D'oro Quotes

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If you play to your strengths, you'll turn in a superior performance. Just be yourself.
Yuki Kure (La Corda d'Oro, Volume 9)
And I'd never admit it out loud, but the truth is he intrigues me.
Yuki Kure (La Corda d'Oro, Volume 9)
I never thought she'd take up so much space in my heart…
Yuki Kure (La Corda d'Oro, Volume 9)
Ho teso corde da campanile a campanile; ghirlande da finestra a finestra; catene d'oro da stella a stella, e danzo.
Arthur Rimbaud (Illuminations)
Voglio dormire un momento, un momento, un minuto, un secolo; ma tutti sappiano che non sono morto; che c'è una stella d'oro sulle mie labbra; che sono il piccolo amico del vento occidentale; che sono l'ombra immensa delle mie lacrime.
Federico García Lorca
A metà di una strada lo vide, la camicia candida e il mantello gettato sulle spalle; aveva perso la feluca e i capelli erano scompigliati. Senza staccare gli occhi da lei guardava la folla di braccia e mani tese per abbracciarlo o semplicemente toccarlo. L'istante successivo non esisteva più alcuna strada o persona, non esisteva distanza, soltanto l'affondare il viso nei pizzi morbidi sul suo petto e le dita di una mano sul suo braccio, mentre quelle dell'altra sfioravano, incredule, la chiave d'oro appesa al suo collo. Poi la mano di Axel fu sulla sua schiena e l'altra si posò al lato del viso per costringerla con gentile fermezza a sollevarlo verso il suo. «I miei privilegi, signora, non avete possibilità di negarmeli oggi.» Il suo respirò la baciò ancora prima delle sue labbra.
Virginia De Winter (L'Ordine della spada (Black Friars, #1))
Your health is important to your performance.
Yuki Kure (La Corda d'Oro, Volume 9)
È, quella infinita tempesta, Finita in un rivo canoro. Dei fulmini fragili restano Cirri di porpora e d'oro.
Giovanni Pascoli (Canti di Castelvecchio)
Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d'oro: pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione.
Carlo Collodi (Le avventure di Pinocchio (Italian Edition))
He couldn't shame his father; they hadn't raised him that way. And the blood of the revolution didn't run in his veins. He would have to bury his heart.
Lena Manta (La lettera d'oro (Italian Edition))
I love hearing your trumpet. You always make me feel renewed.
Yuki Kure (La Corda d'Oro, Volume 9)
La nostra presenza in un luogo, in un giorno, in un momento, può evitare un effetto catastrofico. Siamo nati per aiutarci. Siamo fili d’oro capaci di riparare la vita rotta degli altri.
Amabile Giusti (È un giorno bellissimo)
ARANO Al campo, dove roggio nel filare qualche pampano brilla, e dalle fratte sembra la nebbia mattinal fumare, arano: a lente grida, uno le lente vacche spinge; altri semina; un ribatte le porche con sua marra pazïente; ché il passero saputo in cor già gode, e il tutto spia dai rami irti del moro; e il pettirosso: nelle siepi s'ode il suo sottil tintinno come d'oro.
Giovanni Pascoli (Myricae)
«Tutti abbiamo il nostro momento d'oro. E dopo, è bello ricordarlo. Se fosse sempre il nostro momento d'oro non ce ne accorgeremmo neanche». «Quand'è stato il tuo momento d'oro» mi chiede Mara. Ci penso un po' su e poi rispondo: «Una volta ho vinto un pesce rosso al Luna Park». Segue un rispettoso silenzio.
Stefano Benni (Baol. Una tranquilla notte di regime)
Io ti ho nominato regina. Ve n'è di più alte di te, di più alte. Ve né di più pure di te, di più pure. Ve né di più belle di te, di più belle. Ma tu sei la regina. Quando vai per le strade nessuno ti riconosce. Nessuno vede la tua corona di cristallo, nessuno guarda il tappeto d'oro rosso che calpesti dove passi, il tappeto che non esiste. E quando t'affacci tutti i fiumi risuonano nel mio corpo, scuotono il cielo le campane, e un inno empie il mondo. Tu sola ed io, tu sola ed io, amor mio, lo udiamo.
Pablo Neruda (The Captain's Verses)
Quali sono, quindi le prime impressioni che un bimbo nomade ha del mondo? Un capezzolo dondolante e una cascata d'oro.
Bruce Chatwin (The Songlines)
Credo che la regola d'oro del quieto vivere sia l'armonia in tutto: ogni eccesso o difetto rende tristi o folli...
Broccolino Amoroso
Il mondo è cambiato perché tu sei fatto di avorio e d'oro. La curva delle tue labbra riscrive la storia.
Oscar Wilde (The Picture of Dorian Gray)
Riluci d'oro dove la vita ti ha scheggiato
Ferzan Özpetek
Non m'è assolutamente possibile ridirvi la bellezza, la grazia, i ricchi ornamenti coi quali la mia amata Zoraide si mostrò ai miei occhi [...] ai colli dei piedi [...] portava due carcadi d'oro finissimo con tanti diamanti
Miguel de Cervantes Saavedra (Don Quijote de la Mancha)
Quella laggiù, dunque, quel vasto presepio di luci sparse tra macchie d'alberi dalle colline al mare, quell'immota distesa d'acqua nel grembo fra edifici e monti, in cui il Vesuvio verberava fuochi e le case barbagli d'oro vecchio, era Napoli.
Enzo Striano (Il resto di niente)
Il cielo sopra la sua vettura era disseminato di un'enorme quantità di stelle, sembrava addirittura una polvere d'oro - l'oro che i conquistadores inviavano ai loro sovrani via mare - rovesciata da sacchetti di cuoio su un nero velluto spagnolo.
Alexander Lernet-Holenia (Mars in Aries)
Fatto v'avete dio d'oro e d'argento ; e che altro è da voi a l'idolatre, se non ch'elli uno, e voi ne orate cento ? Vous vous êtes fait un dieu d'or et d'argent ; en quoi différez-vous de l'idolâtre, sinon qu'il en prie un, et vous en priez cent ?
Dante Alighieri (Inferno)
Qualunque cosa accada' disse lei, ' non potrà cambiare un fatto. Se sono una principessa così vestita di stracci, posso essere una principessa dentro. Sarebbe fin troppo facile essere una principessa vestita d'oro, ma che trionfo esserlo quando nessuno lo sa.
Frances Hodgson Burnett
A metà di una strada lo vide, la camicia candida e il mantello gettato sulle spalle; aveva perso la feluca e i capelli erano scompigliati. Senza staccare gli occhi da lei guardava la folla di braccia e mani tese per abbracciarlo o semplicemente toccarlo. L'istante successivo non esisteva più alcuna strada o persona, non esisteva distanza, soltanto l'affondare il viso nei pizzi morbidi sul suo petto e le dita di una mano sul suo braccio, mentre quelle dell'altra sfioravano, incredule, la chiave d'oro appesa al suo collo. Poi la mano di Axel fu sulla sua schiena e l'altra si posò al lato del viso per costringerla con gentile fermezza a sollevarlo verso il suo. - I miei privilegi, signora, non avete possibilità di negarmeli oggi. Il suo respirò la baciò ancora prima delle sue labbra.
Virginia De Winter (L'Ordine della spada (Black Friars, #1))
Daisy ha una voce indiscreta," osservai. "È piena di..." esitai. "Ha una voce piena di soldi," disse lui all'improvviso. Era così. Prima non me n'ero mai reso conto. Era piena di soldi: era quello l'inesauribile fascino che saliva e scendeva dentro, il tintinnio, il canto dei cembali... Lassù in un palazzo bianco la figlia del re, la ragazza d'oro...
F. Scott Fitzgerald (The Great Gatsby)
Fu, per me, un giorno memorabile, gravido di profondi cambiamenti nella mia vita. Ma succede così per qualunque vita. Immaginate di eliminarne un certo giorno, e pensate un po' come il suo corso sarebbe stato diverso! Fermati, tu che leggi, e pensa per un attimo alla lunga catena di ferro o d'oro, di spine o di fiori, che mai ti avrebbe legato se, in un solo memorabile giorno, non se ne fosse costruito il primo anello.
Charles Dickens (Great Expectations)
Il bene e il male sono rimasti immutati da sempre, e il loro significato è il medesimo per gli Elfi, per i Nani e per gli Uomini. Tocca a ognuno di noi discernerli, tanto nel Bosco d’Oro quanto nella propria dimora”.
J.R.R. Tolkien (Il signore degli anelli)
Ho scoperto una cosa inestimabile in questo viaggio durato un anno intero, cioè che ognuno di noi nasce con un destino: salvare una persona, almeno una. È l’unico dettaglio già scritto della nostra esistenza ed è un compito inconscio. A volte non ce ne rendiamo nemmeno conto. Non sappiamo calcolare quanto sia determinante essere lì in quel momento per qualcuno, non ne capiamo l’importanza. Quel qualcuno, però, non ci scorderà mai. Non dimenticherà che lo abbiamo afferrato, aspettato, ascoltato. Comunque andrà la mia vita, so che mi ricorderò di Dario e Lore. Per sempre. Loro sono la colata d’oro massiccio che ha messo insieme tutti i miei frantumi.
