Cioccolata Quotes

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Gli aromi di cioccolata, di vaniglia, del rame scaldato e della cannella che si uniscono danno alla testa, sono molto invitanti.
Joanne Harris (Chocolat (Chocolat, #1))
Felicità. Semplice come un bicchiere di cioccolata o tortuosa come il cuore. Amara. Dolce. Viva.
Joanne Harris (Chocolat (Chocolat, #1))
[...]finché non siamo arrivati al cancello, al, al cancello, ho visto un treno e binari. Ma non un treno come ho visto quando arrivavo qui a Dachau, ma un treno con...per passeggeri, per gente [cane guaisce in sottofondo]. Non per, ehm, per cani o per ehm, cavalli. Ma questo, questo non può essere per noi, forse Gestapo arriva anche. No...il treno era per noi! E lì, prima di entrare su treno, tutti ricevevano una scatola. Una scatola da Croce rossa svizzera, e io l'ho acchiappata, e sono entrato su treno. Ho aperto la scatola; c'era molte cose, qualche sigaretta, un pezzo di pane, un pezzo di cioccolata. Marmellata. Oh, era un grande, grande tesoro per me. E questo, e il treno ha cominciato a muoversi. Un treno...la prima volta che entravo in un treno dove sta la gente. Persone viventi. E il treno ci ha preso; siamo andati per qualche giorno, non ricordo quanto, mi sentivo molto male, qualche volta un poco meglio, ma questo mi aiutava, quello che avevo. Ma io...dovevamo stare molto attenti; di notte potevo dormire, ma non dormivo per causa del mio tesoro quale avevo. Perché rubavano. Altra gente finiva tutto in una notte, o in un giorno, così non avevano; hanno rubato ad altri. Io stavo sdraiato sopra e tenevo. E qualche volta di notte acchiappavo qualcuno che voleva rubare il mio, il mio tesoro. Certo, se avevo molto più da dormir, mi sentirei molto meglio. Ma non potevo dormire, perché questo era più per me che dormire. Sapevo che con questo posso sopravvivere. Metamaus, Art Spiegelman
Art Spiegelman (MetaMaus: A Look Inside a Modern Classic, Maus)
Senza dolore come possiamo conoscere la gioia? (È una vecchia argomentazione nel campo della Riflessione sulla Sofferenza, e la sua stupidità o scarsa sottigliezza potrebbe essere sondata per secoli, ma basterà dire che l’esistenza dei broccoli non influisce affatto sul sapore della cioccolata).
John Green (The Fault in Our Stars)
Dalle prove raccolte risulta che, quando la mente è carica di cifre, si è più propensi a scegliere l’allettante dolce alla cioccolata. Il sistema 1 influisce di più sul comportamento quando il sistema 2 è indaffarato, e ha un debole per i dolci.2
Daniel Kahneman (Pensieri lenti e veloci)
«Non è che potresti aggiungere tre… ehm… marshmallow… alla mia cioccolata, magari mettendoli sopra alla panna, e disegnare Topolino?». «Vuoi… che ti disegni Topolino sulla cioccolata?» ripeté l’altro, per essere sicuro di aver capito bene. «Sì, mi serve per un videogioco, quello che ho comprato la settimana scorsa» spiegò Stefano. «In questo gioco bisogna fotografare i simboli di Topolino e… be’, è scoppiata la moda di fotografarli anche nella vita reale. Nel gruppo Facebook a cui sono iscritto è stato creato un post per raccogliere tutte le foto. Naturalmente io la condividerò ringraziando il mio cameriere super sexy e super gentile, che asseconda ogni mia folle richiesta».
