Dell Government Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Dell Government. Here they are! All 15 of them:

She murmured, We could always blame the stars. I beg your pardon, Doctor? That's what influenza means, she said. Influenza delle stelle—the influence of the stars. Medieval Italians thought the illness proved that the heavens were governing their fates, that people were quite literally star-crossed. I pictured that, the celestial bodies trying to fly us like upsidedown kites. Or perhaps just yanking on us for their obscure amusement.
Emma Donoghue (The Pull of the Stars)
That’s what influenza means, she said. Influenza delle stelle—the influence of the stars. Medieval Italians thought the illness proved that the heavens were governing their fates, that people were quite literally star-crossed.
Emma Donoghue (The Pull of the Stars)
influenza means, she said. Influenza delle stelle—the influence of the stars. Medieval Italians thought the illness proved that the heavens were governing their fates, that people were quite literally star-crossed.
Emma Donoghue (The Pull of the Stars)
Influenza delle stelle—the influence of the stars. Medieval Italians thought the illness proved that the heavens were governing their fates, that people were quite literally star-crossed.
Emma Donoghue (The Pull of the Stars)
Government is actually the worst failure of civilized man. There has never been a really good one, and even those that are most tolerable are arbitrary, cruel, grasping and unintelligent.
Diana J. Dell (Memorable Quotations: H.L. Mencken)
We could always blame the stars. I beg your pardon, Doctor? That’s what influenza means, she said. Influenza delle stelle—the influence of the stars. Medieval Italians thought the illness proved that the heavens were governing their fates, that people were quite literally star-crossed. I pictured that, the celestial bodies trying to fly us like upside-down kites. Or perhaps just yanking on us for their obscure amusement
Emma Donoghue (The Pull of the Stars)
That's what influenza means, she said. Influenza delle Stelle - the influence of the stars. Medieval Italians thought that illness proved that the heavens were governing their dates, that people were quite literally star-crossed.
Emma Donoghue (The Pull of the Stars)
After the 2013 revelations, the US government would try to disparage me by referring to me as “only a contractor” or “a former Dell employee,” with the implication that I didn’t enjoy the same kinds of clearance and access as a blue-badged agency staffer. Once that discrediting characterization was established, the government proceeded to accuse me of “job-hopping,” hinting that I was some sort of disgruntled worker who didn’t get along with superiors or an exceptionally ambitious employee dead-set on getting ahead at all costs. The truth is that these were both lies of convenience. The IC knows better than anyone that changing jobs is part of the career track of every contractor: it’s a mobility situation that the agencies themselves created, and profit from.
Edward Snowden (Permanent Record)
And with a forty-five-year-old genuine grown-up and experienced entrepreneur as president and CFO, we now had access to all kinds of working-capital credit we couldn’t get before. Unlike the twenty-one-year-old CEO, Lee Walker could go to people like Frank Phillips at Texas Commerce Bank and say, “Look, Texaco, Exxon, Monsanto—all these companies, not to mention the US government—they all owe this company money. Give us a loan based on all these receivables.” And the bankers would say, “Okay, Lee, we don’t know about the kid, but we trust you.
Michael Dell (Play Nice But Win: A CEO's Journey from Founder to Leader)
Satyarthi, l’ex ingegnere che libera i bambini schiavi L’indiano da 30 anni in prima linea contro il lavoro minorile: lavorerò con Malala Kailash Satyarthi, 60 anni, è il primo indiano a vincere il premio Nobel per la Pace Maria Grazia Coggiola | 693 parole Fino a ieri mattina, Kailash Satyarthi, era un volto pressoché sconosciuto in India, uno dei tantissimi volontari seguaci del Mahatma Gandhi che in silenzio e con ostinazione si prendono a cuore le cause che in un Paese di un miliardo e 200 milioni di persone sembrano perse in partenza. Poi la notizia del Premio Nobel per la Pace, condiviso con la pachistana Malala, ha improvvisamente catapultato questo schivo ex ingegnere di 60 anni alla ribalta mondiale e con lui anche la sua organizzazione, Bachpan Bachao Andolan (Movimento per salvare i bambini), che da tre decenni si batte contro lo sfruttamento