Diavolo Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Diavolo. Here they are! All 100 of them:

Stai giocando con il fuoco e ballando con il Diavolo.
Anya M. Silver (Pure Revenge (Lethal Men, #1))
Benché aborri la guerra, sono Shayl’n Til, cresciuta sulle strade polverose di Roma, se minacciano me o ciò che mi è caro, non mi tiro indietro: mi difendo e combatto. E al diavolo la lucidità.
Dilhani Heemba (Nuova Terra: Gli occhi dell'erede (Nuova Terra, #1))
Se io è presente in me non contano più né Dio né diavolo.
G.I. Gurdjieff
Il problema non è vendere l'anima al diavolo, il problema è capire come si fa.
Mauro K L (CENERE (Italian Edition))
Sì, è possibile trapiantare l'ipofisi di uno Spinoza o di qualche altro povero diavolo e fabbricare da un cane un essere intelligentissimo. Ma perché farlo? Me lo dica lei, per favore: perché fabbricare artificialmente gli Spinoza quando una qualunque donnetta è capace di sfornarne uno quando vuole. Madame Lomonosov ha messo al mondo a Cholmogory quel suo celeberrimo figlio. Dottore, è la stessa umanità che ci pensa e, grazie all'evoluzione, genera ostinatamente, ogni anno, dalla gentaglia più triviale, decine di geni eminenti, abbellendo il globo terrestre.
Mikhail Bulgakov (Heart of a Dog)
non bisogna essere schiavi che della bellezza. La serva e mandi al diavolo la folla imbecille. Il successo!
Jack London (Martin Eden)
Cosa faresti se l'unico modo di distruggere il Diavolo fosse quello di amarlo?
Anya M. Silver (Piacere oscuro (Dark Souls, #1))
Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d'oro: pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione.
Carlo Collodi (Le avventure di Pinocchio (Italian Edition))
Non t'accorgi, Diavolo, che tu sei bella come un Angelo?
Giacomo Leopardi (Zibaldone)
Due pezzi di puzzle. Fatti l'uno per l'altro. Da qualche parte del cielo un vecchio Signore, in quell'istante, li aveva finalmente ritrovati. - Diavolo! Lo dicevo Io che non potevano essere scomparsi.
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
Diavolo! She has left such a scent upon my lips that I shall smell of garlick for this month to come! As I pass along the Prado, I shall be taken for a walking Omelet, or some large Onion running to seed!
Matthew Gregory Lewis (The Monk)
Il petrolio è la merda del diavolo, non ti fidare di quello che sembra una fortuna. Perché è peggio di una trappola per scimmie. E sempre quello che per i ricchi è una fortuna, per i poveri è una disgrazia.
Margaret Mazzantini (Mare al mattino)
In breve, e come sempre, in Shakespeare un lettore attento può trovare sostegno per quasi qualsiasi posizione voglia prendere. (O come lo stesso Shakespeare ha scritto in una battuta citata spesso a sproposito: «Il diavolo può citare le Sacre Scritture per i propri fini».)
Bill Bryson (Shakespeare: The World as Stage)
«Mancano venti miglia a Limerick» disse, mostrandosi molto interessata al percorso. «So leggere i cartelli, grazie» rispose lui, gelido. Piera sbuffò. «Volevo solo rendermi utile, non mettere in dubbio le tue doti di maschio alfa!» La frase le uscì male, provocatoria senza volerlo essere, e infatti, piccato, lui emise un ah! alquanto sarcastico e batté il pugno con violenza sul volante, facendo suonare il clacson. Piera sussultò, sorpresa se non spaventata. «Mi sento di tutto, ti assicuro, tranne che maschio, alfa, beta o delta che sia.» Ecco, ci siamo. «E per il quieto vivere» proseguì lui, «farò persino finta che la notte scorsa tu non mi abbia trattato come un sex-toy…» Questa volta un ah! sarcastico uscì dalle labbra di Piera. «Un sex cosa? Scusa, non ho capito bene.» «Un sex-toy.» «Non so neppure cosa sia.» «Non ne avevo il minimo dubbio.» «Lo prendo come un complimento.» «Prendilo come vuoi. Coniglietti, AH!» «Cosa c’entrano i conigli, adesso?» «Lascia perdere.» «No, spiegati, per favore.» «Una che dorme con dei conigli addosso non può certo sapere cosa sia un sex-toy.» «Ohhh! La mia camicia da notte non è di tuo gusto? Va’ al diavolo, Jean!»
Viviana Giorgi (Vuoi vedere che è proprio amore?)
«Merda…» Furono queste le sole parole che riuscirono a raggiungere le labbra di Dima e gli fuoriuscirono dalla bocca. La pelle di Irina era più bianca del solito, quasi trasparente, e i capelli erano luminosi e setosi come una nuvola di zucchero filato. Nonostante lei fosse avvolta di stracci e di sporcizia, per Dima quella che aveva di fronte non era una donna, ma una dea scesa tra i mortali per illuminare la sera e sostituire la luna nel firmamento notturno. Irina si fermò e rimase immobile senza pronunciare alcuna parola. In attesa. Era cosciente di mostrare molto più di quello che qualcuno avrebbe dovuto vedere, ma della complessità di quel momento la preoccupava solo che l’uomo che amava la guardasse con occhi differenti. Lo sguardo di disprezzo per chi è diverso. (brano inedito tratto da Teufel, il Diavolo in uscita a fine Marzo)
Eilan Moon (Teufel, il Diavolo)
La speranza, un frutto dolce amaro; deve essere figlia del diavolo tentatore, ma com'è angelica la sua fiamma!" Suggerita da Eylai Aadre Nó Eglantine
Dilhani Heemba (Nuova Vita: La speranza dell'erede (Nuova Terra, #2))
Forse tutti siamo il diavolo per qualcuno.
Matthew Dicks (Memoirs of an Imaginary Friend)
Accidenti ai quattrini. Finiscono sempre col darvi una malinconia del diavolo.
J.D. Salinger (The Catcher in the Rye)
The devil gets all the best lines Il diavolo fa tutte le battute migliori
John Milton
Le donne sono angeli,il matrimonio il diavolo
Lord Byron
Il re Luigi II? Beh, sottraendo Luigi XIV da Luigi XVI, si ha Luigi II! Ah, no? Diavolo! Mi pareva una risposta niente male!
Charles M. Schulz
Julian era il genere di persona che sarebbe potuto scendere all'inferno e uscirne con il diavolo in persona che gli doveva un favore.
Cassandra Clare (Lord of Shadows (The Dark Artifices, #2))
Ogni grande albergo ha i suoi scandali, proprio come ha i suoi fantasmi. Perché? Diavolo, la gente va e viene...
Stephen King (The Shining (The Shining, #1))
Sono persuaso che nessuno sciocco ha mai fatto un patto col diavolo per la propria anima: lo sciocco è troppo sciocco, oppure il diavolo è troppo diavolo.
Joseph Conrad (Tifone - La linea d'ombra - Cuore di tenebra)
Avrei lottato per Darian. Al diavolo le rinunce. Non importava che il mio fosse un gesto egoistico o disperato, avrei lottato per Darian. Non avevo aspettative di successo, ma avrei comunque tentato con tutte le mie – esigue – forze. Per Darian e per me stesso, per il mio diritto di provare e per il suo diritto di avermi, e perché lo volevo. Sapevo che mi avrebbe respinto e sapevo sarebbe stato doloroso, ma, nonostante tutto, quel seme senza nome stava comunque germogliando, risoluto e rigoglioso, nel cuore di un giardino chiuso da tempo.
Alexis Hall (Glitterland (Spires, #1))
—Il diavolo! —dijo Clemenza—. Vinnie Suits, de Brooklyn, jura que vio a Brasi recibir una bala a quemarropa en el corazón, levantarse y salir andando como si no hubiese ocurrido nada.
Edward Falco (La familia Corleone)
«Rafe, mi dispiace per essermi comportato da stronzo. È quello che succede quando apro bocca. Perciò la chiuderò e lascerò che mi racconti di te, sperando che tu possa perdonarmi perché, francamente, non riesco a immaginare di non parlarti mai più» disse, e aspettò la risposta di Rafe. Quest’ultimo non poteva credere che un ragazzo come Pierce volesse la sua amicizia. Lui era veleno, ma se il veleno era dolce, al diavolo gli antidoti.
Chris Ethan (Il ragazzo con la valigia (C'era una volta un ragazzo, #1))
«Cash, che diavolo ti è saltato in mente?» domandò Joey. «È stato davvero stupido! Non guardi le notizie? Hai idea di quello che ci sarebbe potuto accadere? Di quello che mi sarebbe potuto accadere?» L’attore era molto più scosso di quanto Joey si aspettasse. Doveva sapere bene il pericolo che avevano corso, perché le mani gli tremavano mentre fumava. «Lo so, lo so» disse. «Scusami, non so che cosa mi è preso... Siamo entrati e quando ho sentito quello che ha detto mi è scattato qualcosa dentro. Ho perso il controllo: non potevo non fargliela pagare dopo che aveva detto quelle cose contro di te. Non ho mai l’occasione di lottare per me stesso, e ho sentito che era il momento di lottare per qualcuno, capisci?»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
Look, Grover Cleveland,” one of them finally snapped at me after my third approach. “Harmoniums and water wings, diavolos and pungs we got, but Victorian easy chairs—nyet. And now, excuse me, will you? I have another nudnick here wants a round table like King Arthur’s.
S.J. Perelman (The World of SJ Perelman: The Marx Brother's Greatest Scriptwriter)
«Ma sei un diavolo, giusto? Non posso fidarmi di te.» «Sì che puoi.» Abaddon sentì la verità di quelle parole dal profondo del cuore. «Non potrei dirlo di nessun altro al mondo, ma a te non posso mentire. Hai un potere su di me che non so spiegare. Brilli più della Stella polare, e il pensiero di spegnere quella luce...» Scosse la testa. «Desidero prendere la tua anima, ma non credo di poterlo fare. Non credo sarei più capace di convivere con me stesso.» Eppure avrebbe dovuto farlo, per tutta l’eternità. Non c’era tregua dall’Inferno
Marie Sexton (Damned If You Do)
La fede è ciò che si usa per opprimere, per negare, per giustificare, per giudicare nel nome di Dio. La fede è ciò che è stato usato come mezzo per razionalizzare più male in questo mondo di qualsiasi altra cosa nella storia. Se esistesse il Diavolo, la fede sarebbe la sua più grande invenzione. Con la fede puoi portare gli altri a credere in ciò che non esiste, e far sì che usino quella convinzione per distruggere tutto ciò che c’è di prezioso nel mondo. Li puoi portare a far propria un’idea di qualcosa di falso, e usare quell’idea per creare conflitto, violenza e morte. Se aprissi gli occhi, vedresti che la fine si avvicina, che il nostro mondo sta arrivando alla fine. E la fine si sta avvicinando, e il mondo sta finendo, a causa della fede. Si sta avvicinando perché Dio l’ha predetto. Perché l’uomo la provocherà.
