Di Maria Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Di Maria. Here they are! All 100 of them:

Kecantikan seorang wanita harus dilihat dari matanya... kerana itulah pintu hatinya... tempat di mana cinta itu ada.
Maria A. Sardjono
Emilia Maria di Carlo didn't do danger. My sister was the adventurous one - I was satisfied with safe, clean fun. Give me a steamy romance novel with forbidden love and impossible odds. THAT was the kind of adventure I could get behind.
Kerri Maniscalco (Kingdom of the Wicked (Kingdom of the Wicked, #1))
I hated my life enough without having to drive past a Buca di Beppo four times a day.
Maria Semple (Where'd You Go, Bernadette)
[Mo] sapeva che a Caterina, Cecilia e Maria, quando avessero messo piede su Deneb, nessuno avrebbe chiesto di compilare un modulo sbarrando la F. e non la M. per relegarle di conseguenza in uno scompartimento di seconda categoria.
Bianca Pitzorno (Extraterrestre alla pari)
Segala kejahatan manusia dan kesuksesan manusia diawali oleh satu hal yang sama : iri hati. Terserah manusianya, rasa ini mau diarahkan ke kebaikan atau ke kejahatan.
Maria Magdalena (Ada Sesuatu Di Kamar Mandi)
So why didn't I switch schools? The other good schools I could have sent Bee to...well, to get to them, I'd have to drive past a Buca di Beppo. I hated my life enough without having to drive past a Buca di Beppo four times a day.
Maria Semple (Where'd You Go, Bernadette)
Di fronte al mare la felicità è un'idea semplice.
Guido Maria Brera (I diavoli: La finanza raccontata dalla sua scatola nera)
Look how we have made our broken hearts soar.
Maria Testa (Becoming Joe DiMaggio)
Venne un giorno che alla svolta del sentiero della Palascia la strinsi tanto fra le braccia da toglierle il respiro: alzò gli occhi verso di me e per la prima volta mi guardò in modo diverso, come se avesse capito.
Maria Corti (L'ora di tutti)
Vivere, in certi casi, può significare una progressiva rinuncia ai desideri dell'inizio. Per sopravvivere, Lucia rinuncia ai primi sogni, come un albero senz'acqua lascia cadere i fiori, poco a poco. Prende esempio dall'albero.
Maria Grazia Calandrone (Dove non mi hai portata: Mia madre, un caso di cronaca)
Maledizione antica dei poeti che invece di parlare si lamentano, che sempre giudicano il loro sentimento invece di formarlo; e si ostinano a pensare che quanto in loro è lieto o triste, spetti a loro deplorare o celebrare nella poesia.
Rainer Maria Rilke
Voi siete così giovine, così al di qua d’ogni inizio, e io vi vorrei pregare quanto posso, caro signore, di aver pazienza verso quanto non è ancora risolto nel vostro cuore, e tentare di aver care le domande stesse come stanze serrate e libri scritti in una lingua molto straniera. Non cercate ora risposte che non possono venirvi date perché non le potreste vivere. E di questo si tratta, di vivere tutto. Vivete ora le domande. Forse v’insinuate così a poco a poco, senz’avvertirlo, a vivere un giorno lontano la risposta. Forse portate in voi la possibilità di formare e creare, quale una maniera di vita singolarmente beata e pura; educatevi a questo compito, - ma accogliete in grande fiducia quanto vi accade e se solo vi accade dal vostro volere, da qualche necessità del vostro intimo, prendetelo su voi stesso e non odiate nulla.
Rainer Maria Rilke (Letters to a Young Poet)
Ognuno di noi, nel bene e nel male, è la sua storia. Anzi, le sue storie. Comprese quelle non vissute e solo immaginate e sognate.
Maria Perosino (Le scelte che non hai fatto)
meski nafasku telah habis sekalipun, aku tetap mencintaimu, karena aku hujan dan kamu bumi.
Maria Ita (Pancen : Di Bawah Pohon Bintaro, Kisah Ini Berakhir)
Bila kau dengar gemericik berjatuhan, itu bukan hujan, itu rindu yang mewakili aku, menyapamu dalam setiap tetes di atas jendela.
Maria Ita (Pancen : Di Bawah Pohon Bintaro, Kisah Ini Berakhir)
Ajari aku mencinta tanpa hati, sehingga tak perlu sakit hati saat mencintai
Maria Ita (Pancen : Di Bawah Pohon Bintaro, Kisah Ini Berakhir)
E tutto congiura a tacere di noi, in parte come vergogna, o forse come speranza indicibile.
Rainer Maria Rilke (Elegie duinesi)
Il vostro più intimo accadere è degno di tutto il vostro amore.
Rainer Maria Rilke
I’m not your child.’ Nico seethed. ‘My mother is Maria di Angelo, and she loved me and my sister.’ ‘And where are they now?
Rick Riordan (From the World of Percy Jackson: The Sun and the Star (The Nico Di Angelo Adventures))
Malam itu ia merasa seperti Isa memakai mahkota duri dengan Maria Magdalena bersimpuh di kaki.
Linda Christanty
Vengono i mesi e gli anni, non mi porteranno via mai più nulla. Sono tanto solo, tanto privo di speranza, che posso guardare dinanzi a me senza timore.
Erich Maria Remarque (All Quiet on the Western Front)
Forse la verità è che i sogni non s'infrangono, si sgretolano, e il più delle volte succede per distrazione, perché per qualche ragione ci si dimentica proprio di averli, dei sogni. Allo stesso modo, non c'è un momento in cui i sogni si avverano. Semplicemente si costruiscono, e col tempo ci si accorge che non sono affatto sogni, sono progetti concreti, tutto qui.
Maria Perosino (Le scelte che non hai fatto)
Aku menyayangi buku-buku seperti Maria menyayangi Isa, lembar demi lembar, tiap tepiannya, wangi aroma kertasnya yang khas, dan saat aku melihat di dalamnya, aku tahu, dunia ada di situ...
Khafid Maulana
«Mi dispiace che il mondo non ti lasci in pace» disse. «È così crudele che tutti pensino di avere il diritto di analizzarti. Si dimenticano che sei un essere umano perché sei una star della televisione.» «Ci ho fatto l’abitudine» rispose Cash. «Perdi il diritto a una vita umana quando diventi famoso. È così che vanno le cose, ma non me ne lamento. La gente faceva lo stesso con la monarchia nel passato: va tutto bene fino al giorno della rivoluzione, allora reclamano la tua testa. Questa settimana tocca a me essere Maria Antonietta, settimana prossima toccherà a qualcun altro.»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
Ho cercato di far capire a Luisa che bisogna saper morire, che persino l'uscita di scena comporta dei doveri. Ma lei non riusciva a immaginarlo, era come tutti troppo attaccata alla vita e progettava il futuro.
Maria Pia Ammirati
Accetta dunque [...] un bacio con tutto il cuore nella solenne ora di Natale, la più pacata dell'anno, la più misteriosa, in cui i desideri ancora ignari si tendono fino all'estremo e vengono per prodigio esauditi: [...] abbandona ogni dubbio e incomprensione: in quest'ora abbiamo un posticino dentro di noi dove siamo semplicemente bambini, che attende e sta là, fiducioso e mai confuso, nel suo diritto a una grande gioia: questo è il Natale.
Rainer Maria Rilke
Bisognerebbe saper attendere, raccogliere, per una vita intera e possibilmente lunga, senso e dolcezza, e poi, proprio alla fine, si potrebbero forse scrivere dieci righe valide. Perché i versi non sono, come crede la gente, sentimenti (che si acquistano precocemente), sono esperienze. Per scrivere un verso bisogna vedere molte città, uomini e cose, bisogna conoscere gli animali, bisogna capire il volo degli uccelli e comprendere il gesto con cui i piccoli fiori si aprono al mattino. Bisogna saper ripensare a itinerari in regioni sconosciute, a incontri inaspettati e congedi previsti da tempo, a giorni dell'infanzia ancora indecifrati, ai genitori che eravamo costretti a ferire quando portavano una gioia e non la comprendevamo (era una gioia per qualcun altro), a malattie infantili che cominciavano in modo così strano con tante profonde e grevi trasformazioni, a giorni in stanze silenziose e raccolte e a mattine sul mare, al mare sopratutto, a mari, a notti di viaggio che passavano con un alto fruscio e volavano assieme alle stelle - e ancora non è sufficiente poter pensare a tutto questo. Bisogna avere ricordi di molte notti d'amore, nessuna uguale all'altra, di grida di partorienti e di lievi, bianche puerpere addormentate che si rimarginano. Ma bisogna anche essere stati accanto ad agonizzanti, bisogna essere rimasti vicino ai morti nella stanza con la finestra aperta e i rumori intermittenti. E non basta ancora avere ricordi. Bisogna saperli dimenticare, quando sono troppi, e avere la grande pazienza di attendere che ritornino. Perché i ricordi in sé ancora non sono. Solo quando diventano sangue in noi, sguardo e gesto, anonimi e non più distinguibili da noi stessi, soltanto allora può accadere che in un momento eccezionale si levi dal loro centro e sgorghi la prima parola di un verso.
