Cert Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Cert. Here they are! All 100 of them:

If thou must love me, let it be for naught Except for love's sake only. Do not say, 'I love her for her smile—her look—her way Of speaking gently,—for a trick of thought That falls in well with mine, and certes brought A sense of pleasant ease on such a day'— For these things in themselves, Belovèd, may Be changed, or change for thee—and love, so wrought, May be unwrought so. Neither love me for Thine own dear pity's wiping my cheeks dry: A creature might forget to weep, who bore Thy comfort long, and lose thy love thereby! But love me for love's sake, that evermore Thou mayst love on, through love's eternity. If Thou Must Love Me
Elizabeth Barrett Browning (Sonnets from the Portuguese)
Love's easy to learn. It's like taking a risk. You set your mind on it and refuse to be afraid, and in no time you feel terrifically exhilarated and all your inhibitions fly out of the window.
Dick Francis (Dead Cert)
Un lucru-mi pare cert, că lumea oamenilor simpli este o lume complicată, iar lumea oamenilor complicaţi este o lume simplă. Cu cît sunt oamenii mai sofisticaţi cu atît dau mai puţină însemnătate formelor; pe cînd oamenii simpli abia se adună laolaltă că şi alcătuiesc regulamente straşnice.
Nicolae Steinhardt (Jurnalul fericirii)
Da mio padre avevo imparato, molto tempo dopo avere smesso di seguirlo sui sentieri, che in certe vite esistono montagne a cui non è possibile tornare. Che nelle vite come la mia e la sua non si può tornare alla montagna che sta al centro di tutte le altre, e all'inizio della propria storia. E che non resta che vagare per le otto montagne per chi, come noi, sulla prima e più alta ha perso un amico.
Paolo Cognetti (Le otto montagne)
If death, said my father, reasoning with himself, is nothing but the separation of the soul from the body;--and if it is true that people can walk about and do their business without brains,--then certes the soul does not inhabit there.
Laurence Sterne (The Life and Opinions of Tristram Shandy, Gentleman)
Certes, sous les silences d'antan, -comme, sous la calme surface des eaux, la mêlée des bêtes dans la mer, -je sentais bien grouiller la vie sous-marine des sentiments cachés, des désirs et des pensées qui se nient et qui luttent.
Vercors (Le Silence de la mer)
A woman’s magazine quiz: Question: You decide to do the dread deed and just as things are starting to get hot he comes, rolls over, and asks, “Was it good for you?” You: a. Say, “God, yes! That was the best seventeen seconds of my life” b. Say, “Sure, as good as it gets for me with a man.” c. Put a Certs in your navel and say, “That’s for you, Mr. Bunnyman. You can have it on your way back up, after the job is finished
Christopher Moore (Bloodsucking Fiends (A Love Story, #1))
On peut enivrer les Allemands de l'ivresse d'être Allemands et compatriotes de Beethoven. On peut en saouler jusqu'au soutier. C'est, certes, plus facile que de tirer du soutier un Beethoven.
Antoine de Saint-Exupéry (Wind, Sand and Stars)
Certe mattine al risveglio c’è una bambina pugile nello specchio, i segni della lotta sotto gli occhi e agli angoli della bocca, la ferocia della ferita nello sguardo. Ha lottato tutta la notte con la notte, un peso piuma e un trasparente gigante un macigno scagliato verso l’alto e un filo d’erba impassibile che lo aspetta a pugni alzati: come sono soli gli adulti.
Chandra Livia Candiani (La bambina pugile ovvero la precisione dell'amore)
Certe cose non solo non possono essere insegnate, ma possono essere ritardate da altre cose che invece possono essere insegnate
David Foster Wallace (Infinite Jest)
Ma certe cose che la mente non intende, il cuore le intende.
Leonardo Sciascia (The Day of the Owl)
Gli amori che sembrano assurdi certe volte sono i migliori.
Margaret Mazzantini (Twice Born)
Tutti noi dobbiamo morire, non ci sono eccezioni, lo so, ma certe volte, oddio, il Miglio Verde è così lungo.
Stephen King (The Green Mile)
...cert este ca ceea ce se intampla incepand chiar de-acum depinde de tine si de Creatorul tau.Este adevarat,tu nu poti controla totul.
Nick Vujicic (Life Without Limits: Inspiration for a Ridiculously Good Life)
C'era qualche altra cosa da chiedere, ma continuava a sfuggirle. Era lì, davanti agli occhi, però poi spariva di nuovo, non riusciva ad agguantarla. Certe idee sono così, scivolano.
Benedetta Cibrario (Sotto cieli noncuranti)
S-ar putea să existe chiar fanatici puritani ai conştiinţei care să dorească a muri culcaţi mai degrabă pe un Nimic cert decât pe un Ceva nesigur. Dar acesta e nihilism, însemnul unui suflet deznădăjduit şi dezgustat de moarte, oricât de curajoase ar părea atitudinile unei astfel de virtuţi.
Friedrich Nietzsche (Beyond Good and Evil)
La vie n'est pas une roue impitoyable mais une route. Une route certes parsemée d'embûches, mais une route qui peut conduire au bonheur. Pour peu qu'on ne s'y perde pas. Ellana, Edwin, Destan. Enlacés. Heureux. Ils ne s'étaient pas perdus.
Pierre Bottero (Ellana, la Prophétie (Le Pacte des MarchOmbres, #3))
Socrate considérait que c'est un mal qui n'est pas loin de la folie, de s'imaginer que l'on possède une vertu, alors qu'on ne la possède pas. Certes, une pareille illusion est plus dangereuse que l'illusion contraire qui consiste à croire que l'on souffre d'un défaut, d'un vice. Deuxième Considération intempestive, ch. 6
Friedrich Nietzsche
«Certe volte bisogna diventare un po’ carogne per sopravvivere», mi ha detto. «Certe volte fare la carogna è tutto quello che resta a una donna.»
Stephen King (Dolores Claiborne)
Pentru orice om căruia îi este frică, care e singur sau nefericit, remediul cel mai bun este în mod cert să iasă afară.
Anne Frank (Anne Frank's Tales from the Secret Annex: A Collection of Her Short Stories, Fables, and Lesser-Known Writings)
Le cose certe volte non si sa da cosa dipendono. Vanno come devono andare.
Benedetta Cibrario (Sotto cieli noncuranti)
Forse il tempo cura le ferite, ma non porta via certe cicatrici, non ti ridà i giorni persi senza chi ami, non ti dà indietro nulla." Suggerita da Sheila Mazzei
Dilhani Heemba (Nuova Vita: La speranza dell'erede (Nuova Terra, #2))
Certe volte andare avanti è... l'unico modo per andare avanti
Colleen Hoover (Ugly Love)
Socrate. Tiens-tu quelque chose ? Strepsiade. Non, par Zeus, non certes. Socrate. Rien du tout ? Strepsiade. Rien... que ma verge dans ma main droite.
Aristophanes (Nuées)
Uscire dovrebbe essere divertente. Per lei, era lavoro... duro lavoro. Era in grado di interagire con la gente se ne aveva voglia, ma era un sacrificio. Certe volte più di altre.
Helen Hoang (The Kiss Quotient (The Kiss Quotient, #1))
- C’est une rose, Badin. Adorable à regarder, certes, mais avec des épines qu’on ne peut pas ignorer. Sa place est dans le jardin du Roi, pas dans le tien.
Marissa Meyer (Heartless)
Non si resta perché si amano certe persone; si va via perché se ne detestano altre. Sono sempre le cose brutte che ci fanno agire. Siamo vigliacchi.
Boris Vian (Heartsnatcher)
È Null Achtzehn. Non si chiama altrimenti che così, Zero Diciotto, le ultime tre cifre del suo numero di matricola: come se ognuno si fosse reso conto che solo un uomo è degno di avere un nome, e che Null Achtzehn non è più un uomo. Credo che lui stesso abbia dimenticato il suo nome, certo si comporta come se così fosse. Quando parla, quando guarda, dà l'impressione di essere vuoto interiormente, nulla più che un involucro, come certe spoglie di insetti che si trovano in riva agli stagni, attaccate con un filo ai sassi, e il vento le scuote.
