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Conobbi Ilan e Jacob per caso. Erano seduti al tavolo di fianco al mio, in un piccolo caffè marocchino nell’Upper West Side, e parlavano a voce troppo alta di Cime tempestose, il genere di dialogo zeppo di riferimenti che purtroppo riesce sempre ad attirare la mia attenzione. Jacob sembrava sui quarantacinque; era sovrappeso, ruminava ossessivamente quei biscottini verdi e poco invitanti a forma di foglia, e continuava a dire «ovvio». Ilan era bello, e diceva che la tragedia di Heathcliff era, per via della sua mancanza di diritti di proprietà, quella di essere sostanzialmente una donna. Jacob omaggiò Catherine che proclamava: «Io sono Heathcliff!» Poi fecero un qualche commento sulla passione. E sullo scavare tombe. E un ragazzo con la barba vicino a loro si spostò a un tavolo piú lontano. Jacob e Ilan continuarono a parlare, per nulla offesi, e a lodare la Brontë, e a un certo punto Ilan aggiunse: – Ma dato che in virtú delle quote rosa di solito è Jane Austen a finire nei piani di studi universitari, è comprensibile che lo studente medio stenti a liberarsi dell’idea che le donne siano delle idiote mosse solo dal terrore che un uomo possa essere meno ricco di quanto sembra.
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