Rainer Maria Rilke (The Notebooks of Malte Laurids Brigge)
Rimasi meravigliato nell'osservare come fosse piccolo quel viso dal quale veniva tanta luce; seduta così sotto la loggia, la gatta ai piedi sul lembo della veste, sembrava un'immagine da pittura di un genere non ancora inventato.
Maria Bellonci (Tu vipera gentile)
In queste carte l'arabesco del suo narrare non è formale ma somiglia ad una ricerca della penna intorno ad un punto piagato: come se egli cercasse continuamente di respingere qualche cosa di forza pari alla repugnanza che gli ispira.
Maria Bellonci (Tu vipera gentile)
Non amo i consigli, per questo dispenso dal darli e dal prenderli, sono dell'idea che ognuno deve seguire il suo "IO"....le idee prese in prestito conducono al luogo di chi le ha pensate....le proprie in quello dove si vuole arrivare......
Rosa Maria
Kropp invece è un pensatore. Le dichiarazioni di guerra, egli propone, dovrebbero essere una specie di festa popolare, con biglietti d'ingresso e banda, come per i combattimenti dei tori. Poi, nell'arena, i ministri e i generali dei due stati avversari, in calzoncini da bagno e armati di manganello, si azzuffano. Vince il paese di quello che caccia l'altro sotto. Sarebbe assai più semplice e meglio di adesso, che s'ammazzano tra loro persone che non c'entrano. La proposta piace.
Erich Maria Remarque (All Quiet on the Western Front)
...solo, la forza con cui sentiva e ammetteva ancora lo sfarzo della sua angoscia, nell'ultimo momento, chi sa, si tramutò in realtà inavvicinabile, fu d'improvviso il fermo pavimento di quella torre, il paesaggio e il cielo e il vento e un volo d'uccelli intorno a essa.
Rainer Maria Rilke
In seguito non ho più rivisto la dimora singolare che, con la morte del nonno, passò in mano di estranei. Come la ritrovo nel mio ricordo infantilmente elaborato, non è un edificio nella sua interezza; dentro di è tutto diviso: là una stanza, qua una stanza e qui un tratto di corridoio che non unisce queste due stanze ma s'è conservato per sé, come un frammento. In questo modo tutto è sparpagliato dentro di me - le camere, le scale che si adagiavano con tanta lentezza, altre scale strette, a spirale, nel cui buio si avanzava come il sangue nelle vene; le camere delle torri, i balconi sospesi in alto, le altane inattese in cui si finiva, spinti da una porticina: tutto ciò è ancora dentro di me e non cesserà mai di essere dentro di me. È come se l'immagine di questa casa fosse caduta in me da un'altezza incalcolabile e fosse andata in frantumi sul mio fondo.
Rainer Maria Rilke
Tutto è portare a termine e poi generare. Lasciar compiersi ogni impressione e ogni germe d’un sentimento dentro di sé, nel buio, nell’indicibile, nell’inconscio irraggiungibile alla propria ragione, e attendere con profonda umiltà e pazienza l’ora del parto d’una nuova chiarezza: questo solo si chiama vivere da artista: nel comprender come nel creare. Qui non si misura il tempo, qui non vale alcun termine e dieci anni son nulla. Essere artisti vuol dire: non calcolare e contare; maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e sta sereno nelle tempeste di primavera senz’apprensione che l’estate non possa venire. Ché l’estate viene. Ma viene solo ai pazienti, che attendono e stanno come se l’eternità giacesse avanti a loro, tanto sono tranquilli e vasti e sgombri d’ogni ansia. Io l’imparo ogni giorno, l’imparo tra i dolori, cui sono riconoscente: pazienza è tutto!
Rainer Maria Rilke (Letters to a Young Poet)
282 Paradoks: Kesucian itu lebih mudah dicapai daripada ilmu pengetahuan, tetapi lebih mudah menjadi orang terpelajar daripada menjadi orang kudus. 283 Hiburan sekadar untuk mengalihkan perhati-an: Engkau memerlukannya! Buka matamu lebar-lebar sehingga gambaran-gambaran segala benda masuk, atau tutuplah matamu sebagai akibat dari kepicikanmu. Tutuplah matamu terhadap segala hall Miliki ke-hidupan batin dan engkau akan melihat keajaiban dari dunia yang lebih baik, dunia baru dengan segala warna dan perspektif yang tak pernah terbayangkan sebelumnya dan engkau akan mengenal Allah. Engkau akan dapat merasakan kelemahan-kelemahan¬mu, dan engkau akan lebih menyerupaimu Allah ... dengan keilahian yang akan membuatmu lebih me¬rupakan saudara-saudaramu sesama manusia, ketika engkau menjadi lebih dekat dengan Allah Bapamu. 284 Cita-cita: supaya aku menjadi balk, dan agar orang-orang lain menjadi lebih balk dari diriku. 285 Pertobatan adalah suatu usaha sekejap. Penyucian adalah suatu usaha untuk seumur hidup. 286 Tak ada sesuatu yang lebih baik di dunia ini, selain daripada hidup dalam rahmat Allah. 287 Kemurnian dalam niat: engkau akan selalu memilikinya, bila engkau selalu dan di dalam segala hal berusaha untuk menyenangkan Allah. 288 Masuklah ke dalam luka-luka Kristus yang tersalib. Di situ engkau akan belajar menjaga indramu, engkau akan memiliki kehidupan batin dan dengan tak henti-hentinya engkau mempersembahkan kepada Bapa penderitaan Allah kita Yesus Kristus dan pen¬deritaan Bunda Maria, untuk menebus dosamu dan dosa semua manusia. 289 Ketidaksabaranmu yang mulia untuk meng-abdi Allah tidak mengecewakan-Nya. Akan tetapi, ketidak-sabaran itu akan menjadi sia-sia bila tidak disertai dengan penyempurnaan yang efektif dalam tingkah lakumu sehari-hari. 290 Memperbaiki diri. Sedikit demi sedikit setiap hari. Itulah yang harus menjadi usahamu yang tetap jika engkau benar-benar ingin menjadi orang kudus.
Josemaría Escrivá
Non so ritrovare il passato, sono escluso da questa vita: ho un bel pregare e sforzarmi, ma nulla si muove; indifferente e malinconico siedo qui come un condannato, e il passato si volta via. E in pari tempo ho timore di evocarlo troppo, perché non so che cosa potrebbe accadere. Sono un soldato, a questa cosa certa mi devo tenere.
Erich Maria Remarque
Non può essere del tutto scomparsa, quella tenerezza che ci turbava il sangue, quell'incertezza, quell'inquietudine di ciò che doveva giungere, i mille volti dell'avvenire, la melodia dei sogni e dei libri, il fruscio lontano, il presentimento della donna: non può essere scomparso tutto questo sotto il fuoco tambureggiante, nella disperazione, nei bordelli di truppa.
Erich Maria Remarque (All Quiet on the Western Front)
Come talvolta un artista, per dar prova delle proprie energie creative, cerca di proposito un soggetto esteriormente modesto invece di uno patetico e universale, così di tanto in tanto il destino cerca un eroe insignificante per dimostrare come anche da una materia scadente possa svilupparsi la più alta tensione, da un’anima debole e mal disposta una grandiosa tragedia.
Stefan Zweig (Maria Antonietta: Una vita involontariamente eroica)
Ci sono giorni in cui tutto intorno a noi è lucente, leggero, appena accennato nell’aria chiara e pur nitido. Le cose più vicine hanno già il tono della lontananza, sono sottratte a noi, mostrate a noi ma non offerte; e ciò che ha rapporto con gli spazi lontani – il fiume, i ponti, le lunghe strade e le piazze che si prodigano -, tutto ciò ha preso dietro di sé quegli spazi, vi sta sopra dipinto come sulla seta. E’ impossibile esprimere cosa riesca ad essere, allora, una carrozza d’un verde lucente sul Pont-Neuf o qualcosa di rosso che non si può fermare, o anche solo un manifesto sul muro antincendio di un gruppo di case grigio perla. Tutto è semplificato, composto in piani giusti e chiari come il volto in un ritratto di Manet. E nulla è insignificante e superfluo.
Rainer Maria Rilke (The Notebooks of Malte Laurids Brigge)
Mi alzo: sono contento. Vengano i mesi e gli anni, non mi prenderanno più nulla. Sono tanto solo, tanto privo di speranza che posso guardare dinanzi a me senza timore. La vita, che mi ha portato attraverso questi anni, è ancora nelle mie mani e nei miei occhi. Se io abbia saputo dominarla, non so. Ma finché dura, essa si cercherà la sua strada, vi consenta o non vi consenta quell'essere, che nel mio interno dice "io
Erich Maria Remarque (All Quiet on the Western Front)
Nell'istituto religioso che ha frequentato da ragazza, dice la signora Wright, tutte le allieve dovevano coprirsi le orecchie con una sciarpa. Questo perché nella Bibbia si dice che la Vergine Maria rimase incinta quando lo Spirito Santo le sussurrò all'orecchio. Orecchie come vagine. La convinzione che sia sufficiente sentire un'idea sbagliata per perdere l'innocenza. n dettaglio di troppo e sei rovinata. Overdose di informazioni. E' la verità. Un'idea sbagliata può mettere radici in te e crescere.