James Frey (The Final Testament of the Holy Bible)
«Sei davvero un diavolo terribile, sai. Ti perdi tutte le occasioni migliori per essere cattivo.» Sì, era un diavolo terribile. Era il motivo per cui in primis non aveva raggiunto la sua quota. E in quel momento non solo aveva fallito nel prendere l’anima di Seth, ma si era anche condannato a un’eternità senza di lui. Ma il tempo scarseggiava e Seth aveva bisogno che fosse forte. Si asciugò gli occhi e si alzò. Prese il giovane fra le braccia. Lo baciò, assaporando la sua incredibile dolcezza. Si scostò e guardò i suoi occhi. «Ti amo. Qualunque cosa succeda, voglio che tu lo sappia»
Marie Sexton (Damned If You Do)
Un uomo non riesce a conoscere la propria mente perché la mente è tutto quello che ha per conoscerla. Può conoscere il proprio cuore, ma non vuole. E fa bene. Meglio non guardarci dentro. Non è il cuore di una creatura che sta percorrendo la via che Dio le ha preparato. La cattiveria la puoi trovare anche nell'ultima delle creature, ma quando Dio ha fatto l'uomo doveva avere il diavolo accanto. Una creatura che sa fare tutto. Sa fare una macchina. E una macchina per fare la macchina. E tanto male che puo andare avanti da solo per mille anni, senza manutenzione. Ci credi? Non so Credici
Cormac McCarthy (Blood Meridian, or, the Evening Redness in the West)
Bor era appostato davanti all’entrata di casa, indossava il suo cappotto e un cappellino di lana. Le braccia erano incrociate sul petto e tutto di lui sembrava essere impaziente. «L’appuntamento con la tua amica è alle dieci, muoviti dai!» esordì. Asia non rispose e rimase a fissarlo per un tempo indefinito. Era sbigottita. «E tu che ne sai?», chiese non appena si riprese dallo stupore. «Tua madre stamattina presto è rientrata. Ti ha lasciato qualcosa da mangiare in cucina.» Cambiò discorso. Non guardava la ragazza mentre parlava, teneva lo sguardo fisso sulle braccia di Asia accartocciate in modo irrequieto. «Non ho fame. È tua abitudine origliare le conversazioni altrui?» insistette lei con caparbietà. Solo allora il Venator alzò gli occhi e catturò con il suo sguardo intenso la mente di lei. «Non origlio, sono entrato in camera tua mentre lo dicevi. Semplice. Se non devi mangiare allora copriti e andiamo.» «Per quale assurda ragione dovresti venire con me?» «Anche io voglio vedere come sta Nowak.» Asia non osò ribattere. Afferrò con un moto di stizza il suo piumino e uscì seguendo il Venator. La nebbia copriva il fiume Vistola e rendeva tutto ovattato e silenzioso, nonostante non fosse più mattino presto. Bor le porse il casco e si sedette sulla sua cavalcatura. «L’ospedale dista dieci minuti a piedi, non vengo con te in moto. Voglio fare una passeggiata» rifiutò la proposta. «Come vuoi» rispose secco lui intanto che scendeva e iniziava a camminarle davanti. Asia rimase ferma per un istante e poi con una rapida corsa lo raggiunse posizionandosi al suo fianco. «Guarda che la mia passeggiata doveva essere solitaria», affermò. «Saprò essere invisibile e silenzioso.» Cosa diavolo vuole questo cavernicolo da me? si domandò lei, mentre manteneva il passo svelto di Bor. (brano tratto da R.I.P. Requiescat In Pace di Eilan Moon)
Eilan Moon (R.I.P. Requiescat In Pace (The R.I.P. Trilogy, #1))
Dentro di me portavo ancora il ricordo di quando, da piccola, nel periodo in cui era davvero molto malata, avevo capito per la prima volta il significato della morte. E ogni tanto mi tornava alla mente come un fulmine a ciel sereno. Soprattutto nei giorni di pioggia, quando passato e futuro svaniscono lentamente nell'aria. A un tratto, una lacrima cadde sulla pioggia del libro. E un istante dopo piangevo a dirotto. Sentii il rumore della pioggia che cadeva sulla grondaia ed ebbi un sussulto. Poi, chiedendomi perché diavolo mi fossi messa a piangere, mi asciugai il viso e continuai a leggere, dimenticandomi completamente dell'accaduto.
Banana Yoshimoto (Goodbye Tsugumi)
Non guardarti? Ma che diavolo dici, Heller!” Poi sorrise. “Ehi, hai mai notato che il tuo nome assomiglia alla parola hell, inferno?” Gli lanciai uno sguardo torvo. “Me l’hanno fatto notare.” Circa un milione di volte mentre crescevo. Lawson mi spinse contro il muro. “E allora, mio bel gattino infernale, vuoi spiegarmi perché non dovrei guardarti?” Come poteva aspettarsi che riuscissi a pensare con la sua erezione premuta contro di me? Il mio compagno mi dava davvero troppo credito. “Io… sono un po’ in disordine. Non ho un bell’aspetto.” Lawson mi circondò il viso con le mani. “Non sono d’accordo. E il tuo aspetto, qualunque esso sia, è per me,
M.A. Church (Behind the Eight Ball (Fur, Fangs, and Felines #2))
Il Diavolo della Piccola Città: i pettegolezzi, le gelosie, l'acrimonia, la noia, le bugie. No, i veleni provinciali non aiutano. Qui la gente si annoia, è invidiosa, la sua vita è quella che è e quella che sempre sarà, e così, senza dubitare seriamente della storia, la riferisce: al telefono, per la strada, in mensa, in aula.
Philip Roth (The Human Stain (The American Trilogy, #3))
Si fa così bene quel che si fa, quando si pensa a una bella donna! Sopra tutto, poi, quando si capisce che è l’unica via per giungere a lei.
Anton Giulio Barrili (Il ritratto del Diavolo)
Beh, è veramente interessante", disse il professore sobbalzando per la risata, "che qui da voi, quale che sia la cosa di cui si parli, non esista niente".
Michail Bulgakov (The Master and Margarita)
Tutti noi soffriamo di una malattia, di una malattia di base, per così dire, che è inseparabile da ciò che siamo e che, in un certo modo, fa ciò che siamo, se anzi non è più esatto dire che ciascuno di noi è la propria malattia, per causa sua siamo così poco, così come per causa sua riusciamo ad essere tanto, tra una cosa e l'altra la scelta la faccia il diavolo.
José Saramago (The Year of the Death of Ricardo Reis)
Il nostro proprio volere, spontaneo e libero, il nostro proprio capriccio, anche se stravagantissimo, la nostra fantasia, irritata a volte magari fino alla pazzia, tutto ciò è appunto quello stesso vantaggiosissimo vantaggio tralasciato, che non rientra in nessuna classificazione e a causa del quale tutti i sistemi e le teorie se ne vanno continuamente al diavolo.
Fyodor Dostoevsky (Notes from Underground, White Nights, The Dream of a Ridiculous Man, and Selections from The House of the Dead)
Se ti chiedessi dove diavolo siamo – disse Arthur con voce fioca – potrei poi pentirmene? Ford si alzò. – Siamo in salvo – disse. – Oh, bene! – disse Arthur. – Siamo in una piccola cambusa – disse Ford – in una delle astronavi della Flotta Costruzioni Stradali Vogon. – Ah! – disse Arthur. – Questo è un modo di usare l’espressione in salvo che ancora non conoscevo.
Douglas Adams (The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy (The Hitchhiker's Guide to the Galaxy, #1))
«Ecco il problema, Nicky, vero?» «Cosa?» «A te non importa. Non ti è mai importato.»«Di cosa diavolo stai parlando?» «Quando voi ragazzi decideste di cogliere al volo l’occasione per buttare fuori a calci Jess dalla band, avete mai tenuto conto di come potevo sentirmi io al riguardo?» «Dio, sei così gay. Perché diamine avrebbe mai dovuto riguardarti la cosa? Ok, è stato uno schifo, ma vabbè. È così che funziona.» «Mi riguardava perché ero innamorato di lui, testa di cazzo. Lo ero, lo sono, lo sono da anni…» la voce di Shane si affievolì.Nick si bloccò. «Tu eri innamorato di… Jesse?» «Sì. E la faccia che stai facendo in questo momento è il motivo per cui non te l’ho mai detto. Voi ragazzi avete mandato tutto a puttane quando lo avete fatto fare a me.»
Piper Vaughn (Moonlight Becomes You (Lucky Moon, #1))
-Che cos'è un essere umano? - Mi scusi? - Hai detto che hai studiato gli uomini, no? Hai scoperto qual è il valore di un uomo? - Gli esseri umani sono indefinibili - Non darti delle arie. Il valore di un uomo sta nell'apparenza. Al diavolo la convinzione che un uomo vada giudicato per il suo animo o la sua personalità. Gli uomini vengono definiti tali dall'aspetto del loro corpo, col quale possono osservare, sentire, odorare, toccare, gustare e avere contatti con gli altri; siamo uomini grazie proprio a questa carne a forma di uomo capace di comandare il nostro spirito. Mentiamo perché abbiamo la gola, feriamo gli altri perché abbiamo il corpo e ci facciamo osservare perché abbiamo gli occhi. Proprio perché possediamo una forma, ci facciamo tormentare da un brufolo di pochi millimetri, ci innervosiamo per un'irregolarità del corpo di pochi centimetri e ci facciamo prendere dal panico per aver perso un solo dente anteriore. Occhi più grandi di qualche millimetro attirano molti sguardi, mentre un naso più grande di qualche millimetro li distoglie. Donne più sottili di qualche centimetro vengono osservate e uomini più bassi di qualche centimetro non riescono a farsi notare. Senza corpo gli uomini non soffrirebbero" (Nakoshi Susumu)
Hideo Yamamoto (Homunculus 5)
Mi consenta di chiederle come può l'uomo governare se non solo non può fare un piano di qualunque tipo, fosse pure per un tempo breve fino al ridicolo, diciamo mille anni, ma non può garantire nemmeno il proprio domani.
Michail Bulgakov (The Master and Margarita)
Ecco, è così che mi sento: in sala d'attesa. Fa un po' ridere ma è così. Sala d'attesa mentre studio, mentre prendo una laurea che potrei usare come carta igienica, mentre faccio la disoccupata a vita, mentre scrivo romanzi che nessuno leggerà mai, neanche il mio ragazzo, perchè dice che scrivo frasi troppo brevi e la punteggiatura lo snerva. Sala d'attesa, sempre e comunque. Che poi, chissà che diavolo stiamo aspettando, tutti quanti.
Bianca Rita Cataldi (Waiting Room)
Secondo le accuse, le “streghe” erano donne che avevano rapporti con il diavolo, si dedicavano a riti satanici e si abbandonavano a folli orge. In realtà si trattava di donne esperte in medicina naturale, per lo più contadine che conoscevano le proprietà curative delle erbe, usate ancora oggi. Ma queste donne, accrescendo le loro conoscenze e capacità di aiutare la gente, che le apprezzava, si affrancavano dalla dipendenza da Dio e dalla Chiesa.
Giuliana Sgrena (Dio odia le donne)
La bellezza è una cosa terribile e paurosa. Paurosa, perché è indefinibile, e definirla non si può, perché Dio non ci ha dato che enigmi. Qui le due rive si uniscono, qui tutte le contraddizioni coesistono. Io, fratello, sono molto ignorante, ma ho pensato molto a queste cose. Quanti misteri! Troppi enigmi sulla terra opprimono l’uomo. Scioglili, se puoi, e torna salvo alla riva. La bellezza! Io non posso sopportare che un uomo, magari di cuore nobilissimo e di mente elevata, cominci con l’ideale della Madonna e finisca con l’ideale di Sodoma. Ancora più terribile è quando uno ha già nel suo cuore l’ideale di Sodoma e tuttavia non rinnega nemmeno l’ideale della Madonna, anzi, il suo cuore brucia per questo ideale, e brucia davvero, sinceramente, come negli anni innocenti della giovinezza. No, l’animo umano è immenso, fin troppo, io lo rimpicciolirei. Chi lo sa con precisione cos’è? Lo sa il diavolo, ecco! Quello che alla mente sembra un’infamia, per il cuore, invece, è tutta bellezza. Ma c’è forse bellezza nell’ideale di Sodoma? Credimi, proprio nell’ideale di Sodoma la trova l’enorme maggioranza degli uomini! Lo conoscevi questo segreto, o no? La cosa paurosa è che la bellezza non solo è terribile, ma è anche un mistero. E’ qui che Satana lotta con Dio, e il loro campo di battaglia è il cuore degli uomini. Già, la lingua batte dove il dente duole…E ora veniamo al fatto. Ascolta.
Fyodor Dostoevsky
Mi aveva convinto che al buio i personaggi lasciano le pagine e vagano per la casa; io nascondevo la testa per paura del diavolo negli specchi e di quella folla di personaggi che peregrinavano per le stanze rivivendo le loro avventure e passioni: pirati, cortigiane, banditi, streghe e donzelle. Alle otto e mezzo dovevo spegnere la luce e dormire, ma zio Pablo mi regalò una lanterna per leggere sotto le lenzuola; da allora ho una perversa inclinazione alla lettura segreta.
