani e pianse come un fanciullo.
Charles Dickens (The Pickwick Papers)
August, diu, sé el que són aquestes (assenyala les lletres). Són lletres. Però aquestes coses petites, què són? Li dic que són comes, que marquen una pausa curta, o un respir, al text. Ella somriu, després inspira, com si es volgués tornar a empassar les paraules, ficar-se-les altre cop dins del cos, potser per oferir unes paraules a la criatura que encara no ha nascut, la narració, la seva… Però no diu res més i jo maldo per respondre-li. Sabies, li dic, que hi ha una papallona que es diu Coma? Respira amb dificultat. És una reacció tan poc apropiada, tan còmica… Ah, sí?, pregunta. Sí, li dic, es diu Coma perquè… Però ella m'atura. No, diu, deixa-m'ho endevinar. Perquè vola de la fulla a la tija i al pètal, només amb una pausa molt breu? Perquè el seu viatge és la seva història, no parar mai, només una pausa breu, sempre en moviment? Somric i assenteixo. Exactament, dic, és això! L'Ona es clava un cop de puny al palmell: Ahà! Se'n torna al seu seient. Però no és veritat, no és aquesta la raó del nom de la papallona Coma. I per descomptat que hi ha punts en els textos, pauses en els viatges. Aturades. La raó autèntica, banal, és que la papallona té una taca a sota de l'ala que sembla una coma.
Miriam Toews (Women Talking)
I started to turn toward the closest bus stop. Alex turned the other way. "Suivez-moi," he commanded. So I followed. "Bon.Je pensais que nous irions-" "Alex." He stopped. "Ella." "Don't do that, the immersion thing." "Mais, c'est tres important." "Alex." "Ella." "Please.I know you do this with other linguistic losers, but it makes me feel like I should have a great big L lipsticked onto my forehead in some swirly French calligraphy." "Do you often contemplate decorating yourself in such a manner?" I took a quick look down.I was wearing Sienna's turtleneck again, but my own jeans. There was a large blue sea horse from the art museum fountain running from my knee to the crease of my thigh. "Yeah," I admitted. "I do." "Quelle horreur!" he declared, eyes round in mock distress. "Casse-toi." He let out a bark of laughter that sounded just like a seal. "Tres bien, Mademoiselle Marino. Got any more?" "A couple.Frankie gave me a copy of How to Offend the French when I managed to get a B in 1B last year." "Well,I never trade insults on a first date. Not that kinda guy. But after two or three..." I liked that he'd said "date," instead of "tutoring session." Even if it wasn't and he totally didn't mean it. I couldn't help it.
Melissa Jensen (The Fine Art of Truth or Dare)
M'havia ensenyat tot el que ara sabia sobre els crancs de riu, els petons, el vi rosat i la poesia. M'havia transformat. Em vaig encendre un cigarret i vaig escopir al rierol. —No em pots transformar i després anar-te'n —li vaig dir en veu alta—, perquè jo ja estava bé abans, Alaska. Ja estava bé, amb les últimes paraules, i els amics de l'escola… No em pots transformar i després morir-te. Ella havia encarnat el Gran Potser: m'havia demostrat que valia la pena deixar enrere una vida mediocre a la recerca de potsers més rellevants, i ara se n'havia anat i s'havia endut la meva fe en els potsers. Podria respondre a tot el que el Coronel fes i digués amb un «molt bé», podria intentar fer veure que tot m'era igual, però això mai no tornaria a ser cert. «No pots convertir-te en algú tan important per a mi i després morir-te, Alaska, perquè ara ja sóc irreversiblement diferent, i em sap greu haver-te deixat marxar, sí, però vas ser tu qui va prendre aquella decisió. Em vas deixar mancat de potsers, atrapat al bell mig del teu maleït laberint. I ara ja no sé si realment vas escollir sortir-ne de pressa i sense pensar; no sé si em vas abandonar expressament. Mai no et vaig conèixer, oi? No puc recordar res perquè mai no ho vaig saber».
John Green (Looking for Alaska)
Pel motiu que a Tità res no presentava una finalitat (en cap moment i per a ningú), i pel motiu que no actuava cap guillotina de l'evolució, amputant de cada genotip el que no contribuïa a la supervivència, la natura, que no estava frenada ni per la vida que creés ni per la mort que provoqués, podia causar l'alliberament de la matèria, la natura podia mostrar la prodigalitat característica d'ella mateixa, una desolació il·limitada, una magnificència brutal que resultava inútil, un poder etern de creació sense objectiu, sense necessitat, sense significança. Aquesta veritat, que s'emparava gradualment de l'observador, era més pertorbadora que la impressió de ser testimoni d'un mimetisme còsmic de la mort, o la impressió que eren despulles d'éssers desconeguts situades per sota de l'horitzó curull de tempestes. Per tant, calia capgirar la manera tradicional de pensar, que només seguia una sola direcció: aquestes formes eren semblants a ossos, costelles, cranis i ullals no pas perquè haguessin tingut vida alguna vegada (mai no n'havien tinguda), sinó perquè els esquelets dels vertebrats terrestres i la seva pell, i la cuirassa quitinosa dels insectes, i les closques dels mol·luscs presentaven la mateixa disposició estructural, la mateixa simetria i gràcia, ja que la natura podia crear-les, tot i que manquessin i sempre haguessin de mancar la vida i la finalitat pròpia de la vida.