Chuck Palahniuk (Snuff)
La vita qui sui confini della morte ha una linea straordinariamente semplice, si limita all'indispensabile: tutto il resto è addormentato e sordo: in ciò sta la nostra primitività, e in pari tempo la nostra salvezza. Se fossimo più evoluti, da un pezzo saremmo pazzi, o disertori, o morti. È come in una spedizione sui ghiacci del polo; ogni manifestazione di vita deve tendere soltanto a conservar la vita, e necessariamente è a ciò preordinata. Tutto il resto è bandito, perché sarebbe un inutile consumo d'energia.
Erich Maria Remarque
Un giorno fra tanti tu capirai che cosa sei veramente per me. Ciò che una sorgente alpina è per l'assetato. E se chi muore di sete è buono e riconoscente, non si disseterà riacquistando vigore alla sua limpidezza e alla sua frescura, per poi riprendere il cammino nel nuovo sole; costruirà invece al suo riparo, e tanto vicino da poterne udire il canto, una capanna, e rimarrà nella valle prativa finché i suoi occhi siano stanchi di sole e il cuore gli trabocchi di ricchezza e di comprensione. Io edifico capanne e - rimango.
Rainer Maria Rilke
Anche amare è bene: poiché l’amore è difficile. Volersi bene, da uomo a uomo: è forse questo il nostro compito più arduo, l’estremo, l’ultima prova e verifica, il lavoro che ogni altro lavoro non fa che preparare. Per questo i giovani, che sono principianti in tutto, ancora non sanno l’amore; lo devono imparare. Con tutto l’essere, con tutte le energie, raccolte intorno al loro cuore solitario, ansioso, dal battito anelante, devono imparare ad amare. Ma il tempo dell’apprendistato è sempre un tempo lungo, chiuso al mondo, e così amare è a lungo, e fin nel pieno della vita, solitudine, intenso e approfondito isolamento per colui che ama. Amare non significa fin dall’inizio essere tutt’uno, donarsi e unirsi a un altro (poiché cosa sarebbe mai unire l’indistinto, il non finito, ancora senza ordine?); è una sublime occasione per il singolo di maturare, di diventare in sé qualcosa, di diventare mondo, diventare mondo per sé per amore di un altro, è una grande, immodesta pretesa a lui rivolta, qualcosa che lo presceglie e lo chiama a vasti uffici. Solo in questo senso, come compito di lavorare a sé (“di stare all’erta e martellare notte e dì”), i giovani potrebbero usare l’amore che viene loro dato. Essere tutt’uno e donarsi e ogni sorta di comunione non è per loro (che ancora a lungo devono risparmiare e radunare), è il compimento, è forse quello per cui oggi intere vite umane ancora non sono sufficienti. In questo però i giovani sbagliano così spesso e gravemente: che essi (nella cui natura è non avere pazienza) si gettano l’uno all’altro quando l’amore li assale, si spandono così come sono, in tutto il loro disordine, scompiglio e turbamento… Ma come fare allora? (…) Se resistiamo e prendiamo su di noi questo amore come fardello e tirocinio, invece di perderci in tutto quel gioco frivolo e lieve (…) allora forse un piccolo progresso e un certo sollievo saranno percettibili a coloro che verranno molto dopo di noi (…) E questo amore più umano (…) somiglierà a quello che noi lottando con fatica andiamo preparando, l’amore che consiste in questo: che due solitudini si proteggano, si limitino e si inchinino l’una innanzi all’altra.
Rainer Maria Rilke (Lettere a un giovane poeta/Lettere a una giovane signora/Su Dio)
Maria Verlaine era una donna strana, misteriosa, difficile da capire. [...] Per tutta la sua vita si era dedicata a desiderare e a inseguire quella completezza che ossessiona i romantici e disorienta gli altri. Passava di relazione in relazione, attratta dalle persone sensibili, delicate, impossibili. La sua immaginazione trasformava gli uomini più comuni in amanti di sogno, se l'occasione era giusta e la reazione adeguata. Ma con il tempo l'immaginazione si affievoliva. Si insinuava la realtà, e la relazione terminava, di solito con la fuga.
Gore Vidal (The City and the Pillar)
E quando penso agli altri che ho visto o di cui ho sentito parlare: è sempre lo stesso. Tutti hanno avuto una propria morte. Quegli uomini che la portavano nell'armatura, nel loro interno, come un prigioniero; quelle donne che diventavano vecchissime e minute, e poi trapassano nobilmente e con discrezione su un letto immenso, come su un palcoscenico, davanti all'intera famiglia, alla servitù e ai cani. Sì, anche i bimbi, persino i più piccoli, non avevano una morte qualunque da bimbi, raccolti in sé morivano quello che erano e quello che sarebbero diventati.
Rainer Maria Rilke
Non serve forse a nulla che io ora mi addentri nelle sue singole parole; poiché quello che potrei dire della sua inclinazione al dubbio o della sua capacità di armonizzare la vita esteriore e l'interiore, o di quanto altro l'affligge, è sempre quello che ho già detto: sempre l'augurio che lei possa trovare in sè una pazienza sufficiente a sopportare, e una ingenuità sufficiente a credere; che lei possa acquistare sempre più fiducia in quello che è difficile, e nella sua solitudine tra gli altri. E per il resto, lasci fare la vita. Mi creda: la vita ha ragione, in ogni caso.
Rainer Maria Rilke (Lettere a un giovane poeta/Lettere a una giovane signora/Su Dio)
In effetti a questo stadio della sua esistenza, Maria non era contraria per principio al bacio o allo strofinamento occasionale, o all'occasionale orgasmo. Ma più il tempo passava e più Maria cominciava a vedere le brame sessuali della razza umana, incluse le proprie, come il sintomo di una bramosia ben più grande, di una solitudine terribile, di un'urgenza di dimenticare se stessi che, così almeno si diceva in giro, poteva essere attenuata soltanto durante quell'atto tanto privato e particolare che tende ad aver luogo al piano di sopra, tra adulti consenzienti e con le tende tirate.
Jonathan Coe (The Accidental Woman)
Allora pensai alle tue bombe a mano, alla tua baionetta, alle tue armi; ora vedo la tua donna, il tuo volto, e quanto ci somigliamo. Perdonami, compagno! Noi vediamo queste cose sempre troppo tardi. Perché non ci hanno mai detto che voi siete poveri cani al par di noi, che le vostre mamme sono in angoscia per voi, come per noi le nostre, e che abbiamo lo stesso terrore, e la stessa morte e lo stesso patire... Perdonami, compagno, come potevi tu essere mio nemico? Se gettiamo via queste armi e queste uniformi, potresti essere mio fratello, come Kat, come Alberto. Prenditi venti anni della mia vita, compagno, e alzati; prendine di più, perché io non so che cosa ne potrò mai fare".
Erich Maria Remarque (All Quiet on the Western Front)
Ci deve esser gente a cui la guerra giova". [...] "Be', io non sono del numero" [...] "Né tu, né altri qui" "E allora chi?" insiste Tjaden. "Neanche all'Imperatore la guerra giova: lui ha già tutto quello che gli occorre." "Non dire questo" interrompe Kat; "finora una guerra non l'aveva avuta. E si sa che ogni imperatore di una certa grandezza deve avere almeno una guerra, altrimenti non diventa famoso. Guarda un po' nei tuoi libri di scuola, se non è così." [...] "Credo piuttosto che si tratti di una specie di febbre" dice Alberto. "in fondo non la vuole nessuno, e poi, a un dato momento, ecco che la guerra scoppia. Noi non l'abbiamo voluta, gli altri sostengono la stessa cosa; e intanto una metà del mondo la fa, e come!".
Erich Maria Remarque (All Quiet on the Western Front)
Sono addressato, posizionato per iniziare il movimento di back swing. Il bacino ruota sul suo asse verso destra, il braccio sinistro è teso e il destro asseconda il movimento, il peso del corpo è tutto sulla gamba destra. Quando arrivo all’apice del movimento come una fionda tesa al massimo, c’è una frazione di secondo, un istante, in cui tutto è immobile. In quell’attimo, la mente deve creare il vuoto e la percezione dei sensi deve essere annullata. È un incantesimo: nessun suono, nessun colore, nessun pensiero, tutto il corpo esiste per essere lo strumento al servizio di quel movimento. Sento il bacino iniziare la rotazione verso sinistra, costringendo le braccia a scendere e a dirigere la testa del ferro cinque verso la pallina. La discesa è potente e, nel momento dell’impatto, tutto il mio peso amplificato dalla velocità si scarica su una sfera di materiale plastico del diametro di circa quattro centimetri e mezzo. La potenza è tale che non sento l’impatto con la pallina: le passo attraverso. Le braccia proseguono il loro movimento come le lancette di un orologio che, passate le sei, risalgono verso le nove e, infine, verso le dodici. La mia testa ruota a sinistra rimettendosi in asse con le spalle. In quell’istante, il mio sguardo è libero di inseguire il volo della pallina: la vedo in fase di salita e per effetto della luce sullo sfondo la perdo di vista mentre in aria rallenta e inizia la caduta. Non vedo dove si è fermata, ma dentro di me lo so: è vicino alla bandiera.