Primo Levi (Survival in Auschwitz)
Perché cambiava sempre tutto, quando l'unica cosa che si desiderava, l'unica cosa che si era mai chiesta umilmente a Dio o a chi per lui, era che certe cose potessero restare immutate?
Richard Yates (Revolutionary Road)
Sapete che i libri hanno un po'l'odore della noce moscata o di certe spezie d'origine esotica? Amavo annusarli, da ragazzo. Signore, quanti bei libri c'erano al mondo un tempo, prima che noi vi rinunciassimo!
Ray Bradbury (Fahrenheit 451)
Je détestais lui faire du mal. La plupart du temps, je parvenais à oublier cette inéluctable vérité : certes, mes parents étaient heureux de m'avoir auprès d'eux, mais j'étais aussi à moi seule leur souffrance.
John Green (The Fault in Our Stars)
Certe volte mi accade di non poter capire come un altro possa volerle bene, abbia il diritto di volerle bene, mentre io l'amo così esclusivamente, così intensamente e non conosco, non so, e non ho altro che lei.
Johann Wolfgang von Goethe (The Sorrows of Young Werther)
Nella pagina delle cose certe che voglio nella mia vita ci sono scritte poche righe, fra l'altro qualcuna anche a matita, mentre in quella delle cose che non voglio c'è più roba, c'è più sicurezza, più determinazione.
Fabio Volo (Esco a fare due passi)
Forse la felicità dipende solo dall’insieme di piccoli dettagli positivi — il semaforo che diventa verde nel secondo in cui tu arrivi — e negativi — l’etichetta della T-shirt che ti pizzica sul collo — che capitano a ciascuno durante un giorno. Forse a ciascuno è assegnata un’identica quantità di felicità al giorno.Forse non aveva importanza se eri un rubacuori celebre in tutto il mondo o un patetico solitario. Forse non importava se una tua amica stava morendo.Forse a certe cose si passa attraverso e basta. Forse era l’unica cosa che si poteva chiedere.
Ann Brashares (The Sisterhood of the Traveling Pants (Sisterhood, #1))
E la sera, dalla mia stanza di bambina, guardo I lumi della città sul mare. E certe volte ho l’impressione di essere ancora quella di una volta, e che gli anni non siano mai passati. E penso : laggiù è la vera vita, laggiù il mondo, l’avventura, il sogno ! E fantastico un giorno o l’altro di partire. Lo vede dunque che non è mai finita ?
Dino Buzzati
C'est un immense privilège que d'avoir un objectif précis. Nombreux sont ceux qui traversent la vie sans ne serait-ce qu'en apercevoir brièvement le sens. Ils avancent tant bien que mal, transportés d'un hasard jusqu'au suivant, un baiser ici, une larme là, quelques caresses, la solitude, les déceptions. Ils n'ont jamais la moindre idée d'un pourquoi, d'un but, d'une destination. Celui qui vit ainsi son existence peut certes connaitre quelques heures de bonheur, mais elles sont le fruit du hasard, elles adviennent d'aventure, relèvent de la chance et non de la récolte. (p. 308-309)
Jón Kalman Stefánsson (Harmur englanna)
I "salvati" del Lager non erano i migliori, i predestinati del bene, i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l'esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli egoisti, i violenti, gli insensibili, i collaboratori della "zona grigia",le spie. Non era una regola certa (non c'erano, nè ci sono nelle cose umane, regole certe), ma pure sempre una regola. Mi sentivo sì innocente, ma intruppato fra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una giustificazione.
Primo Levi (The Drowned and the Saved)
E' necessaria la sventura per scavare certe misteriose miniere nascoste nell'intelligenza umana; serve la pressione per fare esplodere la polvere. La prigionia ha riunito in un punto solo tutte le mie facoltà, che fluttuavano quà e là, e sono venute a scontrarsi in uno spazio stretto: come sapete, dall'urto delle nubi scaturisce l'elettricità, dall'elettricità il lampo, dal lampo la luce
Alexandre Dumas
Certes, il avait été fou de croire qu'une jeune femme pût avoir le goût sensible de sa présence. Fou ! fou ! mais quel raisonnement nous préserverait de cette insupportable douleur, lorsque l'être adoré dont l'approche est nécessaire à notre vie même physique, se résigne d'un coeur indifférent (satisfait peut-être) à notre absence éternelle ? Nous ne sommes rien pour celle qui nous est tout.
François Mauriac (Le désert de l'amour (Littérature) (French Edition))
C’est évident, ma chère enfant. Tu es malheureuse parce qu’il serait anormal, voire indécent d’être heureux quand on est Algérien, ou tout simplement quand on a du cœur. Je connais des algériens qui sont heureux. Mais ceux-là sont des amnésiques. Ils ne sont pas nombreux, certes, mais néanmoins j’en connais, ils ont le geste sûr des complexes ignorés. Ils ont le verbe haut et ne doutent de rien, les malheureux ! Voyez d’ailleurs les ânes comme ils sourient de toutes leurs narines, contents de leur filiation indécise, contents parce que le sourire ridicule de leurs narines marque leur satisfaction suprême de manger des chardons. Même en français ils sont contents de braire.
Malek Haddad (L'élève Et La Leçon)
Le livre, comme livre, appartient à l'auteur, mais comme pensée, il appartient -le mot n'est pas trop vaste- au genre humain. Toutes les intelligences y ont droit. Si l'un des deux droits, le droit de l'écrivain et le droit de l'esprit humain, devait être sacrifié, ce serait, certes, le droit de l'écrivain, car l'intérêt public est notre préoccupation unique, et tous, je le déclare, doivent passer avant nous.
Victor Hugo
Mă zbat acum în realitate, țip, implor să fiu trezit, să fiu trezit în altă viață, în viața mea adevărată. Este cert că e plină zi, că știu unde mă aflu și că trăiesc, dar lipsește ceva în toate acestea, așa ca în grozavul meu coșmar. Mă zbat, țip, mă frământ. Cine mă va trezi? În jurul meu realitatea exactă mă trage tot mai jos, încercând să mă scufunde. Cine mă va trezi? Întotdeauna a fost așa, întotdeauna, întotdeauna.
Max Blecher (Întâmplări în irealitatea imediată)
La masse (...) hait l'image de l'homme car la masse est incohérente, pousse dans tous les sens à la fois et annule l'effort créateur. Il est certes mauvais que l'homme écrase le troupeau. Mais ne cherche point là le grand esclavage: il se montre quand le troupeau écrase l'homme. (chapitre XI)
Antoine de Saint-Exupéry (Citadelle)
La solitudine è questa situazione un po’ buffa, un po’ ridicola, un po’ aggressiva di un uomo seduto al tavolo di un ristorante turistico: l’immagine di una persona incompleta, tanto goffa da sembrare stupida o arrogante. Leo deve incominciare a difendere questa sua solitudine. Non deve permettere che gli altri lo vedano come un atomo dalle valenze aperte, come qualcuno immiserito dalla mancanza di un compagno, di un amico, di un amore. La solitudine è anche scomodità. Obbliga a rivolgersi agli altri, a fare richieste continue. Sul treno lui non può lasciare i bagagli per recarsi al ristorante. Deve cercare il controllore, o un altro passeggero, e chiedergli di dare cortesemente un’occhiata alla macchina fotografica. Negli aeroporti, con il carrello carico di valigie, non riesce a raggiungere la toilette, o la cabina del telefono soprattutto se si trovano a livelli diversi da quelli in cui è stato sbarcato e allora, scaricare i bagagli, affrontare le scale, deporli, entrare in un bagno diventa un’impresa impossibile, faticosa già mentalmente. Nei ristoranti è pressato dalla gente in coda solo perché gli altri sono in due e lui, solo, sta occupando un piccolo tavolo. Negli alberghi le camere singole sono, in genere, le più strette e le più piccole: i sottotetti o le mansardine della servitù. E per giunta c’è sempre un supplemento da pagare.    La solitudine impietosisce gli altri. A volte lui sente lo sguardo indiscreto della gente posato sulla sua figura come un gesto di una violenza inaudita. Come se gli altri lo pensassero cieco e gli si accostassero per fargli attraversare la strada. Certe premure lo offendono più dell’indifferenza, perché è come se gli ricordassero continuamente che a lui manca qualcosa e che non può essere felice. Si vede con un lato del corpo sanguinante, una cicatrice aperta dalla quale è stata separata l’altra metà. Vorrebbe spiegare che sì, Thomas gli manca e di questo sta soffrendo. Ma che non avverte la propria solitudine come una disperazione. Si sta concentrando su di sé, si sta racchiudendo nelle proprie fantasie e nei propri ricordi. Sta cercando di abbracciare la parte più vera di se stesso recuperandola attraverso il ricordo, la riflessione, il silenzio.