Stanisław Lem (Fiasco)
Aveva dell’amicizia, come del resto di parecchi altri sentimenti, un ideale che in questo caso non le sembrava - ma anche in altri casi non le era sembrato - che la presente amicizia esprimesse a pieno. Ma sovente rammentava a se stessa che esistono ragioni essenziali per cui gli ideali non riescono mai a concretizzarsi. Negl’ideali bisogna credere senza vederli; è questione di fede, non di esperienza. Tuttavia l’esperienza può fornircene imitazioni molto attendibili ed è saggio far loro buon viso. Il fatto è che in complesso Isabel non aveva mai incontrato un personaggio più simpatico e interessante di Madame Merle; non aveva mai conosciuto una persona che fosse priva come lei di quel difetto che forma l’ostacolo principale all’amicizia: quel riprodurre i lati più tediosi, stantii e troppo conosciuti del proprio carattere. La ragazza non aveva mai spalancato così le porte della sua confidenza; alla sua amabile ascoltatrice diceva cose che non aveva ancora mai detto ad alcuno. Talvolta si allarmava del suo candore: era come se avesse dato ad una persona quasi sconosciuta la chiave del suo cofanetto di gioielli. Queste gemme spirituali erano gli unici gioielli di qualche grandezza che Isabel possedeva, ragione di più per custodirli con ogni cura. Ma poi, sempre le tornava in mente che non ci si deve rammaricare per un generoso errore, e che se Madame Merle non aveva i pregi che essa le attribuiva, tanto peggio per Madame Merle. Non c’era dubbio che avesse grandi pregi: era attraente, simpatica, intelligente, colta. Più che questo (perché Isabel non aveva avuto la sfortuna di attraversare la vita senza incontrare numerose persone del suo sesso delle quali non si poteva onestamente dire di meno), era una donna rara, superiore, straordinaria. C’è tanta gente amabile nel mondo, e Madame Merle era lungi dall’avere un carattere volgarmente allegro, dal fare la spiritosa senza requie. Sapeva come si fa a pensare, dote rara nelle donne; e aveva pensato con molto costrutto. Naturalmente, sapeva anche come si fa a provare sentimenti: Isabel non avrebbe potuto passare una settimana con lei senza acquistarne la certezza. Questa era proprio la grande dote di Madame Merle, il suo dono più perfetto. La vita aveva lasciato il suo segno su di lei; ella ne aveva sentito tutta la forza, e faceva parte del godimento che dava la sua compagnia il fatto che, quando la ragazza parlava di ciò che si compiaceva di chiamare questioni serie, questa signora la comprendeva con facilità e subito. Le emozioni, questo è vero, oramai per lei appartenevano quasi alla storia; ella non faceva un segreto del fatto che la fonte della passione, per essere stata spillata con discreta violenza in un certo periodo, non scorreva più liberamente come un tempo. Per di più si proponeva, e insieme si aspettava, di diventare insensibile; ammetteva tranquillamente di essere stata un po’ pazza un giorno, ed ora ostentava di essere perfettamente savia.
Henry James (The Portrait of a Lady)
Vaig mirar amunt, als núvols densos, on de ben segur darrere s'amagava el sol. —És l'hora del crepuscle —vaig respondre. És quan els vampirs sortien a jugar, quan no havíem de témer que aquell núvol viatger ens pogués portar problemes, quan podíem gaudir de les restes de la claror del cel sense preocupar-nos de quedar exposats. Vaig abaixar els ulls i vaig veure que em mirava encuriosida, escoltant en el meu to molt més del que les paraules havien dit. —Per a nosaltres és l'hora més segura —vaig explicar—. El moment més fàcil, però alhora el més trist, en certa manera.… La fi d'un dia, el retorn de la nit. —Tants i tants anys de nit. Vaig intentar desfer-me de la pesantor de la veu—. La foscor és mot previsible, no trobes? —M'agrada la nit —va fer ella, portant la contraria com sempre—. Sense la foscor, no veuríem mai el firmament.
