“
Even the most miserable life is better than a sheltered existence in an organized society where everything is calculated and perfected.
”
”
Federico Fellini (La Dolce Vita: Federico Fellini's Masterpiece)
“
We must get beyond passions, like a great work of art. In such miraculous harmony. We should learn to love each other so much to live outside of time... detached.
”
”
Federico Fellini (La Dolce Vita: Federico Fellini's Masterpiece)
“
[M]y favorite teacher was explaining that you don't say but however. These are pleonasms: the use of more words than necessary to express an idea. There are times in life that are very but however.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
Destiny cuts
the cake of love,
Three slices to some,
To others, a crumb.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
Being in love, as both Plato and David Bowie have pointed out, is horrible.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
That's what art is: escaping everyday normality, which wants to eat you alive.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
If you meet an angel, you will have not peace, but a fever.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
When life gives you twists and turns, Chique Yourself Up in Italy!
”
”
Barbara Conelli
“
Se deridi così le storie di chi ha sofferto, vuol dire che non hai sofferto abbastanza.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
Speed can be fun, productive and powerful, and we would be poorer without it. What the world needs, and what the slow movement offers, is a middle path, a recipe for marrying la dolce vita with the dynamism of the information age. The secret is balance: instead of doing everything faster, do everything at the right speed. Sometimes fast. Sometimes slow. Sometimes in between.
”
”
Carl Honoré (In Praise of Slowness: Challenging the Cult of Speed)
“
L'arte è questo: scappare dalla normalità che ti vuole mangiare.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
A volte penso che dovrei mettermi a dieta, poi penso che se dimagrissi sarei sempre tesa per la paura di ingrassare, invece così sono tranquilla.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
When I'm in love, I can't stand anyone.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
You are what you read.
”
”
Nancy Petralia (Not in a Tuscan Villa: During a Year in Italy, a New Jersey Couple Discovers the True Dolce Vita When They Trade Rose-colored Glasses for 3Ds)
“
Chi può capire qualcosa della dolcezza se non ha mai chinato la propria vita, tutta quanta, sulla prima riga della prima pagina di un libro? No, quella è la sola e più dolce custodia di ogni paura-un libro che inizia.
”
”
Alessandro Baricco (Castelli di rabbia)
“
The winter was blasting its cold winds of dire portent into the tender face of springtime.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
Invento i libri e racconto di averli letti. Fingo così bene e li rigiro nel cervello così a lungo che forse a quel punto potrei anche scriverli. Ma fantasticare è piacevole, scrivere è faticoso.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
La storia ci guarda e non vorrei che vomitasse.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
Ascoltavo la mia prof preferita, quella di lettere. Stava spiegando che non si dice ma però, e neanche ma d'altra parte. Sono pleonasmi, allungano il discorso, e continuava a parlare, parlare e io pensavo che aveva ragione, ma però d'altra parte contemporaneamente d'altronde, per spiegarci di non farla lunga la stava facendo lunghissima, ma però non se ne accorgeva.
E ci sono periodi molto maperò nella vita. Il fiume degli eventi ristagna e non si sa quale direzione prenderà, e andiamo alla deriva in acque torbide. Poi l'acqua diventa limpida, il torrente scorre, e tutto torna trasparente.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
He turns toward the voice. It is as though the darkness itself has spoken. But when he looks closer he can make her out - the very pale blonde hair first, gleaming in what little light there is, then the shimmering stuff of her dress.
”
”
Lucy Foley
“
Dice che una buona idea deve essere: sconfinata come gli spazzi freddi dell'Universo e precisa come la scelta di un gelato.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
[T]he real lie that advertising tells is not so much in what it shows, but in what it leaves out.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno un padre, un amore, qualcuno capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume immaginarlo, inventarlo e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio. Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare. Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare.
”
”
Alessandro Baricco
“
Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno - capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume - immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare.
”
”
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
“
Among these temperamentally unhappy campers are "reactant" personalities, who focus on what they often wrongly perceive as others' attempts to control them. In one experiment, some of these touchy individuals were asked to think of two people they knew: a bossy sort who advocated hard work and a mellow type who preached la dolce vita. Then, one of the names was flashed before the subjects too briefly to register in their conscious awareness. Next, the subjects were given a task to perform. Those who had been exposed to the hard-driving name performed markedly worse than those exposed to the easygoing name. Even this weak, subliminal attention to an emotional cue that suggested control was enough to get their reactant backs up and cause them to act to their own disadvantage. All relationships involve give-and-take and cooperation, so a person who habitually attends to ordinary requests or suggestions like a bull to a red flag is in for big trouble in both home and workplace.
”
”
Winifred Gallagher
“
Edward & Bella:
I suoi occhi dorati mi sfiorarono con uno sguardo dolce. «Hai detto che mi amavi»
«Lo sapevi già» dissi, chinando la testa
«Però è stato bello sentirlo».
Affondai la faccia nella sua spalla.
«Ti amo», sussurrai.
«Tu sei la mia vita adesso».
”
”
Stephenie Meyer (Twilight (The Twilight Saga, #1))
“
Oh, my father sighs, if only we had a screwdriver that could unscrew wrongheaded ideas; if only we had a hammer to drive home good intentions; if only we had a pipe wrench to tighten hearts in everlasting love; a saw that we could use to make a clean cut with the past!
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
Dentro un raggio di sole che entra dalla finestra, talvolta vediamo la vita nell'aria. E la chiamiamo polvere.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
La vita gira, la vita restituisce quello che coltivi, quello che sbagli
”
”
Giulia Caminito (L'acqua del lago non è mai dolce)
“
«Gratis?» ha detto la mamma.
È l'unica parola al mondo a cui non sa resistere. Da anni le teniamo nascosto che si muore gratis, perché sarebbe capace di suicidarsi all'istante.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
In economia bisogna essere furbi e capire quali siano i desideri degli altri, ma soprattutto insegnare agli altri che desideri devono avere.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
I never met a model I didn't like,"
says Nick Laws in The Shallow Man (The Dolce Vita Press, 2010/thedolcevitapress.com)
”
”
Coerte V.W. Felske
“
La dolce vita: good food, good drinks, good people. Because life is meant to be lived, and lived well
”
”
Melissa Hill (The Summer Villa)
“
Here’s what I like about God: Trees are crooked, mountains are lumpy, a lot of his creatures are funny-looking, and he made it all anyway. He didn’t let the aardvark convince him he had no business designing creatures. He didn’t make a puffer fish and get discouraged. No, the maker made things—and still does. European film directors often enjoy creative careers, during which their films mature from the manifestos of angry young men to the rueful wisdom of great works by creative masters. Is an afternoon siesta the secret? Is their vita just a little more dolce? We’ve taken espresso to our American hearts, but we haven’t quite taken to the “break” in our coffee breaks. Worried about playing the fool, we forget how to simply play. We try to make our creativity linear and goal oriented. We want our “work” to lead somewhere. We forget that diversions do more than merely divert us.
”
”
Julia Cameron (Walking in This World (Artist's Way))
“
Movies do not change, but their viewers do. When I saw La Dolce Vita in 1960, I was an adolescent for whom “the sweet life” represented everything I dreamed of: sin, exotic European glamor, the weary romance of the cynical newspaperman. When I saw it again, around 1970, I was living in a version of Marcello’s world; Chicago’s North Avenue was not the Via Veneto, but at 3 a.m. the denizens were just as colorful, and I was about Marcello’s age.
When I saw the movie around 1980, Marcello was the same age, but I was 10 years older, had stopped drinking, and saw him not as a role model but as a victim, condemned to an endless search for happiness that could never be found, not that way. By 1991, when I analyzed the film a frame at a time at the University of Colorado, Marcello seemed younger still, and while I had once admired and then criticized him, now I pitied and loved him. And when I saw the movie right after Mastroianni died, I thought that Fellini and Marcello had taken a moment of discovery and made it immortal.
”
”
Roger Ebert
“
Quando i bambini crescono e diventano adulti, capiscono subito che quello che gli avevano detto da bambini non è vero, eppure riciclano ai loro figli l'antica bugia. E cioè che tutti vogliono consegnare ai bambini un mondo migliore, è un passaparola che dura da secoli, e il risultato è questa Terra, questa vescichetta d'odio.
Perciò io, che sono una bambina in scadenza, penso:
a) che i grandi non hanno più nulla da insegnarci;
b) che sarebbe meglio se noi prendessimo le decisioni, e i temi scolastici contro la guerra li scrivessero loro;
c) che dovrebbero smettere di fare i film dove la giustizia trionfa e farla trionfare subito all'uscita del cinema.
Ebbene sì, sono polemica.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
Personally I thought you had to go into something like this with your eyes closed. If you thought about it too much you’d almost certainly not do it because there were just too many reasons not to. Rather the only thing to do was jump in and then take a peek at where you’d landed.
”
”
Cathy Rogers (The Dolce Vita Diaries: Stories and Recipes from an Italian Olive Grove)
“
Se ci fosse un cacciavite per togliere le idee sbagliate e un martello per fissare le buone intenzioni, una chiave inglese per stringere per sempre l'amore e una sega per tagliare col passato! Ma questa attrezzeria non ce l'hanno data e, dopo aver tentennato e scricchiolato, prima o poi ci romperemo.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
Quei signore e signori e ragazzi e ragazze seduti, tutti avevano ragione. E parlandone, si rafforzavano in questa loro certezza. E la loro ragione era costruita sul dileggio, sulla rovina, sul disprezzo degli altri. E più parlavano, più la ragione cresceva e chiedeva il suo tributo di parole, di minacce, di gesti. E sempre più gli altri, quelli dalla parte del toro, diventavano lontani e miserabili. Ma guardando oltre la strada, nei bar di fronte, altra gente era seduta e anche loro avevano ragione. Una gigantesca, unica ragione divideva il mondo in quelli che l'avevano, cioè tutti, e gli altri, cioè tutti.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
Passavamo sulla terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta.
A parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti, eravamo felici. Le piante e le paludi erano fertili, i monti ricchi di pascolo e fonti. Il cibo non mancava neppure negli anni di carestia. Facevamo un vino colore del sangue, dolce al palato e portatore di sogni allegri. Nel settimo giorno del mese del vento che piega le querce incontravamo tutte le genti attorno alla fonte sacra e per sette giorni e sette notti mangiavamo, bevevamo, cantavamo e danzavamo in onore di Is. Cantare, suonare, danzare, coltivare, raccogliere, mungere, intagliare, fondere, uccidere, morire, cantare, suonare, danzare era la nostra vita. Eravamo felici, a parte la follia di ucciderci l'un l'altro per motivi irrilevanti.
(pag. 56)
”
”
Sergio Atzeni (Passavamo sulla terra leggeri)
“
Julien non pensava più alla sua cupa ambizione, né ai suoi progetti tanto difficili da realizzare. Per la prima volta nella vita era travolto dal potere della bellezza, perso in una vaga e dolce fantasticheria, così estranea al suo carattere. Ma quell'emozione era un piacere, e non una passione. Tornando nella sua stanza, pensò a una sola felicità: quella di riprendere in mano il suo libro preferito. A vent'anni l'idea del mondo e dell'effetto da suscitarvi è più importante di qualunque altra cosa.
”
”
Stendhal (Il Rosso e il Nero)
“
Los barrios populares rebosan de una humanidad vociferante y sórdida que evocan, casi con ternura, los poemas en dialecto de Belli; el contraste es brutal entre la miseria de los pobres y el lujo de las familias papale y bancadas; no lo es menos en nuestros días entre el hampa dorada de la dolce Vita y los habitantes de las cuevas y chabolas.
”
”
Marguerite Yourcenar
“
Solo i pesci morti vanno con la corrente
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
Living in another culture, not just visiting it, has reshaped our view of the world.
”
”
Nancy Petralia (Not in a Tuscan Villa: During a Year in Italy, a New Jersey Couple Discovers the True Dolce Vita When They Trade Rose-colored Glasses for 3Ds)
“
La speranza, un frutto dolce amaro; deve essere figlia del diavolo tentatore, ma com'è angelica la sua fiamma!"
Suggerita da Eylai Aadre Nó Eglantine
”
”
Dilhani Heemba (Nuova Vita: La speranza dell'erede (Nuova Terra, #2))
“
Mi distrae la vita che crepita, la vita che non siamo noi
”
”
Giulia Caminito (L'acqua del lago non è mai dolce)
“
What can you possibly say about Rome?
That it's eternal? That all roads lead to it? That it wasn't built in a day? That when there you should do as the locals do?
Please.
For millennia, Rome has embodied and repelled every cliché, description, and act of comprehension or explanation applied to it.
As a city, it has been built and destroyed and rebuilt by - and has celebrated and signified and outlasted - caesars and barbarians and popes and Fascists and prophets and artists and pilgrims and schemers and migrants and lovers and fools.
”
”
Shawn Levy (Dolce Vita Confidential: Fellini, Loren, Pucci, Paparazzi, and the Swinging High Life of 1950s Rome)
“
Ho analizzato il suo sorriso. È il sorriso di qualcuno abituato a pensare che tutti gli credano. Un ghigno irreale, finto, convinto di essere irresistibile. Come quei comici che usano le risate registrate.
Ecco: un sorriso di risate finte.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
L'AQUILONE
C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d'antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.
Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento.
Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch'erbose hanno le soglie:
un'aria d'altro luogo e d'altro mese
e d'altra vita: un'aria celestina
che regga molte bianche ali sospese...
sì, gli aquiloni! È questa una mattina
che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera
tra le siepi di rovo e d'albaspina.
Le siepi erano brulle, irte; ma c'era
d'autunno ancora qualche mazzo rosso
di bacche, e qualche fior di primavera
bianco; e sui rami nudi il pettirosso
saltava, e la lucertola il capino
mostrava tra le foglie aspre del fosso.
Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino
ventoso: ognuno manda da una balza
la sua cometa per il ciel turchino.
Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza.
S'inalza; e ruba il filo dalla mano,
come un fiore che fugga su lo stelo
esile, e vada a rifiorir lontano.
S'inalza; e i piedi trepidi e l'anelo
petto del bimbo e l'avida pupilla
e il viso e il cuore, porta tutto in cielo.
Più su, più su: già come un punto brilla
lassù lassù... Ma ecco una ventata
di sbieco, ecco uno strillo alto... - Chi strilla?
Sono le voci della camerata
mia: le conosco tutte all'improvviso,
una dolce, una acuta, una velata...
A uno a uno tutti vi ravviso,
o miei compagni! e te, sì, che abbandoni
su l'omero il pallor muto del viso.
Sì: dissi sopra te l'orazïoni,
e piansi: eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!
Tu eri tutto bianco, io mi rammento.
solo avevi del rosso nei ginocchi,
per quel nostro pregar sul pavimento.
Oh! te felice che chiudesti gli occhi
persuaso, stringendoti sul cuore
il più caro dei tuoi cari balocchi!
Oh! dolcemente, so ben io, si muore
la sua stringendo fanciullezza al petto,
come i candidi suoi pètali un fiore
ancora in boccia! O morto giovinetto,
anch'io presto verrò sotto le zolle
là dove dormi placido e soletto...
Meglio venirci ansante, roseo, molle
di sudor, come dopo una gioconda
corsa di gara per salire un colle!
Meglio venirci con la testa bionda,
che poi che fredda giacque sul guanciale,
ti pettinò co' bei capelli a onda
tua madre... adagio, per non farti male.
”
”
Giovanni Pascoli (Poemetti di Giovanni Pascoli (Italian Edition))
“
Non dubitate mai dell'amore. [...] Non fategli mai domande, quando arriva, ma siate felici della sua venuta. E non piangete quando fa la sua uscita, perché si lascia dietro il dolce aroma dell'affetto, una fragranza che resterà per tutta la vita
”
”
Helen Van Slyke
“
Il vero saggio, come non gli dispiace vivere, così non teme di non vivere più. La vita per lui non è un male, né è un male il non vivere. Ma come dei cibi sceglie i migliori, non la quantità, così non il tempo più lungo si gode, ma il più dolce.
”
”
Epicurus (Lettera sulla felicità)
“
Il mondo si divide in:
quelli che mangiano il cioccolato senza pane;
quelli che non riescono a mangiare il cioccolato se non mangiano anche il pane;
quelli che non hanno il cioccolato;
quelli che non hanno il pane.
(Dai detti celebri di nonno Socrate)
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
Sentendo che non dormivo ancora, è arrivata la mamma. Deve aver capito che ero inquieta, perché ha detto: stai tranquilla, andrà tutto bene.
Sono stata zitta. Cosa potevo risponderle? Quando i bambini crescono e diventano adulti, capiscono subito che quello che gli avevano detto da bambini non è vero, eppure riciclano ai loro figli l'antica bugia. E cioè che tutti vogliono consegnare ai bambini un mondo migliore, è un passaparola che dura da secoli, e il risultato è questa Terra, questa vescichetta d'odio.
”
”
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
“
- Giacomo…- disse, con quella voce dolce e profonda al tempo stesso che mette su quando c’è della verità vera in quello che sta per dire, - nella vita ci sono cose che si possono governare, altre che bisogna prendere come vengono. È talmente più grande di noi, la vita. È complessa, ed è misteriosa… - Mentre lo diceva aveva gli occhi che luccicavano: lei ha sempre questi occhi pieni di stelle quando parla della vita, anche oggi. – L’unica cosa che si può sempre scegliere è amare, - disse. – Amare senza condizioni.
”
”
Giacomo Mazzariol (Mio fratello rincorre i dinosauri)
“
Di tutte le forme svariate dell'ingegnere, sempre ad altre circostanze pari, scegli quella che obbliga il marito a molte assenze. Fuggirai i pericoli della uniformità soverchia della vita... e ti goderai tante piccole lune de miele, quanti sono i ritorni del tuo dolce compagno
”
”
Paolo Mantegazza (L'arte di prender marito)
“
Sapeva solo che quella passeggiata sotto il sole, accompagnata dalla vocetta di sua figlia, era dolce e malinconica al tempo stesso.
Si sentiva felice e triste. Ma non a causa di Andrêe né di Nicolas. Non ricordava di averci pensato. Felice e triste come la vita, così avrebbe voluto dire.
”
”
Georges Simenon (La camera azzurra)
“
Che il tuo cielo sia luminoso, sia gioioso e quieto il tuo dolce sorriso, e sia tu benedetta per l'attimo di beatitudine e di felicità che hai donato a un altro cuore solitario, pieno di gratitudine!
Dio mio! Un intero attimo di beatitudine! E' forse poco per la vita intera di un uomo?...
