Alito Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to Alito. Here they are! All 33 of them:

Nel momento in cui parlò, il suo alito mi lambì le labbra e mi ritrovai a schiuderle per respirarlo. Per respirarlo, maledizione.
Chiara Cilli (Per Addestrarti (Blood Bonds, #4))
Exclusion [of evidence] exacts a heavy toll on both the judicial system and society at large. It almost always requires courts to ignore reliable, trustworthy evidence bearing on guilt or innocence. And its bottom-line effect, in many cases, is to suppress the truth and set the criminal loose in the community without punishment. [internal citations omitted]
Samuel Alito (Davis v. United States, Decision and Opinions)
La parte migliore della nostra memoria è fuori di noi, in un alito di vento piovoso, nell'odore di chiuso di una camera o nell'odore d'una prima fiammata, ovunque ritroviamo di noi, cio che la nostra intelligenza, non avendone l'uso, aveva disegnato, l'ultima riserva del passato, la migliore, quella che, quando tutte le nostre lacrime sembravano ancora esaurite, sa farci ancora piangere..
Françoise Sagan (Il est des parfums (French Edition))
No. La miseria di un giovane non è mai miserabile. Qualsiasi giovane, per quanto povero sia, con la sua salute, la sua forza, il suo passo sicuro, i suoi occhi brillanti, il sangue che gli circola vivamente nelle vene, i capelli neri, le guancia fresche, le labbra rosee, i denti bianchi, l'alito puro, farà sempre invidia ad un vecchio imperatore.
Victor Hugo (Les Misérables)
Ulrich lesse da qualche parte, primo inaspettato alito di un’imminente estate, l’espressione «il geniale cavallo da corsa». Questo è certamente un segno dei tempi, giacché non sono passati ancora molti anni da quando l’appellativo di ammirevole spirito virile era riservato a un essere il cui coraggio fosse coraggio morale, la cui forza la forza di una convinzione, la cui fermezza quella del cuore e della virtù; un essere che giudicasse la velocità una ragazzata, la finzione qualcosa di illecito, la volubilità e l’entusiasmo atteggiamenti assolutamente contrari alla dignità. Ma ormai questo essere non esiste più: lo si ritrova soltanto fra il corpo insegnante dei ginnasi e in dichiarazioni scritte di vario genere. È diventato un fantasma ideologico, e la vita ha dovuto cercarsi un nuovo modello di virilità. un cavallo e un campione di pugilato sono per certi versi addirittura superiori a una grande intelligenza, nel senso che le loro prestazioni e il loro valore possono essere misurati con incontestabile precisione, ed è veramente il migliore tra loro che viene riconosciuto come tale; in questo modo lo sport e l’oggettività sono meritatamente arrivati a imporsi sugli antiquati concetti di genio e di grandezza umana.
Robert Musil (The Man Without Qualities)
«Sai cosa infastidirebbe Mason un casino?» sussurrò il quarterback all’orecchio di Gabe. «Se tu ora mi baciassi.» In un’altra vita Gabe si sarebbe comportato diversamente. Magari avrebbe riso in faccia a Zeke, dicendogli che lui valeva di più di uno stupido quarterback sotto steroidi. O magari avrebbe sfoderato un sorriso seducente, ammaliante. Invece il quel momento, stretto in un abito luccicante, con il culo a ghiacciarsi su un gradino di marmo e davanti allo sguardo incattivito del coglione più coglione del pianeta, Gabe riuscì solo a sgranare gli occhi come un cervo investito dai fari di un camion. Zeke posò le labbra sulle sue, accarezzandole con lentezza e forzandole delicatamente con la lingua. Da qualche parte una ciotola di caramelle cadde a terra, e Gabe rabbrividì per la delicata presa delle mani ghiacciate di Zeke sul suo collo. Il suo alito sapeva di caramella alla frutta e per qualche motivo gli parve il sapore più buono che avesse mai assaggiato. Quando infine Zeke si staccò da lui, con un mezzo sorrisino sulle labbra e il fiato corto, dall’altra parte della strada era rimasta una bottiglia di birra solitaria.
