5 Volt Quotes

We've searched our database for all the quotes and captions related to 5 Volt. Here they are! All 24 of them:

She (Annabeth) put her hand on my spine, and my skin tingled. I (Percy) moved her fingers to the one spot that grounded me to my mortal life. A thousand volts of electricity seemed to arc through my body.
Rick Riordan (The Last Olympian (Percy Jackson and the Olympians, #5))
– Anyu? Apu? Valaki? – kiáltottam, de a ház tök sötét volt. Amúgy a „valakit” nem tudom, miért mondtam, mert tuti, hogy ha a valaki visszaszólt volna, akkor szívrohamot kapok.
Laura Leiner (Remény (A Szent Johanna Gimi, #5))
You're cute when you're worried," she muttered. "Your eyebrows get all scrunched together." "You are not going to die while I owe you a favor," I said. "Why did you take that knife?" "You would've done the same for me." It was true. I guess we both knew it. Still, I felt like somebody was poking my heart with a cold metal rod. "How did you know?" "Know what?" I looked around to make sure we were alone. Then I leaned in close and whispered: "My Achilles spot. If you hadn't taken that knife, I would've died." She got a faraway look in her eyes. Her breath smelled like grapes, maybe from the nectar. "I don't know, Percy. I just had this feeling you were in danger. Where... where is the spot?" I wasn't supposed to tell anyone. But this was Annabeth. If I couldn't trust her, I couldn't trust anyone. "The small of my back." She lifted her hand. "Where? Here?" She put her hand on my spine, and my skin tingled. I moved her fingers to the one spot that grounded me to my mortal life. A thousand volts of electricity seemed to arc through my body. "You saved me." I said. "Thanks." She removed her hand, but I kept holding it. "So you owe me," she said weakly. "What else is new?
Rick Riordan (The Last Olympian (Percy Jackson and the Olympians, #5))
I wasn't supposed to tell anyone. But this was Annabeth. If I couldn't trust her, I couldn't trust anyone. "The small of my back." She lifted her hand. "Where? Here?" She put her hand on my spine, and my skin tingled. I moved her fingers to the one spot that grounded me to my mortal life. A thousand volts of electricity seemed to arc through my body.
Rick Riordan (The Last Olympian (Percy Jackson and the Olympians, #5))
Barrons szófukar volt. Most már megértem. A szavak nagyon veszélyesek.
Karen Marie Moning (Shadowfever (Fever, #5))
Le regole per scrivere bene (adattate da Umberto Eco) 1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi. 2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario. 3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata. 4. Esprimiti siccome ti nutri. 5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc. 6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso. 7. Stai attento a non fare... indigestione di puntini di sospensione. 8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”. 9. Non generalizzare mai. 10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton. 11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.” 12. I paragoni sono come le frasi fatte. 13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito). 14. Solo gli stronzi usano parole volgari. 15. Sii sempre più o meno specifico. 16. L'iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive. 17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale. 18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente. 19. Metti, le virgole, al posto giusto. 20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile. 21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso e! tacòn del buso. 22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia. 23. C’è davvero bisogno di domande retoriche? 24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media. 25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia. 26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile. 27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi! 28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri. 29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili. 30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio. 31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo). 32. Cura puntiliosamente l’ortograffia. 33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni. 34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve. 35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione. 36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato. 37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni. 38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario. 39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che. 40. Una frase compiuta deve avere.
Umberto Eco
A volte, si sa, ti racconti di avere scelta, ma in realtà non ce l'hai. Solo perché esistono più alternative non significa che tu le abbia davvero a disposizione.
Rick Yancey (The 5th Wave (The 5th Wave, #1))
Il poeta annuì gravemente, guardò altrove e non disse altro. Come lui stesso aveva sostenuto più volte, l’amicizia si nutre di giri di bevute, stoccate spalla contro spalla e silenzi opportuni.
Arturo Pérez-Reverte (El caballero del jubón amarillo (Las aventuras del capitán Alatriste, #5))
«Be’, forse Piton non sta proprio cercando di aiutarlo...» Harry e Hermione lo fissarono. Ron li ricambiò con uno sguardo gravido di significati. «Forse» ripeté a voce ancora più bassa, «invece, cerca di aprire la mente di Harry un po’ di più... per facilitare Voi-Sapete...» «Taci, Ron» intervenne Hermione infuriata. «Quante volte hai sospettato di Piton, e quando mai hai avuto ragione? Silente si fida di lui, lavora per l’Ordine, e questo ci deve bastare». «Era un Mangiamorte» insisté Ron. «E non abbiamo mai avuto la prova che abbia davvero cambiato bandiera». «Silente si fida di lui» ripeté Hermione. «E se noi non possiamo fidarci di Silente, non possiamo fidarci di nessuno».