Stephenie Meyer (Midnight Sun (The Twilight Saga, #5))
Così lei aveva visto mentre egli non vedeva, e così lei continuava ancora a ribadire la verità. Verità, vivida e mostruosa; la sua lunga attesa: quella era stata la sua sorte. La compagna della sua vigilia aveva a un certo momento capito, gli aveva offerto la possibilità di eludere la sorte. La propria sorte, però, non si elude mai, e il giorno in cui gli aveva detto che la sua si era compiuta, l'aveva soltanto veduto fissare stupidamente la scappatoia che gli offriva. La scappatoia sarebbe stata amare lei; allora, allora sì egli avrebbe vissuto. Ella aveva vissuto - chi avrebbe ora potuto dire con quale passione? - giacché l'aveva amato per se stesso; mentre egli non aveva mai pensato a lei (ah, con quale evidenza la verità fiammeggiava davanti ai suoi occhi, ora!) se non nel gelo del suo egoismo e al lume di utilità pratica in cui egli la vedeva. Le parole di May tornavano a lui; la catena si allungava all'infinito. La Belva era stata in agguato davvero, e la Belva, al momento giusto, era balzata; era balzata nel crepuscolo di quel freddo aprile quando, pallida, consunta, ma bella, e forse ancora in grado di guarire, si era alzata dalla sua sedia per rizzarsi in piedi davanti a lui e lasciarlo immaginosamente indovinare. Era balzata, la Belva, quando egli non aveva saputo capire; era balzata mentre ella si allontanava disperata da lui, e il marchio, quando oramai egli l'aveva lasciata, era caduto dove doveva cadere. Egli aveva giustificato il suo presentimento e compiuto il suo fato; era fallito, con assoluta esattezza, in tutto quello in cui doveva fallire; e un gemito gli salì ora alle labbra nel ricordare come May aveva supplicato di non voler mai sapere. Quell'orrore del risveglio -quella era la conoscenza, e sotto quel fiato le stesse lacrime sembrarono gelarsi. Attraverso le lacrime, nondimeno, egli cercava di fissarla e trattenerla: la teneva lì davanti a sé così da sentirne tutto il dolore. Almeno questo, in ritardo e con amarezza, aveva un poco il sapore della vita. Ma l'amarezza improvvisamente lo nauseò, e fu come se, orribilmente, avesse veduto, nella verità, nella crudeltà della raffigurazione, ciò che era stato scritto e compiuto. Vide la Giungla della sua vita, e vide la Belva in agguato; poi, mentre guardava, la senti in un fremito dell'aria ergersi, enorme e laida, per il balzo che doveva finirlo.
Henry James (The Beast in the Jungle)
Dovunque arrivasse, in questa congiuntura, l’influsso dell’indefinibile sul contegno di Isabel, non si trattava certo del pensiero, anche se non formulato, di una sua unione con Caspar Goodwood; poiché, se aveva potuto opporre resistenza ad esser conquistata dalle grandi mani tranquille del suo corteggiatore inglese, era per lo meno altrettanto lontana dall’esser disposta a permettere al giovane di Boston di prendere esplicito possesso di lei. Dopo aver letto la sua lettera, il sentimento nel quale cercava rifugio era quello di considerare criticamente questo suo esser venuto all’estero; poiché parte dell’ascendente che egli aveva su di lei stava nel fatto che sembrava privarla del suo senso della libertà. C’era un impeto di sgradevole intensità, quasi una crudeltà fisica, in quel suo modo di ergerlesi di fronte. A volte era stata perseguitata dall’idea, dal pericolo, della sua disapprovazione e si era domandata - riguardo che mai per nessun altro aveva avuto in egual misura - se a lui sarebbe piaciuto ciò che lei faceva. La difficoltà stava nel fatto che, più di ogni altro uomo che avesse mai conosciuto, più del povero Lord Warburton (aveva cominciato ormai ad elargire a Sua Grazia il beneficio di questo epiteto) Caspar Goodwood adoperava con lei una energia - ed ella l’aveva già sentita come una forza - che era propria della sua vera natura. Non era per niente questione delle sue qualità; era questione dello spirito che stazionava nella chiara fiamma dei suoi occhi, come una persona che non si stancasse mai di guardar dalla finestra. Le piacesse o no, egli insisteva, sempre, con tutto il suo peso, con tutta la sua forza: anche nei rapporti più comuni con lui, bisognava tener conto di questo. L’idea di una limitazione della libertà era per lei particolarmente sgradevole, ora che aveva appena dato una sorta di risalto alla sua indipendenza guardando senza batter ciglio la grossa esca offertale da Lord Warburton, e riuscendo tuttavia a distoglierne lo sguardo. A volte era sembrato che Caspar Goodwood si schierasse dalla parte del destino di lei, che fosse il fatto più ostinato che ella avesse conosciuto; in tali momenti diceva a se stessa che poteva sfuggirgli per un po’, ma che alla fine doveva venir con lui a patti, e sarebbero stati senza dubbio patti a lui favorevoli. Il suo impulso era stato di valersi delle cose che potessero aiutarla a opporre resistenza a questa costrizione; e quest’impulso aveva avuto gran parte nel suo caloroso assenso all’invito della zia, giuntole in un momento in cui si attendeva di giorno in giorno di vedersi di fronte il signor Goodwood, e in un momento in cui era lieta di avere una risposta pronta per una cosa che lui, ne era certa, le avrebbe detto.