Susan Moretto (Principessina)
Penelope”. Intrappolato negli abissi del proprio spirito, Valo la stava chiamando. In quella realtà priva di sostanza, a Penny non servì muovere le labbra per rispondere, il nome sgorgò direttamente dal suo cuore. “Valo”. Era incredibile come la sua voce fosse in grado di generare un’eco, sembrava quasi che il suono rimbalzasse sulle pareti incorporee dell’animo di Valo. “Sono qui, amore, sono venuta a salvarti”. La discesa durò eoni. Un’eternità iniziata nell’attimo in cui il fuoco dei loro spiriti era divampato per la prima volta: dapprima sottoforma di un’unica fiamma selvaggia, che in seguito si era scissa, trovando equilibrio e armonia, in due fuochi gemelli. Uno tinto dell’azzurro cristallino dei ghiacci eterni e l’altro infuso del verde intenso delle luci evanescenti che risplendono talvolta sopra di essi. Due spiriti, una sola anima. Cadere nel calore di Valo fu come abbracciare nuovamente la vita. Penny raggiunse la minuscola scintilla che aveva resistito, in attesa, nel nucleo originale del suo spirito e le fu sufficiente sfiorarla con il primo alito di potere per sentire l’energia divampare tra loro. Erano insieme, finalmente.
Aurora R. Corsini (Le Fiamme dell'Olimpo (Bacio Immortale, #3))
La Convenzione è tutta e soltanto nella condanna dell'ultimo Capeto; quell'avvenimento sovrasta ogni altro atto; il 21 gennaio domina l'intera sua opera; la terribile assemblea aveva spento con un alito fatale la fiamma monarchica che brillava da diciotto secoli; processando in un solo re tutti i re della terra stabiliva un punto di partenza per la lotta contro il passato. […] Al momento della condanna capitale di Luigi XVI, a Robespierre restavano diciotto mesi di vita, a Danton quindici, a Verniaud nove, a Marat cinque mesi e tre settimane, a Lepelletier-Saint Fargeau un giorno. Corto e affannoso respiro!
Victor Hugo (Ninety-Three)
I personaggi dei fumetti raccolgono le tendenze inconsapevoli del tempo, diventando i portavoce di tali tendenze. Proprio perché le persone riescono a identificarsi così pienamente in loro, i personaggi dvengono parte del mito. I personaggi di Stan Lee hanno fatto tutto ciò negli anni Sessanta. Lui si è riallacciato ai sentimenti contro l'ordine costituito, all'alienazione e all'autosvalutazione... Stan ha usato personaggi con l'alito cattivo e l'acne, più punk, più giovani, in un momento in cui i giovani avevano bisogno di simboli che prendessero il posto di molte delle cose che respingevano." Citazione di Lenette Kahn, DC Comics - pag. 155
Bob Batchelor (Stan Lee. il Padre dell'universo Marvel)
Ho riflettutto molto su come descriverlo, e questo è quel che ho deciso: «Nessuno l'ha mai definito un grande cane, o anche un buon cane. Era sfrenato come un ossesso e forte come un toro. Affrontava gioiosamente la vita, con un entusiasmo associato spesso a disastri naturali. È l'unico cane che sia mia stato espulso da un corso di aducazione all'obbedienza». Continuavo: «Marley era un divoratore di divani, un demolitore di porte a zanzariera, un dispensatore di saliva, un ribaltatore di coperchi di pattumiera. Quanto al cervello, lasciatemi dire che ha dato la caccia alla sua coda fino al giorno in cui è morto, apparentemente convinto di essere sull'orlo di una grossa svolta nel mondo canino». Ma c'era dell'altro in lui, e descrissi il suo intuito e la sua empatia, la sua dolcezza con i bambini, e il suo cuore puro. Quelo che volevo realtmente dire era come quest'animale aveva toccato le nostre anime e ci aveva insegnato alcune delle lezioni più importanti della vita. «Una persona può imparare molto da un cane, anche da un cane strambo come il nostro», scrissi. «Marley