Giorgia Penzo (Ogni giorno come il primo giorno)
Antonio José Bolívar Proaño si tolse la dentiera, l'avvolse nel fazzoletto e senza smettere di maledire il gringo primo artefice della tragedia, il sindaco, i cercatori d'oro, tutti coloro che corrompevano la verginità della sua amazzonia, taglio con un colpo di machete un ramo robusto e si avvio verso El Idilio, verso la sua capanna, e verso i suoi romanzi che parlavano d'amore con parole così belle che a volte gli facevano dimenticare la barbarie umana.
Luis Sepúlveda (The Old Man Who Read Love Stories)
Quello fu per me un giorno memorabile perché da allora molte cose mutarono nella mia vita. Ma così accade a tutti gli esseri umani. Cercate col pensiero di eliminare un dato giorno speciale della vostra vita e pensate a come diverso potrebbe essere stato il suo corso! Fermati, tu che leggi, e medita per un momento sulla lunga catena di bronzo o d'oro, di spine o di fiori, che mai ti avrebbe soggiogato se in un solo memorabile giorno non si fosse formato e chiuso il primo anello.
Charles Dickens (Great Expectations)
«Ci sono molte cose, credo, che possono avermi fatto del bene senza che io ne abbia ricavato un profitto», replicò il nipote, «e Natale è una di queste. Ma sono sicuro che ho sempre considerato il periodo natalizio, quando è venuto — a prescindere dalla venerazione dovuta al suo nome e alla sua origine sacra, ammesso che qualcosa che si riferisca possa esser tenuta separata da questa venerazione — come buono; un periodo di gentilezza, di perdono, di carità, di gioia; l'unico periodo che io conosca, in tutto il lungo calendario di un anno, nel quale uomini e donne sembrano concordi nello schiudere liberamente i cuori serrati e nel pensare alla gente che è al disotto di loro come se si trattasse realmente di compagni nel viaggio verso la tomba, e non di un'altra razza di creature in viaggio verso altre mete. E per questo, zio, anche se il Natale non mi ha mai fatto entrare in tasca una moneta d'oro, e neanche d'argento, credo che mi abbia fatto bene e che mi farà bene, e chiedo che Dio lo benedica».
Charles Dickens (A Christmas Carol and Other Christmas Stories: Christmas Festivities, The Story of the Goblins Who Stole a Sexton, A Christmas Tree, The Seven Poor Travellers, The Haunted Man, and Master Humphrey's Clock)
L'umano è un corridoio stretto, bisogna andarci dentro per sperare di conoscerlo. Bisogna avanzare nel buio, sentire gli odori di tutti gli animali morti, udire gli urli, i pianti e lo stridore di denti. Bisogna camminare, affondare le zampe in una melma di sangue e risalire lungo il filo d'oro abbandonato lì dall'umano stesso, quando non era altro che infanzia e non aveva nessun tetto sulla testa a impedire il volo dei suoi pensieri. Animale fra gli animali, non conosceva ancora la sofferenza. L'umano è un corridoio e ogni umano piange il suo cielo scomparso.
Wajdi Mouawad (Anima)
Zeke inclinò la testa, come se stesse ponderando attentamente quanto Gabe gli diceva. «Perché, tu ce l’hai? Il buongusto estetico, intendo.» Gabe rimase spiazzato. Di tutte le risposte che poteva riceve, questa era l’unica che non si aspettava. E che lo faceva un po’ incazzare. «Sai una cosa, ragazzo d’oro? Il Principe Azzurro non ha mai insultato Cenerentola per il suo fottuto abito del ballo o per quelle cazzo di scarpette di cristallo. Quindi evita commenti sui vestiti della principessina.» Questo sembrò far vergognare Zeke, che arrossì e abbassò lo sguardo.
Susan Moretto (Principessina)
ANNIVERSARIO Sappi - e forse lo sai, nel camposanto - la bimba dalle lunghe anella d'oro, e l'altra che fu l'ultimo tuo pianto, sappi ch'io le raccolsi e che le adoro. Per lor ripresi il mio coraggio affranto, e mi detersi l'anima per loro: hanno un tetto, hanno un nido, ora, mio vanto; e l'amor mio le nutre, e il mio lavoro. Non son felici, sappi, ma serene: il lor sorriso ha una tristezza pia: io le guardo - o mia sola erma famiglia! - e sempre a gli occhi sento che mi viene quella che ti bagnò nell'agonia non terminata lagrima le ciglia. 31 di dicembre 1890
Giovanni Pascoli (Myricae)
Chi ama il bello finisce per trovarne ovunque, come un filone d’oro che scorre anche nella ganga più ignobile, e quando ha tra le mani questi mirabili frammenti, anche se insudiciati e imperfetti, prova il piacere raro dell’intenditore che è il solo a collezionare ceramiche ritenute comuni.
Marguerite Yourcenar
Sua sorella gli aveva chiesto una sola cosa: non innamorarsi. Non buttare via la sua vita dietro a qualcuno che l’avrebbe ferito, e mai e poi mai gettare la propria verginità in pasto a un qualunque coglione, anche se lei lo aveva fatto un trilione di anni prima. Gabe sorrise ancora una volta, felice di quel particolare coglione addormentato fra le lenzuola. Le aveva promesso e si era ripromesso di non innamorarsi del ragazzo d’oro, ma a quanto pareva l’amore non aveva chiesto il permesso. L’aveva buttato a terra come un maledetto giocatore di football, e non gli aveva neppure chiesto scusa.
Susan Moretto (Principessina)
Molte sono le cose dalle quali io avrei potuto trarre del bene, e invece non ho saputo approfittarne, è vero” rispose il nipote. “E il Natale è una di quelle. Ma sono sicuro di aver sempre pensato al Natale, quando si avvicina, come a un giorno felice (a parte la venerazione dovuta alla sua sacra origine anche se di ciò si può non tener conto), un giorno di allegria, di bontà, di gentilezza, di indulgenza, di carità, l’unico momento nel lungo corso dell'anno nel quale uomini e donne sembrano disposti ad aprire liberamente il proprio cuore, disposti a pensare ai loro inferiori non come a creature di un’altra specie destinate a un altro cammino, ma come a compagni di viaggio, del medesimo viaggio verso la morte. E perciò, zio, benché non abbia mai portato una briciola d’oro o di argento nelle mie tasche, credo che il Natale mi abbia sempre fatto del bene, e sempre me ne farà; dico dunque: Sia benedetto!”.
Charles Dickens (Canto di Natale)
La Guida galattica per gli autostoppisti nomina l’alcol. Dice che la miglior bevanda alcolica che esiste è il Gotto Esplosivo Pangalattico. Dice che quando si beve un Gotto Esplosivo Pangalattico si ha l’impressione che il cervello venga spappolato da una fetta di limone legata intorno a un grosso mattone d’oro.
Douglas Adams (Guida galattica per gli autostoppisti)
Ma dove, in verità, non è bella la luna? Qual è la scena, vasta o limitata, che la sua sfera non santifichi? Rosea e infuocata, essa saliva ora al di sopra d’una proda non lontana; mentre ne contemplavamo l’ascesa rosseggiante, si schiarì, si fece d’oro, e, in pochissimo tempo, la vedemmo navigare in alto senza una macchia in un cielo ormai tranquillo.
Charlotte Brontë (Villette)
When Sicily became part of the Kingdom of Naples, Palermo lost its capital status. It was never to regain it. It is now essentially a baroque city, beautiful though sadly dilapidated. But the setting – the Conca d’Oro or Shell of Gold – is as lovely as ever, and the Sicilian parliament still meets in King Roger’s old palace – so all, perhaps, is not lost.
John Julius Norwich (The Great Cities in History)
Avevamo fatto baruffa, lui e io. Una baruffa è niente – quand'anche succedesse di non rivedersi mai – semplicemente un modo diverso di vivere insieme e senza perdersi di vista nel mondo angusto che ci è dato. Ciò non m'impediva di pensare a lui, di sentire il suo sguardo sulla pagina del libro, sul giornale che leggeva e di domandarmi: Lui che ne dice? Cosa ne dice in questo momento?... Il suo umanesimo ostinato, rigoroso e puro, austero e sensuale ingaggiava una battaglia dolorosa con gli eventi massicci e difformi di questo tempo. Ma, inversamente per la tenacia dei suoi rifiuti, riaffermava, nel cuore della nostra epoca, contro i machiavellici, contro il vitello d'oro del realismo, l'esistenza del fatto morale.
Jean-Michel Guenassia (Le Club des incorrigibles optimistes)
Era terribile constatarlo, ma forse quella realtà che cercava nell' "esistenza" non l'avrebbe mai trovata, perché essa non era altro che un aspetto della non esistenza, una configurazione dell' "assenza". L' "assenza" è un angelo. L' "esistenza" è un angelo disceso dal cielo, cui hanno tarpato le ali. Non vi è nulla di più triste della sua immagine: non può fare il minimo movimento all'interno degli angusti confini della terra. Non può cantare, non può parlare. E' soltanto una commiserevole figura plastica, cui non è permesso altro che farsi toccare. Immobile e silenzioso, non spiccherà mai più il volo col suo abbagliante batter d'ali, simile al polline di pino che si libera come polvere d'oro verso il cielo sereno e luminoso.