Pier Vittorio Tondelli (Camere separate)
Certe volte penso, ma lo penso veramente, che bisognerebbe piantarla con questa storia del parlare. Perché tanto non serve a niente. Non è questione di capirsi, fare fatica a ritrovarsi nelle cose; non è questo. È che nessuna conversazione regge l'argomento per più di un paio di battute; è la pertinenza, il problema.
Diego De Silva (Non avevo capito niente)
_ (Omar ibn el Khattab) lorsque j'ai entendu le Prophète, que la grâce de Dieu lui soit assurée, nous dire: "Aujourd'hui j'ai parachevé mon bienfait à votre égard", certe oui, j'ai pleuré. Ce même jour d'Arafat, le Prophète m'a demandé la raison de mes pleurs, j'ai répondu: " Ce qui me fait pleurer, c'est que, jusqu'à présent, nous étions dans un accroissement constant dans notre religion, mais si, à présent, elle est achevée, il faut dire qu'il n' y a pas de choses qui atteignent leur plénitude sans que, par la suite, elles ne s'amoindrissent!" Et le Prophète m'ayant écouté a répondu après un long moment: "Certes, Omar, tu as dis vrai!
Assia Djebar (Loin de Médine)
Perché se è vero che il male può discendere dalle buone azioni… dove sta scritto che da quelle cattive può venire solo il male? Magari a volte – il modo sbagliato è quello giusto? Magari prendi la strada sbagliata e ti porta comunque dove volevi? O vedila in un altro modo, certe volte puoi sbagliare tutto, e alla fine viene fuori che andava bene?
Donna Tartt (The Goldfinch)
Ti fa sentire una ladra certe volte l'amore.
Marco Balzano (Resto qui)
Hi havia un cert poder, en el silenci i la quietud.
Margaret Atwood (The Testaments (The Handmaid's Tale, #2))
quod si deficiant vires, audacia certe laus erit [even if strength fails boldness will merit praise]
Propertius
Ara mateix encara puc triar fins a cert punt. No pas si morir o no, sinó quan i com fer-ho. I ¿no és això una mena de llibertat?
Margaret Atwood (The Testaments (The Handmaid's Tale, #2))
Era abbastanza saggio da sapere che su questa terra non è mai accaduto nulla di buono, di cui all'inizio certe persone non abbiano riso a crepapelle
Charles Dickens (A Christmas Carol)
A Derry, certe cose le teniamo per noi.
Stephen King (11/22/63)
Problema voastră cu Dumnezeu şi creştinismul nu ţine de intelect. Vă pot asigura de asta. Şi ateismul vostru nu e de antură intelectuală. Vă garantez asta. E de natură morală. Nu mă cert cu nimeni pe marginea existenţei lui Dumnezeu, sau a realităţii lui Isus Hristos, pentru că ştiţi nu numai că există un Dumnezeu, dar ştiţi suficient de multe despre Singurul Dumnezeu Adevărat ca să ştiţi că nu vreţi să ştiţi mai multe despre El, pentru că, a-L cunoaşte înseamnă să vi se ceară să va supuneti domniei Sale, şi asta e, de fapt, problema voastra.
Paul David Washer
Marianne pensava che l’amore, per lei, era stato una delusione. Certe carezze erano meglio… Lui l’aveva presa brutalmente, con una sorta di rancore, quasi avesse voluto saccheggiarla, appagare una misteriosa vendetta, farle male con crudeltà. […] Forse era tutto finito, oppure, al contrario, cominciava appena? Non sapeva che cosa… L’avvenire?… Felicità o infelicità…
Irène Némirovsky (Due)
I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi.Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali,schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri.Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi.Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio,che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana.Altre volte,invece,sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti,solo dei numeri qualunque,ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.Il secondo pensiero lo sfiorava soprattutto di sera, nell'intrecciarsi caotico di immagini che precede il sonno,quando la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie.
Paolo Giordano (The Solitude of Prime Numbers)
Qui, dunque, parliamo di genere. Qualcuno dirà: "Oh, ma sono le donne ad avere il vero potere: il bottom power (cioè il "potere del fondoschiena", un modo di dire nigeriano per indicare l'uso che certe donne fanno della propria sessualità per ottenere qualcosa da un uomo). Ma il bottom power non è potere, perché la donna con quel potere non è affatto potente: ha solo una via di accesso al potere di un altro.
Chimamanda Ngozi Adichie (We Should All Be Feminists)
Mă cert singur:”Numără-ți anii și te vei rușina că ai aceleași dorințe ca pe vremea când erai un copilandru, că-ți faci aceleași planuri.” Se apropie ziua morții, ai grijă ca viciile tale să moară înaintea ta.
Seneca
Certes, la solitude est dangereuse pour les intelligences qui travaillent. Il nous faut autour de nous, des hommes qui pensent et qui parlent. Quand nous sommes seuls longtemps, nous peuplons le vide de fantômes.
Guy de Maupassant (The Horla)
«È impossibile che tu sia sprovvisto di talenti.» «Si fidi, non ne ho.» «Tutte le anime ne posseggono uno e vengono al mondo per farlo fruttare.» «Evidentemente la mia aveva un difetto di fabbricazione.» «La maggior parte degli uomini ignora di custodire il germe della propria fortuna. Lo cerca all'esterno, nelle sensazioni superficiali o in certe esperienze estreme. E, non trovandolo, finisce per condurre una vita infelice.»
Massimo Gramellini (L'ultima riga delle favole)
Il ricordo di un trauma è sfocato per definizione. L’ago salta sul vinile, le prime tre battute della canzone sono perdute. Puoi solo riempirle a orecchio. Anche con i metodi più comuni per riportare in superficie le cose più nascoste, come la tecnica EMDR che ha preso il posto dell’ipnosi, non ti consegnano mai il passato sotto forma di immagini in movimento. Il trauma è un livido, una parte del tuo cervello annerita per sempre, e per questo tu non vai a stuzzicarlo con un dito. Qualcosa ti dice: lascia stare. E se poi tu decidi di provarci? Di non lasciare stare? Non le rivedi, certe cose. Non è come guardare una Polaroid. Tu le rivivi.
Violetta Bellocchio (Il corpo non dimentica)
V'è uno spettacolo più grande del mare, ed è il cielo; v'è uno spettacolo più grande del cielo, ed è l'interno dell'anima. Far il poema della coscienza umana, foss'anco d'un sol uomo, del più infimo fra gli uomini, sarebbe come fondere tutte le epopee in un'epopea superiore e definitiva. La coscienza è il caos delle chimere, delle cupidigie e dei tentativi, la fornace dei sogni, l'antro delle idee di cui si ha vergogna; è il pandemonio dei sofismi, è il campo di battaglia delle passioni. Penetrate, in certe ore, attraverso la faccia livida d'un uomo che sta riflettendo, guardate in quell'anima, in quell'oscurità; sotto il silenzio esteriore, vi sono combattimenti di giganti come in Omero, mischie di dragoni ed idre e nugoli di fantasmi, come in Milton, visioni ultraterrene come in Dante. Oh, qual abisso è mai quest'infinito che ogni uomo porta in sé e col quale confronta disperatamente la volontà del cervello e gli atti della vita!
