Egitto Quotes

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[...] il 7 ottobre 2011, in occasione dell'assassinio di Mechaal Tamo, figura di spicco dell'opposizione curda al regime, schierato e impegnato con la rivoluzione. La sua uccisione ha provocato manifestazioni in molte province del paese e 50.000 persone hanno partecipato al suo funerale a Kamechliyeh. Di fronte al coinvolgimento crescente della componente curda nella rivoluzione e alle dinamiche di incontro e unità con i suoi altri protagonisti i diversa provenienza, culminate nel venerdì "Hurria, Azadi" ("Libertà" in lingua araba e curda), il regime sceglie di giocare la carta della divisione, risparmiando le aree curde dalle distruzioni, anzi ritirandosene. [...] I giovani curdi hanno sfidato una dittatura che negava persino le loro esistenze e hanno dimostrato di non essere mossi solo o prevalentemente da rivendicazioni "nazionali" proprio rifiutando di accontentarsi del riconoscimento della loro cittadinanza, obiettivo per cui avevano lottato generazioni precedenti di curdi. In questa chiara scelta di schieramento erano compresenti il rifiuto di farsi comprare con un passaporto e la sfida alle logiche e alle formazioni politico-militari da decenni in competizione, anzi in lotta, tra di loro, alcune delle quali si erano collocate addirittura a fianco del regime di Assad. [...]
Mamadou Ly (Dall'Egitto alla Siria. Il principio di una Rivoluzione Umana e i suoi antefatti)
In questa era di decadenza del sistema democratico e - in termini diversi, di tutti i potentati, delle civiltà e delle culture oppressive dominanti - l'ondata ha ridato linfa e slancio a un emergere umano irrefrenabile, ma fino ad allora compresso oltre che puntualmente represso dai dominatori; ha riaperto scenari mondiali che dal 2001 erano rimasti prevalentemente attanagliati dalla morsa di guerra e terrorismo. A scapito di tali poteri e costringendoli a un'affannosa e sanguinaria rincorsa per reprimere, contenere e normalizzare, le società e i popoli del mondo arabo hanno preso l'iniziativa in una delle aree in cui a giudizio di molti questa era meno attesa. Gli esiti odierni, la sconfitta sanguinosa di questi processi e delle loro esperienze migliori in Egitto e in Siria, non devono ingannare, non devono spingere a guardare ad essi e all'insieme partendo dalla fine. Si tratta più che mai di partire dall'inizio, cioè dalle persone, dalle protagoniste e dai protagonisti, da ciò cui anelavano e che cercavano e da come hanno operato a tal fine. Allora si squadernano orizzonti ricchi di novità e di lezioni per tutti, certamente per chi vive e si impegna per l'autoemancipazione come noi e fa riferimento alla Comune umanista socialista. E si capisce meglio che la stessa ferocia controrivoluzionaria, che ha contraddistinto e unito come non si era mai visto in passato gli oppressori di tutto il mondo, a modo suo rappresenta un'espressione distorta e sanguinaria del valore potenziale di processi di emersione umana per loro particolarmente minacciosi e intollerabili.
Mamadou Ly (Dall'Egitto alla Siria. Il principio di una Rivoluzione Umana e i suoi antefatti)
Longevi, ci chiamavamo tra noi. Eravamo una sorta di Dorian Gray ambulanti senza un ritratto marcescente in soffitta e, durante i secoli, avevamo collezionato i più stravaganti epiteti: streghe, vampiri, angeli, demoni, doppelgänger. Non avremmo mai conosciuto le gioie della maternità o della paternità, poiché i nostri figli morivano – senza eccezioni – appena venuti alla luce. Avremmo potuto tentare all’infinito, accontentarci di sentire per nove mesi i loro calci ovattati attraverso la pelle del ventre, per poi dover accettare di vederli spegnersi appena fatto capolino nel mondo. Avevo seppellito tre figli, tutti nati morti alle prime avvisaglie di autunni distanti vite intere l’uno dell’altro. Alcune sere percepivo ancora la sensazione asfissiante della terra bagnata sotto le unghie. Temere che la propria creatura, di cui non hai mai udito il pianto, possa sentire freddo sotto la terra è il primo segnale di una follia disperata. Scavare tra le lacrime per riabbracciare quel corpo inerme e bianco, che non è mai stato vivo se non nel buio del tuo grembo, e poi desistere in un barlume di lucidità è un’esperienza straziante. Si rimane con un pugno di fango in mano, la gola stretta dall’angoscia e il cuore vuoto. Ho sentito tre figli crescere e perire dentro di me. E se fossi così folle da riprovarci, un quarto, un quinto e un sesto mi farebbero singhiozzare dalla gioia e poco dopo dal tormento. Così sarà per sempre. È una delle mie tante condanne. Malachia, Robert e io non potevamo dirci amici. Tuttavia lo eravamo, quasi inevitabilmente, per una serie di eventi e per la maledizione che ci univa. Nella mia lunga carriera ne avevo profanati di sarcofagi, templi e necropoli. Così innumerevoli, che ormai avevo perso il conto. Eppure, con tutti gli anatemi che mi ero tirata addosso, nessuno di questi era ancora riuscito a farmi apprezzare quello sotto il quale ero nata.