Yukio Mishima (La foresta in fiore)
Della ricchezza non ci importa nulla. Del potere non ci importa nulla. Di voi ricchi potenti famosi signori dell’economia e della politica e della cultura, di tutti voi vincenti non c’importa nulla. E state pur certi che non tenteremo di rubarvi il posto, non tenteremo di portarvi via il pane d’oro, state pur certi che delle vostre grandi cose non desideriamo nulla. Perché sempre di più, e sempre più spesso, noi andiamo alla ricerca dei secondi, dei minuti, delle ore lente. Sempre di più desideriamo il vuoto, la leggerezza, la pace d’un soffio di vento che giunge da lontano e che va lontano. A voi ricchi potenti famosi signori, a tutti voi, lasciamo volentieri questo mondo qui. Noi ci prendiamo tutto il resto, noi ci prendiamo la vita.
Massimiliano Santarossa (Gioventù d'asfalto)
Ormai privi di pastoie, i suoi pensieri andarono a Brienne di Tarth. "Stupida, rozza donzella testarda." Si chiese dove fosse in quel momento. "Padre, dalle la forza." Quasi una preghiera, quella dello Sterminatore di Re... Forse era dio che stava invocando, il Padre lassu', la cui effigie istoriata ammiccava al calore delle candele sul lato opposto del tempio? Oppure stava rivolgendosi al cadavere che giaceva davanti a lui? "Ha davvero importanza? Non ascoltano, nessuno dei due ascolta." L'unico vero dio di Jaime Lannister, fin da quando aveva avuto l'eta' per impugnare una spada, era stato il Guerriero. Altri uomini potevano essere padri, figli, mariti, ma nessuno di loro sarebbe mai stato Jaime Lannister, la cui spada era d'oro come i suoi capelli. Lui era un guerriero, e non sarebbe mai stato altro.
George R.R. Martin (A Feast for Crows (A Song of Ice and Fire, #4))
La natura umana è uguale ovunque, sotto un tetto di paglia o sotto tegole d’oro. In tutti gli uomini vizio e virtù si mescolano in proporzione maggiore o minore, ma la proporzione non dipende dallo stato sociale; ho visto furfanti molto ricchi, furfanti molto poveri e altri che erano così e così, avendo realizzato il desiderio di Agar, ora potevano vivere con mezzi modesti ma sufficienti e furfanti restavano.
Charlotte Brontë (Shirley)
In un angolo remoto, cupamente illuminato dai bagliori della fiamma, vidi un gran mucchio di monete e quadrilateri costruiti con lingotti d'oro. Era quello il tesoro di Flint che eravamo venuti a cercare da così lontano, e che diciassette uomini della Hispaniola avevano già pagato con la vita. Quante vite era costato accumularlo, quanto sangue e quante sofferenze, quante ottime navi colate a picco, quanti uomini valorosi avevano fatto per causa sua la passerella bendati, quanti colpi di cannone erano stati sparati, e quante cose vergognose, e menzogne, e crudeltà erano state commesse - ebbene, questo nessuno forse potrà mai dirlo. Eppure vi erano tre persone su quell'isola - Silver, il vecchio Morgan e Ben Gunn - che avevano ciascuno preso parte a quei crimini e che, come tutti, avevano sperato invano di prendere parte alla ricompensa.
Robert Louis Stevenson (Treasure Island)
«Tu non sai chi io sia. Non mi conosci e mi hai appiccicato addosso un’etichetta.» «Più o meno come hai fatto tu con la storia del ragazzo d’oro.» Gabe aprì la bocca, poi la richiuse di scatto e uscì dall’auto, allontanandosi lungo il marciapiede. I lacci slacciati degli anfibi rischiavano di farlo inciampare a ogni passo, specie quando si voltò ritornando rapido sui suoi passi. Zeke abbassò il finestrino, rassegnato a ricevere una sequela di insulti. «Hai ragione.» Quando sentì quelle parole uscire dalla bocca di Gabe, quasi non le capì. «Hai ragione. Ti ho attaccato un’etichetta e non avrei dovuto. Non ti farò le mie scuse, perché tu ti sei comportato allo stesso modo. Ma cercherò di conoscerti meglio, se tu farai lo stesso.» «D’accordo.» «E continuerò a chiamarti ragazzo d’oro.» Zeke sorrise. «D’accordo.» In qualche modo anche Gabe si ritrovò a rivolgergli un sorrisino. «Buonanotte, ragazzo d’oro. »
Susan Moretto (Principessina)
PIOGGIA Cantava al buio d’aia in aia il gallo. E gracidò nel bosco la cornacchia: il sole si mostrava a finestrelle. Il sol dorò la nebbia della macchia, poi si nascose; e piovve a catinelle. Poi tra il cantare delle raganelle guizzò sui campi un raggio lungo e giallo. Stupìano i rondinotti dell’estate di quel sottile scendere di spille: era un brusìo con languide sorsate e chiazze larghe e picchi a mille a mille; poi singhiozzi, e gocciar rado di stille: di stille d’oro in coppe di cristallo.
Giovanni Pascoli (Myricae)
È dolce o amara? – È amara, ma ti farà bene. – Se è amara, non la voglio. – Da' retta a me: bevila. – A me l'amaro non mi piace. – Bevila: e quando l'avrai bevuta, ti darò una pallina di zucchero, per rifarti la bocca. – Dov'è la pallina di zucchero? – Eccola qui – disse la Fata, tirandola fuori da una zuccheriera d'oro. – Prima voglio la pallina di zucchero, e poi beverò quell'acquaccia amara.. – Me lo prometti? – Sì... La Fata gli dette la pallina, e Pinocchio, dopo averla sgranocchiata e ingoiata in un attimo, disse leccandosi i labbri: – Bella cosa se anche lo zucchero fosse una medicina!... Mi purgherei tutti i giorni. – Ora mantieni la promessa e bevi queste poche gocciole d'acqua, che ti renderanno la salute. Pinocchio prese di mala voglia il bicchiere in mano e vi ficcò dentro la punta del naso: poi se l'accostò alla bocca: poi tornò a ficcarci la punta del naso: finalmente disse: – È troppo amara! troppo amara! Io non la posso bere. – Come fai a dirlo, se non l'hai nemmeno assaggiata? – Me lo figuro! L'ho sentita all'odore. Voglio prima un'altra pallina di zucchero... e poi la beverò!...
Carlo Collodi (Le avventure di Pinocchio)
Cresceva, dentro al cortile, un tronco d’olivo dalle foglie sottili, rigoglioso, fiorente, largo come una colonna. Intorno a questo io eressi il talamo, che feci con pietre fittamente connesse e ricoprii con il tetto ben fatto; e la porta applicai, solida e salda. Poi recisi la chioma dell’olivo dalle foglie sottili, il tronco sgrossai dalla radice, lo piallai tutt’intorno con l’ascia di bronzo, abilmente, lo livellai a filo di squadra e ricavai una base che lavorai tutta a traforo. Cominciando da questa levigavo anche il letto, ornandolo d’oro, d’argento, d’avorio.
Homer (Odissea)
Avete mai visto, nelle fredde notti d’inverno limpide come cristalli, certe luci che brillano più intensamente delle altre, come se volessero uscire da se stesse con il loro bagliore? Sembrano fatte di una materia diversa, di diamante appena tagliato, d’oro. E ci sono anche altre luci che non si riescono ancora a vedere, provenienti da galassie così lontane che il loro bagliore non ci è ancora arrivato, dalle regioni più estreme del nostro universo o da altri universi nati adesso o che addirittura non sono ancora nati o che sono increati. Sono le stelle che esplodono alla fine del loro ciclo, oppure combustioni avvenute miliardi di anni fa o che devono ancora avvenire e che daranno origine a nuove stelle e a nuovi mondi nella fornace del cosmo. Ecco, la luce di una di queste stelle, invisibile, sconosciuta, sta forse viaggiando a velocità vertiginosa nel buio dell’universo, precipita verso di noi attraverso i suoi immensi spazi oscuri e i suoi improvvisi bagliori, con la sua massa di gas incendiato e la sua chioma di cenere e d’oro, con tutta la furia della sua giovane luce. E poi un giorno, forse, la sua luce ci arriverà, e allora, forse, ci sarà anche chi la vedrà, e allora tutto lo spazio si aprirà, si riaprirà, e allora tutto il cielo si accenderà, e tutto l’universo risplenderà, la fornace della vitamorte si squarcerà, esploderà, splenderà, e allora non ci sarà nient’altro che quella nuova luce che ci sarà, fuoco e oro.