Victor Hugo (Les Misérables)
Lo so, lo so, ma ascoltami. Hai letto L’idiota, vero? Sì. Beh, L’idiota è un libro molto inquietante per me. Mi ha fatto così effetto che dopo non ho quasi più letto romanzi, a parte roba tipo ‘Uomini che odiano le donne’. Perché… provavo a intromettermi, …be’, magari me lo dici dopo, a cosa pensavi, lasciami finire di dirti perché l’ho trovato inquietante. Perché tutto quello che Myškin fa è buono… altruista… tratta tutti con compassione e comprensione e a cosa porta tutta quella bontà? Omicidi! Disastri! Una volta mi preoccupavo un sacco di questa cosa. Me ne stavo sveglio a letto di notte e mi preoccupavo! Perché – perché? Com'era possibile? Ho letto quel libro tre volte, pensando di non averlo capito. Myškin era gentile, amava la gente, era tenero, perdonava sempre, non faceva mai niente di sbagliato – ma si fidava di tutte le persone sbagliate, prendeva solo decisioni sbagliate, faceva soffrire tutti quelli che gli stavano intorno. Quel libro contiene un messaggio oscuro. “A che pro essere buoni?” Ma – questo è ciò che ho capito ieri notte, mentre guidavo. E se… se fosse più complicato di così? Se fosse vero anche il contrario? Perché se è vero che il male può discendere dalle buone azioni… dove sta scritto che da quelle cattive può venire solo il male? Magari a volte – il modo sbagliato è quello giusto? Magari prendi la strada sbagliata e ti porta comunque dove volevi? O vedila in un altro modo, certe volte puoi sbagliare tutto, e alla fine viene fuori che andava bene?
Donna Tartt (The Goldfinch)
Quelles sont les images régnantes de la femme dans le patrimoine culturel marocain? Il s'agit certes de lire, mais que cette lecture se transforme le plus possible en écoute. Les questions à se poser, après l'écoute, sont les suivantes: 1°) Le patrimoine culturel marocain renferme-t-il une seule et même image de la femme? Le passage du droit musulman classique, des traités (du mariage) savants à la tradition orale implique-t-il un changement dans la perception de la femme? 2°) Dans quelle mesure les oppositions "savant/populaire" et écrit/oral appartiennent-elles à la problématique de la société étudiée? 3°) Peut-on rechercher les points de rencontre entre le féminisme et les formations discursives traditionnelles sans retomber dans le salafisme et le folklorisme?
Abdessamad Dialmy (Sexualité et discours au Maroc)
Vi sono Parigi certe vie disonorate quanto può esserlo un uomo macchiato d'infamia; ed esistono vie nobili, e vie semplicemente oneste, e giovani vie sulla cui moralità il pubblico non si è ancora pronunciato; vi sono vie assassine, vie più vecchie di quanto non sia vecchia una vecchia matrona, vie stimabili, vie sempre pulite, vie sempre sporche, vie operaie, lavoratrici, mercantili. Insomma, le vie di Parigi hanno qualità umane, ed imprimono in noi con la loro fisionomia certe idee da cui non possiamo difenderci.
Honoré de Balzac (Ferragus, chef des Dévorants)
Ormai da tempo aveva accettato che certe persone, a prescindere da quanto fosse buono il loro cuore o di quanto amore avessero da offrire, erano destinate a rimanere sole. All'età di ventisette anni, Linus aveva capito di appartenere a quella categoria di persone.
T.J. Klune
L'Edward em va estrènyer gentilment. —Sóc aquí. Vaig respirar fons. Era cert. L'Edward era aquí i em rodejava amb els braços. Podia enfrontar-me a qualsevol cosa mentre això no canviés. Vaig quadrar-me i vaig anar a enfrontar-me a la meva sort, abraçada amb força al meu destí.
Stephenie Meyer (New Moon (The Twilight Saga, #2))
E dimentichiamo spesso e volentieri di essere atomi infinitesimali per rispettarci e ammirarci a vicenda, e siamo capaci di azzuffarci per un pezzettino di terra o di dolerci di certe cose, che, ove fossimo veramente compenetrati di quello che siamo, dovrebbero parerci miserie incalcolabili.
Luigi Pirandello (The Late Mattia Pascal)
Quasi sempre alla luce del giorno la gente è al sicuro da spettri e mostri e morti viventi e ne è normalmente al sicuro di notte, quando si è in compagnia di altre persone, ma quando si è soli nel buio, non c'è più niente da fare. Uomini e donne soli nel buio sono come porte aperte, Jessie, e se gridano o invocano aiuto, chi sa quali orribili creature risponderanno? Chi sa che cosa hanno visto certi uomini e certe donne nell'ora della loro morte solitaria? È così difficile credere che alcuni di loro siano morti di paura, quali che siano le parole scritte sui loro certificati di decesso?
Stephen King (Gerald's Game)
I have of sorrow so great wound That joy get I never none, Now that I see my lady bright, That I have loved with all my might, Is from me dead, and is agone. Alas, Death, what aileth thee, That thou should’st not have taken me, When thou took my lady sweet, That was so fair, so fresh, so free, So good, that men may well say Of all goodness she had no meet!   Right on this same, as I have said Was wholly all my love laid For certes she was, that sweet wife, My suffisaunce, my lust, my life, Mine hap, mine health and all my bless, My world’s welfare and my goddess, And I wholly hers, and everydel.
Anya Seton (Katherine)
Se n'era andato, senza darmi il tempo di dirgli ciò che avevo capito solo ora: che lo perdonavo, che lei ci perdonava, che noi tutti dovevamo perdonare, se volevamo sopravvivere nel labirinto. Eravamo così tanti a dover vivere col rimpianto di aver fatto o non fatto certe cose, quella notte. Cose che non erano andate per il verso giusto, o che ci erano sembrate giuste in quel momento perché non potevamo prevedere il futuro. Se solo potessimo prevedere l'infinita catena di conseguenze derivanti da ogni nostro minimo gesto. E invece ce ne rendiamo conto soltanto quando rendersene conto non serve più a nulla.
John Green (Looking for Alaska)
Ma cosa devo fare allora?" "Danzare" rispose "continuare a danzare, finché ci sarà musica. Capisci quello che ti sto dicendo? devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non devi chiederti perché. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c'entra. Se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si bloccheranno. E una volta che saranno bloccati, io non potrò più fare niente per te. Tutti i tuoi collegamenti si interromperanno. Finiranno per sempre. E tu potrai vivere solo in questo mondo. Ne sarai progressivamente risucchiato. Perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi. Anche se quello che fai può sembrarti stupido, non pensarci. Un passo dopo l'altro, continua a danzare. E tutto ciò che era irrigidito e bloccato piano piano comincerà a sciogliersi. Per certe cose non è ancora troppo tardi. I mezzi che hai, usali tutti. Fai del tuo meglio. Non devi avere paura di nulla. Adesso sei stanco. Stanco e spaventato. Capita a tutti. Ti sembra sbagliato. Per questo i tuoi piedi si bloccano". Alzai gli occhi e guardai la sua ombra sul muro. "Danzare è la tua unica possibilità" continuò "devi danzare, e danzare bene. Tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta. Se lo fai, forse anch'io potrò darti una mano. Finché c'è musica, devi danzare!
Haruki Murakami (Dance Dance Dance)
Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio o freccia di garofani che propagano il fuoco: t'amo come si amano certe cose oscure, segretamente, entro l'ombra e l'anima. T'amo come la pianta che non fiorisce e reca dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori; grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo il concentrato aroma che ascese dalla terra. T'amo senza sapere come, né quando né da dove, t'amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
Pablo Neruda (100 Love Sonnets)
Diciamo che non sopporto certe categorie di lettori... Intanto quelli che dicono che un libro gli ha cambiato la vita, e lo dicono convinti, perché se ti fai cambiare la vita da un libro sei un imbecille. Un libro al massimo può lasciare una traccia, ti può emozionare, far ridere, piangere, ti ci puoi identificare... Stringi stringi, un romanzo è come un film, ma non ho mai sentito dire che un film ti cambia la vita, almeno, non con questa frequenza con cui te la cambiano i libri; certo, un libro ce l'hai lì, e mentre lo leggi ti puoi fermare a riflettere, quindi è diverso rispetto a un film, e comunque, film a parte, è chiaro che un libro ti può insegnare qualcosa, molto in certi casi, può esprimere mille volte meglio quello che pensi, ti può addirittura chiarire quello che pensi. Diciamo che ti può ogni tanto illuminare, ma cambiare la vita, se ci credi davvero e magari lo dici anche con tono melodrammatico tipico di chi dice che quel libro gli ha cambiato la vita, sei da ricovero immediato.
