Dei Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Dei. Here they are! All 100 of them:

At a certain point, we have to stop ‘play time,’ start ‘construction time’ and get things going, instead of getting mired down in the quicksand of wishful thinking, clutching desperately to imaginary ‘dei ex machina.’ (" Swim or sink")
Erik Pevernagie
L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Italo Calvino (Invisible Cities)
Il più bello dei mari / è quello che non navigammo. / Il più bello dei nostri figli / non è ancora cresciuto. / I più belli dei nostri giorni / non li abbiamo ancora vissuti. / E quello / che vorrei dirti di più bello / non te l'ho ancora detto.
Nâzım Hikmet
Don't judge without having heard both sides. Even persons who think themselves virtuous very easily forget this elementary rule of prudence.
Josemaría Escrivá (The Way of The Cross)
Listen: you are not yourself, you are crowds of others, you are as leaky a vessel as was ever made, you have spent vast amounts of your life as someone else, as people who died long ago, as people who never lived, as strangers you never met. The usual I we are given has all the tidy containment of the kind of character the realist novel specializes in and none of the porousness of our every waking moment, the loose threads, the strange dreams, the forgettings and misrememberings, the portions of a life lived through others’ stories, the incoherence and inconsistency, the pantheon of dei ex machina and the companionability of ghosts. There are other ways of telling.
Rebecca Solnit (The Faraway Nearby)
Delle persone speciali noti soprattutto l'assenza; dei sorrisi, dei tocchi, della maniera di darti felicità in un attimo.
Antonio Romagnolo
Ad Majorem Dei Gloriam.
Ignatius of Loyola
Los libros sólo se escriben para, por encima del propio aliento, unir a los seres humanos, y así defendernos frente al inexorable reverso de toda existencia: la fugacidad y el olvido
Stefan Zweig (Mendel dei libri)
Encostei-me a ti, sabendo bem que eras somente onda. Sabendo bem que eras nuvem depus a minha vida em ti. Como sabia bem tudo isso, e dei-me ao teu destino frágil, fiquei sem poder chorar, quando caí.
Cecília Meireles (Cecília Meireles - Poesia Completa (2 Volumes))
Leggere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli.
Emilio Salgari
Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi.
Albert Einstein
Forse la libertà poi non è nemmeno poter fare ciò che si vuole senza limiti, ma piuttosto saperseli dare. Non essere schiavi delle passioni, dei desideri. Essere padroni di sé stessi.
Fabio Volo (È una vita che ti aspetto)
A me m'ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c'è una ragione. Perché proprio in quell'istante? Non si sa. Fran. Cos'è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C'ha un'anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un'ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall'inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto tra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d'accordo, allora buonanotte, 'notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto, fran. Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all'Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: "A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave". Ci rimasi secco. Fran.
Alessandro Baricco (Novecento. Un monologo)
The whole world is a theatre for the display of the divine goodness, wisdom, justice, and power, but the Church is the orchestra, as it were—the most conspicuous part of it; and the nearer the approaches are that God makes to us, the more intimate and condescending the communication of his benefits, the more attentively are we called to consider them.
John Calvin (Commentary on Psalms - Volume 5)
La vigilia di Natale, Harry andò a letto pregustando le leccornie e i divertimenti dell'indomani, ma senza aspettarsi nessun regalo. Ma al suo risveglio, il mattino seguente di buon'ora, la prima cosa che vide ai piedi del suo letto fu un un mucchio di pacchetti. "Buon natale" gli fece Ron ancora assonnato, mentre Harry si buttava giù dal letto e si infilava la vestaglia. "Anche a te" gli rispose "Ma... Hai visto che roba? Ho ricevuto dei regali!" "E che cosa ti aspettavi, un mazzo di rape?" disse Ron.
J.K. Rowling (Harry Potter and the Sorcerer's Stone (Harry Potter, #1))
«Io ho pochissimi amici, forse nessuno di veramente intimo. Ho delle conoscenze, dei ragazzi e delle ragazze come me, la mia amica che ti parlò ieri al telefono, per esempio, con i quali scherzo, ballo, studio, faccio i pettegolezzi, ci scambiamo le idee, facciamo gli scemi e le persone serie a seconda delle circostanze, ma dentro, dentro è diverso. Ci sono dei tasti che toccati una volta per conoscersi quali siamo, non si toccano più, non si va a fondo. Si resta amici, ma si sa che certi argomenti non si debbono più toccare. Ci si sopporta e stima a vicenda. Papà diceva: ci si aiuta a vivere. Guai se così non fosse. Ma l'amicizia, diceva papà, l'amicizia vera è un sentimento forte. È un volersi bene spietato, un guardarsi continuamente negli occhi...»
Vasco Pratolini (Un eroe del nostro tempo)
Nobody but you Nessuno può salvarti se non tu stesso. Sarai continuamente messo in situazioni praticamente impossibili. Ti metteranno continuamente alla prova con sotterfugi, inganni e sforzi per farti capitolare, arrendere e/o morire silenziosamente dentro. Nessuno può salvarti se non tu stesso e sarà abbastanza facile fallire davvero facilissimo ma non farlo, non farlo, non farlo. Guardali e basta. Ascoltali. Vuoi diventare così? Un essere senza volto, senza cervello, senza cuore? Vuoi provare la morte prima della morte? Nessuno può salvarti se non tu stesso e vale la pena di salvarti. È una guerra non facile da vincere ma se c’è qualcosa che vale la pena vincere è questa. Pensaci su pensa al fatto di salvare il tuo io. Il tuo io spirituale. il tuo io viscerale. il tuo io magico che canta e il tuo io bellissimo. Salvalo. Non unirti ai morti-di-spirito. Mantieni il tuo io con umorismo e benevolenza e alla fine se necessario scommetti sulla tua vita mentre combatti, fottitene dei pronostici, fottitene del prezzo. Solo tu puoi salvare il tuo io. Fallo! Fallo! Allora saprai esattamente di cosa sto parlando.
Charles Bukowski
Piantala con questi mostri, Michele. I mostri non esistono. I fantasmi, i lupi mannari, le streghe sono fesserie inventate per mettere paura ai creduloni come te. Devi avere paura degli uomini, non dei mostri.
Niccolò Ammaniti (I'm Not Scared)
Spy' is such a short ugly word. I prefer 'espionage.' Those extra three syllables really say something.
Howard Tayler (Emperor Pius Dei (Schlock Mercenary, #7))
Quando gli dei vogliono punirci, avverano i nostri desideri.
Karen Blixen (Out of Africa)
Vedi, a me non interessa sentirmi intelligente ascoltando dei cretini che parlano. Preferisco sentirmi cretino ascoltando una persona eccelsa che parla...
Franco Battiato
«In ginocchio» ordinai d'improvviso. Mi guardò come se fossi uscito di senno. «No». Mi incupii. I nostri sguardi ingaggiarono un duello dal quale nessuno dei due sarebbe uscito vincitore. Fui io il primo a sottrarmene per ruotare la piccola chiave nella serratura del cassetto sotto il tavolino. Quando ne tirai fuori il pugnale con cui l'avevo trafitta, lo shock che si manifestò sul suo viso fu impagabile. «In ginocchio» ripetei inflessibile. I suoi occhi impauriti guizzarono nei miei. «Mai».
Chiara Cilli (Distruggimi (Blood Bonds, #2))
As long as we only have to lie to the enemy, it's honest enough for me. -Captain Tagon
Howard Tayler (Emperor Pius Dei (Schlock Mercenary, #7))
ma, già, ogni cosa ha i suoi difetti, come disse quel tale quando gli morì la suocera e dovette pagare le spese dei funerali.
Jerome K. Jerome (Three Men in a Boat (To Say Nothing of the Dog) - Tre uomini in barca (senza contare il cane))
Tutto passa. Passano le sofferenze e i dolori, passano il sangue, la fame, la pestilenza. La spada sparirà, le stelle invece resteranno, e ci saranno, le stelle, anche quando dalla terra saranno scomparse le ombre persino dei nostri corpi e delle nostre opere. Non c'è uomo che non lo sappia. Ma perché allora non vogliamo rivolgere lo sguardo alle stelle? Perché?
Mikhail Bulgakov (The White Guard)
Perché se Dio non gioca con i dadi – ed è tutto da dimostrare che non lo faccia –, poco ma sicuro che i dadi sono la chiave di ogni partita di D&D e, in certa misura, la chiave del destino. Come gli avventurieri del mio corto, anche noi siamo personaggi di un gioco di ruolo; da qualche parte c’è qualcuno che tiene conto dei Punti Ferita. Tutto si riduce a questo, temo. Lanci fortunati, lanci sfortunati. Non è un fatto di merito o talento. È un fatto di posti e momenti. Questione di dadi, insomma.