Lisa Mantuano (Salvati dal destino)
«Ma troveremo il suo punto debole. Ogni uomo, ogni donna e ogni teoria hanno un punto debole». «Anche la teoria del cioccolato del nonno?» Eraclito ha incrociato le gambe, come è solito fare quando spara un ragionamento dei suoi. «Sì: è una buona teoria, ma incompleta. Manca un punto, e cioè che ci sono grosse differenze tra i mangiatori di cioccolato: essi si dividono in liberal-lattisti, fondamentalisti fonetisti, bianchisti e nocciolisti. Per non parlare dei giansenisti gianduiotti e dei boeristi». «E i nutellisti?» «I nutellisti sono epicurei». «E i consumatori di cioccolata in tazza?» «Metafisici puri, ma dipende dalla panna». «E io cosa sono?» ho chiesto a Eraclito. Ci ha pensato un po' su, con gli occhi rivolti alla soffitta. «Nonno dice che sei una massimalista uovidipasquista».
Stefano Benni (Margherita Dolce Vita)
Cancellare il passato è un'offesa alla memoria di chi ha sofferto e all'immensa moltitudine che non è sopravvissuta.
Trudi Birger (Ho sognato la cioccolata per anni)
È strano. Sentirmi così vuota. Come se in me potesse esserci l’eco. Come se fossi uno di quei conigli di cioccolata che un tempo venivano venduti per Pasqua, gusci dolci che racchiudevano un mondo di nulla. Io sono così. Racchiudo un mondo di nulla.
Tahereh Mafi (Unravel Me (Shatter Me, #2))
Avevo cercato di trovare in fretta una risposta carina per poter socializzare, ma come al solito ero troppo agitato. Poi i miei occhi acquamarina avevano incrociato quelli neri di Oscar. Avvolgenti come la brezza del mare d’estate. Caldi come una coperta di pile in autunno. Intensi come una cioccolata fondente in pieno inverno. Splendidi come i fiori che sbocciano in primavera. Non avevo mai creduto all’amore a prima vista, avevo sempre pensato fossero baggianate che leggevo nei libri, eppure, mentre fissavo quel lupo, mi ero dovuto ricredere. Il mio stomaco si era trasformato in una farfalla che aveva preso a svolazzarmi allegramente nel torace, mentre il mio cuore aveva preso a tamburellare il ritmo di una marcia di guerra indiana.
Samantha M. (Impuro (Italian Edition))
«Attraversare il fiume per salvarli è stato molto coraggioso, ma anche da stupidi. Potevi morire.» “Lo so, ma alla fine qualcuno ti avrebbe trovato, e in casa c’era cibo a sufficienza.” Colin ringhiò e indossò dei guanti chirurgici. «Sei davvero un idiota. Non è questo il punto. Temevo che potessi annegare, poi avrei dovuto salvarti, così saremmo morti entrambi!» Taron non si era mai sentito come un marshmallow in una tazza di cioccolata, ma fu quello che provò quando udì le parole di Colin e osservò le sue dita affusolate preparare ago e filo.
K.A. Merikan (Wrong Way Home)
Spesso appena sveglia aveva l'umore di un vampiro nel deserto a mezzogiorno. Farla sorridere stava a me. Ci riuscivo tre volte su tre. Ho iniziato a dimenticare l'odore della sua pelle. Mi piaceva farle piccoli regali un libro uova di cioccolata con dentro la sorpresa da femmine. Pensavo che per i regali grandi ci sarebbe stato tempo. Strano mi sembra di non sapere più il colore dei suoi occhi. Mille poesie d'amore e una di tristezza, pag. 116-117
Guido Catalano (Ogni volta che mi baci muore un nazista: 144 poesie bellissime)
<> la sua voce era liquida e profonda e mi fece pensare alla cioccolata ricca e peccaminosa. <>
Jennifer L. Armentrout (CLASSICS BOOKSTORE FROM BLOOD AND ASH (A GREAT NOVEL): Illustrated)
con la mia spada e con la mia vita, giuro di proteggerti, Pennellaphe" la sua voce era liquida e profonda e mi fece pensare alla cioccolata ricca e peccaminosa. "Da questo momento fino all'ultimo io sono tuo
Jennifer L. Armentrout (CLASSICS BOOKSTORE FROM BLOOD AND ASH (A GREAT NOVEL): Illustrated)
Ancora oggi a Bagheria si fanno dei gelati squisiti, piccoli fiori di cioccolata ripieni di pasta gelata molle e profumata, al gelsomino, alla menta, alla fragola, al cocco. Per non parlare del più tradizionale “gelo di mellone” che non è un gelato come sembra ma una gelatina di cocomero dal colore corallino disseminata di semi di cioccolato. E che dire del “gelato di campagna” che è una specie di torrone di zucchero dai colori delicati, il cui gusto al pistacchio si mescola a quello della mandorla e della vaniglia?L'ultima volta che ho mangiato i dolci di Bagheria ero in visita a villa Valguarnera in visita a zia Saretta che poi è morta lasciando la villa e tutte le ricchezze ai gesuiti, con grande dispiacere degli eredi di sangue. I quali hanno infatti subito impugnato il testamento. I gesuiti, molto saggiamente, hanno pensato che una villa così monumentale è difficile da mantenere, avrebbe procurato più grane che altro, più spese che comodità e se ne sono lavate le mani. Nel frattempo, i ladri sono entrati e hanno portato via tutto, perfino le statue del giardino.