Isabel Allende (Paula)
Dima spostò le gambe della ragazza, se le posò in grembo e iniziò a massaggiarle i piedi. Dopo un attimo di silenzio le rispose con falsa timidezza: «Facciamo pace. Ho un regalo per te, ma a una condizione». Sul volto di Irina comparve un sorriso malizioso: «Sentiamo». «Non chiamarmi mai più Dmitrij!» Rispose lui quasi urlando, incollando il suo sguardo a quello furbo di lei. Irina scoppiò a ridere di gusto. Sembrò una lucciola nella notte. Lui ricambiò quell’allegria con un sorriso che mostrò la sua dentatura bianca e perfetta. «Va bene, mio caro Dmitrij, farò la brava.» Lo schernì lei con una smorfia divertita e provocatoria. Dima la sollevò per i piedi e la ribaltò sul divano, bloccandola con il peso del suo corpo, e i due giovani si ritrovarono con le labbra quasi unite. Poteva sentire il respiro di Irina sotto il suo naso, quella vicinanza lo stordì. Avrebbe voluto baciarla con una tale passione da impedirle di respirare. Lei ridacchiò come una bambina.
Eilan Moon (Teufel, il Diavolo)
E' una di quelle notti in cui sei a bordo da cinque giorni egoisti che sembrano venti e tutto ciò che riguarda la terra sembra così lontano che non te ne frega un cazzo; e ti rendi conto che da un secolo non ascolti chiacchiere radiofoniche, non leggi un giornale, non guardi la tele, non ti parlano di politica nè di corruzione, non ti dicono sa com'è, e la vita continua il suo corso e non succede assolutamente nulla e ti domandi cosa si può fare, dove diavolo ha sbagliato l'Umanità.
Arturo Pérez-Reverte (Los barcos se pierden en tierra: Textos y artículos sobre barcos, mares y marinos (1994-2012))
Poi... sei arrivata tu. Ho dovuto credere che tu mi amassi, che amassi veramente me, non i milioni di mio padre. Non c'era altro motivo per cui avresti voluto sposare un diavolo senza un penny e con i miei ipotetici precedenti. E io provavo pena per te. Oh, sì, non nego di averti sposata perché provavo pena per te. E poi... ho scoperto che eri la migliore, la più allegra e la più cara compagna che avessi mai avuto. Spiritosa, leale, dolce. Mi hai costretto a credere nuovamente nella vera amicizia e nel vero amore. Il mondo sembrava di nuovo bello perché c'eri tu, tesoro mio. Desideravo che continuasse così per sempre tra di noi. L'ho capito la notte in cui sono tornato a casa e ho visto per la prima volta la luce della mia casa che risplendeva sull'isola. E sapevo che tu eri lì ad aspettarmi. Dopo essere stato senza una casa per tutta la vita, era bello averne una. Tornare affamato a notte inoltrata e sapere che c'era un buon pasto e un fuoco accogliente - e che c'eri tu.
L.M. Montgomery (The Blue Castle)
Ma ancora non sono dove vorrei essere,” disse. “Sono ancora – come dire? – sono ancora spaventato.” “Notizia dell'ultim'ora, scemo. Tutti abbiamo paura. Devi fartene una ragione e andare avanti.” Baciò Zach con gentilezza. “Impara ad accettare ciò che puoi e ciò che non puoi fare. Come già stai facendo.” “Non so come farò a Boston, senza di te,” disse Zach. David sbuffò. “Te la caverai benissimo. Abbiamo un intero anno di tempo per lavorare sulla tua autostima. Diamine, ragazzi molto più giovani di te vanno al college tutti da soli; ragazzi con le loro inibizioni e i loro problemi. Sarai in buona compagnia. Pensi che io fossi perfettamente a mio agio quando andai all'UCLA? Diavolo, no.” “No?” “No. Perché era passato appena un anno da quando avevo perso il mio migliore amico, e l'amore della mia vita.” Batté la fronte contro quella di Zach. “Tu non avrai questo problema, perché sai che non mi perderai mai. Io ci sarò.” “Insieme per sempre?” “Insieme per sempre,” gli fece eco David. Tirò Zach a sé e appoggiò la testa sulla sua spalla
Rowan Speedwell (Finding Zach (Finding Zach, #1))
E infine lord Barron le sorrise come un predatore che abbia appena fiutato nella foresta la scia della preda. «Non vi preoccupate, mia cara, vi condurrò io.» Iniziarono a piroettare sulla pista, seguendo il ritmo del Wiener Bonbons di Strauss, mentre tutte le altre figure divenivano forme sfocate e indistinte. Lei non aveva mai ballato un valzer in vita sua, ma quella poteva dirsi l’ultima delle sue preoccupazioni. La vicinanza palpabile con quel torace le impediva di produrre pensieri razionali, soprattutto visto che la giacca skinny del completo di Barron gli aderiva come una seconda pelle, evidenziando ogni linea della massa compatta che si nascondeva sotto la stoffa. Bisognava riconoscere che in abiti formali tutti i Ragusia-Selvatia rendevano al meglio. Anzi. Nonostante fosse il fratello di Sua Signoria “PURA LUSSURIA”, il Gobbo non ne era affatto una pallida imitazione. Riusciva a intrigarla quasi di più, proprio perché era massiccio e sostanzioso. Un corpo così invitava le giovani avvocatesse affamate a banchettare. Dio ci manda la carne, e il diavolo i cuochi.
S.M. May (Dreams Collection)
Una volta ho letto, non ricordo più dove, che agli oggetti antichi può legarsi una maledizione, uno scongiuro, un incantesimo, i quali poi vanno a colpire chi si mette in casa e custodisce simili chincaglierie. Sai forse che cosa inneschi, quando richiami con un fischio un cane randagio che ti viene incontro durante una passeggiata serale? Per compassione lo porti al caldo, nella tua stanza, ed ecco che, all'improvviso, dal suo pelo nero fa capolino il diavolo. Io, pronipote di John Dee, sto forse vivendo ciò che accadde un tempo al dottor Faust?
Gustav Meyrink (Angel of the West Window)
Ma ragazzi, sto pianificando di venire a vivere con voi e non conosco nemmeno i vostri cognomi? A cosa diavolo sto pensando?” “No, non dire così,” replicò Tal. “Io mi chiamo Talise Martin. Possiedo un’impresa di costruzioni, ma lavoro soprattutto per la nostra colonia. Siamo in una trentina e viviamo nei pressi di West Falls. Mi piace mangiare un po’ di tutto, ma vado matto per gli hamburger. Il mio colore preferito è il nero.” “Mi chiamo Dolfoon Hoyer e gestisco la parte amministrativa dell’impresa di Tal. Mi piace la bistecca con le patate e il mio colore preferito è il rosso.” “Mi leggerete anche il vostro curriculum?” “Se ti può aiutare a cavalcarmi meglio, te ne spedirò subito uno.” Restai a bocca aperta. La risata di Tal riecheggiò per la cucina. “Le cose si fanno interessanti. Dovrò iniziare a raccogliere le scommesse su chi di voi due avrà l’ultima parola.” Dolf mi sorrise. “Al vincitore spetta il culo di Tal.” “Ehi!” Sorrisi e feci l’occhiolino a Dolf. “Per me va bene.” “Ehi!” Io e Dolf scoppiammo a ridere e mentre sedevamo a mangiare, ebbi la netta impressione che alla fine avrebbe funzionato.
M.A. Church (Trouble Comes in Threes (Fur, Fangs, and Felines, #1))
[S]ai chi è quel diavolo, vero? Sei tu. Credi che il tuo rancore possa scomparire così facilmente? Il nostro nemico peggiore si nasconde sempre in fondo all’anima! La felicità e l’infelicità dipendono da noi. Ma, incontrando un problema dopo l’altro, uno si convince che non sarà mai felice. Colui che riesce a controllare i pensieri negativi – è il più forte fra gli uomini! Sei debole di spirito, ma molto intelligente. Per questo pensi sempre troppo, e ti soffermi su questioni logoranti. Quando supererai questo tuo problema, diventerai il guerriero più potente!
Hiroyuki Takei (シャーマンキング 完全版 23 (Shaman King: JC Kanzenban, #23))
Lui non è riuscito a spezzarti.” Zach si sottrasse. “Certo che sì. Mi sono spezzato, Taff. Mi sono sottomesso, ho fatto ciò che mi chiedeva, sono stato quello che ha voluto che fossi. Mi aspettavo di non uscire mai più da lì; mi aspettavo solo di morire, prima o poi. Come fai a dire che non è riuscito a spezzarmi?” “Perché, scemo, quando ti si è presentata un'occasione, l'hai colta al volo. Non saprei dirti quante volte ho visto della gente rinunciare alle occasioni, spaventati dal rischio, spaventati all'idea di essere coraggiosi. E loro non erano in una situazione spaventosa come la tua. Diavolo, io stesso delle volte ho preferito non correre il rischio, perché avevo paura. E non si trattava di vita o morte – solo di… solo di vita.” Si scostò e prese di nuovo il viso di Zach tra le mani; i suoi occhi castani cercavano con ansia quelli di Zach. “Un uomo spezzato non avrebbe mai tentato di uccidere Esteban,” disse, la voce agitata. “Un uomo spezzato non ci avrebbe neanche pensato. E tu – tu l'hai fatto. Hai colto l'occasione. E ce l'hai fatta. Tu hai vinto. Lui ha perso. E non devi permettere che ciò che ti è accaduto ti fermi, mai più.
Rowan Speedwell (Finding Zach (Finding Zach, #1))
- Il mare sarebbe Dio? - No, ma è lo specchio in cui Dio si riflette. Guai a chi infrange il suo ordine e altera il ritratto dell'Onnipotente, composto dalle onde quando sono calme e si succedono regolari. Non può risultarne che una tempesta, attraverso la quale Satana troverà il suo varco.