Lorenzo Licalzi (L'ultima settimana di settembre)
Je n'étais certes pas une militante du féminisme , je n'avais aucune théorie touchant les droits et les devoirs de la femme [...] je ne me pensais pas comme "une femme", j'étais moi. Accepter de vivre en être secondaire, en être "relatif", c'eût été m'abaisser en tant que créature humaine ; tout mon passé s'insurgeait contre cette dégradation.
Simone de Beauvoir (La force de l'âge I)
Mettere al mondo un figlio ha un senso solo se questo figlio è voluto, coscientemente e liberamente dai due genitori. Se no è un atto animalesco e criminoso. Un essere umano diventa tale non per il casuale verificarsi di certe condizioni biologiche, ma per un atto di volontà e d’amore da parte degli altri. Se no, l’umanità diventa – come in larga parte già è – una stalla di conigli. Ma non si tratta più della stalla «agreste», ma d’un allevamento «in batteria» nelle condizioni d’artificialità in cui vive a luce artificiale e con mangime chimico. Solo chi – uomo e donna – è convinto al cento per cento d’avere la possibilità morale e materiale non solo d’allevare un figlio ma d’accoglierlo come una presenza benvenuta e amata, ha il diritto di procreare; se no, deve per prima cosa far tutto il possibile per non concepire e se concepisce (dato che il margine d’imprevedibilità continua a essere alto) abortire non è soltanto una triste necessità, ma una decisione altamente morale da prendere in piena libertà di coscienza «…». Nell’aborto chi viene massacrato, fisicamente e moralmente, è la donna; anche per un uomo cosciente ogni aborto è una prova morale che lascia il segno, ma certo qui la sorte della donna è in tali sproporzionate condizioni di disfavore in confronto a quella dell’uomo, che ogni uomo prima di parlare di queste cose deve mordersi la lingua tre volte.
Italo Calvino
I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per sè stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini,anzi,quasi vicini, perchè fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l’11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli.Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l’uno all’altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finchè non li si scopre. Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero.
Paolo Giordano (The Solitude of Prime Numbers)
E sappi che tutte le storie sono delle belle storie. Che siano tristi o divertenti, felici o fastidiose, meravigliose o noiose, sconvolgenti o drammatiche. Tutte le storie sono magnifiche a modo loro. Non sempre si concludono con un sorriso, talvolta danno delle lezioni, delle lezioni di vita. Certe fanno piangere, altre fanno ridere. Ma il risultato dopo tutte queste emozioni è lo stesso: si amano queste storie per il loro contenuto, qualunque sia la fine. Allora, lasciami dire che mi spiace tantissimo che la nostra si concluda con le lacrime, avrei preferito un finale hollywoodiano, in cui saresti venuto a bussare alla mia porta, in cui ti sarei saltato tra le braccia e avremmo scopato come delle bestie nell’ingresso di casa mia. Sì, avrei amato quel finale…
Amheliie (Road)
Degli autori di prosa della Roma Augustea, Livio è l'unico ad essere sopravvissuto. Non è affatto facile giudicarlo. Scrivere storia richiedeva certi requisiti, certe tradizioni e caratteristiche. Ma si può fare appello alla teoria ed alla pratica oratoria sulla base di una visione equilibrata e ragionevole dell'affermazione di Cicerone che la storia è opus... unum oratorium maxime.
Livy (Storia di Roma dalla fondazione. Vol. 1: Libri I-VI)
«Crescendo senza un padre e con una madre inaffidabile, presumo che ci siano stati molti momenti nella sua infanzia in cui ha dovuto farsi da genitore» disse il dottor Sherman, convinto. «Non ha avuto altra scelta che prendersi cura, non solo di se stessa, ma certe volte anche di sua madre. In assenza di una figura maschile, è stata lei “l’uomo di casa”, si fa per dire. Quindi è perfettamente comprensibile che desideri un’identità maschile.» Sam si sentì come se avesse portato l’automobile in officina e il meccanico ne parlasse come di un cavallo. «Mi dispiace, ma non credo che sia sulla strada giusta» disse Sam. «Sono un transessuale perché mi identifico in un sesso diverso da quello del mio corpo. Non ha nulla a che fare con la mancanza di una figura paterna nella mia vita.» «Sì, capisco che pensi di essere transessuale, ma la mia opinione professionale è che lei soffra di una confusione di identità...» «Non sono affatto confuso» ribatté Sam. «È qualcosa con cui lotto e che ho tenuto nascosto da quando ero bambino. Non credo che lei capisca quanto sia stato difficile venire qui e raccontare tutto a uno sconosciuto. Sono venuto per ricevere consiglio su cosa fare e come dirlo ai miei cari, non per farmi trattare come se fossi pazzo»
Chris Colfer (Stranger Than Fanfiction)
non aveva avuto mai in vita sua la sensazione di decidere qualcosa in maniera autonoma, gli era sempre sembrato che il destino lo manovrasse a suo capriccio. In certe circostanze, per esempio, aveva un bel convincersi di aver agito secondo la propria volontà, a ripensarci col senno di poi, doveva ammettere che a fargli prendere la decisione era intervenuta una forza esterna. Che semplicemente prendeva le sembianze di libero arbitrio.
Haruki Murakami (The Wind-Up Bird Chronicle)
Non amava né il giardino né la villa. Era arduo sopportare la presenza del suocero. Era il più "presente" degli esseri. Se anche tentava di infiammare l'immaginazione ripetendo: «Questa casa un giorno sarà mia», non riusciva a entusiasmarsi. «Sì, è bel tempo, pensava con distacco, la villa ha dello stile... le rose... Simone... sì... Ma tutto ciò cosa giova a me, alla mia più intima natura?... Del resto, quando per un'ora vedo lo stesso orizzonte penso alla morte. Il disgusto tipico di ogni uomo che non si accontenta di vivere, che talvolta pensa alla propria vita... Sono stanco del successo, sono stanco dei processi brillanti, degli affari fortunati o sfortunati, delle relazioni utili, stanco anche troppo della presidenza del collegio forense. Soprattutto, pensava, sono stanco del matrimonio, e si ricordava dell'inverno passato, che si riaffacciava alla memoria come un lungo e cupo stato di collera, interrotto da schiarite di appassionata concordia, sempre più rare queste ultime, sempre più frequenti i diverbi... Perché?... Ah! certi matrimoni, certe donne erano così... Certe unioni sembrano generare nell'anima un dolore sordo, proprio come quello del basto che percuote il fianco delle bestie appaiate... Sospirò: «Non chiedo grandi cose, eppure... Che mi lasci partire per due mesi, è tutto ciò che desidero. Quando tornerò sarò dolce come un agnello... Ero forse fatto per il matrimonio? Per non importa quale matrimonio? No, sono ingiusto... Questo non è un matrimonio qualunque... L'ho amata... Lei m'ispira ancora una specie di nervoso affetto... La disgrazia è che si comincia ad amare una persona con tutto ciò che l'attornia... (quando l'ho amata tutto ciò che mi faceva pensare a lei mi era caro: la città in cui l'ho conosciuta; l'italiano che parlavano attorno a me...). Quando si finisce di amare, ci si slega anche da tutto. Così, questa villa, suo padre, perfino la bambina e questo cielo, tutto mi sfinisce e mi irrita...».
Irène Némirovsky (Un amore in pericolo)
«Sono Mack Stephenson, ho ventisette anni, qualche mese fa ho preso un master in sociologia all'università Centrale del Missouri, dove studiavo il comportamento dell'uomo in diversi ambienti sociali. Ti evito la definizione esatta di quello che ho appreso, la riassumo dicendo che ho un master in sociologia, ed è piuttosto discreta come spiegazione. Amo sapere in anticipo come sarà il futuro, in funzione di certe scelte, ma amo anche scoprire il mondo, le persone, amo l'ignoto e non sapere cosa accadrà domani. Amo essere contraddittorio con me stesso, amo fare delle esperienze, amo viverle a fondo, senza farmi domande, e apprendere le cose sul posto. Amo incontrare persone diverse che vivono fuori dalle classi sociali conformi alla società. Ma soprattutto, vorrei vivere e scoprire il mondo e quelli che lo occupano prima di finire con il culo dietro a qualche scrivania per tutta la vita. Perché quando rientrerò fra qualche mese, avrò un lavoro al NAICS. Ecco, Travis, ora sai perché sono sulla strada o almeno, hai un inizio di risposta, perché te l’ho fatta breve.»