Bianca Marconero (La prima cosa bella)
L'ondata divenne una massa urlante di rivoltosi; in quel momento, la somma dei quozienti d'intelligenza era molto inferiore a quella del più modesto componente singolo. La folla ha passioni, non cervello.
Dan Simmons (The Fall of Hyperion (Hyperion Cantos, #2))
Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all'estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c'incontriamo, possiamo essere, l'uno con l'altro, indifferenti o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. [...] Quelle frasi sono il nostro latino, il vocabolario dei nostri giorni andati, sono come i geroglifici egiziani o degli assiro-babilonesi, la testimonianza d'un nucleo vitale che ha cessato di esistere, ma che sopravvive nei suoi testi, salvati dalla furia delle acque, dalla corrosione del tempo. Quelle frasi sono il fondamento della nostra unità familiare, che sussisterà finché saremo al mondo, ricreandosi e risuscitando nei punti più diversi della terra.
Natalia Ginzburg (Lessico famigliare)
Ah, bella damigella, dignità, virtù e valore non sono riposti solo nell'abbigliamento!" esclamò Balin. "La virilità e l'onore sono celati nella persona, e vi sono molti insigni cavalieri ignoti a tutti, a riprova che il pregio e l'ardimento non hanno alcun rapporto con le vesti che indossano.
Thomas Malory (Storia di re Artù e dei suoi cavalieri)
Draum om nedsnødde bruer Med vi står fell snøen tettare. Kåpearmen din blir kvit. Kåpearmen min blir kvit. Dei går mellom oss som nedsnødde bruer. Men nedsnødde bruer er frosne. Inni her er det levande varmt. Varm under snøen er armen din ei sæl vekt på min. Det snør og snør på stille bruer. Bruer ingen veit om.
Tarjei Vesaas (The Ice Palace)
The end then of learning is to repair the ruins of our first parents by regaining to know God aright, and out of that knowledge to love him, to imitate him, to be like him, as we may the nearest by possessing our souls of true virtue, which being united to the heavenly grace of faith makes up the highest perfection.
John Milton (Milton on Education)
Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna. Con la possibilità di essere utile con le persone che si lasciano aiutare, e che non sono abituate a ricevere. E un lavoro che si spera possa essere di una qualche utilità; e poi riposo, natura, libri, musica, amore per il prossimo. Questa è la mia idea di felicità. E poi, al di sopra di tutto, tu per compagna, e dei figli forse. Cosa può desiderare di più il cuore di un uomo?
Leo Tolstoy
Ave maria, gratia plena, get him out of this war, and if you gotta take someone then take me, because I've got nothing real to go home to but he's got a girl now and I can see the hope written all over his face when he sees her. Sancta Maria, Mater Dei, pray for us sinners, but don't spend too much time on my immortal soul, because not even divine intervention can help me now. I know when to walk away from a fight and trying my damnedest not to need him was a losing battle. I won't be in the history book; that's for you. But I loved you first. As long as they get that right., I don't care what they say.
dropdeaddream (The Thirteen Letters (Not Easily Conquered, #2))
If this conviction had not been a strongly emotional one and if those searching for knowledge had not been inspired by Spinoza's Amor Dei Intellectualis, they would hardly have been capable of that untiring devotion which alone enables man to attain his greatest achievements.
Albert Einstein (Ideas and Opinions)
C'è chi pensa che l'amore sia la fine della strada, e che se si è abbastanza fortunati da trovarlo ci si ferma lì. Altri dicono che è come un burrone nel quale si precipita. Ma chiunque abbia vissuto almeno un po' sa che muta con il passare dei giorni, e secondo l'energia che gli si dedica, lo si conserva o ci si aggrappa, oppure lo si perde, ma a volte capita che non sia nemmeno mai stato lì, sin dall'inizio."( Questo bacio vada al mondo intero)
Colum McCann
Tutto passa. Le sofferenze, i tormenti, il sangue, la fame e la pestilenza. La spada sparirà, e le stelle invece rimarranno, quando anche le ombre dei nostri corpi e delle nostre azioni più non saranno sulla terra. Non esiste uomo che non lo sappia. Perché allora non vogliamo rivolgere il nostro sguardo alle stelle?
Mikhail Bulgakov
I giardini dei morti sbocciavano di notte, fasci di fiori imbalsamati dal gelo sotto una luna immobile nella sua corte di nuvole inginocchiate alla base del cielo, sul tratto di un orizzonte di croci e mausolei che disegnavano di marmo e ombra il profilo di un silenzio interminabile.
Virginia De Winter (L'Ordine della spada (Black Friars, #1))
Nemmeno la fortuna può muoversi sui piedi di chi sta fermo.
Massimo Bisotti (La luna blu. Il percorso inverso dei sogni)
Per favore, non guardi così fissamente quelle ragazzine. Vuole che tutti si accorgano che siamo preti?
Stefano Benni (La Compagnia dei Celestini)
Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d'una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale,nelle antenne dei parafulmini,nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi,seghettature,intagli,svirgole.
Italo Calvino (Invisible Cities)
That's the problem with people, though, isn't it? They always think that other people are the problem... If all you're trying to do is change who's in control, they you don't really want to change anything.
James Islington (The Will of the Many. La volontà dei molti (Hierarchy, #1))
Travel releases spontaneity. You become a godlike creature full or choice, free to visit the stately pleasure domes, make love in the morning, sketch a bell tower, read a history of Byzantium, stare for one hour at the face of Leonardo da Vinci's 'Madonna dei fusi.' You open, as in childhood, and--for a time--receive this world. There's visceral aspect, too--the huntress who is free. Free to go, free to return home bringing memories to lay on the hearth.
Frances Mayes (A Year in the World: Journeys of a Passionate Traveller)
60. The use of the Latin language customary in a considerable portion of the Church is a manifest and beautiful sign of unity, as well as an effective antidote for any corruption of doctrine truth.
Pope Pius XII (Mediator Dei)
Signora, il suo amore era talmente ardente che avrei potuto ricambiarlo solo facendo di lei mia moglie o la mia amante. Io non accettai ma, per il grande amore che mi portava, le offrii mille lire sterline di rendita all'anno per lei e per i suoi eredi se avesse sposato un cavaliere di suo gradimento. Signora, non mi piace essere obbligato ad amare; l'amore deve nascere dal cuore, non dalla costrizione.
Thomas Malory (Storia di re Artù e dei suoi cavalieri)
Un soldato nemico non era mai solo - un essere umano di fronte a un altro - ma portava con sé una folla innumerevole di fantasmi, i fantasmi degli assenti e dei morti. Non ci si rivolgeva a un uomo ma a una moltitudine invisibile; così nessuna delle parole pronunciate era detta semplicemente e come tale ascoltata; si aveva sempre la strana sensazione che a parlare fosse soltanto una bocca, che parlava per tante altre, mute.
Irène Némirovsky (Suite Francaise)
Ci saranno tante cose a cui dovrò abituarmi, e ce ne saranno altrettante di cui dovrò fare a meno... La luce azzurrina delle terrazze dove non batte mai il sole...Il tramonto riflesso sulle schegge di bottiglie rotte sull'asfalto, che brillano come diamanti. I fari nella notte... Il rumore dei tuoi passi, il tuo odore che svanisce sul cuscino, la luce del giorno in cui mi hai lasciato sola.
Valentina D'Urbano (Il rumore dei tuoi passi)
C'è chi ti ruba l'aria e chi te la rida', dosandola in quel modo così perfetto da insegnarti a respirare.
Massimo Bisotti (La luna blu. Il percorso inverso dei sogni)
Non ho fatto altro che amarti per tutto questo tempo, ogni secondo, ogni momento della tua vita, e anche dopo ho amato tutto, e ci vuole coraggio ad amare uno come te.
Valentina D'Urbano (Il rumore dei tuoi passi)
Тялото ти е изпълнено с памет. Лицето и гърдите ти са татуирани като на доживотен затворник с причудливи дървета и рошави дракони, с кървави приключения, крясъци и дати.
Nikos Kazantzakis (Askees. Salvatores Dei (Loomingu Raamatukogu, #2/2008))
Accade che le affinità d'anima non giungano ai gesti e alle parole ma rimangano effuse come un magnetismo. Ѐ raro ma accade. Può darsi che sia vera soltanto la lontananza, vero l'oblio, vera la foglia secca più del fresco germoglio. Tanto e altro può darsi o dirsi. Comprendo la tua caparbia volontà di essere sempre assente perché solo così si manifesta la tua magia. Innumeri le astuzie che intendo. Insisto nel ricercarti nel fuscello e mai nell'albero spiegato, mai nel pieno, sempre nel vuoto: in quello che anche al trapano resiste. Era o non era la volontà dei numi che presidiano il tuo lontano focolare, strani multiformi multanimi animali domestici; fors'era così come mi pareva o non era. Ignoro se la mia inesistenza appaga il tuo destino, se la tua colma il mio che ne trabocca, se l'innocenza è una colpa oppure si coglie sulla soglia dei tuoi lari. Di me, di te tutto conosco, tutto ignoro.