mi ha insegnato a vivere ogni giorno con sfrenata esuberanza e gioia, a cogliere il momento e seguire il mio cuore. Mi ha insegnato ad apprezzare le cose semplici: una passeggiata nei boschi, una fresca nevicata, un sonnellino in un raggio di sole invernale. E mentre diventava vecchio e malandato, mi ha insegnato l'ottimismo di fronte alle avversità. Sopprattutto mi ha insegnato l'amicizia, l'altruismo e una profonda devozione.» Era uno straordinario concetto che solo ora, sulla scia della sua morte, stavo assorbendo totalmente: Marley come mentore. Era un maestro e un modello di comportamento. Era possibile per un cane, qualsiasi cane, ma soprattutto un pazzo cane incontrollabile come il nostro, indicare agli umani le cose che contavano realmente nella vita? Direi di sì. Lealtà. Coraggio. Devozione. Semplicità. Gioia. E le cose che non contavano. A un cane non servono automobili lussuose o grandi case o vestiti di sartoria. Gli status symbol non significano niente per lui. Un bastone fradicio gli va altrettanto bene. Un cane giudica gli altri non dal colore, il credo o la classe ma da chi sono interioremente. A un cane non importa se sei ricco o povero, istruito o analfabeta, intelligente o stupido. Dagli il tuo cuore e lui ti darà il suo. Era molto semplice, eppure noi umani, così più saggi e più sofisticati, abbiamo sempre avuto difficltà a immaginare quel che conta e non conta realemente. Mentre scrivevo quest'articolo di addio a Marley, mi rendevo conto che era tutto lì di fronte a noi, se solo avessimo aperto gli occhi. A volte occorre un cane con un alito cattivo, pessime maniere, e intenzioni pure per aiutarci a vedere.
John Grogan (Io & Marley)
Attirai il suo volto al mio, protendendomi verso la sua bocca, in cerca di un appiglio per non sprofondare nell'oblio che mi stava trascinando giù, sempre più giù. In cerca di una salvezza che sapevo sarebbe stata la mia distruzione. Ma Aleksandra mi respinse. Le sue dita si frapposero tra le nostre labbra, impedendomi di baciarla. «No» gemette. Mi tirai indietro con un cipiglio confuso, scontrandomi con la determinazione che d'un tratto le ardeva di nuovo nello sguardo astioso. «Mai più» decretò rauca. Deglutii a vuoto, preso alla sprovvista dall'alito di tristezza che mi soffiò gelido sulla nuca, facendomi irrigidire. Non potei far altro che annuire greve e appoggiare la fronte alla sua per respirarla un'ultima volta.
Chiara Cilli (Soffocami (Blood Bonds, #1))
Mio. Il pensiero le attraversò la mente veloce come un alito di vento, una scarica fredda dalla testa alle dita dei piedi. Mio. Era meno di un fatto ma più di un desiderio – venti giorni ormai dalla prima volta in cui si erano visti, un poco meno da quando l’aveva baciata. Una settimana da quando, quella sera, l’aveva quasi avuta sul pavimento della cucina. Quella sera le echeggiava ancora nelle ossa. Quella sera e Won-ho, il suo sapore, il suo tocco – informazioni non volute che l’avevano tenuta sveglia di notte, conoscenza molesta che si era portata sotto la pelle per i tre appuntamenti successivi, mai davvero da soli. Impossibile ritrovare quel furore quando sapeva benissimo che nella stanza accanto Yae-rim ascoltava musica con un auricolare solo, curiosa. Sua. Era il corollario di mio – impossibile possedere qualcuno, averlo, senza che lui ci possieda, uno scambio uguale, pelle per pelle, sangue per sangue. Sua: quella sillaba piccolissima, quasi una catena sulla pelle. Lo guardò lavorare, accorciare i rami con gesti esperti, accurati, le cesoie che brillavano al sole. Si ascoltò il sangue correre lento ma tiepido nelle vene, il cuore battere piano. Mio, sua. La sintattica sapeva essere pericolosa.