del lavoro minorile. «D’ora in poi le voci di milioni di bambini non potranno più essere ignorate» ha detto ai primi giornalisti che si sono precipitati nel suo ufficio a Kalkaji, un caotico quartiere di New Delhi vicino a uno dei più vecchi templi induisti della metropoli. Nato nello stato del Madhya Pradesh, nel centro dell’India, ha lasciato a 26 anni una promettente carriera dopo una laurea in ingegneria per dedicarsi a tempo pieno ai diritti dell’infanzia: «È sempre stata la mia passione e a questo ho dedicato la mia vita». L’impegno di Satyarthi iniziò con incursioni in fabbriche e laboratori dove intere famiglie erano costrette a lavorare per rimborsare un prestito che avevano contratto. Incapaci di rimborsare la somma ricevuta, spesso venivano vendute e rivendute, bambini compresi. La sua associazione è nata nel 1980, conta oltre 700 organizzazioni non governative affiliate e finora ha «liberato» oltre 80 mila baby schiavi in centinaia di laboratori e fabbriche. Sembrano tanti, ma è in realtà una goccia in India dove sono svariati milioni i bambini sotto i 14 anni impiegati in diverse attività, come la produzione di «bidi», le piccole sigarette fatte a mano, lavori edili, ricami e soprattutto come domestici low-cost per la ricca borghesia delle metropoli. Appesi muri del suo ufficio ci sono i manifesti delle sue crociate. La più famosa è stata quella della «Global March» nel 1998 quando portò a Ginevra mille bambini lavoratori di tutto il mondo. È stato un punto di svolta, oltre che un successo internazionale, perché l’anno successivo le Nazioni Unite hanno approvato una convenzione contro le forme estreme di impiego minorile e da allora l’esercito dei baby schiavi si è costantemente ridotto. Un’altra battaglia è stata quella ottenere dalle multinazionali l’impegno a garantire che i loro prodotti, come i tappeti, non siano fabbricati con manodopera minorile dei Paesi poveri. Durante i Mondiali di calcio del 2006 in Germania, Satyarthi organizzò una campagna per denunciare l’uso dei bimbi di 6 anni nella cucitura di palloni e nel 2011 pubblicò uno studio in cui si rivelava che in India scompaiono 11 bambini ogni ora, vittime del traffico di esseri umani. Vestito con il tradizionale completo di casacca e pantaloni «khadi» (filati e tessuti a mano come faceva il Mahatma) e fradicio di sudore per il condizionatore rotto, Satyarthi ha ricordato anche i legami con l’Italia. «Ho lavorato tanto con Mani Tese - ha detto - e conosco molti italiani». Tra un’intervista e l’altra, in serata, ha poi sentito per telefono Malala da Birmingham. «La conosco - ha spiegato - perché ci eravamo visti l’ultima volta in Olanda durante una cerimonia. La inviterò a lavorare con me». Curiosamente, il prestigioso riconoscimento non fui mai assegnato all’apostolo della non violenza. «Sono nato dopo la morte del Mahatma Gandhi - ha ricordato l’attivista - e se il premio fosse stato assegnato a lui sarei stato più contento. Ma anche ora lo sono perché appartiene a tutti i bambini di questo Paese». Malala, festa tra i banchi d
Anonymous
Qué pena que cuando los gobiernos deciden entrar en una guerra no puedan coger a sus ejércitos y ponerlos en un recinto cerrado a luchar, algo así como un estadio de fútbol, y no tener que joder a personas inocentes
Tawni O'Dell (Coal Run)
Il governo dei popoli cambia natura. Dei vecchi governi, portatori d’indirizzi politici, restano solo le vestigia esteriori. Invece d’essere il centro propulsore d’energia politica, in vista di obiettivi determinati dalle scelte politiche, esso è piuttosto il gestore dello status quo, attraverso la garanzia dei suoi equilibri interni e la difesa dalle perturbazioni esterne. Non a caso – come s’è detto a proposito del nichilismo – è entrata nell’uso la parola molto moderna governance, la «governanza» della quale politologi e costituzionalisti à la page subiscono il fascino. La governance è il coordinamento efficace delle forze in campo, la loro «messa in rete» finalizzata alle diverse «tenute»: tenuta dei conti pubblici, tenuta della coesione sociale, tenuta del «sistema» economico-sociale complessivo, denominato «sistema» o «azienda». Il governo, nella sua visione classica, era chiamato a scelte incidenti sul corpo sociale, secondo visioni politiche. Nella governance, no. La sua funzione è una funzione di garanzia di ciò che esiste nel vasto campo delle forze che operano sul terreno sociale, dunque una funzione conservatrice. Essa mira alla gestione dell’equilibrio tra i fattori, a tenere sotto controllo le situazioni critiche, a ridurre i propri interventi