Eugenio Montale (Satura, 1962-1970: Poems (English and Italian Edition))
God wants man to be His creature. Furthermore, He wants him to be His PARTNER. There is a causa Dei in the world. God wants light, not darkness. He wants cosmos, not chaos. He wants peace, not disorder. He wants man to administer and to receive justice rather than to inflict and to suffer injustice. He wants man to live according to the Spirit rather than according to the flesh. He wants man bound and pledged to Him rather than to any other authority. He wants man to live and not to die. Because He wills these things God is Lord, Shepherd, and Redeemer of man, who in His holiness and mercy meets His creature; who judges and forgives, rejects and receives, condemns and saves.
Karl Barth (The Humanity of God)
I think most historians would agree that the part played by impulses of selfish, individual aggression in the holocausts of history was small; first and foremost, the slaughter was meant as an offering to the gods, to king and country, or the future happiness of mankind. The crimes of a Caligula shrink to insignificance compared to the havoc wrought by Torquemada. The number of victims of robbers, highwaymen, rapists, gangsters and other criminals at any period of history is negligible compared to the massive numbers of those cheerfully slain in the name of the true religion, just policy or correct ideology. Heretics were tortured and burnt not in anger but in sorrow, for the good of their immortal souls. Tribal warfare was waged in the purported interest of the tribe, not of the individual. Wars of religion were fought to decide some fine point in theology or semantics. Wars of succession dynastic wars, national wars, civil wars, were fought to decide issues equally remote from the personal self-interest of the combatants. Let me repeat: the crimes of violence committed for selfish, personal motives are historically insignificant compared to those committed ad majorem gloriam Dei, out of a self-sacrificing devotion to a flag, a leader, a religious faith or a political conviction. Man has always been prepared not only to kill but also to die for good, bad or completely futile causes. And what can be a more valid proof of the reality of the self-transcending urge than this readiness to die for an ideal?
Arthur Koestler (The Ghost in the Machine)
In una parola, ero troppo codardo per fare quello che sapevo essere giusto, così come ero stato troppo codardo per evitare di fare quello che sapevo sbagliato. A quel tempo, non avevo avuto nessuna esperienza del mondo e non imitavo nessuno dei suoi molti abitanti che agiscono in questo modo. Genio assolutamente naturale, scoprii questa linea di condotta tutto da solo.
Charles Dickens (Great Expectations)
Il Ventesimo secolo ha preteso di racchiudere tutte le battaglie dentro un’unica guerra e le ha dato, a seconda del contesto, dei nomi diversi. La logica è sempre la stessa: estirpare l’individualità dalle persone per confonderle in una massa. Le masse sono alienanti per chi vi vive all’interno e pericolose per chi invece resta fuori, in quanto annientano ogni forma di pensiero originale e hanno la furia cieca di un bulldozer.
Sara Zelda Mazzini (I Dissidenti)
Non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo... salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. E' lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male che tu non puoi nemmeno immaginare.
Alessandro Baricco
... dove trovare il tempo per leggere? grave problema. che non esiste. nel momento in cui mi pongo il problema del tempo per leggere, vuol dire che quel che manca è la voglia. poiché, a ben vedere, nessuno ha mai tempo per leggere. né i piccoli, né gli adolescenti, né i grandi. la vita è un perenne ostacolo alla lettura. "leggere? vorrei tanto, ma il lavoro, i bambini, la casa, non ho più tempo..." "come la invidio, lei, che ha tempo per leggere!" e perché questa donna, che lavora, fa la spesa, si occupa dei bambini, guida la macchina, ama tre uomini, frequenta il dentista, trasloca la settimana prossima, trova il tempo per leggere, e quel casto scapolo che vive di rendita, no? il tempo per leggere è sempre tempo rubato. (come il tempo per scrivere, d'altronde, o il tempo per amare.) rubato a cosa? diciamo, al dovere di vivere. [...] il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.
Daniel Pennac
One great reason why the rich in general have so little sympathy for the poor is because they so seldom visit them. Hence it is that one part of the world does not know what the other suffers. Many of them do not know, because they do not care to know: they keep out of the way of knowing it – and then plead their voluntary ignorance as an excuse for their hardness of heart.
John Wesley
Are you guys really arguing over where to eat dinner?" "It's one of the more savage tools in the diplomatic arsenal.
Howard Tayler (Emperor Pius Dei (Schlock Mercenary, #7))
Lo sapevo che era difficile, ma pensavo che io gli sarei bastata. Io, che ci sarei stata sempre. Io, che non lo avrei lasciato mai. Io, che ho mantenuto la promessa perché alla fine è stato lui a lasciare me.
Valentina D'Urbano (Il rumore dei tuoi passi)
«E la storia è su di loro che…?» «Cazzeggiano. Cioè, in realtà viaggiano e cercano la Pietra Filosofale, che annulla lo scambio equivalente.» «Per riavere i loro corpi.» «Esatto. Lo aspetto con ansia perché voglio vedere se trombano.» «Tra loro?» «Sì.» «…ma sono fratelli.» «E…?» Lui tace, sprofonda nella poltrona e continua a guardare. Dopo un po’ si sporge in avanti con slancio. «No, sul serio, sono fratelli!» «Ebbè, c’è tensione sessuale.» «Come fa a esserci tensione sessuale tra fratelli, uno dei quali è un’armatura?» «Sono giapponesi, creerebbero tensione sessuale tra un ravanello e il piatto.» Ci riflette e poi, persuaso, torna ad appoggiare la schiena. «Va bene, ha senso.»
Eleonora C. Caruso (Comunque vada non importa)
Le lacrime erano brucianti e affilate come rasoi. Gli incubi, la sua unica compagnia, le ricordavano che era ancora viva. Sofia si dibatteva per riemergere dal sonno, per sottrarsi a esso, mentre l’urlo di terrore le restava conficcato in gola come una spina o a volte le sfuggiva dalle labbra, trattenuto eppur potente, così acuto da risvegliare i morti della sanguinosa guerra del passato, un passato ancora vivo e vicino. Rammentava quando la madre la portava da bambina in chiesa ad accendere la candelina a Gesù Bambino. Quei ricordi così lontani erano velati da una sottile foschia, essi erano la materia dei sogni quando ci si sveglia: inconsistenti, vaghi, fluidi e come acqua scivolavano via da lei, troppo velocemente per permetterle di ancorarsi a loro. (La grande Purga di Eilan Moon)
Eilan Moon
Eloise sgranò i suoi titoli con l’indifferenza colpevole con cui avrebbe gettato in terra noccioli di ciliegie, poi lasciò scivolare via nella nebbia una fuggevole visione di lisci capelli di un biondo intenso intorno a un viso dai lineamenti affilati. Studente anziano, Duca dell’Ordine della Chiave e componente del senato studentesco; secondogenito dei Vandemberg, la famiglia regnate della Nazione Sovrana di Aldenor. Principe del sangue e Principe dello Studium. Elegante, dissoluto, galante. L’incarnazione stessa dello scholaro delle ballate da osteria.
Virginia De Winter (L'Ordine della spada (Black Friars, #1))
Attorno a noi ci sono colori che prima non avevo mai notato. Il blu dei pavimenti. L’azzurro degli infissi. Il giallo ocra nelle ombre. Le sfumature viola sui soffitti, e dentro agli occhi della gente. Gli aloni verdi dei nostri destini. E le sbarre: all’improvviso sono dappertutto. Sulle porte, alle finestre, tra i nostri comuni pensieri. Il vecchio frenocomio non mi era mai sembrato tanto vivo, e presente, come da quando abbiamo ucciso il suo passato. Prima, gli echi delle sue storie erano molto più forti. Adesso, le nostre vi si sono sovrapposte. Difficile stabilire a chi appartengano le grida che si odono di notte. Mi chiedo se forse non siamo tutti connessi – noi, che restiamo, e coloro che hanno perso l’occasione per andare – nel nostro sentirci dimenticati da chi amiamo. Ma forse è solo quello che succede in ogni parte della terra. In fondo, siamo tutti prigionieri di qualcosa. Di una stanza. Di noi stessi. Non c’è peggior luogo di reclusione di un cuore abbandonato. E non c’è peggiore abbandono di quello di chi si abbandona da solo.
Sara Zelda Mazzini (I Dissidenti)
Poi non è che la vita vada come tu te la immagini. Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada. Così, io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. È lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatto tanto di quel male che tu non te lo puoi nemmeno immaginare.