Dacia Maraini (Bagheria)
A nation of inspired cooks and enthusiastic eaters has, of course, coined a specific word for a lust for a food—goloso (from gola for “throat”), which goes beyond mere appetite, craving, or hunger. Friends readily, even proudly confess to being golosi for cioccolata, sfogliatelle (stuffed pastries), or supplì (melt-in-your-mouth rice and cheese balls).
Dianne Hales (La Bella Lingua: My Love Affair with Italian, the World's Most Enchanting Language)
Ecco di che cosa aveva bisogno un uomo: speranza. Era l’assenza di speranza a scoraggiare un uomo. Ricordai i giorni di New Orleans, quando mangiavo solo due tavolette di cioccolata da cinque cents al giorno per aver tempo di scrivere. Ma purtroppo morir di fame non faceva diventare veri artisti. Anzi. L’anima dell’uomo ha radici nello stomaco. Chiunque scrive molto meglio dopo una bistecca di manzo e una pinta di whiskey che non dopo una tavoletta di cioccolata da cinque cents. Il mito dell’artista morto di fame è una balla. Quando ci si accorge che sono tutte balle si comincia a farsi furbi e a succhiare il sangue dei propri simili.
Charles Bukowski (Factotum)
I nazisti non sono mai riusciti ad inculcarmi l'idea che essere ebreo è un peccato.
Trudi Birger (Ho sognato la cioccolata per anni)
È terribile quando il nostro destino dipende dal capriccio di un'unica persona.
Trudi Birger (Ho sognato la cioccolata per anni)
Serving chocolate outside?" "Ice cream in the summer. Cioccolata calda in the winter. And bicerin." "Bicerin? That's only served in Torino." "Why not? Is there a law?" "Of course not, but this is Amalfi." "The tourists will love it." She turned around. "And I told you I don't want that grouch in here." "Caffè napoletano," Lauro muttered as he straightened a table. "And cappuccino freddo in the summer." "What?" "I should go. Let me know if you need more help in the kitchen." Wincing at his choice of words, Lauro hurried from the shop before she could respond. Glancing over his shoulder, he saw her watching him. Her lovely lips parted in surprise.
Jan Moran (The Chocolatier)
Among connoisseurs of chocolate, Cioccolata Savoia was famous. From Torino to Amalfi, experts lauded the family's legendary chocolatiers for fusing the smooth, delicate flavor of Criollo chocolate with Sorrentino and Amalfitano lemons.