Henry James (The Portrait of a Lady)
- Chissà se voi sapete quel che è bene per me... o se ve ne importa. - Se lo so state sicura che me ne importa. E devo dirvelo, che cos’è? Che non vi tormentiate. - Che non tormenti voi, suppongo vogliate dire. - Questo non potete farlo; sono a tutta prova. Prendetevela meno. Non state tanto a chiedervi se questo o quello va bene per voi. Non interrogate tanto la vostra coscienza... si scorderà come un pianoforte strimpellato. Tenetela in serbo per le grandi occasioni. Non sforzatevi tanto di formarvi il carattere... sarebbe come aprire a forza una tenera rosellina chiusa. Vivete come meglio vi piace, e il carattere ci penserà da sé a formarsi. Quasi tutto va bene per voi, con rarissime eccezioni, e una buona rendita non è fra queste. - Ralph tacque e sorrise; Isabel l’aveva ascoltato con viva attenzione. - Avete troppa facoltà di pensare, troppa coscienza soprattutto - aggiunse Ralph. - È irragionevole, il numero delle cose che non ritenete giuste. Mettete indietro l’orologio. Frenate la vostra febbre. Aprite le ali; libratevi sulla terra. Far questo non è mai sbagliato. Ella aveva ascoltato avidamente, come ho detto; e per natura era pronta a capire. - Mi domando se vi rendete conto di quello che dite. Se sì, vi prendete una bella responsabilità. - Mi spaventate un po’, ma penso di aver ragione - disse Ralph, continuando a sorridere. - Tuttavia quello che dite è verissimo - proseguì Isabel. - Non potreste dire niente di più vero. Sono assorbita in me stessa, considero troppo la vita come una prescrizione medica. E in realtà, perché star sempre a pensare se le cose vanno bene per noi, come se fossimo degenti di un ospedale? E perché dovrei aver sempre tanta paura di non agire bene? Come se al mondo importasse molto che io agisca bene o male! - Siete un tipo adatto a prender consigli - disse Ralph; - togliete il vento dalle mie vele! Lei lo fissò come se non l’avesse udito, benché stesse seguendo il filo di pensiero che proprio lui aveva suscitato. Mi sforzo di occuparmi del mondo più che di me, ma finisco sempre col tornare a me stessa. Perché ho paura. - S’interruppe; la sua voce aveva tremato un poco. - Sì, ho paura; non so spiegarlo. Un gran patrimonio vuol dire libertà, e di questo ho paura. È una cosa così bella, e bisognerebbe farne così buon uso. Altrimenti ci sarebbe da vergognarsi. E bisogna pensare e pensare; è uno sforzo continuo. Non so se non sia una felicità più grande non avere questo potere. Per chi è debole non ho dubbi che sia una felicità più grande. I deboli debbono fare un grande sforzo per non essere vili. E come fate a sapere che non sono debole? - chiese Isabel. - Oh - rispose Ralph, e Isabel vide un rossore affluirgli al viso - se lo siete, sono proprio spacciato!