Alessandro Baricco (Ocean Sea)
They ask something small of you. A thing you would prefer not to do, but is not so terrible. You think you are working your way up, but in fact they are changing you. Moulding you into what they think you should be, one compromise at a time.
James Islington (The Will of the Many. La volontà dei molti (Hierarchy, #1))
Rimasero in silenzio mentre i loro occhi si cibavano gli uni degli altri, senza parole perché quelle tra loro erano inutili. L’alchimia che c’era stata sin dal loro primo incontro era qualcosa di indescrivibile che nessuno dei due aveva mai provato prima. Lui era lo Yang, il lato virile e potente dell’essenza che creavano insieme, e lei era lo Yin, la femminilità, la delicatezza che colmava le mancanze dell’altro. Solo insieme erano completi, lontani erano come un giocattolo rotto.
Eilan Moon (R.I.P. Requiescat In Pace (The R.I.P. Trilogy, #1))
Il latino è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata non perché inadeguata alle nuove esigenze del progresso, ma perché gli uomini nuovi non saranno più adeguati ad essa. Quando inizierà l’era dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come quella latina non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un discorso pubblico e parlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. E il segreto consisterà nel fatto che egli, sfruttando un frasario approssimativo, elusivo e di gradevole effetto “sonoro” potrà parlare per un’ora senza dire niente. Cosa impossibile col latino.
Giovannino Guareschi (Chi sogna nuovi gerani?)
Ci sedemmo su una panchina, di fronte al panorama mozzafiato che la città ci offriva. Nel magnifico scenario dei giardini di Battery Park, mentre la luce del sole iniziava a farsi più morbida, ammirando il mare calmo solcato dalle barche a vela ai piedi della statua della Libertà, mi sentivo come in un film. Chiusi gli occhi e immaginai di essere Madonna in Cercasi Susan disperatamente: alcune scene erano state girate qui. Lo avevo visto tante volte, quel film; in un certo senso, aveva un legame con noi
Chiara Santoianni (Missione a Manhattan)
E' strano, il verbo "ghigliottinare" non si può coniugarlo in tutti i tempi; si può dire "io sarò ghigliottinato, tu sarai ghigliottinato", ma non si dice "io sono stato ghigliottinato". E perché no? — continuò Giuliano, — se c'è un'altra vita? ... In fede mia, se trovo il Dio dei cristiani sono perduto: è un despota, e, come tale, vendicativo; la sua Bibbia non parla che di punizioni atroci. Non l'ho mai amato, non ho nemmeno mai potuto credere che qualcuno lo ami sinceramente. E' senza pietà, — (e gli vennero in mente parecchi passi della Bibbia). — Mi punirà in un modo tremendo...
Stendhal (The Red and the Black)
«Io amo tutto di te, Emma. Amo il modo in cui riconosco il rumore dei tuoi passi in corridoio fuori da camera mia anche quando non sapevo che stessi arrivando. Nessun altro cammina, respira o si muove come fai tu. Amo come trattieni il fiato quando dormi, come se i sogni ti sorprendessero. Amo il modo in cui, quando siamo insieme in spiaggia, le nostre ombre si fondono in un’unica persona. Amo quando mi scrivi sulla pelle, facendomi capire meglio di quanto capirei se uno mi gridasse nell’orecchio. Non volevo amarti così. Amarti così è la peggiore idea del mondo. Ma non ci posso fare niente. E, credimi, io ci ho provato.»
Cassandra Clare (Lady Midnight (The Dark Artifices, #1))
In un altro tempo io ero il falco e vivevo di giorno: della vita vedevo le luci. Lui era il lupo e viveva di notte: della vita vedeva le ombre. Io ero sempre in ritardo, mentre lui correva alla velocità del suono. Com’è logico supporre, non ci saremmo mai potuti incontrare, se non si fosse creato uno squarcio nel tempo per cui ci trovammo nello stesso luogo nell’istante in cui io non ero ancora un falco, e lui aveva già smesso di essere un lupo. Per ventiquattro ore appena sovvertimmo l’ordine del tempo, finché il giorno divenne notte e la notte divenne giorno, e il falco vide attraverso le ombre, senza esserne aggredito, e il lupo guardò verso la luce, senza esserne accecato. Poi io mi rituffai nella lentezza dei miei giorni, e lui riprese a correre nella frenesia delle sue notti. E ora vorrei non desiderare di ricondurlo dentro al mondo insieme a me. Vorrei non osservare ogni suo gesto segreto cercando di capire se posso accettare quella segretezza dentro la mia vita, e conoscere già la risposta. Vorrei non provare vergogna di me stessa al pensiero che lui non mi avrebbe ancora chiesto niente di tutto questo. Mi fa rabbia la sua lucida follia, che sottintende un coraggio più grande del mio. Ci vuole coraggio per essere pazzi, perché il mondo non ce lo permette.
Sara Zelda Mazzini (I Dissidenti)
Credo che si possa tracciare una frontiera molto precisa tra la giovinezza e la vecchiaia: la giovinezza termina con l’egoismo, la vecchiaia inizia con il vivere per gli altri. Io la vedo così: nella vita dei giovani c’è molta gioia e molta sofferenza, perché vivono solo per sé. Allora ogni desiderio e ogni idea diventano importanti; si assapora ogni gioia, ma anche ogni dolore e molti, quando si accorgono che i loro desideri sono irrealizzabili, subito gettano via l’intera vita. Questo è l’atteggiamento dei giovani. Per la maggior parte delle persone però, arriva un momento in cui tutto questo cambia, in cui cominciano a vivere più per gli altri che per se stessi. Certo non per virtù, ma in modo assolutamente naturale.
Hermann Hesse
E cosa c'è di bello nella coppia scusa?" "La complicità, il senso di appartenenza. A me, per esempio, piace conoscere una persona a memoria" "Come ti piace conoscere una persona a memoria? E la routine? La monotonia? Che cos'hanno de bello?" "No, non parlo di routine o monotonia, ma di sapere a memoria una persona. Non so come spiegartelo, è come quando studi le poesie a scuola, in quel senso intendo a memoria" "Questa non l'ho capita" "Ma si dai, come una poesia. Sai come si dice in inglese studiare a memoria? By heart, col cuore. Anche in francese si dice par coeur... ecco, in questo senso intendo. Conoscere una persona a memoria, significa, come quando ripeti una poesia, prendere anche un po' di quel ritmo che le appartiene. Una poesia, come una persona, ha dei tempi suoi. Per cui conoscere una persona a memoria significa sincronizzare i battiti del proprio cuore con i suoi, farsi penetrare dal suo ritmo. Ecco, questo mi piace. Mi piace stare con una persona intimamente perché vuol dire correre il rischio di diventare leggermente diversi da se stessi. Alterarsi un po'. Perché non è essere se stessi che mi affascina in un rapporto a due, ma avere il coraggio di essere anche altro da sé. Che poi è quel te stesso che non conoscerai mai. A me piace amare una persona e conoscerla a memoria come una poesia, perché come una poesia non la si può comprendere mai fino in fondo. Infatti ho capito che amando non conoscerai altro che te stesso. Il massimo che puoi capire dell'altro è il massimo che puoi capire di te stesso. Per questo entrare intimamente in relazione con una persona è importante, perché diventa un viaggio conoscitivo esistenziale".
Fabio Volo (Il giorno in più)
I will not accept boundaries; appearances cannot contain me; I choke! To bleed in this agony, and to live it profoundly, is the second duty. The mind is patient and adjusts itself, it likes to play; but the heart grows savage and will not condescend to play; it stifles and rushes to tear apart the nets of necessity.
Nikos Kazantzakis (Askees. Salvatores Dei (Loomingu Raamatukogu, #2/2008))
A forza di soffrire per te ho contratto un debito intellettuale nei confronti del tempo che attraverso. Sono un militante del pensiero critico. Mi attirano libri che fino a qualche tempo fa m’innervosivano solo a leggerne il titolo. Sei compatibile con tutto: con il privato, il pubblico, la politica, l’etica, l’estetica, la religione, la musica, la letteratura, il cinema, il teatro, l’informazione, la tecnologia, la pubblicità dei pannolini e persino quella delle macchine. Ogni cosa è compromessa con te. E io sono obbligato a speculare su tutto, perché tutto ti riguarda. Sei ovunque, tranne dove vorrei che fossi. Indovina dove.
Diego De Silva (Sono contrario alle emozioni)
La gente si preoccupa perché i ragazzini giocano con le armi, perché gli adolescenti guardano film violenti; c'è la paura che nei giovani finisca per imporsi una specie di cultura della violenza. Nessuno si preoccupa dei ragazzini che ascoltano migliaia di canzoni - migliaia, letteralmente - che parlano di cuori spezzati, e abbandoni e dolore e sofferenza e perdita. Le persone più infelici che conosco, dico in senso amoroso, sono anche quelle pazze per la musica pop; e non sono sicuro che la musica pop sia stata la causa della loro infelicità, ma so per certo che sono persone che hanno ascoltato canzoni tristi più a lungo di quanto non siano durate le loro tristi storie.