Jan Moran (The Chocolatier)
Non sono mai stato così ossessionato da un bacio prima d’ora, ma il mio cervello è come un disco rotto ultimamente. Inconsciamente, sento che mi sto avvicinando e, con mia sorpresa, anche Adam lo sta facendo. L’approccio da parte di entrambi è lento e misurato, come se temessimo di far paura all’altro. Il suo alito odora di cioccolata mentre si avvicina al mio viso e le mie mani iniziano a tremare. Invio una muta preghiera a qualunque divinità che mi venga in mente perché Adam torni in sé solo dopo aver avuto modo di baciarlo e sapere cosa si provi, almeno per un paio di secondi. Quando le sue labbra si poggiano finalmente sulle mie, è come se una scarica elettrica corresse per tutte le mie terminazioni nervose. Poi, emette un suono sommesso, apre le labbra e il cuore quasi mi esplode fuori dal petto. Il bacio è dolce e cauto, con la sua lingua che passa sulle mie labbra, cercando di entrare. Apro la bocca per lui senza esitazione, avvolgendogli le braccia attorno al collo, schiacciandomi su di lui. Sembra che la mia pelle sia l’unica in grado di contenermi, impedendomi di scoppiare in milioni di fasci di luce. Le sue mani scorrono con dolcezza sul mio corpo. Non nel modo rude e pretenzioso a cui sono abituato, ma con reverenza. Ogni suono ansimante che esce dalle sue labbra scava nel mio cuore per trovare dimora. Adam allontana le labbra dalle mie e gemo in protesta. Posa la sua fronte sulla mia, ed entrambi cerchiamo di riprendere fiato.
K.M. Neuhold (From Ashes (Heathens Ink #3))
Di fobia sociale, invece, non ho mai sofferto, nonostante la timidezza. Oggi mi intrattengo sempre piú spesso con chi non conosco, la vita mi ha obbligato a vincere questa debolezza, mi ha spinto con forza, quasi costretto, in tal senso. Costretto a fare piú che a riflettere, a muovermi di pancia e non con la ragione. L’esperienza quindi dovrebbe insegnarmi che se ti forzi ad affrontare ciò che temi, alla fine la vinci, che è un po’ il concetto del dottor Cavalli: guarda in faccia le tue paure finché non ti faranno piú paura. Dovrei perciò prendere un aereo al giorno, andare a vivere in una casa piena di blatte e ragni, semmai iscrivermi alla Napoli-Capri, cosí da nuotare in mare aperto, e forse nel giro di qualche anno potrei ambire a diventare finalmente un uomo perfetto, una persona senza punti deboli. Possibile? Non credo. Non esistono persone senza punti deboli. Forse riuscirei a vincere la paura di volare, potrei anche arrivare a dormire in una stanza piena di ragnatele (in realtà una volta ho dormito da solo in una stanza di un B&b nella quale c’era un grosso ragno, nascosto però dietro a un armadio), potrei tentare di combattere la mia ipocondria ogni giorno e un domani forse non provare piú questo fottuto terrore, ma quale sarebbe il dazio da pagare? Quanto sforzo, quanto dolore, quanta paura comporterebbe sfidare in campo aperto le mie fobie? E questo sforzo, questa paura, non provocherebbero altra paura? Non posso affrontare tutto, semplicemente perché non ci riesco, sono umano, con tutto ciò che questo vuol dire. A proposito di accettazione. Mi piacerebbe essere piú equilibrato, ma so di trovarmi sotto quella coperta sempre troppo corta: se tiro da un lato, resto scoperto dall’altro. Qualcuno parla di ipersensibilità dell’amigdala, la sede del cervello a forma di mandorla che gestisce le emozioni e in particolare la paura. Se hai la sfiga di avere questa zona ipersensibile, sei costretto a fotterti dalla paura costantemente: l’amigdala in questi casi, al pari del neurone inibitore ubriaco(ricordate?), sta sempre sul chi va là, inviandoti di continuo scariche di adrenalina con lo scopo di farti reagire prontamente a una situazione di pericolo. L’unica cosa che ottiene, però, è mandarti fuori di zucca, perché in verità ti