Henry James (The Portrait of a Lady)
C’erano cose intricate e spinose alle quali prendeva gusto; gli piaceva organizzare, contendere, amministrare; sapeva indurre la gente a fare la sua volontà, a credere in lui, ad aprirgli la strada e a difenderlo. Questa era l’arte, come suol dirsi, di saper trattare gli uomini, che in lui per di più posava su di una ardita, se pur latente, ambizione. A coloro che lo conoscevano bene faceva l’effetto di poter fare cose più grandi che non tirare avanti un cotonificio; Caspar Goodwood non era davvero come il cotone, e i suoi amici davano per certo che in qualche modo e in qualche luogo egli avrebbe scritto a più grandi lettere il suo nome. Ma era come se qualcosa di vasto e indeterminato, qualcosa di oscuro e spiacevole dovesse incombere su di lui: egli dopo tutto non era in armonia con quel suo stato, meschino e niente più, di tranquillità, avidità e guadagno, un ordine di cose il cui soffio vitale era l’onnipresente pubblicità. A Isabel piaceva figurarsi che lui avrebbe potuto affrontare, in sella ad un focoso destriero, il turbine di una grande guerra: una guerra come la Guerra Civile, che aveva gettato un’ombra sulla consapevole infanzia di lei, sulla gioventù in formazione di lui. Le piaceva ad ogni modo l’idea che egli fosse, per temperamento e di fatto, un condottiero di uomini, le piaceva molto di più che non altri lati del suo carattere e del suo aspetto. Non le importava niente del suo cotonificio; il brevetto Goodwood lasciava assolutamente fredda la sua fantasia. Non desiderava in lui nemmeno un’oncia di meno della sua virilità, ma a volte pensava che sarebbe stato molto più carino se avesse avuto, per esempio, un aspetto un po’ diverso. [...]Si era ripetuta più di una volta che questa era un’obiezione frivola, per una persona di quell’importanza; e poi aveva mitigato il biasimo col dire che l’obiezione sarebbe stata frivola soltanto se fosse stata innamorata di lui. Non era innamorata di lui, e perciò poteva criticarne i piccoli difetti così come i grandi; i quali ultimi consistevano nell’appunto complessivo di essere troppo serio, o meglio, non di esserlo, visto che non lo si è mai troppo, ma piuttosto di averne senz’altro l’apparenza. Mostrava i suoi appetiti e i suoi propositi con troppa semplicità e candore; a esser soli con lui, parlava troppo dello stesso argomento, e se erano presenti altre persone parlava troppo poco di ogni cosa. E tuttavia era fatto di una materia estremamente forte e pura; il che era molto: ella vedeva ben distinte le diverse parti di lui come, nei musei e nei ritratti, aveva visto ben distinte le diverse parti di guerrieri armati, nelle corazze d’acciaio splendidamente intarsiate d’oro. Era molto strano: dov’era mai in lei un qualche tangibile legame tra le sue impressioni e le sue azioni? Caspar Goodwood non aveva mai corrisposto al suo ideale di persona piacevole, ed ella supponeva che fosse questa la ragione per cui era così aspramente critica nei suoi confronti. Quando però Lord Warburton, che non solo vi corrispondeva, ma anche ampliava i limiti della definizione, impetrò da lei approvazione, ella si sentì tuttavia insoddisfatta. Era strano davvero.
Henry James (The Portrait of a Lady)
- Che cosa non darei per tornare alla vostra età - proruppe ella una volta, con un’amarezza che, per quanto diluita nella vastità consueta del suo garbo, non riusciva così a celarsi del tutto. - Se soltanto potessi ricominciare... se potessi aver la vita davanti! - La vita è ancora davanti a voi - rispose Isabel in tono gentile, perché era vagamente sbigottita. - No; la parte migliore se n’è andata, e se n’è andata per niente. - Non per niente, ne sono certa - disse Isabel. - Perché no... che mi resta? Né marito, né figli, né fortuna, né posizione, né le tracce di una bellezza che non ho mai avuto. - Avete molti amici, mia cara. - Non ne sono sicura! - esclamò Madame Merle. - Oh, vi sbagliate. Avete ricordi, pregi, talento...Ma Madame Merle la interruppe. - Che cosa mi ha fruttato il mio talento? Niente, se non la necessità di farne un uso continuo per trascorrere le ore, gli anni, per ingannare me stessa con qualche pretesto di varietà, di oblìo. In quanto ai miei pregi e ai miei ricordi, meno se ne parla e meglio è. Sarete amica mia finché non troverete da fare un uso migliore della vostra amicizia. - Starà a voi badare che non lo faccia - disse Isabel. - Sì; vorrei tentare di non perdervi. - E la sua compagna la fissò gravemente. - Quando dico che mi piacerebbe avere i vostri anni, intendo dire con le vostre qualità: franca, generosa, sincera come voi. In tal caso avrei fatto qualcosa di meglio della mia vita. - Che cosa vi sarebbe piaciuto fare e non avete fatto?[...] - Sono molto ambiziosa! - rispose alla fine. - E le vostre ambizioni non sono state appagate? Dovevano essere grandi. - Erano grandi. Parlandone mi renderei ridicola. Isabel si chiedeva quali mai avessero potuto essere... se Madame Merle avesse aspirato a portare una corona. - Non so quale possa essere la vostra idea del successo, ma a me sembra che lo abbiate avuto. Per me siete proprio una splendida immagine del successo. Madame Merle lasciò cadere la musica con un sorriso. - Qual è la vostra idea del successo? - Ritenete evidentemente che debba essere un’idea molto banale. E di vedere avverarsi qualche sogno di gioventù. - Oh - esclamò Madame Merle - e io non l’ho mai capito! Ma i miei sogni erano così grandi... così assurdi. Il cielo mi perdoni, sto sognando ancora! - E si voltò verso il piano e cominciò a suonare con trasporto. L’indomani disse a Isabel che aveva dato una definizione molto bella ma spaventosamente triste del successo. A misurare con tale metro, chi mai aveva avuto successo? I sogni di gioventù, che cose incantevoli, divine! Chi mai li aveva veduti farsi realtà? - Io stessa... qualcuno l’ho visto avverarsi - si arrischiò a rispondere Isabel. - Di già? Dovevano essere sogni del giorno prima. - Ho cominciato molto presto a sognare - sorrise Isabel. - Oh, se intendete le aspirazioni della fanciullezza... di avere una sciarpa rosa e una bambola che chiude gli occhi... - No, non voglio dir questo. - O un giovane con splendidi baffi che vi cade in ginocchio dinanzi. - No, nemmeno questo - dichiarò Isabel con foga ancor più grande. Madame Merle parve notare il suo ardore. - Sospetto che intendiate proprio questo. Tutte noi abbiamo avuto un giovane coi baffi. È il giovane inevitabile; non conta.