Nick Hornby (High Fidelity)
Nei riguardi dei condannati a morte, la tradizione prescrive un austero cerimoniale, atto a mettere in evidenza come ogni passione e ogni collera siano ormai spente, e come l'atto di giustizia non rappresenti che un triste dovere verso la società, tale da potere accompagnarsi a pietà verso la vittima da parte dello stesso giustiziere. Si evita perciò al condannato ogni cura estranea, gli si concede la solitudine, e, ove lo desideri, ogni conforto spirituale, si procura insomma che egli non senta intorno a sé l'odio o l'arbitrio, ma la necessità e la giustizia, e, insieme con la punizione, il perdono. Ma a noi questo non fu concesso, perché eravamo troppi, e il tempo era poco, e poi, finalmente, di che cosa avremmo dovuto pentirci, e di che cosa venir perdonati?
Primo Levi (Survival in Auschwitz)
Ci sono cose che si perdono e non tornano indietro; non si possono riavere mai più, se non nella carta carbone della memoria. Ci sono cose a cui sembra impossibile rassegnarsi ma a cui rassegnarsi è inevitabile. Lo scorrere dei giorni leviga il dolore ma non lo consuma: quello che il tempo si porta via è andato, e poi si resta con un qualcosa di freddo e duro, un souvenir che non si perde mai. Un piccolo bassotto di porcellana delle White Mountains. Una marionetta del teatro delle ombre di Bali. E guarda: un calzascarpe d'avorio di un hotel a quattro stelle di Zurigo. E qua, come un sasso che porto ovunque, c'è un pezzetto di cuore altrui che ho conservato da un vecchio viaggio.
Peter Cameron (The Weekend)
Già nella vetrina della libreria hai individuato la copertina col titolo che cercavi. Seguendo questa traccia visiva ti sei fatto largo nel negozio attraverso il fitto sbarramento di Libri Che Non Hai Letto che ti guardavao accigliati dai banchi e dagli scaffali cercando d'intimidirti. Ma tu sai che non devi lasciarti mettere in soggezione, che tra loro s'estendono per ettari ed ettari i Libri Che Puoi Fare A Meno Di Leggere, i Libri Fatti Per Altri Usi Che La Lettura, i Libri Già Letti Senza Nemmeno Bisogno D'Aprirli In Quanto Appartenenti Alla Categoria Del Già Letto Prima Ancora D'Essere Stato Scritto. E così superi la prima cinta dei baluardi e ti piomba addosso la fanteria dei Libri Che Se Tu Avessi Più Vite Da Vivere Certamente Anche Questi Li Leggeresti Volentieri Ma Purtroppo I Giorni Che Hai Da Vivere Sono Quelli Che Sono. Con rapida mossa li scavalchi e ti porti in mezzo alle falangi dei Libri Che Hai Intenzione Di Leggere Ma Prima Ne Dovresti Leggere Degli Altri, dei Libri Troppo Cari Che Potresti Aspettare A Comprarli Quando Saranno Rivenduti A Metà Prezzo, dei Libri Idem Come Sopra Quando Verranno Ristampati Nei Tascabili, dei Libri Che Potresti Domandare A Qualcuno Se Te Li Presta, dei Libri Che Tutti Hanno Letto Dunque E' Quasi Come Se Li Avessi Letti Anche Tu. Sventando questi attacchi, ti porti sotto le torri del fortilizio, dove fanno resistenza i Libri Che Da Tanto Tempo Hai In Programma Di Leggere, i Libri Che Da Anni Cercavi Senza Trovarli, i Libri Che Riguardano Qualcosa Di Cui Ti Occupi In Questo Momento, i Libri Che Vuoi Avere Per Tenerli A Portata Di Mano In Ogni Evenienza, i Libri Che Potresti Mettere Da Parte Per Leggerli Magari Quest'Estate, i Libri Che Ti Mancano Per Affiancarli Ad Altri Libri Nel Tuo Scaffale, i Libri Che Ti Ispirano Una Curiosità Improvvisa, Frenetica E Non Chiaramente Giustificabile. Ecco che ti è stato possibile ridurre il numero illimitato di forze in campo a un insieme certo molto grande ma comunque calcolabile in un numero finito, anche se questo relativo sollievo ti viene insidiato dalle imboscate dei Libri Letti Tanto Tempo Fa Che Sarebbe Ora Di Rileggerli e dei Libri Che Hai Sempre Fatto Finta D'Averli Letti Mentre Sarebbe Ora Ti Decidessi A Leggerli Davvero.
Italo Calvino (If on a Winter’s Night a Traveler)
Forse è vero, come sosteneva mia madre, che ognuno di noi ha una quota prediletta in montagna, un paesaggio che gli somiglia e dove si sente bene. La sua era senz'altro il bosco dei 1500 metri, quello di abeti e larici, alla cui ombra crescono il mirtillo, il ginepro e il rododendro, e si nascondono i caprioli. Io ero più attratto dalla montagna che viene dopo: prateria alpina, torrenti, torbiere, erbe d'alta quota, bestie al pascolo. Ancora più in alto la vegetazione scompare, la neve copre ogni cosa fino all'inizio dell'estate e il colore prevalente è il grigio della roccia, venato dal quarzo e intarsiato dal giallo dei licheni. Lì cominciava il mondo di mio padre. Dopo tre ore di cammino i prati e i boschi lasciavano il posto alle pietraie, ai laghetti nascosti nelle conche glaciali, ai canaloni solcati dalle slavine, alle sorgenti di acqua gelida. La montagna si trasformava in un luogo più aspro, inospitale e puro: lassù lui diventava felice. Ringiovaniva, forse, tornando ad altre montagne e altri tempi. Anche il suo passo sembrava perdere peso e ritrovare un'agilità perduta.
Paolo Cognetti (Le otto montagne)
Le regole per scrivere bene (adattate da Umberto Eco) 1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi. 2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario. 3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata. 4. Esprimiti siccome ti nutri. 5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc. 6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso. 7. Stai attento a non fare... indigestione di puntini di sospensione. 8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”. 9. Non generalizzare mai. 10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton. 11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.” 12. I paragoni sono come le frasi fatte. 13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito). 14. Solo gli stronzi usano parole volgari. 15. Sii sempre più o meno specifico. 16. L'iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive. 17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale. 18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente. 19. Metti, le virgole, al posto giusto. 20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile. 21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso e! tacòn del buso. 22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia. 23. C’è davvero bisogno di domande retoriche? 24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media. 25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia. 26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile. 27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi! 28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri. 29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili. 30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio. 31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo). 32. Cura puntiliosamente l’ortograffia. 33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni. 34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve. 35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione. 36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato. 37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni. 38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario. 39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che. 40. Una frase compiuta deve avere.
Umberto Eco
Ma come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già da prima, la prima riga della prima pagina d'ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori dal libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci o cento pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo. Le vite degli individui della specie umana formano un intreccio continuo, in cui ogni tentativo di separare un pezzo di vissuto che abbia un senso separatamente dal resto - per esempio, l'incontro di due persone che diventerà decisivo per entrambi - deve tener conto che ciascuno dei due porta con sé un tessuto di ambienti fatti altre persone, e che dall'incontro deriveranno a loro volta altre storie che si separeranno dalla loro storia comune.
Italo Calvino (If on a Winter’s Night a Traveler)
The only power that can effect transformations of the order (of Jesus) is love. It remained for the 20th century to discover that locked within the atom is the energy of the sun itself. For this energy to be released, the atom must be bombarded from without. So too, locked in every human being is a store of love that partakes of the divine- the imago dei, image of god…And it too can be activated only through bombardment, in its case, love’s bombardment. The process begins in infancy, where a mother’s initially unilateral loving smile awakens love in her baby and as coordination develops, elicits its answering smile… A loving human being is not produced by exhortations, rules and threats. Love can only take root in children when it comes to them- initially and most importantly from nurturing parents. Ontogenetically speaking, love is an answering phenomenon. It is literally a response.