Federico Maria Rivalta (Un ristretto in tazza grande)
To cap off your Trastevere stroll with one more sight, consider visiting Villa Farnesina, a Renaissance villa decorated by Raphael . To get there, face the Church of Santa Maria in Trastevere and leave the piazza by walking along the right side of the church, following Via della Paglia to Piazza di S. Egidio. Exit the piazza near the church and you’ll be on Via della Scala. Follow through the Porta Settimiana, where it changes names to Via della Lungara. On your right, you’ll pass John Cabot University. Look for a white arch that reads Accademia dei Lincei. The villa is through this gate at #230. If you’re in the mood to extend this walk, head to the river, cross the pedestrian bridge, Ponte Sisto, and make your way to Campo de’ Fiori, where the Heart of Rome Walk begins.
Rick Steves (Rick Steves' Walk: Trastevere, Rome)
Ricompare Tjaden, ancora eccitato, e si mescola subito al discorso, informandosi in che modo, innanzi tutto scoppi una guerra. "Generalmente è perché un paese ha fatto grave offesa a un altro" risponde Alberto, con una cert'aria sentenziosa. [...] "Un paese? Non capisco. Una montagna tedesca non può offendere una montagna francese: né un fiume, né un bosco, né un campo di grano..." "Sei bestia davvero o fai per burla?" brontola Kropp: "non ho mai detto niente di simile. È un popolo che offende un altro..." "Allora non ho che fare qui; io non mi sento affatto offeso" replica Tjaden. "Ma mettiti bene in zucca" gli fa Alberto stizzito, "che tu sei un povero villanaccio e non conti nulla". "E allora, ragion di più perché me ne vada a casa" insiste l'altro, mentre tutti ridono.
Erich Maria Remarque (All Quiet on the Western Front)
Se fossimo tornati a casa nel 1916, dal dolore e dalla forza delle nostre esperienze si sarebbe sprigionata la tempesta. Ritornando ora, siamo stanchi, depressi, consumati, privi di radici, privi di speranze. Non potremo mai più riprendere il nostro equilibrio. E neppure ci potranno capire. Davanti a noi infatti sta una generazione che ha, sì, passato con noi questi anni, ma che aveva già prima un focolare ed una professione, ed ora ritorna ai suoi posti d'un tempo, e vi dimenticherà la guerra; dietro a noi sale un'altra generazione, simile a ciò che fummo noi un tempo; la quale ci sarà estranea e ci spingerà da parte. Noi siamo inutili a noi stessi. Andremo avanti, qualcuno si adatterà, altri si rassegneranno, e molti rimarranno disorientati per sempre; passeranno gli anni, e finalmente scompariremo.
Erich Maria Remarque (All Quiet on the Western Front)
Now we're going to one of the coolest places in Florence." "Where's that?" "A pharmacy." "You're taking the princess to a drugstore?" "I said a pharmacy. Climb on." Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella is a pharmacy only in the ancient sense of the word. As soon as I saw and smelled what "pharmacy" it was, I recognized it as the origin of the exquisitely wrapped, handcrafted soaps, colognes, potpourris, and creams I had seen in their shop on New York's Lower East Side. But nothing could compare with seeing them in the frescoed chapel where thirteenth-century Dominican friars had first experimented with elixirs and potions. Centuries-old apothecary jars and bottles sat on the shelves of carved wooden cupboards that swept almost to the top of a high, vaulted ceiling. I walked slowly around the room, taking it all in, as Danny spoke to a smartly dressed salesgirl. "What an incredible place!" I sighed, walking over to stand beside him. "It's so beautiful." "Pretty special," he agreed, putting his hand high on my back and turning to the salesperson. "I think mimosa," he told her. "A very good choice, I think," she said, dabbing a small amount of mimosa eau de cologne on my wrist and then my neck with a delicate applicator. Danny bent forward so he could smell my neck, then stood back. He drew his eyebrows together and put his hands on his hips. "I definitely think that's you. First, you get this oddly enticing tart kick, then you detect the sweetness. It's a subtle sweetness- not overpowering, but definitely there." "Hilarious," I said sarcastically and kicked him playfully in the shin. "Then you get the kick again," he winced, rubbing his leg.
Nancy Verde Barr (Last Bite)
Compagno, io non ti volevo uccidere. Se tu saltassi un’altra volta qua dentro, non ti ucciderei, purché tu fossi ragionevole. Ma prima eri per me solo un’idea, una formula di concetti nel mio cervello che ha determinato quella risoluzione. Io ho pugnalato quella formula. Soltanto ora vedo che sei un uomo come me. Allora ho pensato alle tue bombe a mano, alla tua baionetta, alle tue armi; ora vedo la tua donna, il tuo volto, e quanto ci somigliamo. Perdonami, compagno! Noi vediamo queste cose sempre troppo tardi. Perché non ci hanno mai detto che voi siete poveri cani proprio come noi, che le vostre mamme sono in angoscia per voi, come le nostre per noi, e che abbiamo lo stesso terrore e la stessa morte e la stessa sofferenza… perdonami, compagno, come potevi tu essere mio nemico? Se gettiamo via queste uniformi, potresti essere mio fratello.
Erich Maria Remarque (All Quiet On The Western Front)
Non si può comprendere come sopra corpi così orribilmente lacerati siano ancora volti umani, sui quali la vita continua nel suo ritmo giornaliero. [...] Io sono giovane, ho vent'anni: ma della vita non conosco altro che la disperazione, la morte, il terrore, e la insensata superficialità congiunta con un abisso di sofferenze. Io vedo dei popoli spinti l'uno contro l'altro, e che senza una parola, inconsciamente, stupidamente, in una incolpevole obbedienza si uccidono a vicenda. Io vedo i più acuti intelletti del mondo inventare armi e parole perché tutto questo si perfezioni e duri più a lungo. [...] Che aspettano essi [i nostri padri] da noi, quando verrà il tempo in cui non vi sarà guerra? Per anni e anni la nostra occupazione è stata di uccidere, è stata la nostra prima professione nella vita. Il nostro sapere della vita si limita alla morte. Che accadrà, dopo? Che sarà di noi?
Erich Maria Remarque
Ah! che imprudenza sposarsi!... Che follia legare la propria vita, unica e preziosa, a quella di una donna!... «Che cosa mi offre questa specie di calma e spenta fortuna che si chiama amore felice?... Manca al mio essere un nutrimento più aspro e saporito. Mi sono sforzato per anni di pensare solo a Simone, ad Anna Maria... Ma a me, me, chi pensa a me?... La parola divina: essere uniti, essere uno in una sola carne... Un sogno che l'amore non può conseguire, malgrado tutte le promesse!... Resta solo la coscienza dolorosa e implacabile dei pensieri e dei desideri dell'altro, ai quali si oppongono, in una sorta di impeto feroce, i propri desideri, i propri pensieri, estranei e ostili...». Rimuginava con foga: «Se almeno avessimo il coraggio di essere schietti!... Che m'importa di questa donna, mia moglie?... Ah! non c'è altro che la propria vita, il proprio cuore... Sono questi moti di pietà a consumarci».
Irène Némirovsky (Un amore in pericolo)
Mi tornò alla mente la voce di papà, di anni fa, quando ci eravamo stesi su una spiaggia come questa e mi aveva aperto la mano e ci aveva poggiato un singolo granello di sabbia. «Toccalo» aveva detto, e l'avevo toccato. «Adesso guarda tutti i granelli di sabbia intorno a noi» aveva detto, e mi ero voltata a guardare. «Ci sono tante stelle nel cielo» aveva continuato «quanti sono i granelli di sabbia di tutte le spiagge del mondo». Mi girava la testa al pensiero, adesso come allora. Ripetei agli altri le sue parole. «Può essere vero?» disse Maria. «Non può essere vero». «Può essere» risi. «Contali e vedrai». «Uno, due tre, sei, novecentottantatré fantastilioni. Si. è vero!» «Se è vero» disse Angeline, «quanto sono grandi tutte le cose?» Alzammo gli occhi verso l'azzurro vuoto e infinito. «Se è vero» disse James, spargendo una manciata di sabbia sulla sabbia «quanto siamo piccoli noi? E in che punto saremmo, di questa spiaggia, noi?».
David Almond
Mi tornò alla mente la voce di papà, di anni fa, quando ci eravamo stesi su una spiaggia come questa e mi aveva aperto la mano e ci aveva poggiato un singolo granello di sabbia. «Toccalo» aveva detto, e l'avevo toccato. «Adesso guarda tutti i granelli di sabbia intorno a noi» aveva detto, e mi ero voltata a guardare. «Ci sono tante stelle nel cielo» aveva continuato «quanti sono i granelli di sabbia di tutte le spiagge del mondo». Mi girava la testa al pensiero, adesso come allora. Ripetei agli altri le sue parole. «Può essere vero?» disse Maria. «Non può essere vero». «Può essere» risi. «Contali e vedrai». «Uno, due tre, sei, novecentottantatré fantastilioni. Si. è vero!». «Se è vero» disse Angeline, «quanto sono grandi tutte le cose?». Alzammo gli occhi verso l'azzurro vuoto e infinito. «Se è vero» disse James, spargendo una manciata di sabbia sulla sabbia «quanto siamo piccoli noi? E in che punto saremmo, di questa spiaggia, noi?».