Henry James (The Portrait of a Lady)
Passò per vie rumorose piene di luce, per gallerie dalla risonanza profonda, su cui, con rumore di tuono, rotolavano pesantemente i treni e che eran tutte tappezzate di annunzi reclamistici dai colori vistosi, vide splendidi palazzi, e case a quattro piani, strette, con finestre polverose che ammiccavan sulla via sporca; risalì file di strade che si somigliavano come orfanelle o ciechi, condotti in fila. Infine si svegliò lentamente alla realtà, e si sentì vecchia, triste e stanca, per aver vegliato e corso. Miserabili bottegucce si schiacciavano l'un l'altra per mettersi in evidenza: abiti vecchi per i più poveri, biancheria grigia per gli operai, e per tutti viveri a buon mercato. Ceste di pere, dure e verdi, e di prugne, nere e secche, aspettavano di sedurre una clientela infantile, coperte da una rete a maglie strette che le salvava dai ladruncoli. In una botteguccia vide una donna obesa, che con le mani tremanti, secche e gialle, accendeva una lampada a petrolio. Ai suoi piedi un ragazzino la guardava con curiosità, con una carota, mezzo rosicchiata, nella sua mano di bambino sporco. Le strade, i cumuli di mercanzie, le camicie grigie, le pere, la rete, i visi stanchi delle persone, tutto era annerito dalla fuliggine grassa delle locomotive che passavano, brontolando, e dal fumo di tutti i camini degli stabilimenti che erano là, stretti gli uni vicino agli altri, come alberi di una foresta. “Ecco il tuo giorno di festa” pensava Franzi. Ella era ferita e inasprita fino al pianto, come se tutto: la strada grigia, la bruttezza della miseria, la tristezza della povertà, fossero state accumulate in quest'angolo di città straniera per disprezzarla. “Ecco il tuo giorno di festa” diceva in lei una voce chiara. E questa creatura che detestava sognare, che non comprendeva la morte, che non si attaccava che alla realtà, che non voleva conquistare e non desiderava che ciò che si può afferrare, ciò che è vibrante di vita: questa creatura si svegliava qui, nella grigia strada di un quartiere popolare di Praga, Zizkov, che nel crepuscolo confuso di una sera di primavera si prolungava a perdita d'occhio. “Ecco il tuo giorno di festa” pensava Franzi. Ella sentiva che non era solo questo giorno che la condannava, ma la troppo lunga fila di giorni di lavoro, fra cui essa aveva il suo posto: ancora grigio su grigio, come un orfanello in una lunga fila, come un seguito di ore vuote in un mondo vuoto. Vuoto? Non stava più la sua vita sulle ali della musica, la più umana di tutte le arti? Perchè dunque il suo passato restava così freddo, così paurosamente squallido, senza un sorriso, senza un ricordo, senza altro che tante pagine voltate, in un gran quaderno di musica? Aveva sempre suonato per se stessa e per la propria soddisfazione. A finestre e porte chiuse si era ubriacata di musica come di un vizio segreto. Che significato aveva per lei? Tanto? Ancora ieri ella vi aveva trovato consolazione, speranza, entusiasmo e pace, terra e cielo, letizia e dolore. Oggi tutto era lontano. Nessuno mai l'aveva ascoltata; mai nessuna delle sue parole si era riflessa nel sorriso di un'altra creatura; mai nessuno era stato dietro a lei e le aveva passato la mano sulla spalla all'ultimo accordo del pianoforte...
Ernst Weiss (Franziska (Pushkin Collection))
La Lídia em treu la llengua i dona per acabada la meva queixa. La nostra amistat no ha estat mai equilibrada. Ella sempre s'imposa amb subtilitat però jo ho he acceptat des del primer dia, igual que he acceptat sempre que les circumstàncies m'hagin modelat cap endins, cap a mi mateixa.