Huston Smith (The World's Religions)
When you travel you become invisible if you want. I do want. I like to be the observer. What makes these people who they are Could I feel at home here No one expects you to have the stack of papers back by Tuesday or to check messages or to fertilize the geraniums or to sit full of dread in the waiting room at the protologist’s office. When travelling you have the delectable possibility of not understanding a word of what is said to you. Language becomes simply a musical background for watching bicycles zoom along a canal calling for nothing from you. Even better if you speak the language you catch nuances and make more contact with people. Travel releases spontaneity. You become a godlike creature full of choice free to visit the stately pleasure domes make love in the morning sketch a bell tower read a history of Byzantium stare for one hour at the face of Leonardo da Vinci’s Madonna dei fusi. You open as in childhood and – for a time – receive this world. There’s the visceral aspect too – the huntress who is free. Free to go Free to return home bringing memories to lay on the hearth.
Frances Mayes (A Year in the World: Journeys of a Passionate Traveller)
Se lui avesse potuto dire il suo nome ancora una volta, a voce così bassa da poterla sentire invece che ascoltarla.Se lo avesse fatto, così piano da non permettere alla veglia di ricordarle perché quel suono non poteva più renderla felice.Se solo non avesse mai smesso di piovere.Eloise, sei sveglia?Sì, e non voglio.Sotto la mano il cuscino era fresco e morbido, negli spazi tra le sue dita se ne insinuavano altre, calde e dure perché abituate a riempire di lusinghe l'elsa di una spada, non solo la pelle di una donna. Prendeva la sua una mano fatta per accarezzare e per uccidere.Una mano che l'aveva accarezzata, e poi uccisa.«Axel».Forse c'era stato uno scatto di esultanza profonda, perché ridestandosi aveva pronunciato per prima cosa il suo nome.Qualcosa che aveva a che fare col possesso e il riconoscimento.Qualcosa di così profondo che, se non si fosse opposta, avrebbe finito per precipitarvi dentro.Qualcosa che tra loro due era sempre esistito.L'aveva accarezzata.A quanto le avevano raccontato, lui era stata la prima cosa del mondo su cui aveva aperto gli occhi. Un fagottino di neonata, avvolta tra le braccia di un bambinetto di tre anni appena, che sollevava di colpo le palpebre incontrando per la prima volta due occhi blu pieni di amore e trionfo fissi su di lei.E poi uccisa.Una cicatrice che si risvegliava pulsando, lo spettro di dolore di un arto amputato, che esisteva solo nel ricordo dei nervi e bruciava, bruciava come fuoco.Lui era sete, tanta da accettare di annegare pur di riuscire a bere.«Axel».«Sono qui».
Virginia De Winter (L'Ordine della spada (Black Friars, #1))
«Mancano venti miglia a Limerick» disse, mostrandosi molto interessata al percorso. «So leggere i cartelli, grazie» rispose lui, gelido. Piera sbuffò. «Volevo solo rendermi utile, non mettere in dubbio le tue doti di maschio alfa!» La frase le uscì male, provocatoria senza volerlo essere, e infatti, piccato, lui emise un ah! alquanto sarcastico e batté il pugno con violenza sul volante, facendo suonare il clacson. Piera sussultò, sorpresa se non spaventata. «Mi sento di tutto, ti assicuro, tranne che maschio, alfa, beta o delta che sia.» Ecco, ci siamo. «E per il quieto vivere» proseguì lui, «farò persino finta che la notte scorsa tu non mi abbia trattato come un sex-toy…» Questa volta un ah! sarcastico uscì dalle labbra di Piera. «Un sex cosa? Scusa, non ho capito bene.» «Un sex-toy.» «Non so neppure cosa sia.» «Non ne avevo il minimo dubbio.» «Lo prendo come un complimento.» «Prendilo come vuoi. Coniglietti, AH!» «Cosa c’entrano i conigli, adesso?» «Lascia perdere.» «No, spiegati, per favore.» «Una che dorme con dei conigli addosso non può certo sapere cosa sia un sex-toy.» «Ohhh! La mia camicia da notte non è di tuo gusto? Va’ al diavolo, Jean!»
Viviana Giorgi (Vuoi vedere che è proprio amore?)
In Rome on the Campo dei Fiori Baskets of olives and lemons, Cobbles spattered with wine And the wreckage of flowers. Vendors cover the trestles With rose-pink fish; Armfuls of dark grapes Heaped on peach-down. On this same square They burned Giordano Bruno. Henchmen kindled the pyre Close-pressed by the mob. Before the flames had died The taverns were full again, Baskets of olives and lemons Again on the vendors' shoulders. I thought of the Campo dei Fiori In Warsaw by the sky-carousel One clear spring evening To the strains of a carnival tune. The bright melody drowned The salvos from the ghetto wall, And couples were flying High in the cloudless sky. At times wind from the burning Would drift dark kites along And riders on the carousel Caught petals in midair. That same hot wind Blew open the skirts of the girls And the crowds were laughing On that beautiful Warsaw Sunday. Someone will read as moral That the people of Rome or Warsaw Haggle, laugh, make love As they pass by martyrs' pyres. Someone else will read Of the passing of things human, Of the oblivion Born before the flames have died. But that day I thought only Of the loneliness of the dying, Of how, when Giordano Climbed to his burning There were no words In any human tongue To be left for mankind, Mankind who live on. Already they were back at their wine Or peddled their white starfish, Baskets of olives and lemons They had shouldered to the fair, And he already distanced As if centuries had passed While they paused just a moment For his flying in the fire. Those dying here, the lonely Forgotten by the world, Our tongue becomes for them The language of an ancient planet. Until, when all is legend And many years have passed, On a great Campo dei Fiori Rage will kindle at a poet's word.
Czesław Miłosz
«Benvenuto nel Cimitero dei Libri Dimenticati, Daniel. ... «Questo luogo è un mistero, Daniel, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un'anima, l'anima di chi lo ha scritto e di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza. Molti anni fa, quando mio padre mi portò qui per la prima volta, questo luogo era già vecchio, quasi come la città. Nessuno sa con certezza da quanto tempo esista o chi l'abbia creato. Ti posso solo ripetere quello che mi disse mio padre: quando una biblioteca scompare, quando una libreria chiude i battenti, quando un libro viene cancellato dall'oblio, noi, i custodi di questo luogo, facciamo in modo che arrivi qui. E qui i libri che più nessuno ricorda, i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito. Noi li vendiamo e li compriamo, ma in realtà i libri non ci appartengono mai. Ognuno di questi libri è stato il miglior amico di qualcuno. Adesso hanno soltanto noi, Daniel. Pensi di poter mantenere il segreto?»
Carlos Ruiz Zafón
«Lo sai perché ho creato il desiderio?» Si era quasi dimenticata della presenza di D e rispose sovrappensiero: «Per garantire la riproduzione del genere umano?» «Ma no, per quello sarebbe bastato mandarvi in calore come gli animali. E non spiegherebbe gli omosessuali.» Si voltò a guardarlo, incuriosita dall’evolversi della conversazione. «Molte religioni sostengono che tu non accetti l’omosessualità...» lo provocò con uno dei pregiudizi che aveva sempre detestato. «E perché mai l’avrei creata, allora? Io non faccio errori. Beh, tranne la questione della mela, ma si è trattato di un fraintendimento. E qualche problema con i vegetali e altri animali, ma mai con voi. No, io ho creato tutti i tipi di desiderio, eterosessuale ed omosessuale, e sai perché?» Grace alzò le mani in segno di resa, attendendo la risposta e iniziando in cuor suo a pensare che D non sarebbe stato affatto male come Dio. Forse, all’alba dei tempi, avrebbero dovuto fare delle libere elezioni. O almeno delle audizioni. «Per farvi riconoscere. Mi sembrava un buon sistema, al tempo, anche se ho avuto dei dubbi già con la storia di Davide e Bestabea...» «Riconoscere?» «Tra anime compatibili. Il primo indizio è il desiderio. È quando è anche l’unico, che le anime non sono compatibili, proprio come nella storia di Davide e Bestabea.»
Mirya (Trentatré)
Whether it is Bach or Mozart that we hear in church, we have a sense in either case of what gloria Dei, the glory of God, means. The mystery of infinite beauty is there and enables us to experience the presence of God more truly and vividly than in many sermons. But there are already signs of danger to come. Subjective experience and passion are still held in check by the order of the musical universe, reflecting as it does the order of the divine creation itself. But there is already the threat of invasion by the virtuoso mentality, the vanity of technique, which is no longer the servant of the whole but wants to push itself to the fore. During the nineteenth century, the century of self-emancipating subjectivity, this led in many places to the obscuring of the sacred by the operatic. The dangers that had forced the Council of Trent to intervene were back again. In similar fashion, Pope Pius X tried to remove the operatic element from the liturgy and declared Gregorian chant and the great polyphony of the age of the Catholic Reformation (of which Palestrina was the outstanding representative) to be the standard for liturgical music. A clear distinction was made between liturgical music and religious music in general, just as visual art in the liturgy has to conform to different standards from those employed in religious art in general. Art in the liturgy has a very specific responsibility, and precisely as such does it serve as a wellspring of culture, which in the final analysis owes its existence to cult.