”
”
Fëdor Dostoevskij (Le notti bianche)
“
Why are we still here, struggling to go on? We are now face to face with the truly Ultimate Ambiguity which is the human spirit. This is the most fascinating ambiguity of all: that as each of us grows up, the mark of our maturity is that we accept our mortality; and yet we persist in our search for immortality. We may believe it's all transient, even that it's all over; yet we believe a future. We believe. We emerge from a cinema after three hours of the most abject degeneracy in a film such as “La Dolce Vita”, and we emerge on wings, from the sheer creativity of it; we can fly on, to a future. And the same is true after witnessing the hopelessness of “Godot” in the theater, or after the aggressive violence of “The Rite of Spring” in the concert hall. Or even after listening to the bittersweet young cynicism of an album called “Revolver”, we have wings to fly on. We have to believe in that kind of creativity. I know I do. If I didn't, why would I be bothering to give these lectures? Certainly not to make a gratuitous announcement of the Apocalypse. There must be something in us, and in me, that makes me want to continue; and to teach is to believe in continuing. To share with you critical feelings about the past, to try to describe and assess the present—these actions by their very nature imply a firm belief in a future.
”
”
Leonard Bernstein (The Unanswered Question: Six Talks at Harvard)
“
Non è forse vero che si comincia la vita come un dolce fanciullo che crede in tutto ciò che sta sotto il tetto paterno ? Poi viene il giorno dei Laodicei, quando si sa che si è distrutti e miserabili e poveri e ciechi e nudi, e con l'aspetto di uno spettro repellente e oppresso ci si incammina tremando attraverso una vita piena d'incubi.
”
”
Jack Kerouac (On the Road)
“
In a single century, all the great houses of continental Europe fell. All the empires that ruled the world have vanished. Not one European nation, save Muslim Albania, has a birthrate that will enable it to survive through the century. As a share of world population, peoples of European ancestry have been shrinking for three generations. The character of every Western nation is being irremediably altered as each undergoes an unresisted invasion from the Third World. We are slowly disappearing from the Earth. Having lost the will to rule, Western man seems to be losing the will to live as a unique civilization as he feverishly indulges in La Dolce Vita, with a yawning indifference as to who might inherit the Earth he once ruled.
”
”
Patrick J. Buchanan (Churchill, Hitler, and "The Unnecessary War": How Britain Lost Its Empire and the West Lost the World)
“
...]neanche per un uomo la vita é facile, sai. Poiché‚ avrai muscoli più saldi, ti chiederanno di portare fardelli più pesi, ti imporranno arbitrarie responsabilità Poiché‚ avrai la barba, rideranno se tu piangi e perfino se hai bisogno di tenerezza Poiché‚ avrai una coda davanti, ti ordineranno di uccidere o essere ucciso alla guerra ed esigeranno la tua complicità per tramandare la tirannia che instaurarono nelle caverne. Eppure, o proprio per questo, essere un uomo sarà un'avventura altrettanto meravigliosa: un'impresa che non ti deluderà mai. Almeno lo spero perché‚, se nascerai uomo, spero che sarai un uomo come io l'ho sempre sognato: dolce coi deboli, feroce coi prepotenti, generoso con chi ti vuol bene, spietato con chi ti comanda.
”
”
Oriana Fallaci (Letter to a Child Never Born)
“
Ma Gonzalo? Oh, il bel nome della vita! una continuità che s'adempie. Di nuovo le sembrò, dal terrazzo, di scorgere la curva del mondo: la spera dei lumi, a rivolversi; tra brume color pervinca disparivano incontro al sopore della notte. Sul mondo portatore di frumenti, e d'un canto, le quiete luminarie di mezza estate. Le sembrò di assistervi ancora, dalla terrazza di sua vita, oh!, ancora per un attimo, di far parte della calma sera. Una levità dolce. E, nel cielo alto, lo zaffiro dell'oceano: che avevano rimirato l'Alvise, a tremare, e Antoniotto di Noli, doppiando capi dalla realità senza nome incontro al sogno apparito degli arcipelaghi. Si sentì ripresa nell'evento, nel flusso antico della possibilità, della continuazione: come tutti, vicina a tutti.
”
”
Carlo Emilio Gadda (La cognizione del dolore)
“
Donne ch’avete intelletto d’amore, i’ vo’ con voi de la mia donna dire, non perch’io creda sua laude finire, ma ragionar per isfogar la mente. Io dico che pensando il suo valore, Amor sì dolce mi si fa sentire, che s’io allora non perdessi ardire, farei parlando innamorar la gente. E io non vo’ parlar sì altamente, ch’io divenisse per temenza vile; ma tratterò del suo stato gentile a respetto di lei leggeramente,
”
”
Dante Alighieri (Vita nuova (Italian Edition))
“
We are now face to face with the truly Ultimate Ambiguity which is the human spirit. This is the most fascinating ambiguity of all: that as each of us grows up, the mark of our maturity is that we accept our mortality; and yet we persist in our search for immortality. We may believe it's all transient, even that it's all over; yet we believe a future. We believe. We emerge from a cinema after three hours of the most abject degeneracy in a film such as ''La Dolce Vita,'' and we emerge on wings, from the sheer creativity of it; we can fly on, to a future. And the same is true after witnessing the hopelessness of ''Godot'' in the theater, or after the aggressive violence of ''The Rite of Spring'' in the concert hall. Or even after listening to the bittersweet young cynicism of an album called ''Revolver,'' we have wings to fly on.
”
”
Leonard Bernstein (The Unanswered Question: Six Talks at Harvard)
“
Dopo avere letto decine di migliaia di libri, non è possibile non chiedersi: dov’è stata la mia vita in tutto questo tempo? Hai inghiottito alla rinfusa le vite altrui, sempre con una dimensione in meno rispetto al mondo in cui esisti, per quanto stupefacenti tour de force artistici esse fossero. Hai visto i colori altrui e hai provato l’asprezza e il dolce e il possibile e lo spropositato di altre coscienze, che hanno eclissato e spinto nell’ombra le tue stesse sensazioni. E se fossi almeno penetrato nello spazio tattile di altri esseri come te, sei stato però in permanenza raggirato fra le dita della letteratura. Ti è stata sempre promessa, mediante mille voci, l’evasione, e invece ti è stato rubato anche quel briciolo di realtà che è in te. […] Molteplici mondi, mentre il tuo proprio mondo basterebbe a riempire miliardi di vite.
”
”
Mircea Cărtărescu (Solenoid)
“
Voleva essere posseduto, preso, voleva essere quello che si abbandonava. Doveva dimostrare a Jesse che questa volta era per sempre.«Shane, va tutto bene. Lo voglio. Ho bisogno di sentire che appartengo ancora a te. In questi pochi mesi che siamo stati insieme… nient’altro nella vita mi è sembrato più reale.»«No. Niente. Noi ci apparteniamo. Ecco perché c’era sempre qualcosa che non andava quando ci provavamo con qualcun altro.»Jesse sorrise, quel dolce, splendido sorriso assolutamente-non-di-Kayden-Berlin. Shane sentì il cuore battergli nel petto. Era come tornare indietro nel tempo. Si chinò in avanti e baciò Jesse con gli occhi chiusi, e avrebbe giurato di sentire l’odore della sua vecchia stanza: candele al mirtillo, vecchi calzini, e aria polverosa di fine estate. Era estate quando lui e Jesse si erano innamorati, e forse era stato il fato a farli ritrovare di nuovo in estate
”
”
Piper Vaughn (Moonlight Becomes You (Lucky Moon, #1))
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Non amava né il giardino né la villa. Era arduo sopportare la presenza del suocero. Era il più "presente" degli esseri. Se anche tentava di infiammare l'immaginazione ripetendo: «Questa casa un giorno sarà mia», non riusciva a entusiasmarsi. «Sì, è bel tempo, pensava con distacco, la villa ha dello stile... le rose... Simone... sì... Ma tutto ciò cosa giova a me, alla mia più intima natura?... Del resto, quando per un'ora vedo lo stesso orizzonte penso alla morte. Il disgusto tipico di ogni uomo che non si accontenta di vivere, che talvolta pensa alla propria vita... Sono stanco del successo, sono stanco dei processi brillanti, degli affari fortunati o sfortunati, delle relazioni utili, stanco anche troppo della presidenza del collegio forense. Soprattutto, pensava, sono stanco del matrimonio, e si ricordava dell'inverno passato, che si riaffacciava alla memoria come un lungo e cupo stato di collera, interrotto da schiarite di appassionata concordia, sempre più rare queste ultime, sempre più frequenti i diverbi... Perché?... Ah! certi matrimoni, certe donne erano così... Certe unioni sembrano generare nell'anima un dolore sordo, proprio come quello del basto che percuote il fianco delle bestie appaiate... Sospirò: «Non chiedo grandi cose, eppure... Che mi lasci partire per due mesi, è tutto ciò che desidero. Quando tornerò sarò dolce come un agnello... Ero forse fatto per il matrimonio? Per non importa quale matrimonio? No, sono ingiusto... Questo non è un matrimonio qualunque... L'ho amata... Lei m'ispira ancora una specie di nervoso affetto... La disgrazia è che si comincia ad amare una persona con tutto ciò che l'attornia... (quando l'ho amata tutto ciò che mi faceva pensare a lei mi era caro: la città in cui l'ho conosciuta; l'italiano che parlavano attorno a me...).
Quando si finisce di amare, ci si slega anche da tutto. Così, questa villa, suo padre, perfino la bambina e questo cielo, tutto mi sfinisce e mi irrita...».
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Irène Némirovsky (Un amore in pericolo)
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La Oliviero ha sempre avuto ragione, sono cattiva. Non so mantenere in vita nemmeno l’amicizia. Tu sei gentile, Lenù, con me hai avuto molta pazienza. Ma stasera l’ho capito in modo definitivo: c’è sempre un solvente che opera piano, con un calore dolce, e disfa tutto, anche quando il terremoto non c’è. Perciò, per favore, se ti offendo, se ti dico cose brutte, tu tappati le orecchie, non lo voglio fare e invece lo faccio. Per favore, per favore, non mi lasciare adesso, se no cado giù.