Valerio Evangelisti (Veracruz)
Sul serio, Taff. Mi ami? Voglio dire, mi ami davvero? Non solo perché siamo cresciuti insieme o stronzate del genere. Ma amore, nel senso di amore vero?” “Amore tipo 'ti-sposerei-se-solo-in-Colorado-fosse-legale', ecco che tipo di amore,” disse serio David. Si piegò in avanti e appoggiò la testa contro l'addome di Zach, passando le braccia attorno ai suoi fianchi e appoggiandole sul tavolo dietro di lui. “Sono innamorato di te da sette fottuti anni, Zach Tyler, da quando mi hai baciato, e non mi importa se hai delle cicatrici o i pidocchi o i nervi a fior di pelle, ti amo e voglio stare con te. Puoi scappare, nasconderti e fare finta di niente, se vuoi; non ti chiedo nulla. Ma voglio che tu sappia quello che provo. So che non sei ancora pronto per una relazione seria, e va bene. Posso aspettare.” Zach passò le mani tra i capelli arruffati di David, giocando con le ciocche screziate. “Sei completamente matto, lo sai, Taff? Proprio non riesco a capire perché diavolo tu voglia qualcuno come me. Sono del tutto fuori di testa; credo che tu te ne sia accorto, dopo ieri notte. Ma, Gesù, quanto lo voglio. Lo voglio davvero. Sono solo un po' spaventato.” “Lo so. Anch'io
Rowan Speedwell (Finding Zach (Finding Zach, #1))
«Non so in che anno pensa di vivere, ma per il resto del mondo è il 2017» disse Cash. «Quello che sta facendo è illegale e se non cambia atteggiamento chiamerò la polizia e racconterò quello che sta succedendo.» «E puoi dir loro che li saluta Johnny della stazione di servizio» disse l’uomo. «Vedi, io e i poliziotti abbiamo vedute simili. Se non vuoi finire in prigione per una settimana, io chiuderei quella boccaccia che ti ritrovi. Non so chi diavolo ti credi di essere, ragazzino, ma nessuno viene nella nostra città e pretende di insegnarci come vivere.» Cash lanciò un’occhiata al giornale che l’uomo stava leggendo. Come un segno del destino, vide una foto di se stesso accanto al titolo principale, che recitava: Cash Carter, la mina vagante: attore sviene durante un concerto. «In realtà sa benissimo chi sono» disse l’attore indicando l’articolo. «Sono la mina vagante di cui stava leggendo poco fa. Avrebbero potuto stampare una foto migliore, ma almeno ne hanno scelta una recente.» Il vecchio alternò lo sguardo tra Cash e il giornale, come fosse qualche sorta di trucco di magia. «Dato che ora ci conosciamo un po’ meglio, apri bene le tue orecchie del cazzo, Johnny» disse Cash. «Puoi anche essere amico della polizia locale, ma io sono amico della polizia di tutto il mondo: si chiamano fangirl, e ce ne sono quasi trenta milioni che seguono ogni mia mossa. Adesso chiedi scusa al mio amico e gli dai la chiave del bagno, perché se non lo fai racconterò a tutte le fangirl il trattamento che abbiamo ricevuto oggi e le scatenerò contro il tuo negozio come uno sciame di locuste! Ti tormenteranno, ti umilieranno e inseguiranno il tuo culo rugoso e razzista fino in capo al mondo, fino al giorno in cui la tua miserabile esistenza deciderà di giungere al termine! Sono stato abbastanza chiaro?»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
Jesse trattenne il respiro. Respira… respira. Era solo Shane. Era sempre solo Shane. Il problema era che Shane non era mai stato “solo” qualcosa. Era iniziata come il ragazzo più spaventoso che Jesse avesse mai conosciuto, per diventare il suo primo e vero amico, e poi… Beh, poi c’era stata la patetica cotta che aveva preso per Shane praticamente da subito. Già. “Solo Shane” era una balla.Shane era tutto per lui, lo era stato fin dall’inizio. Jesse sapeva che anche Shane gli voleva bene, ma non in quel modo. Assolutamente non in quel modo. Fissò il quaderno di appunti. Si sentiva a disagio vicino al suo miglior amico, per la prima volta da quando si erano seduti insieme in biblioteca il giorno in cui si erano conosciuti, Shane imbronciato e arrabbiato, Jesse terrorizzato a morte. Quel disagio non era niente del genere. Allora era tutto un «ti prego, non pugnalarmi con la penna!» mescolato a un po’ di «accidenti, sarebbe uno schianto se non fosse un coglione simile».Non più. Adesso era quel momento, era al punto in cui Jesse non credeva sarebbe riuscito a passare altri due anni nell’attesa di rivelare a Shane ciò che provava. Si rendeva conto – diavolo, era evidente! – che un “lui e Shane” non ci sarebbe mai stato, ma più se lo teneva dentro, più avrebbe cominciato a comportarsi in modo strano. Non era mai stato bravo ad avere dei segreti
Piper Vaughn (Moonlight Becomes You (Lucky Moon, #1))
Non occorre davvero dilungarsi molto sull’argomento: la maggior parte degli uomini è oggi pienamente consapevole che la matematica è entrata come un demone in tutti i settori della vita. Forse non tutti credono alla storia del diavolo al quale si può vendere l’anima; ma coloro che dell’anima un po’ devono intendersene, perché in qualità di preti, storici e artisti ne ricavano buoni profitti, attestano che essa è stata mandata in rovina dalla matematica e che dalla matematica è scaturita un’intelligenza malvagia, grazie alla quale l’uomo è sì divenuto signore della terra, ma anche schiavo della macchina. L’aridità d’animo, l’orribile mescolanza di rigore nei dettagli e di indifferenza per l’insieme, la spaventosa solitudine dell’uomo in un deserto di particolari, la sua inquietudine, la malvagità, l’insensibilità, la sua sete di denaro, la freddezza e la violenza che caratterizzano il nostro tempo sarebbero da questo punto di vista solo e soltanto la conseguenza dei danni che un pensiero rigorosamente logico arreca all’anima. E così già allora, quando Ulrich divenne matematico, c’erano persone che pronosticavano il crollo della civiltà europea perché nell’uomo non albergavano più né la fede né l’amore, né l’innocenza né la bontà; e significativamente costoro, da ragazzi, quando andavano a scuola erano stati tutti piuttosto scadenti in matematica.
Robert Musil (The Man Without Qualities)
Di carattere era più silenzioso che loquace; aveva anche una nobile inclinazione all’istruzione, vale a dire alla lettura di libri, del contenuto dei quali non si occupava; per lui era perfettamente indifferente che si trattasse delle avventure di un eroe innamorato, di un semplice abbecedario o di un libro di preghiere: leggeva tutto con uguale attenzione; se gli avessero allungato delle formule chimiche, non avrebbe rifiutato neanche quelle. Non che gli piacesse quel che leggeva, ma piuttosto il leggere stesso, o, meglio, il processo stesso della lettura, il fatto che, guarda, da delle lettere vien sempre fuori qualche parola, che, delle volte, il diavolo lo sa, cosa vuol dire.
Nikolai Gogol (Dead Souls)
Se c'è una cosa che mi fa impazzire del cinema, è la terapia del dolore. La rimozione dell'infelicità. La censura della fatica di uscirne. La vita che ricomincia solo quando è tornata sopportabile. Non so che darei per praticare il «sei mesi dopo» nella vita non filmica. Oh, lo so cosa state pensando. Sento già l'obiezione: «Sì, d'accordo, ma anche quel tempo intermedio è vita: se lo salti, è come se morissi nell'intervallo». Sentite questa, allora: «Meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita». Bella, eh? E sapete chi l'ha detta? Rita.Levi.Montalcini. Ecco chi. Per cui, al diavolo la retorica dela vita che vale la pena anche quando è sofferenza. Io,se posso, la sofferenza la evito.
Diego De Silva (Mia suocera beve)
Invecchieremo negli anni, per la vita burrascosa, e ci arresteremo dinanzi al desiderio; ciò non vuol dire che saremo <> - Dio ci salvi! - non ostenteremo <>. No, saremo più contenti di restare quieti a colloquiare in silenzio; tutto sarà ricordo ameremo ancora libri e quadri che agli altri appaiono senza valore. Certamente, invecchieremo, in un tempo lontano. Adesso e per molto ancora, varrà la pena adirarci, amarci, scontrarci, litigare, per gli altri siamo oggetto di discussione, sconforto per i nostri cari. In tutto ciò un mio pensiero ricorre, non senza tenerezza per me stesso: invecchieremo. A meno che una furibonda chimera non ci mandi al diavolo prima del tempo. 1922, A Miloš Crnjanski - amico di gioventù di Andrić (Poesie Scelte)
Ivo Andrić
Credo che il potere sia una gran brutta cosa. Sono rassegnato e fatalista di fronte al dato di fatto della sua esistenza, ma penso sia una calamità. Senta, io ho conosciuto individui che sono arrivati al potere, ed è una cosa terribile. Terribile come uno scrittore che riesca a diventare celebre. È come portare un'uniforme; quando si porta un'uniforme non si è più gli stessi: ebbene, accedere al potere è come portare un'uniforme invisibile, sempre la stessa. Mi domando: perché un uomo normale o apparentemente normale accetta il potere, accetta di vivere in ansia dalla mattina alla sera, e via dicendo? Probabilmente perché dominare è un piacere, un vizio. ... Il potere è diabolico: il diavolo non era altro che un angelo con ambizioni di potere. Desiderare il potere è la grande maledizione dell'umanità.
Emil M. Cioran
Per tutta la durata di quella telefonata, aveva avuto un solo pensiero nella testa. Un’idea improbabile, irrealizzabile e stupida. Una gran brutta idea, di quelle che ti tormentano fino a quando non le metti in atto. Iniziò a valutarne mentalmente i pro e i contro. Pro. L’avrebbe rivista. Contro. Lei avrebbe potuto non essere altrettanto contenta di rivedere lui. Pro. Il precedente “contro” era davvero improbabile. Contro. Rischiava di sembrare uno stupido. O uno stalker. Pro. Anche questo “contro” era decisamente improbabile. Sapeva che sarebbe sembrato solo molto romantico, imprevedibile e un po’ folle. Come d'altronde era. Contro. Come faceva a non andare in ufficio dopo essere mancato per due settimane? William si fermò un istante a riflettere. Al diavolo: aveva già deciso al primo “pro” che nessun “contro” avrebbe potuto competere con “l’avrebbe rivista”.
Elle Caruso (Attraverso l'obiettivo)
Quando avviene che un individuo abbia contratto forti debiti con un altro con il quale in seguito gli capita di litigare, si direbbe che una regola rigorosa della buona creanza imponga al primo di diventare nemico del secondo, e più spietato di quanto non sarebbe un estraneo. Poi, per motivare la propria crudeltà e la propria ingratitudine, si è costretti a gettare ogni colpa sull’altro. Nessuno è mai disposto a riconoscere il proprio cieco egoismo e ad ammettere di essere furibondo perché una speculazione non è andata a buon fine. Manco per sogno! Le cose sono andate come sono andate perché il socio ha provocato una siffatta situazione a causa della trame più vili e mosso da perfide intenzioni. La sua coerenza induce il persecutore a sostenere che il contrario è vero: il perseguitato è un lestofante; altrimenti lui, il persecutore, non sarebbe che un miserabile. Per giunta, ciò che per solito vale a tranquillizzare ulteriormente la coscienza dei creditori più implacabili, sta nel fatto che in genere chi si trova in difficoltà finanziarie non è caratterizzato da una specchiata onestà. Nasconde sempre qualcosa di non del tutto limpido: o ha esagerato magnificando la consistenza di una fortuna in realtà più modesta, o ha celato l’effettivo andamento dei suoi affari, o ancora asserisce che le sue faccende procedono a gonfie vele quando invece stanno andando a catafascio, e continua a sorridere (quale tragico sorriso!) mentre ormai è sull’orlo del fallimento; inoltre è sempre pronto ad attaccarsi a qualsiasi pretesto pur di rinviare i pagamenti e riuscire a dilazionare anche di pochi giorni la fatale catastrofe. «Basta, basta con questa disonestà!», esclama trionfante il creditore dileggiando il povero derelitto che affonda. «Ma tu, pazzo, perché non ti afferri alla pagliuzza?» propone il signor Buon Senso all’uomo che sta annegando. «E tu, mascalzone, perché non ti decidi ad affrontare la vergogna del Bollettino dei protesti alla quale non ti è più possibile sottrarti?» dice chi s’impingua grazie all’ottimo andamento dei suoi affari al povero diavolo che si dibatte in un pelago in tempesta.
William Makepeace Thackeray (Vanity Fair)
Andai nei boschi perché desideravo vivere deliberatamente, affrontare solo i fatti essenziali della vita, e vedere se non potessi imparare cosa avesse da insegnare, senza scoprire, giunto alla morte, di non aver vissuto. Non desideravo vivere ciò che non era una vita, per quanto caro mi sia il vivere; né desideravo praticare la rassegnazione, a meno che non fosse necessaria. Volevo vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, vivere in modo così risoluto e spartano da sbaragliare tutto quanto non fosse vita; da aprirmi con la falce un varco ampio e raso terra, da spingere nell'angolo la vita e ridurla ai minimi termini; e, se si fosse dimostrata essere meschina, da arrivare, perché no?, alla sua completa e genuina meschinità, rendendola pubblica al mondo; o se fosse stata sublime, da conoscerla per esperienza; e da essere in grado di darne un resoconto sincero nella mia successiva escursione letteraria. Perché gran parte degli uomini, mi pare, ha una strana incertezza al riguardo, se sia del diavolo o di Dio, e ha _un po' frettolosamente_ concluso che il primo fine dell'uomo su questa terra è "rendere gloria a Dio e goderlo per l'eternità".
Henry David Thoreau (Walden)
Io ho una religione, la mia religione, ne ho anche più di tutti loro, con le loro buffonate e i loro imbrogli! Anzi, io Dio l’adoro! Credo nell’Essere supremo, in un Creatore, uno qualunque, chi sia non ha importanza, comunque uno che ci ha messi quaggiù per adempiervi ai nostri doveri di cittadini e di padri di famiglia; ma non sento nessun bisogno di andare in una chiesa a baciare vassoi d’argento e a ingrassare di tasca mia una manica di buffoni che campano molto meglio di noi! Perché Dio lo si può onorare altrettanto bene in mezzo a un bosco, in un campo, oppure contemplando la volta celeste come facevano gli antichi. Il Dio in cui credo io è quello di Socrate, di Franklin, di Voltaire e di Béranger! Sono per La professione di fede del vicario savoiardo e per gli immortali principi del ’89! No, non lo posso ammettere un povero diavolo di Padreterno che se ne va in giro per il suo giardino con il bastone in mano, che ospita i suoi amici nel ventre delle balene, muore emettendo un grido e in capo a tre giorni resuscita: tutte assurdità in contrasto, tra l’altro, con le leggi della fisica; il che ci dimostra, tra parentesi, che i preti hanno sempre sguazzato in una torbida ignoranza in cui vorrebbero trascinare anche i popoli.