Pope Benedict XVI (The Spirit of the Liturgy)
Che cosa comporta, di preciso, essere un uomo, uno vero? Repressione delle emozioni. Mettere a tacere la propria sensibilità. Vergognarsi della propria delicatezza, della propria vulnerabilità. Lasciare l'infanzia brutalmente, e definitivamente: gli uomini-bambini non hanno una buona reputazione. Essere angosciati per le dimensioni del proprio cazzo. Saper far godere le donne senza che queste sappiano o vogliano dare indicazioni su come fare. Non mostrare la propria debolezza. Imbavagliare la propria sensualità. Indossare abiti di colori spenti, portare sempre le stesse scarpe goffe, non giocare con i propri capelli, non portare troppi anelli, braccialetti eccetera, non truccarsi. Dover fare il primo passo, sempre. Non avere alcuna cultura sessuale per migliorare il proprio orgasmo. Non saper chiedere aiuto. Dover essere coraggiosi, anche senza averne la minima voglia. Valorizzare la forza qualunque sia il proprio carattere. Dar prova di aggressività. Avere un accesso limitato alla paternità. Riuscire socialmente, per pagarsi le donne migliori. Temere la propria omosessualità perché un uomo, uno vero, non deve essere penetrato. Non giocare con le bambole da piccoli, accontentarsi delle automobiline e di orribili armi di plastica. Non prendersi troppa cura del proprio corpo. Essere sottomessi alla brutalità di altri uomini, senza lamentarsi. Sapersi difendere, anche se si è dolci. Non essere in contatto con la propria femminilità, simmetricamente alle donne che rinunciano alla loro virilità, non in funzione dei bisogni di una situazione o di un carattere, ma in funzione di quello che il corpo collettivo richiede. Affinché, sempre, le donne facciano i figli per la guerra, e gli uomini accettino di andare a farsi ammazzare per salvare gli interessi di tre o quattro cretini che non vedono al di là del loro naso.
Virginie Despentes
[...] quelli che erano nati negli anni venti, e che avevano vent’anni negli anni quaranta, avevan dovuto combattere perché c’era la guerra e servivano dei soldati. Quelli che eran nati negli anni trenta, e avevan vent’anni negli anni cinquanta, avevan dovuto lavorare perché c’era stata la guerra e c’era un paese da ricostruire. Quelli che eran nati negli anni quaranta, e che avevan vent’anni negli anni sessanta, avevan dovuto lavorare anche loro perché c’era il boom economico e una grande richiesta di forza lavoro. Quelli che eran nati negli cinquanta, e che avevan vent’anni negli anni settanta, avevan dovuto contestare perché il mondo cosí com’era stato fino ad allora non era piú adatto alla modernità o non so bene a cosa. Poi eravamo arrivati noi, nati negli anni sessanta e che avevamo vent’anni negli anni ottanta e l’unica cosa che dovevamo fare, era stare tranquilli e non rompere troppo i maroni. Mi sembrava che noi, avevo detto, fossimo stata la prima generazione che, se ci davano un lavoro, non era perché c’era bisogno, ci facevano un favore. Cioè era come se il mondo, che per i nostri genitori era stata una cosa da fare, da costruire, per noi fosse già fatto, preconfezionato, e l’unica cosa che potevamo fare era mettere delle crocette, come nei test. E allora aveva anche senso, che proprio in quel periodo lí, negli anni ottanta, fossero comparsi in Italia i giochi elettronici, perché uno di vent’anni che passava sei o otto ore al giorno a giocare ai giochi elettronici, che negli anni cinquanta sarebbe stato un disadattato (Sei un delinquente, gli avrebbero detto i suoi genitori), a partire dagli anni ottanta andava benissimo, perché rispondeva al compito precipuo della sua generazione, di stare tranquillo e non rompere troppo i maroni.
Paolo Nori (I malcontenti)
Oggi, mezzo gennaio, non è giornata allegra; cielo nubiloso, aritmie, il solito disordine che a farsi potabile richiede il tempo che una sardina impiega a farsi capodoglio. Ovvio che la sardina mi abbia orientato verso l’olio, e dunque l’Oglio, e l’ingrata patria, gli ossicini io non ti do. Ecco, in un giorno come questo è difficile fare l’unica cosa che io sappia veramente fare: comprare libri. Quando la primavera si sbizzarrisce, e i capri petulchi lasciviano pe’ prati, e l’odore della mortella – erba di cui ignoro tutto, e che quindi è puramente letteraria – impreziosisce l’aria, io vado ad acquistare libri. Badate: io non ho detto che vado ad acquistare libri che ho preventivamente scelto, che voglio assolutamente, che, acquistati, porterò golosamente a casa e leggerò, scrivendo poi un mirabile saggio critico, splendore di acutezza e di segreta poesia, destinato a procurarmi lettere di appassionati lettori, sconvolti e rigenerati. Macché. L’unica faccenda che mi sta a cuore è questa appunto: comprare libri. Ora, il quesito, la quaestio quodlibetalis è come segue: colui che acquista libri è per ciò stesso un lettore? Ovviamente, la maggioranza dei leggenti queste righe, se ve ne sono, penseranno che no; lettore è colui che legge. Quale errore. Non v’ha dubbio che è naturale che il lettore legga, ma contesto che per esser lettori si debba assolutamente leggere; e soprattutto che acquistare libri non sia gesto di lettore. Ma se il libro non lo leggi, che senso avrà mai che se ne stia nella tua biblioteca? E tu stesso lo dici: forse non lo leggerò mai, magari un giorno lo regalerò. Eh no, quest’ultima facezia me la fate dire voi, io i libri acquistati non letti, forse non mai letti, nemmeno li presto. Essi ‘mi servono’. Servono a che? Servono grazie alla naturale attività magica e umbràtile e stemmica che un libro esercita. Un libro lo si compra con animo che suppongo simile a quello con cui si dipingevano bovi e capri nelle caverne paleolitiche. Una mucca dipinta non si munge né si mangia, ma è ‘la mucca’, cosa che non è consentito ad alcuna altra mucca. E così il libro non letto, acquistato e depositato sugli scaffali, è ‘il libro’. Acquistare un libro ha un effetto nervino che nessun altro gesto può avere; è una scelta del tutto onirica, isterica, fantastica, e suppone un progetto di vita, e naturalmente più libri possono alludere a più progetti di vita.
Giorgio Manganelli (Discorso dell'ombra e dello stemma)
L'AQUILONE C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico: io vivo altrove, e sento che sono intorno nate le viole. Son nate nella selva del convento dei cappuccini, tra le morte foglie che al ceppo delle quercie agita il vento. Si respira una dolce aria che scioglie le dure zolle, e visita le chiese di campagna, ch'erbose hanno le soglie: un'aria d'altro luogo e d'altro mese e d'altra vita: un'aria celestina che regga molte bianche ali sospese... sì, gli aquiloni! È questa una mattina che non c'è scuola. Siamo usciti a schiera tra le siepi di rovo e d'albaspina. Le siepi erano brulle, irte; ma c'era d'autunno ancora qualche mazzo rosso di bacche, e qualche fior di primavera bianco; e sui rami nudi il pettirosso saltava, e la lucertola il capino mostrava tra le foglie aspre del fosso. Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino ventoso: ognuno manda da una balza la sua cometa per il ciel turchino. Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza, risale, prende il vento; ecco pian piano tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza. S'inalza; e ruba il filo dalla mano, come un fiore che fugga su lo stelo esile, e vada a rifiorir lontano. S'inalza; e i piedi trepidi e l'anelo petto del bimbo e l'avida pupilla e il viso e il cuore, porta tutto in cielo. Più su, più su: già come un punto brilla lassù lassù... Ma ecco una ventata di sbieco, ecco uno strillo alto... - Chi strilla? Sono le voci della camerata mia: le conosco tutte all'improvviso, una dolce, una acuta, una velata... A uno a uno tutti vi ravviso, o miei compagni! e te, sì, che abbandoni su l'omero il pallor muto del viso. Sì: dissi sopra te l'orazïoni, e piansi: eppur, felice te che al vento non vedesti cader che gli aquiloni! Tu eri tutto bianco, io mi rammento. solo avevi del rosso nei ginocchi, per quel nostro pregar sul pavimento. Oh! te felice che chiudesti gli occhi persuaso, stringendoti sul cuore il più caro dei tuoi cari balocchi! Oh! dolcemente, so ben io, si muore la sua stringendo fanciullezza al petto, come i candidi suoi pètali un fiore ancora in boccia! O morto giovinetto, anch'io presto verrò sotto le zolle là dove dormi placido e soletto... Meglio venirci ansante, roseo, molle di sudor, come dopo una gioconda corsa di gara per salire un colle! Meglio venirci con la testa bionda, che poi che fredda giacque sul guanciale, ti pettinò co' bei capelli a onda tua madre... adagio, per non farti male.