Marta Orriols (Aprendre a parlar amb les plantes)
La dona maltractada creu que, faci el que faci, no podrà canviar el seu destí, que depèn dels altres. Aquesta situació de màxima violència psíquica és la indefensió apresa, que, juntament amb el cercle de violència, farà que quedi atrapada per la seva situació i que no se'n pugui anar de casa. En canvi, l'agressor mai no se sentirà culpable, perquè sempre farà responsable dels seus mals la dona víctima de la violència, i ella se sentirà confusa, no sabrà ben bé quina és la seva responsabilitat. La víctima entra en una confusió que no li permet adonar-se del que fa o no fa per ser atacada, criticada, desqualificada. És propi dels agressors detectar les parts vulnerables de les dones perquè la seva violència les afecti. Mentre elles pretenen adaptar-se i no deixen de preguntar-se per la seva part de responsabilitat, de culpabilitat, ells s'aferren a la seva pròpia rigidesa, aprofitant la confiança i la inseguretat de la seva víctima.
Ana Kipen (Maltractament, un permís mil·lenari. La violència contra la dona)
A acção exterior só vale pela reacção interior que produz; é a diversidade de transformações, que ella opera em cada individuo, que faz com que nós sejamos nós e não possamos ser mais ninguém. (p. 263)
Cláudia de Campos (Elle: com o Retrato da Auctora)
Ah! quantas cousas insignificantes se bordam assim em pontos miudos sobre a talagarça da existencia! Quantas recordações se gravam em nós com tal vigor, que o tempo jámais póde apagal-as! Sob os annos, encontramos sempre os desenhos das suas linhas profundas. No momento de Cléo atravessar essas horas, voaram ellas sem deixar uma impressão especial. Agora, assim longiquas, mortas n'um passado morto, revivel-as, quaes ellas foram, para as fixar mais uma vez, tal era o ardente e esteril anhelo da viscondessa, rememorando-as! Mas cousa alguma para a creatura humana recomeça; nenhum rio volve á sua nascente. Forçoso é deslisar com os annos e olhar, sem superfluas saudades, aquillo que nenhum esforço nos póde restituir. (pp. 230-231)
Cláudia de Campos (Elle: com o Retrato da Auctora)
No criticava les colles. Tan sols havia decidit que no acceptaria que la classifiquessin en cap categoria ni grup de referència que servís perquè els altres fessin pressuposicions sobre ella. Era la que sempre menjava sola, però mai no semblava sola. Era com una peça d'un altre trencaclosques, sense lloc, però que sorprenentment podia encaixar gairebé en qualsevol espai.
Salla Simukka (As Red as Blood (Lumikki Andersson, #1))
— Je ne veux pas remettre ça sur le tapis, mais Médée a vraiment dit « agape » cette fois-ci, déclare Deimos. Ella affiche un large sourire amusé. — Amour, on en a déjà discuté, Médée n’a que cinq mois. — Et alors ? Elle est en avance sur tout mortel de son âge, bien sûr. C’est notre fille. — Oui, tu es exceptionnelle ma puce, mais papa dit n’importe quoi. Médée, elle, gazouille, au comble du bonheur d’avoir ses deux parents penchés sur elle.
Liv Stone (Insoumise Méroé (Witch and God, #3))
O homem de sensibilidade justa e recta razão, se se acha preocupado com o mal e a injustiça do mundo, busca naturalmente emendal-a, primeiro, naquillo em que ella mais perto se manifesta; e encontrará isso em seu proprio ser. Levar-lhe-ha essa obra toda a vida.
Fernando Pessoa (The Book of Disquiet)
Tutti i secoli, più o meno, sono stati e saranno di transizione, perché la società umana non istà mai ferma, né mai verrà secolo nel quale ella abbia stato che sia per durare. ( Dialogo di Tristano e di un amico)
Giacomo Leopardi (Operette Morali: Essays and Dialogues (Biblioteca Italiana) (Volume 3))
E la luce alla quale ella leggeva il libro pieno di ansie, di inganni, di dolore e di male, s'infiammò d'un bagliore più vivido che mai, rischiarando tutto quello che prima era nelle tenebre; poi cominciò ad affievolirsi e si spense per sempre.
Leo Tolstoy (Anna Karenina)
Un dia o un altre, es deia, tot s’arreglaria, perquè s’estimaven d’una manera profunda i delicada, perquè mai no s’havien demanat ni exigit coses, perquè no s’imaginava res sense ella.