Gustave Flaubert (Madame Bovary)
Tu sei il diavolo,” disse allora Guglielmo. Jorge parve non capire. Se fosse stato veggente direi che avrebbe fissato il suo interlocutore con sguardo attonito. “Io?” disse. “Sì, ti hanno mentito. Il diavolo non è il principe della materia, il diavolo è l'arroganza dello spirito, la fede senza sorriso, la verità che non viene mai presa dal dubbio. Il diavolo è cupo perché sa dove va, e andando va sempre da dove è venuto. Tu sei il diavolo e come il diavolo vivi nelle tenebre. Se volevi convincermi, non ci sei riuscito. Io ti odio, Jorge, e se potessi ti condurrei giù, per il pianoro, nudo con penne di volatili infilate nel buco del culo, e la faccia dipinta come un giocoliere e un buffone, perché tutto il monastero ridesse di te, e non avesse più paura. Mi piacerebbe cospargerti di miele e poi avvoltolarti nelle piume, portarti al guinzaglio nelle fiere, per dire a tutti: costui vi annunciava la verità e vi diceva che la verità ha il sapore della morte, e voi non credevate alla sua parola, bensì alla sua tetraggine. E ora io vi dico che, nella infinita vertigine dei possibili, Dio vi consente anche di immaginarvi un mondo in cui il presunto interprete della verità altro non sia che un merlo goffo, che ripete parole apprese tanto tempo fa.
Umberto Eco (The Name of the Rose)
Quella macchia laggiù, che rosseggiava al tramonto e che questo crepuscolo fa buia, riempie a volte il mio animo di un'indicibile angoscia. Eppure sappiamo con certezza che il Male, qualunque sia la sua astuzia, la sua potenza, non prevarrà. Tutto è possibile a Dio. Una forza dolce, paterna, può intervenire negli avvenimenti decisivi, perfino il miracolo, cioè un intervento visibile di Dio. Noi cristiani e credenti se sappiamo che una persona è in pericolo di morte,siamo pronti ad intervenire, e se non sarà la terra a smuoversi, muoveremo il cielo. Ecco cosa significa credere in Dio. L'eternità e il suo mistero d'amore. Respingere con tutte le proprie forze l'idea del nulla. É terribile, apre abissi l'idea del nulla.
Ferruccio Parazzoli
Essere amato da una fanciulla casta, rivelarle per primo lo strano mistero dell'amore, è certamente una grande gioia, ma è anche la cosa più usuale del mondo. Impadronirsi di un cuore che non è abituato agli assalti è come entrare in una città aperta, senza presidi. L'educazione, il senso del dovere e della famiglia, sono validissime sentinelle, ma non c'è sentinella abbastanza vigile che non possa essere ingannata da una fanciulla di sedici anni, alla quale, attraverso la voce dell'uomo amato, la natura dà quei primi consigli d'amore tanto più ardenti in quanto apparentemente puri. Più la fanciulla crede al bene, più facilmente si abbandona, se non all'amante, almeno all'amore, perché, essendo senza diffidenza, è senza forza, e farsi amare da lei è un trionfo che ogni uomo di venticinque anni può ottenere tutte le volte che vuole. [...] Ma essere amato da una cortigiana è una vittoria molto più difficile. In loro, il corpo ha logorato l'anima, i sensi hanno guastato il cuore, la sregolatezza inaridito i sentimenti. Le parole che diciamo loro, le conoscono da tempo, il nostro comportamento è cosa già nota, lo stesso amore che ispirano, l'hanno più volte venduto. Amano per mestiere, e non per trasporto. Sono difese meglio dai loro calcoli che una vergine dalla madre o dal convento: così hanno inventato la parola capriccio per quegli amori non venali che si concedono ogni tanto come riposo, come scusa o come consolazione; simili a quegli usurai che depredano mille persone, e che credono di riscattarsi prestando una volta venti franchi a un povero diavolo che muore di fame, senza interessi e senza ricevuta. Poi, quando Dio permette l'amore a una cortigiana quest'amore, che inizialmente sembra un perdono, diventa quasi sempre, per lei, un castigo. Non c'è assoluzione senza penitenza. Quando una creatura, che ha da rimproverarsi un intero passato, si sente improvvisamente presa da un amore profondo, sincero, irresistibile, di cui non si sarebbe mai creduta capace; quando confessa questo amore, come la domina l'uomo amato! Come si sente forte del crudele diritto di dirle "Non fate per amore più di quello che avete fatto per denaro". Allora non sanno più che prova dare. Un bambino, racconta la favola, dopo essersi divertito un pezzo a gridare in un campo "Aiuto!" per infastidire i contadini, un bel giorno fu divorato da un orso, senza che coloro, che tante volte aveva ingannato, credessero vere le sue grida. Accade la stessa cosa a quelle infelici donne, quando amano seriamente. Hanno mentito tante volte, che nessuno le crede più, e sono, in preda ai loro rimorsi, divorate dall'amore. Da ciò derivano le grandi abnegazioni, gli austeri ritiri, di cui alcune hanno dato l'esempio. Ma quando l'uomo che ispira quell'amore redentore ha l'anima abbastanza generosa per accettarlo dimenticando il passato, quando vi si abbandona, insomma quando ama, com'è amato! Esaurisce d'un tratto tutte le possibilità terrene di emozioni, e, dopo quell'amore, il suo cuore sarà chiuso a ogni altro.
Alexandre Dumas fils (La Dame aux Camélias)
E c'era davvero qualcosa che si avvicinava dal vialetto, in direzione della casa. Lo vedevo dal binocolo, chiaro come il giorno. Era il Diavolo. Non avevo mai visto il Diavolo prima, e pur avendo scritto di lui in passato, se costretto avrei ammesso che non ci credevo affatto, se non come figura immaginaria, tragica e miltoniana. Ma la sagoma che si avvicinava dal vialetto non era il Lucifero di Milton. Era il Diavolo. Il cuore cominciò a martellarmi in petto, a battere così forte da far male. Sperai che non potesse vedermi, e di essere, in una casa al buio, protetto dai vetri delle finestre, invisibile. Nel percorrere il vialetto, la sagoma tremolava e si tramutava. Un attimo prima era scura, taurina, minotauresca, quello dopo era magra e femminea, il momento successivo ancora era lei stessa un gatto, un gatto selvatico sfregiato, enorme, grigio-verde, il volto contorto dall'odio. Ci sono dei gradini davanti alla nostra veranda, quattro scalini bianchi di legno che necessitano di una mano di vernice; sapevo che erano bianchi, pur vedendoli verdi, come tutto il resto, attraverso il binocolo. Davanti agli scalini, il Diavolo si arrestò e gridò qualcosa che non riuscii a comprendere: tre, forse quattro parole in una lingua di mugolii e ululati, che già doveva essere perduta quando Babilonia era giovane. Sebbene non comprendessi le parole, sentii i capelli rizzarmisi in testa al suono di quella voce. E poi udii, attutito dal vetro ma ancora udibile, un ringhio gutturale, di sfida. Lenta e malferma, una figura nera discese i gradini della casa, in direzione del Diavolo. In qui giorni Gatto Nero non aveva più le movenze di una pantera: incespicava e vacillava, come un marinaio da poco tornato sulla terraferma.
Neil Gaiman (M Is for Magic)
I tacchi di Bella risuonavano impertinenti sul corridoio di finto marmo. Dodici centimetri. Semplicemente un altro strumento per non sentirsi persa, e non solo fisicamente, in un mondo di gargantua. Temibili, paurosi gargantua. Per Bella riuscire a fissare il prossimo negli occhi – quasi negli occhi in caso di superamento della barriera dei 180 centimetri – era una necessità e spesso ci riusciva solo grazie alle Jimmy Choo o alle Manolo, un fringe benefit che la sua posizione di responsabile della moda del Denver Tribune le assicurava. Gli stilisti, compresi Choo e Manolo, la omaggiavano delle loro ultime creazioni? Lei certo non le rifiutava. Come ogni mattina alle nove si infilò nell’ascensore più per darsi una controllatina allo specchio che per risparmiarsi la rampa di scale che la separava dall’ultimo piano, quello della direzione. Sì, era tutto a posto, camicetta di seta bianca e gonna nera, più le Jimmy Choo di vernice rossa da togliere il fiato. Capelli castani appena ondulati sciolti sulle spalle, perle alle orecchie e al collo, un po’ di mascara sulle ciglia a evidenziare i suoi occhi verdi, e labbra più rosse del diavolo, in perfetta nuance con le Jimmy Choo. Il solito travestimento, insomma, che l’avrebbe messa al sicuro da ogni tentativo dei suoi colleghi di irrompere nella sua vita. Branco di animali. E che la chiamassero pure Miss Algida o Ghiacciolo alla moda o, ancora, 32, sottintendendo Fahrenheit (ovvero il punto di congelamento dell’acqua), o Italian Job – lavoretto italiano – sottintendendo qualcosa di più volgare, la cosa non la toccava per nulla. Forse solo un pochino, ma se ne infischiava. L’ascensore si fermò e le porte si aprirono portando sino a lei il vocio dei suoi colleghi, probabilmente intenti a bere caffè e a rimpinzarsi di ciambelle. Dio! Sembrava che non vivessero che per i carboidrati, quando lei…
Viviana Giorgi (E infine la Bestia incontrò Bella)
«Scusa Sasha, ma non avevo previsto di tornare così tardi.» Dima cercò di farsi perdonare per non essere rientrato a effettuare i lavori alla fattoria. «Ragazzo, lo sai che sto lavorando nei boschi in questi giorni. Il lavoro di taglialegna mi porta via molto tempo, gli alberi devono essere preparati per l’inverno. Puoi trascorrere la notte da Irina tutte le volte che vuoi, ma la mattina devi essere qui, puntuale per la mungitura» lo rimproverò Sasha con severità, alzandosi dalla seggiola che lo ospitava mentre strizzava con vigore le mammelle dell’ultima vacca. Dima fece cenno affermativo con il capo, anche se Sasha era visibilmente infastidito dal suo comportamento lui non riusciva a non essere felice, i suoi occhi verdi brillavano come due gemme e il fratello lo notò subito. «Hai fatto pace con la nostra Irina, eh?» chiese sorridendo, mostrando uno sguardo malizioso e sfacciato che lasciava poco da intendere. Dima si limitò a fissarlo senza ribattere. «Tutto tranquillo alla collina?» lo sollecitò Sasha, inarcando un sopracciglio. «Sì, certo» rispose lui troppo velocemente. «Mi sono perso qualcosa?» insisté di nuovo Sasha. Dmitrij brontolò perché non si era aspettato che il fratello capisse subito che era successo qualcosa durante la notte. «Non ho fatto niente!» protestò di rimando, roso dal senso di colpa per essere così chiaramente leggibile agli occhi degli altri. «Può anche darsi…» Il fratello maggiore scrutò Dima negli occhi. «In tal caso, peggio per te» concluse con ironia, ostentando un sorriso arrogante. «Ma che stai dicendo?» «Ti conosco da quando ciucciavi le tette di mamma, pensi di potermi nascondere qualcosa?» affermò Sasha abbandonando completamente il lavoro. Si alzò e una volta vicino al fratello lo afferrò per le spalle e lo strattonò con vigore. «Sarebbe anche ora!» brontolò mentre sfiorava la fronte del fratello minore con la sua. Dima si liberò da quella morsa e lo sfidò: «Anche se fosse non è affar tuo, mi pare». «Ah, tu dici? Irina è come una di famiglia e se finalmente vi siete decisi a smettere di essere scemi e a fidarvi l’uno dell’altra, io non posso che esserne felice. Ho sempre fatto il tifo per voi due!» Dima scoppiò a ridere. Quell’energumeno sempre gelido con tutti aveva tutto sommato un cuore caldo. Sasha era un uomo rude e di poche parole, con pochi amici, ma buoni. Era stato per lui un secondo padre più che un fratello e non si aspettava una dichiarazione così diretta. «Questa notte è stata la più bella di tutta la mia vita. E ce ne saranno ancora!» confessò Dima, stampandosi un sorriso luminoso sull’ovale del viso. «Certo, sei mio fratello, non puoi aver fatto cilecca!» commentò Sasha, ridendo in modo sguaiato e mostrando così non solo i denti, ma anche le tonsille. «Ben detto, sono andato dritto all'obbiettivo!» Risero entrambi.