Giovanni Pascoli (Poemetti di Giovanni Pascoli (Italian Edition))
So che stai leggendo tardi questa poesia, prima di lasciare l' ufficio con l'abbagliante lampada gialla e la finestra nel buio nell'apatia di un fabbricato sbiadito nella quiete dopo l'ora di traffico. So che stai leggendo questa poesia in piedi nella libreria lontano dall'oceano in un giorno grigio di primavera, fiocchi sparsi di neve spinti attraverso enormi spazi di pianure intorno a te. So che stai leggendo questa poesia in una stanza dove tanto è accaduto che non puoi sopportare dove i vestiti giacciono sul letto in cumuli stagnanti e la valigia aperta parla di fughe ma non puoi ancora partire. So che stai leggendo questa poesia mentre il treno della metropolitana perde velocità e prima di salire le scale verso un nuovo tipo d'amore che la vita non ti ha mai concesso. So che stai leggendo questa poesia alla luce del televisore dove immagini mute saltano e scivolano mentre tu attendi le telenotizie sull'intifada. So che stai leggendo questa poesia in una sala d'attesa Di occhi che s'incontrano sì e no, d'identità con estranei. So che stai leggendo questa poesia sotto la luce al neon nel tedio e nella stanchezza dei giovani fuori gioco, che si mettono fuori gioco quando sono ancora troppo giovani. So che stai leggendo questa poesia con una vista non più buona, le spesse lenti ingigantiscono queste lettere oltre ogni significato però continui a leggere perché anche l'alfabeto è prezioso. So che stai leggendo questa poesia mentre vai e vieni accanto alla stufa scaldando il latte, sulla spalla un bambino che piange, un libro nella mano poiché la vita è breve e anche tu hai sete. So che stai leggendo questa poesia non scritta nella tua lingua indovinando alcune parole mentre altre continui a leggerle e voglio sapere quali siano queste parole. So che stai leggendo questa poesia mentre ascolti qualcosa, diviso fra rabbia e speranza ricominciando a fare di nuovo il lavoro che non puoi rifiutare. So che stai leggendo questa poesia perché non rimane nient'altro da leggere là dove sei atterrato, completamente nudo.
Adrienne Rich (An Atlas of the Difficult World)
Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire partecipare. Chi vive veramente non può non essere cittadino partecipe. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Io partecipo, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, partecipo. Perciò odio chi non partecipa, odio gli indifferenti.
Antonio Gramsci
Io mi diverto ad avere trent’anni, io me li bevo come un liquore i trent’anni: non li appassisco in una precoce vecchiaia ciclostilata su carta carbone. Ascoltami, Cernam, White, Bean, Armstrong, Gordon, Chaffee: sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita l’angoscia dell’attesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi. Siamo un campo di grano maturo, a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un po’ ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna: e allora com’è che in voi non è così? Com’è che sembrate i miei padri schiacciati di paure, di tedio, di calvizie? Ma cosa v’hanno fatto, cosa vi siete fatti? A quale prezzo pagate la Luna? La Luna costa cara, lo so. Costa cara a ciascuno di noi: ma nessun prezzo vale quel campo di grano, nessun prezzo vale quella cima di monte. Se lo valesse, sarebbe inutile andar sulla Luna: tanto varrebbe restarcene qui. Svegliatevi dunque, smettetela d’essere così razionali, ubbidienti, rugosi! Smettetela di perder capelli, di intristire nella vostra uguaglianza! Stracciatela la carta carbone. Ridete, piangete, sbagliate. Prendetelo a pugni quel Burocrate che guarda il cronometro. Ve lo dico con umilità, con affetto, perché vi stimo, perché vi vedo migliori di me e vorrei che foste molto migliori di me. Molto: non così poco. O è ormai troppo tardi? O il Sistema vi ha già piegato, inghiottito? Sì, dev’esser così.
Oriana Fallaci
«Io non mi sposo, se mi dici che mi ami e vuoi stare con me» azzardai, con il respiro strozzato in gola e le mani gelide per la tensione. Lui si volse verso di me. «Qui non si tratta di me, Serena» iniziò lui, ed ebbi un brivido di paura: non mi chiamava mai con il mio nome completo. «Non si tratta di Christian o di quello che provo per te. Se ti dicessi che ti amo e tu lo lasciassi e poi tra noi non funzionasse? La colpa sarebbe mia che ti ho portato via da lui.» «Non capisco» tentai di stimolarlo a spiegarsi meglio. «Tu devi lasciarlo perché vuoi farlo, non perché ci sono io di mezzo.» Il silenzio si fece pesante e denso. «Tu vuoi un figlio e vuoi sposarti, io questo non posso farlo» aggiunse lui dopo, distogliendo lo sguardo dal mio che si stava riempiendo di lacrime. «Ho paura di restare sola» bisbigliai. «Tutti abbiamo paura di restare soli, ma non si sposano solo per quel timore.» Pensai che avevo avuto ragione. Nico non sarebbe mai stato mio marito e forse non avremmo avuto dei bei bimbi cicciotti che correvano per casa, ero disposta a rinunciare a quello per lui? «Io sono innamorata di te, anche se non volevo accadesse. Ma tu cosa provi davvero per me?» Nico tornò a fissarmi. Era strano, sembrava assente e lontano, freddo come il ghiaccio e pericoloso come la punta di un coltello, e con quello sguardo mi colpì al cuore, dritto, affondando la lama sino all’impugnatura. «Sei importante per me». Tutto qui? Pensai subito. Solo quello, io ero importante, come poteva esserlo un cane o un animale domestico. Con le lacrime agli occhi guardai le fiamme spietate nei suoi occhi, fiamme che mi stavano divorando l’anima e tutti i sentimenti che avevo dentro. «Anche se provassi qualcosa per te, non te lo direi mai. Io sono così e sarò sempre così» aggiunse lui, poco dopo, scostandosi dal mio contatto, non solo da quello visivo. «Se devi piangere vai a farlo da un’altra parte, per favore» commentò lui, la voce fredda, priva di inflessioni che mi fece così male da farmi sentire i polmoni collassare. Tutto lì. Niente Addio, Serena, niente Chiamami quando starai meglio, niente Scusami, sono un cretino. Mi asciugai le lacrime dal viso, gli girai intorno, raccogliendo i miei vestiti che infilai velocemente e uscii dalla porta come ero entrata: sola.
Eilan Moon (Il mio lieto fine)
mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, […] e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava 'sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metteva tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, […] c'è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si sono messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c'è da non crederci, è che qualsiasi fiume, […], prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse diritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, […] è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c'è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte le nostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai…
Alessandro Baricco (City)
Alì dagli Occhi Azzurri uno dei tanti figli di figli, scenderà da Algeri, su navi a vela e a remi. Saranno con lui migliaia di uomini coi corpicini e gli occhi di poveri cani dei padri sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini, e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua. Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali. Sbarcheranno a Crotone o a Palmi, a milioni, vestiti di stracci asiatici, e di camicie americane. Subito i Calabresi diranno, come da malandrini a malandrini: «Ecco i vecchi fratelli, coi figli e il pane e formaggio!» Da Crotone o Palmi saliranno a Napoli, e da lì a Barcellona, a Salonicco e a Marsiglia, nelle Città della Malavita. Anime e angeli, topi e pidocchi, col germe della Storia Antica voleranno davanti alle willaye. Essi sempre umili Essi sempre deboli essi sempre timidi essi sempre infimi essi sempre colpevoli essi sempre sudditi essi sempre piccoli, essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare, essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo, essi che si costruirono leggi fuori dalla legge, essi che si adattarono a un mondo sotto il mondo essi che credettero in un Dio servo di Dio, essi che cantavano ai massacri dei re, essi che ballavano alle guerre borghesi, essi che pregavano alle lotte operaie... ... deponendo l’onestà delle religioni contadine, dimenticando l’onore della malavita, tradendo il candore dei popoli barbari, dietro ai loro Alì dagli Occhi Azzurri - usciranno da sotto la terra per uccidere – usciranno dal fondo del mare per aggredire - scenderanno dall’alto del cielo per derubare - e prima di giungere a Parigi per insegnare la gioia di vivere, prima di giungere a Londra per insegnare a essere liberi, prima di giungere a New York, per insegnare come si è fratelli - distruggeranno Roma e sulle sue rovine deporranno il germe della Storia Antica. Poi col Papa e ogni sacramento andranno su come zingari verso nord-ovest con le bandiere rosse di Trotzky al vento...
Pier Paolo Pasolini (Alì dagli occhi azzurri)