J.K. Rowling (Harry Potter and the Order of the Phoenix (Harry Potter, #5))
«Non lo siamo sempre?» «Che cosa?» «Soli. Ci intrecciamo mille volte a tante persone, accogliamo sorrisi e parole, forse di più, però alla fine siamo sempre soli.» Suggerita da Valentina Masserani Regin La Radiosa O'Polke
Dilhani Heemba (Bruci il mare (Nuova Terra, #2.5))
[...]lasciando la mente libera di indugiare, sempre più depressa, sulla scena vista nel Pensatoio. Il ricordo gli rodeva le viscere. Era sempre stato così sicuro che i suoi genitori fossero persone meravigliose da non aver mai avuto difficoltà a ignorare le calunnie di Piton sul carattere del padre. Hagrid e Sirius non gli avevano sempre detto che tipo eccezionale era? (Già, be’... guarda che tipo era Sirius, lo punzecchiò una voce interiore... altrettanto antipatico, no?) D’accordo, una volta aveva sentito la professoressa McGonagall dire che da studenti suo padre e Sirius avevano combinato un sacco di guai, però da come ne parlava sembravano più dei precursori dei gemelli Weasley, e Harry non riusciva a immaginarsi Fred e George che mettevano qualcuno a testa in giù tanto per divertirsi, a meno di non detestarlo... Malfoy, forse, o qualcuno che proprio se lo meritava... Si sforzò di convincersi che Piton se l’era meritato, ma Lily non aveva forse chiesto: «Che cosa ti ha fatto?» E James aveva risposto: «È più il fatto che esiste, non so se mi spiego». James aveva dato inizio a tutto solo perché Sirius si annoiava. Rammentò quando, in Grimmauld Place, Lupin aveva detto che Silente lo aveva nominato prefetto nella speranza che riuscisse a tenere sotto controllo James e Sirius... ma da quanto aveva visto nel Pensatoio, Lupin era rimasto lì a guardare... Però Lily era intervenuta, rifletté; sua madre era stata corretta. Eppure il ricordo della sua espressione mentre litigava con James lo disturbava quanto tutto il resto: era chiaro che provava solo disgusto per lui, e Harry non riusciva a capire perché alla fine l’avesse sposato. Un paio di volte si chiese perfino se James l’avesse costretta... Per quasi cinque anni, il pensiero di suo padre era stato per lui una fonte di conforto e d’ispirazione. Se qualcuno gli diceva che assomigliava al padre, si sentiva avvampare di orgoglio. E ora... ora quello stesso pensiero lo rendeva infelice.
J.K. Rowling (Harry Potter and the Order of the Phoenix (Harry Potter, #5))
Se li immaginò, il commissario, i due vecchiareddri camminare nella notte, nello scuro, davanti a qualcuno che li teneva sotto punterìa. Certamente avevano truppicàto sulle pietre, erano caduti e si erano fatti male, ma sempre avevano dovuto rialzarsi e ripigliare la strata, macari con l'aiuto di qualche càvucio dei boia. E, di sicuro, non si erano ribellati, non avevano fatto voci, non avevano supplicato, muti, aggelati dalla consapevolezza della morte imminente. Un'agonia interminabile, una vera e propria via crucis, quella trentina di metri. Era questa spietata esecuzione la linea da non oltrepassare della quale gli aveva parlato Balduccio Sinagra? La crudele ammazzatina a sangue freddo di due vecchiareddri tremanti e indifesi? Ma no, via, non poteva essere questo il limite, non da questo duplice omicidio Balduccio voleva chiamarsi fuori. Loro avevano fatto ben altro, avevano incaprettato, torturato vecchi e picciotti, avevano persino strangolato e poi disciolto nell'acido un picciliddro di dieci anni, colpevole solo di essere nato in una certa famiglia. Quindi quello che vedeva, per loro, ancora rientrava dentro la linea. L'orrore, al momento invisibile, stava perciò tanticchia più in là. Ebbe come una leggera vertigine, si appoggiò al braccio di Mimì. «Ti senti bene, Salvo?». «È che questa mascherina mi dà tanticchia d'accùpa». No, il peso sul petto, la mancanza di respiro, il retrogusto di una sconfinata malinconia, l'accùpa insomma, non gliela stava provocando la mascherina. Si calò in avanti per taliare meglio i due cadaveri. E fu allora che poté notare una cosa che finì di sconvolgerlo. Sotto la fanghiglia si vedevano a rilievo il braccio destro di lei e quello mancino di lui. Le due braccia erano stese dritte, si toccavano. Si calò in avanti ancora di più per taliare meglio, stringendo sempre il braccio di Mimì. E vide le mani dei due morti: le dita della mano dritta di lei erano intrecciate a quelle della mano mancina di lui. Erano morti tenendosi per mano. Nella notte, nel terrore, avendo davanti lo scuro più scuro della morte, si erano cercati, si erano trovati, si erano dati l'un l'altra conforto come tante altre volte avevano sicuramente fatto nel corso della loro vita. La pena, la pietà l'assugliarono improvvise con due cazzotti al petto.