Eilan Moon (Teufel, il Diavolo)
«Siete fortunati che non mi va di menarvi davanti a mio figlio.» Arthur cerca di trascinarmi via e io indietreggio solo perché lui mi sta implorando e mi chiama con voce strozzata; sta piangendo e probabilmente ha più paura di quel bambino di cinque anni. Un tizio con una borsa da palestra si piazza davanti all’uomo e gli dice di andare per la sua strada, che è finita. Se non che non è finita, perché io e Arthur quello che è successo ce lo porteremo dietro. Scendiamo alla fermata successiva e Arthur scoppia a piangere. Lo prendo per le spalle, come mi ha chiesto di fare Dylan quando gli vengono gli attacchi di panico, ma Arthur mi scrolla via e si guarda intorno sulla banchina. «Pensavo che a New York non ci fossero problemi con...» Fa un respiro profondo e si asciuga le lacrime sulle guance. «Locali gay, gay pride, coppie dello stesso sesso che si tengono per mano. Che diavolo. Pensavo che New York fosse tollerante.» «Per lo più lo è, credo. Ma ogni città ha la sua percentuale di stronzi.» Vorrei abbracciarlo, ma in questo momento non vuole essere toccato. Come se ogni gesto d’affetto potesse trasformarsi in un bersaglio appeso alle nostre schiene. Come se potessimo essere puniti perché i nostri cuori sono diversi. «Stai bene?» «No. Non ero mai stato minacciato. E ho avuto tanta paura per te. Perché non te ne sei stato zitto?» Avrei dovuto. Non avrei dovuto mettere in pericolo Arthur solo perché volevo difendere noi e tutti quelli come noi. «Mi dispiace. Ho avuto paura anch’io.» Rimaniamo lì per qualche minuto e quando arriva il treno successivo, Arthur non vuole salirci. È lo stesso con il treno dopo ancora. Quando arriva il terzo treno si è ripreso, per quanto umanamente possibile, e accetta di salirci solo perché è così affollato che ci sarà più gente a proteggerci se dovesse succedere di nuovo qualcosa. Non mi piace che lo stesso mondo che ci ha fatto incontrare lo stia anche spaventando. «Non ti lascio solo finché non sarai a casa» dico. Arthur si guarda intorno e poi solleva su di me i suoi stanchi occhi azzurri. La sua mano si allaccia alla mia e non lascia la presa per tutto il viaggio
Becky Albertalli (What If It's Us (What If It's Us, #1))
«Voglio qualcuno che mi ami così tanto da non sopportare l’idea di doverci nascondere nell’ombra. Voglio qualcuno che mi ami così tanto che tutte le cose brutte e difficili che possono derivare dall’uscire alla luce del sole non lo preoccupino perché le affronteremmo insieme.» Mi sfuggì un piccolo singhiozzo. «Non voglio supplicare per avere tutto questo.»«Con lui avevi la sensazione di farlo?»Un’altra lacrima scivolò lungo il mio viso, scomparendo nei miei capelli. «No. Era… bello. Giusto.» Luke mi mancava. Con lui non mi sentivo una persona diversa. Mi sentivo la versione più forte e più potente di quella che ero già. Adesso ero disposta ad ammettere il mio valore; sapevo che valevo più di una sola notte a settimana.Anche lui, del resto. Solo che non voleva correre il rischio. E io non sarei stata la rete di sicurezza di nessuno, convenientemente piazzata e su cui atterrare in tutta tranquillità.Volevo essere il viaggio avventuroso, la caduta libera, il salto da una scogliera verso qualcosa di esaltante.Prima o poi, sarei stata in grado di stare nella sua stessa stanza senza pensare che lui era stato esattamente quello per me, anche se per breve tempo.«Quindi sei innamorata di lui?» domandò Paige a bassa voce.Mi morsi l’interno della guancia. Non volevo più piangere. Innamorarsi avrebbe dovuto essere piacevole, giusto? Non qualcosa che ti faceva piangere. D’altronde, suppongo che questo fosse ciò che accadeva quando capitolavi nello stesso giorno in cui qualcuno faceva scoppiare una bomba nella tua vita privata.Ma ero davvero innamorata di Luke Pierson?Sì.Doveva essere l’unica spiegazione per cui tutto questo mi rendeva così infelice. Perché, mentre sedevo sul divano nella casa in cui ero cresciuta, non pensavo più all’imbarazzo che avevo provato. Non pensavo a chi aveva visto cosa, o se i tifosi avevano perso il rispetto per me. Pensavo solamente a lui.«Ha importanza?» chiesi a Paige. O all’universo. O a chiunque mi stesse ascoltando.Lei non rispose. Nessuno lo fece. Di sicuro sarebbe stato carino se una voce tonante mi avesse detto cosa fare. Ma non c’era nessuno. Solo io, che cercavo di capire cosa diavolo sarebbe accaduto ora
Karla Sorensen (The Bombshell Effect (Washington Wolves, #1))
Considerare il diavolo un partigiano del Male e l'angelo un combattente del Bene significa accettare la demagogia degli angeli. La faccenda, in realtà, è più complessa. Gli angeli sono partigiani non del Bene, ma della creazione divina. Il diavolo, invece, è colui che nega al mondo divino un senso razionale. Come si sa, angeli e demoni si spartiscono il dominio del mondo. Tuttavia, per il bene del mondo non occorre che gli angeli abbiano il sopravvento sui demoni (come credevo quando ero bambino), ma che i poteri degli uni e degli altri siano all'incirca in equilibrio. Se nel mondo c'è un eccesso di senso incontestabile (dominio degli angeli), l'uomo soccombe sotto il suo peso. Se il mondo perde tutto il suo senso (dominio dei demoni), è altrettanto impossibile vivere. Le cose che vengono private di colpo del loro senso presunto, del posto assegnato loro nel preteso ordine delle cose (un marxista formatosi a Mosca che crede agli oroscopi), provocano in noi il riso. All'origine, il riso appartiene dunque al diavolo. Vi è in esso qualcosa di malvagio (le cose si rivelano di colpo diverse da come volevano farci credere di essere), ma anche una parte di benefico sollievo (le cose sono più leggere di come apparivano, ci lasciano vivere più liberamente, smettono di opprimerci con la loro austera serietà). Quando l'angelo udì per la prima volta il riso del maligno, restò sbalordito. Accadde durante un banchetto, la sala era gremita e i presenti durino conquistati uno dopo l'altro dal riso del diavolo, che era contagioso. L'angelo capiva benissimo che quel riso era diretto contro Dio e contro la dignità della sua opera. Sapeva di dover reagire subito, in un modo o nell'altro, ma si sentiva debole e inerme. Non riuscendo a inventare niente di nuovo, scimmiottò il suo rivale. Aperta la bocca, emise un suono intermittente, spezzato, alle frequenze più alte del suo registro vocale [...], ma dandogli un significato opposto: Mentre il riso del diavolo alludeva all'assurdità delle cose, l'angelo, col suo grido, voleva rallegrarsi che tutto, quaggiù, fosse ordinato con ragione, ben concepito, bello, buono e pieno di senso. Così l'angelo e il diavolo si fronteggiavano e, mostrandosi l'un l'altro la bocca spalancata, emettevano all'incirca lo stesso suono, ma ciascuno esprimeva col suo clamore cose radicalmente opposte. E il diavolo guardava l'angelo ridere e rideva ancora di più, ancora meglio e con più gusto, perché l'angelo che rideva era infinitamente comico. Un riso ridicolo è un fallimento. Ciò non toglie che gli angeli abbiano ottenuto comunque un risultato. Ci hanno ingannati tutti con un'impostura semantica. Per indicare sia la loro imitazione del riso, sia il riso originale (quello del diavolo), c'è una parola sola. Ormai non ci rendiamo nemmeno più conto che la stessa manifestazione esteriore nascoste due atteggiamenti interiori assolutamente opposti. Esistono due tipi di riso e noi non abbiamo parole per distinguerli l'un l'altro.
Milan Kundera (The Book of Laughter and Forgetting)
Under capitalism, goods can go across borders but human beings cannot. It’s not a weird coincidence, it's a violent political strategy to bar people and privilege some over others. We need to envision a borderless world. Imagining a borderless world is one of the ultimate acts of decolonization because colonialism told us arbitrability there are lines here for you to cross, it is connected to capitalism, exploitation and racism, so challenging capitalism and colonization fundamentally challenges borders. If we are trying to challenge capitalistic structures that are destroying this planet, that means challenging the structures that are continuing to dehumanize human beings and designating people as legal bodies. No one is illegal on stolen lands. If we reject colonization and put ourselves in solidarity with indigenous sovereignty, then we reject that someone can be illegal and discarded. Getting involved in climate justice work involves everything, it’s not as simple as recycling, or buying local. It's everything from deciding not to be a border enforcer in your community, to being in solidarity with complex indigenous movements all over the world. Capitalism individualizes our suffering. It’s an empowering act to move away from individualizing hardship and instead collectivizing our struggles. Go out into your communities and join collectives, collective movements are the way we fight individualism and capitalism--that we are in this together as opposed to doing this on our own.
Lucy Diavolo (No Planet B: The Teen Vogue Guide to the Climate Crisis)
Aber in Venedig bekam das bloße Wort plötzlich für mich einen sinnlichen Inhalt. Ich kam von Mailand nachmittags in die geliebte Lagunenstadt. Kein Träger war zur Stelle, keine Gondel, müßig standen Arbeiter und Bahnbeamte herum, die Hände demonstrativ in den Taschen. Da ich zwei ziemlich schwere Koffer mit mir schleppte, blickte ich hilfesuchend um mich und fragte einen älteren Herrn, wo hier Träger zu finden seien. »Sie sind an einem schlechten Tag gekommen«, antwortete er bedauernd. »Aber wir haben jetzt oft solche Tage. Es ist wieder einmal Generalstreik.« Ich wußte nicht, warum Streik war, und fragte nicht weiter danach. Wir waren derlei von Österreich zu gewohnt, wo die Sozialdemokraten sehr zu ihrem Verhängnis allzuoft dieses ihr schärfstes Mittel einsetzten, ohne es dann faktisch auszuwerten. Ich schleppte also mühselig meine Koffer weiter, bis ich endlich aus einem Seitenkanal einen Gondoliere mir hastig und verstohlen zuwinken sah, der dann mich und die beiden Koffer aufnahm. In einer halben Stunde waren wir, an einigen gegen den Streikbrecher geballten Fäusten vorbeisteuernd, im Hotel. Mit der Selbstverständlichkeit einer alten Gewohnheit ging ich sofort auf den Markusplatz. Er sah auffallend verlassen aus. Die Läden der meisten Geschäfte waren herabgelassen, niemand saß in den Cafés, nur eine große Menge von Arbeitern stand in einzelnen Gruppen unter den Arkaden wie Menschen, die auf irgend etwas Besonderes warten. Ich wartete mit ihnen. Und dann kam es plötzlich. Aus einer Seitengasse marschierte oder eigentlich lief in hastigem Gleichschritt eine Gruppe junger Leute, gut geordnet, die in geübtem Takt ein Lied sangen, dessen Text ich nicht kannte – später wußte ich, daß es die ›Giovinezza‹ war. Und schon waren sie, Stöcke schwingend, in ihrem Laufschritt vorbei, ehe die hundertfach überlegene Masse Zeit gehabt hatte, sich auf den Gegner zu stürzen. Der verwegene und wirklich mutige Durchmarsch dieser kleinen organisierten Gruppe war so rasch erfolgt, daß sich die andern der Provokation erst bewußt wurden, als sie ihrer Gegner nicht mehr habhaft werden konnten. Ärgerlich scharten sie sich jetzt zusammen und ballten die Fäuste, aber es war zu spät. Der kleine Sturmtrupp war nicht mehr einzuholen. Immer haben optische Eindrücke etwas Überzeugendes. Zum erstenmal wußte ich jetzt, daß dieser sagenhafte, mir kaum bekannte Faschismus etwas Reales sei, etwas sehr gut Geleitetes, und daß er entschlossene, kühne junge Menschen für sich fanatisierte. Ich konnte meinen älteren Freunden in Florenz und Rom seitdem nicht mehr beipflichten, die mit einem verächtlichen Achselzucken diese jungen Menschen als eine ›gemietete Bande‹ abtaten und ihren ›Fra Diavolo‹ verspotteten. Aus Neugier kaufte ich mir einige Nummern des ›Popolo d'Italia‹ und spürte an dem scharfen, lateinisch knappen, plastischen Stil Mussolinis die gleiche Entschlossenheit wie bei dem Sturmlauf jener jungen Leute über den Markusplatz. Selbstverständlich konnte ich die Dimensionen nicht ahnen, die dieser Kampf schon ein Jahr später annehmen sollte. Aber daß ein Kampf hier und überall bevorstand und daß unser Friede nicht der Friede war, war mir von dieser Stunde bewußt.