Giorgia Penzo (La Stella di Seshat)
Alcune caratteristiche dell'ondata rivoluzionaria - in primo luogo gli aspetti di sincronia e concatenazione tra i processi - hanno motivato e in parte giustificano il confronto con alcuni precedenti come il 1848, il 1968 o il 1989, che hanno coinvolto e scosso diverse aree regionali o continentali - e per certi versi sovra-continentali. Tuttavia una delle tesi principali di questa opera è che il valore della rivoluzione della gente comune cui abbiamo assistito - e, per quanto ci riguarda, intensamente vissuto - risieda come in tutte le rivoluzioni autentiche innanzitutto nell'aver messo al centro alcune fondamentali questioni umane e nel come e quanto esse abbiano iniziato a cercare e suggerire risposte all'insegna della vivibilità, in un'ottica possibilmente aggregante e complessivamente migliorativa per tutte e tutti. Questi processi sono preziosi per chi cerca la liberazione e l'autoemancipazione, mentre sono stati ritenuti pericolosi dagli oppressori di tutto il mondo per il principio di rivoluzione umana che hanno incarnato, soprattutto in Egitto e in Siria, in termini diversi nell'enigmatico quanto importante Yemen. In ciò si trovano delle differenze significative rispetto alle rivoluzioni del Novecento, in cui spesso sin dall'inizio sono prevalse le logiche politiche, politico-religiose e/o politico-militari. Questi processi presentano tratti nuovi e di grande valore in cui abbiamo rintracciato un filo conduttore che ce ne ha fatto formulare un'idea sintetica e un'analisi, nonché trarre insegnamenti utili alla ricerca di un bene comune in chiave universale. Al principio e al centro ci sono le persone e le personalità - non gli Stati e i partiti -, le donne e gli uomini coinvolti di tutte le età e generazioni, ciò che hanno sentito, pensato ed espresso operando ancora prima che facendo: le persone e le idee, di cui valutare il valore e le contraddizioni, i meriti e i deficit.
Mamadou Ly (Dall'Egitto alla Siria. Il principio di una Rivoluzione Umana e i suoi antefatti)
Se la signora Irene è stata una tale piaga d'Egitto, il presidente non deve avere una grande esperienza delle donne e dell'amore se non se n'è accorto in tempo. E deve averne ancor meno se lei invece non lo è stata ed egli non sa capire l'avventura, la libertà, il gioco, il rischio, l'intensità dell'esistenza condivisa, la confidenza amorosa che si accresce ogni volta di più, l'odissea del vivere, dormire, invecchiare e soprattutto scoprire e amare il mondo insieme.
Claudio Magris
Come il paesaggio, in quell’angolo di mondo, l’opera umana non temeva confronti. Non poteva, di fatto, essere confrontata con alcunché. E neppure erano le migliaia di anni, tempo che continuava a suonarle inconcepibile, che le toglievano il respiro. Era la Bellezza. La Bellezza di ciò che supera l’uomo e la sua umana essenza. La Bellezza di ciò che resta, che sopravanza il misero tempo di una vita affacciandosi all’eternità, che ne celebra il senso e lo scopo. La Bellezza dell’imperfezione, della perfezione perduta, anzi. La colonna spezzata quasi più dolorosamente bella di quella intatta, come il braccio caduto ai piedi della statua di donna con la testa di leonessa e gli occhi remoti e saggi.