Amheliie (Road)
Certes, une femme qui a du mal à tomber enceinte pourra avoir un mouvement de jalousie envers celles qui dédaignent cette possibilité, mais deux secondes de réflexion suffisent pour en mesurer le caractère irrationnel : se forcer à faire un enfant par égard envers une autre qui n'y arrive pas n'aboutirait qu'à un redoublement de malheur. Tout autre raisonnement implique de voir les femmes comme des représentantes interchangeables d'une essence unique, et non comme des personnes singulières, dotées de caractères et de désirs distincts.
Mona Chollet (Sorcières : La puissance invaincue des femmes)
L’uomo ormai è succube dell’economia. Tutta la sua vita è determinata dall’economia. Questa, secondo me, sarà la grande battaglia del futuro: la battaglia contro l’economia che domina le nostre vite, la battaglia per il ritorno a una forma di spiritualità – che puoi chiamare anche religiosità – a cui la gente possa ricorrere. Perché è una costante della storia umana, questo voler sapere cosa ci sei a fare al mondo. Occorrono nuovi modelli di sviluppo. Non solo crescita, ma parsimonia. Vedi, Folco, io dico che bisogna liberarsi dei desideri. Ma proprio per il perverso sistema del consumismo la nostra vita è tutta centrata su giochi, sport, mangiare, piaceri. Il problema è uscire da questo circolo vizioso: una cosa dopo l’altra dopo l’altra. Porca miseria, questo ti impone dei comportamenti che sono assolutamente assurdi. Tu non vuoi certe cose ma il sistema del consumismo ti convince, ti seduce a volerle. Tutta la tua vita dipende da quel meccanismo. Se invece cominci a non parteciparvi resistendo, digiunando, allora è come se usassi la non violenza contro la violenza. La violenza che ci fa alla fine? Mica te la possono cacciare in gola, la roba!
Tiziano Terzani (La fine è il mio inizio)
Ce n’est point la pauvreté qui valait aux émigrants ce léger dédain du personnel. Ce n’est point d’argent qu’ils manquaient, mais de densité. Ils n’étaient plus l’homme de telle maison, de tel ami, de telle responsabilité. Ils jouaient le rôle, mais ce n’était plus vrai. Personne n’avait besoin d’eux, personne ne s’apprêtait à faire appel à eux. Quelle merveille que ce télégramme qui vous bouscule, vous fait lever au milieu de la nuit, vous pousse vers la gare : « Accours ! J’ai besoin de toi ! » Nous nous découvrons vite des amis qui nous aident. Nous méritons lentement ceux qui exigent d’être aidés. Certes, mes revenants, personne ne les haïssait, personne ne les jalousait, personne ne les importunait. Mais personne ne les aimait du seul amour qui comptât. Je me disais : « ils seront pris, dès l’arrivée, dans les cocktails de bienvenue, les dîners de consolation. » Mais qui ébranlera leur porte en exigeant d’être reçu : « Ouvre ! C’est moi ! » Il faut allaiter longtemps un enfant avant qu’il exige. Il faut longtemps cultiver un ami avant qu’il réclame son dû d’amitié. Il faut s’être ruiné durant des générations à réparer le vieux château qui croule, pour apprendre à l’aimer.
Antoine de Saint-Exupéry (Lettre à un otage)
— Què hi ha de més preciós per a una dona que la llibertat? La llibertat de pensar, de sentir, d'actuar! —exclamà finalment. — Però, permeteu-me... —la va interrompre en Piotr Vassílitx, que ja mostrava a la seua cara un cert grau de descontentament—. Per què necessita una dona la llibertat? Què en faria? — Com? I per a l'home sí que seria necessària, a parer seu? Ah, ja hi som... Vostés, els homes... — És que l'home tampoc la necessita —la tornà a interrompre en Piotr Vassílitx. — Que no la necessita? — I tant que no! De què li serveix aquesta tan exaltada llibertat? Un home lliure, com tothom sap, o bé s'avorreix o bé fa ximpleries.
Ivan Turgenev (Dos amics)
Charming ladies, as I doubt not you know, the understanding of mortals consisteth not only in having in memory things past and taking cognizance of things present; but in knowing, by means of the one and the other of these, to forecast things future is reputed by men of mark to consist the greatest wisdom. To-morrow, as you know, it will be fifteen days since we departed Florence, to take some diversion for the preservation of our health and of our lives, eschewing the woes and dolours and miseries which, since this pestilential season began, are continually to be seen about our city. This, to my judgment, we have well and honourably done; for that, an I have known to see aright, albeit merry stories and belike incentive to concupiscence have been told here and we have continually eaten and drunken well and danced and sung and made music, all things apt to incite weak minds to things less seemly, I have noted no act, no word, in fine nothing blameworthy, either on your part or on that of us men; nay, meseemeth I have seen and felt here a continual decency, an unbroken concord and a constant fraternal familiarity; the which, at once for your honour and service and for mine own, is, certes, most pleasing to me. Lest, however, for overlong usance aught should grow thereof that might issue in tediousness, and that none may avail to cavil at our overlong tarriance,
Giovanni Boccaccio (The Decameron and Collected Works of Giovanni Boccaccio (Illustrated) (Delphi Series Nine Book 2))
Avete mai visto, nelle fredde notti d’inverno limpide come cristalli, certe luci che brillano più intensamente delle altre, come se volessero uscire da se stesse con il loro bagliore? Sembrano fatte di una materia diversa, di diamante appena tagliato, d’oro. E ci sono anche altre luci che non si riescono ancora a vedere, provenienti da galassie così lontane che il loro bagliore non ci è ancora arrivato, dalle regioni più estreme del nostro universo o da altri universi nati adesso o che addirittura non sono ancora nati o che sono increati. Sono le stelle che esplodono alla fine del loro ciclo, oppure combustioni avvenute miliardi di anni fa o che devono ancora avvenire e che daranno origine a nuove stelle e a nuovi mondi nella fornace del cosmo. Ecco, la luce di una di queste stelle, invisibile, sconosciuta, sta forse viaggiando a velocità vertiginosa nel buio dell’universo, precipita verso di noi attraverso i suoi immensi spazi oscuri e i suoi improvvisi bagliori, con la sua massa di gas incendiato e la sua chioma di cenere e d’oro, con tutta la furia della sua giovane luce. E poi un giorno, forse, la sua luce ci arriverà, e allora, forse, ci sarà anche chi la vedrà, e allora tutto lo spazio si aprirà, si riaprirà, e allora tutto il cielo si accenderà, e tutto l’universo risplenderà, la fornace della vitamorte si squarcerà, esploderà, splenderà, e allora non ci sarà nient’altro che quella nuova luce che ci sarà, fuoco e oro.
Antonio Moresco (Gli incendiati)
«Certo che credo al destino. Credo che non tutto sia dovuto al caso, sono sicuro che tutto è già scritto da qualche parte. Sono le nostre scelte a cambiare il corso degli eventi. Sono certo che quello che ci succede non è dovuto al caso. So che il destino è sorprendente, ci mostra cose inverosimili, ci fa vivere dei momenti sconvolgenti, che noi siamo preparati o meno. Il destino è come il futuro, non possiamo sapere in anticipo cosa ci riserva, è variabile. Gli si deve solo aprire le braccia e accogliere quello che ha deciso di mettere sulla nostra strada. Avresti potuto lasciarmi in quell’area di sosta, tre giorni fa, riprendere la tua strada, andare a fare la tua missione in Alaska da solo, e oggi non saremmo qui a discutere. Hai fatto una scelta, probabilmente incomprensibile visto il personaggio che sei, ma l'hai fatta. E questo… penso che sia opera del destino che vuole che trascorriamo del tempo insieme. Ne sono convinto. Sì, ci credo, come credo che i gatti abbiano nove vite, che non si muore mai veramente perché credo nella reincarnazione. Sono persuaso che abbiamo, nascosti nella nostra memoria, i ricordi di vite che non rammentiamo del tutto, come sono certo che l'alchimia fra gli esseri umani non è dovuta semplicemente a una reazione chimica. Credo al destino, come credo alle superstizioni, perché tutte le spiegazioni per quanto fondate siano, non spiegano mai del tutto certe scelte che facciamo, le si deve a qualcosa, o a qualcuno.»