Andrea Camilleri (Excursion to Tindari (Inspector Montalbano, #5))
Deputy Ennis Dickhead tipped back his stupid hat and smirked at me. “Hello, Bailey.” “What do you want?” “I came to talk to your friend here. Just wondering if he’d seen his dad?” Nick showed no reaction, but I was pissed to have an asshole ruining my good mood. “If his dad was smart, he’d have run the fuck away once out of jail.” Dickhead tried intimidating Nick with a dark glare. When that didn’t work, he focused on me. “Bailey, I want to talk to you alone.” “No way. Nick and I are going home to have lots of sex. Now go away.” “Why are you slumming it with this loser?” Dickhead asked, poking his thumb at Nick. “You’ve got options and here you are settling.” “Fuck the hell off, asshole!” I yelled, gaining the attention of a lot of people who immediately looked away when I glared at them. Focusing my rage back on Dickhead, I growled, “You need to learn your place, loser. The only time I was slumming it was when I dated a rent-a-cop.” “Listen here, bitch...” I never saw Nick move. One moment, he was a few feet away, looking passive then his fist made contact with Dickhead’s face. The cop toppled back against his car as Nick stood in front of me. Since he looked hotter than sin, I wanted to feel him up. I was thinking naughty thoughts when Darling forced his cuffs on Nick’s wrists and shoved him against the car. “I guess I’m the one who gets restrained this time,” Nick said, trying to keep the moment light. Dickhead was going to ruin Nick’s chances at teaching and I refused to allow anyone to steal my man’s dream. Love made people do weird shit and I was no exception. The Taser from Dickhead’s belt felt good in my hand as I aimed it at his ass. The idiot cop didn’t even realize I’d stolen his weapon until the volts surged through his system. My ex-nobody fell to the ground and twitched. A cuffed Nick stepped back and looked between Dickhead and the Taser. “He wet himself,” I said to Nick. “I see that. Now what? You just assaulted a cop.” “So did you.” “True. We’re both fucked.” “No way,” I muttered. “He attacked me and I was defending myself.” “You shot him in the ass with that thing. I don’t know how you make self-defense stick, babe.” “What a pessimist,” I said, digging the keys out of Dickhead’s pocket. “Let’s throw on some Jerry Reed and race home like the cops are on our asses.” “They might be soon enough,” Nick said, rubbing his wrists before cupping my face. “My hero.
Bijou Hunter (Damaged and the Dragon (Damaged, #5))
La compagnia non è la semplice evoluzione della tua capacità affettiva, ma è un’opera che lo Spirito costruisce sulla fragilità del tuo sì... Secondo me, se ripetete cento volte questa frase, è molto meglio che cercare altre parole con cui spiegarla.
Luigi Giussani (Affezione e dimora - Quasi Tischreden - Volume 5 (Italian Edition))
Era stupido sperare. Ma a volte la speranza è l’unica cosa che hai.
Cassandra Clare (City of Lost Souls (The Mortal Instruments, #5))
Baghdad Battery that had been uncovered in 1936.  It was a rudimentary battery dating to 250 BC capable of generating 1.5 to 2 volts of electricity, more when linked together with other batteries.
