Antonia Pozzi Quotes

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Grido Non avere un Dio non avere una tomba non avere nulla di fermo ma solo cose vive che sfuggono essere senza ieri essere senza domani ed accecarsi nel nulla - aiuto – per la miseria che non ha fine.
Antonia Pozzi
Desiderare di donarsi non può non essere la suprema delle aspirazioni di una creatura; ma volersi ad ogni costo donare quando del rifiuto delle cose si ha già coscienza, è uno sconfinare illecito, un proiettarsi in gigantesche fantasie che non hanno più realtà di un'ombra nera sul muro.
Antonia Pozzi
Ho tanta fede in te. Mi sembra che saprei aspettare la tua voce in silenzio, per secoli di oscurità. Tu sai tutti i segreti, come il sole: potresti far fiorire i gerani e la zàgara selvaggia sul fondo delle cave di pietra, delle prigioni leggendarie. Ho tanta fede in te. Son quieta come l'arabo avvolto nel barracano bianco, che ascolta Dio maturargli l'orzo intorno alla casa.
Antonia Pozzi
La vita sognata Chi mi parla non sa che io ho vissuto un’altra vita – come chi dica una fiaba o una parabola santa. Perché tu eri la purità mia, tu cui un’onda bianca di tristezza cadeva sul volto se ti chiamavo con labbra impure, tu cui lacrime dolci correvano nel profondo degli occhi se guardavamo in alto – e così ti parevo più bella. O velo tu – della mia giovinezza, mia veste chiara, verità svanita – o nodo lucente – di tutta una vita che fu sognata – forse – oh, per averti sognata, mia vita cara, benedico i giorni che restano – il ramo morto di tutti i giorni che restano, che servono per piangere te.
Antonia Pozzi
Anima, sii come la montagna: che quando tutta la valle è un grande lago di viola e i tocchi delle campane vi affiorano come bianche ninfee di suono, lei sola, in alto, si tende ad un muto colloquio col sole. La fascia l'ombra sempre più da presso e pare, intorno alla nivea fronte, una capigliatura greve che la rovesci, che la trattenga dal balzare aerea verso il suo amore. Ma l'amore del sole appassionatamente la cinge d'uno splendore supremo, appassionatamente bacia con i suoi raggi le nubi che salgono da lei. Salgono libere, lente svincolate dall'ombra, sovrane al di là d'ogni tenebra, come pensieri dell'anima eterna verso l'eterna luce.
Antonia Pozzi (Guardami: sono nuda)
Stasera la mia sonnolenza a gravare sopra un divanetto scomodo invicibilmente e la corrosione tremula della pioggia in un canale troppo vicino a incidermi nell’anima penosamente il balenìo delle tue lacrime.
Antonia Pozzi
Anima, andiamo. Non ti sgomentare di tanto freddo, e non guardare il lago, s’esso ti fa pensare ad una piaga livida e brulicante. Sí, le nubi gravano sopra i pini ad incupirli. Ma noi ci porteremo ove l’intrico dei rami è tanto folto, che la pioggia non giunge a inumidire il suolo: lieve, tamburellando sulla volta scura, essa accompagnerà il nostro cammino. E noi calpesteremo il molle strato d’aghi caduti e le ricciute macchie di licheni e mirtilli; inciamperemo nelle radici, disperate membra brancicanti la terra; strettamente ci addosseremo ai tronchi, per sostegno; e fuggiremo. Con la piena forza della carne e del cuore, fuggiremo: lungi da questo velenoso mondo che mi attira e mi respinge. E tu sarai, nella pineta, a sera, l’ombra china che custodisce: ed io per te soltanto, sopra la dolce strada senza meta, un’anima aggrappata al proprio amore.