Karen Waves (Le cesoie di Busan)
Nessun limite a Parigi. Nessuna città ha avuto questa dominazione che dileggiava talvolta coloro ch'essa soggioga: Piacervi o ateniesi! esclamava Alessandro. Parigi fa più che la legge, fa la moda; e più che la moda, l'abitudine. Se le piace, può esser stupida, e talvolta si concede questo lusso, allora l'universo è stupido con lei. Poi Parigi si sveglia, si frega gli occhi e dice: «Come sono sciocca!» e sbotta a ridere in faccia al genere umano. Quale meraviglia, una simile città! Quanto è strano che questo grandioso e questo burlesco si faccian buona compagnia, che tutta questa maestà non sia turbata da tutta questa parodia e che la stessa bocca possa oggi soffiare nella tromba del giudizio finale e domani nello zufolo campestre! Parigi ha una giocondità suprema: la sua allegrezza folgora e la sua farsa regge uno scettro. Il suo uragano esce talvolta da una smorfia; le sue esplosioni, le sue giornate, i suoi capolavori, i suoi prodigi e le sue epopee giungono fino in capo al mondo, e i suoi spropositi anche. La sua risata è una bocca di vulcano che inzacchera tutta la terra, i suoi lazzi sono faville; essa impone ai popoli le sue caricature, così come il suo ideale, ed i più alti monumenti della civiltà umana ne accettano le ironie e prestano la loro eternità alle sue monellerie. È superba: ha un 14 luglio prodigioso, che libera l'universo; fa fare il giuramento della palla corda a tutte le nazioni; la sua notte del 4 agosto dissolve in tre ore mille anni di feudalismo; fa della sua logica il muscolo della volontà unanime; si moltiplica sotto tutte le forme del sublime; riempie del suo bagliore Washington, Kosciusko, Bolivar, Botzaris, Riego, Bem, Manin, Lopez, John Brown, Garibaldi; è dappertutto dove s'accende l'avvenire, a Boston nel 1779, all'isola di Leon nel 1820, a Budapest nel 1848, a Palermo nel 1860; sussurra la possente parola d'ordine: Libertà, all'orecchio degli abolizionisti americani radunati al traghetto di Harper's Ferry ed all'orecchio dei patrioti d'Ancona, riuniti nell'ombra degli Archi, davanti all'albergo Gozzi, in riva al mare; crea Canaris, Quiroga, Pisacane; irraggia la grandezza sulla terra; e Byron muore a Missolungi e Mazet muore a Barcellona, andando là dove il suo alito li spinge; è tribuna sotto i piedi di Mirabeau, cratere sotto i piedi di Robespierre; i suoi libri, il suo teatro, la sua arte, la sua scienza, la sua letteratura, la sua filosofia sono i manuali del genere umano; vi sono Pascal, Régnier, Corneille, Descartes, Gian Giacomo; Voltaire per tutti i minuti, Molière per tutti i secoli; fa parlar la sua lingua alla bocca universale e questa lingua diventa il Verbo; costruisce in tutte le menti l'idea del progresso; i dogmi liberatori da lei formulati sono per le generazioni altrettanti cavalli di battaglia, e appunto coll'anima dei suoi pensatori e dei suoi poeti si sono fatti dal 1789 in poi gli eroi di tutti i popoli. Il che non le impedisce d'esser birichina; e quel genio enorme che si chiama Parigi, mentre trasfigura il mondo colla sua luce, disegna col carboncino il naso di Bourginier sul muro del tempio di Teseo e scrive Crédeville, ladro, sulle piramidi. Parigi mostra sempre i denti; quando non brontola, ride. Siffatta è questa Parigi. I fumacchi dei suoi tetti sono le idee dell'universo. Mucchio di fango e di pietre, se si vuole; ma, soprattutto, essere morale: è più che grande, è immensa. Perché? Perché osa. Osare: il più progresso si ottiene a questo prezzo. Tutte le conquiste sublimi sono, più o meno, premî al coraggio, perché la rivoluzione sia, non basta che Montesquieu la presagisca, che Diderot la predichi, che Beaumarchais l'annunci, che Condorcet la calcoli, che Arouet la prepari e che Rousseau la premediti: bisogna che Danton l'osi.