Antonio Moresco (Gli incendiati)
Eccola dunque col pensiero laggiù. Le par d’essere ancora fanciulla, arrampicata sul belvedere del prete, in una sera di maggio. Una grande luna di rame sorge dal mare, e tutto il mondo pare d’oro e di perla. La fisarmonica riempie coi suoi gridi lamentosi il cortile illuminato da un fuoco d’alaterni il cui chiarore rossastro fa spiccare sul grigio del muro la figura svelta e bruna del suonatore, i visi violacei delle donne e dei ragazzi che ballano il ballo sardo. Le ombre si muovono fantastiche sull’erba calpestata e sui muri della chiesa; brillano i bottoni d’oro, i galloni argentei dei costumi, i tasti della fisarmonica: il resto si perde nella penombra perlacea della notte lunare. Noemi ricordava di non aver mai preso parte diretta alla festa, mentre le sorelle maggiori ridevano e si divertivano, e Lia accovacciata come una lepre in un angolo erboso del cortile forse fin da quel tempo meditava la fuga. La festa durava nove giorni di cui gli ultimi tre diventavano un ballo tondo continuo accompagnato da suoni e canti: Noemi stava sempre sul belvedere, tra gli avanzi del banchetto; intorno a lei scintillavano le bottiglie vuote, i piatti rotti, qualche mela d’un verde ghiacciato, un vassoio e un cucchiaino dimenticati; anche le stelle oscillavano sopra il cortile come scosse dal ritmo della danza. No, ella non ballava, non rideva, ma le bastava veder la gente a divertirsi perché sperava di poter anche lei prender parte alla festa della vita. Ma gli anni eran passati e la festa della vita s’era svolta lontana dal paesetto, e per poterne prender parte sua sorella Lia era fuggita di casa… Lei, Noemi, era rimasta sul balcone cadente della vecchia dimora come un tempo sul belvedere del prete.
Grazia Deledda (Reeds in the Wind)
C’erano cose intricate e spinose alle quali prendeva gusto; gli piaceva organizzare, contendere, amministrare; sapeva indurre la gente a fare la sua volontà, a credere in lui, ad aprirgli la strada e a difenderlo. Questa era l’arte, come suol dirsi, di saper trattare gli uomini, che in lui per di più posava su di una ardita, se pur latente, ambizione. A coloro che lo conoscevano bene faceva l’effetto di poter fare cose più grandi che non tirare avanti un cotonificio; Caspar Goodwood non era davvero come il cotone, e i suoi amici davano per certo che in qualche modo e in qualche luogo egli avrebbe scritto a più grandi lettere il suo nome. Ma era come se qualcosa di vasto e indeterminato, qualcosa di oscuro e spiacevole dovesse incombere su di lui: egli dopo tutto non era in armonia con quel suo stato, meschino e niente più, di tranquillità, avidità e guadagno, un ordine di cose il cui soffio vitale era l’onnipresente pubblicità. A Isabel piaceva figurarsi che lui avrebbe potuto affrontare, in sella ad un focoso destriero, il turbine di una grande guerra: una guerra come la Guerra Civile, che aveva gettato un’ombra sulla consapevole infanzia di lei, sulla gioventù in formazione di lui. Le piaceva ad ogni modo l’idea che egli fosse, per temperamento e di fatto, un condottiero di uomini, le piaceva molto di più che non altri lati del suo carattere e del suo aspetto. Non le importava niente del suo cotonificio; il brevetto Goodwood lasciava assolutamente fredda la sua fantasia. Non desiderava in lui nemmeno un’oncia di meno della sua virilità, ma a volte pensava che sarebbe stato molto più carino se avesse avuto, per esempio, un aspetto un po’ diverso. [...]Si era ripetuta più di una volta che questa era un’obiezione frivola, per una persona di quell’importanza; e poi aveva mitigato il biasimo col dire che l’obiezione sarebbe stata frivola soltanto se fosse stata innamorata di lui. Non era innamorata di lui, e perciò poteva criticarne i piccoli difetti così come i grandi; i quali ultimi consistevano nell’appunto complessivo di essere troppo serio, o meglio, non di esserlo, visto che non lo si è mai troppo, ma piuttosto di averne senz’altro l’apparenza. Mostrava i suoi appetiti e i suoi propositi con troppa semplicità e candore; a esser soli con lui, parlava troppo dello stesso argomento, e se erano presenti altre persone parlava troppo poco di ogni cosa. E tuttavia era fatto di una materia estremamente forte e pura; il che era molto: ella vedeva ben distinte le diverse parti di lui come, nei musei e nei ritratti, aveva visto ben distinte le diverse parti di guerrieri armati, nelle corazze d’acciaio splendidamente intarsiate d’oro. Era molto strano: dov’era mai in lei un qualche tangibile legame tra le sue impressioni e le sue azioni? Caspar Goodwood non aveva mai corrisposto al suo ideale di persona piacevole, ed ella supponeva che fosse questa la ragione per cui era così aspramente critica nei suoi confronti. Quando però Lord Warburton, che non solo vi corrispondeva, ma anche ampliava i limiti della definizione, impetrò da lei approvazione, ella si sentì tuttavia insoddisfatta. Era strano davvero.
Henry James (The Portrait of a Lady)
Avevamo fatto baruffa, lui e io. Una baruffa è niente – quand'anche succedesse di non rivedersi mai – semplicemente un modo diverso di vivere insieme e senza perdersi di vista nel mondo angusto che ci è dato. Ciò non m'impediva di pensare a lui, di sentire il suo sguardo sulla pagina del libro, sul giornale che leggeva e di domandarmi: Lui che ne dice? Cosa ne dice in questo momento?... Il suo umanesimo ostinato, rigoroso e puro, austero e sensuale ingaggiava una battaglia dolorosa con gli eventi massicci e difformi di questo tempo. Ma, inversamente per la tenacia dei suoi rifiuti, riaffermava, nel cuore della nostra epoca, contro i machiavellici, contro il vitello d'oro del realismo, l'esistenza del fatto morale.
Guenassia
Ciucci lascia l’Anas l’ultima frana travolge anche lui Il presidente rimette il mandato nelle mani di Delrio Si era autolicenziato da dg: 1,8 milioni di buonuscita Pietro Ciucci, classe 1950, presidente dell’Anas 564 parole Chissà, magari sperava di superare anche questa tempesta. Ma la verità è che c’è da meravigliarsi come abbia fatto Pietro Ciucci - classe 1950, da 45 anni nelle aziende di Stato - a resistere fino a ieri, contro la logica, contro il buonsenso. Al termine dell’incontro in cui Ciucci ha rimesso nelle mani del neoministro delle Infrastrutture Graziano Delrio il suo mandato, all’Anas dicono che «l’incontro era previsto da tempo», e che la decisione di dimettersi è stata presa «spontaneamente e da tempo» dallo stesso Ciucci. Ma sappiamo che la discussione è stata molto dura, e che Delrio ha chiesto con forza a Ciucci di fare un passo indietro, dopo il disastro incredibile della frana che ha spezzato in due l’autostrada Palermo-Catania. Ora resterà in sella solo fino a metà maggio, quando verrà approvato il bilancio 2014. Collezionista di cariche Pietro Ciucci è entrato nel sistema pubblico a soli 19 anni, nella società Autostrade. Romano Prodi nel 1987 lo fa entrare nella direzione finanza dell’Iri, di cui diventa capo nel 1993. È un accumulatore straordinario di cariche, mette un piede in tutti i Cda delle società di Stato, gestisce la liquidazione di Iri. Nel ’96 diventa direttore generale di Anas, carica mantenuta fino all’estate 2013. Nel 2002 Silvio Berlusconi lo mette alla guida della Stretto di Messina. Romano Prodi nel 2006 blocca il ponte, ma lo nomina presidente e ad di Anas. Lo confermano su questa poltronissima, nell’ordine, Silvio Berlusconi (2009), Enrico Letta (2013), Matteo Renzi (2014). Evidentemente Ciucci ha molte qualità che finora gli hanno meritato tante promozioni e riconferme. Ad esempio, lo «straordinario» risultato che riguarda la Salerno-Reggio Calabria: nel dicembre 2012 annuncia che sarà completata nel 2013. «Pensiamo di farcela», dice. In dieci anni l’Anas ha realizzato solo 250 chilometri, ne mancano ancora 100. Sempre nel 2012 Ciucci «dimenticò» di avvertire l’allora ministro dello Sviluppo Corrado Passera che stava per scadere il termine per ricusare il contratto con il consorzio Eurolink: oggi c’è il rischio di dover pagare penali per il Ponte sullo Stretto. Che per Ciucci «è un’opera necessaria». Gli stipendi d’oro Ma il suo capolavoro risale all’estate del 2013. A 63 anni di età, Ciucci sa bene che difficilmente nel 2016 verrà confermato alla guida dell’Anas. E in più teme il taglio dello stipendio a 300mila euro annui. Così, il «presidente» Pietro Ciucci firma il pensionamento del «direttore generale» Pietro Ciucci (incidentalmente, dimenticando il «mancato preavviso»). Se ne va in pensione, riceve una buonuscita di 1,8 milioni, e lo stipendio da 240mila euro annui da presidente. Negli ultimi mesi tiene duro, indifferente a tutto: indagato per abuso d’ufficio per gli appalti della statale Maglie-Lecce. Coinvolto nell’inchiesta «Sistema», che costa la poltrona a un altro superboiardo, Ercole Incalza, e a un politico che lo ha sempre stimato, Maurizio Lupi. I ministri Padoan e Delrio fanno dimettere i loro rappresentanti nel cda Anas. Nulla. Delrio non è Lupi. L’ennesima frana costa il posto a Pietro Ciucci.
Anonymous
Un desiderio del tutto nuovo, inarrestabile e potente come la tempesta, le era esploso dentro, tanto da costringerla ad abbracciarsi il corpo con le mani nel tentativo di arginarlo. Era come se Croix le avesse fatto un incantesimo e l’avesse costretta ad aprire gli occhi per la prima volta nella sua vita. Attraverso le scelte che aveva fatto – il mare, la libertà, il vento – le aveva mostrato un futuro diverso; l’aveva tentata al punto da farle accettare situazioni improponibili ed emozioni impronunciabili. Eve riaprì gli occhi. Voleva rivederlo, anzi, doveva rivederlo prima che l’indomani fosse impiccato e svanisse per sempre dalla sua vita.