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Elena Ferrante (The Story of the Lost Child (Neapolitan Novels, #4))
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Poi... sei arrivata tu. Ho dovuto credere che tu mi amassi, che amassi veramente me, non i milioni di mio padre. Non c'era altro motivo per cui avresti voluto sposare un diavolo senza un penny e con i miei ipotetici precedenti. E io provavo pena per te. Oh, sì, non nego di averti sposata perché provavo pena per te. E poi... ho scoperto che eri la migliore, la più allegra e la più cara compagna che avessi mai avuto. Spiritosa, leale, dolce. Mi hai costretto a credere nuovamente nella vera amicizia e nel vero amore. Il mondo sembrava di nuovo bello perché c'eri tu, tesoro mio. Desideravo che continuasse così per sempre tra di noi. L'ho capito la notte in cui sono tornato a casa e ho visto per la prima volta la luce della mia casa che risplendeva sull'isola. E sapevo che tu eri lì ad aspettarmi. Dopo essere stato senza una casa per tutta la vita, era bello averne una. Tornare affamato a notte inoltrata e sapere che c'era un buon pasto e un fuoco accogliente - e che c'eri tu.
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L.M. Montgomery (The Blue Castle)
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Guardo Jane Cresson e mi rendo conto che ho perso di vista la realtà della vita. Sono stato completamente privato di quelle piccole cose che rendono l’esistenza degna di essere vissuta. I buoni amici e la famiglia, il senso di appartenenza e una vita piena di gioia. La mia finora non è stata altro che sopravvivenza, e non mi ha molto soddisfatto. Anche se ammettessi che questo è un appuntamento, non ho ancora una cazzo di idea di cosa farmene di questa rivelazione. Se fossi un uomo gentile e dolce, lascerei Jane fuori da casa sua con una stretta di mano e i miei migliori auguri per la sua vita. Poi mi barricherei nel mio cottage assicurandomi di non rivederla mai più. Ma non sono né gentile né dolce. Il più delle volte, sono stato definito un grandissimo stronzo da molte persone, e non si sono sbagliate. Sarebbe del tutto ripugnante incoraggiare Jane. Sarebbe quasi moralmente deviante da parte mia fare qualsiasi cosa che non sia allontanarla. Eppure, in questo preciso istante, mentre la sto riaccompagnando a casa, mi sto chiedendo se ho intenzione di baciarla o cercare di scoparmela quando arriveremo a casa.
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Sawyer Bennett (Finding Kyle)
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Miért vagyunk még itt, küzdve a továbbhaladásért? Most kerültünk szemtől szembe az igazi végső kétértelműséggel, ez pedig maga az emberi szellem. Mind közül a legizgalmasabb kétértelműség: hogy amint felnövünk, érettségünk jele halandó voltunk elfogadása; és mégis makacsul továbbkeressük a halhatatlanságot. Hihetjük, hogy minden mulandó, még az is, hogy mindennek vége; mégis hiszünk a jövőben. Hiszünk. Kijövünk a moziból a legnyomorultabb romlottság három órája után egy olyan filmben, amilyen a Dolce Vita, és szárnyalva jövünk ki, puszta alkotókészségén lelkesülve; tovább tudunk röpülni a jövő felé. És ugyanezt érezzük, miután tanúi voltunk Godot reménytelenségének a színházban, vagy a Sacre [du Printemps] agresszív vadságának a hangversenyteremben. Sőt a „Revolver” című album keserédes ifjonti cinizmusának hallatán is – tovább szárnyalhatunk. Hinnünk kell az ilyen alkotóerőben. Én mindenesetre hiszek. Ha nem tenném, miért bajlódnék ezekkel az előadásokkal? Semmiképp sem azért, hogy ingyen reklámot csináljak az Apokalipszisnek. Valaminek lennie kell bennünk, bennem, ami arra késztet, hogy akarjam a folytatást; a tanítás hit a folytatásban. Hogy megosztom Önökkel kritikai érzéseimet a múltról, hogy megpróbálom leírni és megítélni a jelent – alaptermészeténél fogva mindebben a jövőbe vetett szilárd hit rejlik.
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Leonard Bernstein (The Unanswered Question: Six Talks at Harvard)
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«Tu sei il mio mondo» disse, assicurandosi che ogni parola arrivasse a segno.
«No. Rendo questo mondo crudele con la mia presenza. Ecco perché nessuno mi vuole intorno. È per questo che i miei genitori mi hanno cacciato. Ecco perché Vance mi ha mandato via…» continuò a mormorare tra sé e sé.
Rafe scosse la testa di Pierce per riportare la sua attenzione su di lui. «Ascoltami, idiota. Chiunque ti voglia fuori dalla sua vita, non ti merita. Perché tu rendi questo mondo un posto più bello e più dolce. Rendi la mia vita migliore. La rendi degna di essere vissuta. Questa vita schifosa ci ha fatti trovare e, non so se l’hai notato, ma siamo una buona squadra, cazzo. Quindi, smettila di colpevolizzarti, rimetti le tue cose dov’erano e siediti. Perché tu non andrai da nessuna parte. Va bene? Se qualcuno deve lasciare questo posto, siamo noi due. Insieme. Okay?» gli gridò, gli occhi gli bruciavano ma non gli importava in quel momento. Tutto quello che voleva era riuscire a fermare Pierce.
E lui lo fece. Lui smise di piangere e lo baciò. Fu un bacio salato, ma fu il loro bacio più forte.
Si sedettero sul letto e Rafe asciugò gli occhi di entrambi prima di continuare: «Dal momento che la testa di cazzo ci vuole fuori, ho pensato che è giunto il momento di riprendere il nostro piano iniziale e trovare un posto in cui stare insieme.»
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Chris Ethan (Il ragazzo con la valigia (C'era una volta un ragazzo, #1))
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Il riassunto della mia vita occupa una pagina e basta, non ho esperienze lavorative, non ho corsi di formazione, non ho livelli di lingua, non ho fatto altro che studiare e non so come spiegare a chi lo leggerà che questo mio piegarmi sui libri è stato un atto di abnegazione e che ho rispettato il patto sociale senza distrazioni, è stato l’ordine a volermi studente, io non ho anticipato nulla né ritardato, ligia ho eseguito i passi dovuti della mia formazione e adesso che sono formata è come se fossi tornata massa senza dimensioni o profondità, inutile agglomerato di nozioni, si attende da me esperienza che è difficile qualcuno decida d’offrirmi, sono crema pasticcera, sono gelato sciolto.
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Giulia Caminito (L'acqua del lago non è mai dolce)
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«Ma troveremo il suo punto debole. Ogni uomo, ogni donna e ogni teoria hanno un punto debole».
«Anche la teoria del cioccolato del nonno?»
Eraclito ha incrociato le gambe, come è solito fare quando spara un ragionamento dei suoi.
«Sì: è una buona teoria, ma incompleta. Manca un punto, e cioè che ci sono grosse differenze tra i mangiatori di cioccolato: essi si dividono in liberal-lattisti, fondamentalisti fonetisti, bianchisti e nocciolisti. Per non parlare dei giansenisti gianduiotti e dei boeristi».
«E i nutellisti?»
«I nutellisti sono epicurei».
«E i consumatori di cioccolata in tazza?»
«Metafisici puri, ma dipende dalla panna».
«E io cosa sono?» ho chiesto a Eraclito.
Ci ha pensato un po' su, con gli occhi rivolti alla soffitta.
«Nonno dice che sei una massimalista uovidipasquista».
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Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
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Mi aspettavo che la solita ondata di ripugnanza per me stesso mi assalisse da un momento all'altro: tutta la mia libidine era spenta e non mi trastullavo mai con le puttane dopo averle usate... capitava di rado che volessi rivederle di nuovo. Ma questa era diversa. Per la prima volta in vita mia, provavo tenerezza per una donna, per questa ragazza, qualcosa che non avevo provato neppure con Effie. Soprattutto non con Effie. Qualcosa dentro di me voleva assaggiarla, conoscerla: come se l'atto in sé che avevamo compiuto non fosse stato nulla... niente era stato rivelato, niente si era guastato. Mi resi conto con improvvisa, esilarante chiarezza che questo era il Mistero.
Questa ragazza, questa tenerezza.
[...]
Le toccai il collo, il braccio, la curva tesa della coscia.
"Marta..."
[...]
"Marta."
"Si?"
"Ti amo."
Nel buio, il suo bacio fu dolce.
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Joanne Harris (Sleep, Pale Sister)
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La semplicità di vita, che genera semplicità di gusto, cioè amore per ciò che è dolce e nobile, è fra tutte le cose la più necessaria per far nascere quell'arte nuova e migliore alla quale aspiriamo: semplicità ovunque, nel palazzo come nel cottage.
E ancor più necessari sono ovunque la pulizia e la decenza, nel cottage come nel palazzo; la loro mancanza è infatti un serio aspetto del costume che dovremmo correggere, e assieme a essa tutte le disuguaglianze che esistono nel modo di vivere e il plurisecolare accumularsi dell'incuria e del disordine che ne sono la causa. Ma finora sono ben pochi coloro che hanno cominciato a pensare a un rimedio di portata generale. E non sembra esservi nessuno che tenga conto neppure dell'aspetto più particolare della questione, quel deturpamento delle nostre grandi città provocato da tutto ciò che il commercio si porta dietro, o che cerchi di tenere a freno il loro spaventoso squallore.
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William Morris (Opere)
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Per un minuto, rimaniamo a guardarci, e giuro che l’aria si fa più densa. Io e Ben non ci siamo più trovati nello stesso Stato da quando ci siamo separati quell’estate. Ma il mio cuore, il cervello e i polmoni non se lo ricordano mai.