David Almond
After a lineup of stellar secondi- braised tripe, fried lamb chops, veal braciola simmered in tomato sauce- Andrea and I wander into the kitchen to talk with Leonardo Vignoli, the man behind the near-perfect meal. Cesare al Casaletto had been a neighborhood anchor since the 1950's, but when Leonardo and his wife, Maria Pia Cicconi, bought it in 2009, they began implementing small changes to modernize the food. Eleven years working in Michelin-starred restaurants in France gave Leonardo a perspective and a set of skills to bring back to Rome. "I wanted to bring my technical base to the flavors and aromas I grew up on." From the look of the menu, Cesare could be any other trattoria in Rome; it's not until you twirl that otherworldly cacio e pepe (which Leonardo makes using ice in the pan to form a thicker, more stable emulsion) and attack his antipasti- polpette di bollito, crunchy croquettes made from luscious strands of long-simmered veal; a paper cone filled with fried squid, sweet and supple, light and greaseless- that you understand what makes this place special.
Matt Goulding (Pasta, Pane, Vino: Deep Travels Through Italy's Food Culture (Roads & Kingdoms Presents))
I wanted to complain that, no, I wasn’t even close to prepared. I looked at Pandora’s jar and for the first time, I had an urge to open it. Hope seemed pretty useless to me right now. So many of my friends were dead. Rachel was cutting me off. Annabeth was angry with me. My parents were asleep down in the streets somewhere while a monster army surrounded the building. Olympus was on the verge of falling, and I’d seen so many cruel things the gods had done: Zeus destroying Maria di Angelo, Hades cursing the last Oracle, Hermes turning his back on Luke even when he knew his son would become evil. Surrender, Prometheus’s voice whispered in my ear. Otherwise your home will be destroyed. Your precious camp will burn. Then I looked at Hestia. Her red eyes glowed warmly. I remembered the images I’d seen in her hearth – friends and family, everyone I cared about. I remembered something Chris Rodriguez had said: There’s no point in defending camp if you guys die. All our friends are here. And Nico, standing up to his father Hades: If Olympus falls, he said, your own palace’s safety doesn’t matter.
Rick Riordan (Percy Jackson: The Complete Series (Percy Jackson and the Olympians, #1-5))
La guerra è causa di morte come ce n'è tante, come il cancro e la tubercolosi, come la spagnola e la dissenteria. Solo che i casi di morte qui sono più frequenti, più svariati e più crudeli. [...] Tutti siamo a questo modo, non soltanto noi qui; ciò che fummo un tempo non conta, quasi non lo sappiamo più. Le differenze create dalla cultura e dalla educazione sono quasi cancellate, appena riconoscibili. Talvolta rappresentano un vantaggio, nello sfruttare una situazione; ma portano seco anche qualche svantaggio, perché creano degli impacci che bisogna poi superare. È come se in passato fossimo stati monete di vari paesi: fuse poi nel medesimo crogiuolo, e che ormai portano tutte la stessa impronta. Per riscontrare ancora le differenze fra noi, bisognerebbe analizzare accuratamente il metallo. Siamo soldati anzitutto, e solo in linea secondaria e in una forma strana e quasi vergognosa siamo individui. S'è creata una vasta fraternità, in cui si fonde stranamente qualcosa del cameratismo delle canzoni popolari, col senso di solidarietà dei galeotti e col disperato attaccamento tra condannati a morte. È una vita che ha per ambiente e per sfondo il pericolo, la tensione morale, il mortale abbandono, e che diventa un fuggevole godimento in comune delle poche ore di tregua, nel modo più semplice e senza sentimentalismo.
Erich Maria Remarque
”(…) spesso sto davanti a me stesso come davanti a un estraneo, quando in ore tranquille un enigmatico riflesso del passato mi mostra, come in uno specchio appannato, i contorni del mio essere attuale: e allora mi stupisco come quell’elemento misteriosamente attivo, che si chiama vita, abbia potuto adattarsi anche ad una forma siffatta. Tutte le altre manifestazioni sono come in letargo, la nostra esistenza è soltanto un ininterrotto vigilare contro la minaccia della morte. Questa vita ci ha ridotti ad animali appena pensanti, per darci l’arma dell’istinto; ci ha impastati di insensibilità, per farci resistere all’orrore che ci schiaccerebbe se avessimo ancora una ragione limpida e ragionante; ha svegliato in noi il senso del cameratismo, per strapparci all’abisso del disperato abbandono; ci ha dato l’indifferenza dei selvaggi per farci sentire, ad onta di tutto, ogni momento della realtà, e per farcene come una riserva contro gli assalti del nulla. Così meniamo un’esistenza chiusa e dura, tutta in superficie, e soltanto di rado un avvenimento accende qualche scintilla. Ma allora divampa in modo inatteso una fiammata di passione aspra e terribile. Sono questi i momenti pericolosi, che ci rivelano come il nostro adattamento sia tutto artificiale; come esso non sia affatto la calma, ma uno sforzo terribile per mantenere la calma.”
Erich Maria Remarque
Esiste, nelle estreme e più lucenti terre del Sud, un ministero nascosto per la difesa della natura dalla ragione; un genio materno, d'illimitata potenza, alla cui cura gelosa e perpetua è andato il sonno in cui dormono quelle popolazioni. Se solo un attimo quella difesa si allentasse, se le voci dolci e fredde della ragione umana potessero penetrare quella natura, essa ne rimarrebbe fulminata. A questa incompatibilità di due forze ugualmente grandi e non affatto conciliabili, come pensano gli ottimisti, a questa spaventosa quanto segreta difesa di un territorio - la vaga natura coi suoi canti, i suoi dolori, la sua sorda innocenza - e non a un accanirsi della storia, che qui è più che altro "regolata", sono dovute le condizioni di questa terra, e la fine miseranda che vi fa, ogni volta che organizza una spedizione o invia i suoi guastatori più arditi, la ragione dell'uomo. Qui, il pensiero non può essere che servo della natura, suo contemplatore in qualsiasi libro o nell'arte. Se appena accenna un qualche sviluppo critico, o manifesta qualche tendenza a correggere la celeste conformazione di queste terre, a vedere nel mare soltanto acqua, nei vulcani altri composti chimici, nell'uomo delle viscere, è ucciso. Buona parte di questa natura, di questo genio materno e conservatore, occupa la stessa specie dell'uomo, e la tiene oppressa nel sonno; e giorno e notte veglia il suo sonno, attenta che esso non si affini; straziata dai lamenti che la chiusa coscienza del figlio leva di quando in quando, ma pronta a soffocare il dormiente se esso mostri di muoversi, e accenni sguardi e parole che non siano precisamente quelle di un sonnambulo.
Anna Maria Ortese (Il mare non bagna Napoli)
Giorni miei Solo a sera m’è dato assistere alla deposizione della luce, quando la vita, ormai senza rimedio, è perduta. Mio convoglio funebre di ogni notte: emigrazione di sensi, accorgimenti delle ore tradite, intanto che lo spirito è rapito sotto l’acutissimo arco dell’esistenza: l’accompagna una musica di indicibile silenzio. Invece dovere ogni mattina risorgere sognare sempre impossibili itinerari.
David Maria Turoldo
Una parte non piccola di noi continua ad essere innamorata dell’uomo che stiamo lasciando, dell’appartamento da cui stiamo traslocando, del mondo che stiamo abbandonando [...] Nella vita, le scelte che non abbiamo fatto continuano ad esistere accanto a noi. Pulsano debolmente, come potenzialità inespresse. E non occorre arrivare a provare rimpianto per volere un po' di bene a quelle vite scartate per un soffio. Sono lì, a portata di mano, e può capitare persino di andare a cercarle.
Maria Perosino
Una parte non piccola di noi continua ad essere innamorata dell’uomo che stiamo lasciando, dell’appartamento da cui stiamo traslocando, del mondo che stiamo abbandonando [...] Nella vita, le scelte che non abbiamo fatto continuano ad esistere accanto a noi. Pulsano debolmente, come potenzialità inespresse. E non occorre arrivare a provare rimpianto per volere un pò di bene a quelle vite scartate per un soffio. Sono lì, a portata di mano, e può capitare persino di andare a cercarle.
Maria Perosino (Le scelte che non hai fatto)
Per quanto Henry Crawford abbia trovato sgradevole sua suocera, quella di Maria Rushworth lo è molto di più. Oggi ho visto abbastanza per essere grato della mia.