Victor Hugo
Il ragazzo intuiva che quella fame era il nocciolo della follia del vecchio, e segretamente aveva paura che si potesse trasmettere, che gli si potesse nascondere nel sangue e, un giorno, colpirlo. Allora lui sarebbe stato dilaniato dalla fame, come il prozio, il suo stomaco non avrebbe più avuto fondo e nulla avrebbe potuto guarirlo o saziarlo, se non il pane della vita. Quand'era possibile, tentava di sfuggire a questi pensieri, di guardar le cose normalmente, di non vedere più di quanto gli stava davanti e di non oltrepassarne, con gli occhi, la superficie. Aveva l'aria di temere che se avesse permesso al suo sguardo di soffermarsi un attimo di più di quanto occorreva per riconoscere una cosa - una vanga, una zappa, i quarti posteriori del mulo attaccato all'aratro, il solco rosso ai suoi piedi - quella cosa si sarebbe levata improvvisamente dinnanzi a lui, estranea e spaventosa, esigendo che la nominasse, e la nominasse senza errori, e lui sarebbe stato giudicato dal nome che le avrebbe dato. Tarwater faceva il possibile per evitare il rischio di questa intimità con il creato. Quando fosse giunto il richiamo del Signore, avrebbe voluto che fosse una voce da un cielo limpido e nudo, la diana di Dio Onnipotente, non sfiorata da mano o da alito umano.
Flannery O'Connor
16 luglio. Quale brivido mi corre nelle vene quando per caso le mie dita toccano le sue, quando i nostri piedi s'incontrano sotto la tavola! Mi ritiro come dal fuoco, una segreta forza mi spinge avanti di nuovo, e tutti i miei sensi sono presi da vertigine. E la sua innocenza, la sua anima ignara non le lasciano comprendere come queste piccole familiarità mi fanno male. Se, parlando, lei posa la sua mano sulla mia, se nel calore della conversazione si avvicina a me in modo che il suo alito divino sfiori le mie labbra, io credo di morire, come percosso dal fulmine. E se una volta, Guglielmo, quell'anima celeste e fiduciosa io osassi... tu mi capisci? No, il mio cuore non è così corrotto! Ma è debole, molto debole, e questa non è forse corruzione? Lei mi è sacra. Ogni desiderio tace alla sua presenza. Non posso dire quello che succede in me quando le sono vicino; mi pare che tutta l'anima si riversi nei miei nervi. Carlotta sa una melodia che suona al pianoforte con un'angelica espressione, con grande semplicità e spirito. E' la sua aria preferita, e appena suona la prima nota, fuggono lontano da me pene, preoccupazioni, capricci. Sono così preso da quella semplice melodia che non mi pare inverosimile niente di quel che si racconta del fascino della musica antica. E come lei sa cominciarla al momento opportuno, proprio quando starei per tirarmi una palla nella testa. Il cupo turbamento della mia anima si dissipa, e io di nuovo respiro liberamente.
Johann Wolfgang von Goethe (The Sorrows of Young Werther)
The reason it’s unlikely the Supreme Court would uphold a religious exemption for vaccinations or blood transfusions is not something intrinsic to those claims; it’s simply that Alito finds them weird. Birth control is banned by the Bible? Sure. Blood transfusions are banned by the Bible? Don’t be silly.
