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L'unico esercizio fisico che Tess si concedeva a quell'epoca aveva luogo dopo il tramonto; solo allora, fuori nei boschi, le sembrava d'essere meno sola, sapeva come cogliere con precisione quell'attimo della sera, quando la luce e l'oscurità si compensano così equamente che le certezze del giorno e i dubbi della notte si neutralizzano, lasciando un'assoluta libertà mentale. È allora che il difficile impegno d'essere vivi si riduce al minimo. Non temeva le ombre, il suo unico pensiero sembrava quello di evitare l'umanità, o meglio, quella fredda sostanza in aumento chiamata mondo, che, così terribile nella massa, è così meschina, anzi penosa, nelle sue unità. Il suo incedere silenzioso su queste colline e valli solitarie si accordava perfettamente con l'elemento in mezzo a cui si muoveva. La sua figurina flessuosa e furtiva diveniva parte insostituibile della scena. A volte una stravagante fantasia la portava a rendere più intensi i processi della natura intorno a lei, fino a che sembravano partecipare alla sua stessa storia, anzi erano una parte della sua storia, perché il mondo è soltanto un fenomeno psicologico e tutto quello che sembra, in realtà esiste. Il vento improvviso e la brezza di mezzanotte, gemendo tra i germogli strettamente avviluppati e attraverso la corteccia dei ramoscelli invernali, erano forme di un amaro rimprovero. Un giorno piovoso era espressione di inconsolabile dolore per la sua debolezza da parte di un vago essere etico che lei non riusciva a classificare con precisione né come il Dio della sua fanciullezza, né come alcun altro essere.
Ma questo essere circondata da elementi caratterizzati, basati su frammenti di convenzione, popolati da fantasmi e da voci avverse, era una triste ed errata creazione della fantasia di Tess: una nube di folletti maligni che la terrorizzava senza ragione. Erano loro, non lei, ad essere esclusi dall'armonia del mondo reale. Camminando tra gli uccelli addormentati nelle siepi, osservando i conigli saltare leggeri nelle conigliere illuminate dalla luna, o fermandosi sotto a un ramo carico di fagiani, Tess si sentiva come un'immagine della Colpa introdottasi nel rifugio dell'Innocenza.
Voleva fare una distinzione dove non esisteva nessuna differenza. Si sentiva in antagonismo quando invece c'era un accordo perfetto. Aveva violato una legge sociale universalmente accettata, una legge sconosciuta al mondo che la circondava e dove supponeva di rappresentare una così grande anomalia.
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