Carrie Bebris (The Matters at Mansfield: Or, The Crawford Affair (Mr. & Mrs. Darcy Mysteries, #4))
Satyarthi, l’ex ingegnere che libera i bambini schiavi L’indiano da 30 anni in prima linea contro il lavoro minorile: lavorerò con Malala Kailash Satyarthi, 60 anni, è il primo indiano a vincere il premio Nobel per la Pace Maria Grazia Coggiola | 693 parole Fino a ieri mattina, Kailash Satyarthi, era un volto pressoché sconosciuto in India, uno dei tantissimi volontari seguaci del Mahatma Gandhi che in silenzio e con ostinazione si prendono a cuore le cause che in un Paese di un miliardo e 200 milioni di persone sembrano perse in partenza. Poi la notizia del Premio Nobel per la Pace, condiviso con la pachistana Malala, ha improvvisamente catapultato questo schivo ex ingegnere di 60 anni alla ribalta mondiale e con lui anche la sua organizzazione, Bachpan Bachao Andolan (Movimento per salvare i bambini), che da tre decenni si batte contro lo sfruttamento del lavoro minorile. «D’ora in poi le voci di milioni di bambini non potranno più essere ignorate» ha detto ai primi giornalisti che si sono precipitati nel suo ufficio a Kalkaji, un caotico quartiere di New Delhi vicino a uno dei più vecchi templi induisti della metropoli. Nato nello stato del Madhya Pradesh, nel centro dell’India, ha lasciato a 26 anni una promettente carriera dopo una laurea in ingegneria per dedicarsi a tempo pieno ai diritti dell’infanzia: «È sempre stata la mia passione e a questo ho dedicato la mia vita». L’impegno di Satyarthi iniziò con incursioni in fabbriche e laboratori dove intere famiglie erano costrette a lavorare per rimborsare un prestito che avevano contratto. Incapaci di rimborsare la somma ricevuta, spesso venivano vendute e rivendute, bambini compresi. La sua associazione è nata nel 1980, conta oltre 700 organizzazioni non governative affiliate e finora ha «liberato» oltre 80 mila baby schiavi in centinaia di laboratori e fabbriche. Sembrano tanti, ma è in realtà una goccia in India dove sono svariati milioni i bambini sotto i 14 anni impiegati in diverse attività, come la produzione di «bidi», le piccole sigarette fatte a mano, lavori edili, ricami e soprattutto come domestici low-cost per la ricca borghesia delle metropoli. Appesi muri del suo ufficio ci sono i manifesti delle sue crociate. La più famosa è stata quella della «Global March» nel 1998 quando portò a Ginevra mille bambini lavoratori di tutto il mondo. È stato un punto di svolta, oltre che un successo internazionale, perché l’anno successivo le Nazioni Unite hanno approvato una convenzione contro le forme estreme di impiego minorile e da allora l’esercito dei baby schiavi si è costantemente ridotto. Un’altra battaglia è stata quella ottenere dalle multinazionali l’impegno a garantire che i loro prodotti, come i tappeti, non siano fabbricati con manodopera minorile dei Paesi poveri. Durante i Mondiali di calcio del 2006 in Germania, Satyarthi organizzò una campagna per denunciare l’uso dei bimbi di 6 anni nella cucitura di palloni e nel 2011 pubblicò uno studio in cui si rivelava che in India scompaiono 11 bambini ogni ora, vittime del traffico di esseri umani. Vestito con il tradizionale completo di casacca e pantaloni «khadi» (filati e tessuti a mano come faceva il Mahatma) e fradicio di sudore per il condizionatore rotto, Satyarthi ha ricordato anche i legami con l’Italia. «Ho lavorato tanto con Mani Tese - ha detto - e conosco molti italiani». Tra un’intervista e l’altra, in serata, ha poi sentito per telefono Malala da Birmingham. «La conosco - ha spiegato - perché ci eravamo visti l’ultima volta in Olanda durante una cerimonia. La inviterò a lavorare con me». Curiosamente, il prestigioso riconoscimento non fui mai assegnato all’apostolo della non violenza. «Sono nato dopo la morte del Mahatma Gandhi - ha ricordato l’attivista - e se il premio fosse stato assegnato a lui sarei stato più contento. Ma anche ora lo sono perché appartiene a tutti i bambini di questo Paese». Malala, festa tra i banchi d
Anonymous
Ebbe anche degli impulsi di simpatia: così rari che poi ci parvero favoleggiati, immaginari. Le persone alle quali con un movimento rapido, imprevisto, rivolse la sua scelta, erano davvero particolarmente amabili. [...] Aveva seguito dei modelli, per quelle scelte? Facile: la prima era del tipo di Maria: l'umiltà, la dolcezza; la seconda assomigliava alla sua nonna, mia madre: fantasia, grazia. Ma più che altro credo fosse ancora un impulso di quella felicità panica, libera. L'estro comunicativo non l'ha più ripreso, in seguito. Per essere precisi: non in mia presenza.
Lalla Romano
Le cose cambiano quando si diventa genitori. Vorrei che un giorno mia figlia potesse essere orgogliosa di me come io lo sono di voi. Tutta l'Andalusia è accorsa in vostro aiuto! No, non è stata colpa vostra, Ora che sono madre vedo tutto in modo diverso rispetto a quando avevo quindici anni. Lo capisco solo oggi: i tuoi, la tua famiglia, quelli che non ti tradiranno vengono prima di tutto; a parte quello, non esiste niente e nessuno. Spero di insegnarlo a Maria. Mi dispiace, madre mia.
Ildefonso Falcones (La reina descalza)
seperti bosan yang menjelaga di pinggiran kamar, perputaran bumi terhenti tepat di ekuator. panas. tapi frigid.
Maria Ita
Siapa yang berhak membuat definisi dan mengklaim diri sebagai yang paling ’beradab’? Catatan Butet memperlihatkan kelumpuhan teori di hadapan pengalaman manusia dan fakta-fakta tentang keseharian mereka. Sebaliknya, si pemilik pengalaman itulah yang paling berhak atas definisi dan teori tentang diri dan kehidupannya. Buku ini mengoreksi banyak hal yang secara umum diasumsikan, diyakini, dan disebarkan oleh kaum cerdik pandai, politisi, pengusaha, pemimpin agama, dan siapa pun pemegang kekuasaan dominan. Seluruh isinya membawa saya pada perenungan panjang tentang makna peradaban, dan tentang ’keindonesiaan’. Kerja masih jauh dari selesai…. Terima kasih, Butet
Maria Hartiningsih (Sokola Rimba: Pengalaman Belajar Bersama Orang Rimba)
A Maria Teresa, editor preparata e cortese, che ha disciplinato e affinato i miei scritti. A Peppa Pig che ha ispirato questo mio libro. Alle persone detenute di tutte le carceri nella speranza che trovino la forza di resistere e la voglia di farlo.
Totò Cuffaro (L'uomo è un mendicante che crede di essere un re (Italian Edition))
Ci sto io: tutt'insieme divento importante. Finora la mia presenza, c'era o non c'era, non spostava niente. Maria dice che io ci sto e così ecco qua me n'accorgo pur'io che ci sto. Mi chiedo da solo: non me ne potevo accorgere per conto mio di esserci? Pare di no. Pare che ci vuole un'altra persona che avvisa.
Erri De Luca
Maria capiva che il contenuto di ogni condizione umana sviluppa e realizza il disegno di un Altro:
Alberto Savorana (Vita di Don Giussani)
Ritentando d'uscir dal labirinto contemplavo montagne, aprivo libri, coglievo ombre fuggenti di bellezza. Solo tu scioglieresti l'amarezza ma sei balsamo e scure. E il resto è inerte, e il mondo intero m'è fuoco dipinto.
Maria Luisa Spaziani
La Madre è la porta che facilita il nostro ingresso nella terra dei viventi.
Massimo Camisasca (I misteri di Maria. Piccole meditazioni (Italian Edition))
La Madre è la porta che facilita il nostro ingresso nella terra dei viventi. Questa terra, chiamata cielo, è la nostra terra abitata dai santi, coloro che si lasciano guidare dal Signore nel cammino dentro il mare dei giorni.
Massimo Camisasca (I misteri di Maria. Piccole meditazioni (Italian Edition))
Non siamo riusciti a essere nulla di speciale, ma per me è stato tutto. Eravamo amici, eravamo complici, eravamo in simbiosi. Eravamo noi.
Maria Capasso (Nulla si dissolve)
Provare a pensare sin da principio un'educazione alla vita significa pensare un'educazione alla specie: non un'educazione anonima, astratta, generica o metagenerica; ma un'educazione all'essere donne e all'essere uomini; all'essere donne meglio; all'essere uomini meglio; a essere donne e uomini assieme meglio; a essere una specie migliore perché riconoscere le sue radici autentiche, originarie e le sue possibilità di sviluppo.
Maria Rita Parsi (Manifesto contro il potere distruttivo)
Siamo una specie che ha reagito e insiste a reagire con meccanismi obsoleti di difesa alle nuove minacce di collasso psichico prodotte dal suo stesso sviluppo mentale.
Maria Rita Parsi (Manifesto contro il potere distruttivo)
I genitori nell'ambito domestico, gli insegnanti in quello scolastico e gli amministratori in quello politico dovranno tutti dimostrare di essere "autorità autorevoli", capaci di conciliare fermezza, legalità, flessibilità e decoro. [...] Infatti, più l'intervento di queste autorità si dimostra equilibrato, competente e interdisciplinare, tenendo Inoltre conto delle "specialità" tra le peculiari necessità e attitudini espresse localmente o individualmente, più le politiche attuate si rivelano incisive e lungimiranti. E, dunque, possono contare sul coinvolgimento e la responsabilizzazione di persone e comunità.