Anonymous
Ti ho detto che nulla potrebbe darmi più piacere dell'aiutarti a costruire il tuo castello. Ma temo che anche questa sia una bugia. C'è una cosa che potrebbe darmi un piacere maggiore." Si avvicinò. "Questa." Sansa cercò di ritrarsi. Petyr la prese tra le braccia. All'improvviso, la stava baciando. Lei cercò debolmente di respingerlo, ma l'unico risultato fu quello di ritrovarsi ancora più stretta contro di lui. La bocca di Petyr coprì la sua, inghiottendone le proteste. Il suo alito sapeva di menta. Per un breve attimo, Sansa cedette al bacio... ma poi voltò il viso dall'altra parte, divincolandosi dalle sue braccia. "Ma che cosa stai facendo?" Petyr si ricompose il mantello. "Sto baciando una fanciulla di neve.
George R.R. Martin
Ho sentito un alito di brezza, il primo da quattro mesi che non lasciasse una morsa gelida. Ho annusato la primavera, e la linfa che scorreva. Stavo vivendo uno di quei rari momenti di pace assoluta, in cui il corpo è rilassato, la mente non s'interroga e il mondo è un trionfo. E tutto perché Teheran era lontana.
Robert Byron (The Road to Oxiana)
Fra i nostri corpi c'era una sorta di fratellanza, come se avessimo giocato insieme da piccoli. Come se a otto anni ci fossimo morsi a vicenda il polso per lasciare inciso un "orologio", il marchio delle arcate dentali che luccicava di saliva. Come se avessimo dormito nella stessa culla, tanto da credere che l'alito caldo dell'altro fosse l'odore stesso del mondo.
Rosella Postorino (At the Wolf's Table)
Non sono mai stato così ossessionato da un bacio prima d’ora, ma il mio cervello è come un disco rotto ultimamente. Inconsciamente, sento che mi sto avvicinando e, con mia sorpresa, anche Adam lo sta facendo. L’approccio da parte di entrambi è lento e misurato, come se temessimo di far paura all’altro. Il suo alito odora di cioccolata mentre si avvicina al mio viso e le mie mani iniziano a tremare. Invio una muta preghiera a qualunque divinità che mi venga in mente perché Adam torni in sé solo dopo aver avuto modo di baciarlo e sapere cosa si provi, almeno per un paio di secondi. Quando le sue labbra si poggiano finalmente sulle mie, è come se una scarica elettrica corresse per tutte le mie terminazioni nervose. Poi, emette un suono sommesso, apre le labbra e il cuore quasi mi esplode fuori dal petto. Il bacio è dolce e cauto, con la sua lingua che passa sulle mie labbra, cercando di entrare. Apro la bocca per lui senza esitazione, avvolgendogli le braccia attorno al collo, schiacciandomi su di lui. Sembra che la mia pelle sia l’unica in grado di contenermi, impedendomi di scoppiare in milioni di fasci di luce. Le sue mani scorrono con dolcezza sul mio corpo. Non nel modo rude e pretenzioso a cui sono abituato, ma con reverenza. Ogni suono ansimante che esce dalle sue labbra scava nel mio cuore per trovare dimora. Adam allontana le labbra dalle mie e gemo in protesta. Posa la sua fronte sulla mia, ed entrambi cerchiamo di riprendere fiato.