trovi sul divano e stai guardando la tv, e il solo pericolo incombente è che ti possa venire un crampo alla pancia per via della cioccolata di cui ti sei abbuffato nel tentativo di vincere l’angoscia persistente che ti fa sentire l’irrefrenabile voglia di scappare a gambe levate, come se ai tuoi piedi stesse strisciando un boa constrictor. E pensare che un tempo avevamo solo questa parte di cervello, eravamo guidati solo da istinto ed emozioni, il sistema limbico (adibito alle funzioni psichiche, all’emotività) dominava il cervello già nei rettili di un tempo. Solo milioni di anni dopo il cervello pensante si è evoluto da questi centri emozionali. Per quel che mi riguarda, cerco di fregare l’amigdala con «l’evitamento», mi costruisco degli appigli per tirare avanti alla buona e sentire meno la paura, tento di distrarmi, ecco, in attesa che, chissà, un domani qualcuno mi aiuti a imboccare la strada giusta, mi apra gli occhi e mi infonda il coraggio per guardare in faccia ciò che non ho avuto il coraggio di guardare fino a oggi. Aspetto che sia la vita ancora una volta a darmi lo scossone e a spingermi verso nuove strade nelle quali la paura non mi farà piú da compagna quotidiana. Nel frattempo, mi impegnerò in ciò che mi fa stare bene e continuerò ad aspettare un refolo di sole per andare sul lungomare con la mia famiglia. La felicità dalle mie parti: un venticello fresco che sa di primavera, una pizza fumante, il mare là dietro, una birra ghiacciata, mia moglie e mio figlio.
Lorenzo Marone (Inventario di un cuore in allarme)
Non ho preparato una torta” annunciò Alec quando Jace e Clary ritornarono nella grande caverna centrale. Era sdraiato su una coperta spiegata, la testa su una giacca appallottolata. Un fuoco fumava nel cerchio di pietre e le fiamme proiettavano ombre lunghe contro le pareti. Aveva sparpagliato le provviste: pane e cioccolata, noci e barrette di cereali, acqua e mele ammaccate. Clary si sentì serrare lo stomaco rendendosi conto solo allora di quanto fosse affamata. Accanto al cibo c’erano tre bottiglie: due di plastica con l’acqua e una più scura con il vino. “Non ho preparato una torta” ripeté Alec gesticolando in maniera eloquente con la mano “per tre ragioni. Primo, perché non ho gli ingredienti per una torta. Secondo, perché in effetti non so come si fa una torta.” Rimase in silenzio, chiaramente in attesa. Togliendosi la spada e appoggiandola alla parete della caverna, Jace domandò con cautela: “E terzo?” “Perché non sono la tua puttana” rispose Alec, palesemente soddisfatto di sé.
Cassandra Clare (City of Heavenly Fire (The Mortal Instruments, #6))
«Abbiamo anche una casa in Oregon. A dire il vero appartiene a Tank, ma è anche nostra.» Quella rivelazione attirò la sua attenzione e si mise sul grembo di Boar. «Di che posto si tratta? Un’oasi gay dove organizzate sempre orge?» Boar lo strinse come se non avesse aspettato altro. Profumava ancora della cioccolata calda che aveva bevuto quella mattina, e Clover chiuse gli occhi per qualche secondo, per ascoltare il fruscio delle foglie attorno a loro e il respiro di Boar. Quella storia era troppo bella per essere vera. Tuttavia, non voleva altro che accogliere quel sogno dove tutti vivevano in pace e non avevano bisogno di niente. «Una casa fuori città. Abbastanza vicina ai locali e ai negozi, ma lontana a sufficienza da permetterci di avere lo spazio di cui abbiamo bisogno. È… grande e moderna. Ti piacerebbe,» disse, accarezzandogli una coscia. «Un giorno potrei farvi visita. Mi piace viaggiare. Ho una lista di musei insoliti che vorrei vedere.» «Allora hai bisogno di un autista,» rispose, abbracciandolo, mentre i loro milkshake si scioglievano. Tuttavia, andava bene. Quel gesto era abbastanza affettuoso da soddisfare i suoi desideri. «Mi piace vedere posti nuovi.»