La verità è che non so come fare. Ho passato un sacco di tempo a cercare su Google: “Come spegnere un sentimento. Come riuscire ad amarlo platonicamente”.
Quando Ben finalmente parla, la sua voce è bassa e dolce. «Noi resistiamo ancora.»
«Cosa?» Lo guardo stranito. Sono seduto nel corridoio di un dormitorio studentesco, appoggiato a un muro. Lui è seduto su un letto.
«Voglio dire, noi siamo ancora qui. Siamo ancora noi. Tu sei ancora nella mia vita.»
«Giusta osservazione.»
Ed è vero. Amo il suo sorriso. Amo la sua voce, amo il suo volto, amo che lui viva nel mio telefono, anche adesso. Amo essere suo amico, il suo migliore amico.
Il mio migliore amico, Ben.
Forse è questo che voleva l’universo. Forse è questo che siamo noi.
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Becky Albertalli (What If It's Us (What If It's Us, #1))
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Dove non era riuscito a suo tempo mio padre, riuscì ora il tormento d’amore. Mi dedicai all’arte del bere. Per la mia vita e la mia indole questo avvenimento fu senza dubbio il più importante di tutti quelli narrati finora. Il Dio forte e dolce mi divenne fedele amico e lo è ancora oggi. Chi altrettanto potente? Chi ugualmente bello, fantastico, entusiasta, lieto e malinconico? E’ eroe e mago, seduttore e fratello d’amore. Può l’impossibile; riempe i miseri cuori umani di stuèpendi, bizzarri poemi. Ha trasformato me, eremita e contadino, in re, poeta e saggio. Carica di nuovi destini navi di esistenze divenute ormai vuote e risospinge naufraghi nell’impetuosa corrente della grande vita. Così è il vino. E’ simile a tutti i doni preziosi, a tutte le cose artistiche. Vuole essere amato, ricercato, compreso e conquistato a fatica. Non molti vi riescono, migliaia ne vengono annientati. Li fa invecchiare, li uccide o spegne in loro la fiamma dello spirito. Egli invita invece i suoi prediletti a delle feste e costruisce loro ponti iridescenti verso isole felici. Pone loro, quando sono stanchi, un guanciale sotto il capo e li circonda, quando cadono preda della malinconia, in un abbraccio dolce ed affettuoso, come un amico o una madre consolatrice. Trasforma la nostra esistenza disordinata in un grande mito e suona su un’arpa imponente l’inno della creazione. A volte è un bambino, con lunghi riccioli di seta, le spalle esili e le membra delicate. Si stringe al tuo cuore e allunga il visetto smunto in cerca del tuo, osservandoti stupito e fuori dalla realtà con quei suoi cari occhi spalancati, nelle cui profondità ondeggia umido e luminoso un ricordo del paradiso terrestre e della mai dimenticata discendenza divina, simile a una sorgente sgorgata nella foresta.
Questa è la storia della mia gioventù. Se ci ripenso, mi sembra che sia stata breve come una notte d'estate.
E perché il Dio incomprensibile mi aveva insinuato nel cuore quel bruciante desiderio d'amore, quando la vita mi aveva già destinato ad essere solitario e poco amato?
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Hermann Hesse
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«Sai, tu potresti essere carina...»
«In che senso?»
«Scusa se parlo con franchezza, ma... sembra che fai di tutto per peggiorarti, Maristella. Quella salopette da operaia, e quella pettinatura a ricci... non va, non va! E poi gli zoccoli no! Gli zoccoli vanno bene solo al mare, e non su tutti i mari. Dovresti anzitutto perdere qualche chilo, e ci vuole niente, aerobica e dieta. Poi un bel taglio di capelli, e un filo di trucco, gli occhi sono... decenti... cioè, quasi belli... insomma...»
«Non sbilanciarti, Labella».
«Fidati di me» ha detto lei «Io me ne intendo. Avevo un'amica che era un vero cess... una ragazza insignificante, in un mese ha cambiato look e adesso è fidanzata con un calciatore. Di serie C, ma sai, si comincia dal basso...»
Io credo che ognuno si debba accettare com'è, Labella, avrei voluto risponderle. Invece vigliaccamente ho detto:
«Va bene, se vuoi darmi qualche dritta l'accetterò. In cambio potrei consigliarti qualche libro».
Mi ha guardato con bovina souplesse.
«Libro, dici?»
«Sì» ho spiegato «quelle cose di pezzi di carta leggera con due pezzi di carta pesante all'estremità, tipo hamburger ma rettangolari, con dentro le paroline in fila che si leggono da sinistra a destra, oppure da destra a sinistra se sei giapponese...»
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Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
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Luke cominciò a correre verso di me, lasciando cadere i fiori e la maglia a terra man mano che ci avvicinavamo.Mi sembrava di non correre abbastanza in fretta.Il mio corpo bramava di volare, di cancellare lo spazio tra di noi, di essere circondato dalle sue braccia davanti a tutto il mondo sotto le luci abbaglianti dello stadio. Persino i giocatori della squadra avversaria fischiavano e urlavano mentre correvamo l’uno verso l’altra. Ma niente, niente, era paragonabile alla prorompente ovazione che scoppiò nell’arena quando mi gettai tra le sue braccia tese. Queste ultime si chiusero intorno a me come bande di ferro, e Luke espirò profondamente tra i miei capelli mentre avvolgevo le gambe intorno alla sua vita e le braccia intorno al suo collo. Mi sentivo così al sicuro, così adorata. Amata. Era un’emozione troppo grande per essere contenuta, troppo pura per essere reale.Ma era reale.«Ti amo anch’io» sussurrai nel suo orecchio.Lui piegò la testa all’indietro per guardarmi in viso, e per un momento ci sorridemmo l’un l’altra. Poi la sua bocca catturò la mia in un bacio dolce e appassionato, e ogni cosa sparì tranne noi. Tutto ciò che potevo vedere, sentire, odorare e assaggiare era Luke. Il mondo intero avrebbe potuto guardarci, e non avrebbe avuto importanza.
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Karla Sorensen (The Bombshell Effect (Washington Wolves, #1))
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E intanto lo senti come attorno a te s'agita e turbina la folla umana in un vortice vitale, lo senti e lo vedi come vive la gente, che sta fuori dal sogno, lo vedi che la vita loro non si volatilizza come un sogno, una visione, che la loro vita si rinnova sempre, è sempre giovane, e non c'è un'ora che sia simile all'altra, laddove è così desolante e fino alla volgarità ossessivamente paurosa la fantasia, schiava dell'ombra, di un'idea, schiava della prima nuvola che all'improvviso vela il sole e stringe nell'angoscia un vero animo pietroburghese, chetanto ha a cuore il proprio sole, - e nell'angoscia altro che fantasia! La senti, finalmente, che nell'incessante tensione si sfianca, si esaurisce quest'inesauribile fantasia, perché, ecco, ti fai forte e cerchi di sopravvivere senza i tuoi vecchi ideali: che si schiantano, vanno in frantumi, in polvere; ma se non c'è un'altra vita, bisogna pur costruirsela con quegli stessi frantumi. E intanto l'anima chiede e vuole altro! Invano il sognatore fruga, come tra la cenere, in mezzo ai propri vecchi sogni, cercando in quella cenere anche una sola favilla su cui poter soffiare e riscaldare con fuoco rinnovellato il proprio cuore intirizzito e risuscitare in esso tutto ciò che un tempo era così dolce e commuoveva il cuore, ciò che faceva ribollire il sangue e strappava lacrime dagli occhi, e che tradiva con tanto scialo!
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Fyodor Dostoevsky (White Nights)
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E solo per un attimo avevo raggiunto quell'apice d'estasi che avevo sempre desiderato raggiungere, che era il completo passaggio attraverso il tempo cronologico nelle ombre senza tempo, e stupore nella desolazione del regno mortale, e la sensazione di morte che mi batteva ai calcagni perché andassi avanti, con un fantasma che stava alle calcagna di se stesso, e io che correvo verso un trampolino dal quale si tuffavano tutti gli angeli per volare nel vuoto sacro della vacuità non creata, le potenti e inconcepibili radiazioni che splendono nella luminosa Essenza Mentale, innumerevoli regioni del loto che sbocciavano in un magico sciamare di falene nel cielo. Potevo sentire un indescrivibile rombo ribollente che non era nelle mie orecchie ma dovunque e non aveva niente a che fare col suono. Capii che ero morto ed ero tornato alla luce innumerevoli volte ma solo non me lo ricordavo, soprattutto perché i passaggi dalla vita alla morte e di nuovo alla vita sono così fantomaticamente facili, una magica azione per nulla, come cadere addormentati e svegliarsi di nuovo un milione di volte, la pura casualità e la profonda ignoranza di ciò. Capii che era solo a causa della stabilità della Mente intrinseca che aveva luogo questo lieve ondeggiare del nascere e del morire, come l'azione del vento su una distesa di acqua pura, serena, simile a uno specchio. Provavo un senso di benedizione dolce, travolgente, come un grosso getto di eroina nella vena principale; come un sorso di vino nel tardo pomeriggio che ti fa rabbrividire; i piedi mi formicolavano. Mi pareva che sarei morto da un momento all'altro. Ma non morii...
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Jack Kerouac (On the Road)
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Sei stato tu a salvarmi per primo sparando al kraken. Non mi devi nulla.”
Uncino rispose con una piccola risata: “Non essere modesto. Un uomo sa bene quando è in debito con qualcuno.” Si tirò su anche lui girandosi verso Peter. “Forse questo ci metterà alla pari.”