Stefan Zweig (The World of Yesterday)
Dalla parte opposta Antoine-Luois-Leon Florelle de Saint-Just, pallido, fronte bassa, profilo regolare, sguardo misterioso, tristezza profonda, ventitré anni; Merlin de Thionville, chiamato dai tedeschi Feuer-Teufel, diavolo di fuoco; Merlin de Douai, criminale autore della legge dei sospetti; Soubrany, che il popolo volle come generale al primo pratile; l'ex curato Lebon che maneggiava la spada con la mano un tempo benedicente; Billaud-Varennes che sognava una magistratura dell'avvenire senza giudici, affidata a soli arbitri; Fabre d'Eglantine, che ebbe una piacevole trovata , il calendario repubblicano, come Rouget de Lisle ebbe un'ispirazione sublime, La Marsigliese, ma l'uno come l'altro senza ritorni spirituali; Manuel, il procuratore della Comune, il quale sentenziò: «Un re morto non rappresenta un uomo di meno»; Goujon che era entrato nelle truppe a Trippe Lacroix, avvocato fattosi generale e creato cavaliere di San Luigi sei giorni prima del 12 agosto; Frèron Thersiste, figlio di Fréron-Zoile; Ruhl, inesorabile nell'esaminare il contenuto del famoso armadio di ferro, predestinato al suicidio, da perfetto repubblicano, il giorno in cui fosse caduta la repubblica; Fouché, anima demoniaca e viso cadaverico; Camboulas, l'amico di di Père Duchéne, che rimproverava a Guilliotin: «Tu appartieni al Club dei Foglianti, ma tua figlia al Club dei giacobini» Jagot, che obiettava a coloro che non approvavano la nudità dei carcerati. « Una prigione è pur sempre un abito di pietra»; Javagues, il macabro violatore di tombe di Saint-Denis; Osselin, proscrittore che concedeva asilo a una proscritta, Madame Charry; Bentabolle, il quale nelle funzioni di presidente, dava al pubblico il segnale degli applausi o delle imprecazioni; il giornalista Robert, marito di Kéralio, la quale scriveva: «Né Robespierre né Marta frequentano la mia casa, Robespierrre vi può venire quando vuole, Marat non vi metterà mai piede»; Garan Coulon, che a seguito dell'intervento della Spagna nel processo contro Luigi XVI aveva chiesto fieramente che l'assemblea non si degnasse di dar lettura della lettera di un re a favore di un altro re; Grégoire, vescovo degno della Chiesa primitiva, il quale sotto l'Impero, cancellò poi la sua fede repubblicana, assumendo il titolo di conte Grégoire; Amar, che affermava: «La terra intera condanna Luigi XVI. A chi appellarsi contro la condanna, ai pianeti?» Rouyer, il quale si era opposto all'impiego del cannone dal Pont – Neuf asserendo: «La testa di un re non deve, cadendo, far più rumore della testa di un uomo qualsiasi»; Chénier, fratello di André; Vadier, uno di quelli che posarono una pistola sulla tribuna; Tanis, che diceva a Momoro: «Voglio che Robespierre e Marat si riappacifichino alla mia tavola». «Dove abitate? A Charenton. «Mi sarei stupito che abitaste altrove»; Legendre, il macellaio della rivoluzione d'Inghilterra: « Vieni dunque che ti spacchi la testa», gridava a Lanjuinais; E costui rispondeva: «Devi ottenere prima un decreto che mi classifiche tra i buoi»; Collot d'Herbois, macabro commediante che portava sul viso l'antica maschera con due bocche, una per il sì e una per il no, uomo che approvava con l'una ciò che biasimava con l'alra, pronto ad accusare Carrier a Nantes e a deificare Châlier a Lione, a inviare Robespierre al patibolo e Marat al Pantheon; Génissieux, il quale chiedeva la pena di morte contro chiunque portasse su di sé la medaglia rappresentante Luigi XVI martirizzato; Leonard Bourdain, il maestro di scuola che aveva offerto la sua casa al vegliardo di Mont-Jura;Topsent, marinaio; Goupilleau, avvocato; Laurent Lecointre, commerciante; Duhem, medico; Sergent, scultore; David,pittore; Joseph Égalité, principe. Atri ancora: Lecointe-Piuraveau, il quale chiedeva che Marat «fosse riconosciuto in stato di demenza»;
Victor Hugo (Ninety-Three)
Ma lui conosceva la verità. Era un cacciatore. La vita tra le prede semplicemente non poteva più appartenergli. Che la desiderasse o meno non importava affatto. Avrebbe solo portato rovina, a lui e agli altri. L'insofferenza nei confronti dei vivi, il disprezzo per le loro debolezze erano la sola possibilità. Per proteggere loro, e se stesso.
Aislinn (Né a Dio né al Diavolo)
Vedi, quelle lì ignorano me, ignorano chiunque. Hanno solo la loro idea, la luce, la luce, la Luce, e vogliono stare lì, a contemplarla. E' il loro obbiettivo, il loro desiderio, il fuoco che dà motivo di esistere. Non gli importa di mangiare: stanno lì e tendono verso il loro... "dio", o sogno, o chiamalo come vuoi." "E allora?" "E allora, alla fine si brucieranno le ali e cadranno. Fine. Non gliene frega niente del resto, vogliono solo quella luce, e moriranno per lei. Ma le altre..." schiacciò con un colpo sonoro una zanzara Fokker atterrata sul suo avambraccio, la osservò per qualche secondo, poi la spinse via e rovistò in tasca per trovare il fazzoletto e pulirsi. "Le altre si preoccupano solo di mangiare. Rischiano incidenti come questo, ma se saranno abili e fortunate si sfameranno, ingrasseranno e vivranno felici, senza aver mai neanche pensato alla bellezza di quel Fuoco. Ignorando che esiste. O fingendo di dimenticarsene. Finché non lo scorderanno davvero. Io mi sento come se facessi parte del primo gruppo. Non mi sfamerò mai molto, volerò e volerò a lungo, con impegno e probabilmente in cerchio, tenterò di raggiungere l'illusione di un Fuoco e morirò bruciato. Senza neanche averlo mai sfiorato.
Aislinn (Né a Dio né al Diavolo)
«Avrai sempre le mani legate con questa ragazza, – disse. – Non sarai mai tu ad avere il coltello per il manico. Qui c’è qualcosa – mi disse – che ti fa perdere la testa, e te la farà perdere sempre. Se non tagli definitivamente questo legame, alla fine quel qualcosa ti distruggerà. Non stai più semplicemente soddisfando un bisogno naturale, con lei. Questa è patologia nella sua forma più pura. Senti, – mi disse, – guardala come un critico, da un punto di vista professionale. Hai violato la legge della distanza estetica. Con questa ragazza hai sentimentalizzato l’esperienza estetica: l’hai personalizzata, l’hai trasportata nella sfera dei sentimenti, e hai perduto il senso della separazione indispensabile per il tuo godimento. Sai quando è successo? La sera che si è tolta l’assorbente. La necessaria separazione estetica è venuta meno non mentre tu la guardavi sanguinare – questo andava bene, non era questo il problema – ma quando non sei riuscito a trattenerti e ti sei inginocchiato. Ma cosa diavolo te l’ha fatto fare? Cosa c’è sotto la commedia di questa ragazza cubana che manda al tappeto uno come te, il professore di desiderio? Bere il suo sangue? Io direi che questo ha rappresentato l’abbandono di una posizione critica indipendente, Dave. Adorami, lei dice, venera il mistero della dea sanguinante, e tu lo fai. Non ti fermi davanti a nulla. Lo lecchi. Lo consumi. Lo digerisci. E’ lei che penetra te. Che altro la prossima volta, David? Un bicchiere della sua urina? Tra quanto la implorerai di darti le sue feci? Io non sono contrario perché è poco igienico. Non sono contrario perché è disgustoso. Sono contrario perché questo vuol dire innamorarsi. L’unica ossessione che vogliono tutti: l’“amore”. Cosa crede, la gente, che basti innamorarsi per sentirsi completi? La platonica unione delle anime? Io la penso diversamente. Io credo che tu sia completo prima di cominciare. E l’amore ti spezza. Tu sei intero, e poi ti apri in due. Quella ragazza era un corpo estraneo introdotto nella tua interezza. E per un anno e mezzo tu hai lottato per incorporarlo. Ma non sarai mai intero finché non l’avrai espulso. O te ne sbarazzi o lo incorpori con un’autodistorsione. Ed è questo che hai fatto, e che ti ha ridotto alla disperazione». (…) «L’attaccamento è rovinoso, ed è il tuo nemico. Joseph Conrad: chi si forma un legame è perduto. E’ assurdo che tu stia lì seduto con quella faccia. L’hai assaggiato. Non ti basta? Di cosa riesci mai ad avere più di un assaggio? E’ tutto quello che ci è dato nella vita, è tutto quello che ci è dato della vita. Un assaggio. Non c’è altro». (…)
L'animale morente, Philip Roth.
La satira ci rende fieri, come se ci riconoscesse uno stato civile artistico, un diploma che ci sollevi dalla mediocrità e dal grigiore delle parti secondarie. Questo spiega il piacere che prova un italiano nel raccontarvi le sue avventure, spesso atroci, e spesso immorali. Quel che importa non è la conclusione morale, o sentimentale o filosofica, ma il fatto: che sia avvenuto e che risulti divertente. L’inferno italiano è popolato di maldestri peccatori che al rifiuto del concetto di colpa e di peccato uniscono la capacità di ridere dei guai in cui si trovano. E poiché il Diavolo laggiù è il padrone, ne deriva la necessità di imbrogliarlo. La nostra commedia è tutta qui
Ennio Flaiano (Melampus: La metamorfosi amorosa di una donna)
A che diavolo stavo pensando, per dire una cosa del genere? Luka si poggiò la fronte sulla mano. Con la mente, aveva rivissuto quella scena tutto il pomeriggio. In pratica, aveva detto a Nick, senza dirglielo esplicitamente, che era attratto da lui. E lo era davvero. Maledizione. Ma ciò non significava che avrebbe dovuto dire una cosa del genere. Nick sarebbe rimasto in clinica ancora per qualche settimana, ancora troppo tempo perché entrambi dicessero qualcosa di cui Luka, alla fine, si sarebbe pentito. Basta con Nick Ventura. Era ora di smetterla di pensare a lui, così avrebbe potuto combinare qualcosa. La sua scrivania era ingombra di scartoffie, e ce n’era una marea più del solito da quando aveva cominciato a passare così tanto tempo in palestra e in mensa con Nick. Ma il ragazzo aveva ancora bisogno del suo aiuto, perciò ne valeva la pena. Aveva davvero bisogno del suo aiuto, giusto? A Luka sarebbe piaciuto dire che quello era l’unico motivo per cui continuava ad allenarsi con lui, mangiare con lui, fare battute con la speranza di farlo ridere. Non aveva niente a che fare con quei grandi occhi blu, o con quella rottura di palle di una risatina contagiosa, che faceva venire voglia anche a lui di sorridere. Proprio nulla
Piper Vaughn (The Luckiest (Lucky Moon, #2))
Prima di conoscere Luka, c’erano state un mucchio di cose che Nick aveva detto di “amare”. La coca, il sesso, la sensazione di essere un grande e di sentirsi intoccabile, donne, uomini – diavolo, a volte anche tutte quelle cose contemporaneamente. Ma innamorato? Quello era un concetto sconosciuto, uno su cui non aveva mai speso più di un pensiero passeggero, finché Luka non era entrato nella sua vita. Ora c’era solamente un tipo di amore che voleva. Di cui aveva bisogno, per quel che poteva contare. Doveva riavere Luka. Lui lo amava ancora. Doveva amarlo ancora. Le persone non si dimenticavano di un amore del genere nel giro di un giorno
Piper Vaughn (The Luckiest (Lucky Moon, #2))
Infine, last but not least, la chiesa cattolica, apostolica e romana aveva molti motivi per essere soddisfatta di se stessa. Convinta sin dal principio che l'abolizione della morte poteva essere stata solo opera del diavolo e che per aiutare dio contro le opere del demonio niente è più potente della perseveranza nella supplica, aveva accantonato la virtù della modestia che coltivava normalmente con non piccolo sforzo e sacrificio per felicitarsi, senza riserve, per l'esito della campagna nazionale di preghiere il cui obiettivo, ricordiamolo, era stato implorare dio affinché provvedesse al ritorno della morte il più rapidamente possibile per risparmiare all'umanità i peggiori orrori, fine della citazione. Le preci avevano impiegato quasi otto mesi ad arrivare in cielo, ma c'è da pensare che solo per raggiungere il pianeta marte ce ne vogliono sei, e il cielo, com'è facile immaginare, sarà certamente molto oltre, tredici milioni di anni luce di distanza dalla terra, cifra tonda.