Regina Pozzati (La Chiave d'Oro (Italian Edition))
C'era una volta una bambina che leggeva tutto il giorno appollaiata sugli alberi. Una sera, quando la chiamano per cena, si rifiuta di scendere. Cala la notte, ma lei non ha paura. In lontananza si odono dei tuoni, in lontananza i fulmini squarciano il cielo sereno. È la storia di una bambina in equilibrio su un ramo, che si ciba solo di libri. Passano i giorni e la bambina è ancora lassù, la chiamano, la supplicano di scendere, portano scale e sgabelli, le promettono nastri e pianoforti, le promettono la luna. È la favola di una bambina che mangia la carta, pagine su pagine. Ben presto, tutto il corpo le diventa grigio, la pioggia le lascia strisce d'inchiostro sulla pelle. Ben presto, inizia a rimpicciolirsi, diventa minuscola, sottile come una pergamena consunta o come una foglia d'oro. Portano via le scale e gli sgabelli. La lasciano svanire in cima al ramo. Piangono in silenzio, piangono dentro, accanto al fuoco, piangono la bambina che era, in carne e zucchero, piangono quella bambina smarrita che continua a sciogliersi e si chiedono dove trovi ancora la forza per stare aggrappata all'albero. Una sera, il silenzio è rotto dallo scoppio di un temporale. I rami si piegano sotto la furia del vento. Un vento fortissimo, come non si era mai visto. Al mattino, la bambina non c'è più. Ha lasciato un messaggio sull'albero, scarabocchiato su un pezzo di carta. Ma è una frase illeggibile.
Delphine de Vigan (Jours sans faim)
«Respira.» Quegli occhi d’oro e platino la catturarono. «Torna da me.» In punta di dita, lui risalì furtivamente lungo il suo collo delicato, contornandole le labbra. «Sono qui. Da te. Per te.»
Chiara Cilli (Deserto di sangue (La Regina degli Inferi, #4))
...mi ritrovavo a terra e una voce di ragazza rideva in un tintinnio argentino. Mi alzai e lei era davanti a me, la mela d’oro ancora stretta tra le dita delicate. La sua pelle era un diamante liquido, un cristallo levigato che scorreva e si rimodellava e rubava il colore al mondo tutt’intorno: oro dalla mela per tingere di giallo e scintille le mani, verde dall’erba su cui posavano i suoi piedi, grigio e vermiglio dal sole che tramontava tra le nubi all’orizzonte attraverso il suo corpo, azzurro dal cielo per colorare i capelli che sembravano spuma marina. Era nuda, minuta e flessuosa. Ed era bella, estremamente bella. La bellezza terribile che hanno gli angeli e le catastrofi. Mi guardò sorridendo, poi mosse un passo che era anche un volteggio e mi prese per mano, come se volesse danzare con me. Ma io non mi mossi «Questo è un sogno…» Lei rise di nuovo, una risata sincera che trasmetteva gioia. «Sì, come tutto ciò che hai vissuto fino ad ora.» La fissai negli occhi, e fu come guardare nel cuore nucleare di due stelle in procinto di esplodere. Distolsi subito lo sguardo, ma la vertigine non si fermò.
Luca Tarenzi (Il sentiero di legno e sangue)
I voraci figli di Achille: tutto a spese di Ferrovie Nord Auto, multe e scommesse sportive: a pagare era il papà presidente E nelle carte dell’inchiesta spuntano anche i quadri per Formigoni Norberto Achille, l’ex presidente di Ferrovie Nord destituito con un provvedimento del Gip Paolo Colonnello | 675 parole La famiglia prima di tutto. Ma poi anche gli amici, gli sponsor politici e perfino i magistrati. Con la carta di credito aziendale delle Ferrovie Nord, Norberto Achille, presidente della società quotata in Borsa, destituito l’altra sera con un provvedimento del gip di Milano e l’accusa di peculato e truffa aggravata, pagava davvero di tutto: dalle multe alle scommesse sportive dei figli, fino a dei quadri che sarebbero finiti a casa di Roberto Formigoni e «pranzi e cene a magistrati». Quasi 17 anni ai vertici di Ferrovie Nord, la società che ogni mattina scodella milioni di pendolari in Lombardia, non passano invano: negli ultimi 4 anni, le spese «pazze» dell’ex presidente e della sua «family» ammonterebbero a oltre 300 mila euro. Le multe del figlio Commercialista, inserito in diversi Cda, il figlio Marco amava usare la Bmw aziendale destinata a papà, e con questa avrebbe accumulato, solo di multe per eccesso di velocità, spese per oltre 120 mila euro. L’altro figlio, Filippo, invece alternava all’altra Bmw direttamente l’auto presidenziale con autista, al quale toccava anticipare anche gli spiccioli: «Non più di 50 però, eh?», si raccomanda Norberto. Auto, telefoni e benzina «Quel pezzo di m... se l’è goduta per cinque anni quella macchina, eh?», inveisce Filippo che ha problemi di gelosia col fratello Marco e non solo. Perchè mentre lui è da un po’ che non può più usare l’auto, Marco, un giorno che rimane con una gomma a terra, pretende dal padre che la Bmw gli venga sostituita con l’Audi A6 della presidenza. Auto che, testimoniano gli autisti, di solito «viene consegnata il venerdì sera a Norberto Achille con il pieno e restituita il lunedì con il serbatoio vuoto». Tutta colpa dei week end settimanali a Forte dei Marmi dove la simpatica famigliola si reca a spese della società partecipata da Regione Lombardia e Ferrovie dello Stato, caricando pure 900 euro di benzina delle altre auto di famiglia. Al telefono Marco Achille sostiene che «i giornalisti tirano conclusioni affrettate». Però suo padre un giorno esplode: «Ma non ti vergogni?» e minaccia di fargli staccare il telefono, aziendale pure quello, ovviamente. Un benefit che il «presidente» ha esteso a tutta la famiglia, dalla moglie ai figli, costo per la collettività: 124 mila e 296 euro. Poi si calma e dà un buon consiglio a Marco: «Non andare in giro col Rolex d’oro, hai capito?». Chissà cosa dirà adesso la Rolex. Carte di credito aziendali La ricostruzione delle spese fatta dai Carabinieri non lascia scampo: «Ristoranti e locali notturni: 17.232 euro; pay tv: 7634 euro; spese varie: 30 mila euro; connessioni internet: 934 euro; abbigliamento: 14mila e 500 euro; spese effettuate per scommesse: 3749 euro». Da segnalare, ad esempio, 900 euro pagate al Twiga di Briatore a Forte dei Marmi per una serata. La cosa bella è che alcuni scontrini sono stati presentati anche per ottenere un rimborso dalla tesoreria della società per un totale di 21 mila euro. Quadri a Formigoni Sarà perché è stato nominato dall’ex governatore ciellino, ma Norberto Achille non si dimentica del suo sponsor politico e pare gli regali quattro quadri «che si troverebbero presso l’abitazione dell’ex presidente» (due da 4000 euro nel 2010, uno da 9000 nel 2011, uno da 1400 nel 2012) come risulta a quelli dell’Audit che, per tutelarsi dalle pressioni interne, registrano le conversazioni con i membri del Cda. Altri 30 mila euro finiscono alla Regione non si sa bene a che titolo. Achille spiega anche di essersi «trovato a pagare cene e pranzi per Pomodoro, Grechi e anche diversi magistrati», ovvero gli ex president
Anonymous
«Tutti abbiamo il nostro momento d'oro. E dopo, è bello ricordarlo. Se fosse sempre il nostro momento d'oro non ce ne accorgeremmo neanche». «Quand'è stato il tuo momento d'oro?» mi chiede Mara. Ci penso un po' su e poi rispondo: «Una volta ho vinto un pesce rosso al Luna Park». Segue un rispettoso silenzio.
Stefano Benni
Affilato come il fendente di una spada, il suono di un corno taglio' l'aria. La sua voce era squillante e malefica, un grido caldo che fece vibrare le ossa degli uomini li' presenti. L'urlo aleggiò nell'aria umida del mare: aaaRREEEEeeeeeeeeeeeeeeeeeeee. Tutti gli sguardi si voltarono verso la fonte di quel suono. proveniva da uno dei meticci di Euron, un uomo orribile con la testa rasata. Aveva le braccia adornate di bracciali d'oro, giada, ambra nera. Sul petto aveva tatuato un rapace, gli artigli che grondavano sangue. aaaaRREEEEeeeeeeeeeeeeeeeeee. Il corno che stava soffiando era nero, lucido e ricurvo, più alto di un uomo, tanto che lui lo reggeva con entrambe le mani. Era tenuto assieme da strisce d'oro rosso e acciaio scuro, decorato con gli antichi glifi di Valyria, fregi che sembravano diventare incandescenti con l'aumentare del suono. aaaaRREEEEeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee. Era terribile, un gemito di dolore e furia che pareva ardere le orecchie. Aeron Capelli Bagnati se le coprì con le mani, invocando il Dio Abissale che sollevasse una grande ondata per ridurre quel corno al silenzio, ma l'ululato proseguì. "È il corno degli inferi" voleva urlare Aeron, ma nessuno lo avrebbe sentito. Le guance dell'uomo tatuato erano così gonfie da sembrare sul punto di esplodere e i muscoli del torace si contraevano, dando l'impressione che il rapace tatuato stesse per staccarsi dalla pelle e spiccare il volo. I glifi sul corno erano ardenti, ogni lettera e ogni riga scintillavano di fuoco bianco, Il suono continuava a diffondersi, riecheggiava nelle tetre colline alle loro spalle, fino alla parte opposta delle acque della Culla di Nagga, andando a infrangersi contro i monti di Grande Wyk, e ancora oltre, fino a riempire tutto il mondo terracqueo. Quando parve che il suono non avrebbe mai avuto fine, cessò. L'uomo era rimasto senza fiato. Barcollò e rischiò di cadere. Il prete vide Orkwood di Orkmont afferarlo per un braccio per tenerlo in piedi, mentre Lucas Codd il Mancino gli toglieva dalle mani il nero corno ritorto. Un sottile filo di fumo usciva dallo strumento. Il profeta vide sangue e vesciche sulle labbra dell'uomo che lo aveva suonato. Anche il rapace che aveva sul petto sanguinava.