K.M. Neuhold (From Ashes (Heathens Ink #3))
«Sei sicuro di aver bisogno di portarmi a un appuntamento, prima?» lo provoco, ruotando i fianchi per strofinare il culo sul suo uccello sempre più duro. Adam geme piano e solleva i fianchi contro di me. «Sì, ho bisogno di portarti a un appuntamento prima, perché te lo meriti. Non sei solo un posto in cui voglio infilare il mio cazzo, sei una persona importante per me. Voglio fare le cose nel modo giusto.» Sento la gola stringersi e i miei occhi iniziano un po’ ad appannarsi. Incapace di formulare una risposta, avvolgo le braccia intorno al suo collo e lo tiro nell’abbraccio più forte che riesco a dargli. Le sue braccia sono solide intorno alla mia vita mentre ricambia l’abbraccio, il suo alito caldo che mi solletica il collo, il suo tocco che riempie il mio corpo di un calore pacifico che non ho mai sentito prima
K.M. Neuhold (From Ashes (Heathens Ink #3))
Ad Algeri vedevo per la prima volta il Mediterraneo da vicino, potevo immergerci la mano, sentirne il contatto. Per trovarlo non occorreva informarsi: bastava continuare a seguire le via in discesa. Lo si intravedeva anche da lontano: era dappertutto, luccicava tra le case, spuntava in fondo alle vie che scendevano a rotta di collo verso il basso. In fondo si stendeva il quartiere del porto con la sua fila di semplici bar in legno, odorosi di pesce, vino e caffè. Ma le folate di vento portavano soprattutto il sentore acre del mare e il suo fresco alito ristoratore. Non avevo mai visto un luogo dove la natura fosse così benevola nei confronti dell'uomo. C'era tutto: il sole, il vento fresco, l'aria chiara, l'argento del mare. Avevo letto talmente tanto su di esso, che mi sembrava di conoscerlo. Nelle sue onde piatte c'era il bel tempo, la pace e l'invito a viaggiare, a conoscere . Veniva voglia di unirsi ai pescatori che salpavano da riva in quel momento.
Ryszard Kapuściński (Travels with Herodotus)
Quella notte, perduta tra tante e tante notti, la ragazza, di questo era certa, l'aveva trascorsa su quella nave e c'era quando ciò era successo, quando era esplosa la musica di Chopin sotto il cielo luminescente. Non c'era un alito di vento e la musica si era propagata per tutto il piroscafo buio, come un'ingiunzione del cielo, chi sa per che cosa, come un ordine divino dall'ignoto significato. E la ragazza si era alzata come per andare a uccidersi a sua volta, a buttarsi a sua volta in mare e poi aveva pianto, perché aveva pensato all'uomo di Cholen e tutto a un tratto non era più sicura di non averlo amato, solo che quell'amore non l'aveva visto perché si era perso nella storia come acqua nella sabbia e lei lo ritrovava soltanto ora, nell'istante della musica sul mare.
Marguerite Duras
asked by Linda Greenhouse of the New York Times about the fact that in that same term, the number of female clerks fell to single digits for the first time in more than a decade. Only seven women would be among the thirty-seven clerks, and two of them were working for RBG. Why not ask a justice who had hired no women? suggested RBG. That would be Alito, Souter, Scalia, and Thomas.
Irin Carmon (Notorious RBG: The Life and Times of Ruth Bader Ginsburg)
The application for injunctive relief presented to Justice Alito and by him referred to the Court is denied,
Carol Leonnig (I Alone Can Fix It: Donald J. Trump's Catastrophic Final Year)
Se a cullare le azzurre campanule del tuo balcone credi che sospirando passi il vento mormoratore sappi che, occulto fra le verdi foglie, sono io respirare. Se mentre risuona confuso alle tue spalle vago rumore, credi che per nome ti abbia chiamato lontana voce, sappi che, fra le ombre che ti cercano, sono io a chiamare. Se a notte fonda si turba timoroso il tuo cuore mentre senti sulle labbra un alito ardente, sappi che, sebbene invisibile, accanto a te sono io a respirare.
Gustavo Adolfo Bécquer
the Supreme Court in McDonald v. City of Chicago (2010) added: “The right to keep and bear arms was considered no less fundamental by those who drafted and ratified the Bill of Rights.” For that proposition, Justice Samuel Alito, author of the opinion, referred the reader to five chapters of this book.
Stephen P. Halbrook (The Founders' Second Amendment: Origins of the Right to Bear Arms)
Un idea nuova nella mente è un alito di vento che smuove un mucchio di foglie ingiallite. Grazie a quel soffio invisibile, ci è permesso di intravedere uno scrigno abbandonato sul selciato, che altrimenti sarebbe rimasto sconosciuto per sempre.