Amheliie (Road)
Forse, un giorno, giungeremo infine a comprender quanto sia vano affannarsi a cercar risposte certe in merito ad argomenti che trascendono le nostre facoltà razionali o tentar di conformar i misteri dell'esistenza ai nostri deboli schemi mentali. Sarebbe molto più sensato abbandonar il nostro cuore al flusso della vita senza pretender che sia lui ad assecondar le nostre ingenue pretese. Sarebbe molto più sensato ascoltare che voler imporre a ogni costo la propria visione delle cose. Sarebbe molto più sensato svegliarsi al mattino privi di scopi precisi, viver la vita momento dopo momento, condiscender ai suoi ritmi e mostrarsi pronti ai suoi continui mutamenti. Divenir acqua che muta se stessa pur rimanendo a se stessa identica. Da "Randagi" di Carlo Mascellani
Carlo Mascellani
Ricompare Tjaden, ancora eccitato, e si mescola subito al discorso, informandosi in che modo, innanzi tutto scoppi una guerra. "Generalmente è perché un paese ha fatto grave offesa a un altro" risponde Alberto, con una cert'aria sentenziosa. [...] "Un paese? Non capisco. Una montagna tedesca non può offendere una montagna francese: né un fiume, né un bosco, né un campo di grano..." "Sei bestia davvero o fai per burla?" brontola Kropp: "non ho mai detto niente di simile. È un popolo che offende un altro..." "Allora non ho che fare qui; io non mi sento affatto offeso" replica Tjaden. "Ma mettiti bene in zucca" gli fa Alberto stizzito, "che tu sei un povero villanaccio e non conti nulla". "E allora, ragion di più perché me ne vada a casa" insiste l'altro, mentre tutti ridono.
Erich Maria Remarque (All Quiet on the Western Front)
NORA: nNon ci credo più. Prima di tutto credo invece che io sia un essere umano, come te, né più ne meno, o, infine, voglio procurare di diventarlo. So bene che la maggior parte della gente ti darà ragione, Torvaldo, e che qualche cosa di simile è scritto nei libri. Ma io non posso più contentarmi di ciò che dice la maggioranza e di ciò che è scritto nei libri. Devo riflettere - da me stessa su certe cose e rendermele pienamente - chiare. HELM: Ah, tu pensi e tu parli come una bambina in ragionevole.p NORA: Può essere. Ma tu non pensi e non parli come l'uomo al quale potrei appartenere. Torvaldo, in codesto momento ho compreso chiaramente che ho vissuto qui per otto anni continui insieme con un estraneo che mi ha fatto fare tre figliuoli! Oh, è un pensiero per me insopportabile! Potrei stritolarmi! Potrei farmi a pezzi!
Henrik Ibsen (A Doll's House)
Mi vengono in mente certe piccole sorgenti di montagna: si apre una nuova strada, si dimentica il sentiero che vi porta, i viandanti ci si soffermano sempre più di rado per dissetarsi, e le sorgenti un po' per volta si riempiono di menta e di rovi. Alla fine non ti accorgi neppure più della loro esistenza. Solo una volta ogni tanto, in una giornata caldissima, qualcuno si ricorda di loro, e devia dalla strada maestra per rintracciarle e placare la sua sete. Raggiunge quella sorgente trascurata, scosta i rovi e trattiene il fiato: l'acqua fresca d'insolita chiarezza, intatta da lungo tempo, lo sbalordisce con la sua tranquillità e con la sua profondità. E in quella sorgente vede se stesso, e il sole, e il cielo, e le montagne. E subito pensa che sia un peccato non conoscere quel posto, si ripromette di raccontarlo agli amici. Poi però se ne dimentica fino alla prossima occasione.
Tschingis Aitmatov (Il primo maestro (Gli alianti) (Italian Edition))
I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per sè stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini,anzi,quasi vicini, perchè fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l’11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli.Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l’uno all’altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finchè non li si scopre. Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero. A lei non l’aveva mai detto.
Paolo Giordano (The Solitude of Prime Numbers)
Cinque cicatrici (L’abitudine di restare). Ho cinque cicatrici. Una me la feci a tre anni ruzzolando per le scale. Sbattei forte col mento contro uno spigolo, il mento si aprí a metà. Ogni tanto Virginia mi dice: «Papà, mi fai vedere la cicatrice sotto la barba?», io alzo la testa e lei fruga fra i peli della barba e guarda la cicatrice, poi mi chiede se fa male. La seconda è sul torace, frutto di un lungo intervento chirurgico di quando mi esplose un polmone in una sera d’estate. Ci dormii su per tutta la notte pensando a un dolore intercostale, invece era un polmone che mi era collassato sul cuore. Sopravvissi per un misto d’intuizione e tempismo e perché il secondo medico mi prese sul serio, anziché rimandarmi a casa con due compresse di Voltaren come aveva fatto il primo. La terza cicatrice è sul medio della mano destra, che mi affettarono con un coltello quand’ero giovane e troppo stupido per capire che certe volte vinci proprio quando perdi. La quarta e la quinta non si vedono, ma sono le uniche cicatrici che fanno ancora male. Dalle prime tre non ho imparato niente, dalle altre invece sí. Ho imparato che quando le cose finiscono non è necessariamente colpa tua, ma che, se tieni distanti gli altri nel tentativo di proteggerti, allora non puoi pretendere di riprenderteli quando d’un tratto ti senti pronto tu. Che la vita è quel che accade, anche se è fatta di quel che scegli. E con quel che accade hai in genere solo due alternative: abbracciarlo con tutto te stesso oppure andare via. Ho a lungo creduto che la libertà che serve fosse quella di un marinaio sempre pronto a prendere il mare. Invece oggi so che la libertà che scelgo e la forza che conta, quell’orizzonte che sentivo di dover cercare ogni volta piú lontano, non si fondano sull’attitudine a partire. Ma sull’abitudine di restare.
Matteo Bussola (Notti in bianco, baci a colazione)
Qui vous le dit, qu’elle (la vie) ne vous attend pas ? Certes, elle continue, mais elle ne vous oblige pas à suivre le rythme. Vous pouvez bien vous mettre un peu entre parenthèses pour vivre ce deuil… accordez-vous le temps. *** Parce que ҫa me fait plaisir. Parce que je sais aussi que l’entourage peut se montrer très discret dans pareille situation, et que de se changer les idées de temps en temps fait du bien. Parce que je sais que vous aimez la montagne et que vous n’iriez pas toute seule. *** Oui. Si vous perdez une jambe, ҫa se voit, les gens sont conciliants. Et encore, pas tous. Mais quand c’est un morceau de votre cœur qui est arraché, ҫa ne se voit pas de l’extérieur, et c’est au moins aussi douloureux… Ce n’est pas de la faute des gens. Ils ne se fient qu’aux apparences. Il faut gratter pour voir ce qu’il y a au fond. Si vous jetez une grosse pierre dans une mare, elle va faire des remous à la surface. Des gros remous d'abord, qui vont gifler les rives, et puis des remous plus petits, qui vont finir par disparaître. Peu à peu, la surface redevient lisse et paisible. Mais la grosse pierre est quand même au fond. La grosse pierre est quand même au fond. *** La vie s’apparente à la mer. Il y a les bruit des vagues, quand elles s’abattent sur la plage, et puis le silence d’après, quand elles se retirent. Deux mouvement qui se croissent et s’entrecoupent sans discontinuer. L’un est rapide, violent, l’autre est doux et lent. Vous aimeriez vous retirer, dans le même silence des vagues, partir discrètement, vous faire oublier de la vie. Mais d’autres vague arrivent et arriveront encore et toujours. Parce que c’est ҫa la vie… C’est le mouvement, c’est le rythme, le fracas parfois, durant la tempête, et le doux clapotis quand tout est calme. Mais le clapotis quand même Un bord de mer n'est jamais silencieux, jamais. La vie non plus, ni la vôtre, ni la mienne. Il y a les grains de sables exposés aux remous et ceux protégés en haut de la plage. Lesquels envier? Ce n'est pas avec le sable d'en haut, sec et lisse, que l'on construit les châteaux de sable, c'est avec celui qui fraye avec les vagues car ses particules sont coalescentes. Vous arriverez à reconstruire votre château, vous le construirez avec des grains qui vous ressemblent, qui ont aussi connu les déferlantes de la vie, parce qu'avec eux, le ciment est solide.. *** « Tu ne sais jamais à quel point tu es fort jusqu’au jour où être fort reste la seule option. » C’est Bob Marley qui a dit ҫa. *** Manon ne referme pas violemment la carte du restaurant. Elle n’éprouve pas le besoin qu’il lui lise le menu pour qu’elle ne voie pas le prix, et elle trouvera égal que chaque bouchée vaille cinq euros. Manon profite de la vie. Elle accepte l’invitation avec simplicité. Elle défend la place des femmes sans être une féministe acharnée et cela ne lui viendrait même pas à l’idée de payer sa part. D’abord, parce qu’elle sait que Paul s’en offusquerait, ensuite, parce qu’elle aime ces petites marques de galanterie, qu’elle regrette de voir disparaître avec l’évolution d’une société en pertes de repères.