George R.R. Martin (A Feast for Crows (A Song of Ice and Fire, #4))
Ti invito al viaggio in quel paese che ti somiglia tanto. I soli languidi dei suoi cieli annebbiati hanno per il mio spirito l'incanto dei tuoi occhi quando brillano offuscati. Laggiù tutto é ordine e bellezza, calma e voluttà. Il mondo s'addormenta in una calda luce di giacinto e d'oro. Dormono pigramente i vascelli vagabondi arrivati da ogni confine per soddisfare i tuoi desideri. Le matin j'écoutais les sons du jardin la langage des parfums des fleurs.
Franco Battiato
Boethius was killed, as he feared, a few months after being imprisoned. His grave lies in the church of San Pietro in Ciel d’Oro in Pavia, half an hour from Milan. In his honour, we should leave space for Lady Philosophy occasionally to come and visit us – and, when we are facing the worst turns of Fortune’s wheel, let her strengthen our resolve to depend a little less on what was, in fact, never really ours to rely upon.
The School of Life (Anxiety: Meditations on the Anxious Mind)
Corto Maltese:"L'Eldorado di Raleigh, la Città d'Oro di Orellana, il regno favoloso di Cibola del Coronado... sono fatti della stessa sostanza dei sogni. E' sorprendente vedere uomini di cultura come lei interessarsi a simili storie..." Levi Colombia:"I sogni sono d'oro, la realtà è di piombo...
Hugo Pratt (Corto Maltese - Teste e funghi)
«Io,» mormorò Jim, chiudendo la porta. «Sono stato io,» ripeté. «È colpa mia.» Jack si voltò verso di lui. «Che cazzo ha fatto? L'ha mandata Hayes? Che gli ha fatto?» «Jack, aspetta...» intervenne Riley. Trasse un lungo respiro, poi alzò gli occhi su Jim, ma l'uomo si rifiutò d'incrociare il suo sguardo. «Riley...» azzardò l'avvocato. Con un gesto della mano, Riley gli impedì di proseguire. «Non riesco a credere a quello che mi ha appena detto Eden.» Per un attimo, distolse lo sguardo dagli astanti. Quando tornò a voltarsi, i suoi occhi erano umidi di lacrime... e illuminati da una scintilla sconosciuta. Reale. «Per tutta la vita, ho sempre creduto di essere io il problema, sai? Pensavo di non essere abbastanza. Mai abbastanza forte, o intelligente. Doveva essere quella la ragione per cui Gerald Hayes mi odiava. Ma mi sbagliavo. Non ero io, il problema. Era lui, perché immagino lo sapesse. Sapeva di non essere mio padre.» Si bloccò di colpo. «Tua madre e io ci amavamo, Riley,» mormorò Jim a mezza bocca. «Volevamo fuggire. Una volta Sandra aveva un cuore d'oro, amava la musica, l'arte e i libri. Io l'amavo e, quando mi disse di essere incinta, mi sentii l'uomo più felice del pianeta. Devi credermi.» Riley smise di sorridere. Una maschera solenne gli calò sul volto. «Ti credo. E voglio che tu sappia una cosa.» Fece una pausa, lunga abbastanza perché Jim lo incoraggiasse a proseguire con un: «Che cosa?» «Jim, non potrei essere più felice.»
R.J. Scott (The Heart of Texas (Texas, #1))
« Quello che voglio dire è che mi sembra un ragazzo d’oro. Sei stato fortunato.» Non vedo segni di sarcasmo o menzogna in lei. Sta parlando sul serio. Di me. In questi termini meravigliosi. Impiego un attimo a capire che mi ritiene degno di camminare al fianco di Leon Stonecraft. All’improvviso provo il desiderio di piangere. Per la prima volta da quando l’ho conosciuto, mi sento davvero allo stesso livello di Leon.
Sara Coccimiglio (Come il giorno e la notte)
«Occhi dorati, capelli rossi. O meglio, d’oro rosso.» Lo sguardo azzurro di Anya lampeggiò all’improvviso. «Mmh, interessante.» «Che cosa? Il colore dei suoi capelli?» Lo sapeva bene: aveva voglia di affondarvi le dita, di spargerli sul cuscino e sulle proprie cosce. «No, il fatto che tu l’abbia definito d’oro rosso» replicò Anya con una risatina. «Il piccolo Sabie si è preso una cotta?» Lui stringe i denti e arrossì. Maledizione! «Oh-oh. Fantastico. Guarda un po’ chi si è innamorato mentre esplorava tutte quelle piramidi.»
Gena Showalter (The Darkest Whisper (Lords of the Underworld, #4))
Circondato da rivestimenti d'oro, il marchese non è per nulla a suo agio tra quelle persone, in compagnia delle quali bisogna tenere sempre la bocca aperta per ridere o per parlare - p.59
Jean Teulé (Le Montespan)
La luna saliva davanti a lui, e le voci della sera avvertivano l'uomo che la sua giornata era finita. Era il grido cadenzato del cuculo, il zirlio dei grilli precoci, qualche gemito d'uccello; era il sospiro delle canne e la voce sempre piu' chiara del fiume: ma era tutto un soffio, un ansito misterioso che pareva uscire dalla terra stessa: si, la giornata dell'uomo lavoratore era finita, ma cominciava la vita fantastica dei folletti, delle fate, degli spiriti erranti. I fantasmi degli antichi Baroni scendevano dalle rovine del castello sopra il paese di Galte, su, all'orizzonte a sinistra di Efix, e percorrevano le sponde del fiume alla caccia dei cinghiali e delle volpi: le loro armi scintillavano in mezzo ai bassi ontani della riva, e l'abbaiar fioco dei canti in lontananza indicava il loro passaggio. Efix sentiva il rumore che le panas (donne morte di parto) facevano nel lavar i loro panni giu' al fiume, battendoli con uno stinco di morto, e credeva di intraveder l'ammattadore, folletto con sette berretti entro i quali conserva un tesoro, balzar di qua e di la' sotto il bosco di mandorli, inseguito dai vampiri con la coda d'acciaio. Era il suo passaggio che destava lo scintillio dei rami e delle pietre sotto la luna: e agli spiriti maligni si univano quelli dei bambini non battezzati, spiriti bianchi che volavano per aria tramutandosi nelle nuvolette argentee dietro la luna: e i nani e le janas, piccole fate che durante la giornata stanno nelle loro case di roccia a tesser stoffe d'oro in telai d'oro, ballavano all'ombra delle grandi macchie di filirea, mentre i giganti s'affacciavano fra le roccie dei monti battuti dalla luna, tenendo per la briglia gli enormi cavalli verdi che essi soltanto sanno montare, spiando se laggiu' fra le distese d'euforbia malefica si nascondeva qualche drago o se il leggendario serpente cananea, vivente fin dai tempi di Cristo, strisciava sulle sabbie intorno alla palude. Specialmente nelle notti di luna tutto questo popolo misterioso anima le colline e le valli: l'uomo non ha diritto a turbarlo con la sua presenza, come gli spiriti han rispettato lui durante il corso del sole; e' dunque tempo di ritirarsi e chiuder gli occhi sotto la protezione degli angeli custodi.
Grazia Deledda
We do not "adore bread" (adoratio panis, d/oroAarpeta), because, according to Catholic teaching, the substance of bread is no longer present in the Holy Eucharist and we give no separate adoration to its acci dents. The object of our adoration is the totum sacra-mentale. 1
Joseph Pohle (The sacraments: A Dogmatic Treatise, Vol. 2)
Le mucche calme lavate nel sole che tramonta, d’oro naturalmente, dietro i pini, perfetto.
Franco Costabile
È la fiducia che crea i veri legami, che genera la gratitudine e la lealtà, non certo le monete d’oro.
Amalia Frontali (La Chioma di Berenice)
Essere amati è sempre qualcosa di misterioso. Non è consigliabile voler sapere troppo. Nel migliore dei casi l'altro non sa dirvi nulla; nel peggiore dei casi presenta come motivo ciò che non avete mai considerato come la vostra più affascinante qualità. [...] Il silenzio, una volta ancora, è d'oro.