Amalia Frontali (La Chioma di Berenice)
La Breve storia dell’anima che proponiamo non è una summa sistematica e completa del tema, non è neppure un saggio accademico destinato agli addetti ai lavori, non è un testo di approfondimento teorico, desideroso di inoltrarsi su vie inesplorate. Il metodo adottato è quello suggerito da Italo Calvino in una delle sue Lezioni americane. È la tecnica dello scultore che non aggiunge ma toglie, scalpellando senza sosta l’enorme blocco di marmo per far emergere un volto o un torso. Abbiamo pensato di adottare come schema simbolico per questa ricerca nell’orizzonte dell’anima quello della navigazione. Varie sono le tappe del viaggio. Prima però di imbarcarsi, è necessario un itinerario di avvicinamento al fiume transitando nelle culture primitive, nelle antiche e gloriose civiltà dell’Egitto, della Mesopotamia, dell’India e dell’Arabia, visitando anche luoghi reconditi, quasi simili a grotte oscure, come nel caso della metempsicosi, dello spiritismo, della metapsichica. Il grande fiume dell’anima che dobbiamo navigare, circondato da queste terre, rivela due sorgenti specifiche che lo hanno alimentato in modo copioso. Da un lato, c’è la «Sorgente sacra» delle Scritture bibliche con il loro originale e variegato messaggio che ha alcuni apici nel libro della Genesi e nelle parole di Cristo e di san Paolo. D’altro lato, ecco l’«Altra sorgente», quella della cultura greca, ove appaiono i miti affascinanti di Psiche e di Orfeo, ma anche si stagliano pensatori eccelsi come Platone, Aristotele e Plotino. Dalle sorgenti la navigazione s’inoltra poi nel corso tortuoso del fiume: si devono percorrere secoli e secoli di storia. Tre sono i profili dell’anima che entrano in scena. C’è anzitutto quello disegnato dalla teologia cristiana nel suo incessante interrogarsi, nelle risposte del Magistero ecclesiale ufficiale, nell’elaborazione intensa dei suoi pensatori e anche nel suo sforzo ardito di affacciarsi sull’oltrevita dell’anima, al di là del confine della morte. C’è, poi, la complessa riflessione della filosofia occidentale, a partire da Cartesio, dal cui dualismo si diramano sia i grandi «spiritualisti» come Spinoza e Hegel, sia l’aspra reazione dei «materialisti», negatori convinti dell'anima. È il capitolo dell’«Anima filosofica» che si apre anche a teorie innovative, come quelle dell’evoluzionismo e della psicologia/psicoanalisi. Infine c’è il profilo dell’«Anima poetica»: è uno sguardo gettato sul mistero dello spirito dall’intuizione letteraria. Si va, allora, dalle scene create dal genio di Dante al terribile patto tra Faust e Mefistofele descritto da Goethe, dai dialoghi tra anima-corpo-natura immaginati da Leopardi, Rosenzweig o Péguy fino alle sorprendenti proposte di Pirandello e di tanti altri autori. Si giunge così a una tappa conclusiva: si penetra nell’odierno inquietante ma anche affascinante laboratorio delle neuroscienze per incontrare quell’«uomo neuronale» che alcuni vorrebbero spogliato dell’anima e ridotto a cervello. Quando si sarà conclusa la navigazione lungo il fiume della storia dell’anima, si avrà forse un’impressione antitetica rispetto alla voce dell’indigeno amazzone: l’anima è ben più veloce e vivace della civiltà moderna. È ciò che affermava nel V secolo uno scrittore spirituale, Giovanni Cassiano: «Stiamo sicuramente andando indietro quando ci accorgiamo di non essere andati avanti: l’anima non può rimanere ferma».
Gianfranco Ravasi
Breve anteprima del romanzo - ... . Attorno a Parigi c’era una grande foresta, ma quella è una storia proprio precedente a questa, anche se ha uno sfondo comune. I re di Francia venivano unti con un unguento speciale che era conservato nella cattedrale di Reims, e che nessuno sapeva di cosa fosse fatto ed era lo stesso con cui era stato unto Gesù; era un segreto. Sembrano cose molto lontane da quello che è lo spirito cristiano, in realtà ci sono due Chiese; ce n'è una oscura ed una ufficiale con due messaggi differenti ma che sono complementari - *** - ...Gli Egizi erano grandi manipolatori di quel marchingegno che stritola tutti e tutto. La Massoneria proviene dall'Egitto, è nata là. E’ tutta di provenienza egizia; loro avevano un'azione su quel marchingegno che fa accadere le cose - *** - Virginia era proprio ai vertici della Carboneria al tempo del Risorgimento - ripeté - perché qui c’è l’elenco dei nomi di quelli che avevano le fila di questo complotto, lei era a capo della Massoneria femminile, il suo grado era quello più alto, era chiamata Regina del Grande Firmamento - *** Fa parte dello stesso filone di quello dei Templari, quello su Nefertiti. La maggior parte degli archeologi non sa queste cose; che c’è un mistero lì. *** ... . E il concetto di Dio per esempio è l'archetipo del Sé proiettato nel collettivo, cioè è l'Io: l'archetipo dell'Io che si proietta nel collettivo e allora viene fuori il concetto di Dio. *** E la magia consiste nel manipolare questi archetipi in modo sapiente e costruire qualcosa e non lasciarlo al libero gioco delle emozioni perché sono le emozioni che influiscono sul Destino. *** - Perché venivano unti i re di Francia?- - Certo che quelle Chiese finiranno! Finirà tutto con il ritorno del nuovo Re. - Perché in un certo senso una parte passava attraverso di loro. La rivoluzione non è avvenuta così per caso, c'è stato un potere che ha affermato questo, sai? Le due cose dovevano concorrere; sai che alla fine c'è l'Apocalisse, con un messaggio, sempre di Giovanni. E non è una cosa solo così, allegorica, c'è sempre un fatto storico ed uno mitico insieme, vanno lette insieme le cose. Anche lì ci sta un evento, che accadrà - - La Chiesa finirà di esistere?- - Certo che quelle Chiese finiranno! Finirà tutto con il ritorno del nuovo Re. *** - Quanti li vedono così i Misteri? - Rifletté Sveva. - Recitano i Misteri come una litania. La maggior parte li vede e recita così; son tutte donnette che non sanno un tubo di niente. E’ vero? - ***
Antonella Maria Azzario (I diari della contessa)
«Mensch verdamme den Krieg» è la parola che il padre gli ha insegnato. «Maledetta la guerra» sarà il motto che il ragazzo scriverà nella pietra, combattendo con lo scalpello per edificare le sue figure arcane, solitarie, uomini e donne che son quasi dei pietrificati nel loro destino, nella dura esistenza sulla terra, giganti che si chiamano l’un l’altro attraverso i vuoti intervalli del tempo e del silenzio. «Le piramidi d’Egitto sono sorte grazie al sangue di migliaia di schiavi. A mia insaputa, forse le mie opere son nate dal dolore e dal sangue di milioni di miei contemporanei sulla terra».