Daniele Amitrano (La bambina che urlava nel silenzio. Un'indagine dell'ispettore Lorenzi)
Ivan mi lasciò andare. La mia mano continuò a stringere il suo polso. Aprii gli occhi ma la luce del sole non mi accecò. Ivan mi stava facendo ombra. Si era messo a sedere e si sporgeva verso di me. Con la luce alle spalle sembrava ancora più chiaro, come fosse stato fatto di nuvole. Leggero e candido. Bellissimo. Proprio come era lui. Volevo baciarlo. Tirarlo verso di me e posare le mie labbra sulle sue. Era l’unica cosa che volevo fare. Lo tirai lievemente e lo guardai negli occhi. Lui mi fissava a sua volta, ma non era lo sguardo intenso che mi aveva rivolto quel giorno, era insicuro e triste. Quando mi avvicinai ulteriormente riuscii a sentire il suo alito sulle mie labbra, ma durò un momento. Ivan si allontanò da me e evitò di guardarmi. Rimase in silenzio, assorto nei suoi pensieri.Questa volta era stato lui a respingermi. E io mi sentivo perso, sconfitto
Sara Santinato (Due anime)
Furono anni intensi. Con i compagni ci si riuniva spesso a casa nostra, ci si accaniva in discussioni infinite che ci sfinivano ma ci lasciavano pieni, fertili. A notte fonda io e Raffaele continuavamo a parlare, stesi nel letto sulle lenzuola sgualcite. Dopo tanti anni, ricordo ancora gli odori in modo vivo. Quello dolciastro della marijuana, delle sigarette economiche, l'alito dell'ultimo caffè della sera, gli umori del sesso vigoroso. Ci sembrava tutto chiaro, nitido. E se il dubbio sorgeva, diventava energia per trovare risposte. Eravamo sgradevoli, veri e vivi come quegli odori.
Aurélie Ezquerra (Giudizi Universali)
La verità, tuttavia, non è nulla di fronte alla falsità nei riguardi di se stessi e i principi non hanno alcun valore se l'idealista non riesce a vivere in base ai propri criteri. Questa, quindi, è una via migliore. Io vivo con molti rammarichi, per il mio popolo, per me stesso, ma so- prattutto per quel maestro d'armi, per me ormai perduto, che mi ha mostrato come e perché usare una lama. Non esiste dolore più grande di questo; né la ferita inferta da un pugnale dalla lama seghettata, nel fuoco dell'alito di un drago. Nulla brucia nel nostro cuore come il vuoto lasciato dalla perdita di qualcosa, di qualcuno, prima di averne compreso veramente il valore. Ora levo spesso la mia coppa in un brindisi vano, una richiesta di perdono rivolta a orecchi che non possono sentire. A Zak, colui che ha ispirato il mio coraggio.
R.A. Salvatore (Dungeons & Dragons: Drizzt #1 (of 5))
In his 2010 State of the Union address, Obama made headlines by denouncing the Court’s decision, saying that it “reversed a century of law that I believe will open the floodgates for special interests—including foreign corporations—to spend without limit in our elections.” In response, the associate Supreme Court justice Samuel Alito Jr., who attended the address, was seen shaking his head and mouthing the words “not true.
Jane Mayer (Dark Money: The Hidden History of the Billionaires Behind the Rise of the Radical Right)
E mentre le lancette si muovono, togliendo secondi alla tua giornata, capisci che tutto quello che ti è rimasto intorno, tutto quanto, ogni volto, ogni oggetto, ogni suono, ogni gesto, ogni odore, persino un alito che puzza di vino di prima mattina, alla fine non è altro che l’ennesimo pezzetto dello stesso ricordo, di quel volto, dei suoi gesti, della sua voce, di tutto il tempo che hai passato con lei.
Riccardo Bruni (La notte delle falene)