K.A. Merikan (Their Bounty (Four Mercenaries, #1))
ospedale Marco Bresolin | 642 parole «Grazie all’intervento degli assistenti veniva impedito il contatto fisico». «Nell’uscire di corsa dall’aula investiva la collega». «Dopo aver ripetutamente inveito contro la Presidenza, lanciava verso i banchi un bavaglio». «Protendeva il braccio destro colpendola con la mano tra il collo e il volto». «Lanciavano nella direzione dei banchi della Presidenza monete di cioccolata». «Rivolgeva gravissime offese di natura sessista». Potrebbe sembrare un registro di classe (e che classe!). O il referto arbitrale di una «combattuta» partita di Terza Categoria. No, sono i resoconti delle sedute di Camera e Senato. Il Parlamento, il luogo in cui si scrivono le leggi. Il luogo in cui, sempre più spesso, vengono violate. Quelle elette nella primavera del 2013 dovevano essere le Camere più giovani, più rosa e più rinnovate di sempre. Dunque, si pensava, le migliori. Quelle che avrebbero (anzi, hanno) il compito di non solo di scrivere le leggi, ma addirittura di riscrivere la Costituzione. Ma dopo un anno e mezzo, una decina di espulsioni dall’Aula, altrettanti parlamentari «censurati», un’occupazione dell’emiciclo e - addirittura - del tetto di Montecitorio per una notte, una deputata schiaffeggiata da un collega, una senatrice finita in ospedale con una spalla lussata e un senatore steso tra i banchi per un malore «post bagarre», vien da pensare che, forse, questo non è proprio il migliore dei parlamenti possibili. Anzi. Il regolamento del Senato scagliato contro Pietro Grasso dell’altro giorno è l’ultimo di una serie di episodi imbarazzanti. E infatti il presidente ora è deciso a istituire la linea dura: «Basta - si è sfogato coi suoi collaboratori - a ogni seduta sembra che si voglia alzare il livello dello scontro, non lo permetterò». Non che in passato siano mancate le intemperanze dei senatori (la mortadella di Nino Strano, nel 2008, per fare un esempio), ma il confronto con i provvedimenti presi in questa legislatura mostra un’escalation. Svettano Lega e M5S. E se Grasso non ce la fa più, figuriamoci Laura Boldrini. Alla Camera la gazzarra è all’ordine del giorno. L’apice - al netto delle già citate occupazioni grilline - si è toccato nell’ultima settimana di gennaio, i giorni della «ghigliottina». Montecitorio sembrava un ring. L’onorevole Di Battista duellava a favor di telecamera con il capogruppo Pd Roberto Speranza. Poi, come ha raccontato Mattia Feltri su La Stampa, «credendo di essere stato chiuso fuori dalla commissione Giustizia, aveva minacciato di buttare giù la vetrata col busto di Giovanni Giolitti». Peccato fosse aperta. Addirittura 5 deputati M5S venivano espulsi dall’Aula (la notizia è che a estrarre il cartellino rosso è stato il collega Luigi Di Maio). Ma nonostante la stretta decisa dall’ufficio di Presidenza, la musica non è mai cambiata. Nemmeno dopo l’elezione all’Europarlamento di Gianluca Buonanno, praticamente un incubo a forma di Sole delle Alpi per la Boldrini. In Aula aveva sventolato di tutto: manette, un forcone, una palla da carcerato, un finocchio, una spigola. Poi si era pitturato di nero il volto ed era stato richiamato perché «parlava in dialetto piemontese e metteva platealmente le mani dietro la schiena». Insomma: il peggiore, disciplinarmente parlando. A Strasburgo si è presentato indossando un burqa. Un simile Parlamento non poteva che far registrare il record di sospensioni. La più alta è toccata a Stefano Dambruoso (che è pure un questore alla Camera): 15 giorni per lo schiaffo alla grillina Lupo. In passato la pena massima era stata inflitta solo due volte: nel 1995 a Teodoro Buontempo (An) per aver occupato l’emiciclo e nel 2012 a Franco Barbato (Idv) per aver detto una parolaccia in Aula. In confronto con i loro successori, due gentiluomini.
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