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Sam gli passò le mani dietro il collo, mormorando: «Ti amo.»
Mason si irrigidì. Sapeva di avere un'espressione raggelata, ma non c'era niente, assolutamente niente, che potesse sciogliere la presa di ferro che si sentiva addosso.
Sam ritrasse le mani, e forse avrebbe fatto anche un passo indietro, ma Mason la stava ancora abbracciando. «Mason, io... Non dovevo dirlo?»
No, non lo doveva dire. Doveva proprio starsene zitta, perché, nel momento in cui quella parolina di tre lettere le era uscita di bocca...
«No, è che...» si sentiva rintronato, il cervello che andava a rilento come dopo un placcaggio particolarmente duro a football. «Eravamo là, vicino alla carta igienica. Io ho pensato che un cavaliere, un vero duro, non fa dichiarazioni mentre compra la carta igienica. Adesso siamo vicino ai fazzoletti e vorrei risponderti che anche io ti amo.»
Sam sembrava confusa. Faceva saettare lo sguardo dalle confezioni di carta igienica a quelle di fazzoletti, su e giù. Poi gli sorrise e Mason pensò che forse un cavaliere poteva dichiararsi con la carta igienica in mano, se in cambio riceveva un sorriso così dolce, gli occhi che le brillavano.
«Vuoi che ci allontaniamo dalla carta igienica?» chiese Sam. L'espressione dolce si stava trasformando in un sorrisino sarcastico, il tipo di smorfia che faceva in continuazione la principessina. «Forse, vicino alle birre, il cavaliere potrà dichiararsi in modo più virile?»
«Mi stai prendendo in giro?»
«Sì. »
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