Agnès Ledig (Juste avant le bonheur)
M'havia ensenyat tot el que ara sabia sobre els crancs de riu, els petons, el vi rosat i la poesia. M'havia transformat. Em vaig encendre un cigarret i vaig escopir al rierol. —No em pots transformar i després anar-te'n —li vaig dir en veu alta—, perquè jo ja estava bé abans, Alaska. Ja estava bé, amb les últimes paraules, i els amics de l'escola… No em pots transformar i després morir-te. Ella havia encarnat el Gran Potser: m'havia demostrat que valia la pena deixar enrere una vida mediocre a la recerca de potsers més rellevants, i ara se n'havia anat i s'havia endut la meva fe en els potsers. Podria respondre a tot el que el Coronel fes i digués amb un «molt bé», podria intentar fer veure que tot m'era igual, però això mai no tornaria a ser cert. «No pots convertir-te en algú tan important per a mi i després morir-te, Alaska, perquè ara ja sóc irreversiblement diferent, i em sap greu haver-te deixat marxar, sí, però vas ser tu qui va prendre aquella decisió. Em vas deixar mancat de potsers, atrapat al bell mig del teu maleït laberint. I ara ja no sé si realment vas escollir sortir-ne de pressa i sense pensar; no sé si em vas abandonar expressament. Mai no et vaig conèixer, oi? No puc recordar res perquè mai no ho vaig saber».
John Green (Looking for Alaska)
My plan is this,” I says. “We can easy find out if it’s Jim in there. Then get up my canoe to-morrow night, and fetch my raft over from the island. Then the first dark night that comes, steal the key out of the old man’s britches, after he goes to bed, and shove off down the river on the raft, with Jim, hiding daytimes and running nights, the way me and Jim used to do before. Wouldn’t that plan work?” “Work? Why cert‘nly, it would work, like rats a fighting. But it’s too blame’ simple; there ain’t nothing to it. What’s the good of a plan that ain’t no more trouble than that? It’s as mild as goose-milk. Why, Huck, it wouldn’t make no more talk than breaking into a soap factory.” I never said nothing, because I warn’t expecting nothing different; but I knowed mighty well that whenever he got his plan ready it wouldn’t have none of them objections to it. And it didn’t. He told me what it was, and I see in a minute it was worth fifteen of mine, for style, and would make Jim just as free a man as mine would, and maybe get us all killed besides. So I was satisfied, and said we would waltz in on it. I needn’t tell what it was, here, because I knowed it wouldn’t stay the way it was. I knowed he would be changing it around, every which way, as we went along, and heaving in new bullinesses wherever he got a chance. And that is what he done. Well, one thing was dead sure; and that was, that Tom Sawyer was in earnest and was actuly going to help steal that nigger out of slavery. That was the thing that was too many for me. Here was a boy that was respectable, and well brung up; and had a character to lose; and folks at home that had characters; and he was bright and not leather-headed; and knowing and not ignorant; and not mean, but kind; and yet here he was, without any more pride, or rightness, or feeling, than to stoop to this business, and make himself a shame, and his family a shame, before everybody. I couldn’t understand it, no way at all. It was outrageous, and I knowed I ought to just up and tell him so; and so be his true friend, and let him quit the thing right where he was, and save himself. And I did start to tell him; but he shut me up, and says: “Don’t you reckon I know what I’m about? Don’t I generly know what I’m about?” “Yes.” “Didn’t I say I was going to help steal the nigger?” “Yes.” “Well then.” That’s all he said, and that’s all I said. It warn’t no use to say any more; because when he said he’d do a thing, he always done it.
Mark Twain (The Adventures of Huckleberry Finn)
IV -Oh ! comme ils sont goulus ! dit la mère parfois. Il faut leur donner tout, les cerises des bois, Les pommes du verger, les gâteaux de la table; S'ils entendent la voix des vaches dans l'étable Du lait ! vite ! et leurs cris sont comme une forêt De Bondy quand un sac de bonbons apparaît. Les voilà maintenant qui réclament la lune ! Pourquoi pas ? Le néant des géants m'importune; Moi j'admire, ébloui, la grandeur des petits. Ah ! l'âme des enfants a de forts appétits, Certes, et je suis pensif devant cette gourmande Qui voit un univers dans l'ombre, et le demande. La lune ! Pourquoi pas ? vous dis-je. Eh bien, après ? Pardieu ! si je l'avais, je la leur donnerais. C'est vrai, sans trop savoir ce qu'ils en pourraient faire, Oui, je leur donnerais, lune, ta sombre sphère, Ton ciel, d'où Swedenborg n'est jamais revenu, Ton énigme, ton puits sans fond, ton inconnu ! Oui, je leur donnerais, en disant: Soyez sages ! Ton masque obscur qui fait le guet dans les nuages, Tes cratères tordus par de noirs aquilons, Tes solitudes d'ombre et d'oubli, tes vallons, Peut-être heureux, peut-être affreux, édens ou bagnes, Lune, et la vision de tes pâles montagnes. Oui, je crois qu'après tout, des enfants à genoux Sauraient mieux se servir de la lune que nous; Ils y mettraient leurs voeux, leur espoir, leur prière; Ils laisseraient mener par cette aventurière Leurs petits coeurs pensifs vers le grand Dieu profond. La nuit, quand l'enfant dort, quand ses rêves s'en vont, Certes, ils vont plus loin et plus haut que les nôtres. Je crois aux enfants comme on croyait aux apôtres; Et quand je vois ces chers petits êtres sans fiel Et sans peur, désirer quelque chose du ciel, Je le leur donnerais, si je l'avais. La sphère Que l'enfant veut, doit être à lui, s'il la préfère. D'ailleurs, n'avez-vous rien au delà de vos droits ? Oh ! je voudrais bien voir, par exemple, les rois S'étonner que des nains puissent avoir un monde ! Oui, je vous donnerais, anges à tête blonde, Si je pouvais, à vous qui régnez par l'amour, Ces univers baignés d'un mystérieux jour, Conduits par des esprits que l'ombre a pour ministres, Et l'énorme rondeur des planètes sinistres. Pourquoi pas  ? Je me fie à vous, car je vous vois, Et jamais vous n'avez fait de mal. Oui, parfois, En songeant à quel point c'est grand, l'âme innocente, Quand ma pensée au fond de l'infini s'absente, Je me dis, dans l'extase et dans l'effroi sacré, Que peut-être, là-haut, il est, dans l'Ignoré, Un dieu supérieur aux dieux que nous rêvâmes, Capable de donner des astres à des âmes.
Victor Hugo (L'Art d'être grand-père)