Antonia Pozzi (Parole)
Pensiero Avere due lunghe ali d’ombra e piegarle su questo tuo male; essere ombra, pace serale intorno al tuo spento sorriso. Maggio 1934
Antonia Pozzi (Desiderio di cose leggere)
Ed io ho guardato in su le prime stelle: l’infinito mi ha dilatato il cuore. Milano, 15 maggio 1929
Antonia Pozzi (Mia vita cara. Cento poesie d'amore e silenzio)
Ed io ho guardato in su le prime stelle: l’infinito mi ha dilatato il cuore. (Gelosie, Milano, 15 maggio 1929) Cara Antonia, sono passati novantatré anni da quando scrivevi i suddetti versi. In quel periodo avevi la mia attuale età, 18 anni. Sto vivendo quei giorni in cui tutto il nostro essere sboccia e anela alla vita, in cui ogni influenza esterna lascia nell’anima una traccia indelebile, in cui ci torturiamo ricercando l’inizio della nostra via e l’indirizzo del nostro cammino nel mondo. Sono una giovane donna e in te mi identifico, leggendo i tuoi versi sento vicine le parole che un'amica carissima mi sussurra lentamente. Forse perché anch'io provo dei sentimenti lontani che forse non potranno avere concreta attuazione. Siamo anime delicate, sensibili, dolci e premurose che nascondono un affetto che ancora non abbiamo conosciuto. L'amore per la letteratura che scandisce gli interminabili secondi della nostra giornata, e quella passione che ancora non abbiamo condiviso con un'anima affine alla nostra ci tormentano per troppa vita che abbiamo nel sangue. Quanto mi fa male, talvolta, leggere le tue righe così sincere... A presto, tua Aurora
A. Pozzi, A.C.
Maar rondom was er niets veranderd, de silhouetten van de toppen, de rotssen, het bos: ik vind het een bijzonder troostrijke gedachte dat, hoe tumultueus, gepassioneerd en verdrietig we onze levens ook vinden, ze voor de bergen maar een dag duren, dat die ons voorbij zien komen en ons altijd overleven.
Paolo Cognetti (L'Antonia. Poesie, lettere e fotografie di Antonia Pozzi scelte e raccontate da Paolo Cognetti)
Quando dal mio buio traboccherai di schianto in una cascata di sangue - navigherò con una rossa vela per orridi silenzi ai crateri della luce promessa.
Antonia Pozzi (Guardami: sono nuda)
Che cosa è un ritorno? Una cosa che, per qualche ora, scioglie i groppi duri che separano l’oggi dall’ieri e fonde il passato e il presente con sicurezza fresca, dove il male non ha luogo. La mia anima di oggi, la mia anima dell’anno passato, si sono ritrovate senz’urto e restano ancora abbracciate, stasera, in questo mio studio strano, fatto di mobili vecchi, accattati un po’ dappertutto; lo zoccolo di legno, l’armadio a muro, odoroso di pino, la finestra bassa e larga, il soffitto e le pareti irregolari gli danno l’aspetto di una baita alpestre. È tanto lontano dalle altre stanze, che non vi giunge nessun rumore della casa. Solo, dal giardino, dei brusii monotoni: oggi, nell’afa pomeridiana, era il ronzio delle api sui tigli fioriti; ora, è l’indolenza di una pioggerellina abulica. Qualche ora fa, quando sono entrata, l’odore caratteristico di queste pareti mi ha investito e contorto il cuore come uno strappo brusco di redini… Da questo tavolo, l’anno scorso, non ho mai pensato a Dio. Quest’anno ci penserò. A Carnisio, ho tanto studiato: con calma, senza affanno. Sono contenta. Sono anche abbastanza buona. Prima di venire a scriverle, ho sonato le Fontane di Roma, per levigarmi l’anima. E’ terribile essere una donna, ed avere diciassette anni. Dentro non si ha che un pazzo desiderio di donarsi.
Antonia Pozzi (L'Antonia: Poesie, lettere e fotografie di Antonia Pozzi scelte e raccontate da Paolo Cognetti)
Ma non pensare più di finire. Che la montagna è la prima che ci insegna a durare, nonostante gli squarci e gli strazi.