Peter alzò la testa. I capelli d’Uncino erano tutti spettinati e lo facevano sembrare un leone. I suoi occhi sembravano incredibilmente chiari e tutta l’ironia e l’apparente ilarità erano scomparse dalla sua bocca.
Prese il mento di Peter nella mano stringendolo con dita ruvide ma gentili e lo baciò.
Il mondo divenne di colpo silenzioso anche se il corpo di Peter faceva un rumore tremendo. La carezza delle dita d’Uncino sotto al suo mento gli faceva battere forte il cuore, la sua gola era diventata bollente e le spalle erano tese. Gli sembrava di non riuscire a fare altro che inspirare, come se volesse assorbire Uncino con ogni respiro. Le labbra che lo stavano baciando erano secche e sapevano di sale e vino dolce. Il suo corpo odorava di polvere da sparo e di mare e sembrava essere ovunque mentre si avvicinava sempre di più spostandosi sulle foglie. Uncino mise l’altro braccio intorno alla vita di Peter e poggiò l’uncino di metallo fra le sue scapole.
Peter affondò le dita nel suolo per cercare di trovare un sostegno mentre Uncino lo stringeva sempre più forte. Sotto la spinta gentile di quel bacio, aveva tirato la testa un po’ indietro fermandosi appena prima di farli ricadere entrambi sul terreno. Sentiva un caldo terribile lungo tutto il corpo, dalla punta dei piedi a quella delle dita. La sua pelle sembrava coperta di formiche e non desiderava altro che d’essere toccato, anche se quel desiderio lo scioccava.
La sua camicia era bagnata di sudore e la sua pelle era una tela bianca che non aspettava altro che essere coperta d’inchiostro e il tocco d’Uncino l’avrebbe macchiata per sempre. Era troppo e troppo all’improvviso. Si tirò rapidamente indietro, afferrò un coltello da uno stivale piazzandolo fra i loro corpi. Non voleva trasformare quel gesto in una minaccia, ma aveva bisogno di mettere della distanza dove non ce n’era più alcuna.
Uncino lo guardò con un’aria un po’ perplessa e la bocca leggermente rosa.
“Che c’è?” chiese. “Forse ti ho frainteso?”
“No,” disse Peter piano. “Ma io… Io non ho mai…”
Uncino gli accarezzò il viso facendo scorrere i polpastrelli lungo la sua mandibola e Peter fece un respiro profondo e tremante. Uncino lo guardava come se fosse una specie di gioiello, o qualcosa di prezioso.
“Che giovane orgoglioso e insolente.
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Austin Chant (Peter Darling)
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Guarda ragazza, tu che vaghi per fuggire al tuo dolore, guarda bene la pazienza degli alberi. È così grande, è fatta di umiltà. Accettano tutto. Accettano l’immobilità che è imposta loro e la solitudine cui sono condannati. I loro rami hanno un bel tendersi, non raggiungeranno niente, né l’orizzonte che li circonda, né il cielo che passa per tutte le tonalità del colore, né gli altri alberi che crescono al loro fianco. Qualche volta riescono a sfiorarsi appena, con la cima delle loro fronde. Ma la felicità dell’abbraccio, l’oblio di sé contro il corpo dell’altro, sono loro per sempre negati. Si nutrono di luce, di pioggia e di rugiada e non hanno altra voce per i loro lamenti, i loro desideri e i loro sogni, che quella che il vento vuole di tanto in tanto prestare loro, quando ne scuote le foglie.
Tutto arriva loro dall’esterno, da un altrove dove non possono avventurarsi. Non possiedono nient’altro che la loro pazienza. E non conservano quello che succede loro. Non trattengono niente; loro che sono trattenuti dalla terra senza speranza di liberazione. Lasciano che i loro fiori si schiudano e sboccino contro il cielo, e che appassiscano; e che maturino i loro frutti che gli uccelli di passaggio beccheranno. Distribuiscono al vento, alle api e a tutte le bestiole, la manna vegetale che hanno lungamente stillato. E offrono riparo a tutte le creature che cercano rifugio. Donano perfino la loro ombra. La loro ombra larga e blu che tremula sulla terra di cui sono prigionieri. Non serbano rancore, né amarezza. Esaltano le loro pene in aromi delicati e leggeri bisbigli. Portano i bambini dai sogni intrepidi fino alla cima delle loro fantasie vegetali, li cullano tra le loro braccia, insegnano loro a guardare la terra con occhi nuovi, con un cuore più dolce. E insegnano loro a guardare il cielo con occhi immensi, con anima cristallina.
Contempla ragazza, la pazienza degli alberi che aspettano lì dritti che tutto venga loro donato, con i loro rami tesi come braccia di mendicanti. Aspettano come i poveri, per poi colmare le altre creature di ciò che hanno ricevuto. Solleva, ragazza, i tuoi occhi dalle palpebre dolenti di lacrime, impara a vedere in modo nuovo, contempla la pazienza degli alberi, che vegliano senza fine, dall’alba alla notte e dalla notte al giorno, con i rami elevati come braccia di uomini in preghiera. Ricevi quella pazienza, perché perfino di quella fanno dono. Accogli quella pazienza, che è umiltà, dolcezza e generosità. Che è amore puro, dalle radici nodose e distorte per la sofferenza. È come una preghiera.
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Sylvie Germain (Immensités)
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[Canzone III]
Li occhi dolenti per pietà del core
hanno di lagrimar sofferta pena,
sì che per vinti son remasi omai.
Ora, s’i’ voglio sfogar lo dolore,
che a poco a poco a la morte mi mena,
convenemi parlar traendo guai.
E perché me ricorda ch’io parlai
de la mia donna, mentre che vivia,
donne gentili, volentier con vui,
non voi parlare altrui,
se non a cor gentil che in donna sia;
e dicerò di lei piangendo, pui
che si n’è gita in ciel subitamente,
e ha lasciato Amor meco dolente.
Ita n’è Beatrice in alto cielo,
nel reame ove li angeli hanno pace,
e sta con loro, e voi, donne, ha lassate:
no la ci tolse qualità di gelo
né di calore, come l’altre face,
ma solo fue sua gran benignitate;
ché luce de la sua umilitate
passò li cieli con tanta vertute,
che fé maravigliar l’etterno sire,
sì che dolce disire
lo giunse di chiamar tanta salute;
e fella di qua giù a sé venire,
perché vedea ch’esta vita noiosa
non era degna di sì gentil cosa.
Partissi de la sua bella persona
piena di grazia l’anima gentile,
ed èssi gloriosa in loco degno.
Chi no la piange, quando ne ragiona,
core ha di pietra sì malvagio e vile,
ch’entrar no i puote spirito benegno.
Non è di cor villan sì alto ingegno,
che possa imaginar di lei alquanto,
e però no li ven di pianger doglia:
ma ven tristizia e voglia
di sospirare e di morir di pianto,
e d’onne consolar l’anima spoglia
chi vede nel pensero alcuna volta
quale ella fue, e com’ella n’è tolta.
Dannomi angoscia li sospiri forte,
quando ’l pensero ne la mente grave
mi reca quella che m’ha ’l cor diviso:
e spesse fiate pensando a la morte,
venemene un disio tanto soave,
che mi tramuta lo color nel viso.
E quando ’l maginar mi ven ben fiso,
giugnemi tanta pena d’ogne parte,
ch’io mi riscuoto per dolor ch’i’ sento;
e sì fatto divento,
che da le genti vergogna mi parte.
Poscia piangendo, sol nel mio lamento
chiamo Beatrice, e dico: "Or se’ tu morta?";
e mentre ch’io la chiamo, me conforta.
Piange di doglia e sospirar d’angoscia
mi strugge ’l core ovunque sol mi trovo,
sì che ne ’ncrescerebbe a chi m’audesse:
e quale è stata la mia vita, poscia
che la mia donna andò nel secol novo,
lingua non è che dicer lo sapesse:
e però, donne mie, pur ch’io volesse,
non vi saprei io dir ben quel ch’io sono,
sì mi fa travagliar l’acerba vita;
la quale è sì ’nvilita,
che ogn’om par che mi dica: "Io t’abbandono",
veggendo la mia labbia tramortita.
Ma quel ch’io sia la mia donna il si vede,
e io ne spero ancor da lei merzede.
Pietosa mia canzone, or va piangendo;
e ritrova le donne e le donzelle
a cui le tue sorelle
erano usate di portar letizia;
e tu, che se’ figliuola di tristizia,
vatten disconsolata a star con elle.
