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Un poeta non si improvvisa a diciott’anni, ma a diciott’anni scopre che vuole mantenere intatto lo sguardo fanciullesco che rischia di perdere. Per questo la tua poesia, diversamente da quella dei tuoi contemporanei e conterranei, accoglie anche le cose più note, quotidiane e fragili: passeri, pastori, greggi, artigiani, lune, donzellette, fiori, garzoncelli, artigiani, canti… Pochissimi riconobbero la tua grandezza, proprio perché sapevano ragionare solo da adulti, non tolleravano che la poesia si facesse con queste piccolezze. Tu invece, coerente con la tua infanzia, facevi dei tuoi versi un atto di fede alle cose: avevi fiducia nel quotidiano, nell’istante, come ogni bambino. Rinnovasti così la poesia, sorprendendo il tempo presente e a venire, trovando parole nuove per le cose di sempre, che avevi visto da bambino e che ora volevi curare, nominandole, rinnovandole come meritavano, rendendole capaci di evocare un paradiso perduto, o forse promesso. La tua poesia è capace di restituire speranza anche nella malinconia, perché trova e racconta la bellezza di cui sono intrise le cose, e nessuno spera se non convive con la bellezza in ogni istante, anche nel più oscuro. Solo la bellezza crea speranza nel cuore e nella mente dell’uomo. La modalità in cui lo fa è duplice: maestà e semplicità. Sembrerebbero in contraddizione, ma in realtà sono solo due manifestazioni della pienezza, del compimento, della fioritura dell’essere. Io spero tutte le volte che il profilo di una montagna si staglia netto nel cielo e tutte le volte che un sorriso svetta su un volto trasformandone i tratti; spero tutte le volte che l’orizzonte di un mare unisce cielo e terra come una cerniera e tutte le volte che una carezza unisce due persone mostrando a un essere, in quel contatto, che la sua fragilità è una meraviglia; spero tutte le volte che un bosco fitto sembra confidare a chi vi passeggia il segreto di decenni di paziente compimento e tutte le volte che più fitto è un battito di ciglia a causa di uno stupore, di un amore. Che cosa è più maestoso di una stella e più semplice della sua luce? La vita non è mai povera, povero è il nostro sguardo, incapace di leggere la realtà su più livelli, perché non sono attivati i nostri spazi interiori più profondi. La realtà risponde solo a chi le corrisponde, e chi corrisponde per eccellenza a questa maestosa semplicità è il bambino.
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Alessandro D'Avenia (L'arte di essere fragili: Come Leopardi può salvarti la vita)