Hunt Kingsbury (Book of Cures (A Thomas McAlister Adventure 2))
- Non è stato affatto un capriccio, signori. Mi sentivo male e ho deciso di reagire in modo maschile. Gli uomini bevono, si menano, tirano fuori tutto senza paura. E sapete che cosa facciamo noi donne quando abbiamo qualcosa dentro che ci rode, lo sapete? Si guardarono l'un l'altro seri e prevenuti. - Tacere e mandar giù, ecco cosa facciamo! A volte ci confidiamo con un'amica, o andiamo dallo psichiatra, o prendiamo tranquillanti, o piangiamo come fontane. Questa volta invece mi è venuta voglia di fare un po' di casino, e non è stato affatto male. Tutto qui. Non c'è altro da dire. Avevo voglia di una bella rissa da bar.
Alicia Giménez Bartlett (Serpenti nel Paradiso (Petra Delicado #5))
A Nyomorultak. 5/5* – kiolvastam. Átéreztem Jean Valjean kínlódását a börtönben. Neki sem volt notebookja. :-)
Anonymous
The Crusades. In 1095 Pope Urban 11 called for the knights of Europe to unite and march to Jerusalem to save the Holy Land from the rule of the Islamic infidels. Just decades earlier, Pope Gregory VII had declared, "Cursed he the man who holds back his sword from shedding blood," and now his wishes were coming to pass. The Crusaders rode into battle with the cry Deus volt-"God wills it!" Raymond of Agiles accompanied the Crusaders as a representative of the church during the first Crusade. He documented the taking of Jerusalem with these words: Wonderful things were to be seen. Numbers of Saracens (Muslims) were beheaded.... Others were shot with arrows, or forced to jump from the towers; others were tortured for several days, then burned with flames. Piles of heads, hands, and feet were to be seen in the streets of the city. It was necessary to pick one's way over the bodies of men and horses. But these were small matters compared to what happened at the temple of Solomon.... What happened there? If I tell the truth, it will exceed your powers of belief. So let it suffice to say this much at least, that in the temple and portico of Solomon, men rode in blood up to their knees and the bridle reins. Indeed, it was a just and splendid judgment of God, that this place should be filled with the blood of the unbelievers, when it had suffered so long from their blasphemies.5
Bruxy Cavey (The End of Religion: Encountering the Subversive Spirituality of Jesus)
A volte coloro che erano supremamente ricchi diventavano depravati. Ciò derivava dalla loro convinzione che il denaro (il potere) potesse comperare tutto e tutti. E perché non avrebbero dovuto crederlo? Lo vedevano accadere tutti i giorni. Era facile credere negli assoluti.
Frank Herbert (Heretics of Dune (Dune, #5))
Certo, era stupido sperare. Ma a volte la speranza è l’unica cosa che hai.
Cassandra Clare (City of Lost Souls (The Mortal Instruments, #5))
When several cells are connected in series   (Figure   7), the total voltage output of the battery is equal to the sum of the individual cell voltages.   In the example of the battery in Figure 7, the four 1.5V cells   provide a total of 6 volts.  When we connect cells in series, the positive terminal of one cell is connected to the negative terminal of the next cell.    The current   flow   through   a   battery connected in series is the same as for one cell.
David R. Carpenter (How Batteries Work: Basics of How All Batteries Work (Fundamentals of Electrical Science Book 104))
[…] “Prima di conoscere i Nephilim avrei detto che morire di dolore fosse impossibile.” Sebastian fece una risatina soffocata. “Noi non ci leghiamo come i mondani. Be’, a volte sì, certo. Non sono tutti uguali, ma i legami fra noi tendono ad essere intensi e indissolubili. Ecco perchè andiamo così poco d’accordo con chi non appartiene alla nostra specie. Nascosti, mondani…” “Mia madre sta per sposare un Nascosto” gli disse Clary, offesa. Si erano fermati davanti a un palazzo squadrato, con le imposte azzurre, quasi alla fine della strada. “Una volta lui era un Nephilim.” osservò Sebastian. “E poi guarda nostro padre. Tua madre lo ha tradito e lo ha lasciato, eppure lui ha passato il resto della vita a cercare di convincerla a tornare da lui. Quell’armadio pieno di vestiti…” Scosse la testa. “Ma Valentine diceva a Jace che l’amore è debolezza.” Ribatté Clary. “Che ti distrugge.” “Non lo penseresti anche tu, avendo passato metà della tua vita a inseguire una donna che ti odiava dal profondo del cuore e che non riuscivi a dimenticare? Dovendo ricordare che la persona che più amavi al mondo ti ha pugnalato alle spalle e ha rigirato il coltello?” Le si avvicinò un istante, abbastanza da muoverle i capelli con il respiro mentre parlava. “Forse sei più simile a tua madre che a tuo padre. Ma che differenza fa? Hai la crudeltà nelle ossa e il ghiaccio nel cuore, Clarissa. Non dirmi che non è così.