Paul Watzlawick (Anleitung zum Unglücklichsein)
Le vecchie strade e la città di Batroun hanno creato la cornice perfetta per il servizio fotografico del matrimonio tra case autentiche, romantici lampioni e monumenti storici. Quanto al tavolo da pranzo, i portici di Sayedet el Bahr erano l'ambiente perfetto sotto il quale si poteva apparecchiare la tavola. Costruita sulle rovine di una chiesa bizantina nel XIX secolo e affacciata sui resti di una muraglia fenicia, questa semplice chiesa ha un'incantevole terrazza con un gazebo ad arco che incornicia la vista sul mare. Il tavolo era l'incarnazione di elementi orientali. E dal design tradizionale e assemblato con un tocco moderno. ​ In cima allo specchio rotondo che riflette le pietre gialle, spessi tessuti di velluto nei toni senape e blu reale hanno creato un corridore su cui vasi di terracotta tradizionali e vasi d'oro vintage trasportavano una varietà di verdi e fiori locali. In giallo, rosa, blu e beige toni. Vasi e vassoi di frutta secca, mele e uccelli soffiati in vetro, melograni in cemento, servizi di piatti con motivi andalusi Abiti da sera anello, posate d'oro e menu stampati in velluto hanno aggiunto un tocco orientale all'ambientazione.
gillne.it
Addio, buon ladro” egli disse. “Io vado ora nelle sale di attesa a sedermi accanto ai miei padri, finché il mondo non sia rinnovato. Poiché ora l’oro e l’argento abbandono, e mi reco là dove essi non hanno valore, desidero separarmi da te in amicizia, e ritrattare quello che ho detto e fatto alla Porta”. Bilbo piegò un ginocchio a terra, pieno di dolore. “Addio, Re sotto la Montagna!” egli disse. “Amara è stata la nostra avventura, se doveva finire così; e nemmeno una montagna d’oro può essere un adeguato compenso. Tuttavia sono felice di aver condiviso i tuoi pericoli: questo è stato più di quanto un Baggins possa meritare”. “No!” disse Thorin. “In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Occidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati. Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei tesori d’oro, questo sarebbe un mondo più lieto. Ma triste o lieto, ora debbo lasciarlo. Addio!”. Allora Bilbo si allontanò, e se ne andò in disparte; tutto solo si sedette avvolto in una coperta e, lo crediate o no, pianse finché i suoi occhi non furono rossi e roca la voce”.
J.R.R. Tolkien
La visione del fuoco suscitava sempre la stessa meraviglia. Da dove veniva quella forza capace di sollevare simili drappi d'oro? Quale soffio invisibile, quale braccio agitava quei piccoli stendardi fiammeggianti?
Timothée de Fombelle (Toby Alone)
Vanquishing the imagined opinions of others is a mighty task.
Sana Takeda (Monstress, Vol. 7: Devourer)
Era solo una giovane ingenua, cresciuta in un bellissimo castello di vetro. Che non aveva idea di nulla. Che dormiva in morbidi letti a baldacchino e non riusciva a decidere quale gioiello d’oro indossare al mattino. Che forse non era nemmeno del tutto a posto con la testa, se si credeva a Carlo e ai suoi amici. Come avrebbe potuto affrontare queste persone la cui vita era molto più tragica della sua? Ma allora perché aveva provato così tanta compassione per i pazienti del Middlesex? Perché sapeva cos’era il dolore. Aveva sofferto per anni per la separazione dei suoi genitori. Era stata esclusa dalle persone che amava. Aveva rinunciato a se stessa e per anni aveva guardato allo specchio qualcosa che stava lentamente morendo dentro di lei. Anche i suoi sentimenti erano giustificati. Ma soprattutto avevano stabilito un legame con le persone in ospedale. E questa connessione aveva trasformato il suo dolore in qualcosa di magico. In un noi.
Julie Heiland (Diana: Königin der Herzen)
affinché un sito o un monumento si conservino attraverso il tempo, occorre che siano impiegati, in maniera continua o ricorrente, vale a dire attraverso rimaneggiamenti e trasformazioni, da altri soggetti che ne assumano l’eredità, anche a costo di tradirne il valore originale. La memoria è la condizione, non la negazione, non l’antitesi della storia.
François-Xavier Fauvelle (Il rinoceronte d'oro)
Oggi il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) ha gruppi attivi in quasi tutte le regioni d'Italia [...] e assegna un premio ogni anno a chi l'ha sparata più grossa: la "Bufala d'oro". Il premio viene comunicato al vincitore per telepatia e consegnato per telecinesi...
Piero Angela (Il mio Lungo Viaggio: 90 anni di Storie Vissute)
Dal Libro del Grande Bastardo, capitolo 7 Il Grande Bastardo disse ai suoi discepoli Pantamelo e Algopedonte: "E' proprio dei giovani come voi essere affascinati da stregoni e sortilegi, e pensare che a essi sia riservato il privilegio di donare la fortuna e cambiare la vita. Ma esistono altre persone che compiono miracoli e prodigi, nascoste negli angoli delle città e della storia. Se vedi uno stregone con un copricapo di piume di ororoko che cammina sopra i tetti, fa volare le edicole e fa cadere polvere d'oro sui passanti, può darsi che la tua vita stia per cambiare, ma molto più probabilmente stai vedendo un video musicale. Se vedi una persona che non si rassegna alle cerimonie dei tempi, che prezioso e invisibile aiuta gli altri anche se questo non verrà raccontato in pubbliche manifestazioni, che non percorre i campi di battaglia sul bianco cavallo dell'indignazione, ma con pietà e vergogna cammina tra i feriti, ecco uno stregone. Quando non c'è più niente da imparare, vai via dalla scuola. Quando non c'è più niente da sentire, non ascoltare più. Se ti dicono: è troppo facile starne fuori, vuole dire che loro ci sono dentro fino al collo. Vai lontano, con un passo solo.
Stefano Benni (La Compagnia dei Celestini)
Non che le sarebbe stato riconoscente, comunque. Era arrivato a un punto in cui la gratitudine non rappresentava più un peso, ma un gesto spontaneo [...]. Nemico, amico, amante... - Certo. Viene al ristorante un paio di volte la settimana. Lo fa anche col te. Legge le foglie di te. Il ponte galleggiante Doveva esserci decisamente troppo da mangiare, e i discorsi a tavola dovevano vertere per lo più sul cibo, con gli ospiti che ripetevano quanto fosse squisito e che, sollecitati a prenderne ancora, giurando di non potercela fare, sazi com'erano, per poi cedere a un bis, gli uomini, e prenderne ancora un boccone, le zie, dicendo che non avrebbero proprio dovuto, che si sentivano scoppiare. Mobili di famiglia Nina si era informata per l'acquisto di una sedia a rotelle. E lui non si era opposto. Tra di loro non parlavano più di quella che avevano battezzato la Serrata Generale. Conforto Di come il mio intero territorio si sarebbe modificato, come se una frana ci si fosse riversata sopra, facendo piazza pulita di ogni significato tranne che della perdita di Mike. Ortiche Le ricordavano certi segni leggeri che a volte si notavano sui marciapiedi in primavera: ombre lasciate da foglie rimaste incollate per terra l'anno precedente. Post and Beam Poi sarebbe venuto il tragitto nell'antiquata gabbia dell'ascensore, azionata da un vecchio - o forse da una vecchia, un'invalida magari, scaltra serva del vizio. Quello che si ricorda Il pesante trucco alla Cleopatra e l'ombretto viola le rimpicciolivano anziché ingrandirle gli occhi, come se si nascondessero apposta. Aveva i buchi alle orecchie, trafitti da due tondeggianti cerchi d'oro. Queenie Nel centro abitato vicino a Lagoverde trovò un fioraio e comprò un grosso bouquet. Non aveva mai regalato fiori a Fiona. Né a nessun altra. Fece il proprio ingresso nell'edificio come uno spasimante disperato o un marito colpevole da fumetto. The Bear Come Over the Mountain
Alice Munro (Hateship, Friendship, Courtship, Loveship, Marriage: Stories)
Questo apice e questo inizio della decadenza è rappresentato da due film che sono il punto piú alto del momento d’oro ma anche, essendo il punto piú alto, il primo passo verso la decadenza; ma la cosa piú interessante è che sia Otto e mezzo, sia Il Gattopardo sono dei film decadenti che hanno al centro dei personaggi decadenti, che si pongono il problema della fine di un’era. Nel Gattopardo si tratta della fine di un’epoca storica. In Otto e mezzo c’è la fine della giovinezza (o la paura della fine della potenza) per un individuo e soprattutto per un artista. Uno non ha piú niente da dare al mondo, l’altro non ha piú niente da dire al mondo. Questo raccontano i due film che segnano la fine dell’età d’oro del cinema italiano e l’inizio della sua decadenza. Allo stesso tempo, rappresentano la risposta piú concreta all’inizio della crisi e alla concorrenza della tv: lo sfarzo della messinscena del Gattopardo, la grandiosità della messinscena libera e autoriale di Otto e mezzo. Sono due risposte produttive molto concrete, che infatti danno risultati sia di prestigio sia commerciale. Ma quella potenza produttiva non si vedrà piú; già Il sorpasso, loro contemporaneo, sceglie costi piú abbordabili con risultati ottimi. Da ora in poi, il cinema italiano non si permetterà piú facilmente film spettacolari; né Visconti e Fellini riusciranno a ottenere produzioni del genere senza lotta e sacrificio, e comunque non a questo livello. In piú, a suggellare la veridicità di questo ragionamento, la doppietta Sodoma e Gomorra e Il Gattopardo, cosí onerosi, distrugge la Titanus, che per riprendersi dovrà affidarsi a musicarelli e film con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. È la fine di un’epoca d’oro del cinema italiano. È la fine di un’epoca per don Fabrizio e la sua classe aristocratica. È la fine di un’epoca per Guido e la sua creatività senza freni. Il Gattopardo in particolare rappresenta la reazione del cinema al cambiamento che sta per avvenire: con il grande schermo, il colore, le grandi scenografie, è il kolossal italiano che si contrappone al decadimento del cinema. Lombardo ne parlerà cosí: «Il film è piú di Via col vento, è una cosa enorme. È favoloso. È difficilissimo per un film che tutti gli elementi siano contemporaneamente efficienti allo stesso modo. Io credo che Il Gattopardo segnerà un’epoca nel cinema italiano. Per me come produttore penso che nella mia vita di produttore mi basterà di avere fatto Il Gattopardo».