José Saramago (Death with Interruptions)
Che diavolo mi stava succedendo? Forse ero soltanto stanco… Tornai in bagno, mi asciugai e raccolsi i vestiti dell’impuro da terra. Li piegai e li riposi in modo ordinato su una sedia. Stavo per indossare della biancheria pulita, quando il mio sguardo tornò a posarsi sul lupo nel mio letto. Era inutile vestirsi. Sospirai e, completamente nudo, mi infilai sotto le coperte. Il suo odore era tornato normale, ma per me era comunque un richiamo irresistibile. Cercai di combattere l’impulso di abbracciarlo, ma fu tutto inutile. Alla fine gli avvolsi la vita con un braccio e me lo tirai vicino
Samantha M. (Impuro (Italian Edition))
Secondo te perché? Perché ero con te? Perché voglio stare con te tutto il tempo? Perché diavolo non riesco a smettere di pensare a te nemmeno quando dovrei concentrarmi sul nuoto? Vorrei davvero sapere perché, e pensavo di essere…” Terry spostò lo sguardo sul letto. “So di essere stupido e superficiale. Pensavo di essere innamorato di James, ma da parte mia era solo autoconservazione e desiderio di prendere la via più facile nella vita. Non è quello che provo per te. Con te la vita non sarebbe mai facile.” Red gli sfiorò il mento e Terry sollevò lo sguardo. “Tu non sei né stupido né superficiale.” Deglutì. La situazione era diventata serissima terribilmente in fretta. E non era che lui non potesse capire esattamente quello che Terry stava descrivendo. “So che cosa provi, e mi sono chiesto la stessa cosa. Non so come chiamare quello che provo per te. Mi sono comportato da stronzo perché il pensiero che tu fossi anche solo nei dintorni di James mi ha reso così geloso che non riuscivo a ragionare.” La gamba ferita si mise a tremare e lui la allungò nel tentativo di fermare quei tremiti. “È possibile innamorarsi in tre giorni? Non lo so, accidenti. Ma…” Avrebbe voluto dire le parole, ma non riusciva a pronunciarle. La sua bocca si muoveva, ma quando ci provava non ne usciva nulla. “Perché è così difficile dire quello che si prova?” sbottò, e Terry prima sorrise e poi si mise a ridere. “Vorrei tanto saperlo. Forse perché abbiamo paura che l’altra persona non provi le stesse cose.” Si allungò verso di lui, di nuovo serio. “James mi ha sempre detto che mi amava, ma erano solo parole. Dietro non c’era alcun significato. Mentiva su una cosa così preziosa.” Continuò ad avvicinarsi. “Per cui non ho bisogno delle parole, perlomeno non prima che tu sia pronto a dirle… non ne ho bisogno più di quanto tu abbia bisogno di sentirle da me.
Andrew Grey (Fire and Water (Carlisle Cops, #1))
Il modo in cui si muovevano all’unisono era quasi irreale. Tutto quello che Red vedeva e sentiva era Terry. “Ti amo,” sussurrò, con le parole che sfuggivano perché non riusciva più a trattenerle. Al diavolo il suo cuore e la sicurezza. Era quello che provava, e se alla fine fosse rimasto ferito, allora pazienza. “Ti amo,” sussurrò di nuovo. Non era sicuro di quante volte lo avesse detto, ma quelle parole continuavano a risuonargli nella mente e nel petto. “Ti amo anch’io,” sentì attraverso il proprio mantra. Gli si allargò il cuore. Perse la cognizione di tutto a parte Terry mentre gemevano, mugolavano e si esploravano l’anima a vicenda… mentre facevano l’amore. I secondi e i minuti si fusero assieme, trascorrendo nei battiti delle palpebre di Terry e nel calore del suo respiro. Era un’esperienza nuova, avere il cuore che si impegnava assieme al corpo, ed era un’esperienza che Red sperava con tutte le forze di ripetere per molto tempo
Andrew Grey (Fire and Water (Carlisle Cops, #1))
Jace?’’ ‘’Sì?’' ‘‘Come facevi a sapere che ho del sangue di Shadowhunters? C'era un modo per esserne sicuro?’’ L'ascensore arrivò con un ultimo brontolio. Jace aprì la grata. L'interno, tutto metallo nero e decorazioni dorate, ricordò a Clary una gabbia per uccelli. ‘‘Ci ho provato’’ ammise lui chiudendosi la porta alle spalle. ‘‘Mi sembrava la spiegazione più plausibile.’’ '‘Ci hai provato? Dovevi esserne abbastanza sicuro, considerato che avresti potuto uccidermi.’’ Lui premette un pulsante sulla parete e l'ascensore si mise in azione con un sobbalzo e un grugnito vibrante che Clary si sentì nelle ossa dei piedi. ‘‘Ero sicuro al novanta per cento.’’ ‘‘Capisco’’ disse Clary. C'era qualcosa di strano nella sua voce, perché Jace si voltò a guardarla. La mano di Clary lo colpì al volto con uno schiaffo che lo fece sobbalzare. Lui si portò una mano alla guancia, più per la sorpresa che per il dolore. ‘‘Perché diavolo l'hai fatto?’’ ‘‘Per l'altro dieci per cento
Cassandra Clare (City of Bones (The Mortal Instruments, #1))
Avevano già provato i passi, il testo e l’arrangiamento più e più volte, tutto per merito suo. Quando DK aveva cominciato a piangere, dopo aver sbagliato un verso, Angel lo aveva consolato e gli aveva dato lo schiaffo mentale necessario per tornare concentrato. Quando Toby era inciampato ed era caduto di faccia durante una complicata piroetta finale, e per tutta risposta aveva tirato un pugno al muro, era stato Angel a far smettere tutti di ridere e a massaggiare le nocche dolenti di Toby. Poi gli aveva fatto i complimenti per il suo entusiasmo, assicurandogli che era lui l’unico di tutto il gruppo a provarci davvero. E diavolo se, dopo tutta quella scena, gli altri non avevano cominciato a impegnarsi altrettanto! Quando Scott si era buttato a terra, lamentandosi di quanto fosse esausto, era stato Angel a sedersi su di lui e a fargli il solletico fino a fargli passare la fiacca. E per quanto riguardava Corey? Angel era il centro della sua attenzione, la sua luce, l’unica cosa che aveva perfettamente senso. Ecco perché, in quel momento, tutti lo consideravano una guida. C’era solo una cosa che preoccupava Corey: cosa sarebbe successo se fosse stato Angel, ad avere bisogno di aiuto? A chi si sarebbe rivolto?
R.J. Scott (Boy Banned)
«Sei stato fantastico.» «È merito tuo,» commentò il ragazzo. «Tu mi hai convinto di essere fantastico a tal punto da riuscire a fare rock senza sentirmi un impostore.» «Oh.» Stava forse dicendo che Corey lo stava cambiando? Era il momento giusto per ammettere la stessa cosa? Non ne era sicuro e odiava la sensazione, come se stesse perdendo il controllo di qualcosa di importante. Perciò, piantò le mani proprio sul fondoschiena di Angel e lo tirò su fino a raggiungere la sua bocca. Poi si baciarono. Fu un contatto bellissimo, raggiunse tutte le parti di Corey contratte per la confusione e i dubbi. Piano piano, il giovane si rilassò. Approfondirono il bacio e Angel si sollevò appena sui gomiti, premendo la propria erezione ancor più intensamente contro quella di Corey. L’avevano già fatto tante volte, si erano eccitati e masturbati a vicenda, ma il giovane aveva bisogno sentire la pelle dell’altro. «Via i vestiti,» ordinò. Angel rotolò giù e si liberò dei jeans aderenti a forza di strattoni. Corey fu ancora più veloce, si sfilò i larghi pantaloni fino a ritrovarsi in mutande quanto il suo ragazzo e Angel tornò a stendersi sopra di lui, schiacciandolo contro la trapunta. «Siamo soli, qui,» mormorò Angel tra i baci. «Voglio succhiartelo.» A Corey piaceva l’idea, ma invece di lasciare che Angel si abbassasse e glielo prendesse in bocca completamene, cambiò posizione. Di colpo, il giovane si ritrovò faccia a faccia con il membro di Angel, mentre il ragazzo leccava il suo. Non l’aveva mai fatto prima di allora, non si era mai neanche avvicinato a qualcosa di tanto erotico. Un potenziale orgasmo si risvegliò dentro di lui, un’improvvisa ondata di passione al solo pensiero di cosa stava accadendo. Diavolo, c’erano tantissime cose che non aveva mai fatto, ma questa? Questa era intensa.
R.J. Scott (Boy Banned)
Il ragazzo non sapeva che fare. Tenne stretto Corey delicatamente, perché una parte di lui sapeva che era ciò di cui aveva bisogno. «Stai bene?» mormorò. Corey si limitò a gemere e ad affondare il volto nella spalla di Angel. Il ragazzo lo abbracciò, appoggiandosi a lui quando Corey non lo lasciò andare. Per tutto quel tempo Angel continuò a chiedersi cosa diavolo stesse succedendo.
R.J. Scott (Boy Banned)
Potresti occuparti dei lavori di giardinaggio?” Da quando si era rammollito? Quel ragazzo lo stava cambiando. Gli era sempre piaciuto addormentarsi con un gatto ai suoi piedi, e adesso stava prendendo in considerazione la possibilità di spostare il suo letto nel bunker. Potevano dormire insieme e, se ne avessero avuto voglia la mattina, fare sesso. Colin sussultò e allacciò le braccia attorno alla sua vita. Un’espressione di pura gioia, che Taron non aveva mai visto, comparve sul suo viso. «Sì! Mi piacerebbe tantissimo, e non avrò problemi nemmeno a occuparmi di te,» sussurrò, con voce suadente. Una valanga di emozioni soffocò Taron. Non se la sentì di allontanare da sé il ragazzo, sebbene volesse mantenere un rapporto di sola reciproca convenienza. Aveva creato una diga attorno ai suoi sentimenti, per così tanto tempo, che li aveva dimenticati, ma erano pronti a tracimare. Perché diavolo si stava punendo in quel modo? Colin non si sarebbe mai affezionato a lui. “So che non è l’ideale.” Colin rimase in silenzio per un po’, ma poi gli accarezzò il petto, facendogli galoppare il cuore. «Perché non vuoi baciarmi?» gli domandò alla fine. Taron si leccò le labbra, imbarazzato da quella verità, ma c’era un altro problema più imminente. Qualcuno stava guidando verso la casa.
K.A. Merikan (Wrong Way Home)
«Aspetta! Non puoi lasciarmi di nuovo qui!» lo richiamai, sperando di trovare un compromesso. «Devo» fu la sua laconica e dura risposta. «Ti prego.» «Non capisci… Se nel sonno tu cercassi di fuggire o di sopraffarmi, potrei reagire d’istinto e ucciderti prima di ricordarmi chi sei» dichiarò, con una freddezza che avrebbe spaventato il diavolo in persona. Sul discorso del fuggire poteva avere ragione, ma… provare a sopraffarlo? Era il doppio di me! Sarebbe stato come firmare una condanna a morte! «Ma… io non lo farei mai…» dissi, sincero. «Dicono tutti così.» Tutti, aveva già usato quella parola, includendomi in quel gruppo come se fossi una persona qualunque.
Samantha M. (The Crazy Wolf (Italian Edition))
Buona notte, Lisa. Dormi con gli angeli...  Poi torna sulla terra e dormi col tuo diavolo, che sarebbe disposto a bruciare all'inferno, per una notte tra le tue braccia
Karen Marie Moning