Cassandra Clare (City of Lost Souls (The Mortal Instruments, #5))
ospedale Marco Bresolin | 642 parole «Grazie all’intervento degli assistenti veniva impedito il contatto fisico». «Nell’uscire di corsa dall’aula investiva la collega». «Dopo aver ripetutamente inveito contro la Presidenza, lanciava verso i banchi un bavaglio». «Protendeva il braccio destro colpendola con la mano tra il collo e il volto». «Lanciavano nella direzione dei banchi della Presidenza monete di cioccolata». «Rivolgeva gravissime offese di natura sessista». Potrebbe sembrare un registro di classe (e che classe!). O il referto arbitrale di una «combattuta» partita di Terza Categoria. No, sono i resoconti delle sedute di Camera e Senato. Il Parlamento, il luogo in cui si scrivono le leggi. Il luogo in cui, sempre più spesso, vengono violate. Quelle elette nella primavera del 2013 dovevano essere le Camere più giovani, più rosa e più rinnovate di sempre. Dunque, si pensava, le migliori. Quelle che avrebbero (anzi, hanno) il compito di non solo di scrivere le leggi, ma addirittura di riscrivere la Costituzione. Ma dopo un anno e mezzo, una decina di espulsioni dall’Aula, altrettanti parlamentari «censurati», un’occupazione dell’emiciclo e - addirittura - del tetto di Montecitorio per una notte, una deputata schiaffeggiata da un collega, una senatrice finita in ospedale con una spalla lussata e un senatore steso tra i banchi per un malore «post bagarre», vien da pensare che, forse, questo non è proprio il migliore dei parlamenti possibili. Anzi. Il regolamento del Senato scagliato contro Pietro Grasso dell’altro giorno è l’ultimo di una serie di episodi imbarazzanti. E infatti il presidente ora è deciso a istituire la linea dura: «Basta - si è sfogato coi suoi collaboratori - a ogni seduta sembra che si voglia alzare il livello dello scontro, non lo permetterò». Non che in passato siano mancate le intemperanze dei senatori (la mortadella di Nino Strano, nel 2008, per fare un esempio), ma il confronto con i provvedimenti presi in questa legislatura mostra un’escalation. Svettano Lega e M5S. E se Grasso non ce la fa più, figuriamoci Laura Boldrini. Alla Camera la gazzarra è all’ordine del giorno. L’apice - al netto delle già citate occupazioni grilline - si è toccato nell’ultima settimana di gennaio, i giorni della «ghigliottina». Montecitorio sembrava un ring. L’onorevole Di Battista duellava a favor di telecamera con il capogruppo Pd Roberto Speranza. Poi, come ha raccontato Mattia Feltri su La Stampa, «credendo di essere stato chiuso fuori dalla commissione Giustizia, aveva minacciato di buttare giù la vetrata col busto di Giovanni Giolitti». Peccato fosse aperta. Addirittura 5 deputati M5S venivano espulsi dall’Aula (la notizia è che a estrarre il cartellino rosso è stato il collega Luigi Di Maio). Ma nonostante la stretta decisa dall’ufficio di Presidenza, la musica non è mai cambiata. Nemmeno dopo l’elezione all’Europarlamento di Gianluca Buonanno, praticamente un incubo a forma di Sole delle Alpi per la Boldrini. In Aula aveva sventolato di tutto: manette, un forcone, una palla da carcerato, un finocchio, una spigola. Poi si era pitturato di nero il volto ed era stato richiamato perché «parlava in dialetto piemontese e metteva platealmente le mani dietro la schiena». Insomma: il peggiore, disciplinarmente parlando. A Strasburgo si è presentato indossando un burqa. Un simile Parlamento non poteva che far registrare il record di sospensioni. La più alta è toccata a Stefano Dambruoso (che è pure un questore alla Camera): 15 giorni per lo schiaffo alla grillina Lupo. In passato la pena massima era stata inflitta solo due volte: nel 1995 a Teodoro Buontempo (An) per aver occupato l’emiciclo e nel 2012 a Franco Barbato (Idv) per aver detto una parolaccia in Aula. In confronto con i loro successori, due gentiluomini.
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