Francesco Piccolo (La bella confusione)
Vorrei pure - lasciami dire - vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di se una specie di musica. Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell'uomo. Ma tu - lo capisco bene - invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall'estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni. Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d'oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo. E' inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d'estate o d'autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare - ti prometto - gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all'amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo e donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.
Dino Buzzati (La boutique del mistero)
Lo sconosciuto sbadigliò nel sonno e si rigirò, scoprendosi fino all’inguine. Era davvero un giovane ragazzo. Il viso, sporco e provato, possedeva le fattezze di un angelo, la chioma color del grano ricadeva morbidamente sulle spalle, conferendogli un’aria quasi soave e le labbra ben disegnate, davano l’impressione di essere morbide e succose come una pesca matura. Era bellissimo. Johann provò l’istinto feroce di tenerlo tra le braccia, carezzare quei riccioli d’oro con le sue grandi mani e lambire quella bocca con la propria. Con urgenza si liberò della camicia e si infilò nel letto.
Cristina Bruni (La lanterna dei sogni: Antologia di fiabe a tematica LGBT)
Quello che accade non ha importanza; il momento è tutto. Questo è il mondo d'oro. Il pittore ha radunato il suo piccolo gruppo di persone e le ha poste in questa radura agitata dal vento, in questa delicata luce artificiale, dipingendole come angeli e pagliacci. È un mondo dove niente è perduto, dove di tutto è dato conto pur se il mistero delle cose è preservato; un mondo dove essi possono vivere, per quanto brevemente, per quanto tenuamente, nella sera affievolentesi dell'io, solitari e al tempo stesso insieme in qualche modo qui in questo luogo, morenti come sono, eppure fissi per sempre in un istante luminoso, eterno.
John Banville (Ghosts (The Freddie Montgomery Trilogy #2))
La sfera politica e del potere deve essere, per la sua stessa natura e funzione, libera da condizionamenti economici. Potrebbe venire ricordata opportunamente la frase di Siila, il quale disse non essere, la sua ambizione, possedere vasellame d’oro, ma avere il potere su coloro che lo posseggono.
Julius Evola (Fascismo e Terzo Reich (Italian Edition))
Ministri, deputati, professori, artisti, finanzieri, industriali, quella che si suole chiamare classe dirigente. E che cosa dirigeva in concreto, effettivamente? Una ragnatela nel vuoto, la propria labile ragnatela. Anche se di fili d'oro.
Leonardo Sciascia (Todo modo)
E un nuovo ritratto si era unito ai vecchi Presidi di Hogwarts... Silente dormiva in una cornice d’oro sopra la scrivania, gli occhiali a mezzaluna in bilico sul naso adunco, tranquillo e indisturbato.
J.K. Rowling (Harry Potter and the Half-Blood Prince (Harry Potter, #6))
Voleva tornare nel suo sogno. Forse era ancora lì, da qualche parte dietro le palpebre abbassate. Forse alle ciglia era rimasta attaccata un po' di felicità, come la polvere d'oro delle fatine della buonanotte.
Cornelia Funke
Dentro al niente trascorrevo le mie giornate con gli altri ragazzi della discarica. Navigavo con loro nell’oceano di rifiuti, ma non c’erano antichi forzieri nascosti dai corsari dei Caraibi; nessuna X indicava una cassa di monete d’oro. Si rovistava a caso, senza mappa, senza contare i passi vicino a rocce a forma di teschio come nelle belle storie di pirati che raccontava Mama Boga.
Roberto Morgese (Nuno di niente)
It's one of my own recipes: peach crème brûlée with a brandy crust." She paraded it past Daniel's eyes. "See," she said, "I made your favorite. Of course I perfected it considerably these past few weeks." She kept walking and deposited the dish in front of Troy. She poured over it a good douse of brandy, then rummaged in her apron and drew forth a long match. One flick and the brûlée ignited in a crown of blue flames. Troy's eyes widened with childish pleasure. "Here you go, my big man." Her spoon crunched into the caramelized topping and reemerged with rich, creamy, peachy dessert. On the plate, the velvety brûlée glistened with delicious, crackly caramel. Jasmine pushed forward a glass of Robert Mondavi's luscious Moscato d'Oro. "Bon appétit.
Nina Killham (How to Cook a Tart)
Parigi. Nessuno ti assomiglia. Dopo una settimana la pioggia aveva lasciato il posto a un pallido sole che faceva sperare nel tanto atteso arrivo della primavera. Amélie si affacciò alla porta del laboratorio dove Gérard stava lavorando chino sul suo tavolo. «Dimmi Amélie» disse lui senza alzare gli occhi dal gioiello che aveva davanti. «Sono le sette, se per te va bene io andrei a casa» disse la ragazza. «Aspetta» la fermò lui, facendole segno con la mano di avvicinarsi. Poi si alzò dalla sedia e cominciò a srotolare le maniche della camicia candida. Amélie si avvicinò per osservare, appoggiato al tavolo, un meraviglioso collier d’oro bianco. Era una fascia larga e piatta, completamente liscia, sulla quale erano stati incastonati una serie di zaffiri alternati a piccoli diamanti che andavano a formare un disegno geometrico elegante e luminoso. «È bellissima – sorrise lei senza toccarla – è per la cantante lirica che hai visto il mese scorso?». Lui annuì allacciandosi i gemelli ai polsini della camicia. «Mi fai un favore prima di uscire?» chiese poi. Lei lo guardò accendere un paio di luci più intense, che solitamente teneva spente durante il lavoro al tavolo, prima di raccogliere con delicatezza il collier. «Ho bisogno di vedere come sta indossato» disse avvicinandosi. Lei sorrise sollevandosi i lunghi capelli sciolti con una mano mentre Gérard appoggiava la collana intorno al suo collo. Le dita di lui sfiorarono la pelle morbida agganciando il fermo. Inspirò il profumo della sua pelle tanto vicina, un profumo di vaniglia che riempì i sensi di lui. «La cliente mi assomiglia?» chiese Amélie inclinando la testa da un lato. Un gesto che evidenziò la luminosità dei suoi occhi che lo fissavano innocenti e cristallini. «No» si limitò a dire l’uomo con la sensazione che l’aria diminuisse. Nessuno ti assomiglia pensò.
Carragh Sheridan
Colin non provò nemmeno a protestare quando lo spinse nella gabbia. Non importava quanto fosse logico per lui tenerlo rinchiuso, semplicemente non riteneva giusto lasciarlo lì senza una rassicurazione, dopo il piacere che avevano condiviso. L’atmosfera divenne ancora più intensa della prima notte, e Taron percepì una strana sensazione al petto, quando il ragazzo si rifiutò di guardarlo. Era nascosto dietro le sbarre mentre asciugava il sangue che gli colava dal naso. Si mise davanti a Colin affinché vedesse le parole che voleva comunicargli. “Renderò tutto più facile.” Colin deglutì e si voltò, mettendosi in un angolo della sua minuscola prigione. «Puoi dipingerla d’oro, ma sarà sempre una gabbia»
K.A. Merikan (Wrong Way Home)
Ari rigirò la mano di Anna nelle sue, e se la portò al cuore. «Non sei mai stata una scacchiera» disse. «Non sei mai stata così monocromatica. Possiedi i colori accesi di una tavola di pachisi. Una di backgammon con triangoli di madreperla e pedine d’argento e d’oro. Sei una regina di cuori.» «E tu» disse dolcemente Anna. «E tu sei quella lampada senza la cui luce non si potrebbe giocare.»
Cassandra Clare (Chain of Thorns (The Last Hours, #3))
Grazie al cielo, la terra in Polinesia non è divisibile tra gli eredi. Venti o trenta persone sono così proprietarie dello stesso terreno, grande o piccolo che sia. Per venderne la più piccola parcella, occorre che tutti siano d’accordo, firmino davanti a un notaio. Questa legge tutela i polinesiani dal cuore d’oro, che alzano facilmente il gomito con una bottiglia di rhum. Possono perdere tutto ciò che vogliono, ma non la loro terra.
Bernard Moitessier (Tamata and the Alliance)