Antonia Pozzi (L'Antonia. Poesie, lettere e fotografie di Antonia Pozzi scelte e raccontate da Paolo Cognetti)
Perché non per astratto ragionamento, ma per un’esperienza che brucia attraverso tutta la mia vita, per una adesione innata, irrevocabile, del più profondo essere, io credo, Tullio, alla poesia. E vivo della poesia come le vene vivono del sangue. Io so che cosa vuol dire raccogliere negli occhi tutta l’anima e bere con quelli l’anima delle cose e le povere cose, torturate nel loro gigantesco silenzio, sentire mute sorelle al nostro dolore. Perché per me Dio è e non può essere altro che un Infinito, il quale, per essere perennemente vivo e quindi più Infinito, si concreta incessantemente entro forme determinate che ad ogni attimo si spezzano per l’urgere del fluire divino e ad ogni attimo si riplasmano per esprimere e concretare quella Vita che, inespressa, si annienterebbe. Ora Lei vede che un Dio così non si può né chiamare né pregare né porre lungi da noi per adorarLo; Lo si può soltanto vivere nel profondo, poi che è Lui l’occhio che ci fa vedere, la voce che ci fa cantare, l’amore, ed il dolore che ci fa insonni. E questa nostra vita irrimediabile, questo nostro cammino fatale, in cui ad ogni istante noi realizziamo, noi creiamo, per così dire, Dio nel nostro cuore, altro non può essere che l’attesa del gran giorno in cui l’involucro si spezzerà e la scintilla divina balzerà nuovamente in seno alla grande Fiamma. Ora, di questo Dio che non si lascia staccare dalla vita, dove possiamo avere più immediato il senso che nei momenti in cui più la lotta si acuisce tra lo spirito e le forme che inceppano il suo fluire? E non è la poesia uno di questi momenti? L’estasiata gioia del sogno non si sconta forse nel bisogno e nella fatica di gettare quel sogno in parole? e un po’ dell’assolutezza divina non riluce forse nell’atto di quella fatica? Io credo che il nostro compito, mentre attendiamo di tornare a Dio, sia proprio questo: di scoprire quanto più possiamo Dio in questa vita, di crearLo, di farLo balzare lucendo dall’urto delle nostre anime con le cose (poesia e dolore), dal contatto delle nostre anime fra di loro (carità e fraternità). Per questo, Tullio, a me è sacra la poesia; per questo mi sono sacre le rinunce che mi hanno tolto tanta parte della giovinezza, per questo mi sono sacre le anime ch’io sento, di là dalla veste terrena, in comunione con la mia anima.
Antonia Pozzi (L'Antonia. Poesie, lettere e fotografie di Antonia Pozzi scelte e raccontate da Paolo Cognetti)
Perché io sono come i gatti: che si affezionano più alle cose che agli uomini, più ai muri che alla faccia del padrone. È così orribile, sai, pensare che io tornerò nel mio paese, e continuerò a vivere e poi morirò e tutte le cose che sono state mie per tanti giorni, la chiesa, il chiostro, il giardino della casa e tutto, tutto, continueranno a vivere staccate da me, avulse da me, morte per i miei occhi.
Antonia Pozzi (L'Antonia. Poesie, lettere e fotografie di Antonia Pozzi scelte e raccontate da Paolo Cognetti)
Bellezza Ti do me stessa, le mie notti insonni, i lunghi sorsi di cielo e stelle – bevuti sulle montagne, la brezza dei mari percorsi verso albe remote. Ti do me stessa, il sole vergine dei miei mattini su favolose rive tra superstiti colonne e ulivi e spighe. Ti do me stessa, i meriggi sul ciglio delle cascate, i tramonti ai piedi delle statue, sulle colline, fra tronchi di cipressi animati di nidi – E tu accogli la mia meraviglia di creatura, il mio tremito di stelo vivo nel cerchio degli orizzonti, piegato al vento limpido – della bellezza: e tu lascia ch'io guardi questi occhi che Dio ti ha dati, così densi di cielo – profondi come secoli di luce inabissati al di là delle vette –
Antonia Pozzi