Agustí Vehí
Aprì la finestra e cominciò a cantare accompagnandosi con lo strumento: E ’l viver mio (omai esser de’ poco) fin a la morte mia sospira e dice: «Per quella moro ch’ha nome Beatrice». E il miracolo avvenne ancora. Non aveva neanche finito la seconda stanza, che vide la finestra di fronte spalancarsi e Bice “spuntare” in tutta la sua bellezza. «Salute...», gli disse. «Risponderei “salute” anch’io, se detto da me significasse la stessa cosa...», balbettò. Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta, ch’ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l’ardiscon di guardare... «Cosa c’è nel mio “salute” che non potreste rendermi per le rime?», chiese lei. «Detto da voi significa “salvezza”, perché la vostra bellezza è quella di un angelo». «Mi auguro vivamente di no, perché una simile bellezza sarebbe una condanna più che una benedizione: prometterebbe a chi mi guarda una felicità che io non potrei mai offrire a chi da un angelo, invece, se l’aspetterebbe». Ella si va, sentendosi laudare, benignamente d’umiltà vestuta; e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare... «Io mi accontenterei anche della semplice promessa: mi basterebbe vivere come posso, com’è concesso a un qualsiasi mortale, ma mi darei le arie di uno che abbia già prenotato da tempo il suo posto in Paradiso...». Il sorriso che Beatrice gli rivolse allora gli sbriciolò l’anima come un violino suonato da un arcangelo. Mostrasi sì piacente a chi la mira, che dà per li occhi una dolcezza al core, che ’ntender no la può chi no la prova... «Se vi basta la semplice promessa», lei gli rispose, «sappiate che già v’appartiene come la vista del mio volto adesso, che nessuno potrà togliervi mai...». E par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d’amore, che va dicendo a l’anima: Sospira.
Francesco Fioretti (Il romanzo perduto di Dante)
Și așa ajunsese Ella să înțeleagă că, dacă în ochii societății există ceva mai rău decât o femeie care-și părăsea soțul pentru un alt bărbat, aceasta era o femeie care-și abandona viitorul pentru momentul prezent.
Elif Shafak (The Forty Rules of Love)
Il mio sistema introduce non solo uno scetticismo ragionato e dimostrato, ma tale che, secondo il mio sistema, la ragione umana, per qualsivoglia progresso possibile, non potrà mai spogliarsi di questo scetticismo; anzi esso contiene il vero, e si dimostra che la nostra ragione non può assolutamente trovare il vero se non dubitando; ch'ella si allontana dal vero ogni volta che giudica con certezza; e che non solo il dubbio giova a scoprire il vero (secondo il principio di Cartesio ec. v. Dutens, par.1. c.2. §.10.), ma il vero consiste essenzialmente nel dubbio, e chi dubita sa, e sa il più che si possa sapere. (8 Sett. 1821)
Giacomo Leopardi (Zibaldone)
A ella no li havia d'explicar res, tenia la lupa escaient per a les meves petites inquietuds. La meva sang era plena de petites partícules de foscor que se m'enganxaven per tot el cos. De manera que m'hi havia d'avesar, havia d'acceptar-les com una part substancial del meu ésser, una part per a la qual en Michael i tots els Michaels d'aquest món no tindrien mai un sensor adequat, una part que primer els intrigaria i després només els cansaria. De tant en tant, a les vores del meu ésser hi ensumarien una tendresa il·lògica, una tenebra que es desprendria de la meva pell, i no sabrien com interpretar-la, malgrat els seus intents benintencionats, emprenyats perquè no serien aquell que em faria estar millor. Em llegirien d'esquerra a dreta, amb molts diccionaris, fent de mi un llibre de tapa dura; i llavors vindria la Lejla, n’arrencaria els fulls i en faria ocellets. Perquè només ella sap que la foscor no s'interpreta, que no hi ha tema ni idea. Només ella sap alliberar-me de les tapes dures.
Lana Bastašić (Catch the Rabbit)
Quan marxa de casa vestida així, a trenc de dia, em sento l'esclau predilecte a qui confien l'anella carregada de claus. Em fa un petó incert, ni curt ni llarg, un petó on ella ja no hi és, i tanca la porta de cop, poderosa com mai. Llavors és quan m'adono que alguna cosa viva s'asseu dins meu, de fet s'arrepapa i xiula mentre contempla el cel que baixa a poc a poc, com si ballés. Em sorprèn, aquesta manca de culpabilitat on conflueixen l'amor, que sempre empeny enfora, i la tiba cap endins. L'amor no se'n va amb la Samsa, però tampoc és amb mi, pertany al voler. I estimar-la és justament això, voler que hi sigui amb cada fibra de teixit i de pensament, des del moll de cadascun dels ossos. Voler-ho amb tots els exèrcits. Amb fam, amb febre, amb desesperació.
Eva Baltasar (Boulder)