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Dante Alighieri
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L’incanto della costa mediterranea, a conoscerla meglio, non faceva che divenire più profondo per la nostra eroina, poiché era la soglia d’Italia, la porta delle meraviglie. L’Italia, ancora veduta e sentita in modo imperfetto, le si stendeva dinanzi come una terra promessa, come una terra in cui l’amore del bello poteva essere confortato da un sapere senza fine. Tutte le volte che andava per la spiaggia con il cugino - gli era compagna nella passeggiata quotidiana - guardava al mare, con occhi bramosi, verso là dove sapeva che sorgeva Genova. Era contenta, però, di sostare sulla soglia di questa immensa avventura; anche in questi indugi preliminari c’era di che fremere. E poi le faceva l’effetto di un interludio di pace, di un placarsi del tamburo e del piffero in una vita che aveva scarse prove sinora per considerare agitata, ma che nondimeno dipingeva costantemente a se stessa alla luce delle sue speranze, dei suoi timori, delle sue fantasie, delle sue ambizioni, delle sue predilezioni, e che rifletteva codeste accidentalità soggettive in maniera sufficientemente drammatica.[...]Si smarriva in un groviglio di visioni: le cose belle da fare per una ragazza ricca, indipendente, generosa, che in quanto ad occasioni ed obblighi era di larghe, umane vedute, erano un ammasso imponente. Il suo patrimonio divenne perciò, nei suoi pensieri, una parte del suo io migliore; le conferì importanza, le conferì persino, nella sua immaginazione, una certa ideale bellezza. Quel che fece per lei nell’immaginazione degli altri è un altro affare, e a suo tempo dovremo parlare anche di questo punto. Le visioni di cui ho parlato or ora si mischiavano ad altri travagli. A Isabel piaceva di più pensare al futuro che al passato; ma a volte, mentre ascoltava il mormorio delle onde del Mediterraneo, il suo sguardo volava all’indietro. Si fermava su due figure che, nonostante l’aumentare della distanza, erano ancora sufficientemente evidenti; ed erano riconoscibili senza difficoltà come quelle di Caspar Goodwood e di Lord Warburton. Era strana la rapidità con la quale queste potenti immagini erano cadute nello sfondo della vita della nostra signorina. Era proprio della sua natura, sempre, di perder fede nella realtà delle cose assenti; questa fede poteva riconvocarla, in caso di bisogno, con uno sforzo, ma lo sforzo era spesso penoso anche quando la realtà era stata piacevole. Il passato era soggetto ad apparire cosa morta, e la sua resurrezione proiettava quasi una livida luce da giorno del giudizio. Per di più la ragazta non era incline ad ammettere di vivere nella mente altrui: non era così fatua da credere di lasciar tracce indelebili. Era capace di rimanere ferita se veniva a scoprire di essere stata dimenticata; ma di tutte le libertà quella che stimava più dolce era la libertà di dimenticare.
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Henry James (The Portrait of a Lady)
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Donna pietosa e di novella etate,
adorna assai di gentilezze umane,
ch’era là ’v’io chiamava spesso morte,
veggendo li occhi miei pien di pietate,
e ascoltando le parole vane,
si mosse con paura a pianger forte.
e altre donne, che si fuoro accorte
di me per quella che meco piangía,
fecer lei partir via,
e approssimâsi per farmi sentire.
Qual dicea: "Non dormire",
e qual dicea: "Perché sì ti sconforte?"
Allor lassai la nova fantasia,
chiamando il nome de la donna mia.
Era la voce mia sì dolorosa
e rotta sì da l’angoscia del pianto,
ch’io solo intesi il nome nel mio core;
e con tutta la vista vergognosa
ch’era nel viso mio giunta cotanto,
mi fece verso lor volgere Amore.
Elli era tale a veder mio colore,
che facea ragionar di morte altrui:
"Deh, consoliam costui"
pregava l’una l’altra umilemente;
e dicevan sovente:
"Che vedestù, che tu non hai valore?"
E quando un poco confortato fui,
io dissi: "Donne, dicerollo a vui.
Mentr’io pensava la mia frale vita,
e vedea ’l suo durar com’è leggiero,
piansemi Amor nel core, ove dimora;
per che l’anima mia fu sì smarrita,
che sospirando dicea nel pensero:
- Ben converrà che la mia donna mora -.
Io presi tanto smarrimento allora,
ch’io chiusi li occhi vilmente gravati,
e furon sì smagati
li spirti miei, che ciascun giva errando;
e poscia imaginando,
di caunoscenza e di verità fora,
visi di donne m’apparver crucciati,
che mi dicean: - pur morràti, morràti -.
Poi vidi cose dubitose molte,
nel vano imaginare ov’io entrai;
ed esser mi parea non so in qual loco,
e veder donne andar per via disciolte,
qual lagrimando, e qual traendo guai,
che di tristizia saettavan foco.
Poi mi parve vedere a poco a poco
turbar lo sole e apparir la stella,
e pianger elli ed ella;
cader li augelli volando per l’âre,
e la terra tremare;
ed omo apparve scolorito e fioco,
dicendomi: - Che fai? non sai novella?
Morta è la donna tua, ch’era sì bella -.
Levava li occhi miei bagnati in pianti,
e vedea (che parean pioggia di manna),
li angeli che tornavan suso in cielo,
e una nuvoletta avean davanti,
dopo la qual gridavan tutti: -"Osanna"-
e s’altro avesser detto, a voi dirèlo.
Allor diceva Amor: - Più nol ti celo;
vieni a veder nostra donna che giace -.
Lo imaginar fallace
mi condusse a veder madonna morta;
e quand’io l’ebbi scorta,
vedea che donne la covrían d’un velo;
ed avea seco umiltà verace,
che parea che dicesse: - Io sono in pace -.
Io divenia nel dolor sì umile,
veggendo in lei tanta umiltà formata,
ch’io dicea: - Morte, assai dolce ti tegno;
tu dei omai esser cosa gentile,
poi che tu se’ ne la mia donna stata,
e dèi aver pietate e non disdegno.
Vedi che sì desideroso vegno
d’esser de’ tuoi, ch’io ti somiglio in fede.
Vieni, ché ’l cor te chiede -.
Poi mi partia, consumato ogne duolo;
e quand’io era solo,
dicea, guardando verso l’alto regno:
- Beato, anima bella, chi te vede! -
Voi mi chiamaste allor, vostra mercede".
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Dante Alighieri
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[Canzone II]
Donna pietosa e di novella etate,
adorna assai di gentilezze umane,
ch’era là ’v’io chiamava spesso morte,
veggendo li occhi miei pien di pietate,
e ascoltando le parole vane,
si mosse con paura a pianger forte.
e altre donne, che si fuoro accorte
di me per quella che meco piangía,
fecer lei partir via,
e approssimâsi per farmi sentire.
Qual dicea: "Non dormire",
e qual dicea: "Perché sì ti sconforte?"
Allor lassai la nova fantasia,
chiamando il nome de la donna mia.
Era la voce mia sì dolorosa
e rotta sì da l’angoscia del pianto,
ch’io solo intesi il nome nel mio core;
e con tutta la vista vergognosa
ch’era nel viso mio giunta cotanto,
mi fece verso lor volgere Amore.
Elli era tale a veder mio colore,
che facea ragionar di morte altrui:
"Deh, consoliam costui"
pregava l’una l’altra umilemente;
e dicevan sovente:
"Che vedestù, che tu non hai valore?"
E quando un poco confortato fui,
io dissi: "Donne, dicerollo a vui.
Mentr’io pensava la mia frale vita,
e vedea ’l suo durar com’è leggiero,
piansemi Amor nel core, ove dimora;
per che l’anima mia fu sì smarrita,
che sospirando dicea nel pensero:
- Ben converrà che la mia donna mora -.
Io presi tanto smarrimento allora,
ch’io chiusi li occhi vilmente gravati,
e furon sì smagati
li spirti miei, che ciascun giva errando;
e poscia imaginando,
di caunoscenza e di verità fora,
visi di donne m’apparver crucciati,
che mi dicean: - pur morràti, morràti -.
Poi vidi cose dubitose molte,
nel vano imaginare ov’io entrai;
ed esser mi parea non so in qual loco,
e veder donne andar per via disciolte,
qual lagrimando, e qual traendo guai,
che di tristizia saettavan foco.
Poi mi parve vedere a poco a poco
turbar lo sole e apparir la stella,
e pianger elli ed ella;
cader li augelli volando per l’âre,
e la terra tremare;
ed omo apparve scolorito e fioco,
dicendomi: - Che fai? non sai novella?
Morta è la donna tua, ch’era sì bella -.
Levava li occhi miei bagnati in pianti,
e vedea (che parean pioggia di manna),
li angeli che tornavan suso in cielo,
e una nuvoletta avean davanti,
dopo la qual gridavan tutti: -"Osanna"-
e s’altro avesser detto, a voi dirèlo.
Allor diceva Amor: - Più nol ti celo;
vieni a veder nostra donna che giace -.
Lo imaginar fallace
mi condusse a veder madonna morta;
e quand’io l’ebbi scorta,
vedea che donne la covrían d’un velo;
ed avea seco umiltà verace,
che parea che dicesse: - Io sono in pace -.
Io divenia nel dolor sì umile,
veggendo in lei tanta umiltà formata,
ch’io dicea: - Morte, assai dolce ti tegno;
tu dei omai esser cosa gentile,
poi che tu se’ ne la mia donna stata,
e dèi aver pietate e non disdegno.
Vedi che sì desideroso vegno
d’esser de’ tuoi, ch’io ti somiglio in fede.
Vieni, ché ’l cor te chiede -.
Poi mi partia, consumato ogne duolo;
e quand’io era solo,
dicea, guardando verso l’alto regno:
- Beato, anima bella, chi te vede! -
Voi mi chiamaste allor, vostra mercede".
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Dante Alighieri
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Nella vita c'è qualcosa di fastidioso, qualcosa contro cui non si può nulla: è impossibile smettere di pensare.
[...]
lo sguardo assente, come se dovesse capitare qualcosa che la portasse altrove, come se nulla in fondo contasse o avesse valore, come se tutto potesse fermarsi di colpo.
[...] una accanto all'altra, potremmo continuare così, dritto davanti a noi, e andarcene altrove per vedere se l'erba è più verse, la vita più dolce, più facile.
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Delphine de Vigan (No and Me)
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Quando sorprende il mio sguardo ha quel sorriso sulle labbra, incredibilmente dolce e tranquillo, allora mi dico che abbiamo la vita, tutta la vita davanti a noi.