Maria Rita Parsi (Manifesto contro il potere distruttivo)
Leggevo qualsiasi cosa perché leggere era un buon sistema per scoraggiare tentativi di conversazione.
Maria Masella (Nessun ricordo muore: La prima indagine di Teresa Maritano e Marco Ardini (Italian Edition))
Azione: l’azione è concreta e un buon argine ai cattivi pensieri.
Maria Masella (Nessun ricordo muore: La prima indagine di Teresa Maritano e Marco Ardini (Italian Edition))
Cos'è la femminilità? È forza, coraggio, tenacia, volontà, consapevolezza. È scoprire la propria capacità di amare e il proprio desiderio di essere amata.
Maria Grazia Cucinotta (Vite senza paura: Storie di donne che si ribellano alla violenza (Italian Edition))
c'avissi a cadiriri 'a lingua a quelli che dicono la parola "diverso!" esclamò Maria. "Tutti uguali siamo, ricordatelo, a anessuno capita quello non è già capitato agli altri, non c'è mai niente di nuovo a questo mondo vecchio assai, ma i cristiani non lo capiscono.
Simonetta Agnello Hornby (La zia marchesa)
L’inferno non esiste. E se esiste è vuoto. Dicono. Vivono forse in quartieri con giardini e scuole. Ignorano. Inferno sono gli enormi palazzi di cemento, alveari screpolati e abbandonati dalla bellezza, che fanno di cemento l’anima che li abita. L’inferno si annida nei sotterranei di questi palazzi stipati di polvere bianca tagliata alla meglio e carne umana in saldo. L’inferno è fame mai soddisfatta di pane e di parole. Inferno è un bambino sfregiato da fuori verso dentro, dalla pelle fino al cuore. Inferno è il lamento degli agnelli accerchiati dai lupi. Inferno è il silenzio degli agnelli sopravvissuti. Inferno è Maria madre a sedici anni, prostituta a ventidue. Inferno è Salvatore che ha poco pane per i figli e per la vergogna quel poco se lo beve. Inferno sono vie senza alberi e scuole e panchine su cui parlare. Inferno sono strade da cui non si vedono le stelle, perché non è concesso alzare gli occhi. Inferno è una famiglia che decide chi e che cosa sarai. Inferno è la consapevolezza fredda della disperazione altrui. Inferno è farla pagare ad altri perché sentano il sapore amaro che mastichiamo. Inferno è quando le cose non si compiono. Inferno è ogni seme che non diventa rosa. Inferno è quando la rosa si convince che non profuma. Inferno è un passaggio a livello che si apre su un muro. Inferno è ogni bellezza volontariamente interrotta. Inferno è Caterina che si è lanciata dal decimo piano con un ombrello in mano, perché all’inferno non voleva più starci e sperava che un angelo l’afferrasse prima dell’asfalto. Inferno è l’amore possibile ma mai inaugurato. Inferno è odiare la verità, perché amarla ti costerebbe la vita. Inferno è Michele con la schiuma alla bocca e gli occhi bruciati da un’overdose solitaria. Inferno è un vecchio senza nome morto da giorni in casa sua, senza che nessuno se ne accorga. Inferno è non vedere più l’inferno. In questo quartiere di questa città di uomini governano due demoni. Non hanno nomi esotici. Astaroth, Malebranche, Gog e Magog… No. Miseria. Ignoranza. Così si chiamano. Come cavalieri dell’Apocalisse. Misericordia e Parola basteranno ad arginarli? L’inferno esiste. Ed è qui. In queste strade feroci in cui i lupi fanno la tana. E gli agnelli insanguinati tacciono perché hanno più cara la vita di ogni altra cosa. E il sangue è il marchio della vita, perché se la parola non salva lo dovrà fare il sangue. Inferno è un padre che toglie la vita ai figli. L’inferno esiste ed è pieno. Non è al di là, ma al di qua, con mappe e indirizzi.
Alessandro D'Avenia (Ciò che inferno non è (Italian Edition))
L’inferno non esiste. E se esiste è vuoto. Dicono. Vivono forse in quartieri con giardini e scuole. Ignorano. Inferno sono gli enormi palazzi di cemento, alveari screpolati e abbandonati dalla bellezza, che fanno di cemento l’anima che li abita. L’inferno si annida nei sotterranei di questi palazzi stipati di polvere bianca tagliata alla meglio e carne umana in saldo. L’inferno è fame mai soddisfatta di pane e di parole. Inferno è un bambino sfregiato da fuori verso dentro, dalla pelle fino al cuore. Inferno è il lamento degli agnelli accerchiati dai lupi. Inferno è il silenzio degli agnelli sopravvissuti. Inferno è Maria madre a sedici anni, prostituta a ventidue. Inferno è Salvatore che ha poco pane per i figli e per la vergogna quel poco se lo beve. Inferno sono vie senza alberi e scuole e panchine su cui parlare. Inferno sono strade da cui non si vedono le stelle, perché non è concesso alzare gli occhi. Inferno è una famiglia che decide chi e che cosa sarai. Inferno è la consapevolezza fredda della disperazione altrui. Inferno è farla pagare ad altri perché sentano il sapore amaro che mastichiamo. Inferno è quando le cose non si compiono. Inferno è ogni seme che non diventa rosa. Inferno è quando la rosa si convince che non profuma. Inferno è un passaggio a livello che si apre su un muro. Inferno è ogni bellezza volontariamente interrotta. Inferno è Caterina che si è lanciata dal decimo piano con un ombrello in mano, perché all’inferno non voleva più starci e sperava che un angelo l’afferrasse prima dell’asfalto. Inferno è l’amore possibile ma mai inaugurato. Inferno è odiare la verità, perché amarla ti costerebbe la vita. Inferno è Michele con la schiuma alla bocca e gli occhi bruciati da un’overdose solitaria. Inferno è un vecchio senza nome morto da giorni in casa sua, senza che nessuno se ne accorga. Inferno è non vedere più l’inferno. In questo quartiere di questa città di uomini governano due demoni. Non hanno nomi esotici. Astaroth, Malebranche, Gog e Magog… No. Miseria. Ignoranza. Così si chiamano. Come cavalieri dell’Apocalisse. Misericordia e Parola basteranno ad arginarli? L’inferno esiste. Ed è qui. In queste strade feroci in cui i lupi fanno la tana. E gli agnelli insanguinati tacciono perché hanno più cara la vita di ogni altra cosa. E il sangue è il marchio della vita, perché se la parola non salva lo dovrà fare il sangue. Inferno è un padre che toglie la vita ai figli. L’inferno esiste ed è pieno. Non è al di là, ma al di qua, con mappe e indirizzi. Su Tuttocittà 1993.
Alessandro D'Avenia (Ciò che inferno non è (Italian Edition))
Le donne avevano seguito Gesù per lui stesso, per gratitudine del bene da lui ricevuto, non per la speranza di far carriera al suo seguito. Ad esse non erano stati promessi «dodici troni», né esse avevano chiesto di sedere alla sua destra e alla sua sinistra nel suo regno. Lo seguivano, è scritto, «per servirlo» (Lc 8, 3; Mt 27, 55); erano le uniche, dopo Maria la Madre, ad avere assimilato lo spirito del Vangelo. Avevano seguito le ragioni del cuore e queste non le avevano ingannate.
Cantalamessa Raniero (Rifulge il mistero della Croce (Italian Edition))
Breve anteprima del romanzo - ... . Attorno a Parigi c’era una grande foresta, ma quella è una storia proprio precedente a questa, anche se ha uno sfondo comune. I re di Francia venivano unti con un unguento speciale che era conservato nella cattedrale di Reims, e che nessuno sapeva di cosa fosse fatto ed era lo stesso con cui era stato unto Gesù; era un segreto. Sembrano cose molto lontane da quello che è lo spirito cristiano, in realtà ci sono due Chiese; ce n'è una oscura ed una ufficiale con due messaggi differenti ma che sono complementari - *** - ...Gli Egizi erano grandi manipolatori di quel marchingegno che stritola tutti e tutto. La Massoneria proviene dall'Egitto, è nata là. E’ tutta di provenienza egizia; loro avevano un'azione su quel marchingegno che fa accadere le cose - *** - Virginia era proprio ai vertici della Carboneria al tempo del Risorgimento - ripeté - perché qui c’è l’elenco dei nomi di quelli che avevano le fila di questo complotto, lei era a capo della Massoneria femminile, il suo grado era quello più alto, era chiamata Regina del Grande Firmamento - *** Fa parte dello stesso filone di quello dei Templari, quello su Nefertiti. La maggior parte degli archeologi non sa queste cose; che c’è un mistero lì. *** ... . E il concetto di Dio per esempio è l'archetipo del Sé proiettato nel collettivo, cioè è l'Io: l'archetipo dell'Io che si proietta nel collettivo e allora viene fuori il concetto di Dio. *** E la magia consiste nel manipolare questi archetipi in modo sapiente e costruire qualcosa e non lasciarlo al libero gioco delle emozioni perché sono le emozioni che influiscono sul Destino. *** - Perché venivano unti i re di Francia?- - Certo che quelle Chiese finiranno! Finirà tutto con il ritorno del nuovo Re. - Perché in un certo senso una parte passava attraverso di loro. La rivoluzione non è avvenuta così per caso, c'è stato un potere che ha affermato questo, sai? Le due cose dovevano concorrere; sai che alla fine c'è l'Apocalisse, con un messaggio, sempre di Giovanni. E non è una cosa solo così, allegorica, c'è sempre un fatto storico ed uno mitico insieme, vanno lette insieme le cose. Anche lì ci sta un evento, che accadrà - - La Chiesa finirà di esistere?- - Certo che quelle Chiese finiranno! Finirà tutto con il ritorno del nuovo Re. *** - Quanti li vedono così i Misteri? - Rifletté Sveva. - Recitano i Misteri come una litania. La maggior parte li vede e recita così; son tutte donnette che non sanno un tubo di niente. E’ vero? - ***
Antonella Maria Azzario (I diari della contessa)
«Che bella ragazza, e così giovane! Come ci fa piacere avere finalmente le gonnelle tra noi! Venga che le offro un caffè!», dice Monsignor Raffaele Barbieri, incrociando nei corridoi di Montecitorio la comunista Mattei, prima di essere seccamente zittito: «Le uniche gonnelle ammesse qui dentro sono le mie, non le sue!».