Gilberto Forti (Il piccolo almanacco di Radetzky)
Gli uomini dell'Isola dei Potenti scesero a terra. Tirarono in secca le loro navi presso la foce del fiume Boyne, il dolce corso d'acqua che prende nome da un'antica Dea, madre di Angus degli Uccelli. Il fiume scorre a poca distanza da Tara dei Re, e passa vicino a Brug na Boinne, la splendida tomba di pietra che potrebbe essere più antica della più antica piramide d'Egitto. Una cosa è certa: non per Matholuch, né per altri re suoi pari, venne costruita quella tomba.
Evangeline Walton (The Children of Llyr)
Così, dall'ansia di perdere certe gioie appena gustate, dall'innata avarizia, dall'oscuro disprezzo per i propri simili, prontamente cogliendo l'occasione che la sorte gli offriva, con grave ma lucido azzardo, Giuseppe Vella si fece protagonista della grande impostura.
Leonardo Sciascia (Il Consiglio d'Egitto)
- Andiamo al British Museum. Detto fatto. Per non perderci, ci demmo appuntamento a mezzogiorno in Mesopotamia. Non è una cosa da tutti i giorni poter fissare un appuntamento in un posto del genere. In quel tipo di edifici, apprezzo ancora di più l’insieme che il dettaglio. Mi piace passeggiare, senza altra logica che il mio piacere, dall’antico Egitto alle Galapagos passando per Sumer. Ingozzarmi di tutta l’assiriologia mi rimarrebbe sullo stomaco, mentre piluccare qualche carattere cuneiforme a mo’ di aperitivo, rune come antipasto, la stele di Rosetta come piatto principale e delle mani a negativo preistoriche come dessert manda in estasi le mie papille. Quello che non sopporto, nei musei, è il passo lento e solenne che le persone si credono obbligate in cuor loro ad adottare. Quanto a me, mi sposto con passo ginnico, abbracciando con lo sguardo vaste prospettive: che si tratti di archeologia o di pittura impressionista, ho notato i vantaggi di questo metodo. Il primo è evitare l’atroce effetto guida turistica: “Ammirate la bonarietà dello sceicco el-Beled: non vi sembra di averlo incrociato ieri al mercato?” oppure: “Una controversia oppone la Grecia e il Regno Unito a proposito del fregio del Partenone.” Il secondo è concomitante al primo: rende impossibili i commenti all’uscita dal museo. I Bouvard e Pécuchet moderni devono chiudere il becco. Il terzo vantaggio, e non il meno importante per quanto mi riguarda, è che impedisce l’insorgere del terribile mal di schiena museale. Intorno a mezzogiorno, mi resi conto di essermi persa. Affrontai un responsabile in questi termini: – Mesopotamia, please. – Third floor, turn to the left – mi venne risposto nel modo più semplice possibile. E questa è la dimostrazione che ci si sbaglia nel ritenere la Mesopotamia tanto inaccessibile.
Amélie Nothomb (Pétronille)
Sono pochi, di questi tempi, i buoni libri" sospirò Monsignor Airoldi. "Pochi? Non ce ne sono addirittura... Tutta roba che vuole sconvolgere il mondo, corrompere ogni virtù... Non c'è imbrattacarte, ormai, che non voglia dire la sua sull'organizzazione dello Stato, dell'amministrazione della giustizia, sui diritti dei re e su quelli dei popoli... Perciò io ammiro gente come voi, che se ne sta a cercare le cose del passato campando in santa pace col presente, senza il prurito di mettere sottosopra il mondo...
Leonardo Sciascia (Il Consiglio d'Egitto)