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Delphine de Vigan (No and Me)
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- Sai cos'è la base di tutto? Della vita, dell'amore, della continuazione della specie, del sesso e persino della morte? La paura. Quando nasciamo la prima sensazione che proviamo è la paura. Forse, persino quando siamo ancora nella pancia delle nostre madri, proviamo paura. Quando amiamo una persona, lo facciamo solo perché abbiamo paura di rimanere soli. È normale avere paura. L'uomo è un animale. Pensa ai nostri progenitori. Immaginali in una foresta, immaginali senza attrezzi, senza negozi, ospedali, scuole, caserme, senza la società. Se non avessero avuto almeno la paura sarebbero morti tutti subito e invece i più vili sopravvivevano. Chi era troppo temerario periva presto, sbranato da bestie ferocissime, ucciso dai propri simili, fatto fuori da catastrofi immani. La paura è la molla di tutto, pure del sesso. Cos'è il sesso se non la paura di non riuscire a garantire un futuro alla specie? Non c'è niente di piacevole, dolce, passionale o di bello nel sesso. È solo paura. La paura è un fattore ancestrale. È la molla della vita. Solo chi la domina detiene il potere. È per questo che dobbiamo mettere in piedi una fabbrica della paura, dobbiamo edificare una società fondata sulla paura per il bene del vivere sociale, contro l'anarchia e i disvalori oggi imperanti. È un compito importante il nostro, delicatissimo, direi fondamentale per le sorti dell'umanità.
[...]Ma come si fa a costruire una società fondata sulla paura?[...] Questo è l'aspetto più semplice invece, quasi una burla da ragazzini, un meccanismo infantile. La paura deriva dal senso di spiazzamento. Se tu sei abituato in un certo modo, possiedi una sicurezza acquisita dalle abitudini. Basta spezzare quest'equilibrio e i modi per farlo sono tanti. Generando la paura nella gente, immetti adrenalina nei loro corpi, quello che prima era ordinario, quello che era routine non è più sotto controllo e così impedisci alle teste di pensare, le persone normali impazziscono. A quel punto interveniamo noi che la paura la sappiamo gestire, oltre che creare. Interveniamo noi e facciamo ordine nella società, rimettiamo tutto al proprio posto.
Pag: 137-138
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Davide Pappalardo (Milano Pastis)
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What you get by achieving your goals is not as important as what you become by achieving your goals.
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John Petralia (Not in a Tuscan Villa: During a year in Italy, a New Jersey couple discovers the true Dolce Vita when they trade rose-colored glasses for 3Ds)
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I believe that we shocked each other by how swiftly we went from being the people who knew each other best in the world to being a pair of the most mutually incomprehensible strangers who ever lived.
But it was vital to my survival to have a one bedroom of my own i saw the aprtment almost as a sanatorium a hospice clinci for my own recovery I painted the walls in the warmest colors i could find and bought myself flowers every week as if i were visiting myself in the hospital
is this lifetime supposed to be only about duty
why are you studying Italian so that just in case Italy ever invades Ethiopia again and is actually successful this time?
ciao comes from if you must know it's an abbreviation of a phrase used by medieval venetians as an intimate salutation Sono il Suo Schiavo meaning i am your slave.
om Naamah Shivaya meaning I honor the divinity that resides whin me.
I wanted to experience both , I wanted worldly enjoyment and divine transcendence the dual glories of a human life I wanted what the Greeks called kalos kai agathos the singular balance of the good and he beautiful I'd been missing both during these last hard years because both pleasure and devotion require a stress free space in which to flourish and I'd been living in a giant trash compactor of nonstop anxiety , As for how to balance the urge for pleasure against the longing for devotion.
four feet on the ground a head full of foliage looking at the world through the heart.
it was more than I wanted to toughly explore one aspect of myself set against the backdrop of each country in a place that has traditionally done that one thing very well.
same guatemalan musicians are always playing id rather be a sparrow than a snail on their bamboo windpipes
oh how i want italian to open itself up to me
i havent felt so starved for comprehension since then
dal centro della mia vita venne una grande fontanana
dolce sitl nuovo
Dante wrote his divine comedy in terza rima triple rhyme a chain of rhymes with each rhyme repeating here times every five lines.
lamor che move il sole e laltre stelle
we are the masters of bel far niente
larte darrangiarsi
The reply in italy to you deserve a break today would probably be yeah no duh that's why I'm planning on taking a break at noon to go over to your house and sleep with your wife,
I walked home to my apartment and soft-boiled a pair of fresh brown eggs for my lunch i peeled the eggs and arranged them on a plate beside the seven stalks of the asparagus (which were so slim and snappy they didn't need to be cooked at all,)I put some olives on the plate too and the four knobs of goat cheese I'd picked up yesterday from the fromagerie down the street tend two slices of pink oily salmon for dessert a lovely peach which the woman at the market had given to me for free and which was still warm form the roman sunlight for the longest time I couldn't even touch this food because it was such a masterpiece of lunch a true expression of the art of making something out of nothing finally when i had fully absorbed the prettiness of my meal i went and sat in apatch of sunbeam on my clean wooden floor and ate every bit of it with my fingers while reading my daily newspaper article in Italian happiness inhabited my every molecule.
I am inspired by the regal self assurance of this town so grounded and rounded so amused and monumental knowing that she is held securely in the palm of history i would like to be like rome when i am an old lady.
I linger over my food and wine for many hours because nobody in
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Elizabeth Gilbert (Eat, Pray, Love)
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Amor sì dolce mi si fa sentire
che s’io allora non perdessi ardire
farei parlando innamorar la gente. Dante Alighieri, Vita nova, 10 (XIX) 16
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Francesco Fioretti (Il romanzo perduto di Dante)
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Mi ha carezzato i capelli e il mio cuore ha martellato così forte che ho pensato: "se mi bacia muoio".
Purtroppo mi ha risparmiato.
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Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
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Io credo che esisteranno sempre l'intelligenza, la voglia di libertà, l'eros e le sale da ballo - ha detto il nonno - ma la parola speranza non mi sento più di pronunciarla
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Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
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Ciò che ci raccontiamo galleggia, ripetiamo spesso gli stessi argomenti, le lezioni private che lui prende in inglese, se vince o perde a calcetto, se va o non va allo stadio col padre, se io ho pensato a lui, e certo – dico – ci ho pensato molto, ripeto molto ogni volta che chiede quanto, perché più di molto non so quantificare, cosa c’è dopo molto, moltissimo? Infinito? L’universo? Ti ho pensato l’universo, gli comunico strappandomi le pellicine dagli angoli delle unghie.
Con lui non tocco le corde ruvide della mia vita casalinga, non pongo questioni d’esistenza o domande scomode, mi muovo rapida negli elenchi degli oggetti che lui ha ma io no, e quasi mi sembra di possederli con lui, perché quel sottile legame, ufficioso e boschivo, potrebbe essere segno di partecipazione, seguendo il principio dei vasi comunicanti a un certo punto la sua opulenza trasborderà e sarò io a raccoglierla, il vaso piccolo e in basso che guarda in alto a bocca aperta.
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Giulia Caminito (L'acqua del lago non è mai dolce)
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Calano su di noi alcuni attimi di silenzio che mi ingoiano, la sua frase mi mangia, la sento azzannarmi, devo reagire e porre distanza.
La mia vita non è la sua, la mia vita è mia, la mia vita mi compete, la costruisco io e io la distruggo, allora reagisco, come burattino inghiottito dalla balena insieme al plancton io salto e scalcio per uscire e tornare nel mare, affiorare, navigare a vista, non sarò pasto
di questa asserzione, non cadrò nella sua gola di fonemi e parole. La guardo furibonda e mi alzo dalla sedia come se m’avessero punta tra le cosce, il pizzicore sale e s’infila nelle mutande, stringo i glutei e cerco di cacciarlo via, ma quel fastidio è già dentro, imbastisce un nido di vespe: la nostra vita, la nostra condizione, il nostro tetto, le nostre stoviglie, il nostro futuro, il nostro investimento, la nostra spesa per il pranzo, il nostro denaro che non c’è.
La mia vita non è la tua, urlo con la voce alta, urlo dalle mie fondamenta, dalla piccola me, dalle viscere umide e sento la nostra terra aprirsi, gli alberi cadere – smottamenti e tonfi – ho la faccia calda, i capelli elettrici, le gambe prudono e c’è una creatura dentro
di me, furente, ignobile, che non ne può più delle misure di contenimento.
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Giulia Caminito (L'acqua del lago non è mai dolce)
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Di quei dieci comandamenti – volontà di tregua e pace perpetua – io non ne ho rispettato nessuno, ho avuto mesi e anni per mettermi in pari, recuperare gli errori commessi, ma ho procrastinato gli eventi, ogni giorno poteva essere quello dopo, ogni tramonto lo avremmo potuto guardare la sera seguente, ogni perdono poteva restare implicito, nessuno avrebbe prosciugato il lago o avrebbe sradicato il molo, e il coniglio era morto da tempo e tale sarebbe rimasto: morto e sepolto nel giardino sul retro, tra le lattughe e qualche melanzana.
[...]non le ho narrato della mia scarsa autostima, la coriacea voglia di offendere e affondare, come se ognuno fosse un pesce e io la mano stretta intorno al suo corpo liscio dentro la grande fontana che è una vita qualunque.
Lei ha sempre custodito, nella sua memoria emotiva, la me fantastica e valorosa, la me affabile e sorridente, la me che è vittima e non fa pezzi dei corpi altrui, quella che canta a gola aperta in macchina e legge i libri al fresco dell’ombra, una me fugace, durata il tempo di una stagione, una immagine evanescente, un viso sott’acqua durante una gara di apnee.
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Giulia Caminito (L'acqua del lago non è mai dolce)