Filippo Maria Battaglia (Stai zitta e va’ in cucina: Breve storia del maschilismo in politica da Togliatti a Grillo (Italian Edition))
Durante lo spoglio scandisce il nome della dc Ines Boffardi tra i sorrisi e le battute sarcastiche di diversi colleghi. «C'è poco da ridere», li zittisce. «Anche una donna può diventare presidente, lo sapete?». Sembra di no.
Filippo Maria Battaglia (Stai zitta e va’ in cucina: Breve storia del maschilismo in politica da Togliatti a Grillo (Italian Edition))
Il telescopio completò la sua inclinazione, ribaltandomi al punto che mi trovai a faccia in giù, e vidi su cosa davano i portelli aperti, su cosa stavo penzolando. C’era lava sotto di noi, un cratere pieno, arancio e rosso ardenti, e nella lava c’erano donne, che tendevano le dita per toccare il metallo del telescopio, premendoci contro le unghie. Vidi le radici incandescenti del mondo, e il modo in cui le donne ci si erano aggrovigliate, le bocche aperte, un mormorio assordante come il vento che sradica gli alberi. Vidi la moglie del signor Loury, la sua versione in pellicola Kodachrome, la pelle bianca e i capelli luminosi, gli occhi grandi e bistrati dalle ciglia finte. Mancavano gli occhiali da sole che portava sempre. Era nuda, le lunghe braccia attaccate con ferocia e coperte di vesciche, le costole scarne e le anche sporgenti. Vieni qui, disse, muovendo le labbra senza produrre suono, e il suo rossetto era perfetto. Altre madri erano lì, e le conoscevo. Ero stata ai loro funerali ed ero andata a scuola con i loro figli abbandonati. Avevo visto le X dove loro non c’erano. Vidi tutte le donne morte al centro della terra, e poi le vidi tendere le braccia verso l’alto dove io penzolavo. Vidi la mia terza madre, e lei vide me.
Maria Dahvana Headley (Year's Best Weird Fiction, Vol. 1)
In assenza di Bandini, la casa non era piu' la stessa. Dopo cena i ragazzi, appesantiti dal cibo, si stesero sul pavimento del soggiorno, vicino al calore benefico della stufa. Arturo la riempì di carbone, e la stufa lo ringraziò ronfando e sibilando, ridacchiando sommessa mentre i tre fratelli le stavano sdraiati intorno, sazi. In cucina Maria rigovernava le stoviglie consapevole del piatto in meno da riporre, della tazza in meno. Quando la ripose nella credenza, la tazza di Bandini, tutta ammaccata, piu' grande e piu' goffa delle altre, sembrava far mostra d'orgoglio ferito per non essere stata usata durante il pasto. Nel cassetto delle posate, il coltello di Bandini, il suo preferito, il coltello piu' tagliente e minaccioso del servizio, scintillò alla luce. Ora la casa perdeva la sua identità. Un'asse smossa sussurrava ironicamente al vento; i fili elettrici sfregavano contro il tetto della veranda, beffardi. Il mondo degli oggetti inanimati trovava voce, conversava con la vecchia casa, ed essa chiacchierava, con il gusto di una vecchia pettegola, dello scontento all'interno delle sue mura. Le tavole del pavimento, sotto i piedi di Maria, cigolavano il loro basso piacere. Bandini non sarebbe tornato a casa quella notte.
John Fante (Wait Until Spring, Bandini (The Saga of Arturo Bandini, #1))
MARIA Amo come l'amore ama. Non conosco altra ragione di amarti che amarti. Cosa vuoi che ti dica oltre a dirti che ti amo, se ciò che ti voglio dire è che ti amo? Non cercare nel mio cuore... Quando ti parlo, mi duole che tu risponda a quel che dico e non al mio amore. Quando l'amore c'è, non si fanno discorsi: si ama e si parla per capirsi. Posso sentirti dire che mi ami senza che tu me lo dica, se capisco che mi ami. Ma tu pronunci parole che hanno senso e ti dimentichi di me; anche se parli solo di me, non ti rammenti che io ti amo. Ah, non chiedermi nulla; piuttosto parlami in modo tale che, anche se fossi sorda, ti sentirei soltanto con il cuore.
Fernando Pessoa
Got something!’ Maria Lynch interrupted them, dragging a page from the printer. ‘The dress was bought from Dinkydress on April first. Paid for by credit card. They won’t say who owns the card, but it was delivered by courier to Maeve Phillips, 251 Mellow Grove, on the fifth.’ ‘She had that dress over a month and never wore it. Wonder what it was bought for? Any credit cards in her own name?’ Lottie asked, reading the page. ‘She hasn’t even got a bank account,’ Lynch said. ‘Someone bought it for her. Might be a boyfriend. See if you can get the company to release the name.’ ‘How?’ ‘Make something up. I think whoever bought that dress may be Maeve’s mystery boyfriend. If we find this boyfriend, we might find Maeve. We need to be concentrating on the murder of the woman found under the street.’ ‘Will I hand this missing person case over to someone else, so?’ Lynch asked. ‘No. We need to make it high priority. Find out if Maeve Phillips has a passport, and I want to talk to this friend of hers, Emily. I need to be sure Maeve’s disappearance isn’t linked to the murder.’ ‘Hardly likely, is it?’ Boyd said. ‘Ticking the box,’ Lottie said. ‘As long as it’s not a wooden one with a brass cross on top,’ Kirby said, raising his head from behind a mountain of paperwork.
Patricia Gibney (The Stolen Girls (D.I. Lottie Parker, #2))
E le occasioni vanno sempre colte, anche se hai quasi ottant'anni e ti restano dieci minuti di vita. Sono i rimpianti a farti morire, nient'altro.
Marco Marsullo (L'audace colpo dei quattro di Rete Maria che sfuggirono alle Miserabili Monache)
(...) Dritto sul cassero di poppa, Julian inspirò e si riempì le narici e i polmoni dell’aria pungente di sale, ovattata e gentile che sottolinea l’approssimarsi del crepuscolo sul mare, il suo udito si perse dietro alla lusinga dei sordi muggiti delle onde contro lo scafo e degli scricchiolii del vento in mezzo al sartiame. La sua pelle, attraverso la stoffa della camicia, si godette la frescura della brezza che giungeva da nord est. Le mani piantate sulla ringhiera dai ghirigori dorati, contemplò la quotidianità che lo avvolgeva e che più di tutto lo faceva sentire di nuovo padrone del suo elemento: gli uomini ai bracci che assecondavano le impalpabili mutazioni delle correnti, i carpentieri che rifinivano con la pece alcuni interstizi sulla tolda, i mozzi che aveva reclutato durante l’ultimo viaggio in Scozia che catramavano il sartiame e spalmavano di grasso gli alberi, i gabbieri fiamminghi che governavano le vele con la solita, immancabile meticolosità, lanciandosi ammonimenti nella loro lingua che conosceva solo un poco, le vedette in alto sulle coffe che frugavano l’orizzonte. Era di nuovo a casa. E si concentrò sull’ipnotico rollio della Lucky Chance, che si muoveva sotto di lui con la sensualità di un’amante, che con la stessa possessività lo reclamava come parte di sé, del progetto di libertà e di dominio dei mari che da una vita intera condividevano, tutti e due. La sua nave lo aveva riconosciuto, aveva riconosciuto sopra ogni altro il suo tocco, la sua andatura, la cadenza della sua voce e, ne era certo, perfino la sua inquietudine. Non le serviva niente di più per lasciarsi domare, per lasciarsi andare. Nemmeno lui necessitava di altro per ritrovare intatti lucidità e freddezza, implacabilità di pensiero e d’azione. (...)
Maria Campanaro (Nessun porto nella nebbia)