autoritativi, a estendere l’autoregolazione dei diversi attori sociali, a rimettere in moto la macchina che si sia inceppata e a evitare l’implosione determinata dal crescere incontrollato della contraddizione degli interessi. La sostituzione di personale tecnico al personale politico, nelle compagini governative, è la naturale conseguenza. I tecnici sono coloro ai quali ci si rivolge per riparare i meccanismi in panne, per tenere insieme, in regime di compatibilità generali, i pezzi della macchina combinatoria dei soggetti che contano: s’intende, cioè, le forze che rappresentano coloro che avrebbero la forza d’incrinare, se lo volessero, le tanto indispensabili «tenute». Il compito dei tecnici, anche quando mostrano di usare tecniche innovatrici, è intrinsecamente conservatore. Chi sta fuori, non conta o, se la frustrazione e il malessere crescono al punto di creare difficoltà alla tenuta, lo si degna di qualche attenzione caritativa oppure, se non basta, c’è sempre il baculum, il bastone di cui parlava il cardinale Bellarmino, tenuto di riserva. Perciò, si può dire facilmente che la governance è un regime dal doppio regime: conciliatore con chi sta dentro, spietato con chi sta fuori. Così è ogni regime pastorale il cui volto benevolo si associa alla mano correzionale, cioè repressiva
Gustavo Zagrebelsky (Liberi servi: Il Grande Inquisitore e l'enigma del potere)
In his previous career with the federal government he’d adopted false identities and traveled across the world. Fortunately, changing identities was stunningly easy to do in the computer age. A few clicks of the Dell, a server somewhere in India hummed, and from one’s fancy laser printer out popped a new you with all the official bells, whistles and available credit.
David Baldacci (The Collectors (Camel Club, #2))
In his previous career with the federal government he’d adopted false identities and traveled across the world. Fortunately, changing identities was stunningly easy to do in the computer age. A few clicks of the Dell, a server somewhere in India hummed, and from one’s fancy laser printer out popped a new you with all the official bells, whistles and available credit. Seagraves could actually buy all that he needed on an Internet site that required a carefully guarded password. It was akin to a Macy’s department store for criminals, sometimes dubbed by its felonious clientele as “EvilBay.
David Baldacci (The Collectors (Camel Club, #2))
Neanche l’1% delle proposte degli onorevoli diventa legge Carlo Bertini | 344 parole Non dovrebbe essere solo il premier a spingere perché gli onorevoli lavorino cinque giorni a settimana, visto che ancora servono in media tre giri di valzer nei due rami del Parlamento per veder approvata una legge. A spulciare qualche numero delle statistiche elaborate dal sito Openpolis emerge che forse dovrebbero essere gli stessi parlamentari a preoccuparsi di trovare il modo per riuscire a portare a casa qualcosa della sterminata mole di proposte che avanzano ogni mese. Quelle di iniziativa parlamentare che vanno a buon fine sono una percentuale infinitesimale. Neanche l’un per cento dei disegni di legge presentati dagli onorevoli eletti nel 2013 è diventato legge. Cioè dei 4000 disegni di legge presentati in questa legislatura solo 26 hanno visto la luce, pari allo 0,66%. Ben maggior successo hanno riscosso le proposte governative, pari al 20% come riporta l’analisi dettagliata di Openpolis. E anche nei tempi di approvazione il governo surclassa i parlamentari: 77 giorni in media per veder varata una sua legge, contro i 245 che mediamente impiegano quelle dei parlamentari. Curiosità: tra i partiti vince Sel di Vendola. Ne ha presentate 89 e viste approvate 4 con il 4,46%. Il Pd invece ne ha presentate 1400 con la solita bulimia e ne ha viste approvate solo lo 0,77%, battuto perfino dall’1,11% di Forza Italia. Missing Italicum La commissione affari costituzionali del Senato si sta occupando della riforma della pubblica amministrazione, una riforma complessa che potrebbe da sola impegnare i lavori nelle prossime settimane. Peccato che anche la legge elettorale dovrebbe essere discussa e approvata dalla stessa commissione. Il renziano Roberto Giachetti da giorni chiede conto e ragione di quella che definisce una «melina». Indignandosi che la legge elettorale sia sparita dai radar, «missing». E avvertendo che di questo passo non si riuscirà a varare l’Italicum entro l’anno come promesso. Ma nulla si sbloccherà fino a quando Pd e Forza Italia non troveranno un’intesa sul ballottaggio tra coalizioni o tra liste...
Anonymous